Coordinate: 43°37′14.52″N 13°30′14.4″E

Porto di Ancona

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Porto di Ancona
Panorama sul porto di Ancona
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione  Marche
Provincia  Ancona
ComuneAncona
Maremare Adriatico
Infrastrutture collegateSS 681
Tipoturistico, mercantile, peschereccio, sede di cantieri navali
GestoriAutorità di sistema portuale del Mar Adriatico Centrale
Passeggeri1.654.821 (2010[1])
Traffico merci8.520.523 (2010[1])
Profondità fondali2 - 14 m
Lunghezza max imbarcazioni100-300 m
Coordinate43°37′14.52″N 13°30′14.4″E
Mappa di localizzazione: Italia
Porto di Ancona
Voce principale: Ancona.

Il porto di Ancona (sigla internazionale IT AOI) è un porto situato nella parte più interna del golfo di Ancona ed è perciò nel suo nucleo più antico un porto naturale, che il colle del Duomo protegge dalle onde; è il primo porto italiano per traffico internazionale di veicoli e passeggeri[2][3].

È tra i primi porti dell'Adriatico per le merci; un quarto delle attività di importazione ed esportazione tra la Grecia e l'Europa transita per il porto di Ancona[4]; sia per questo motivo, sia per il consistente flusso di viaggiatori diretti nei paesi del Mediterraneo orientale, quello di Ancona è uno dei dodici porti internazionali italiani, uno degli ottantatré scali strategici dell'Unione europea[5]. È un terminale di due corridoi delle reti transeuropee dei trasporti: il corridoio Scandinavo-Mediterraneo e il corridoio Baltico-Adriatico[6].

Per ciò che riguarda la pesca, i mercati ittici di Ancona sono nel loro insieme al secondo posto nell'Adriatico[7] e al sesto posto in ambito nazionale[8]; per tonnellate di stazza lorda, la flotta peschereccia dorica è al terzo posto in Italia e al primo in Adriatico[9], mentre in termini di volume sbarcato è la terza in Italia e la seconda in Adriatico[10]. Inoltre, in questo scalo è situato uno dei quattro centri nazionali di ricerca sulla pesca: l'Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine, organo del CNR[10][11].

È inoltre un importante centro della cantieristica navale italiana, essendo sede di uno stabilimento della Fincantieri e di quattro cantieri specializzati[12].

Lavorano al porto di Ancona 6.528 addetti: 5.998 nei settori privati, di cui 3.686 nel settore cantieristico, e 530 lavoratori delle pubbliche amministrazioni[13][14]. Per questi motivi lo scalo dorico è considerato la più grande industria delle Marche[15].

Nel 387 a.C. i greci di Siracusa fondarono la città di Ancona proprio per la presenza del porto naturale e le diedero il nome di Ankón, ossia "gomito", proprio in riferimento al promontorio roccioso simile ad un braccio piegato, che protegge lo scalo dalle onde. Nel corso dei secoli, il porto è stato poi più volte ampliato con opere di protezione ed è attualmente sede dell'Autorità di sistema portuale dell'Adriatico centrale, che comprende anche i seguenti porti di rilevanza regionale: Pesaro, Fano, Civitanova Marche, San Benedetto del Tronto, Porto San Giorgio, oltre ai porti di Pescara e Ortona in Abruzzo[16].

Il porto greco

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Lo stesso argomento in dettaglio: Ankón.
Rovescio della moneta greca di Ancona, con rappresentazione simbolica del porto: il braccio piegato indica il promontorio e le due stelle soprastanti alludono alla sua funzione protettrice nei confronti delle onde, rappresentando i Dioscuri, patroni dei naviganti.
L'Arco di Traiano, sulle banchine del porto, eretto nel I sec. d.C. dedicato all'imperatore per aver "reso più sicuro l'accesso d'Italia, avendo ampliato a sue spese questo porto", come si legge sull'iscrizione.

Sin dal XIII secolo a.C. sono testimoniati scambi commerciali tra il porto naturale di Ancona e la Grecia, l'Istria e la Dalmazia; questi contatti erano mediati dai navigatori micenei.

Dal X secolo a.C. il porto era un emporio greco-piceno, costituito da magazzini, strutture portuali e da una serie di edifici abitati da greci che conservavano le proprie tradizioni e, pur non avendo la sovranità del territorio, vivevano in piena autonomia. Gli abitanti autoctoni, dal canto loro, facevano da tramite tra i greci e i mercati dell'entroterra, dove infatti si ritrovano manufatti di produzione ellenica[17].

L'importanza dell'emporio anconitano era dovuta anche al fatto che esso era uno dei terminali della via dell'ambra, che partiva dal mar Baltico, e di quella dello stagno, che iniziava dalla Cornovaglia e dalla Germania. Attraverso gli empori di Ankón e di Numana i Greci si rifornivano anche di grano, ed esportavano olio, vino e, dal VII secolo a.C., manufatti del loro artigianato artistico, come mostrano i ritrovamenti nell'area picena, specie gli oggetti in bronzo e le ceramiche[18].

I Dori siracusani, che nel 387 a.C. fondarono la città di Ancona, si fermarono in questo luogo per le possibilità che il porto naturale offriva. La costa infatti qui forma un gomito roccioso che offre un riparo naturale dalle onde; da questa posizione geografica deriva il nome di Ancona: ankón in lingua greca significa "gomito". Nella stessa moneta greca di Ancona compare l'immagine del braccio piegato, che richiama il nome della città, sovrastato dalle due stelle dei Dioscuri, protettori dei naviganti, per ricordare la funzione protettiva del promontorio a forma di gomito nei confronti dei flutti marini.

Il porto greco della città corrisponde all'area compresa tra l'attuale molo traianeo e l'attuale Lazzaretto, come concordano gli studiosi moderni[19], anche se la tradizione storiografica[20] localizzava il porto greco più a nord, nell'area attualmente occupata dai Cantieri navali.

Tra i prodotti dell'agricoltura locale esportati attraverso il porto, Strabone[21] cita il vino, descritto di particolare bontà, e il grano, che parimenti viene definito "buono", oltre che "abbondante"; ciò era particolarmente apprezzato dai Greci della madrepatria, che importavano questo cereale in grandi quantità, data l'insufficiente produzione locale. Tra i prodotti dell'industria esportati, le fonti antiche parlano della porpora, che secondo Silio Italico[22] poteva competere con quelle famose di Sidone e della Libia.

Il porto di Traiano

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Lo stesso argomento in dettaglio: Traiano § Porto di Ancona.

Nel periodo romano il porto fu notevolmente ampliato, soprattutto dall'imperatore Traiano, che ordinò la costruzione del primo tratto dell'attuale Molo Nord. Per ricordare quest'opera, che rendeva più sicuro l'accesso all'Italia[23], il Senato e il popolo romano fecero costruire nell'area portuale l'Arco di Traiano, presumibilmente opera dell'architetto di fiducia dell'imperatore, Apollodoro di Damasco, eretto intorno al 100 d.C..

In età romana si esportavano dal porto di Ancona i prodotti dell'industria e dell'agricoltura della regione circostante; come in età greca, in particolare si esportavano la porpora[24], il vino e il grano[25].

Il porto medievale

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Lo stesso argomento in dettaglio: Repubblica di Ancona.

La repubblica marinara

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Il porto di Ancona nel XVI secolo, raffigurato nella Galleria delle carte geografiche ai Musei vaticani (Ignazio Danti)

I Saraceni durante i loro saccheggi alla città, avvenuti nel IX secolo, danneggiarono anche il porto e razziarono le statue in bronzo dorato presenti sull'Arco di Traiano.

Dall'XI secolo, nel periodo del libero comune e della Repubblica di Ancona[26], le strutture portuali furono restaurate e il porto fu fortificato ed ampliato; si estendeva dall'attuale molo Luigi Rizzo agli scogli su cui oggi sorge il Lazzaretto. Furono le intense attività portuali, dirette soprattutto verso il Mediterraneo orientale, che permisero alla città di reggersi per circa cinque secoli come repubblica marinara; l'alleanza con la Repubblica di Ragusa consentì alle due città portuali di resistere alla potenza marittima veneziana, che specialmente in Adriatico era soverchiante.

L'Ancona medievale si sviluppò gradatamente lungo tutto l'arco portuale, da nord a sud, nell'area compresa tra il colle Guasco, dominato dal Duomo di San Ciriaco, ed il colle Astagno, dov'era collocata Porta Capodimonte, che allora era la principale via d'accesso da terra alla città.

La Repubblica di Ancona inviava consoli ed aveva fondachi e colonie in molti porti d'Oriente[27]. A Costantinopoli vi era il fondaco forse più importante, dove gli anconetani avevano una propria chiesa, Santo Stefano; inoltre nel 1261 venne loro accordato il privilegio d'avere una cappella nella basilica di S. Sofia[28][29]. Altri fondachi anconitani erano in Siria (a Laiazzo e a Laodicea), in Romania (a Costanza), in Egitto (ad Alessandria), a Cipro (a Famagosta), in Palestina (a San Giovanni d'Acri), in Grecia (a Chio), in Asia Minore (a Trebisonda). Spostandosi verso occidente, fondachi anconitani erano presenti nell'Adriatico a Ragusa e a Segna, in Sicilia a Siracusa e a Messina, in Spagna a Barcellona e a Valenza, in Africa a Tripoli[30].

Mentre gli anconitani di ogni classe sociale si dedicavano direttamente ai traffici marittimi, lo smistamento via terra delle merci importate era affidato invece a mercanti ebrei, lucchesi e fiorentini. Dal Levante giungevano nel porto di Ancona spezie e medicamenti di ogni tipo, coloranti, profumi, mastice, seta, cotone, zucchero di canna, allume; dalla Dalmazia arrivava invece legname (da Segna), sale (da Pago), metalli (da Fiume), pellami, cera, miele (soprattutto da Ragusa, ma anche da Zara, Traù e Sebenico). Questi prodotti erano poi esportati via terra, attraverso un itinerario commerciale che toccava Firenze, la Lombardia, le Fiandre e terminava in Inghilterra[31][32].

Via terra giungevano nel porto di Ancona: panni pregiati da Firenze e dalle Fiandre; dalle Marche olio, grano, vino, sapone, panni, carta di Fabriano e di Pioraco; dall'Abruzzo lo zafferano, dal Montefeltro il guado. Questi prodotti erano poi esportati via mare in Oriente e in Dalmazia[31].

Rotte, fondachi e consolati della Repubblica di Ancona

L'assedio del 1173

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Lo stesso argomento in dettaglio: Assedio di Ancona (1173).
Dipinto di Francesco Podesti raffigurante una scena dell'assedio del 1174. Si noti l'Arco di Traiano e, dietro esso, il porto.

Durante l'assedio del 1173, il porto venne occupato dalla flotta veneziana, che agiva in appoggio all'esercito dell'imperatore Federico Barbarossa che circondava Ancona dalla parte di terra. L'assedio era dovuto a due motivi concomitanti: anzitutto la pretesa veneziana di dominare l'Adriatico incontrastata, poi la politica imperiale che non accettava liberi comuni nei suoi domini italiani e perciò tentava di sottomettere la città.

Dopo sei mesi, durante i quali rifulsero le gesta di Stamira e di Giovanni da Chio, l'assedio terminò con la vittoria anconitana.

La partenza di San Francesco per l'Oriente

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Il 24 giugno 1219 San Francesco d'Assisi scelse il porto di Ancona quale punto d'imbarco per Damietta in Egitto, dov'era in corso la Quinta crociata[33]. Ivi giunto con 11 compagni, sorretto da una precisa concezione missionaria, chiese al legato pontificio Pelagio il permesso di avventurarsi con i suoi confratelli nel territorio musulmano. Il suo scopo era di predicare i valori della fede cristiana al sultano al-Malik al-Kamil ed ai suoi uomini, e quindi far cessare le ostilità. In occasione del suo soggiorno ad Ancona in vista della partenza per l'Egitto, San Francesco, secondo la tradizione[34], dalle banchine del porto indicò ai suoi confratelli l'allora boscoso colle Astagno come luogo in cui edificare il primo convento e la prima chiesa francescana di Ancona. Si tratta della Chiesa di San Francesco ad Alto (oggi sede del Distretto Militare di Ancona), la cui denominazione "ad Alto" sarebbe derivata dalle parole stesse del santo di Assisi, pronunciate mentre indicava il luogo. Tornato dall'Egitto e visto che l'edificio realizzato era troppo grande, ricordò ai frati che non voleva che le loro chiese fossero ricche e troppo ampie[35]. La partenza per l'Oriente di San Francesco è ricordata da un altorilievo bronzeo posto lungo la calata Nazario Sauro.

Il declino del porto di Ancona e la sua rinascita con il porto franco del 1732

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Lo stesso argomento in dettaglio: Luigi Vanvitelli § Ad Ancona.
Disegno con il quale Luigi Vanvitelli illustrò il suo progetto per il porto di Ancona. In primo piano il molo nuovo e l'Arco Clementino; sullo sfondo, a destra, il Lazzaretto di Ancona.

Dopo il viaggio di Colombo in America e il conseguente spostamento dei traffici dal Mediterraneo all'Atlantico, il porto di Ancona, come del resto tutti gli altri porti italiani, subì dalla metà del XVI secolo un declino; inoltre, nel 1532 la città perse la sua indipendenza, passando alle dirette dipendenze dello Stato Pontificio. L'insieme di queste circostanze portò nel XVII secolo ad una drastica diminuzione del traffico portuale, ridotto a quello strettamente locale.

Per vedere una ripresa dei traffici internazionali, bisognò attendere fino al 14 febbraio 1732, quando papa Clemente XII concesse alla città il porto franco e incaricò Luigi Vanvitelli di progettare e realizzare l'ampliamento e l'ammodernamento del porto; l'architetto, leggendo attentamente la struttura geografica del porto e della città, progettò tre opere, che ancor oggi caratterizzano lo scalo dorico:

  • un nuovo molo, il Molo Clementino, prolungamento dell'antico molo di Traiano, avente lo scopo di aumentare l'area del bacino portuale;
  • una nuova porta di accesso alla città dal porto: l'Arco Clementino;
  • un nuovo Lazzaretto, su una grande isola artificiale pentagonale appositamente realizzata, allo scopo di dotare il porto di tutto ciò che serviva a renderlo adeguato alle esigenze del XVIII secolo: una grande struttura sanitaria di isolamento per i viaggiatori provenienti da paesi preda di epidemie, una fortificazione di protezione, degli ampi magazzini per le merci.

Vanvitelli con queste opere ridisegnò completamente il porto, rispettandone la forma naturale ed anzi traendo ispirazione da essa. Al centro dell'arco portuale, l'architetto progettò la Chiesa del Gesù, richiamante con la forma curva della sua facciata l'andamento curvo del porto, che domina dall'alto.

La costruzione di una nuova e più ampia strada di accesso alla città da nord e, lungo essa, l'apertura di Porta Pia e l'edificazione del rione degli Archi furono la naturale conclusione di una stagione di rinascita dei traffici e in generale della città, che divenne nuovamente sede di comunità straniere dedite alla navigazione: la greca, la schiavona (ossia dalmata ed albanese) e l'armena.

Queste opere furono alla base di un nuovo periodo di floridi traffici del porto, che portarono alla rinascita della città.

Il porto nelle due guerre mondiali

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La corazzata austro-ungarica Santo Stefano alla fonda, prima dell'affondamento nel corso dell'impresa di Premuda

Durante la Prima guerra mondiale il porto di Ancona fu una delle basi dei MAS, fra le più pericolose per la marina austriaca sull'Adriatico. Dalla base di Ancona partì la nota impresa di Premuda, opera di Luigi Rizzo e Giuseppe Aonzo, che portò all'affondamento della corazzata austriaca Santo Stefano. Proprio per questo fu oggetto di una incursione austriaca[36]. Inoltre si ricorda che il porto fu bombardato nello stesso giorno in cui l'Italia entrò in guerra, nel corso del bombardamento della costa adriatica del 24 maggio 1915.

Durante la Seconda guerra mondiale il porto rivestì un ruolo importante nel 1944, durante l'avanzata delle truppe alleate dal sud al nord della penisola: per permettere regolari rifornimenti navali alle truppe anglo-americane, il II Corpo polacco ebbe il compito di liberare la città il 18 luglio 1944, mentre gli anglo-americani liberavano il porto di Livorno.

L'area portuale subì gravissimi danni nel corso dei bombardamenti alleati, dato che il comando tedesco era situato su una nave ormeggiata nella parte più interna e che il cantiere navale di Ancona e il porto stesso erano obiettivi strategici. Nel dopoguerra si provvedette celermente alla ricostruzione.

I corridoi di trasporto transeuropei - interessano il porto di Ancona quello Scandinavo-Mediterraneo (in rosso magenta) e quello Baltico-Adriatico (in blu)
La lanterna rossa, meta di passeggiate al termine del molo nord

Il porto di Ancona è ai primi posti in Italia in tre settori: quello del flusso internazionale di passeggeri, quello della pesca e quello dei cantieri navali. Nel settore del traffico mercantile si trova invece al 16º posto in Italia, anche se tra i primi in Adriatico.

Nel suo complesso, il porto di Ancona è la più grande industria delle Marche[15], con più di 6.000 lavoratori complessivi, tra cui[37]:

  • 500 circa nelle pubbliche amministrazioni direttamente competenti sulle attività portuali;
  • 3.000 circa nei cinque cantieri navali;
  • 1.700 circa addetti al traffico passeggeri e merci (agenzie marittime, portuali, terminaliste e spedizionieri, pubblici esercizi, attività commerciali)
  • 50 circa nei servizi tecnico-nautici (piloti, ormeggiatori, rimorchiatori).
  • 200 circa nella nautica da diporto;
  • 800 circa nella pesca commerciale.

Il porto di Ancona si trova lungo due corridoi delle reti transeuropee dei trasporti: il corridoio Scandinavo-Mediterraneo e il corridoio Baltico-Adriatico e in entrambi i casi ne rappresenta uno dei terminali[6].

Traffico internazionale di passeggeri

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Per il traffico internazionale, sia per il numero di vetture imbarcate, sia per il numero di passeggeri, la posizione del porto di Ancona oscilla tra il primo e il secondo posto in Italia, con una media di circa oltre 1,5 milioni di passeggeri e 200.000 TIR ogni anno[38]. Le destinazioni dei traghetti sono[39]: Zara e Spalato (Croazia), Antivari (Montenegro), Durazzo (Albania), Igoumenitsa, Patrasso e Corfù (Grecia). I traghetti sono del tipo "ro/pax", ossia navi di notevoli dimensioni che trasportano sia passeggeri (anche con la propria auto), sia TIR.

Per i dettagli, si veda la sezione "Destinazioni dei traghetti".

Il porto peschereccio, nel canale del mandracchio, intorno al Lazzaretto

Le attività pescherecce del porto di Ancona hanno una rilevanza nazionale: esso è ai primi posti in Italia per quantità di volume sbarcato e per le tonnellate di stazza lorda della sua flotta di pescherecci. I mercati ittici di Ancona sono nel loro insieme al secondo posto nell'Adriatico[40] e al sesto posto in ambito nazionale[8] mentre in termini di volume sbarcato è la terza in Italia e la seconda in Adriatico[10].

La flotta peschereccia di Ancona, per tonnellate di stazza lorda, è al terzo posto in Italia e al primo in Adriatico[9]; è composta da circa 130 motopescherecci che praticano la pesca a strascico e volante; 50 che praticano la pesca delle vongole e altri 30 che praticano la piccola pesca. I marinai imbarcati si aggirano intorno alle 800 unità[41].

La zona peschereccia del porto di Ancona, il mandracchio, è attrezzata con tre scali di alaggio, un pontile, un magazzino per le forniture ai pescherecci, tre gru per il sollevamento dei pescherecci, quattro carrelli elevatori per lo sbarco del pescato, tre officine meccaniche, distributori di benzina e di gasolio, due impianti per la fornitura di ghiaccio con produzione giornaliera di 200 quintali ed un congelatore per la conservazione del pesce. L'approvvigionamento idrico avviene per mezzo di cinque colonnine erogatrici[42].

Le specie ittiche più pescate sono le seppie e i calamari tra i molluschi, i merluzzi, le triglie, gli sgombri, le sogliole e le rane pescatrici tra i pesci, gli scampi e le pannocchie tra i crostacei[43].

Nei pressi del mandracchio è situato uno dei quattro centri nazionali di ricerca sulla pesca: l'Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine, organo del CNR[10][11]. La sede del CNR di Ancona fu fondata nel 1968 come Laboratorio di Tecnologia della Pesca, poi divenuto Istituto Ricerche sulla Pesca Marittima (IRPEM). Nel 2001 diventa sede secondaria dell'Istituto di Scienze Marine del CNR (ISMAR), per poi entrare nell'Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine (IRBIM). L'istituto studia gli organismi marini, gli ecosistemi e la biodiversità dei mari; tra i suoi scopi ci sono il supporto allo sviluppo della pesca sostenibile[44].

Sin dal 1933 si teneva nel porto di Ancona la "Fiera Adriatica della Pesca" che diventò presto "Fiera Internazionale della Pesca e degli Sport Nautici". Durante la Seconda guerra mondiale il quartiere fieristico fu interamente distrutto. Ricostruito in breve tempo, venne inaugurato nel 1948 e assunse di nuovo carattere internazionale nel 1955. Negli anni ottanta il quartiere fieristico fu rinnovato e portato a 12 000 m² di superficie espositiva divisi in due padiglioni ed un centro congressi, in cui si tenevano circa 250 convegni annui[45]. Per decisione della giunta della regione Marche, dopo più di settant'anni di vita, la Fiera della Pesca non viene più allestita dal 2012 (72ª edizione); i suoi padiglioni furono demoliti nell'anno successivo[46].

Il panfilo "Silver Wind", varato ad Ancona dal cantiere ISA Yachts, del gruppo Palumbo
Lo stabilimento di Ancona della Fincantieri
Festa del mare del 2009
La sede dell'Autorità Portuale (ex stazione marittima) al molo Santa Maria

Traffico merci

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Per le merci in container è al quarto posto tra i porti italiani dell'Adriatico e al sesto comprendendo anche quelli sloveni e croati[47][48]. Un quarto delle attività di importazione ed esportazione tra la Grecia e l'Europa transita per il porto di Ancona[4]. Le destinazioni commerciali più frequenti sono: Il Pireo e Salonicco (Grecia), Smirne, Istanbul e Mersin (Turchia), Limassol (Cipro), Beirut (Libano), Porto Said e Suez (Egitto)[49].

La realizzazione delle banchine 26, 27, 28 e 29, dedicate alle merci e con un fondale di 14 metri, rende il porto di Ancona, insieme a quello di Trieste, l'unico porto dell'Adriatico con queste caratteristiche[50].

Cantieri navali

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Per quanto riguarda i cantieri navali, nel porto di Ancona sono presenti i cinque seguenti cantieri, che per qualità e fatturato sono tutti di un'importanza che esula dai confini nazionali[51].

Dall'estate 2005 anche alcune navi da crociera fanno scalo nel porto di Ancona. Il traffico crocieristico ha portato, nel 2009, 75.445 passeggeri;[53] mentre nel 2010 sono stati 135.858, +80% rispetto all'anno precedente.[1]. Molti crocieristi visitano la città durante la sosta o prima dell'imbarco.

Percorso pedonale nel porto antico

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Nel luglio del 2015 è stato inaugurato un percorso pedonale che attraversa il porto dallo Scalo Vittorio alla Lanterna rossa, ossia l'area più antica dello scalo dorico; inoltre, l'area del molo Luigi Rizzo è stata destinata a manifestazioni varie aperte alla cittadinanza. Ciò è stato possibile grazie all'abbattimento delle barriere doganali che si frapponevano tra città e la riva delle banchine portuali. Il percorso, pedonale e ciclabile, è segnalato con una fascia rossa dipinta sul suolo[54]. La Festa del mare di Ancona ha il suo cuore proprio lungo le banchine del porto antico.

Sistema portuale dell'Adriatico centrale

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Il porto di Ancona è sede dell'Autorità di sistema portuale dell'Adriatico centrale, sin dall'istituzione di questi enti, nel 2016[55], che hanno gli scopi istituzionali di gestione e organizzazione di beni e servizi nel rispettivo ambito portuale, oltre che il ruolo strategico di indirizzo, programmazione e coordinamento del sistema dei porti della propria area.

Il sistema portuale di Ancona comprende anche i porti marchigiani di Falconara Marittima, Pesaro e San Benedetto del Tronto, e quelli abruzzesi di Pescara e Ortona. Comprende 215 km di costa che si estendono fra le Marche e l'Abruzzo. Il porto di Ancona è uno degli 83 scali strategici dell'Unione europea, dichiarati tali dalla Commissione europea[5].

Nel porto di Ancona, lungo le calate, i moli, le darsene, gli scali e il mandracchio, ci sono più di trenta banchine, adibite a varie funzioni, secondo la tabella seguente[56]:

molo o calata o darsena banchina funzioni lunghezza fondale elettrificazione
Molo della Lanterna
(parte del Molo nord)
banchina - Corpo dei piloti del porto 200 m -10 m
Molo Clementino
(parte del Molo nord)
banchina 1 Nucleo nautico VV.FF.
Guardia Costiera
200 m -10 m
Molo Luigi Rizzo banchina 2 servizi 60 m -10 m
Molo Luigi Rizzo banchina 3 rimorchiatori 120 m -10 m elettrificata[57]
Molo Luigi Rizzo banchina 4 servizi 120 m -10 m
Darsena San Primiano banchina 5 servizi 100 m -10 m
Darsena San Primiano banchina 6 servizi 100 m -10 m
Calata Guasco banchina 7 servizi 170 m -10 m
Molo Karol Wojtyla banchina 8 traghetti 125 m -8,5 m elettrificazione appaltata[58]
Molo Karol Wojtyla banchina 9 traghetti 110 m -9,5 m elettrificazione appaltata[58]
Calata Nazario Sauro banchina 10 Capitaneria di porto
Ufficio delle dogane
Polizia di frontiera
110 m -7 m
Molo Santa Maria banchina 11 traghetti 150 m -8,5 m elettrificazione appaltata[58]
Molo Santa Maria banchina 12 traghetti
sede dell'Autorità portuale
Nucleo CITES dei Carabineri
80 m -8,5 m
Molo Santa Maria banchina 13 traghetti 150 -10,5 m elettrificazione appaltata[58]
Calata della Repubblica (Scalo Vittorio) banchina 14 traghetti 195 m -10,5 m
Molo XXIX settembre banchina 15 crociere
merci
200 m -10,5 m elettrificazione appaltata[58]
Molo XXIX settembre banchina 16 traghetti 120 m -8,5 m elettrificazione appaltata[58]
Calata Giovanni Di Chio banchina 17 riservato 200 m -7 m elettrificata[58]
Mandracchio banchina - pesca 1.100 m -2 -4 m
Lazzaretto rivellino piccola nautica da diporto
sedi sportive: sub - vela
200 m -
Molo Sud banchina 18 merci 110 m -8,5 m
Molo Sud banchina 19 merci 80 m -12,5 m
Molo Sud banchina 20 merci 170 m -12,5 m
Molo Sud banchina 21 merci 170 m -12,5 m
Molo Sud banchina 22 merci 200 m -12,5 m
Darsena Marche banchina 23 merci 265 m -11 m
Darsena Marche banchina 24 merci 150 m -11 m
Darsena Marche banchina 25 merci 260 m -11 m
Darsena Marche banchina 26 merci 200 m -14 m
Darsena Marche banchina 27 merci 200 m -14 m
Darsena Marche banchina 28 merci 200 m -14 m
Darsena Marche banchina 29 merci 320 m -14 m
Marina Dorica banchina nord porto turistico 200 m da -2,5 a 5 m
Marina Dorica banchina sud porto turistico 200 m da -2,5 a 5 m
Marina Dorica banchina est porto turistico 200 m da -2,5 a 5 m
Marina Dorica banchina ovest porto turistico 200 m da -2,5 a 5 m
Fincantieri - allestimento 800 -10[59]
Fincantieri - carenaggio 210 -10[59]
Darsena dei cantieri specializzati banchine del Cantiere navale ISA allestimento e carenaggio 445[60] -
Darsena dei cantieri specializzati banchine del Cantiere navale CRN allestimento e carenaggio 400[61] -
Darsena dei cantieri specializzati banchina del Cantiere navale delle Marche allestimento e carenaggio 110 -
Darsena dei cantieri specializzati - sede della Lega Navale
sedi sportive: canottaggio - vela
200 -
Totale - - 9,670 km -
Veduta da est

Destinazioni dei traghetti

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Nel porto di Ancona transitano oltre 1.500.000 di passeggeri annui[53], per le destinazioni elencate nella tabella sottostante[39]:

Destinazione Compagnia Frequenza Tempo di percorrenza
Bandiera dell'Albania Durazzo (Durrës) Bandiera dell'Italia Adria Ferries 9 itinerari settimanali 16 ore
Bandiera della Croazia Spalato (Split) Bandiera della Croazia Jadrolinija
Bandiera dell'ItaliaSNAV
3 itinerari settimanali
8 itinerari settimanali
9 ore
11 ore
Bandiera della Croazia Cittavecchia di Lesina (Stari Grad - Hvar) Bandiera dell'ItaliaSNAV sospeso[62] 6:45 ore
Bandiera della Croazia Zara (Zadar) Bandiera della Croazia Jadrolinija 3 itinerari settimanali 8 ore
Bandiera della Grecia Igoumenitsa (Igoumenitsa) Bandiera della Grecia Anek Lines - Superfast Ferries[63]
Bandiera della Grecia Bandiera dell'Italia Minoan Grimaldi
7 itinerari settimanali
7 itinerari settimanali
18 ore
20:30 ore
Bandiera della Grecia Patrasso (Pátra) Bandiera della Grecia Anek Lines - Superfast Ferries[63] 6 itinerari settimanali 24 ore
Bandiera della Grecia Corfù (Kérkyra) Bandiera della Grecia Anek Lines - Superfast Ferries
|Bandiera della Grecia Bandiera dell'Italia Minoan Grimaldi
1 itinerario settimanale
2 itinerari settimanali
18:30 ore
19:30 ore
Bandiera del Montenegro Antivari (Bar) Bandiera dell'Italia Adria Ferries 2 itinerari settimanali 13 ore
Bandiera della Turchia Cesme (Çeşme) Bandiera della Turchia Marmara-Lines sospeso[64] 72 ore

Collegamenti viari e ferroviari

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Collegamento tra porto e rete autostradale

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Veduta del porto di Ancona nel XIX secolo, dipinto di Barnaba Mariotti
Statua di Traiano, che nel I sec. d.C. ampliò il porto di Ancona, e veduta sulle banchine

Da molti anni esiste il problema sulla carenza delle infrastrutture necessarie a collegare l'area portuale con la rete autostradale. Il porto si trova infatti all'interno della città, zona non adatta a sostenere il notevole traffico generato da uno scalo marittimo. Attualmente l'unica via che conduce verso l'Autostrada A14 attraversa inoltre un quartiere della città, Torrette, diminuendovi la qualità della vita.

Nel corso degli anni sono stati presentati numerosi progetti per la soluzione di questo problema, e con l'alternarsi delle amministrazioni comunali ne sono state proposti diversi senza che nessuno sia stato portato a compimento. Si è discusso per anni sull'opportunità di realizzare un'uscita a sud o a nord, fino a decidersi per la direzione sud. Il risultato di questa decisione contrastata è la SS 681, della quale nel 2004 è stato realizzato solo un troncone a quattro corsie che poi si è deciso di non completare, a causa dell'alto prezzo in termini di qualità ambientale che la strada avrebbe comportato: il progetto prevedeva la demolizione di un certo numero di abitazioni di un certo valore storico-architettonico[65] e il passaggio dell'arteria al di sopra di parte di due popolosi quartieri cittadini (Vallemiano e Piano San Lazzaro). Inoltre, nel tracciato previsto, alcuni tratti avevno pendenze eccessive per i mezzi pesanti[66] Il troncone realizzato è stato comunque utilizzato, come principale collegamento viario tra porto e città.

Abbandonate le ipotesi nord e sud, il progetto perseguito e, finalmente, condiviso da tutti, è stato per anni quello dell'"uscita ad ovest". Si trattava di una strada che avrebbe dovrebbe collegare il porto ad un nuovo casello (Ancona ovest) dell'Autostrada Adriatica A14, uscendo dalla città attraverso una lunga galleria, in modo da diminuire drasticamente l'impatto ambientale. A causa di possibili problemi geologici lungo il tracciato, l'ipotesi di uscita ad ovest è stata successivamente abbandonata nel 2016.

Nel 2019 si è tornati quindi alla direzione nord[67] e nel 2024 ed è stata finalmente approvata l'apertura, per 148 milioni di euro di investimento complessivo, di una nuova infrastruttura stradale lunga 2,5 km, che collegherà in modo diretto con il porto la Statale 16 (i cui lavoro di raddoppio sono in corso) e quindi l'Autostrada adriatica; la stima del tempo di percorrenza è di 3 minuti. Il tracciato comprende un viadotto di 285 metri e due gallerie rispettivamente di 650 metri e 470 metri[68].

Collegamento tra porto e rete ferroviaria

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Il porto è servito da uno scalo merci ferroviario.

La stazione di Ancona Marittima, che collegava il porto con la stazione centrale, è stata dismessa, dopo un denso dibattito politico ed anche proteste di piazza[69][70], il 13 dicembre 2015.[71][72][73]. Nel 2022 la RFI ha progettato la riattivazione della stazione marittima di Ancona; essa è stata a tal fine inserita nel documento strategico della mobilità ferroviaria del Ministero delle Infrastrutture, nonostante il parere contrario dell'amministrazione comunale in carica in quel periodo[74]. Anche l'assessore regionale alla mobilità si è dichiarato nel 2021 favorevole alla riapertura della stazione[75].

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    • Guglielmo Heyd Le colonie commerciali degli Italiani in Oriente nel Medioevo, Volume 1;
    • Alberto Guglielmotti Storia della marina Pontificia dal secolo ottavo al decimonono, Volume 1; Antonio Leoni, Istoria d'Ancona Capitale della Marca Anconitana, Volume 1;
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    • Susanna Avery-Quash, Carlo Crivelli, Pinacoteca di Brera Crivelli e Brera, Mondadori Electa, 2009 (pagina 127)
    • per la colonia di Famagosta: Rivista storica italiana, Volume 88, Edizioni 1-2, Edizioni scientifiche italiane, 1976 (pagina 215)
    • per la colonia di Alessandria vedi anche: Ogier d'Anglure, Le saint voyage de Jherusalem du Seigneur d'Anglure, testo del 1412 edito nel 1878 a Parigi da Bonnardot e Longnon (in questo testo Ancona è chiamata "Enconne" e gli anconitani "enconitains")
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