Oxyopidae

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Oxyopidae
Oxyopes macilentus, femmina
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Superphylum Protostomia
Phylum Arthropoda
Subphylum Chelicerata
Classe Arachnida
Ordine Araneae
Sottordine Araneomorphae
Superfamiglia Lycosoidea
Famiglia Oxiopidae
Thorell, 1870
Generi

Oxyopidae (Thorell, 1870) è una famiglia di ragni appartenente all'infraordine Araneomorphae.

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome deriva probabilmente dal greco ὁξύς, oxys, cioè acuto, aguzzo, a punta, e ὄψις, òpsis, cioè vista, apparenza, per la sviluppata capacità visiva, ed il suffisso -idae, che designa l'appartenenza ad una famiglia.

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Detti anche ragni-lince, sono predatori di altri ragni che scovano e attaccano fra le foglie e gli arbusti. Hanno otto occhi sei dei quali sono sistemati a mo' di esagono regolare, il che consente di identificarli con sicurezza. Hanno anche zampe spinose.

Oxyopidae, distribuzione

Comportamento[modifica | modifica wikitesto]

Sono corridori molto agili e grazie alla vista acuta, ciò che consente loro di attaccare all'improvviso o d'agguato. Svariate specie, fra cui principalmente Oxiopes salticus, sono abbastanza abbondanti per essere annoverati fra gli agenti di controllo biologici in agricoltura nella lotta contro i parassiti.

Distribuzione[modifica | modifica wikitesto]

Ragni cosmopoliti, ad eccezione della fascia desertica del Sahara e del deserto arabico[1].

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Attualmente, a novembre 2020, si compone di 9 generi e 438 specie[1]:

Generi inglobati[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b World Spider Catalogue, versione 21.5, Famiglie di ragni, con numero di generi e specie URL consultato il 1 dicembre 2020, su wsc.nmbe.ch.
  2. ^ Questo genere è stato riconosciuto in sinonimia con Hamataliwa Keyserling, 1887 e ivi inglobato

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Thorell, 1870 - On European spiders. Nova Acta Regiae Societatis Scientarium Upsaliensis, ser. 3, vol.7, p. 109-242.

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