Odobenus rosmarus: differenze tra le versioni

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Il '''tricheco''' ('''''Odobenus rosmarus''''' <span style="font-variant: small-caps">[[Linnaeus]], [[1758]]</span>) è un grosso [[Mammiferi marini|mammifero marino]] [[Pinnipedia|pinnipede]] con distribuzione circumpolare discontinua nel [[mar Glaciale Artico]] e nei mari subartici dell'[[emisfero boreale]]. È l'unica specie vivente della [[Famiglia (tassonomia)|famiglia]] degli Odobenidi ('''Odobenidae''' <span style="font-variant: small-caps">[[Joel Asaph Allen|Allen]], [[1880]]</span>) e del [[Genere (tassonomia)|genere]] '''''Odobenus''''' <span style="font-variant: small-caps">[[Mathurin Jacques Brisson|Brisson]], [[1762]]</span>. Viene suddiviso in tre [[sottospecie]]<ref name=MSW3/>: il tricheco dell'Atlantico (''O. r. rosmarus''), diffuso nell'[[oceano Atlantico]], il tricheco del Pacifico (''O. r. divergens''), diffuso nell'[[oceano Pacifico]], e ''O. r. laptevi'', proprio del [[mare di Laptev]].
Il '''tricheco''' (''Odobenus rosmarus'', [[Carl von Linné|Linnaeus]] [[1758]]) è un [[mammifero]] marino di grande mole, classificato nel [[sottordine]] dei [[Pinnipedi]], insieme con [[foca|foche]] e [[otaria|otarie]].


Il tricheco è facilmente riconoscibile per le [[zanne]] prominenti, i [[Vibrissa|baffi]] e la grande mole. Gli esemplari adulti del Pacifico possono pesare più di 1700 kg<ref name="Walrus: Physical Characteristics">[http://www.seaworld.org/infobooks/walrus/phycharwal.html Walrus: Physical Characteristics]. seaworld.org</ref> e, tra i [[Pinnipedia|pinnipedi]], sono superati in dimensione solamente dalle due specie di [[Mirounga|elefante marino]]<ref name="Fay85">{{cite journal|author = Fay, F.H.|year = 1985|url = http://www.science.smith.edu/departments/Biology/VHAYSSEN/msi/default.html|title = Odobenus rosmarus|journal = Mammalian Species|volume = 238|pages = 1–7|doi = 10.2307/3503810|issue = 238|jstor = 3503810}}</ref>. Risiede prevalentemente nelle acque poco profonde della [[piattaforma continentale]] oceanica, trascorrendo gran parte dell'esistenza sulla banchisa, sotto la quale trova il suo cibo prediletto, i [[Bivalvia|molluschi bivalvi]] [[Benthos|bentonici]]. È un animale gregario che vive piuttosto a lungo ed è considerato una specie chiave dell'[[ecosistema]] marino artico.
Unico rappresentante della famiglia degli '''Odobenidi''', il tricheco vive nelle regioni artiche al limite dei ghiacci polari, lungo le coste del [[Canada]], della [[Siberia]], della penisola di [[Kamčatka]], dell'[[Alaska]], della [[Groenlandia]], della [[Norvegia]], del [[mare di Laptev]] e dell'[[isola Ellesmere]].


Il tricheco ha giocato un ruolo importante nella cultura di molti popoli nativi artici, che gli davano la caccia per la carne, il grasso, la pelle, le zanne e le ossa. Nel XIX secolo e agli inizi del XX, fu oggetto di un pesante sfruttamento commerciale per il [[blubber]] e l'[[avorio]] e il numero di esemplari diminuì rapidamente. Da allora la popolazione globale è nuovamente aumentata, sebbene le popolazioni dell'Atlantico e del mare di Laptev siano ancora molto frammentate e poco numerose rispetto all'epoca storica.
Esistono tre [[sottospecie]], tutte minacciate dal pericolo di [[estinzione]]:
I maschi adulti sono lunghi in media 3,6 metri, le femmine 3 metri, il peso può variare dagli 880 ai 1.557 kg per i maschi, e dai 580 ai 1.039 kg per le femmine. Data la sua mole, ha pochi nemici: l'orso polare, dal quale si difende utilizzando le zanne o cercando di buttarsi in acqua, l'orca, alla quale può sfuggire andando verso la terraferma e il peggiore, l'uomo, poiché non è in grado di difendersi dalle armi dei cacciatori [[inuit]].


==Etimologia==
Essi vivono in branchi, a volte composti da numeri molto alti. Solitamente vive sulle rive o sui banchi di ghiaccio.
[[File:Walrus on Carta Marina.jpeg|left|thumb|Un tricheco, qua denominato ''Ros marus piscis'', su una carta della Scandinavia del XVI secolo (la ''Carta Marina'').]]
In caso di pericolo tutto il branco accorre in difesa dell'individuo minacciato. Gli orsi polari sono i principali nemici naturali dei trichechi, che sono cacciati anche dall'uomo per l'avorio delle zanne, per le carni e per il grasso.
Il nome «tricheco» deriva dai termini [[Lingua greca|greci]] ''thríx'' («pelo») ed ''échein'' («avere»), per i peli (vibrisse) che ha sul labbro superiore.


L'origine del termine inglese ''walrus'', invece, si ritiene derivi da una [[Lingue germaniche|lingua germanica]], forse l'[[Lingua olandese|olandese]] o il [[Lingua norrena|norreno]]. La prima parte della parola, dalla quale derivano anche l'inglese ''whale'' e l'olandese ''walvis'', significa «balena», mentre la seconda deriva da un termine norreno che vuol dire «cavallo»<ref>[http://dictionary.reference.com/browse/walrus Dictionary.com]. Dictionary.reference.com. Retrieved on 2011-09-16.</ref>. Ad esempio, la parola [[Lingua norrena|norrena]] ''hrossvalr'' significa «cavallo-balena», e si ritiene che, invertita, si sia trasformata nell'olandese ''walros'' e nel tedesco ''Walross''<ref>Dansk Etymologisk Ordbog, Niels Age Nielsen, Gyldendal 1966</ref>. Alcuni, invece, ritengono che il nome derivi dai termini olandesi ''wal'' («costa») e ''reus'' («gigante»)<ref>[http://iberianature.com/britainnature/miscellaneous/etymology-of-mammal-names-in-english/ Etymology of mammal names]. Iberianature.com (2010-12-29). Retrieved on 2011-09-16.</ref>.
== Sottospecie ==
* ''[[Odobenus rosmarus rosmarus]]'' (tricheco dell'[[Mar Glaciale Artico|Artico]])
* ''[[Odobenus rosmarus divergens]]'' (tricheco del [[Oceano Pacifico|Pacifico]])
* ''[[Odobenus rosmarus laptevi]]'' (tricheco del [[Mare di Laptev]])


Il nome inglese arcaico per indicare il tricheco - ''morse'' - si ritiene sia di origine [[Lingue slave|slava]]<ref>[http://dictionary.oed.com/ morse, n., etymology of] The Oxford English Dictionary. 2nd ed. 1989. OED Online. Oxford University Press. </ref>, così come il [[Lingua russa|russo]] ''морж'' (''morž''), il [[Lingua finlandese|finlandese]] ''mursu'', il [[Lingue sami|sami]] ''moršâ'' e il [[Lingua francese|francese]] ''morse''. [[Olao Magno]], che rappresentò il tricheco nella ''Carta Marina'' del 1539, lo chiamò per la prima volta ''ros marus'', latinizzando il termine ''morž'', e fu questo il nome adottato da [[Linneo]] nella sua [[nomenclatura binomiale]]<ref name=Allen1880>{{cite book|year = 1880|author = Allen, Joel Asaph |title = History of North American pinnipeds, US Geological and Geographical Survey of the Territorie|publisher = Arno Press Inc. (1974 reprint)|url = http://books.google.com/?id=jFspFxseyC8C&printsec=frontcover&q|isbn = 9780405057021}}</ref>. La similitudine accidentale tra ''morsus'' e le parole latine ''mors'' («morte») e ''mordere'', si ritiene abbiano contribuito, in passato, a conferire al tricheco la reputazione di «mostro terribile»<ref name=Allen1880/>.
== Areale ==
[[File:Odobenus rosmarus distribution.png|thumb|left|250px|In blu, [[areale]] del tricheco; al centro il [[polo Nord]]]]


Il nome generico composto ''Odobenus'' deriva dal [[Lingua greca antica|greco]] ''odous'' («dente») e ''baino'' («camminare»), e si riferisce al fatto che i trichechi utilizzano le zanne per tirarsi fuori dall'acqua. Il termine [[latino]] ''divergens'', invece, significa «divergenti», sempre in riferimento alle zanne.
== Bibliografia ==
{{IUCN|autore= Lowry, L., Kovacs, K. & Burkanov, V., 2008|summ=15106}}


==Tassonomia ed evoluzione==
== Altri progetti ==
Il tricheco è un mammifero dell'[[Ordine (tassonomia)|ordine]] dei [[Carnivora|Carnivori]]. È l'unica specie sopravvissuta della [[Famiglia (tassonomia)|famiglia]] degli Odobenidi, una delle tre raggruppate nel [[sottordine]] dei [[Pinnipedia|Pinnipedi]], insieme a foche ([[Phocidae|Focidi]]) e otarie ([[Otariidae|Otaridi]]). Sebbene in passato gli studiosi abbiano discusso a lungo per stabilire se queste famiglie fossero [[Monofilia|monofiletiche]], cioè discendenti tutte da un unico antenato, o [[Parafilia (filogenesi)|difiletiche]], recenti prove genetiche hanno dimostrato che tutte e tre discendono da un antenato [[Caniformia|caniforme]] strettamente imparentato con gli [[Ursidae|orsi]] attuali<ref name=Lento1995>{{cite journal|author = Lento, G.M., Hickson, R.E., Chambers, G.K., Penny, D.|year = 1995|title = Molecular Biology and Evolution|volume = 12|issue = 1|pages = 28–52}}</ref>. Sempre sulla base di analisi genetiche è stato visto che Odobenidi e Otaridi si separarono dai Focidi circa 20-26 milioni di anni fa, mentre Odobenidi e Otaridi si separarono tra loro 15-20 milioni di anni fa<ref name=Arnason06>{{cite journal|author = Arnason U|year = 2006|title = Pinniped phylogeny and a new hypothesis for their origin and dispersal|journal = Molecular Phylogenetics and Evolution|volume = 41|issue = 2|pages = 345–354|doi = 10.1016/j.ympev.2006.05.022|pmid = 16815048|author2 = Gullberg A|author3 = Janke A|last4 = Kullberg|first4 = Morgan|last5 = Lehman|first5 = Niles|last6 = Petrov|first6 = Evgeny A.|last7 = Väinölä|first7 = Risto}}</ref><ref name=Higdon07>{{cite journal|title=Phylogeny and divergence of the pinnipeds (Carnivora: Mammalia) assessed using a multigene dataset|author=Higdon, Jeff W; Bininda-Emonds, Olaf; Beck, Robin and Ferguson, Steven H|journal=BMC Evol Biol. 2007|volume=7|page=216|doi=10.1186/1471-2148-7-216|pmc=2245807|pmid=17996107|year=2007}}</ref>. In passato gli Odobenidi costituivano una famiglia molto numerosa e diffusa, che comprendeva almeno venti specie, suddivise nelle sottofamiglie degli Imagotarini, dei Dusignatini e degli Odobenini<ref>{{cite journal|author = Kohno, N.|year = 2006|title = A new Miocene Odobenid (Mammalia: Carnivora) from Hokkaido, Japan, and its implications for odobenid phylogeny|journal = Journal of Vertebrate Paleontology|volume = 26|issue = 2|page = 411|doi = 10.1671/0272-4634(2006)26[411:ANMOMC]2.0.CO;2|issn = 0272-4634}}</ref>. Caratteristica propria a tutti questi animali era lo sviluppo di un meccanismo di nutrizione basato sulla suzione; le zanne, invece, sviluppatesi successivamente, erano attributo solo degli Odobenini, dei quali il tricheco attuale è l'unica specie rimasta (si parla, in tal caso, di [[specie relitta]]).

Generalmente gli studiosi riconoscono due sottospecie: il tricheco dell'Atlantico, ''O. r. rosmarus'' <span style="font-variant: small-caps">Linnaeus, 1758</span>, e il tricheco del Pacifico, <span style="font-variant: small-caps">Illiger, 1815</span>. Le differenze genetiche tra le due sottospecie indicano un flusso genico molto scarso, ma una separazione relativamente recente, avvenuta tra i 500.000 e i 785.000 anni fa<ref name=Hoelzel2002>{{cite book|editor = Hoelzel, A. R. (Ed.)|year = 2002|title = Marine mammal biology: an evolutionary approach|location = Oxford|publisher = Blackwell Publishing |isbn = 0632 05232 5}}</ref>. Questi dati coincidono con l'ipotesi, basata solamente sui ritrovamenti fossili, che il tricheco si sia evoluto da un antenato tropicale o subtropicale che rimase isolato nell'oceano Atlantico e che pian piano si adattò al rigido clima dell'Artico<ref name=Hoelzel2002/>. Da questa zona, si ritiene che abbia ricolonizzato il Pacifico settentrionale durante i periodi glaciali del [[Pleistocene]], attraverso il Canale Centroamericano<ref name="Arnason06"/>. Alcuni studiosi, tra i quali i biologi russi e lo staff di ''Mammal Species of the World''<ref name=MSW3/>, ritengono che una popolazione isolata del [[mare di Laptev]] costituisca una terza sottospecie, ''O. r. laptevi'' <span style="font-variant: small-caps">Chapskii, 1940</span>, trattata dai conservazionisti russi proprio come tale<ref>{{cite journal|author = Chapskii, K.K. |year=1940|title = Distribution of the walrus in the Laptev and East Siberian seas|journal = Problemy Severa|volume = 6|pages = 80–94}}</ref>. Gli studiosi che non considerano questa popolazione come una sottospecie, tuttavia, non sanno se classificarla tra i trichechi dell'Atlantico o tra quelli del Pacifico<ref name="Fay85"/><ref>{{cite book|author = Born, E. W., Gjertz, I., and Reeves, R. R.|year = 1995|title = Population assessment of Atlantic Walrus (Odobenus rosmarus rosmarus L.)|publisher = Meddelelser. Norsk Polarinstitut|location = Oslo, Norway|page = 100}}</ref>.

[[File:Walrus2.jpg|thumb|right|Giovani maschi di tricheco del Pacifico a Capo Pierce, in [[Alaska]]. Da notare la curvatura e l'orientamento delle zanne e le zone di pelle callosa tipiche dei maschi.]]

==Descrizione==
[[File:WalrusBreathing.jpg|thumb|right|Un tricheco usa le zanne per allargare un buco nel ghiaccio nei pressi dell'[[isola di San Lorenzo]] (mare di Bering).]]
[[File:WalrusLyd2.png|thumb|right|Scheletro.]]

Sebbene alcuni maschi particolarmente grandi di tricheco del Pacifico possano pesare fino a 2000 kg, la maggior parte degli esemplari pesa tra gli 800 e i 1680 kg. I trichechi dell'Atlantico pesano circa il 10-20% in meno di quelli del Pacifico<ref name="Fay85"/>. I primi tendono inoltre ad avere zanne relativamente più corte e muso più schiacciato. Le femmine pesano circa due terzi dei maschi: quelle di ''O. r. rosmarus'' pesano circa 560 kg, sebbene talvolta non superino i 400 kg, mentre quelle di ''O. r. divergens'' pesano circa 794 kg<ref>[http://141.213.176.11/site/accounts/information/Odobenus_rosmarus.html Odobenus rosmarus walrus]. Animal Diversity Web </ref>. La lunghezza varia dai 2,2 ai 3,6 m<ref>[http://animals.nationalgeographic.com/animals/mammals/walrus/ Walrus. Odobenus rosmarus] . National Geographic</ref><ref>[http://www.hww.ca/en/species/mammals/atlantic-walrus.html]</ref>. Il tricheco è il secondo pinnipede più grande del mondo, dopo le due specie di [[Mirounga|elefante marino]].

Il tricheco presenta caratteristiche in comune sia con i leoni marini ([[Otariidae|Otaridi]]) che con le foche ([[Phocidae|Focidi]]). Come gli Otaridi, è in grado di rivolgere in avanti le pinne posteriori e di camminare su tutte e quattro le zampe; tuttavia, in acqua si sposta nuotando con una tecnica simile a quella dei Focidi, utilizzando poco le zampe e spostandosi con movimenti sinuosi di tutto il corpo<ref name="Fay85"/>. Sempre come questi ultimi, è privo di orecchie esterne.

===Zanne e dentatura===
La caratteristica principale del tricheco sono le lunghe zanne. Esse sono [[canini]] molto allungati, presenti in ambo i sessi, che possono raggiungere un metro di lunghezza e 5,4 kg di peso<ref>{{cite book|author = Berta, A. and Sumich, J. L. |year = 1999|title = Marine mammals: evolutionary biology|publisher = Academic Press|location = San Diego, CA|pages = 494 pp.}}</ref>. Nei maschi sono un po' più lunghe e larghe, dal momento che vengono impiegate per combattere e nelle dimostrazioni di forza e aggressività: i gruppi sociali, infatti, sono dominati per lo più dai maschi più robusti, dotati di zanne più grandi. Le zanne vengono usate anche per creare e allargare cavità nel ghiaccio e sono di aiuto all'animale quando esso esce fuori dall'acqua arrampicandosi sul ghiaccio<ref name="Fay82">{{cite journal|author = Fay, F. H.|year = 1982|title = Ecology and Biology of the Pacific Walrus, Odobenus rosmarus divergens Illiger|journal = United States Department of the Interior, Fish and Wildlife Service}}</ref>. In passato si riteneva che esse venissero usate per dissotterrare le prede dal fondo marino, ma le analisi delle abrasioni indicano che esse vengono semplicemente trascinate sul fondo, mentre è il margine anteriore del muso che viene utilizzato per scavare<ref name="Ray06">{{cite journal|author = Ray, C., McCormick-Ray, J., Berg, P., Epstein, H.E.,|year = 2006|title = Pacific Walrus: Benthic bioturbator of Beringia|journal = Journal of Experimental Marine Biology and Ecology|pages = 403–419|doi = 10.1016/j.jembe.2005.12.043|volume = 330}}</ref>. Sebbene la [[dentatura]] dei trichechi vari parecchio, essi possiedono solamente pochi denti, a parte le zanne. Il numero massimo dei denti è 38, con formula dentaria I 3/3, C 1/1, P 4/3 e M 2/2, ma più della metà di essi è rudimentale ed è presente in meno della metà degli esemplari, tanto che la dentatura tipica dell'animale comprende solo 18 denti (I 1/0, C 1/1, P 3/3 e M 0/0)<ref name="Fay85"/>.

===Vibrisse===
Le zanne sono circondate da un fitto tappeto di setole rigide («[[Vibrissa|vibrisse]] mistaciali»), le quali conferiscono al tricheco il caratteristico aspetto «baffuto». Esse, in numero di 400-700, sono disposte su 13-15 file e possono raggiungere i 30 cm di lunghezza, sebbene in natura siano spesso un po' più corte a causa del costante impiego nella nutrizione<ref name=Kastelein1990>{{cite journal|author = Kastelein, R.A., Stevens, S., & Mosterd, P.|year = 1990|title = The sensitivity of the vibrissae of a Pacific Walrus (Odobenus rosmarus divergens). Part 2: Masking|journal = Aquatic Mammals|volume = 16|issue = 2|pages = 78–87}}</ref>. Le vibrisse sono impiantate nel muscolo e sono dotate ciascuna di un piccolo vaso sanguigno e di un nervo, i quali ne fanno un organo estremamente sensibile, in grado di identificare anche oggetti spessi 3 mm e larghi 2<ref name="Kastelein1990"/>.

===Pelle===
A parte le vibrisse, il tricheco è ricoperto solamente da pochi peli sparsi e appare quasi completamente glabro. La pelle è estremamente rugosa e spessa, fino a 10 cm intorno al collo e alle spalle dei maschi. Lo [[Blubber|strato di blubber]] sottostante può essere spesso anche 15 cm. Gli esemplari giovani sono di colore marrone scuro, ma con l'età assumono una colorazione più chiara, color cannella. I vecchi maschi, in particolare, sono quasi rosa. Poiché nell'acqua gelida i vasi sanguigni si costringono, il tricheco appare quasi bianco mentre nuota. Come [[Carattere sessuale|carattere sessuale secondario]], i maschi sviluppano anche grossi noduli, detti «borchie», in particolare attorno al collo e alle spalle<ref name="Fay82"/>.

Il tricheco possiede una sacca piena d'aria sotto la gola, la quale funziona come una bolla di galleggiamento e consente all'animale di stare a galla verticalmente in modo da poter così dormire anche in mare aperto. I maschi possiedono un ''[[Osso penico|baculum]]'' (osso penico) molto sviluppato, che può raggiungere i 63 cm di lunghezza: esso è il più grande tra quelli di ogni altro animale, sia per dimensioni che in rapporto al resto del corpo<ref name="Fay85"/>.

==Distribuzione e habitat==
[[File:Walross kolonie.jpg|thumb|right|Colonia di trichechi.]]
La maggior parte dei trichechi del Pacifico trascorre l'estate a nord dello [[stretto di Bering]], nel [[mare dei Chukchi]] (lungo le coste settentrionali della [[Siberia]] orientale), attorno all'[[isola di Wrangel]], nel [[mare di Beaufort]] (lungo le coste settentrionali dell'[[Alaska]]) e nelle acque comprese tra queste località. Un numero inferiore di maschi passa l'estate nel [[golfo dell'Anadyr]], sulle coste meridionali della [[penisola dei Chukchi]], e nella baia di Bristol, lungo le coste meridionali dell'Alaska, a ovest della [[penisola di Alaska]]. In primavera e autunno essi si radunano nelle acque dello stretto di Bering, giungendo sia dalle coste occidentali dell'Alaska che dal golfo dell'Anadyr. Svernano nel mare di Bering, lungo le coste orientali della Siberia a sud della parte settentrionale della [[Kamchatka]] e lungo le coste meridionali dell'Alaska<ref name="Fay85"/>. Un esemplare fossile risalente a 28.000 anni fa è stato rinvenuto sul fondale della [[baia di San Francisco]], il che indica che durante l'[[Glaciazione Würm#Glaciazione Wisconsin, nel Nord America|ultimo periodo glaciale]] questa specie si spingesse anche molto più a sud di oggi<ref>{{cite journal|author = Dyke, A.S.|year = 1999|url=http://arctic.synergiesprairies.ca/arctic/index.php/arctic/article/view/920|title = The Late Wisconsinan and Holocene record of walrus (''Odobenus rosmarus'') from North America: A review with new data from Arctic and Atlantic Canada|journal = Arctic|volume = 52|issue = 2|pages = 160–181}}</ref>.

I ben più rari trichechi dell'Atlantico sono diffusi nell'Artico canadese, in [[Groenlandia]], nelle [[Isole Svalbard|Svalbard]] e nella parte occidentale dell'Artico russo. Sulla base della distribuzione geografica e degli spostamenti effettuati, essi sono stati suddivisi in otto sottopopolazioni, cinque a ovest della Groenlandia e tre a est<ref>{{cite journal|author = Born, E. W., Andersen, L. W., Gjertz, I. and Wiig, Ø|year = 2001|title = A review of the genetic relationships of Atlantic walrus (''Odobenus rosmarus rosmarus'') east and west of Greenland|journal = Polar Biology|volume = 24|pages = 713–718|doi = 10.1007/s003000100277|issue = 10}}</ref>. In passato il tricheco dell'Atlantico si spingeva fino a [[Capo Cod]] e si radunava in gran numero nel [[golfo di San Lorenzo]]. Nell'aprile del 2006, la Legislazione Canadese per le Specie a Rischio ha dichiarato la popolazione di trichechi dell'Atlantico nord-occidentale ([[Québec (provincia)|Québec]], [[Nuovo Brunswick]], [[Nuova Scozia]], [[Terranova e Labrador]]) come scomparsa dal [[Canada]]<ref>Fisheries and Oceans Canada. [http://web.archive.org/web/20070818123101/http://www.dfo-mpo.gc.ca/species-especes/species/species_atlanticwalrus_e.asp "Atlantic Walrus: Northwest Atlantic Population"]. Archived from [http://www.dfo-mpo.gc.ca/species-especes/species/species_atlanticwalrus_e.asp the original] on 2007-08-18. Retrieved 9 October 2007.</ref>.

La sottospecie di Laptev è confinata tutto l'anno nelle regioni centrali e occidentali del [[mare di Laptev]], in quelle più orientali del [[mare di Kara]] e in quelle più occidentali del [[mare della Siberia orientale]]. La popolazione attuale è stimata sui 5000-10.000 esemplari<ref name=MNRRF>{{cite web|title = Ministry of Natural Resources of the Russian Federation protected species list|url = http://zapoved.ru/?act=oopt_rb_more&id=262| accessdate = October 4, 2007}}</ref>.

Le scarse capacità subacquee del tricheco costringono quest'animale a dipendere da acque poco profonde (e da un'appropriata copertura di ghiaccio vicina) per raggiungere le prede bentoniche preferite.

===Popolazione===
Secondo i censimenti più recenti (1990), si stima che oggi vi siano circa 200.000 esemplari di tricheco del Pacifico<ref>{{cite journal|author = Gilbert, J.R.|year = 1992|title = Aerial census of Pacific walrus, 1990|journal = USFWS R7/MMM Technical Report 92-1}}</ref><ref>{{cite web| last = US Fish and Wildlife Service| title = Stock Assessment Report: Pacific Walrus – Alaska Stock| year = 2002| url = http://alaska.fws.gov/fisheries/mmm/walrus/pdf/Final_%20Pacific_Walrus_SAR.pdf|format=PDF}}</ref>.

Il tricheco dell'Atlantico è stato quasi portato all'estinzione dallo sfruttamento commerciale su larga scala e di conseguenza è molto meno numeroso. Stime precise sono difficili da ottenere, ma si ritiene che la popolazione totale sia probabilmente inferiore ai 20.000 capi<ref>[NAMMCO] North Atlantic Marine Mammal Commission. 1995. Report of the third meeting of the Scientific Committee. In: NAMMCO Annual Report 1995, NAMMCO, Tromsø, pp. 71–127.</ref><ref>{{cite web| last = North Atlantic Marine Mammal Commission| title = Status of Marine Mammals of the North Atlantic: The Atlantic Walrus| url =http://www.nammco.no/webcronize/images/Nammco/654.pdf|format=PDF}}</ref>.

==Biologia==
===Alimentazione===
[[File:Walrus - Kamogawa Seaworld - 1.jpg|thumb|right|Le [[Vibrissa|vibrisse]] di un esemplare in cattività (Giappone).]]
[[File:Walross paar.jpg|thumb|right|Trichechi che abbandonano l'acqua.]]

I trichechi prediligono le zone di [[piattaforma continentale]] ove le acque sono meno profonde e si nutrono prevalentemente sul fondale, spesso nei pressi di piattaforme di ghiaccio galleggiante<ref name="Fay85"/>. Rispetto ad altri pinnipedi, non si spingono mai a grandi profondità: in base ai dati finora raccolti, è stato dimostrato che essi si immergono al massimo fino a 80 m. Sono in grado, tuttavia, di rimanere sommersi anche per mezz'ora<ref>{{cite journal|author = Schreer, J. F.; Kovacs, Kit M. and O'Hara Hines, R. J.|year = 2001|title = Comparative diving patterns of pinnipeds and seabirds|journal = Ecological Monographs|volume = 71|pages = 137–162|doi = 10.1890/0012-9615(2001)071[0137:CDPOPA]2.0.CO;2|issn = 0012-9615}}</ref>.

Il tricheco è un predatore opportunista con una dieta molto varia: si nutre di più di 60 generi di organismi marini, come [[Caridea|gamberetti]], [[Brachyura|granchi]], [[Polychaeta|policheti]], [[Anthozoa|coralli]] molli, [[Tunicata|tunicati]], [[Holothuroidea|oloturie]], vari [[molluschi]] e perfino parti di altri pinnipedi<ref>{{cite journal|author = Sheffield G., Fay F. H., Feder H., Kelly B. P.|year = 2001|title = Laboratory digestion of prey and interpretation of walrus stomach contents|journal = Marine Mammal Science|volume = 17| pages = 310–330|doi = 10.1111/j.1748-7692.2001.tb01273.x|issue = 2}}</ref>. Tuttavia, predilige molluschi bivalvi bentonici, in special modo le [[Vongola|vongole]], delle quali va in cerca nuotando presso il fondale, localizzandole con le sensibili [[Vibrissa|vibrisse]] e liberandole dal fango dalle quali sono ricoperte con getti d'acqua e rapidi movimenti delle pinne<ref>{{cite journal|author = Levermann, N., Galatius, A., Ehlme, G., Rysgaard, S. and Born, E.W.|year = 2003|title = Feeding behaviour of free-ranging walruses with notes on apparent dextrality of flipper use|journal = BMC Ecology|pmid = 14572316|volume = 3|issue = 9|pmc = 270045|url = http://www.biomedcentral.com/1472-6785/3/9/|doi = 10.1186/1472-6785-3-9|page = 9}}</ref>. L'animale, in seguito, aderisce all'involucro con le potenti labbra e, una volta inserita la lingua attraverso l'apertura, la spinge avanti e indietro a mo' di pistone, creando un vuoto d'aria, sì da riuscire a tirare fuori l'organismo. Il palato dell'animale, infatti, ha una struttura unica, che gli consente un'efficace opera di aspirazione.

Tranne che per il gran numero di organismi consumati, le abitudini alimentari del tricheco hanno un impatto positivo sulle comunità bentiche. Esso, dragando sul fondo, smuove infatti il substrato (fenomeno noto come [[bioturbazione]]), rilasciando così nutrienti nella colonna d'acqua, spingendo molti organismi a spostarsi e incrementando la discontinuità del [[benthos]]<ref name="Ray06"/>.

Tessuti di foca sono stati ritrovati in gran parte degli stomaci di trichechi del Pacifico esaminati, ma l'importanza della carne di foca nella dieta di questi animali è ancora sotto discussione<ref>{{cite book|author = Lowry, L.F. and Frost, K.J.|year = 1981|chapter = Feeding and Trophic Relationships of Phocid Seals and walruses in the Eastern Bering Sea|title = The Eastern Bering Sea Shelf: Oceanography & Resources vol. 2.|editor = National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA)|publisher = University of Washington Press|pages = 813–824}}</ref>. Vi sono stati anche casi isolati di trichechi che sono riusciti a catturare foche delle dimensioni di una [[Erignathus barbatus|foca barbata]] di 200 kg<ref>{{cite journal|url=http://www.science.smith.edu/msi/pdf/i0076-3519-238-01-0001.pdf|author=Fay, F. H. |title=Odobenus rosmarus|journal=Mammalian Species|year=1985|volume=238|pages=1–7}}</ref>. In alcuni casi rarissimi essi catturano anche uccelli marini, in particolare [[Uria lomvia|urie di Brünnich]] (''Uria lomvia'')<ref>{{cite journal|author = Mallory, M. L., Woo, K., Gaston, A. J., Davies, W. E., and Mineau, P.|year = 2004|title = Walrus (Odobenus rosmarus) predation on adult thick-billed murres (Uria lomvia) at Coats Island, Nunavut, Canada|journal = Polar Research|volume = 23|issue = 1|pages = 111–114|doi = 10.1111/j.1751-8369.2004.tb00133.x}}</ref>.

===Predatori===
Grazie alle grandi dimensioni e alle zanne, il tricheco ha solo due nemici naturali: l'[[Orcinus orca|orca]] e l'[[Ursus maritimus|orso polare]]. Non costituisce, tuttavia, una preda frequente per nessuno dei due. Entrambi, infatti, abbattono soprattutto gli esemplari più piccoli. L'orso polare caccia spesso i trichechi correndo verso una colonia e catturando gli esemplari che rimangono schiacciati o feriti nel fuggi-fuggi generale, generalmente esemplari giovani o malati<ref>{{cite journal|author = Ovsyanikov, N.|year = 1992|title = Ursus ubiquitous|journal = BBC Wildlife|volume = 10|issue = 12|pages = 18–26}}</ref>. In inverno questo predatore riesce anche ad abbattere esemplari isolati che non riescono a sfuggire a una carica a causa dei buchi nel ghiaccio divenuti inaccessibili<ref>{{cite journal|jstor=3872939|title=Interactions between Polar Bears and Overwintering Walruses in the Central Canadian High Arctic|author=Calvert, Wendy and Stirling, Ian |work=Bears: Their Biology and Management Vol. 8, A Selection of Papers from the Eighth International Conference on Bear Research and Management, Victoria, British Columbia, Canada, February 1989 |year=1990|pages=351–356|volume=8|journal=Bears: Their Biology and Management|doi=10.2307/3872939 }}</ref>. Tuttavia, perfino se ferito un tricheco è un avversario temibile per l'orso polare, e gli attacchi diretti sono piuttosto rari. Gli scontri tra questi due animali sono spesso lunghi ed estenuanti e molti orsi sono costretti a rinunciare perfino dopo essere riusciti a ferire il pinnipede. Le orche attaccano regolarmente i trichechi, sebbene si ritenga che questi ultimi siano in grado di difendersi con successo, contrattaccando i più grossi cetacei<ref>{{cite journal|url=http://www.cascadiaresearch.org/robin/kwinteractionsrev.pdf|title=A review of Killer Whale interactions with other marine mammals: Predation to co-existence|doi=10.1111/j.1365-2907.1991.tb00291.x|year=1991|last1=Jefferson|first1=Thomas A.|last2=Stacey|first2=PAM J.|last3=Baird|first3=Robin W.|journal=Mammal Review|volume=21|issue=4|pages=151}}</ref>.

===Riproduzione===
[[File:Noaa-walrus12.jpg|thumb|left|Combattimento tra trichechi.]]
In natura i trichechi vivono circa 20-30 anni<ref>{{cite journal|author = Fay, F.H. | year = 1960|title = Carnivorous walrus and some arctic zoonoses|url=http://pubs.aina.ucalgary.ca/arctic/Arctic13-2-111.pdf|journal = Arctic|volume = 13|issue = 2|pages = 111–122}} [http://pubs.aina.ucalgary.ca/arctic/Arctic14-1-76.pdf Comment]</ref>. I maschi raggiungono la maturità sessuale non prima dei 7 anni, ma generalmente non si accoppiano fino a quando non sono pienamente sviluppati, verso i 15 anni<ref name="Fay85"/>. Essi vanno in calore da gennaio ad aprile, riducendo drasticamente l'assunzione di cibo. Le femmine iniziano a ovulare verso i 4-6 anni<ref name="Fay85"/>. Esse sono [[Ciclo estrale|poliestrali]]: vanno in calore due volte all'anno, una alla fine dell'estate e l'altra intorno a febbraio, ma dato che i maschi sono fertili solo a febbraio, la potenziale fertilità dell'altro periodo è sconosciuta. Gli accoppiamenti avvengono tra gennaio e marzo, con un picco in febbraio. I maschi radunano nelle acque davanti alla banchisa gruppi di femmine in estro e ingaggiano manifestazioni vocali di forza<ref>{{cite journal|author = Nowicki, S. N.; Stirling, Ian and Sjare, Becky|year = 1997|title = Duration of stereotypes underwater vocal displays by make Atlantic walruses in relation to aerobic dive limit|journal = Marine Mammal Science|volume = 13|issue = 4|pages = 566–575|doi = 10.1111/j.1748-7692.1997.tb00084.x}}</ref>. Le femmine si avvicinano ai maschi e si accoppiano nell'acqua<ref name="Fay82"/>.

La [[gestazione]] dura 15-16 mesi. Durante i primi 3-4 mesi, però, la [[blastula]] sospende lo sviluppo prima di impiantarsi nella placenta. Questa strategia di impianto ritardato, comune tra i pinnipedi, si è evoluta presumibilmente per ottimizzare sia la stagione degli accoppiamenti che quella delle nascite, determinate da condizioni ecologiche che favoriscono la sopravvivenza dei neonati<ref>{{cite journal|author = Sandell, M.|year = 1990|title = The Evolution of Seasonal Delayed Implantation|journal = The Quarterly Review of Biology|volume = 65|issue = 1|pages = 23–42|doi = 10.1086/416583|pmid = 2186428}}</ref>. I piccoli nascono durante la migrazione primaverile, tra aprile e giugno. Alla nascita pesano 45-75 kg e sono già in grado di nuotare. Essi vengono allattati dalle madri per più di un anno, fino allo svezzamento, ma rimangono in loro compagnia fino all'età di 3-5 anni<ref name="Fay82"/>. Poiché l'ovulazione è soppressa fintanto allattano, le femmine partoriscono al massimo una volta ogni due anni: questa caratteristica fa del tricheco il pinnipede con il più basso tasso riproduttivo<ref>{{cite book|editor = Evans, P.G.H. & Raga, J.A. (eds)|year = 2001|title = Marine mammals: biology and conservation|location = London & New York|publisher = Springer|url=http://books.google.com/books?id=riDDOeRd9JAC&printsec=frontcover|isbn=0306465736}}</ref>.

===Migrazione===
Nel resto dell'anno (tarda estate e autunno), i trichechi tendono a formare vaste aggregazioni di decine di migliaia di esemplari su spiagge o affioramenti rocciosi. La migrazione tra queste colonie e la banchisa può essere anche molto lunga e difficile. Nella tarda primavera e in estate, ad esempio, alcune centinaia di migliaia di trichechi del Pacifico migrano dal mare di Bering a quello dei Chukchi attraverso il relativamente angusto [[stretto di Bering]]<ref name="Fay82"/>.

==Rapporti con l'uomo==
===Conservazione===
[[File:Siberian-eskimo-Nabogatova-.PNG|thumb|right|Donna [[Yupik siberiani|yupik siberiana]] con zanne di tricheco.]]
[[File:PolarBearWalrusTuskCarving.jpg|thumb|right|Zanna intagliata da artigiani [[Ciukci|chukchi]] con scena raffigurante orsi polari che attaccano trichechi (Museo Regionale di [[Magadan]]).]]

Nel XVIII e XIX secolo i trichechi vennero cacciati intensamente da cacciatori di foche e [[Caccia alla balena|balenieri]] americani ed europei, che portarono quasi alla [[Estinzione|scomparsa]] della popolazione dell'Atlantico<ref>{{cite journal|author = Bockstoce, J.R. and Botkin, D.B.|year = 1982|title = The Harvest of Pacific Walruses by the Pelagic Whaling Industry, 1848 to 1914|journal = Arctic and Alpine Research|volume = 14|issue = 3|pages = 183–188|doi = 10.2307/1551150|jstor = 1551150}}</ref>. Oggi la caccia al tricheco è vietata in tutto l'areale, sebbene [[Ciukci|Chukchi]], [[Yupik]] e [[Inuit]]<ref>{{cite web|author = Chivers, C.J.|date = 2002-08-25|url = http://query.nytimes.com/gst/fullpage.html?res=9B03EFD9103DF936A1575BC0A9649C8B63|title = A Big Game|work = New York Times Online}}</ref> continuino a uccidere qualche esemplare verso la fine dell'estate.

I cacciatori indigeni utilizzavano ogni parte del tricheco<ref>{{cite web|last = US Fish and Wildlife Service|title = Hunting and Use of Walrus by Alaska Natives|year = 2007|url = http://alaska.fws.gov/fisheries/mmm/mtrp/pdf/factsheet_walrus.pdf|format=PDF}}</ref>. La carne, che veniva spesso conservata, costituiva un'importante fonte di cibo durante i mesi invernali; le pinne, fatte fermentare, erano considerate una prelibatezza e venivano mangiate la primavera; con le zanne e le ossa venivano fabbricati utensili e oggetti di artigianato; l'olio veniva impiegato per riscaldare e illuminare; con lo spesso cuoio venivano fatte corde e coperture per abitazioni e imbarcazioni; con gli intestini e le pareti del tubo digerente venivano confezionati parka impermeabili. Sebbene alcuni di questi utilizzi siano divenuti ormai inutili in seguito all'introduzione di tecnologie moderne, la carne continua a costituire una parte importante della dieta dei locali<ref>{{cite journal|author = Eleanor, E.W., Freeman, M.M.R. and Makus, J.C. |year = 1996|title = Use and preference for Traditional Foods among Belcher Island Inuit|journal = Arctic|volume = 49|issue = 3|pages = 256–264}}</ref> e l'intaglio e l'incisione delle zanne sono forme d'arte ancora praticate dagli artigiani.

La caccia al tricheco è regolata dai ministeri delle risorse di [[Russia]], [[Stati Uniti]], [[Canada]] e [[Danimarca]] e dai rappresentanti delle comunità di cacciatori. Ogni anno 4-7000 esemplari di trichechi del Pacifico vengono abbattuti in [[Alaska]] e Russia, tra i quali numerosi capi (circa il 42%) colpiti ma riusciti a fuggire<ref>{{cite journal|journal = Fish. Bull.|author = Garlich-Miller, J.G. and Burn, D.M. |year = 1997|title = Estimating the harvest of Pacific walrus, ''Odobenus rosmarus divergens'', in Alaska|volume = 97|issue = 4|pages = 1043–1046}}</ref>. In [[Groenlandia]] vengono abbattute ogni anno alcune centinaia di esemplari<ref>{{cite journal|author = Witting, L. and Born, E. W.|year = 2005|title = An assessment of Greenland walrus populations|journal = ICES Journal of Marine Science|volume = 62|issue = 2|pages = 266–284|doi = 10.1016/j.icesjms.2004.11.001}}</ref>. La sostenibilità di questi livelli di caccia è difficile da determinare, data l'incertezza delle stime di popolazione e dei parametri come la [[Tasso di fecondità totale|fecondità]] e la [[Tasso di mortalità|mortalità]].

Un altro fattore di rischio sono gli effetti del [[Mutamento climatico|cambiamento climatico globale]]. In alcuni anni recenti l'estensione e lo spessore della banchisa hanno raggiunto livelli insolitamente bassi. I trichechi sostano su questo strato di ghiaccio galleggiante per partorire e per raggrupparsi durante il periodo riproduttivo. L'assottigliamento della banchisa nel mare di Bering ha ridotto la disponibilità delle aree di sosta nei pressi dei territori di foraggiamento migliori. Questo fa sì che le femmine che allattano rimangano separate per un periodo di tempo maggiore dai piccoli, provocando un aumento dello stress nutrizionale nei giovani e una diminuzione del tasso riproduttivo<ref>{{cite news|first = M|last = Kaufman|title = Warming Arctic Is Taking a Toll, Peril to Walrus Young Seen as Result of Melting Ice Shelf|url = http://www.ngsednet.org/news/sample.cfm|work = Washington Post|page = A7|date = 2006-04-15}}</ref>. La riduzione dei ghiacci nelle regioni costiere è implicata anche nell'aumento dei decessi da affollamento sulle coste del [[mare dei Chukchi]] tra Russia orientale e Alaska occidentale<ref>Revkin, Andrew C.. (2009-10-02) [http://www.nytimes.com/2009/10/03/science/earth/03walrus.html?ref=todayspaper NY Times, Global warming could reverse a walrus comeback]. New York Times. 3 October 2009. Retrieved on 2011-09-16.</ref><ref>[http://wwfblogs.org/climate/content/arctic-sea-ice-reaches-annual-minimum-large-number-walrus-corpses-found-along-alaska-shoreli World Wildlife Fund, As Arctic Sea ice reaches annual minimum, large number of walrus corpses found], 18 September 2009. Wwfblogs.org. Retrieved on 2011-09-16.</ref>. Tuttavia, i dati climatici finora raccolti sono ancora insufficienti per fare previsioni sull'andamento delle popolazioni<ref>{{cite news|first = Michael|last = Lemonick|title = As the Sea Ice Retreats, Walruses Come Ashore in Alaska|url = http://climatecentral.org/breaking/blog/as_the_sea_ice_retreats_walruses_come_ashore_in_alaska/|work = Climate Central|date = 2010-09-13}}</ref>.

Attualmente, due delle tre sottospecie di tricheco sono classificate dalla [[IUCN]] tra le specie a rischio minimo, mentre la terza viene inserita tra quelle con status indeterminato<ref name=IUCN/>. Il tricheco del Pacifico non compare tra le specie in pericolo né ai termini della Legge per la Protezione dei Mammiferi Marini né a quelli della Legge sulle Specie Minacciate. Le popolazioni russe di trichechi dell'Atlantico e del mare di Laptev sono classificate rispettivamente nella Categoria 2 (specie in diminuzione) e 3 (specie rara) del Libro Rosso delle specie russe<ref name=MNRRF/>. Il commercio dell'avorio di tricheco è regolamentato dall'Appendice 3 della [[CITES]].

===Cultura===
[[File:Ivorymasks.jpg|thumb|right|Maschere in avorio di tricheco di fabbricazione [[yupik]] ([[Alaska]]).]]
[[File:Briny Beach.jpg|thumb|right|Illustrazione di [[John Tenniel]] per la poesia ''[[The Walrus and the Carpenter|Il Tricheco e il Carpentiere]]'' di [[Lewis Carroll]].]]

Il tricheco gioca un ruolo importante nella [[religione]] e nel [[folklore]] di molti popoli [[Artico|artici]]. La pelle e le ossa vengono impiegate in alcune cerimonie e l'animale compare frequentemente nelle leggende. Ad esempio, in una versione [[Ciukci|chukchi]] del largamente diffuso mito del Corvo, nel quale il [[Kutkh|Corvo]] recupera il sole e la luna da uno spirito maligno seducendone la figlia, il padre adirato scaglia la figlia da un'alta scogliera e questa, una volta precipitata in acqua, ne riemerge come un tricheco - probabilmente il tricheco originale. Secondo varie leggende, le zanne erano formate dalle strisce di muco della fanciulla in lacrime o dalle sue lunghe trecce<ref name="Bogoras">{{cite journal|author=Bogoras, W.|year= 1902|title= The Folklore of Northeastern Asia, as Compared with That of Northwestern America|journal=American Anthropologist|volume=4|issue=4|pages=577–683|doi=10.1525/aa.1902.4.4.02a00020|format=free download}}</ref>. Questo mito è probabilmente correlato al mito chukchi del vecchio tricheco dalla testa di donna che domina il fondo del mare, che a sua volta è in stretta relazione con la dea inuit [[Sedna (mitologia)|Sedna]]. Sia in [[Circondario autonomo della Čukotka|Chukotka]] che in [[Alaska]], si crede che l'[[aurora boreale]] sia un mondo particolare abitato dagli uomini uccisi con violenza, i cui raggi cangianti rappresentano le anime decedute che giocano a palla con la testa di un tricheco<ref name="Bogoras"/><ref>{{cite journal|author=Boas, Franz|year= 1901|title=The Eskimo of Baffin Land and Hudson Bay|journal= Bull. Am. Mus. Nat. History|volume=xv|url=http://books.google.com/books?id=FOkiAQAAMAAJ|issue= Pt. I|page=146}}</ref>.

A causa dell'aspetto caratteristico, della grande mole e dei baffi e delle zanne immediatamente riconoscibili, il tricheco compare anche nella cultura popolare di popoli che non hanno diretta esperienza con l'animale, in particolare nella letteratura per bambini inglese. Forse il più noto di essi è quello che compare nella bizzarra poesia ''[[The Walrus and the Carpenter|Il Tricheco e il Carpentiere]]'' di [[Lewis Carroll]], che comparve per la prima volta, nel 1871, nel libro ''[[Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò|Attraverso lo Specchio]]''. Nella poesia, l'[[antieroe]] [[eponimo]] usa l'inganno per mangiarsi un gran numero di [[Ostrea|ostriche]]. Sebbene Carroll ritragga con accuratezza l'appetito biologico del tricheco per i molluschi bivalvi, le ostriche, diffuse prevalentemente in ambienti [[Battigia|litorali]] e [[Piano mesolitorale|intertidali]], costituiscono in realtà solo una parte insignificante della dieta dell'animale, perfino in cattività<ref>{{cite journal|author = Kastelein, R.A., Wiepkema, P.R. and Slegtenhorst, C. |year = 1989|title = The use of molluscs to occupy Pacific walrusses (''Odobenus rosmarus divergens'') in human care|journal = Aquatic Mammals 15.1|pages = 6–8|volume = 15|url = http://en.scientificcommons.org/1064548}} [http://www.aquaticmammalsjournal.org/share/AquaticMammalsIssueArchives/1989/Aquatic_Mammals_15_1/Kastelein_Wiepkema_Slegtenhorst.pdf PDF copy]</ref>.

Un'altra apparizione del tricheco nella letteratura è nel racconto ''La Foca Bianca'' nel ''[[Il libro della giungla|Libro della Giungla]]'' di [[Rudyard Kipling]], ove compare il «vecchio Sea Vitch, l'enorme tricheco, gonfio e pustoloso, dal collo grosso e dalle lunghe zanne, il tricheco del Pacifico settentrionale, che dormiva con le pinne posteriori a contatto con la schiuma»<ref>Kipling, Rudyard. (1894) ''The Jungle Book''; (1994) Harmondsworth, England:Penguin Popular Classics, p. 84, ISBN 0-14-062104-0</ref>.

Il tricheco viene citato anche nelle canzoni dei [[The Beatles|Beatles]] ''[[I Am the Walrus]]'', ''[[Glass Onion]]'' e ''[[Come Together]]''.
{{-}}

==Note==
{{references|2}}

==Bibliografia==
* Heptner, V. G.; Nasimovich, A. A; Bannikov, Andrei Grigorevich; Hoffmann, Robert S, ''[http://www.archive.org/details/mammalsofsov231996gept Mammals of the Soviet Union]'', Volume II, part 3. Washington, D.C. : Smithsonian Institution Libraries and National Science Foundation

==Altri progetti==
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==Collegamenti esterni==
* [http://www.npr.org/templates/story/story.php?storyId=130083334&sc=fb&cc=fp Biologist Tracks Walruses Forced Ashore As Ice Melts] – audio report by ''[[NPR]]''
* [http://www.huffingtonpost.com/2010/09/30/tens-of-thousands-of-walr_n_744366.html?view=print Thousands Of Walruses Crowd Ashore Due To Melting Sea Ice] – video by ''[[National Geographic Channel|National Geographic]]''



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[[Categoria:Odobenidi]]
[[Categoria:Odobenidi]]
[[Categoria:Fauna asiatica]]
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Versione delle 17:26, 18 mar 2012

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Tricheco[1]
Stato di conservazione
Dati insufficienti[2]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Mammalia
Ordine Carnivora
Sottordine Caniformia
Famiglia Odobenidae
Allen, 1880
Genere Odobenus
Brisson, 1762
Specie O. rosmarus
Nomenclatura binomiale
Odobenus rosmarus
(Linnaeus, 1758)
Areale

Il tricheco (Odobenus rosmarus Linnaeus, 1758) è un grosso mammifero marino pinnipede con distribuzione circumpolare discontinua nel mar Glaciale Artico e nei mari subartici dell'emisfero boreale. È l'unica specie vivente della famiglia degli Odobenidi (Odobenidae Allen, 1880) e del genere Odobenus Brisson, 1762. Viene suddiviso in tre sottospecie[1]: il tricheco dell'Atlantico (O. r. rosmarus), diffuso nell'oceano Atlantico, il tricheco del Pacifico (O. r. divergens), diffuso nell'oceano Pacifico, e O. r. laptevi, proprio del mare di Laptev.

Il tricheco è facilmente riconoscibile per le zanne prominenti, i baffi e la grande mole. Gli esemplari adulti del Pacifico possono pesare più di 1700 kg[3] e, tra i pinnipedi, sono superati in dimensione solamente dalle due specie di elefante marino[4]. Risiede prevalentemente nelle acque poco profonde della piattaforma continentale oceanica, trascorrendo gran parte dell'esistenza sulla banchisa, sotto la quale trova il suo cibo prediletto, i molluschi bivalvi bentonici. È un animale gregario che vive piuttosto a lungo ed è considerato una specie chiave dell'ecosistema marino artico.

Il tricheco ha giocato un ruolo importante nella cultura di molti popoli nativi artici, che gli davano la caccia per la carne, il grasso, la pelle, le zanne e le ossa. Nel XIX secolo e agli inizi del XX, fu oggetto di un pesante sfruttamento commerciale per il blubber e l'avorio e il numero di esemplari diminuì rapidamente. Da allora la popolazione globale è nuovamente aumentata, sebbene le popolazioni dell'Atlantico e del mare di Laptev siano ancora molto frammentate e poco numerose rispetto all'epoca storica.

Etimologia

Un tricheco, qua denominato Ros marus piscis, su una carta della Scandinavia del XVI secolo (la Carta Marina).

Il nome «tricheco» deriva dai termini greci thríx («pelo») ed échein («avere»), per i peli (vibrisse) che ha sul labbro superiore.

L'origine del termine inglese walrus, invece, si ritiene derivi da una lingua germanica, forse l'olandese o il norreno. La prima parte della parola, dalla quale derivano anche l'inglese whale e l'olandese walvis, significa «balena», mentre la seconda deriva da un termine norreno che vuol dire «cavallo»[5]. Ad esempio, la parola norrena hrossvalr significa «cavallo-balena», e si ritiene che, invertita, si sia trasformata nell'olandese walros e nel tedesco Walross[6]. Alcuni, invece, ritengono che il nome derivi dai termini olandesi wal («costa») e reus («gigante»)[7].

Il nome inglese arcaico per indicare il tricheco - morse - si ritiene sia di origine slava[8], così come il russo морж (morž), il finlandese mursu, il sami moršâ e il francese morse. Olao Magno, che rappresentò il tricheco nella Carta Marina del 1539, lo chiamò per la prima volta ros marus, latinizzando il termine morž, e fu questo il nome adottato da Linneo nella sua nomenclatura binomiale[9]. La similitudine accidentale tra morsus e le parole latine mors («morte») e mordere, si ritiene abbiano contribuito, in passato, a conferire al tricheco la reputazione di «mostro terribile»[9].

Il nome generico composto Odobenus deriva dal greco odous («dente») e baino («camminare»), e si riferisce al fatto che i trichechi utilizzano le zanne per tirarsi fuori dall'acqua. Il termine latino divergens, invece, significa «divergenti», sempre in riferimento alle zanne.

Tassonomia ed evoluzione

Il tricheco è un mammifero dell'ordine dei Carnivori. È l'unica specie sopravvissuta della famiglia degli Odobenidi, una delle tre raggruppate nel sottordine dei Pinnipedi, insieme a foche (Focidi) e otarie (Otaridi). Sebbene in passato gli studiosi abbiano discusso a lungo per stabilire se queste famiglie fossero monofiletiche, cioè discendenti tutte da un unico antenato, o difiletiche, recenti prove genetiche hanno dimostrato che tutte e tre discendono da un antenato caniforme strettamente imparentato con gli orsi attuali[10]. Sempre sulla base di analisi genetiche è stato visto che Odobenidi e Otaridi si separarono dai Focidi circa 20-26 milioni di anni fa, mentre Odobenidi e Otaridi si separarono tra loro 15-20 milioni di anni fa[11][12]. In passato gli Odobenidi costituivano una famiglia molto numerosa e diffusa, che comprendeva almeno venti specie, suddivise nelle sottofamiglie degli Imagotarini, dei Dusignatini e degli Odobenini[13]. Caratteristica propria a tutti questi animali era lo sviluppo di un meccanismo di nutrizione basato sulla suzione; le zanne, invece, sviluppatesi successivamente, erano attributo solo degli Odobenini, dei quali il tricheco attuale è l'unica specie rimasta (si parla, in tal caso, di specie relitta).

Generalmente gli studiosi riconoscono due sottospecie: il tricheco dell'Atlantico, O. r. rosmarus Linnaeus, 1758, e il tricheco del Pacifico, Illiger, 1815. Le differenze genetiche tra le due sottospecie indicano un flusso genico molto scarso, ma una separazione relativamente recente, avvenuta tra i 500.000 e i 785.000 anni fa[14]. Questi dati coincidono con l'ipotesi, basata solamente sui ritrovamenti fossili, che il tricheco si sia evoluto da un antenato tropicale o subtropicale che rimase isolato nell'oceano Atlantico e che pian piano si adattò al rigido clima dell'Artico[14]. Da questa zona, si ritiene che abbia ricolonizzato il Pacifico settentrionale durante i periodi glaciali del Pleistocene, attraverso il Canale Centroamericano[11]. Alcuni studiosi, tra i quali i biologi russi e lo staff di Mammal Species of the World[1], ritengono che una popolazione isolata del mare di Laptev costituisca una terza sottospecie, O. r. laptevi Chapskii, 1940, trattata dai conservazionisti russi proprio come tale[15]. Gli studiosi che non considerano questa popolazione come una sottospecie, tuttavia, non sanno se classificarla tra i trichechi dell'Atlantico o tra quelli del Pacifico[4][16].

Giovani maschi di tricheco del Pacifico a Capo Pierce, in Alaska. Da notare la curvatura e l'orientamento delle zanne e le zone di pelle callosa tipiche dei maschi.

Descrizione

Un tricheco usa le zanne per allargare un buco nel ghiaccio nei pressi dell'isola di San Lorenzo (mare di Bering).
Scheletro.

Sebbene alcuni maschi particolarmente grandi di tricheco del Pacifico possano pesare fino a 2000 kg, la maggior parte degli esemplari pesa tra gli 800 e i 1680 kg. I trichechi dell'Atlantico pesano circa il 10-20% in meno di quelli del Pacifico[4]. I primi tendono inoltre ad avere zanne relativamente più corte e muso più schiacciato. Le femmine pesano circa due terzi dei maschi: quelle di O. r. rosmarus pesano circa 560 kg, sebbene talvolta non superino i 400 kg, mentre quelle di O. r. divergens pesano circa 794 kg[17]. La lunghezza varia dai 2,2 ai 3,6 m[18][19]. Il tricheco è il secondo pinnipede più grande del mondo, dopo le due specie di elefante marino.

Il tricheco presenta caratteristiche in comune sia con i leoni marini (Otaridi) che con le foche (Focidi). Come gli Otaridi, è in grado di rivolgere in avanti le pinne posteriori e di camminare su tutte e quattro le zampe; tuttavia, in acqua si sposta nuotando con una tecnica simile a quella dei Focidi, utilizzando poco le zampe e spostandosi con movimenti sinuosi di tutto il corpo[4]. Sempre come questi ultimi, è privo di orecchie esterne.

Zanne e dentatura

La caratteristica principale del tricheco sono le lunghe zanne. Esse sono canini molto allungati, presenti in ambo i sessi, che possono raggiungere un metro di lunghezza e 5,4 kg di peso[20]. Nei maschi sono un po' più lunghe e larghe, dal momento che vengono impiegate per combattere e nelle dimostrazioni di forza e aggressività: i gruppi sociali, infatti, sono dominati per lo più dai maschi più robusti, dotati di zanne più grandi. Le zanne vengono usate anche per creare e allargare cavità nel ghiaccio e sono di aiuto all'animale quando esso esce fuori dall'acqua arrampicandosi sul ghiaccio[21]. In passato si riteneva che esse venissero usate per dissotterrare le prede dal fondo marino, ma le analisi delle abrasioni indicano che esse vengono semplicemente trascinate sul fondo, mentre è il margine anteriore del muso che viene utilizzato per scavare[22]. Sebbene la dentatura dei trichechi vari parecchio, essi possiedono solamente pochi denti, a parte le zanne. Il numero massimo dei denti è 38, con formula dentaria I 3/3, C 1/1, P 4/3 e M 2/2, ma più della metà di essi è rudimentale ed è presente in meno della metà degli esemplari, tanto che la dentatura tipica dell'animale comprende solo 18 denti (I 1/0, C 1/1, P 3/3 e M 0/0)[4].

Vibrisse

Le zanne sono circondate da un fitto tappeto di setole rigide («vibrisse mistaciali»), le quali conferiscono al tricheco il caratteristico aspetto «baffuto». Esse, in numero di 400-700, sono disposte su 13-15 file e possono raggiungere i 30 cm di lunghezza, sebbene in natura siano spesso un po' più corte a causa del costante impiego nella nutrizione[23]. Le vibrisse sono impiantate nel muscolo e sono dotate ciascuna di un piccolo vaso sanguigno e di un nervo, i quali ne fanno un organo estremamente sensibile, in grado di identificare anche oggetti spessi 3 mm e larghi 2[23].

Pelle

A parte le vibrisse, il tricheco è ricoperto solamente da pochi peli sparsi e appare quasi completamente glabro. La pelle è estremamente rugosa e spessa, fino a 10 cm intorno al collo e alle spalle dei maschi. Lo strato di blubber sottostante può essere spesso anche 15 cm. Gli esemplari giovani sono di colore marrone scuro, ma con l'età assumono una colorazione più chiara, color cannella. I vecchi maschi, in particolare, sono quasi rosa. Poiché nell'acqua gelida i vasi sanguigni si costringono, il tricheco appare quasi bianco mentre nuota. Come carattere sessuale secondario, i maschi sviluppano anche grossi noduli, detti «borchie», in particolare attorno al collo e alle spalle[21].

Il tricheco possiede una sacca piena d'aria sotto la gola, la quale funziona come una bolla di galleggiamento e consente all'animale di stare a galla verticalmente in modo da poter così dormire anche in mare aperto. I maschi possiedono un baculum (osso penico) molto sviluppato, che può raggiungere i 63 cm di lunghezza: esso è il più grande tra quelli di ogni altro animale, sia per dimensioni che in rapporto al resto del corpo[4].

Distribuzione e habitat

File:Walross kolonie.jpg
Colonia di trichechi.

La maggior parte dei trichechi del Pacifico trascorre l'estate a nord dello stretto di Bering, nel mare dei Chukchi (lungo le coste settentrionali della Siberia orientale), attorno all'isola di Wrangel, nel mare di Beaufort (lungo le coste settentrionali dell'Alaska) e nelle acque comprese tra queste località. Un numero inferiore di maschi passa l'estate nel golfo dell'Anadyr, sulle coste meridionali della penisola dei Chukchi, e nella baia di Bristol, lungo le coste meridionali dell'Alaska, a ovest della penisola di Alaska. In primavera e autunno essi si radunano nelle acque dello stretto di Bering, giungendo sia dalle coste occidentali dell'Alaska che dal golfo dell'Anadyr. Svernano nel mare di Bering, lungo le coste orientali della Siberia a sud della parte settentrionale della Kamchatka e lungo le coste meridionali dell'Alaska[4]. Un esemplare fossile risalente a 28.000 anni fa è stato rinvenuto sul fondale della baia di San Francisco, il che indica che durante l'ultimo periodo glaciale questa specie si spingesse anche molto più a sud di oggi[24].

I ben più rari trichechi dell'Atlantico sono diffusi nell'Artico canadese, in Groenlandia, nelle Svalbard e nella parte occidentale dell'Artico russo. Sulla base della distribuzione geografica e degli spostamenti effettuati, essi sono stati suddivisi in otto sottopopolazioni, cinque a ovest della Groenlandia e tre a est[25]. In passato il tricheco dell'Atlantico si spingeva fino a Capo Cod e si radunava in gran numero nel golfo di San Lorenzo. Nell'aprile del 2006, la Legislazione Canadese per le Specie a Rischio ha dichiarato la popolazione di trichechi dell'Atlantico nord-occidentale (Québec, Nuovo Brunswick, Nuova Scozia, Terranova e Labrador) come scomparsa dal Canada[26].

La sottospecie di Laptev è confinata tutto l'anno nelle regioni centrali e occidentali del mare di Laptev, in quelle più orientali del mare di Kara e in quelle più occidentali del mare della Siberia orientale. La popolazione attuale è stimata sui 5000-10.000 esemplari[27].

Le scarse capacità subacquee del tricheco costringono quest'animale a dipendere da acque poco profonde (e da un'appropriata copertura di ghiaccio vicina) per raggiungere le prede bentoniche preferite.

Popolazione

Secondo i censimenti più recenti (1990), si stima che oggi vi siano circa 200.000 esemplari di tricheco del Pacifico[28][29].

Il tricheco dell'Atlantico è stato quasi portato all'estinzione dallo sfruttamento commerciale su larga scala e di conseguenza è molto meno numeroso. Stime precise sono difficili da ottenere, ma si ritiene che la popolazione totale sia probabilmente inferiore ai 20.000 capi[30][31].

Biologia

Alimentazione

Le vibrisse di un esemplare in cattività (Giappone).
Trichechi che abbandonano l'acqua.

I trichechi prediligono le zone di piattaforma continentale ove le acque sono meno profonde e si nutrono prevalentemente sul fondale, spesso nei pressi di piattaforme di ghiaccio galleggiante[4]. Rispetto ad altri pinnipedi, non si spingono mai a grandi profondità: in base ai dati finora raccolti, è stato dimostrato che essi si immergono al massimo fino a 80 m. Sono in grado, tuttavia, di rimanere sommersi anche per mezz'ora[32].

Il tricheco è un predatore opportunista con una dieta molto varia: si nutre di più di 60 generi di organismi marini, come gamberetti, granchi, policheti, coralli molli, tunicati, oloturie, vari molluschi e perfino parti di altri pinnipedi[33]. Tuttavia, predilige molluschi bivalvi bentonici, in special modo le vongole, delle quali va in cerca nuotando presso il fondale, localizzandole con le sensibili vibrisse e liberandole dal fango dalle quali sono ricoperte con getti d'acqua e rapidi movimenti delle pinne[34]. L'animale, in seguito, aderisce all'involucro con le potenti labbra e, una volta inserita la lingua attraverso l'apertura, la spinge avanti e indietro a mo' di pistone, creando un vuoto d'aria, sì da riuscire a tirare fuori l'organismo. Il palato dell'animale, infatti, ha una struttura unica, che gli consente un'efficace opera di aspirazione.

Tranne che per il gran numero di organismi consumati, le abitudini alimentari del tricheco hanno un impatto positivo sulle comunità bentiche. Esso, dragando sul fondo, smuove infatti il substrato (fenomeno noto come bioturbazione), rilasciando così nutrienti nella colonna d'acqua, spingendo molti organismi a spostarsi e incrementando la discontinuità del benthos[22].

Tessuti di foca sono stati ritrovati in gran parte degli stomaci di trichechi del Pacifico esaminati, ma l'importanza della carne di foca nella dieta di questi animali è ancora sotto discussione[35]. Vi sono stati anche casi isolati di trichechi che sono riusciti a catturare foche delle dimensioni di una foca barbata di 200 kg[36]. In alcuni casi rarissimi essi catturano anche uccelli marini, in particolare urie di Brünnich (Uria lomvia)[37].

Predatori

Grazie alle grandi dimensioni e alle zanne, il tricheco ha solo due nemici naturali: l'orca e l'orso polare. Non costituisce, tuttavia, una preda frequente per nessuno dei due. Entrambi, infatti, abbattono soprattutto gli esemplari più piccoli. L'orso polare caccia spesso i trichechi correndo verso una colonia e catturando gli esemplari che rimangono schiacciati o feriti nel fuggi-fuggi generale, generalmente esemplari giovani o malati[38]. In inverno questo predatore riesce anche ad abbattere esemplari isolati che non riescono a sfuggire a una carica a causa dei buchi nel ghiaccio divenuti inaccessibili[39]. Tuttavia, perfino se ferito un tricheco è un avversario temibile per l'orso polare, e gli attacchi diretti sono piuttosto rari. Gli scontri tra questi due animali sono spesso lunghi ed estenuanti e molti orsi sono costretti a rinunciare perfino dopo essere riusciti a ferire il pinnipede. Le orche attaccano regolarmente i trichechi, sebbene si ritenga che questi ultimi siano in grado di difendersi con successo, contrattaccando i più grossi cetacei[40].

Riproduzione

Combattimento tra trichechi.

In natura i trichechi vivono circa 20-30 anni[41]. I maschi raggiungono la maturità sessuale non prima dei 7 anni, ma generalmente non si accoppiano fino a quando non sono pienamente sviluppati, verso i 15 anni[4]. Essi vanno in calore da gennaio ad aprile, riducendo drasticamente l'assunzione di cibo. Le femmine iniziano a ovulare verso i 4-6 anni[4]. Esse sono poliestrali: vanno in calore due volte all'anno, una alla fine dell'estate e l'altra intorno a febbraio, ma dato che i maschi sono fertili solo a febbraio, la potenziale fertilità dell'altro periodo è sconosciuta. Gli accoppiamenti avvengono tra gennaio e marzo, con un picco in febbraio. I maschi radunano nelle acque davanti alla banchisa gruppi di femmine in estro e ingaggiano manifestazioni vocali di forza[42]. Le femmine si avvicinano ai maschi e si accoppiano nell'acqua[21].

La gestazione dura 15-16 mesi. Durante i primi 3-4 mesi, però, la blastula sospende lo sviluppo prima di impiantarsi nella placenta. Questa strategia di impianto ritardato, comune tra i pinnipedi, si è evoluta presumibilmente per ottimizzare sia la stagione degli accoppiamenti che quella delle nascite, determinate da condizioni ecologiche che favoriscono la sopravvivenza dei neonati[43]. I piccoli nascono durante la migrazione primaverile, tra aprile e giugno. Alla nascita pesano 45-75 kg e sono già in grado di nuotare. Essi vengono allattati dalle madri per più di un anno, fino allo svezzamento, ma rimangono in loro compagnia fino all'età di 3-5 anni[21]. Poiché l'ovulazione è soppressa fintanto allattano, le femmine partoriscono al massimo una volta ogni due anni: questa caratteristica fa del tricheco il pinnipede con il più basso tasso riproduttivo[44].

Migrazione

Nel resto dell'anno (tarda estate e autunno), i trichechi tendono a formare vaste aggregazioni di decine di migliaia di esemplari su spiagge o affioramenti rocciosi. La migrazione tra queste colonie e la banchisa può essere anche molto lunga e difficile. Nella tarda primavera e in estate, ad esempio, alcune centinaia di migliaia di trichechi del Pacifico migrano dal mare di Bering a quello dei Chukchi attraverso il relativamente angusto stretto di Bering[21].

Rapporti con l'uomo

Conservazione

Donna yupik siberiana con zanne di tricheco.
Zanna intagliata da artigiani chukchi con scena raffigurante orsi polari che attaccano trichechi (Museo Regionale di Magadan).

Nel XVIII e XIX secolo i trichechi vennero cacciati intensamente da cacciatori di foche e balenieri americani ed europei, che portarono quasi alla scomparsa della popolazione dell'Atlantico[45]. Oggi la caccia al tricheco è vietata in tutto l'areale, sebbene Chukchi, Yupik e Inuit[46] continuino a uccidere qualche esemplare verso la fine dell'estate.

I cacciatori indigeni utilizzavano ogni parte del tricheco[47]. La carne, che veniva spesso conservata, costituiva un'importante fonte di cibo durante i mesi invernali; le pinne, fatte fermentare, erano considerate una prelibatezza e venivano mangiate la primavera; con le zanne e le ossa venivano fabbricati utensili e oggetti di artigianato; l'olio veniva impiegato per riscaldare e illuminare; con lo spesso cuoio venivano fatte corde e coperture per abitazioni e imbarcazioni; con gli intestini e le pareti del tubo digerente venivano confezionati parka impermeabili. Sebbene alcuni di questi utilizzi siano divenuti ormai inutili in seguito all'introduzione di tecnologie moderne, la carne continua a costituire una parte importante della dieta dei locali[48] e l'intaglio e l'incisione delle zanne sono forme d'arte ancora praticate dagli artigiani.

La caccia al tricheco è regolata dai ministeri delle risorse di Russia, Stati Uniti, Canada e Danimarca e dai rappresentanti delle comunità di cacciatori. Ogni anno 4-7000 esemplari di trichechi del Pacifico vengono abbattuti in Alaska e Russia, tra i quali numerosi capi (circa il 42%) colpiti ma riusciti a fuggire[49]. In Groenlandia vengono abbattute ogni anno alcune centinaia di esemplari[50]. La sostenibilità di questi livelli di caccia è difficile da determinare, data l'incertezza delle stime di popolazione e dei parametri come la fecondità e la mortalità.

Un altro fattore di rischio sono gli effetti del cambiamento climatico globale. In alcuni anni recenti l'estensione e lo spessore della banchisa hanno raggiunto livelli insolitamente bassi. I trichechi sostano su questo strato di ghiaccio galleggiante per partorire e per raggrupparsi durante il periodo riproduttivo. L'assottigliamento della banchisa nel mare di Bering ha ridotto la disponibilità delle aree di sosta nei pressi dei territori di foraggiamento migliori. Questo fa sì che le femmine che allattano rimangano separate per un periodo di tempo maggiore dai piccoli, provocando un aumento dello stress nutrizionale nei giovani e una diminuzione del tasso riproduttivo[51]. La riduzione dei ghiacci nelle regioni costiere è implicata anche nell'aumento dei decessi da affollamento sulle coste del mare dei Chukchi tra Russia orientale e Alaska occidentale[52][53]. Tuttavia, i dati climatici finora raccolti sono ancora insufficienti per fare previsioni sull'andamento delle popolazioni[54].

Attualmente, due delle tre sottospecie di tricheco sono classificate dalla IUCN tra le specie a rischio minimo, mentre la terza viene inserita tra quelle con status indeterminato[2]. Il tricheco del Pacifico non compare tra le specie in pericolo né ai termini della Legge per la Protezione dei Mammiferi Marini né a quelli della Legge sulle Specie Minacciate. Le popolazioni russe di trichechi dell'Atlantico e del mare di Laptev sono classificate rispettivamente nella Categoria 2 (specie in diminuzione) e 3 (specie rara) del Libro Rosso delle specie russe[27]. Il commercio dell'avorio di tricheco è regolamentato dall'Appendice 3 della CITES.

Cultura

Maschere in avorio di tricheco di fabbricazione yupik (Alaska).
Illustrazione di John Tenniel per la poesia Il Tricheco e il Carpentiere di Lewis Carroll.

Il tricheco gioca un ruolo importante nella religione e nel folklore di molti popoli artici. La pelle e le ossa vengono impiegate in alcune cerimonie e l'animale compare frequentemente nelle leggende. Ad esempio, in una versione chukchi del largamente diffuso mito del Corvo, nel quale il Corvo recupera il sole e la luna da uno spirito maligno seducendone la figlia, il padre adirato scaglia la figlia da un'alta scogliera e questa, una volta precipitata in acqua, ne riemerge come un tricheco - probabilmente il tricheco originale. Secondo varie leggende, le zanne erano formate dalle strisce di muco della fanciulla in lacrime o dalle sue lunghe trecce[55]. Questo mito è probabilmente correlato al mito chukchi del vecchio tricheco dalla testa di donna che domina il fondo del mare, che a sua volta è in stretta relazione con la dea inuit Sedna. Sia in Chukotka che in Alaska, si crede che l'aurora boreale sia un mondo particolare abitato dagli uomini uccisi con violenza, i cui raggi cangianti rappresentano le anime decedute che giocano a palla con la testa di un tricheco[55][56].

A causa dell'aspetto caratteristico, della grande mole e dei baffi e delle zanne immediatamente riconoscibili, il tricheco compare anche nella cultura popolare di popoli che non hanno diretta esperienza con l'animale, in particolare nella letteratura per bambini inglese. Forse il più noto di essi è quello che compare nella bizzarra poesia Il Tricheco e il Carpentiere di Lewis Carroll, che comparve per la prima volta, nel 1871, nel libro Attraverso lo Specchio. Nella poesia, l'antieroe eponimo usa l'inganno per mangiarsi un gran numero di ostriche. Sebbene Carroll ritragga con accuratezza l'appetito biologico del tricheco per i molluschi bivalvi, le ostriche, diffuse prevalentemente in ambienti litorali e intertidali, costituiscono in realtà solo una parte insignificante della dieta dell'animale, perfino in cattività[57].

Un'altra apparizione del tricheco nella letteratura è nel racconto La Foca Bianca nel Libro della Giungla di Rudyard Kipling, ove compare il «vecchio Sea Vitch, l'enorme tricheco, gonfio e pustoloso, dal collo grosso e dalle lunghe zanne, il tricheco del Pacifico settentrionale, che dormiva con le pinne posteriori a contatto con la schiuma»[58].

Il tricheco viene citato anche nelle canzoni dei Beatles I Am the Walrus, Glass Onion e Come Together.

Note

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Bibliografia

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