Campi per l'internamento civile in Italia

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Uno dei pochi edifici rimasti del Campo di internamento di Ferramonti di Tarsia, in Calabria, che ospitava oltre 2 000 prigionieri.

I campi per l'internamento civile in Italia furono dei campi di prigionia istituiti in Italia, nelle sue colonie e nei territori occupati in Jugoslavia. Il primo fu il campo di concentramento di Nocra, in Eritrea, nel 1887.

Un notevole incremento nell'utilizzo dei campi avvenne sotto il regime fascista, durante il quale vennero eretti più del 90% dei campi di internamento totali. Essi operarono come campi di confino, concentramento e lavoro coatto ai fini di sottomettere i popoli nelle colonie (libici, somali, eritrei ed etiopi), per "purificare la razza italiana" (internando ebrei, sloveni, croati, serbi, bosniaci, albanesi, cinesi, rom e greci) e per i dissidenti politici antifascisti. In seguito all'Armistizio dell'8 settembre 1943 l'amministrazione dei campi passò dal Regno d'Italia alla Repubblica Sociale Italiana, che li convertì in campi di raccolta finalizzati alla deportazione nei campi di sterminio della Germania nazista, in primo luogo Auschwitz.

I campi d'internamento civile non vennero più ripristinati dal governo italiano dopo la guerra, e la Costituzione della Repubblica italiana del 1948 escluderà esplicitamente i campi dal sistema penitenziario. L'ultimo lager, il campo di concentramento di Danane, in Somalia, venne ufficialmente smantellato nel 1954, durante l'Amministrazione fiduciaria italiana della Somalia[1].

La misura durante il fascismo era simile al confino.

Nelle colonie

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Con l'acquisto da parte del governo italiano della baia di Assab, in Eritrea, nel 1882 ebbe ufficialmente inizio il colonialismo italiano. Fin da subito la presenza italiana fu fortemente osteggiata dalle popolazioni locali e il processo di espansione nel Corno d'Africa fu molto più lungo e faticoso del previsto. Per stroncare le rivolte e sottomettere le popolazioni africane non bastarono i sanguinosi saccheggi e rastrellamenti ad opera delle truppe italiane; si optò dunque per l'istituzione di un grande campo di concentramento punitivo, rivolto agli africani avversi all'imperialismo. Venne individuato come luogo ottimale l'isola di Nocra, al largo dell'Eritrea, per via delle pesanti condizioni climatiche. Nell'isola infatti le temperature possono raggiungere i 50 °C, e il tasso di umidità può arrivare al 90%. Ciò, unito alla scarsissima distribuzione di cibo e acqua (la razione era di 300 grammi di farina, 10 di tè e 20 di zucchero, razione non garantita quotidianamente), comportava frequentissimi ribellioni e tentativi di fuga, terminati sempre con l'esecuzione dei fuggitivi[2]. La più memorabile fu la fuga di massa tentata nel 1893.

Il tasso di mortalità a Nocra superava il 58% e i superstiti erano soliti perdere l'uso delle gambe a causa dello strazio fisico disumano[3].

A Nocra seguirono numerosi altri campi, presenti in tutte le colonie. I più grandi furono, nella Libia italiana, nelle città di Agedabia, El Algheila, Brega, El Maghrun e Soluch e, nella Somalia italiana, nella città di Danane.

Nella prima guerra mondiale

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In Italia i prigionieri degli imperi centrali durante la prima guerra mondiale furono detenuti in campi di internamento situati principalmente in Sardegna e, nel centro-nord Italia, nelle città di Alessandria, Avezzano, Asti, Cuneo, Voghera, Bracciano, Servigliano.[4] Circa 18 mila ungheresi furono raccolti a Vittoria in Sicilia.[5]

[Quando? Non chiaro, s'intitola "Nei Balcani" (e non è chiaro perché solo lì) senza specificare quando]

Il modello adottato (anche per gli ebrei) fu piuttosto quello dei campi di confino; agli internati era concessa una certa libertà di movimento e autonomia organizzativa e la possibilità di ricevere aiuti e assistenza dall'esterno. Il trattamento fu simile a quello di una prigionia e non fu affiancato da violenze antisemite fisiche o morali aggiuntive. Gli internati familiarizzarono con le popolazioni locali. Soprattutto gli ebrei non furono consegnati ai tedeschi e non furono soggetti a deportazione nei campi di sterminio.[6]

Le comunità ebraiche italiane si mobilitarono a sostegno dei loro correligionari internati attraverso l'istituzione della DELASEM (Delegazione per l'Assistenza degli Emigranti Ebrei), una società di assistenza per i profughi creata dall'Unione delle comunità israelitiche in Italia il 1º dicembre 1939 con l'assenso del regime.[7] Durante tutto il primo periodo bellico e fino all'8 settembre del 1943 la DELASEM poté svolgere legalmente un'opera fondamentale nell'assistenza dei profughi ebrei, rendendo meno dure le condizioni di vita nei campi, favorendo l'emigrazione di migliaia di internati e quindi sottraendoli di fatto allo sterminio. Poiché nei campi erano presenti anche molti cristiani cattolici ed ortodossi, anche la Chiesa attivò le proprie organizzazioni caritative a favore degli internati. La rete di rapporti che così si stabilì tra la DELASEM e alcuni vescovi e sacerdoti sarà decisiva per la continuazione delle attività dell'organizzazione in una condizione di clandestinità dopo l'8 settembre 1943.

Per gli slavi invece la situazione fu molto diversa, in quanto essi furono sottoposti ad una vera e propria azione di pulizia etnica nei territori occupati dall'Italia. In alcuni campi la popolazione civile slava fu soggetta a condizioni di vita inumane che portarono alla morte per stenti di migliaia di prigionieri (inclusi donne e bambini).[8]

Dopo la caduta di Benito Mussolini il 25 luglio 1943, molti dei campi furono aperti e i prigionieri li poterono abbandonare. Molti prigionieri però rimasero nei campi, non avendo semplicemente altro luogo in cui andare. Dopo l'8 settembre 1943 i campi situati nell'Italia meridionale (tra cui Ferramonti e Campagna) furono liberati dagli Alleati e i prigionieri rimastivi (inclusi molti ebrei) trovarono la libertà. Nel Centro-Nord la Repubblica Sociale Italiana trasformò alcuni dei campi in campi di raccolta e concentramento per gli ebrei (italiani e "stranieri"), ora soggetti a deportazione verso i campi di sterminio della Germania. Nuovi campi (Borgo San Dalmazzo, Fossoli, Bolzano, la Risiera di San Sabba) furono specificamente allestiti per le finalità dell'Olocausto.[9]

Campi in Italia

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Lo stesso argomento in dettaglio: Ebrei internati in Italia.

Lo storico Luciano Casali conta 259 campi d'internamento operanti sul suolo italiano[10].

In questa tabella sono riportati i dati riguardanti i 54 campi di cui si conosce il numero di internati.

Numero Nome del campo Città Tipo di campo Tipologia di internati Internati Operatività
1 Vittoria Vittoria, Sicilia Prigionieri di guerra ungheresi 18 000[11] 1915 - 1919
1 Arbe[12] Fiume, Dalmazia (oggi in Croazia) Civili uomini, donne, bambini, ebrei (internamento protettivo) 6 577 giugno 1942 - 17 settembre 1943
2 Fertilia Alghero, Sardegna Internamento civile Civili, per lo più croati 300 gennaio 1943 - agosto 1943
3 Mamula Cattaro, Dalmazia (oggi in Montenegro) Civili uomini e donne 540 giugno 1942 - 30 giugno 1943
4 Molat (Melada)[13] Zara, Dalmazia (oggi in Croazia) Civili 2 400 giugno 1942 - 9 settembre 1943
5 Renicci (Anghiari)[14] Arezzo, Toscana Civili dai 12 ai 70 anni, per la maggior parte jugoslavi 3 950 7 ottobre 1942 - aprile 1945
6 Chiesanuova[15] Padova, Veneto Internamento civile Civili jugoslavi, soprattutto croati 3 500 15 agosto 1942 - 1º luglio 1943
7 Monigo[16] Treviso, Veneto Internamento civile Civili jugoslavi 3 464 2 luglio 1942 - 8 settembre 1943
8 Gonars[17] Udine, Friuli-Venezia Giulia Internamento civile Civili jugoslavi ed oppositori politici 6 500 ottobre 1941 - 19 ottobre 1943
9 Čiginj (Cighino) Tolmino (Slovenia) Internamento civile Civili rastrellati nella provincia di Lubiana 600 6 marzo 1942 - aprile 1942
10 Visco[18] Udine, Friuli-Venezia Giulia Internamento civile Civili jugoslavi 3 272 gennaio 1943 - 11 settembre 1943
11 Poggio Terzarmata Gorizia, Friuli-Venezia Giulia Internamento civile Civili jugoslavi e italiani n\a settembre 1942 - 9 settembre 1943
12 Ferramonti[19] Cosenza, Calabria Ebrei, civili stranieri e apolidi 2 016 giugno 1940 - primavera 1944
13 Tremiti Foggia, Puglia Ebrei, "italiani pericolosi" (oppositori politici, pregiudicati per reati comuni e "allogeni" slavi), omosessuali[20] 2 300 settembre 1940 - estate 1943
14 Manfredonia[21] Foggia, Puglia Civili, "italiani pericolosi" (oppositori politici ma anche pregiudicati per reati comuni, "allogeni" slavi e individui sospettati di spionaggio e di "attività antinazionale"), rastrellati, ebrei, apolidi 228 16 giugno 1940 - 9 settembre 1943
15 Pisticci Matera, Basilicata Civili condannati dal Tribunale Speciale e sottoposti a internamento, "italiani pericolosi (oppositori politici, ma anche pregiudicati per reati comuni, "allogeni" slavi e individui sospettati di spionaggio e di "attività antinazionale"), polacchi, ufficiali greci, slavi 997 1940 - 13 settembre 1943
16 Monteforte Irpino Avellino, Campania "Italiani pericolosi" (oppositori politici, ma anche pregiudicati per reati comuni, "allogeni" slavi e individui sospettati di spionaggio e di "attività antinazionale") 104 giugno 1940 - ottobre 1943
17 Campagna[22] Salerno, Campania "Sudditi nemici" inglesi e francesi, ebrei, apolidi, tedeschi, austriaci, polacchi, fiumani, cecoslovacchi, slavi 369 15 giugno 1940 - 19 settembre 1943
18 Ariano Irpino Avellino, Campania "Italiani pericolosi" (oppositori politici, pregiudicati per reati comuni, "allogeni" slavi), "allogeni" della Venezia Giulia 86 luglio 1940 - 9 settembre 1943
19 Tossicia Teramo, Abruzzo Ebrei, cinesi, zingari jugoslavi 127 novembre 1941 - 26 settembre 1943
20 Tortoreto Teramo, Abruzzo Ebrei, apolidi, "allogeni" della Venezia Giulia, italiani responsabili di infrazioni annonarie 114 luglio 1940 - 6 settembre 1943
21 Notaresco Teramo, Abruzzo Ebrei stranieri, apolidi, civili italiani e stranieri 96 13 luglio 1940 - gennaio 1944
22 Nereto Teramo, Abruzzo Ebrei stranieri, apolidi, "allogeni" della Venezia Giulia, "italiani pericolosi"(oppositori politici, ma anche pregiudicati per reati comuni, "allogeni" slavi e individui sospettati di spionaggio e di "attività antinazionale"), jugoslavi, "sudditi nemici" 200 17 giugno 1940 - 1º febbraio 1944
23 Lanciano Chieti, Abruzzo Donne straniere appartenenti alla categoria dei "sudditi nemici", e degli "ebrei stranieri" 75 luglio 1940 - settembre 1943
24 Istonio Chieti, Abruzzo oppositori politici italiani 185 giugno 1940 - ottobre 1943
25 Isola del Gran Sasso Teramo, Abruzzo Ebrei italiani e stranieri, cinesi 147 giugno 1940 - ottobre 1943
26 Isernia[23] Campobasso, Molise "Italiani pericolosi" (oppositori politici, ma anche pregiudicati per reati comuni, "allogeni" slavi e individui sospettati di spionaggio e di "attività antinazionale"), jugoslavi, "sudditi nemici", ebrei italiani e stranieri, civili italiani e stranieri 139 ottobre 1940 - settembre 1943
27 Corropoli[24] Teramo, Abruzzo "Italiani pericolosi"(oppositori politici, ma anche pregiudicati per reati comuni, "allogeni" slavi e individui sospettati di spionaggio e di "attività antinazionale"), ebrei stranieri, civili greci, "sudditi nemici" britannici, jugoslavi 165 1º febbraio 1941 - maggio 1944
28 Civitella del Tronto Teramo, Abruzzo Civili greci, "sudditi nemici" britannici, belgi, cinesi 186 4 settembre 1940 - maggio 1944
29 Città Sant'Angelo Pescara, Abruzzo Civili jugoslavi 135 giugno 1940 - 8 settembre 1943
30 Agnone Campobasso, Molise "Sudditi nemici" (soprattutto cecoslovacchi e britannici), ebrei stranieri (soprattutto tedeschi e austriaci). In seguito il campo divenne misto (i prigionieri erano uomini e donne) e detenne anche zingari jugoslavi[senza fonte] 155 14 luglio 1940 - 21 giugno 1943
31 Bagno a Ripoli Firenze, Toscana Ebrei stranieri e italiani, apolidi, "sudditi nemici" (inglesi, francesi, greci, norvegesi, russi in particolare) 180 luglio 1940 - 22 settembre 1943
32 Montalbano/Rovezzano Firenze, Toscana "Italiani pericolosi" (oppositori politici, ma anche pregiudicati per reati comuni, "allogeni" slavi e individui sospettati di spionaggio e di "attività antinazionale"), jugoslavi 56 maggio 1941 - estate 1944
33 Civitella in Val di Chiana/ Villa Oliveto Arezzo, Toscana "sudditi nemici", ebrei stranieri, prigionieri inglesi deportati dalla Libia 90 luglio 1940 - 9 giugno 1944
34 Capannori, Colle di Compito[25] Lucca, Toscana prigionieri politici, ebrei, civili, prigionieri militari inglesi luglio 1940 - giugno 1944
35 Fabriano Ancona, Marche "Italiani pericolosi" (oppositori politici, ma anche pregiudicati per reati comuni, "allogeni" slavi e individui sospettati di spionaggio e di "attività antinazionale"), jugoslavi 90 settembre 1940 - aprile 1944
36 Petriolo Macerata, Marche esclusivamente per donne, "suddite nemiche" ed "ebree straniere" 30 dicembre 1942 - settembre 1943
37 Pollenza Macerata, Marche per donne, "suddite nemiche" ed "ebree straniere" 103 giugno 1940 - marzo 1944
38 Sassoferrato Ancona, Marche "allogeni" e jugoslavi 60 agosto 1942 - 15 settembre 1943
39 Urbisaglia Macerata, Marche ebrei, apolidi, jugoslavi, "allogeni" 123 giugno 1940 - 23 ottobre 1943
40 Fossoli[26] Carpi, Emilia-Romagna campo per prigionieri di guerra alleati dal 1942 al 1943, per ebrei dal 1943 al 1944, Polizei- und Durchgangslager nel 1944, campo di raccolta per mano d'opera per la Germania nel 1944 "Italiani pericolosi" (oppositori politici, ma anche pregiudicati per reati comuni, "allogeni" slavi e individui sospettati di spionaggio e di "attività antinazionale"), jugoslavi, prigionieri di guerra, ebrei italiani (fra cui Primo Levi) e stranieri, civili, "sudditi" nemici 5000 1942 - 1945
41 Castello di Montechiarugolo Parma, Emilia-Romagna "sudditi nemici" inglesi e francesi, "ebrei stranieri" 146 agosto 1940 - ottobre 1943
42 Castello di Scipione Parma, Emilia-Romagna "Italiani pericolosi" (oppositori politici, ma anche pregiudicati per reati comuni, "allogeni" slavi e individui sospettati di spionaggio e di "attività antinazionale"), ebrei stranieri, "sudditi" nemici 173 luglio 1940 - settembre 1940
43 Risiera di San Sabba[27] Trieste, Friuli-Venezia Giulia "Italiani pericolosi" (oppositori politici, ma anche pregiudicati per reati comuni, "allogeni" slavi e individui sospettati di spionaggio e di "attività antinazionale"), ebrei italiani e stranieri, "sudditi" nemici, jugoslavi, civili rastrellati, prigionieri di guerra, 25000 20 ottobre 1943 - 29 aprile 1945
44 Bolzano[28][29] Bolzano, Trentino-Alto Adige "Italiani pericolosi" (oppositori politici, pregiudicati per reati comuni, "allogeni" slavi), ebrei italiani e stranieri, "sudditi" nemici, zingari, civili rastrellati, disertori della Wehrmacht sudtirolesi 11 116 maggio 1944 - maggio 1945
45 Borgo San Dalmazzo[30] Cuneo, Piemonte ebrei circa 400 settembre 1943 - febbraio 1944
46 Zlarino Zara, Dalmazia (oggi in Croazia) oppositori politici Civili 1 652 marzo 1943 - 15 giugno 1943
47 Farfa Castelnuovo di Farfa,

Lazio

Civili, oppositori politici, ebrei italiani, ebrei stranieri Circa 100 giugno 1943 - settembre 1943
48 Caserme Rosse[31][32][33] Bologna, Emilia-Romagna campo per militari e civili italiani rastrellati, partigiani, sacerdoti arrestati con i civili 35 000 8 settembre 1943 - 12 ottobre 1944
49 Fraschette Alatri, Lazio campo di concentramento e smistamento Prigionieri di guerra e famiglie dei prigionieri, internati civili italiani e stranieri (soprattutto jugoslavi) 5500 luglio 1942 - 19 aprile 1944
50 Prevlaka Cattaro, Dalmazia meridionale (oggi in Montenegro) Campo di smistamento civili uomini e donne: detenuti in attesa di processo e civili per cui era stato deciso, dalla Prefettura o dalla Questura, l'internamento repressivo n/a giugno 1942 - 30 giugno 1943
51 Tavernelle Perugia, Umbria Campo adibito principalmente al lavoro coatto degli internati Civili n/a 7 ottobre 1942 - 15 settembre 1943
52 Colfiorito Foligno, Umbria Campo di concentramento Prigionieri di guerra e civili n/a ottobre 1942 - 27 settembre 1943
53 Casa Rossa Alberobello, Puglia Campo di internamento e smistamento Ebrei italiani e stranieri; civili inglesi, maltesi, irlandesi e indiani; apolidi, "italiani pericolosi" (oppositori politici ma anche pregiudicati per reati comuni, "allogeni" slavi e individui sospettati di spionaggio e di "attività antinazionale"), jugoslavi[34] n/a 28 giugno 1940 - 6 settembre 1943
Totale (di 54 campi) ~141.800 1915-1945

Campi nelle colonie italiane

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Internati nel campo di concentramento italiano di El Agheila

Numerosi furono i crimini di guerra condotti dall'Esercito italiano nelle colonie. Nella sola Cirenaica tra il 1929 e il 1933 oltre 40.000 persone furono uccise e 80.000 rinchiuse nei campi di concentramento,[35] su una popolazione totale di appena 193 000 persone. Secondo lo storico Ilan Pappé, il regime fascista tra il 1928 e il 1932 uccise metà della popolazione beduina direttamente o per fame nei campi.[36] Secondo lo storico Angelo Del Boca, nel 1933, dei circa 100 000 libici deportati dal Gebel Achdar e dalla Marmarica, più di 40 000 trovarono la morte nei campi.[37]

Nome Luogo Colonia Operatività Numero di detenuti Numero di morti
Nocra Nocra Colonia eritrea 1887-1941   1 500[38]
El Abiar El Abiar Libia italiana 1930-1933 3 123[39]  
Agedabia Agedabia Libia italiana 1930-1933 9 000[40] 1 500[40]
El Agheila El Agheila Libia italiana 1930-1933 10 900[39]  
Brega Brega Libia italiana 1930-1933 21 117[39]  
El Maghrun El Magrun Libia italiana 1930-1933 13 050[39] 4 500[40]
Soluch Soluch Libia italiana 1930-1933 20 123[39] 5 500[40]
Derna Derna Libia italiana 1930-1933 145[39]  
Apollonia Apollonia Libia italiana 1930-1933 1 354[39]  
Barce Barce Libia italiana 1930-1933 538[39]  
Driana Driana Libia italiana 1930-1933 225[39]  
Nufilia Nufilia Libia italiana 1930-1933 375[39]  
Danane Mogadiscio Somalia italiana 1935-1941 6 000[39] 3 175[41]
Totale ~44 675[42]

Sotto la Repubblica Sociale Italiana

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Dopo l'8 settembre 1943 alcuni dei vecchi campi per l'internamento civile furono inclusi nella rete dei campi di concentramento della Repubblica Sociale Italiana, gestiti da militari tedeschi e/o milizie repubblichine italiane. La funzione di questi campi era ora cambiata radicalmente. Vi transitavano ebrei (senza più alcuna distinzione tra "Italiani" e "stranieri"), nonché prigionieri politici antifascisti, in attesa di deportazione. I convogli partivano quindi dalla Risiera di San Sabba o da Fossoli con destinazione i campi di concentramento e sterminio in Germania e Polonia.

Il periodo post-bellico

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Finita la guerra, alcuni campi furono utilizzati con altre funzioni; vi furono infatti:

  • campi in cui vennero segregati gli ex-soldati dell'Asse in attesa che le autorità italiane o alleate esaminassero i loro casi, come il campo di concentramento di Coltano.
  • campi di raccolta profughi
  • campi di reclusione, come i campi di Fraschette, Alatri e Fossoli, nei quali erano rinchiusi i profughi e gli ex-militari accusati di crimini civili (furti, aggressioni, borsa nera, prostituzione, violenze).
  1. ^ Campi di concentramento italiani - Danane, Somalia, su italianiinguerra.com, 20 agosto 2018.
  2. ^ Antonio Schiavulli, L'inferno di Nocra, su antonioschiavulli.wordpress.com, 27 gennaio 2013.
  3. ^ Ian Campbell, Il massacro di Addis Abeba - una vergogna italiana, Rizzoli, 2018.
  4. ^ A. Tortato, La prigionia di guerra in Italia (1915-1919), Mursia, ISBN 978-88-425-3171-5
  5. ^ Sicilia, il lager degli ungheresi, su avvenire.it.
  6. ^ Elisabeth Bettina, It Happened in Italy: Untold Stories of How the People of Italy Defied the Horrors of the Holocaust. Nashville: Thomas Nelson, 2009.
  7. ^ Sandro Antonini, DELASEM: Storia della più grande organizzazione ebraica di soccorso durante la seconda guerra mondiale, Genova, De Ferrari, 2000, ISBN 978-8871723020.
  8. ^ Alessandra Kersevan, Lager italiani: pulizia etnica e campi di concentramento fascisti per civili jugoslavi 1941–1943, Roma, Nutrimenti, 2008, ISBN 978-88-88389-94-3.
  9. ^ Liliana Picciotto, L'alba ci colse come un tradimento: gli ebrei nel campo di Fossoli 1943-1944, Milano: Mondadori, 2010; Tristano Matta, Il Lager di San Sabba. Dall'occupazione nazista al processo di Trieste, Trieste: Beit casa editrice, 2013, ISBN 978-88-95324-30-2.
  10. ^ Sloveni e croati, genocidio ancora avvolto dal silenzio, su messaggeroveneto.gelocal.it. URL consultato il 24 settembre 2016.
  11. ^ Sicilia, il lager degli ungheresi, L'Avvenire
  12. ^ Arbe, un inferno italiano dimenticato, su gonarsmemorial.eu. URL consultato il 18 dicembre 2008 (archiviato dall'url originale il 12 febbraio 2009).
  13. ^

    «nel clima di repressione instauratosi con l'occupazione militare nel territorio jugoslavo, per il regime fascista nacque l'esigenza di creare delle strutture per la detenzione di un gran numero di civili, deportati da quelle regioni; nei territori jugoslavi annessi le autorità italiane si servirono per l'internamento dei civili di diversi campi di concentramento. Le strutture principali furono tre: il campo di Arbe (Rab) per le esigenze del quadrante adriatico settentrionale (il Fiumano e la Slovenia); il campo di Melada (Molat) per l'area centrale (la Dalmazia); i campi integrati di Mamula e Prevlaka per il quadrante adriatico meridionale (principalmente le Bocche di Cattaro, territorio montenegrino che venne accorpato alla Dalmazia annessa all'Italia come «Governatorato della Dalmazia» nel 1941);»

    da lavori camera deputati Archiviato il 22 maggio 2011 in Internet Archive. pag 13205
  14. ^ Copia archiviata, su intoscana.it. URL consultato il 17 maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 22 luglio 2011).
  15. ^ Campo di concentramento di Chiesanuova (Padova), su Centro Studi Internamento Deportazione. URL consultato il 10 aprile 2023.
  16. ^ Campi per gli ex jugoslavi ovvero civili abitanti nei territori occupati militarmente dall'Esercito italiano e annessi all'Italia, su internamentoveneto.it. URL consultato il 10 aprile 2023.
  17. ^ Gonars Memorial, su gonarsmemorial.eu. URL consultato il 18 dicembre 2008 (archiviato dall'url originale il 12 febbraio 2009).
  18. ^

    «Verso la fine del 1942 e l'inizio del 1943 il regime fascista - in seguito all'invasione della Jugoslavia – realizzò a Visco (UD) un campo per prigionieri civili, nel quale furono ben presto rinchiuse oltre 3.000 persone (tra cui oltre 100 bambini e molte donne) brutalmente rastrellate nei territori occupati dalla Slovenia al Montenegro»

    consiglio regione Friuli-Venezia Giulia Archiviato il 22 luglio 2011 in Internet Archive.
  19. ^ Campo di Ferramonti centro studi Al Beth Shlomo tratto dal libro di Carlo Spartaco Capogreco dedicato al campo italiano, su bethshlomo.it. URL consultato il 19 dicembre 2008 (archiviato dall'url originale il 22 luglio 2011).
  20. ^ La città e l'isola. Omosessuali al confino nell'Italia fascista - Gianfranco GORETTI, Tommaso GIARTOSIO, su donzelli.it. URL consultato il 20 febbraio 2022.
  21. ^ slavi ed ebrei nel campo di Manfredonia di Maria Teresa Rauzino, su mondimedievali.net. URL consultato il 18 dicembre 2008 (archiviato dall'url originale il 30 marzo 2010).
  22. ^ da istituto Giovanni Palatucci, su istitutopalatucci.it. URL consultato il 18 dicembre 2008 (archiviato dall'url originale il 31 gennaio 2010).
  23. ^ Biblioteca di Campobasso I CAMPI DI CONCENTRAMENTO NEL MOLISE Archiviato il 22 luglio 2011 in Internet Archive. Marialaura Lolli, Isernia antico distretto. Campo di internamento fascista 1940-1943, Bojano, Eidophor, 1994, 113 p. Speciale Boulè 2003/04.
  24. ^ documenti Archiviato il 5 maggio 2009 in Internet Archive.
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  26. ^ Fondazione ex campo Fossoli, su fondazionefossoli.org. URL consultato il 19 dicembre 2008 (archiviato dall'url originale il 10 marzo 2010).
  27. ^ documento da ANED Archiviato il 28 febbraio 2009 in Internet Archive.
  28. ^ da ANED di Dario Venegoni Uomini, donne e bambini nel Lager di Bolzano - Una tragedia italiana in 7.982 storie individuali Archiviato il 12 giugno 2008 in Internet Archive.
  29. ^ versione integrale del testo sopra citato (PDF), su venegoni.it. URL consultato il 20 dicembre 2008 (archiviato dall'url originale il 16 settembre 2008).
  30. ^ documenti da ANED Archiviato il 28 febbraio 2009 in Internet Archive.
  31. ^ "Caserme rosse". Il campo di concentramento di Bologna. Armando Sarti
  32. ^ Caserme Rosse e il sistema dei campi di prigionia Archiviato il 26 marzo 2010 in Internet Archive.. Alula della Memoria
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    «Gli ultimi lager sarebbero stati smantellati nel settembre 1933. Dei 100.000 libici che erano partiti dal Gebel Achdar e dalla Marmarica, ne sarebbero tornati a casa 60.000.»
  38. ^ Gustavo Ottolenghi, Gli italiani e il colonialismo: i campi di detenzione italiani in Africa, p. 174, ISBN 9788871983974.
    «A Nocra morirono circa 1500 persone (con una mortalità pari al 58% del totale dei detenuti)»
  39. ^ a b c d e f g h i j k Michael R. Ebner e Geoff Simons, Ordinary Violence in Mussolini's Italy, New York, Cambridge University Press, 2011, p. 261.
  40. ^ a b c d I campi concentramento per i civili nell'Africa italiana, su criminidiguerra.it (archiviato dall'url originale il 12 novembre 2020).
  41. ^ Donatella Strangio, The Reasons for Underdevelopment: The Case of Decolonisation in Somaliland, Springer, 2012, p. 5.
  42. ^ Somma tra le stime dei morti nel campo di Danane (fonte Donatella Strangio), le morti di tutti i campi nella Libia italiana (fonte Angelo Del Boca), le morti nel campo di Nocra (fonte Gustavo Ottolenghi).
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Voci correlate

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Collegamenti esterni

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