Utente:Facquis/Sandbox/Biennio nero

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Voce principale: Squadrismo.
Facquis/Sandbox/Biennio nero
parte dello squadrismo
Attacco squadrista nella capitale a una sede della CGdL durante la marcia su Roma
Data1921 - 1922
LuogoBandiera dell'Italia Italia
Esitomarcia su Roma e formazione del governo Mussolini
Schieramenti
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Il biennio nero fu un periodo della storia d'Italia compreso tra il 1921 e il 1922 caratterizzato dall'offensiva squadrista e culminato con la marcia su Roma e la nascita del governo Mussolini.

Antefatti[modifica | modifica wikitesto]

Cronologia delle violenze squadriste[modifica | modifica wikitesto]

1921[modifica | modifica wikitesto]

Sede della Lega dei Braccianti devastata da un'azione squadrista a Bologna nel 1921
Renato Ricci con la sua squadra carrarese

Nel gennaio-febbraio 1921 si scatena l'offensiva fascista in tutta Italia: le azioni trovano appoggio e protezione negli organi separati dello Stato. Vengono distrutte le sedi delle organizzazioni operaie e avvengono scontri armati con i militanti socialisti, spesso forieri di vittime da entrambe le parti. Il 16 gennaio a Modena un gruppo di anarchici uccide il fascista Mario Ruini[1]. Due giorni dopo, durante le esequie di Ruini, vengono esplosi alcuni colpi di arma da fuoco contro il corteo funebre: muoiono un fascista ed un nazionalista.

Il 10 febbraio 1921 la sede e la tipografia dello storico giornale socialista di Trieste "Il Lavoratore", che si trovava in via delle Zudecche, vennero completamente distrutte dalle squadre fasciste di Francesco Giunta, una delle prime "imprese" del "fascismo di confine"

Il 27 febbraio 1921 un gruppo di anarchici aggredì[2] in piazza Antinori a Firenze, un corteo formatosi dopo l'inaugurazione del vessillo dei Fasci di avanguardia, provocando, anche con il lancio di una bomba, circa quindici feriti di cui alcuni gravi e due morti, il carabiniere Antonio Petrucci e lo studente Carlo Menabuoni (che morirà in ospedale il 14 marzo). Nel pomeriggio una squadra fascista assale l'Associazione comunista degli invalidi di guerra, uccidendo il sindacalista comunista Spartaco Lavagnini e devastando l'associazione. Lo stesso giorno a Sant'Ilario d'Enza, in provincia di Reggio Emilia, durante la cerimonia di apertura della locale sede del fascio, gli squadristi assaltano ed incendiano la locale cooperativa[3]. Il giorno successivo a Firenze avvengono scontri nel quartiere di San Frediano tra squadristi e socialisti, durante i quali rimangono uccisi una dozzina di questi ultimi, un fante dell'esercito e feriti un centinaio di coinvolti. Muoiono anche quattro agenti di polizia. Lo stesso giorno, lo squadrista fiorentino Giovanni Berta venne percosso sul Ponte sospeso delle Cascine e quindi scaraventato nell'Arno ancora vivo: il suo corpo verrà ripescato il giorno dopo.[4][5]

Marzo[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Strage del Diana.
Fotografia raffigurante l'incendio dell'Avanti!, il 24 marzo 1921

Il 1º marzo 1921 avvengono i cosiddetti fatti di Empoli. Tre camionette che trasportavano 46 marinai, con il compito di riattivare le linee ferroviarie interrotte dagli scioperi di quei giorni a Firenze, e 18 carabinieri, vennero assaltate dalle Guardie Rosse che scambiarono i marinai per squadristi. Ci furono 9 morti e 18 feriti, tutti tra i militari. Il 4 marzo i fascisti fondano il Fascio di Empoli e attaccano in forze le organizzazioni socialiste della città, occupandola. Sempre il 4 marzo a San Casciano di Cascina una squadra fascista apre il fuoco contro un corteo che protestava contro le angherie del ras locale Domenico Serlupi. Muore Enrico Ciampi, fondatore della sezione del PCI di Barca di Noce, la prima della provincia di Pisa[6].

Nella notte tra il 23 e il 24 marzo avvengono sanguinosi scontri a Milano, in seguito alla strage del Diana, causata dall'esplosione di una bomba collocata da anarchici, probabilmente per uccidere il questore Giovanni Gasti. L'ordigno a causa dell'imperizia degli attentatori (Giuseppe Mariani, Giuseppe Boldrini, Ettore Aguggini) manca il bersaglio e provoca circa 80 feriti e 21 morti tra il pubblico e gli orchestrali di uno spettacolo al teatro Kursaal Diana.[7] Mezz'ora dopo un gruppo di squadristi assalta le sedi dell'Umanità Nova, di un circolo socialista e dell'Unione sindacale. Durante la notte avviene anche l'assalto alla sede dell'Avanti!, a cui gli squadristi appiccano il fuoco dopo essere stati respinti dalle forze dell'ordine.

Il 25 marzo, nel corso di una spedizione punitiva a Ponte a Moriano (LU), un fascista rimane ucciso. Lo stesso giorno, mentre s'inaugura il fascio di San Giovanni in Persiceto, un gruppo di squadristi ferisce mortalmente il socialista Pirro Mocci che muore il giorno seguente[8][9].

Aprile[modifica | modifica wikitesto]

Il 3 aprile a Ferrara il comunista Tullio Zecchi è assassinato da Arturo Breviglieri, tra i fondatori del fascismo ferrarese, il quale si dà alla latitanza.

L'8 aprile Reggio Emilia è sconvolta da una serie di violenze fasciste: vengono razziate e bruciate in successione la Camera del Lavoro, il circolo Socialista e la redazione del quotidiano social-riformista La Giustizia alla presenza del suo storico fondatore Camillo Prampolini. Il 9 aprile un comizio del deputato socialista Filippo Vacirca a Ragusa viene interrotto dagli squadristi di Filippo Pennavaria che iniziano a sparare sui presenti. Due contadini socialisti, Rosario Occhipinti e Carmelo Vitale, rimangono uccisi, un terzo, Rosario Gurrieri, morirà qualche settimana dopo le ferite riportate[10]. I feriti sono una cinquantina. Il 12 aprile il socialista Luigi Masin è assassinato davanti alla moglie e ai figli a Granzette di Rovigo.

Il 13 aprile il maestro Carlo Cammeo, segretario della federazione socialista provinciale pisana, è ucciso dai fascisti nella scuola dove insegna a Pisa[11][12].

Il 17 aprile una colonna di circa 400 fascisti guidati dal ras Tullio Tamburini e scortati dai carabinieri assalta Vaiano, centro laniero della val di Bisenzio[13]. Una volta arrivati entrati in paese i fascisti iniziarono a sparare all'impazzata uccidendo Guglielmo Vitali ed il diciassettenne Umberto Corona. L'attacco squadristico terminò con il saccheggio e l'incendio della casa del Popolo e di alcune sedi di associazioni operaie e sindacali[14]. A pochi chilometri di distanza, a Campi Bisenzio, un gruppo di fascisti spara sulla folla in piazza. Restano uccisi Giulio Maranghi, Gino Falcini e Gaetano Duilio Ciulli. Lo stesso giorno un camion di squadristi cade in un'imboscata presso Foiano della Chiana, dove pochi giorni prima una spedizione punitiva aveva assaltato la Camera del Lavoro. Tre fascisti restano uccisi. Il giorno seguente una possente colonna di squadristi, guidata da Tullio Tamburini, occupa il paese ed inizia ad assassinare sommariamente tutti coloro i quali sono sospettati di essere "sovversivi". L'occupazione fascista di Foiano si protrae per alcuni giorni e in totale verranno assassinate nove persone[15].

La sera del 21 aprile alcuni giovani fascisti uccidono a colpi di pistola, vicino al Ponte Coperto di Pavia, il principale dirigente del neonato Partito Comunista d'Italia nel pavese nonché ex segretario provinciale della Gioventù Socialista, Ferruccio Ghinaglia, ventunenne. Il giorno dopo il funerale del giovane comunista diventa un'imponente manifestazione di massa per il centro di Pavia.

Il 24 aprile ca. 290 squadristi accorsi a Bolzano da varie regioni italiane attaccano con bombe a mano, pistole e manganelli un corteo del Sindacato sudtirolese socialdemocratico (in tedesco Südtiroler Gewerkschaftsbund) che partecipava all'adunata in occasione della Fiera primaverile annuale.[16] Gli attacchi, chiamati fin dal principio nella stampa locale e in quella austriaca e tedesca "Bozner Blutsonntag"[17] ("domenica di sangue di Bolzano"), culminano nell'uccisione, a colpi di pistola, dell'insegnante di scuola elementare Franz Innerhofer di Marlengo, che si era rifugiato nel portone del palazzo Stillendorf, cercando di proteggere alcuni bambini.[18]

La sera del 29 aprile una squadra fascista assalta la sezione socialista di Santa Maria in Duno di Bentivoglio dove si stava esaminando il nuovo concordato mezzadrile. Viene assassinato il capolega Amedeo Lipparini[19].

Maggio[modifica | modifica wikitesto]

Il 1º maggio 1921 l'astensione dal lavoro è pressoché generale, i trasporti sono scortati da fascisti armati e fatti oggetto di colpi di arma da fuoco da socialisti e anarchici, sulla linea Pisa-Viareggio muore lo squadrista Pacino Pacini. A Romagnano Sesia i fascisti disperdono un corteo a colpi di pistola, uccidendo un comunista e ferendone due; conflitti a fuoco a Roma, Rieti, provincia di Milano e di Udine; ucciso un socialista a Ravenna, un anarchico e un cattolico a Cavriago, due militanti di sinistra a Piacenza, un ferroviere a Napoli. A Trieste viene ucciso il fascista Giovanni Comisso e in rappresaglia assaltato il quotidiano comunista Il Lavoratore. Assaltate Camere del lavoro e sedi socialiste in province di Bari, Rovigo ed Udine.

Il 2 maggio a Viareggio diversi gruppi di squadristi assaltano e vandalizzano la Camera del Lavoro e la Lega dei maestri d'ascia e calafati, di cui rubano il vessillo.

Il 5 maggio la provincia di Reggio Emilia è colpita da due spedizioni fasciste, entrambe con esiti mortali. A Luzzara infatti una squadraccia assassina l'anarchico Riccardo Siliprandi. A Rubiera, dove da mesi l'amministrazione e la dirigenza socialista sono oggetto di aggressione da parte dei fascisti, vengono uccisi dagli squadristi i comunisti Nino Neviani, di soli diciassette anni, e Armando Morselli. Il 7 maggio ad Argenta una squadraccia fascista tortura ed assassina l'ex-consigliere comunale socialista Natale Gaiba[20].

L'8 maggio 1921 avvengono i fatti di Cittadella: per liberare cinque squadristi arrestati dai Reali Carabinieri, squadre d'azione provenienti da varie località del Veneto assaltano la locale stazione dei carabinieri. Tre squadristi e il comandante della guarnigione rimangono uccisi negli scontri.

Pietro Marsich, Segretario del Fascio di Udine

Tra il 10 e l'11 maggio 1921 un gran numero di squadristi armati di moschetti e alla guida di Pietro Marsich, reduci da una spedizione a Borgomeduna di Pordenone ai danni di alcuni sindacalisti, del sindaco e dell'avvocato Giuseppe Ellero (che pochi giorni dopo sarà eletto deputato nelle file dei socialisti) assaltano il quartiere di Torre. Vengono respinti dalle barricate erette dagli abitanti scesi in armi ma riescono comunque a entre in Torre, devastandola, quando le barricate vengono smobilitate a seguito delle promesse di un ufficiale alla testa di alcuni reparti del Regio Esercito che garantisce sicurezza ai resistenti capeggiati da Pietro Sartor, salvo poi non mantenere gli accordi presi. Le violenze fasciste origineranno uno sciopero di tre giorni[21][22].

Il 16 maggio a Viareggio vengono uccisi Nieri e Paolini durante scontri tra opposte fazioni politiche.

Il 19 maggio viene ucciso da un anarchico nella stazione di Rimini il dirigente fascista locale Luigi Platania. Tre giorni dopo una colonna di squadristi bolognesi, di ritorno da una serie di spedizioni punitive nel riminese, attacca il villaggio di Santa Giustina e uccide tre civili (Ferdinando Samuelli Amati, Pierino Vannoni e Salvatore Sarti)[23].

Il 27 maggio, durante una spedizione punitiva notturna, i fascisti uccidono il comunista Ernesto Loschi nei dintorni di Novellara[24]. Pochi giorni dopo il comune emiliano fu commissariato.

Giuseppe Di Vagno, Ritratto di Nicola Macina, 1922

Il 30 maggio, a Conversano durante le celebrazioni per la vittoria nelle elezioni politiche del socialista Giuseppe Di Vagno un gruppo di fascisti locali, aiutati da una squadra proveniente da Cerignola, attenta senza successo alla vita del neo eletto deputato. Nella sparatoria muore il socialista Cosimo Conte e rimangono feriti 9 contadini. Tra gli attentatori rimane ucciso uno degli aggressori fascisti, tale Ingravalle. Di Vagno in questa occasione si salva, ma sarà comunque il primo deputato ucciso dai fascisti solo pochi mesi dopo.[25]

Giugno[modifica | modifica wikitesto]

Lo squadrista senese Rino Daus, ucciso dai socialisti a Grosseto il 29 giugno 1921

Il 2 giugno durante una spedizione punitiva a Carrara, una squadraccia, capitanata da Amerigo Dumini e Dino Castellani, assassina il socialista Renato Lazzeri e sua madre Giselda Bianchi, frappostasi tra i fascisti e suo figlio nel tentativo di salvare la vita a quest'ultimo.

Tra il 28 e il 30 giugno avvengono i primi scontri a Grosseto, fino ad allora non toccata dalla guerra civile. Il 28 una squadra d'azione di Siena compie una spedizione a Grosseto, percuotendo antifascisti fino a contare un morto e cinque feriti. Il giorno successivo avviene l'agguato a Rino Daus, di guardia al bivacco squadrista a Porta Nuova, con conseguente rappresaglia fascista contro la Camera del lavoro, la tipografia de Il Risveglio e vari luoghi di ritrovo socialisti e comunisti. Il 30, ancora per vendicare la morte di Daus, numerose squadre d'azione convergono su Grosseto in assetto di guerra, sconfiggendo antifascisti e carabinieri e occupando la città. Muoiono tre squadristi e si contano trenta feriti.

Luglio[modifica | modifica wikitesto]

L'on. Guido Bergamo, alla testa dei resistenti in occasione dell'assalto squadrista a Treviso

Il 6 luglio 1921 a Cà Tron di Roncade una quindicina di squadristi provenienti dal Fascio di Piove di Sacco dà seguito alle minacce contro il sindacalista socialista Rampin, impegnato a supportare le proteste dei contadini locali, e cala in due fasi sul paese devastando le abitazioni del sindacalista e di un suo sostenitore che viene malmenato prima che la popolazione riesca ad allontanare gli squadristi. Il 9 luglio 1921 a Sant'Ambrogio in Fiera un manipolo di una quindicina di fascisti giunti a bordo di un camion proveniente da Cà Tron assalta e devasta la locale cooperativa del lavoro affiliata al PSI con petardi, rivoltelle e fucili e provocano disordini in tutto il quartiere causando due feriti.

Tra il 12 e 14 luglio 1921 ha luogo l'assalto squadrista a Treviso, città in cui il radicamento fascista è molto ridotto, a fronte dell'attivismo dei Popolari e dei Repubblicani che si riferiscono rispettivamente ai deputati Luigi Corazzin e Guido Bergamo, quest'ultimo reduce interventista di sinistra, volontario, ex ufficiale, pluridecorato.

Una massa di circa 1500 squadristi armati di moschetti, mitragliatrici ed esplosivi di vario tipo e mobilitati tra 247 Fasci diversi di almeno 7 province raggiunge Treviso su decine di camion, mette fuori uso la stazione telegrafica della città e occupa la città agli ordini di Gino Covre (segretario del fascio di Udine), Pietro Marsich (alla guida del Fascio di Venezia) mettendo base e comando nell’albergo Stella D’oro.

Gli squadristi assaltano e devastano la tipografia del giornale repubblicano La Riscossa e la Casa dei Repubblicani situate presso via Manin, la tipografia dei giornali dei Popolari Il Piave e La Vita del Popolo, nonché le sedi del PPI e delle sue cooperative presso piazza Filodrammatici, incendiano l’officina dei fratelli Ronfini, devastano numerosi locali pubblici, feriscono, malmenano diversi passanti e almeno un carabiniere, tentano una sortita contro il quartiere di Fiera dove sono respinti a fucilate e giungono a minacciare e intimidire la prefettura e le forze dell'ordine. Nei giorni seguenti un rastrellamento porterà all'arresto e alla traduzione al carcere cittadino di Santa Bona di una cinquantina di squadristi[26][27][28].

Il 21 luglio 1921 si verificano i cosiddetti fatti di Sarzana. All'alba circa cinquecento squadristi toscani prepararono una spedizione punitiva contro la città di Sarzana con lo scopo di liberare Renato Ricci, uno dei massimi esponenti dello squadrismo, incarcerato per le violenze compiute nei mesi precedenti. I fascisti però trovarono la strada sbarrata da un reparto di Guardie regie e carabinieri, e dopo un breve scontro a fuoco con questi, i fascisti in parte si asserragliarono nella stazione ferroviaria, e in parte fuggirono per i campi trovando l'opposizione dei cittadini, i quali esasperati da mesi di violenze diedero la caccia ai fuggitivi. Nel pomeriggio le istituzioni locali accondiscendenti con i fascisti, liberarono Ricci e prepararono un treno per evacuare gli squadristi. I fatti di Sarzana rappresentano uno dei pochi episodi di resistenza antifascista spontanea in risposta alle iniziali violenze squadriste.

Sull'eco dei fatti di Sarzana, nella notte tra il 21 ed il 22 luglio a Cascina i fascisti guidati dal ras Domenico Serlupi entrano in una trattoria intimando all'oste Luigi Benvenuti di issare la bandiera a lutto e ai presenti alzarsi in piedi in omaggio agli squadristi morti. Ne nasce una rissa dove Serlupi spara e uccide Benvenuti e un fascista (quest'ultimo involontariamente)[29]. Lo stesso Serlupi nello scontro rimedia una coltellata che ne causerà la morte il giorno successivo. Sempre sull'onda di questi avvenimenti una squadraccia il 23 luglio assassina a Santo Stefano a Macerata di Cascina Archimede Bartoli, figlio di un consigliere comunale socialista[29].

Il 24 luglio 1921 avviene il massacro di Roccastrada. Durante la spedizione formata da circa 70 fascisti (25 di Grosseto, 5 di Firenze, circa 40 di Pisa), a seguito del ferimento a morte di un componente della squadra d'azione, vengono uccisi 10 uomini scelti casualmente (fra i quali anche due anziani e uno storpio), alcuni dei quali di fronte ai familiari.[30] 15 mandati d'arresto contro comunisti e anarchici catturati, 33 contro i fascisti rimasti latitanti. Lo stesso giorno a Piombino due fascisti rimangono uccisi dall'esplosione dell'ordigno che essi stessi stavano confezionando.

Agosto[modifica | modifica wikitesto]

Tito Zaniboni e Giacomo Acerbo, firmatari del patto di pacificazione tra socialisti e fascisti.

La notte tra il 2 ed il 3 agosto, durante una spedizione punitiva a Praticello di Gattatico, rimane ucciso lo squadrista Italo Tedeschi.

Il 3 agosto 1921 viene firmato il Patto di pacificazione tra fascisti e socialisti, ma le violenze da ambo le parti continuano. L'11 agosto a Suzzara fascisti travestiti da Arditi del Popolo aprirono il fuoco nella piazza del paese. Resta ucciso l'undicenne Dante Poli.

Il 14 agosto a Canolo di Correggio, il piccolo proprietario terriero Aristodemo Cocconi, socialista, è assassinato da una squadraccia durante una spedizione punitiva.

Il 19 agosto, mentre Gavorrano viene occupata dagli squadristi, i carabinieri cercano di bloccare alle porte del paese i socialisti locali accorsi nel frattempo dalle miniere e decisi a cacciare i fascisti[31]. Negli scontri con i militi muore l'Ardito del Popolo Giovanni Pastasio.

Settembre[modifica | modifica wikitesto]

Il 4 settembre a Mezzolara di Budrio un gruppo di socialisti assalta un ritrovo fascista per vendicare una bastonatura avvenuta il giorno precedente[32]. Negli scontri muore Ferdinando Brazzi, che passava casualmente sul posto, e resta ferito mortalmente il socialista Aldo Vecchi. I fascisti approfittano della morte di Brazzi per scatenare un clima di terrore contro la locale giunta rossa. Budrio è occupato da squadre fasciste, il sindaco è bastonato e costretto la dimissioni così come i suoi assessori. Viene letteralmente assediato nella sua casa per alcuni giorni il segretario della Camera del Lavoro Luigi Fabbri.

Tra il 12 e il 13 settembre avviene l'occupazione di Ravenna. Durante i festeggiamenti per il sesto centenario dalla morte di Dante, tremila squadristi comandati da Balbo, Grandi, Caradonna e Misuri entrano a Ravenna, assaltano la Camera del Lavoro, sedi di partiti e cooperative socialiste e bastonano preti.

Giuseppe Di Vagno

Il 25 settembre a Mola di Bari il deputato socialista Giuseppe Di Vagno, già oggetto di aggressione fascista mesi prima a Conversano, viene ferito a colpi di pistola e bomba a mano da una squadra fascista. Muore il giorno successivo.

Il 26 settembre 1921 avvengono i fatti di Modena. Un commissario di polizia viene percosso dagli squadristi, in quanto non si è tolto il cappello di fronte a un gagliardetto di reduci di guerra. Ne seguono tensioni tra le due parti, che provocano sanguinosi scontri che provocano la morte di tre guardie regie e di otto squadristi con numerosi feriti, tra cui il deputato Marco Vicini. Viene sollevato dall'incarico il questore e arrestati il commissario di polizia e due agenti.

Ottobre[modifica | modifica wikitesto]

La sera del 7 ottobre, il giorno dopo che era terminato lo sciopero ai cantiere navale di Monfalcone, i cantierini Giuseppe Nicolausig e Dioniso Rizzardini vengono assassinati a colpi di pistola da due fascisti nei pressi dello stabilimento monfalconese[33][34].

Novembre[modifica | modifica wikitesto]

Il 4 novembre il sindacalista e Ardito del Popolo Umberto Degoli rimane ucciso in uno scontro a fuoco durante l'assalto alla sede del fascio di Cadelbosco di Sopra (RE)[35].

Tra il 9 e il 13 novembre è organizzato a Roma il congresso costitutivo del Partito Nazionale Fascista (PNF). Squadristi affluiscono da tutta Italia nella capitale. Il 9 novembre, alla stazione ferroviaria di San Lorenzo, i fascisti uccidono il ferroviere Guglielmo Farsetti[36]. Nei giorni successivi tutto San Lorenzo (all'epoca un quartiere popolare caratterizzato da una forte presenza operaia e artigiana) è teatro di una tenace lotta di strada contro i fascisti, che nelle campagne da una squadraccia, inseguito e ferito mortalmente a bastonate.non riescono a prevalere contro la resistenza degli abitanti[37];Si registrano scontri in tutta la città; in cinque giorni il bilancio è di sette morti e duecento feriti. L'11 novembre il politico socialista cremonese Attilio Boldori è sorpreso

Il 13 novembre a San Martino in Rio (RE) il comunista Agide Barbieri è ucciso da un fascista di Carpi.

1922[modifica | modifica wikitesto]

Febbraio[modifica | modifica wikitesto]

Il 15 febbraio una spedizione punitiva di fascisti spezzini viene affrontata da un gruppo di socialisti a Serra di Lerici. Un fascista ucciso ed il socialista Stefano Gabriele Paita rimane ferito mortalmente[38]. Morirà due settimane dopo.

Marzo[modifica | modifica wikitesto]

Il 3 marzo 1922, nello Stato libero di Fiume, i fascisti guidati da Francesco Giunta, alleati ai nazionalisti e appoggiati anche dal 26º battaglione di fanteria[39] di stanza a Fiume, mossero all'assalto del palazzo del governatore occupandolo. Questa è una versione dei fatti esclusivamente di parte e soprattutto non trova conferma nei documenti dell'epoca, vedi documenti dell'archivio fiumano e libro "Fiume-10 gennaio 1921-23 marzo 1922" di Ernesto Cabruna Capo del Consiglio Militare. Il governatore Riccardo Zanella fu costretto a rassegnare le dimissioni. Giovanni Giuriati fu nominato commissario straordinario.

Il 12 marzo una colonna di squadristi fascisti spara contro alcuni socialisti a Coenzo di Sorbolo, muoiono i socialisti Vincenzo Amadei e Mario Rabaglia[40]. Lo stesso giorno una squadra fascista ferisce mortalmente a bastonate il segretario del PSI di Puianello di Quattro Castella Armanno Taneggi che morirà il giorno seguente. A Scandiano un gruppo di fascisti ferisce il socialista Alfredo Incerti Rinaldi che spirerà qualche giorno dopo come conseguenza di una bastonata[41].

Il 19 marzo un gruppo di fascisti impegnati aggredisce e uccide il socialista Armando Arduini davanti alla moglie e ai figli di quest'ultimo presso un'osteria di Villa Seta di Cadelbosco di Sopra[42]. Lo stesso giorno, alle porte di Cascina, viene assassinato dai fascisti Comasco Comaschi, anarchico e carismatica guida degli Arditi del Popolo della zona[43].

La sera del 29 marzo un gruppo di fascisti assassina in un agguato il socialista Ugo Mezzini ad Idice di San Lazzaro di Savena[44][45].

Aprile[modifica | modifica wikitesto]

Il 2 aprile a Marti, in provincia di Pisa, viene assassinato in un agguato da alcuni fascisti Alvaro Fantozzi, segretario della Camera del Lavoro di Pontedera[46].

Maggio[modifica | modifica wikitesto]

Il 1º maggio 1922 avvengono scontri su tutto il territorio nazionale durante la festa del lavoro. Vengono assaltate e date alle fiamme numerose Camere del lavoro e circoli e cooperative socialiste. Si conteranno alla fine della giornata sei morti socialisti e sei squadristi. Mussolini commenta sul Popolo d'Italia: "Da trent'anni a questa parte, non vi fu mai, nella storia del socialismo italiano, 1º Maggio più squallido e funereo di quello del 1922". Il 21 maggio è assassinato in un agguato a Piombino l'anarchico Lando Landi. La notte del 22 maggio una spedizione punitiva assalta la cooperativa della frazione reggiana di Pieve Modolena. Viene mortalmente ferito il socialista Evaristo Ferretti che spira quattro giorni dopo. Il 23 la Camera del Lavoro di Siena è devastata dai fascisti che picchiano il deputato Fabrizio Maffi. Lo stesso giorno a Venezia gli squadristi e i Cavalieri della Morte (formazione fascista dissidente) assaltano la locale camera del lavoro. Nei violentissimi scontri sono pestati a morte i socialisti Francesco Lanza e Bernardo Borile. Il 24 maggio, anniversario dell'entrata dell'Italia nella grande guerra, viene traslata la salma del bersagliere Enrico Toti a Roma. Mentre il corteo transita per il quartiere proletario di San Lorenzo vengono esplosi alcuni colpi. Inizia così una sparatoria che prosegue nel rione Testaccio. Muoiono due operai, un fascista e due guardie regie.

La notte tra il 25 ed il 26 maggio il caposquadra Celestino Cavedoni, ricercato dalla polizia per alcune violente spedizioni avvenute nei giorni precedenti, viene trovato morto dilaniato da un'esplosione in una strada dei sobborghi di Bologna[47].

Il 27 maggio 1922, per contrastare l'azione repressiva intrapresa contro lo squadrismo da parte del prefetto Cesare Mori, avviene l'occupazione di Bologna. Migliaia di squadristi ferraresi, modenesi e veneti si aggiungono ai bolognesi e occupano la città, comandate dal segretario del PNF Michele Bianchi. Vengono devastate sedi, cooperative e camere del lavoro socialiste e comuniste. Il ritiro avviene il 2 giugno, quando il governo richiama nella capitale il prefetto Mori, trasferendolo come da ultimatum dei fascisti.

La notte del 28 maggio un gruppo di squadristi penetra in una casa di San Giorgio di Cesena e ferisce mortalmente a revolverate il comunista Giovanni Collina che qui aveva, invano, cercato rifugio dalle persecuzioni fasciste.

Giugno[modifica | modifica wikitesto]

Il 22 giugno l'operaio socialista Demetrio Martinelli è ucciso da alcuni fascisti in via del Pratello a Bologna[48]. Il 29 giugno a Cusercoli di Civitella di Romagna il sindacalista socialista Domenico Piolanti è assassinato da un fascista alla presenza dei suoi due figli[49].

Luglio[modifica | modifica wikitesto]

Nel luglio del 1922 si intensificano le occupazioni delle città da parte delle squadre d'azione. Il 1º luglio è ucciso dai fascisti il consigliere comunale socialista di Castell'Arquato Pietro Bottarelli, mentre ad Andria (BA) è assassinato un fascista. Tra il 3 ed il 5 luglio colonne di fascisti guidati da Achille Starace attaccano Andria distruggendo la Camera del Lavoro, occupando il centro e costringendo l'amministrazione socialista alle dimissioni. Il 5 luglio, nel corso di una spedizione punitiva a Boretto, i fascisti uccidono il comunista Silvio Zani. La notte tra il 7 e l'8 luglio un gruppo di fascisti compie una spedizione punitiva contro una famiglia contadina antifascista a Gazzo: due contadini, tra cui una donna, e uno squadrista rimangono uccisi. Il 9 luglio è ucciso in una rissa un fascista a Casalino, l'anarchico Amadio Lucarelli è assassinato da una squadraccia nelle campagne di Piombino. Il 10 luglio le forze dell'ordine aprono il fuoco contro alcuni manifestanti che protestavano contro l'arresto di alcuni dirigenti socialisti a Lentini: quattro morti. Il 14 luglio una squadra fascista assalta un podere a Castenaso uccidendo il colono socialista Luigi Grilli e ferendo gravemente il fratello di quest'ultimo[50]. Il 15 luglio squadristi armati occupano Tolentino e devastano i circoli socialisti dopodiché si recano nelle cittadine vicine per compiere una serie di spedizioni punitive. Lo stesso giorno i fascisti di Farinacci iniziano ad occupare Cremona. Il 16 luglio si registrano gravi scontri nella frazione novarese di Lumellogno, dove una spedizione punitiva fascista viene contrastata dalla popolazione locale armata solo di vanghe e forconi. Dopo una violenta sparatoria gli squadristi sono costretti ad una fuga precipitosa nei campi per scampare alla collera della gente. Muoiono sei antifascisti ed un fascista mentre decine sono i feriti. Il 18-19 centinaia di squadristi, comandati da Cesare Maria De Vecchi, iniziano ad occupare Novara, dove negli scontri muore un fascista. Il 20 l'amministrazione socialista novarese è costretta alle dimissioni dalle violenze fasciste. Tra il 21 ed il 23 luglio i fascisti dilagano nella provincia di Novara dove distruggono e saccheggiano diversi circoli, cooperative e sindacati socialisti. Il 23 è assassinato dai fascisti l'assessore socialista di Barengo Antonio Bensi[51]. I fascisti di De Vecchi terminano le loro scorrerie a cavallo tra le province di Novara e Milano il 24 con l'incendio della cooperativa socialista di Magenta. Il 24 luglio a Rimini è ferito a colpi di pistola l'anarchico Nello Rossi e la fidanzata di quest'ultimo Olga Bondi che spirerà il giorno seguente[52].

Il 26 luglio si verificano scontri gravissimi tra militanti di vari partiti a Ravenna a causa della costituzione di un sindacato fascista durante un duro sciopero promosso dalla locale Camera del Lavoro. La tensione giunge tra le parti esplode in violenza fisica ed un birocciaio fascista è linciato dai suoi avversari. Le forze dell'ordine aprono allora il fuoco uccidendo nove manifestanti e ferendone almeno 24. Il 27 una spedizione punitiva fascista si scontra duramente con i comunisti a Cesenatico: muore uno squadrista bolognese. Centinaia di fascisti armati, su ordine di Italo Balbo e Dino Grandi, convergono su Ravenna, dove vengono devastate le sede delle cooperative (in presenza del segretario Nullo Baldini, circoli e sezioni di partiti antifascisti. Negli scontri muoiono due repubblicani ed un fascista. Una volta preso il controllo della situazione a Ravenna, il 30 luglio migliaia di squadristi dilagano nelle province di Ravenna e Forlì, dove si registrano numerose spedizioni punitive e numerose amministrazioni sono costrette alle dimissioni: è la cosiddetta "colonna di fuoco" di Balbo. Il 30 è conquistata dai fascisti Savona. Il 31 luglio viene proclamato dall'Alleanza per il lavoro lo sciopero legalitario per tutelare le libertà sindacali oltreché quelli individuali.

Agosto[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Sciopero legalitario e Fatti di Parma.
Barricate durante i Fatti di Parma dell'agosto 1922.

In conseguenza della proclamazione dello sciopero avvengono scontri violenti in tutto il territorio nazionale, con numerosissimi caduti sia fascisti sia socialisti che di forze dell'ordine. Il 1º agosto i fascisti assaltano e distruggono le Camere del Lavoro di Firenze, Siena e Vigevano. Il 2 agosto le squadre fasciste, comandate da Silvio Gai danno il via all'occupazione di Ancona: otto morti e la Camera del Lavoro bruciata. Lo stesso giorno fascisti convenuti dalle altre città toscane e guidati da Costanzo Ciano e Dino Perrone Compagni si lanciano all'assalto di Livorno[53]. Restano uccisi il consigliere comunale Pietro Gigli, il fratello di quest'ultimo e due militanti anarchici. Diversi circoli socialisti e la camera del lavoro livornese vengono devastati, mentre nei quartieri proletari scoppia una guerriglia urbana come forma di autodifesa contro le violenze fasciste che non vengono contrastate dalle forze dell'ordine. Il giorno seguente il sindaco Ubaldo Mondolfi e la giunta vengono costretti alle dimissioni a fronte di gravi minacce personali e i fascisti prendono il controllo della città. Sempre il 2 agosto, a Vicenza, è bruciata dai fascisti la Camera del Lavoro e il circolo dei ferrovieri. A Savona uno studente simpatizzante fasciste è ucciso in un agguato, a Sampierdarena, durante un assalto al locale circolo ferrovieri è ucciso uno squadrista, a Novi Ligure le squadre di Edoardo Torre distruggono la camera del lavoro. Gravi scontri ad Imola dove viene ucciso uno studente fascista impegnato in un'azione di repressione contro lo sciopero. Per rappresaglia viene assassinato poche ore dopo l'anarchico e mutilato di guerra Raffaele Virgulti[54]. A Bari gli antifascisti, guidati da Giuseppe Di Vittorio, difendono strenuamente la camera del lavoro per giorni dagli attacchi fascisti: muoiono gli operai Giusto Sale, Giuseppe Passaquindici e Vito Cafaro[55]. Il 3 viene occupato dai fascisti Palazzo Marino, sede del Comune di Milano. Gabriele D'Annunzio arringa dal balcone i fascisti celebrando il fatto. Costretta alle dimissioni l'amministrazione comunale di Pesaro. Vengono, tra l'altro, occupati dalle camicie nere i municipi di Milano, Pistoia, Varese, Alessandria, Firenze, Savona e vengono devastate le sedi e i circoli di socialisti e comunisti. Il 4 agosto riesplode la violenza a Livorno con l'uccisione da parte dei fascisti dell'ex-assessore Luigi Gemignani. Lo stesso giorno ad Alessandria è incendiato dagli squadristi il teatro del Popolo. Il 5 agosto una squadraccia assassina nel centro di Fano il socialista Giuseppe Morelli[56]. A Modena i fascisti incendiano la camera del lavoro e tre circoli sindacali[57]. A Milano i fascisti incendiano per la terza volta la sede dell'Avanti!. Lo stesso giorno nel capoluogo lombardo restano uccisi tre fascisti nel corso di spedizioni punitive. Il 7 agosto il segretario nazionale del PNF ordina la smobilitazione delle truppe e fa rientrare le squadre d'azione. Lo stesso giorno viene ucciso dalle guardie regie in un vicolo di Fano il comunista Amilcare Biancheria[56].

Negli stessi giorni avvengono i fatti di Parma. Nel quadro degli scontri finali precedenti alla Marcia su Roma, le squadre d'azione guidate da Italo Balbo assediano la città. Da una parte si trovano 10.000 squadristi, dall'altra il fronte unito antifascista composto da Arditi del Popolo e formazioni di difesa proletaria. Muoiono negli scontri circa 40 squadristi e 5 antifascisti. Il 6 agosto i fascisti lasciano l'assedio. I fatti di Parma rappresentano l'ultima grande vittoria antifascista.

Il 13 agosto il Comitato Centrale del PNF costituisce un "comando supremo di tre persone con il compito dell'esecuzione di ogni movimento di ordine militare che le circostanze e i programmi fascisti avessero a determinare".

Settembre[modifica | modifica wikitesto]

Il 22 settembre 1922, a Casignana, carabinieri e fascisti aprirono il fuoco contro i braccianti della cooperativa "Garibaldi", che avevano organizzato un'occupazione di terre di proprietà del principe di Roccella; rimasero uccisi l'assessore socialista Pasquale Micchia e due contadini, Rosario Conturno e Girolamo Panetta, mentre il sindaco Francesco Ceravolo rimase gravemente ferito; questo eccidio concluse tragicamente l'occupazione[58].

Ottobre[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Marcia su Roma.
Squadristi in marcia su Roma.

Il 1 e 2 ottobre avvengono i fatti della Marcia su Bolzano, ad opera di squadristi fascisti capeggiati da Achille Starace, con la violenta occupazione del municipio e la deposizione del sindaco Julius Perathoner, di lingua tedesca[59]. Il 4 ottobre 1922, all'inaugurazione del Fascio di Casignana partecipò Giuseppe Bottai; contro di lui furono sparati dei colpi di arma da fuoco, e una fucilata ferì al braccio un fascista che faceva parte del suo seguito; per ritorsione, gli squadristi devastarono la casa del presidente della cooperativa "Garibaldi", mentre i carabinieri arrestarono una decina di antifascisti[60]. A tali eventi si ispirò liberamente Mario La Cava per il suo romanzo I fatti di Casignana[61].

Tra il 27 e il 31 ottobre avviene la Marcia su Roma e l'occupazione contemporanea di pressoché tutti i centri cittadini italiani. La prima è Siena, la sera del 27, tutti gli altri tra il 28 e il 29, il 29 Mussolini ottiene l'incarico di formare un nuovo governo. Il 31 viene dato l'ordine di smobilitazione generale.

Conseguenze[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ RivoluzioniModen900 - Verso la violenza sistematizzataL’omicidio del fascista Mario Ruini
  2. ^ Mimmo Franzinelli, Squadristi, Milano, Oscar Mondadori, 2009, p. 48: "Un gruppo di anarchici assale in piazza Antinori un corte formatosi dopo l'inaugurazione del vessillo dei Fasci di avanguardia...
  3. ^ Istoreco - Centenario dell’incendio della cooperativa di Sant’Ilario d’Enza
  4. ^ Bruno Frullini, Squadrismo fiorentino, Selecta Editrice
  5. ^ Mimmo Franzinelli, Squadristi, Milano, Oscar Mondadori, 2009
  6. ^ Comune di Cascina - 8. Manifestare a caro prezzo
  7. ^ Mimmo Franzinelli, Squadristi, Milano, Oscar Mondadori, 2009, p. 312
  8. ^ Storie dimenticate - Mocci Pirro
  9. ^ Biblioteca Sala Borsa - INAUGURAZIONE DEL FASCIO A SAN GIOVANNI IN PERSICETO. UCCISIONE DI PIRRO MOCCI
  10. ^ Ragusa Oggi - In ricordo dell’eccidio fascista a Ragusa
  11. ^ Toscana Novecento - 13 aprile 1921: l’assassinio di Carlo Cammeo, segretario della Federazione socialista di Pisa
  12. ^ Biblioteca Franco Serantini - Assassinio di Carlo Cammeo
  13. ^ ToscanaNovecento - Vaiano: storia di una Casa del Popolo
  14. ^ Report - Val di Bisenzio, commemorazioni ad un secolo dalle violenze fasciste
  15. ^ La Nazione - Renzino: cent'anni fa la Domenica di sangue con dodici morti
  16. ^ Stefan Lechner, Der „Bozner Blutsonntag“: Ereignisse, Hintergründe, Folgen, in Hannes Obermair, Sabrina Michielli (a cura di), Erinnerungskulturen des 20. Jahrhunderts im Vergleich – Culture della memoria del Novecento a confronto (Hefte zur Bozner Stadtgeschichte/Quaderni di storia cittadina, 7), Bolzano, 2014. ISBN 978-88-907060-9-7, pp. 37–46.
  17. ^ (DE) Norbert Mumelter, 24. April 1921, der Bozner Blutsonntag und sein Todesopfer Franz Innerhofer - Gedenkschrift zur 60. Wiederkehr des Tages, Merano, 1981.
  18. ^ (DE) Stefan Lechner, "Die Eroberung der Fremdstämmigen". Provinzfaschismus in Südtirol 1921–1926, Innsbruck, Wagner, 2005. ISBN 3-7030-0398-7
  19. ^ Biblioteca Sala Borsa - ASSASSINIO DEL CAPOLEGA AMEDEO LIPPARINI
  20. ^ Comune di Argenta - Il preludio della rovina: la morte di Natale Gaiba e Don Giovanni Minzoni
  21. ^ Giuseppe Mariuz, Quando Torre decise di resistere agli squadristi in camicia nera, in il Messaggero Veneto, 20 aprile 2021.
  22. ^ Prime battaglie antifasciste: le Barricate di Torre di Pordenone del 1921, su friulisera.it, 14 luglio 2022.
  23. ^ Chiamamicittà - 22 maggio 1921 – L’eccidio fascista di Santa Giustina
  24. ^ Istoreco - Buco Nero: Violenza fascista contro Novellara 1921-2021
  25. ^ Guido Lorusso, Conversano in cento anni di vita politica e amministrativa 1880 - 1980 Rassegna di fonti documentarie (PDF), Edizioni del Sud, 1981, p. 64.
  26. ^ Francesco Scattolin, Assalto a Treviso. La spedizione fascista del 13 luglio 1921 – 2001, Cierre Edizioni, 2001, ISBN 8883140931.
  27. ^ Lucio De Bortoli e Amerigo Manesso, Squadristi veneti all'assalto di Treviso. 12-14 luglio 1921, ISTRECO, 2021, ISBN 9788894919202.
  28. ^ Assalto a Treviso - La Tribuna di Treviso 2 -14 luglio 2021 (PDF), su istresco.org.
  29. ^ a b Comune di Cascina - 7. Il sacrificio di un giovane socialista
  30. ^ Nicola Capitini Maccabruni, La Maremma contro il nazifascismo, Grosseto, La Commerciale, 1985
  31. ^ Il Giunco - 99 anni fa il giovane minatore Giovanni Pastasio fu ucciso dai fascisti
  32. ^ Biblioteca Sala Borsa - AGGUATI E RAPPRESAGLIE A MEZZOLARA E A BUDRIO
  33. ^ Il Piccolo - «Uno spazio da dedicare a Nicolausig e Rizzardini uccisi dai fascisti nel 1921»
  34. ^ Il Goriziano - Monfalcone, a cento anni dall'assassinio Monfalcone Meticcia chiede il ricordo di due giovani antifascisti
  35. ^ Istoreco - Al via una ricerca sulle vittime del primo fascismo a Fabbrico
  36. ^ Alessandro Portelli, L'ordine è già stato eseguito. Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria, Milano, Feltrinelli, 2012, p. 70.
  37. ^ Alessandro Portelli, L'ordine è già stato eseguito. Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria, Milano, Feltrinelli, 2012, pp. 70-72.
  38. ^ Città della Spezia - Verso il centenario dei Fatti della Serra, a febbraio convegno dell’Anpi lericina
  39. ^ Marina Cattaruzza, L'Italia e il confine orientale, Bologna, Società Editrice Il Mulino, 2007, p. 165
  40. ^ Istoreco - 12 – 19 marzo 1922 – Una settimana di ordinario squadrismo nella provincia di Reggio Emilia
  41. ^ Istoreco - Una settimana di ordinario squadrismo – 15 marzo – Alfredo Incerti Rinaldi
  42. ^ Istoreco - Una settimana di ordinario squadrismo – 19 marzo – Armando Arduini
  43. ^ Biblioteca Digitale Serantini - COMASCHI, Comasco
  44. ^ Storia e Memoria di Bologna - Mezzini Ugo
  45. ^ Biblioteca Sala Borsa - UCCISIONE DI UGO MEZZINI A SAN LAZZARO DI SAVENA
  46. ^ Biblioteca Franco Serantini - 2 aprile 1922. L’assassinio di Alvaro Fantozzi, segretario della camera del lavoro di Pontedera
  47. ^ Biblioteca Sala Borsa - LA MORTE DEL CAPOSQUADRA CELESTINO CAVEDONI
  48. ^ Storia e Memoria di Bologna - Martinelli Demetrio
  49. ^ Il Resto del Carlino - Le comunità ricordano il socialista Piolanti
  50. ^ Storia e Memoria di Bologna - Grilli Luigi
  51. ^ Comune di Baregno - Storia
  52. ^ Chiamami città - 25 luglio 1922 – A Rimini i fascisti uccidono Olga Bondi
  53. ^ Comune di Livorno - La lunga estate del 1922
  54. ^ Biblioteca Comunale di Imola - Sciopero nazionale, uccisione di Andrea Tabanelli e di Raffaele Virgulti
  55. ^ Pop History - Quando Bari cacciò i fascisti
  56. ^ a b Biblioteca Libero Pensiero - 5 AGOSTO 1922 - 5 AGOSTO 2006
  57. ^ Gazzetta di Modena - Il precedente. Cent’anni fa i fascisti incendiavano la Camera del Lavoro di Modena
  58. ^ Mimmo Franzinelli, Squadristi. Protagonisti e tecniche della violenza fascista 1919-1922, Milano, Mondadori, 2003, pp. 393-394.
  59. ^ Hannes Obermair, Sabrina Michielli (a cura di), Erinnerungskulturen des 20. Jahrhunderts im Vergleich - Culture della memoria del Novecento a confronto (Hefte zur Bozner Stadtgeschichte/Quaderni di storia cittadina, 7), Bolzano, Città di Bolzano, 2014. ISBN 978-88-907060-9-7, p. 52.
  60. ^ Mimmo Franzinelli, Squadristi. Protagonisti e tecniche della violenza fascista 1919-1922, Milano, Mondadori, 2003, pp. 192, 396.
  61. ^ Mario La Cava, I fatti di Casignana, Torino, Einaudi, 1974.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Saggi[modifica | modifica wikitesto]

  • Alberto Acquarone e Maurizio Vernassa, Il regime fascista, Bologna, Il Mulino, 1974.
  • Elio Apih, Italia, Fascismo ed Antifascismo nella Venezia Giulia (1918-1943), Bari, Editori Laterza, 1966.
  • Marco Bernabei, Fascismo e nazionalismo in Campania (1919-1925), Roma, Edizioni di storia e letteratura, 1975.
  • Manlio Cancogni, Storia dello squadrismo, Milano, Longanesi, 1959.
  • Giorgio Candeloro, Storia dell'Italia moderna. Volume ottavo. La prima guerra mondiale, il dopoguerra, l'avvento del fascismo, Milano, Feltrinelli, 1978.
  • Giampiero Carocci, Storia del fascismo, Newton, 1994.
  • Giorgio Alberto Chiurco, Storia della rivoluzione fascista, Vallecchi, 1929.
  • Ferdinando Cordova, Il fascismo nel mezzogiorno. Le Calabrie, Rubbettino, 2003.
  • Renzo De Felice, Mussolini il Rivoluzionario, Einaudi, 2005.
  • Renzo De Felice, Le interpretazioni del fascismo, Laterza, 2005.
  • Renzo De Felice, Autobiografia del fascismo, Bergamo, Minerva Italica, 1978.
  • Renzo De Felice, Breve storia del fascismo, Milano, Oscar Storia Mondadori, 2009.
  • Renzo De Felice, Mussolini il fascista, I, Torino, Einaudi, 1966.
  • Manfredo De Simone, Pagine eroiche della Rivoluzione Fascista, Casa Editrice Imperia, 1925. Ora in Ernesto Zucconi (a cura di), I Caduti dimenticati 1919-1924, Pinerolo, Novantico, 2002.
  • Del Fante, Giulio Giordani, martire del fascismo, Bologna, Galleri, 1934.
  • Angelo D'Orsi, La rivoluzione antibolscevica, Milano, Angeli, 1985.
  • Fabio Fabbri, Le origini della guerra civile, Utet, 2009.
  • Mimmo Franzinelli, Squadristi, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2003.
  • Bruno Gatta, Gli uomini del Duce, Milano, Rusconi, 1986.
  • Giovanni Gentile, Origini e dottrina del fascismo, Istituto Nazionale di Cultura Fascista, 1934.
  • Antonio Gramsci, Socialismo e fascismo: l'Ordine Nuovo 1921-1922, Einaudi, 1966.
  • Asvero Gravelli, I canti della Rivoluzione, Nuova Europa, 1926.
  • Giordano Bruno Guerri, Fascisti, Milano, Oscar Mondadori (Le scie), 1995.
  • Emilio Lussu, Marcia su Roma e dintorni, Milano, Mondadori, 1968.
  • Adrian Lyttelton, Cause e caratteristiche della violenza fascista, in Bologna '20, Bologna, Cappelli, 1982.
  • Paolo Nello, L'avanguardia giovanile alle origini del fascismo, Bari, Laterza, 1978.
  • Giuseppe Pardini, Roberto Farinacci ovvero della Rivoluzione Fascista, Le Lettere, 2007.
  • Milan Pahor, 90 anni fa i fascisti incendiarono a Trieste la “Narodni dom” Archiviato il 5 marzo 2014 in Internet Archive., in Patria indipendente VII (2010), pp. 29–34.
  • Giuseppe Pardini, Roberto Farinacci ovvero della Rivoluzione Fascista, Le Lettere, 2007.
  • Giorgio Pini, Duilio Susmel, Mussolini l'uomo e l'opera, tre voll., Firenze, La Fenice, 1954.
  • Francesco Perfetti, Fiumanesimo, sindacalismo e fascismo, Bonacci, 1988.
  • Sven Reichardt, Camicie nere, camicie brune, Bologna, Società Editrice Il Mulino, 2009.
  • Luca Leonello Rimbotti, Fascismo di sinistra, Roma, Settimo Sigillo, 1989.
  • Massimo Rocca, Il primo fascismo, Roma, Volpe, 1964.
  • Cesare Solaris, Gli arditi di Milano nella Rivoluzione Fascista, Seb, 2008.
  • Attilio Tamaro, Venti anni di storia, Roma, Editrice Tiber, 1953.
  • Angelo Tasca, Nascita e avvento del fascismo. L'Italia dal 1918 al 1922, a cura di Sergio Soave, Firenze, La Nuova Italia, 1995. (La prima edizione francese apparve a Parigi nel 1938; la prima edizione italiana, con una nuova prefazione dell'autore, a Firenze nel 1950; ulteriore edizione Bari, Laterza 1965, con una premessa di Renzo De Felice).
  • Nicola Tranfaglia, La prima guerra mondiale e il fascismo, TEA, 1995.
  • Roberto Vivarelli, Storia delle origini del fascismo. L'Italia dalla grande guerra alla marcia su Roma, 3 voll., Bologna, Il Mulino, 1991.

Diari personali[modifica | modifica wikitesto]

  • Bruno Frullini, Squadrismo fiorentino, Vallecchi, 1933.
  • Mario Piazzesi, Diario di uno squadrista toscano, Seb, 2010.

Periodici e giornali[modifica | modifica wikitesto]

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]