Campo di internamento di Manfredonia

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Il campo di internamento di Manfredonia venne allestito, tra il giugno 1940 e il settembre 1943, nei locali del Macello Comunale della città. È uno dei numerosi campi di internamento civile istituiti dal governo fascista al momento dell'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale.

La storia[modifica | modifica wikitesto]

Il campo di internamento di Manfredonia fu aperto il 16 giugno 1940. La struttura del nuovo Macello comunale, all'imbocco della strada per Siponto, era appena stata completata e con alcune modifiche si mostrò bene adatta agli scopi prefissi, dietro corresponsione al Comune di un canone di affitto. Furono ricavate delle camere, attrezzati i bagni e le cucine, scavate le fognature, ed eretta una recinzione.

Come negli altri campi simili, la direzione era affidata ad un Commissario di Pubblica Sicurezza (fino al 15 giugno 1943 Guido Celentano, quindi Rosario Stabile), mentre la sorveglianza esterna era responsabilità dei carabinieri. I posti letto erano circa 300.

Nonostante che la presenza di oppositori politici sottoponesse il campo a regole particolarmente rigorose, le condizioni di vita rimasero accettabili. L'edificio era nuovo, in buone condizioni. La pulizia e la cucina erano autogestite. Gli internati avevano libertà di movimento all'interno dell'ampio complesso (di oltre 4300 metri quadrati), potevano ricevere visite (di parenti ma anche il 20 maggio 1941 del nunzio apostolico di Napoli, Borgongini Duca), scrivere e ricevere lettere (pur sottoposte a censura). Ricevevano un piccolo sussidio in denaro ed ebbero anche occasioni di lavoro esterno. Un cappellano diceva messa alla domenica e per le feste principali. Solo la notte camere e finestre erano chiuse con lucchetti.

Nel campo passarono in tutto 519 persone, senza però che la struttura raggiungesse mai il limite di capienza. Gli internati erano in maggioranza stranieri di lingua tedesca o slavi ed antifascisti. Forte e ben organizzata fu la presenza comunista nel campo guidata da Mauro Venegoni e Giulio Mazzocchi, anche il socialista Alessandro Pertini futuro Presidente della Repubblica Italiana vi soggiornò per un periodo prima di essere trasferito al confino delle Tremiti.

La presenza di ebrei nel campo fu limitata all'arrivo il 1º luglio 1940 di un gruppo di 32 ebrei tedeschi, i quali per la maggior parte furono trasferiti, il 18 settembre dello stesso anno, al campo di internamento di Tossicia (Teramo). Solo 5 di essi rimasero nel campo di Manfredonia fino al febbraio 1942, quando furono inviati al campo di internamento di Campagna (Salerno). A uno di loro fu concesso il permesso di emigrare nell'agosto 1941.[1] Nessun ebreo risulta presente al campo di Manfredonia nell'estate del 1943. I 9 ex-internati ebrei del campo, che furono deportati e uccisi ad Auschwitz, furono tutti arrestati in altre località dell'Italia centro-settentrionale.

Con l'8 settembre 1943 il campo si dissolse e con l'arrivo dell'esercito alleato nei giorni successivi gli internati riacquistarono la loro libertà.

I nomi degli ebrei nel campo di Manfredonia[modifica | modifica wikitesto]

Almeno 32 ebrei furono presenti a Manfredonia. Questo è l'elenco completo: nove di essi risultano periti nei campi di sterminio:[1][2]

  1. Aussenberg Chaskel fu Kaim (ucciso ad Auschwitz il 23 maggio 1944)
  2. Gluecksmann Eugen fu Antonio (deportato ad Auschwitz, deceduto in luogo ignoto dopo il 18 gennaio 1945)
  3. Gluecksmann Ferdinand fu Filippo (deportato ad Auschwitz, deceduto in luogo ignoto dopo il 18 gennaio 1945)
  4. Halperin Benjamin fu Giuseppe
  5. Heinz Paul fu Leopold
  6. Hutzler Ludwig fu Leopold
  7. Josefsberg Jakob fu Zaibel
  8. Kasum Petar fu Elia
  9. Kaldegg Erwin fu Max (ucciso ad Auschwitz)
  10. Kerbes Lemel fu Wilhelm (ucciso ad Auschwitz il 23 maggio 1944)
  11. Kollmann Hans fu Siegfrid
  12. Lawetzky Franz fu Adolf
  13. Leer Oskar fu Franz
  14. Mandel David fu Leiser
  15. Mausner Jakob fu Leiser
  16. Morgestern Hans di Mauritz
  17. Moser Louis fu Heinrich
  18. Nussbaum Ernest Ludwig di Josef (ucciso ad Auschwitz il 23 maggio 1944)
  19. Oblath Kosef fu Francesco
  20. Pressburger Alfred di Leopold (deportato ad Auschwitz, deceduto in luogo ignoto dopo il 14 aprile 1944)
  21. Rector Arthur fu Simon (ucciso ad Auschwitz il 6 agosto 1944)
  22. Roth Leon fu Wolf
  23. Samek Arthur fu Adolf
  24. Scharf Iakob fu Jonas
  25. Schwarz Iulius fu Samuel
  26. Schwarzwald Norbert fu Isacco
  27. Sommerfeld Leo fu Max (deportato ad Auschwitz, deceduto in luogo ignoto in data ignota)
  28. Tsch Oskar fu Albert
  29. Winkler Ugo Israele fu Julius
  30. Wollner Sieghard fu Max (emigrato nell'agosto 1941)
  31. Zeilinger Leopold fu Gustav
  32. Zilberstein Markta fu Habraham
  33. <Kollmann Carl fu Sigfrid (?)>
  34. <Lueksmann Ferdinand fu Filippo (?)>

Il campo oggi[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la guerra, l'edificio poté finalmente essere usato per lo scopo per il quale era stato originariamente progettato. Da qualche decennio l'edificio è dismesso e abbandonato, ma preserva ancora del tutto integra la sua struttura originaria.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Carlo Spartaco Capogreco, I campi del duce. L'internamento civile nell'Italia fascista, 1940-1943 (Einaudi: Torino, 2004).
  • Renzo De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, Mondadori, Milano 1977.
  • Viviano Iazzetti, Il campo di concentramento di Manfredonia, su "La Capitanata", 1984-1985, parte II.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]