La costa dei Trabocchi è il litorale della provincia di Chieti, così chiamato per la presenza di numerosi trabocchi, pittoresche macchine da pesca in legno su palafitta, sparse lungo tutta la costa. Per la qualità del mare che vi si affaccia, i comuni compresi nel litorale sono stati insigniti con la Bandiera Blu dell'Unione Europea. Vi si trovano diverse tipologie di spiagge, con un'alternanza tra coste basse e sabbiose (o a ciottolame) e coste alte e rocciose. Un'altra caratteristica è la presenza di numerose insenature, in particolare nella zona ortonese (un esempio è il golfo di Venere, così chiamato per l'abbazia sovrastante, San Giovanni in Venere, raffigurato nella foto). La vegetazione circostante è tipicamente mediterranea, come la lecceta di Torino di Sangro, protetta anche dall'omonima Riserva Naturale.
Nel VI secolo, Histonium (Vasto), insieme ad Ortona e Amiternum (Pescara), baluardi bizantini in collegamento con la Pentapoli marchigiana, furono fulcri della resistenza imperiale.
Nel X secolo i Bizantini riconquistano la Puglia settentrionale e il Gargano, ridando impulso allo sviluppo dei centri costieri che aprono al commercio marittimo le comunità agrarie della retrostante regione collinare. Gli sconvolgimenti politici del territorio bizantino nel XI secolo sono estranei ai porti abruzzesi, i quali poterono sfruttare a loro vantaggio la crescente domanda di viveri da parte di Venezia con la quale inizia una discreta relazione commerciale fino al consolidamento delle città portuali che avverrà con Federico II.
Nel 1340Lanciano, con 6.500 abitanti è la città più popolosa d'Abruzzo. La costa seguì le vicende che si svolsero nel Regno di Napoli, passando prima agli Angioini, poi agli Aragonesi. Nel 1506 forti scosse di terremoto si ebbero in Frentania. Si registrarono gravi danni ad Ortona, dove tre contrade furono distrutte, causando centinaia di morti.
Durante la seconda guerra mondiale i territori costieri, e dell'intera provincia furono particolarmente interessati, a causa della presenza della Linea Gustav che seguiva il fiume Sangro, testimoniata dai molti riconoscimenti al valor militare con cui sono stati insigniti molti comuni della zona per il loro contributo.
L'abbazia di San Giovanni in Venere è un complesso monastico composto da una basilica e dal vicino monastero, situato a Fossacesia, su un colle adiacente al mare. La derivazione del nome Venere è da attribuire alla presenza nel luogo dove ora sorge l'abbazia di un tempio pagano intitolato a Venere, risalente all'80 a.C. Il primo nucleo del monastero si ebbe nel 540, quando un frate, Martino, fece demolire il tempio, costruendovi un cellario. Tuttavia recenti scavi hanno riportato alla luce resti di un edificio di culto paleocristiano databile intorno al VI-VII secolo. Tra il 2006 e il 2007 ulteriori ritrovamenti archeologici dovuti alla pavimentazione della piazza antistante la basilica hanno riportato alla luce una necropoli italica del V secolo a.C. Intorno all'anno Mille è documentata la prima espansione del monastero: i Conti di Chieti Trasmondo I e Trasmondo II fecero ampliare il cellario, trasformandolo in un'abbazia cassinese, e donarono agli abati vasti terreni e diritti di pedaggio sul vicino Portus Veneris. Nel 1043 all'abbazia fu concessa la protezione imperiale. Intorno al 1076, l'abate Oderisio I, temendo l'avanzata dei Normanni verso la Contea di Chieti, fece fortificare il monastero fondando il castrum di Rocca San Giovanni nel quale furono ospitate molte delle popolazioni sparse nelle campagne d'intorno di "Girli, Lentisco et altre Ville", alle quali nel 1200 l'Abbate Oderisio II concesse uno "statuto" di 31 capitoli, il più antico dell'area, conservato presso l'Archivio di Stato di Roma, Fondo della Congregazione dell'Oratorio, busta 502-5, fascicolo "Statuto di Rocca S. Giovanni".
Il Football Club Pro Vasto è una società calcistica di Vasto che attualmente milita in Serie D. Venne fondata nel 1902. Gioca le sue partite casalinghe nello Stadio Aragona, impianto capace di ospitare circa 5.500 spettatori.
Il calcio a Vasto nasce nel lontano 1902 attraverso alcuni studenti della Regia Scuola Tecnica "Gabriele Rossetti". Dalla confusa e scarna memorialistica d'inizio Novecento, maggiori notizie si hanno nel maggio1911 quando per iniziativa di un pastore evangelico inglese ed un discreto numero di appassionati (Michele Trivelli, Antonio Cieri, Giuseppe Peluzzo, Salvatore Celano, Cesario Valentini, Giuseppe Natarelli,...) venne fondata la "Società Sportiva Umberto I" con sede sociali in via del Lago, nelle vicinanze della scomparsa chiesa di San Pietro. La squadra iniziò l'attività disputando alcuni incontri amichevoli (Ortona, Roseto, San Vito) e con piccoli campionati provinciali. Nel frattempo anche la "Stella Azzurra" allestì una squadra calcistica, con divisa biancorossa. Si hanno in merito notizie di una amichevole in campo avversario con il "Teramo Gran Sasso", finita con il punteggio di 0-2 nel maggio1914.
La costa non si presenta simile nei vari tratti che la compongono, ma al contrario alterna notevolmente d'aspetto. Vi sono tratti di spiaggia bassa e sabbiosa (come a Francavilla, Ortona, Casalbordino, Vasto e San Salvo) e tratti a ciottolame (a Fossacesia, Torino di Sangro), oltre a tratti alti e rocciosi (a San Vito Chietino e Rocca San Giovanni). La fascia costiera si fa strada tra vallate e colli, che terminando sul mare formano paesaggi e ambienti naturali di vario genere.
Lu cellepiène (si pronuncia Cjiellipjiene) è un tipico dolce di San Vito Chietino, consumato in particolare nel periodo natalizio. Gli ingredienti consistono in farina, vino bianco, olio extravergine d'oliva, zucchero e marmellata d'uva con le bucce, dalla cui lavorazione si ottiene un dolce friabile fuori e morbido dentro. La più antica versione del cellepieno è quella "olio e vino", con ripieno di marmellata d'uva, cosparso di zucchero e cotto in forno. Tuttavia esiste anche la versione "all'uovo", con una pasta più morbida e decorata da zucchero a velo. Nel corso degli anni si sono sviluppate numerose ricette, simili nel contesto, per la preparazione del tipico dolce sanvitese, con l'aggiunta di altri ingredienti come spezie, ma le originali rimangono le versioni semplici, che rispecchiano le risorse disponibili ai tempi dell'invenzione del pasticcino, unite per creare questo dolce per allietare il palato.