Guerra civile siriana: differenze tra le versioni

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Il nuovo presidente si trovò ad affrontare tra le prime questioni politiche quella dell'[[Kurdistan|indipendentismo curdo]]: nel 2004 scoppiarono una serie di rivolte nel nord della Siria, la più grave delle quali nella cittadina di [[Kamichlié]], quando durante una partita di calcio alcune persone cominciano a sventolare bandiere curde; la violenta reazione della polizia causò almeno 30 morti e la protesta dilagò in molti altri centri sfociando in scontri anche con la comunità araba. Baššār non modificò la rigida struttura di controllo della popolazione, la censura della stampa libera e continuò a non permettere la formazione di partiti politici di opposizione. Inoltre si incrinarono i rapporti con l'Occidente a seguito dell'appoggio a Saddam Hussein durante la [[guerra d'Iraq]] del 2003, dell'appoggio a movimenti considerati [[organizzazioni terroristiche secondo l'Unione europea]] come [[Hezbollah]] e [[Hamas]] e del coinvolgimento nell'assassinio dell'ex-Primo Ministro libanese [[Rafiq Hariri]].
Il nuovo presidente si trovò ad affrontare tra le prime questioni politiche quella dell'[[Kurdistan|indipendentismo curdo]]: nel 2004 scoppiarono una serie di rivolte nel nord della Siria, la più grave delle quali nella cittadina di [[Kamichlié]], quando durante una partita di calcio alcune persone cominciano a sventolare bandiere curde; la violenta reazione della polizia causò almeno 30 morti e la protesta dilagò in molti altri centri sfociando in scontri anche con la comunità araba. Baššār non modificò la rigida struttura di controllo della popolazione, la censura della stampa libera e continuò a non permettere la formazione di partiti politici di opposizione. Inoltre si incrinarono i rapporti con l'Occidente a seguito dell'appoggio a Saddam Hussein durante la [[guerra d'Iraq]] del 2003, dell'appoggio a movimenti considerati [[organizzazioni terroristiche secondo l'Unione europea]] come [[Hezbollah]] e [[Hamas]] e del coinvolgimento nell'assassinio dell'ex-Primo Ministro libanese [[Rafiq Hariri]].

=== Demografia ===
La popolazione totale a luglio 2018 è stata stimata in 19.454.263 persone; gli [[arabi]] sono circa il 50%, gli [[alauiti]] il 15%, i [[curdi]] il 10%, i [[Arabo levantino|levantini]] il 10%, altro 15% (include drusi, [[Ismailismo|ismailiti]], imami, [[Alauiti|nusairi]], [[Assiri (gruppo etnico)|assiri]], [[turcomanni]], [[armeni]]). Per quanto riguarda le religioni, i [[musulmano|musulmani]] sono circa l'87% (ufficiale; include i [[Sunnismo|sunniti]] che sono il 74% e gli alauiti, ismailiti e [[Sciismo|sciiti]] che sono il 13%), i [[Cristiano (religione)|cristian]]<nowiki/>i il 10% (principalmente di [[Oriente cristiano|chiese cristiane orientali]]<ref name="IRFR2006">{{Cita web|url=https://2001-2009.state.gov/g/drl/rls/irf/2006/71432.htm|titolo=Syria|sito=U.S. Department of State|accesso=11 luglio 2016|lingua= en}}</ref>, e ciò potrebbe essere diminuito a causa dell'esodo dei cristiani dal paese), i [[drusi]] il 3% e c'è anche una presenza di gli [[ebrei]] (pochi sono rimasti a Damasco e Aleppo).<ref>{{Cita web|url=https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/geos/sy.html|titolo=The World Factbook: Syria|sito=CIA Library|accesso=21 dicembre 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20181221085009/https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/geos/sy.html|dataarchivio=21 dicembre 2018|lingua= en}}</ref>

=== Contesto socioeconomico ===
La disuguaglianza socioeconomica è aumentata in modo significativo dopo che [[Hafiz al-Asad]] avviò le politiche di libero mercato nei suoi ultimi anni di governo, e si è accellerata dopo che [[Bashar al-Assad]] è salito al potere. Con un'enfasi sul settore terziario, queste politiche hanno favorito una minoranza della popolazione della nazione, principalmente persone che avevano legami con il governo e membri della classe mercantile sunnita di Damasco e Aleppo.<ref name="Poor rural rebels">{{Cita news|url=http://www.foxnews.com/world/2012/10/16/rebels-in-syria-largest-city-aleppo-mostly-poor-pious-and-from-rural/|titolo=Rebels in Syria's largest city of Aleppo mostly poor, pious and from rural backgrounds|editore=Fox News Channel|data=16 ottobre 2012|accesso=28 gennaio 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121207232408/http://www.foxnews.com/world/2012/10/16/rebels-in-syria-largest-city-aleppo-mostly-poor-pious-and-from-rural/|dataarchivio=7 dicembre 2012|lingua= en}}</ref> Nel 2010, il PIL pro capite nominale della Siria era solo di 2.834 dollari, paragonabile ai paesi dell'Africa sub-sahariana come la Nigeria e di gran lunga inferiore ai suoi vicini come il Libano, con un tasso di crescita annuale del 3,39%, inferiore alla maggior parte degli altri paesi in via di sviluppo.<ref>[https://www.ceicdata.com/en/indicator/syria/gdp-per-capita CEIC Data] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20171214130246/https://www.ceicdata.com/en/indicator/syria/gdp-per-capita|data=14 dicembre 2017}}.</ref>

Il paese ha anche dovuto affrontare tassi di disoccupazione giovanile particolarmente elevati.<ref>{{Cita web|url=http://journalistsresource.org/studies/government/international/youth-exclusion-in-syria-economic/|titolo=Youth Exclusion in Syria: Social, Economic, and Institutional Dimensions|editore=Journalist's Resource|accesso=11 agosto 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120614153453/http://journalistsresource.org/studies/government/international/youth-exclusion-in-syria-economic/|dataarchivio=14 giugno 2012|lingua= en}}</ref> All'inizio della guerra, il malcontento nei confronti del governo era più forte nelle aree povere della Siria, prevalentemente tra i sunniti conservatori.<ref name="Poor rural rebels2">{{Cita news|url=http://www.foxnews.com/world/2012/10/16/rebels-in-syria-largest-city-aleppo-mostly-poor-pious-and-from-rural/|titolo=Rebels in Syria's largest city of Aleppo mostly poor, pious and from rural backgrounds|editore=Fox News Channel|data=16 ottobre 2012|accesso=28 gennaio 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121207232408/http://www.foxnews.com/world/2012/10/16/rebels-in-syria-largest-city-aleppo-mostly-poor-pious-and-from-rural/|dataarchivio=7 dicembre 2012|lingua= en}}</ref> Questi includevano città con alti tassi di povertà, come [[Dar'a]] e [[Homs]], e i quartieri più poveri delle grandi città.

=== Siccità ===
La siccità più intensa mai registrata in Siria è durata dal 2006 al 2011 e ha provocato un diffuso fallimento delle colture, un aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e una migrazione di massa delle famiglie di agricoltori verso i centri urbani.<ref name="Kelley drought 2015">Kelley, C. P., Mohtadi, S., Cane, M. A., Seager, R., & Kushnir, Y. (2015). Syria had also received in the same period around 1.5&nbsp;million refugees from Iraq. By 2011, Syria was facing steep rises in the prices of commodities and a clear deterioration in the national standard of living.</ref> Questa infrastruttura tesa alla migrazione era già gravata dall'afflusso di circa 1,5 milioni di rifugiati dalla [[guerra in Iraq]].<ref>{{Cita news|nome=Henry|cognome=Fountain|url=https://www.nytimes.com/2015/03/03/science/earth/study-links-syria-conflict-to-drought-caused-by-climate-change.html|titolo=Researchers Link Syrian Conflict to a Drought Made Worse by Climate Change|pubblicazione=The New York Times|data=2 marzo 2015|accesso=1 maggio 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170425175902/https://www.nytimes.com/2015/03/03/science/earth/study-links-syria-conflict-to-drought-caused-by-climate-change.html|dataarchivio=25 aprile 2017|lingua= en}}</ref> La siccità viene collegata al [[Riscaldamento globale|riscaldamento globale antropogenico]].<ref>{{Cita web|url=http://www.pnas.org/content/112/11/3241|titolo=Climate change in the Fertile Crescent and implications of the recent Syrian drought|sito=Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America|data=17 marzo 2015|accesso=31 agosto 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180830231854/http://www.pnas.org/content/112/11/3241|dataarchivio=30 agosto 2018|lingua= en}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://climateandsecurity.org/2012/02/29/syria-climate-change-drought-and-social-unrest/|titolo=Syria: Climate Change, Drought and Social Unrest|sito=The Center for Climate & Security|data=29 febbraio 2012|accesso=1 maggio 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170414205011/https://climateandsecurity.org/2012/02/29/syria-climate-change-drought-and-social-unrest/|dataarchivio=14 aprile 2017|lingua= en}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|autore=Gleick|nome=Peter H.|data=2014-07-01|titolo=Water, Drought, Climate Change, and Conflict in Syria|rivista=Weather, Climate, and Society|volume=6|numero=3|pp=331–340|accesso=14 aprile 2018|doi=10.1175/wcas-d-13-00059.1|url=https://journals.ametsoc.org/doi/full/10.1175/WCAS-D-13-00059.1|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170827162639/http://journals.ametsoc.org/doi/full/10.1175/WCAS-D-13-00059.1|dataarchivio=27 agosto 2017|lingua= en}}</ref> Un'adeguata fornitura d'acqua continua ad essere un problema nella guerra civile in corso ed è spesso l'obiettivo delle azioni militari.<ref>{{Cita news|url=https://www.bbc.com/news/world-middle-east-19533112|titolo=Aleppo water supply cut as Syria fighting rages|editore=BBC News|data=8 settembre 2012|accesso=1 maggio 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170730114347/http://www.bbc.com/news/world-middle-east-19533112|dataarchivio=30 luglio 2017|lingua= en}}</ref>

=== Diritti umani ===
La situazione dei diritti umani in Siria è stata a lungo oggetto di aspre critiche da parte delle organizzazioni globali.<ref>[https://www.hrw.org/world-report-2010 "World Report 2010 Human Rights Watch World Report 2010"] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20161118110333/https://www.hrw.org/world-report-2010|data=18 novembre 2016}}, p. 555.</ref> I diritti di [[Libertà di parola|libera espressione]], associazione e assemblea erano rigorosamente controllati in Siria anche prima della rivolta.<ref name="HRW">[https://books.google.com/?id=OZ3a4M_oZccC Human Rights Watch World Report 2005 Events of 2004], [[Human Rights Watch]] 2005. .</ref> Il paese era in stato di [[Stato di emergenza|emergenza]] dal 1963 al 2011 ed erano bandite le riunioni pubbliche di oltre cinque persone.<ref name="Reuters16Apr11">{{Cita news|url=https://www.reuters.com/article/2011/04/16/us-syria-idUSTRE72N2MC20110416|titolo=Syria's Assad vows to lift emergency law by next week|data=16 aprile 2011|accesso=1 gennaio 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140102192245/http://www.reuters.com/article/2011/04/16/us-syria-idUSTRE72N2MC20110416|dataarchivio=2 gennaio 2014|lingua= en}}</ref> Le forze di sicurezza avevano ampi poteri di arresto e detenzione.<ref name="AmInt2009">{{Cita web|url=http://report2009.amnesty.org/en/regions/middle-east-north-africa/syria|titolo=Syria|editore=Amnesty International|accesso=1 febbraio 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120228221417/http://report2009.amnesty.org/en/regions/middle-east-north-africa/syria|dataarchivio=28 febbraio 2012|lingua= en}}</ref> Nonostante le speranze di un cambiamento democratico con la [[primavera di Damasco]] del 2000, [[Bashar al-Assad]] è stato ampiamente considerato di non aver implementato alcun miglioramento. Un rapporto di [[Human Rights Watch]] pubblicato poco prima dell'inizio della rivolta del 2011 affermava che non aveva migliorato sostanzialmente lo stato dei diritti umani da quando era salito al potere.<ref>{{Cita news|nome=Ian|cognome=Black|url=https://www.theguardian.com/world/2010/jul/16/syrian-human-rights-unchanged-assad|titolo=Syrian human rights record unchanged under Assad, report says|pubblicazione=The Guardian|città=London|data=16 luglio 2010|accesso=13 dicembre 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160813034407/https://www.theguardian.com/world/2010/jul/16/syrian-human-rights-unchanged-assad|dataarchivio=13 agosto 2016|lingua= en}}</ref>


== Cronologia della guerra ==
== Cronologia della guerra ==

Versione delle 16:28, 14 ott 2019

Guerra civile siriana
parte della primavera araba e dell'inverno arabo
Situazione militare attuale: Rosso: Forze governative, Verde: Opposizione (in scuro supporto Turchia), Giallo: Rojava (SDF), Grigio: ISIS, Bianco: Tahrir al-Sham (HTS, precedentemente Fronte al-Nusra)
Vedi anche mappe dettagliate di Daraa, Damasco, Aleppo, Deir el-Zor, Hasaka, Qamishli
Data15 marzo 2011 – in corso
LuogoSiria, con sconfinamenti in Libano, Turchia e Giordania; collegata alla guerra civile in Iraq
EsitoConflitto in corso
Schieramenti
Bandiera della Siria Repubblica Araba di Siria

Bandiera dell'Iran Iran[3]
File:Flag of Hezbollah.svg Hezbollah[4]

Bandiera della Russia Russia (dal 2015)[5]

Altre formazioni


Supporto:

Bandiera dell'Iraq Iraq
Bandiera della Cina Cina[6]
Bandiera della Bielorussia Bielorussia
Bandiera del Venezuela Venezuela
Bandiera della Corea del Nord Corea del Nord[7]
Bandiera Siria Coalizione nazionale siriana

Formazioni jihadiste:

Tahrir al-Sham (dal 2017)
Fronte al-Nusra (2012-2016)

Supporto:
Al Qaida[14][15]
Bandiera dell'Arabia Saudita Arabia Saudita
Bandiera del Qatar Qatar
Bandiera della Turchia Turchia


Fronte di Liberazione Nazionale (NLF)
(Fronte Islamico dal 2012 al 2015):

Supporto:
Bandiera dell'Arabia Saudita Arabia Saudita
Bandiera del Qatar Qatar
Bandiera della Turchia Turchia


Stato Islamico (ISIS)[17] (dal 2013)

Supporto:
Al Qaida (2013-2014)
Bandiera dell'Arabia Saudita Arabia Saudita

Contestato il supporto da parte di altri stati sunniti (supporto indiretto da parte degli USA) prima e durante gli scontri tra il gruppo e le altre formazioni ribelli.[18][19][20]
Rojava (dal 2012)

Altre formazioni


Supporto:
CJTF – OIR
Bandiera degli Stati Uniti Stati Uniti (dal 2014)
Bandiera della Russia Russia (2015-2018)
Bandiera della Francia Francia (dal 2016)
Bandiera della Siria Siria (febbraio-marzo 2018)
KRG[1]

  • PDK (2013-2015)
  • UPK (dal 2013)

PKK[2]

Brigata Internazionale di Liberazione
Comandanti
Effettivi
Forze armate siriane:
200.000 soldati (2011)[29]
178.000 soldati (2013)[30]

Forza Nazionale di Difesa: 80.000
Shabiha: 10.000[31]
Jaysh al-Sha'bi: 50.000[32]
Brigata al-ʿAbbās: 10.000[33]


Hezbollah: 5.000[34][35]

Milizie sciite iraniane: 10.000[36]

Milizie irachene: 4.000 - 5.000[35]
Esercito Siriano Libero: 90.000 - 100.000[37]

Fronte Islamico: 45.000[38]
Fronte Al-Nusra (Tahrir Al-Sham): 16.000[39][40]


Combattenti non siriani: 5.000[41] - 20.000(2014)[42]

Stato Islamico:

8.500[43] (2013) - 50.000[44]
Forze Democratiche Siriane (curdo-arabe): 57.000 – 80.000[27][28]

YPG: 36.000

YPJ: 23.000
Perdite
59.006 soldati delle forze armate
41.564 paramilitari della Forza Nazionale di Difesa e altre milizie affiliate al governo
1.321 Hezbollah
5.163 altri miliziani non siriani
28 militari russi uccisi
(fonte SOHR, settembre 2016)[47]
52.359 ribelli siriani uccisi

52.031 combattenti stranieri (in gran parte membri di ISIS e al-Nusra) uccisi (fonte SOHR, settembre 2016)[47]
11.000 combattenti SDF uccisi, 21.000 feriti (marzo 2019)[45][46]
250.000 morti totali (marzo 2011- agosto 2015, fonte ONU)[48]
350.000 - 500.000 morti totali, circa 2.800.000 feriti e mutilati [49]

~ 6.500.000 sfollati interni, oltre 6.000.000 rifugiati all'estero[50][51].

Danni economici per circa 400 miliardi di dollari, equivalenti ad una recessione di almeno 30 anni.[52][53]

Voci di guerre presenti su Wikipedia

La guerra civile siriana (in arabo الحرب الأهلية السورية?, al-Ḥarb al-ahliyya al-sūriyya), o crisi siriana, ha avuto inizio il 15 marzo 2011 in Siria con le prime dimostrazioni pubbliche contro il governo centrale, parte del contesto più ampio della primavera araba, per poi svilupparsi in rivolte su scala nazionale e quindi in una guerra civile nel 2012; il conflitto è tuttora in corso.

Le proteste iniziali hanno l'obiettivo di spingere alle dimissioni il presidente Bashar al-Assad ed eliminare la struttura istituzionale monopartitica del Partito Ba'th. Col radicalizzarsi degli scontri si aggiunge con sempre maggiore forza una componente estremista di stampo salafita che, anche grazie agli aiuti di alcune nazioni sunnite del Golfo Persico, si pensa possa aver raggiunto il 75% della totalità dei combattenti[54]. Tali gruppi fondamentalisti hanno come principale obiettivo l'instaurazione della Shari'a in Siria[55][56].

A causa della posizione strategica della Siria, dei suoi legami internazionali e del perdurare della guerra civile, la crisi ha coinvolto i paesi confinanti e buona parte della comunità internazionale. Gli organi dirigenti del Partito Ba'th e lo stesso presidente appartengono alla comunità religiosa alawita, una branca dello sciismo che è tuttavia minoritaria in Siria, e per questo motivo l'Iran sciita è intervenuto a protezione del governo siriano: combattenti iraniani sono presenti a fianco delle Forze armate siriane per mantenere al potere il governo alleato.[57][58][59] Il fronte governativo è inoltre sostenuto da combattenti sciiti provenienti da altri Paesi, fra cui l'Iraq e l'Afghanistan.[60][61] Il fronte dei ribelli è invece sostenuto dalla Turchia[62] e soprattutto dai Paesi sunniti del Golfo, in particolare Arabia Saudita e Qatar, che mirano a contrastare la presenza sciita in Medio Oriente[63][64][65][66]. In ambito ONU si è verificata una profonda spaccatura tra Stati Uniti d'America, Francia e Regno Unito che hanno espresso sostegno ai ribelli[67] e Cina e Russia che invece sostengono il governo siriano sia in ambito diplomatico sia in quello militare[68][69].

La delicata composizione religiosa ed etnica dei siriani[70] si è fortemente riflessa negli schieramenti in campo. Sebbene le prime manifestazioni antigovernative avessero uno spirito "laico" e avessero coinvolto tutte le principali città del paese, incluse quelle a maggioranza alawita come Latakia[71], il perdurare della crisi ha polarizzato gli schieramenti, portando la componente sciita a sostenere il governo insieme a gran parte delle minoranze religiose, che hanno goduto della protezione del governo laico del Partito Ba'th[72][73]. Il fronte dei ribelli rimane composto prevalentemente da sunniti, i quali però non costituiscono un blocco compatto: parte della popolazione sunnita continua a sostenere il governo[74] e sono sunniti alcuni membri dell'esecutivo e buona parte dell'esercito[75][76][77]. Le stragi perpetrate dalle componenti fondamentaliste dei ribelli nei confronti delle minoranze religiose in Siria[78][79][80] hanno portato le Nazioni Unite a definire la guerra civile come un «conflitto di natura settaria»[81].

Le organizzazioni internazionali hanno accusato le forze governative e i miliziani Shabiha di usare i civili come scudi umani, di puntare intenzionalmente le armi su di loro, di adottare la tattica della terra bruciata e di eseguire omicidi di massa; i ribelli anti-governativi sono stati accusati di abusi dei diritti umani tra cui torture, sequestri, detenzioni illecite ed esecuzioni di soldati e civili[82][83].

L'accezione "guerra civile" per descrivere il conflitto in atto è stata usata il 15 luglio 2012 dal Comitato Internazionale della Croce Rossa, che ha definito la crisi siriana un «conflitto armato non internazionale»[84].

Panoramica

Governo di Assad

Lo stesso argomento in dettaglio: Bashar al-Assad e Storia della Siria.

Il partito Ba'th, di ispirazione laica e inizialmente legato al socialismo arabo e al panarabismo, fin dalla sua fondazione negli anni 1940 evidenziò la sua caratteristica interconfessionale essendo i suoi tre ideatori un cristiano, un alawita e un sunnita. Il Ba'th in Siria assunse un ruolo di primo piano a seguito del disfacimento della Repubblica Araba Unita (RAU) nel 1961 e il successivo caos politico: una serie di colpi di stato militari, durante i quali, nel 1962, venne introdotto lo stato di emergenza che di fatto sospendeva la maggior parte dei diritti costituzionali dei cittadini, definì la nuova classe dirigente siriana. L'8 marzo 1963 un nuovo colpo di Stato portò al governo il partito attraverso un "Comando Rivoluzionario del Consiglio Nazionale", composto di ufficiali dell'esercito e funzionari civili. Hafiz al-Assad ebbe l'opportunità di esercitare una grossa pressione sul governo nel 1966, quando un nuovo golpe permise al Partito Baʿth di eliminare tutti gli altri partiti politici e a Hafiz di diventare ministro della Difesa.

A seguito dell'indebolimento del governo dopo la guerra dei sei giorni con Israele e dei dissidi interni al partito, il 13 novembre 1970 Ḥāfiẓ al-Asad conquistò la guida del partito e la presidenza della repubblica. La Siria visse un periodo di stabilità con un sistema di governo monopartitico e repressivo; Asad, in maniera simile agli altri leader arabi, sviluppò anche un forte culto della personalità. La stabilità della nazione, garantita anche dall'appoggio dell'Unione Sovietica, permise importanti riforme infrastrutturali, mentre la laicità garantita dal partito garantì una forte tutela alle numerose minoranze religiose presenti in Siria; la minoranza alawita di cui Assad faceva parte ricevette però i vantaggi maggiori, garantendosi i posti più importanti nell'amministrazione pubblica e nei gradi delle forze armate. Nel 1982 Ḥāfiẓ al-Asad dovette affrontare una grave insurrezione di matrice islamica, guidata dalla locale branca dei Fratelli Musulmani che portò all'assedio della città di Hama e alla dura repressione degli insorti per mezzo dell'esercito e dell'aviazione: la stima dei morti varia, da una cifra minima del New York Times di almeno 10.000 cittadini siriani uccisi[85], ai 40.000 stimati dal Comitato siriano per i diritti umani[86], di cui 1000 soldati.

Gli anni 1990 portarono ad un avvicinamento della Siria all'Occidente, a seguito del sostegno all'operazione Desert Storm contro l'Iraq di Saddam Hussein e al tentativo di siglare un accordo di pace con Israele. Nel 1999, alla notizia da parte di Assad della designazione come successore alla presidenza del figlio Baššār al-Asad, scoppiarono delle violente proteste a Lattakia tra la polizia e i seguaci di Rifa'at al-Assad, fratello di Ḥāfiẓ che sperava di succedergli alla presidenza. Ḥāfiẓ al-Asad, gravemente malato di cuore, morì un anno dopo, il 10 giugno 2000, e come programmato gli succedette Baššār al-Asad, anche grazie a un rapido emendamento costituzionale che permise di abbassare da 40 a 34 anni l'età minima per essere eletti presidente. Baššār fu eletto col 99,7% dei voti.

Il nuovo presidente si trovò ad affrontare tra le prime questioni politiche quella dell'indipendentismo curdo: nel 2004 scoppiarono una serie di rivolte nel nord della Siria, la più grave delle quali nella cittadina di Kamichlié, quando durante una partita di calcio alcune persone cominciano a sventolare bandiere curde; la violenta reazione della polizia causò almeno 30 morti e la protesta dilagò in molti altri centri sfociando in scontri anche con la comunità araba. Baššār non modificò la rigida struttura di controllo della popolazione, la censura della stampa libera e continuò a non permettere la formazione di partiti politici di opposizione. Inoltre si incrinarono i rapporti con l'Occidente a seguito dell'appoggio a Saddam Hussein durante la guerra d'Iraq del 2003, dell'appoggio a movimenti considerati organizzazioni terroristiche secondo l'Unione europea come Hezbollah e Hamas e del coinvolgimento nell'assassinio dell'ex-Primo Ministro libanese Rafiq Hariri.

Demografia

La popolazione totale a luglio 2018 è stata stimata in 19.454.263 persone; gli arabi sono circa il 50%, gli alauiti il 15%, i curdi il 10%, i levantini il 10%, altro 15% (include drusi, ismailiti, imami, nusairi, assiri, turcomanni, armeni). Per quanto riguarda le religioni, i musulmani sono circa l'87% (ufficiale; include i sunniti che sono il 74% e gli alauiti, ismailiti e sciiti che sono il 13%), i cristiani il 10% (principalmente di chiese cristiane orientali[87], e ciò potrebbe essere diminuito a causa dell'esodo dei cristiani dal paese), i drusi il 3% e c'è anche una presenza di gli ebrei (pochi sono rimasti a Damasco e Aleppo).[88]

Contesto socioeconomico

La disuguaglianza socioeconomica è aumentata in modo significativo dopo che Hafiz al-Asad avviò le politiche di libero mercato nei suoi ultimi anni di governo, e si è accellerata dopo che Bashar al-Assad è salito al potere. Con un'enfasi sul settore terziario, queste politiche hanno favorito una minoranza della popolazione della nazione, principalmente persone che avevano legami con il governo e membri della classe mercantile sunnita di Damasco e Aleppo.[89] Nel 2010, il PIL pro capite nominale della Siria era solo di 2.834 dollari, paragonabile ai paesi dell'Africa sub-sahariana come la Nigeria e di gran lunga inferiore ai suoi vicini come il Libano, con un tasso di crescita annuale del 3,39%, inferiore alla maggior parte degli altri paesi in via di sviluppo.[90]

Il paese ha anche dovuto affrontare tassi di disoccupazione giovanile particolarmente elevati.[91] All'inizio della guerra, il malcontento nei confronti del governo era più forte nelle aree povere della Siria, prevalentemente tra i sunniti conservatori.[92] Questi includevano città con alti tassi di povertà, come Dar'a e Homs, e i quartieri più poveri delle grandi città.

Siccità

La siccità più intensa mai registrata in Siria è durata dal 2006 al 2011 e ha provocato un diffuso fallimento delle colture, un aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e una migrazione di massa delle famiglie di agricoltori verso i centri urbani.[93] Questa infrastruttura tesa alla migrazione era già gravata dall'afflusso di circa 1,5 milioni di rifugiati dalla guerra in Iraq.[94] La siccità viene collegata al riscaldamento globale antropogenico.[95][96][97] Un'adeguata fornitura d'acqua continua ad essere un problema nella guerra civile in corso ed è spesso l'obiettivo delle azioni militari.[98]

Diritti umani

La situazione dei diritti umani in Siria è stata a lungo oggetto di aspre critiche da parte delle organizzazioni globali.[99] I diritti di libera espressione, associazione e assemblea erano rigorosamente controllati in Siria anche prima della rivolta.[100] Il paese era in stato di emergenza dal 1963 al 2011 ed erano bandite le riunioni pubbliche di oltre cinque persone.[101] Le forze di sicurezza avevano ampi poteri di arresto e detenzione.[102] Nonostante le speranze di un cambiamento democratico con la primavera di Damasco del 2000, Bashar al-Assad è stato ampiamente considerato di non aver implementato alcun miglioramento. Un rapporto di Human Rights Watch pubblicato poco prima dell'inizio della rivolta del 2011 affermava che non aveva migliorato sostanzialmente lo stato dei diritti umani da quando era salito al potere.[103]

Cronologia della guerra

Lo stesso argomento in dettaglio: Cronologia della guerra civile siriana.

Fazioni di guerra

Ci sono numerose fazioni, sia straniere che locali, coinvolte nella guerra civile siriana, tra cui l'ISIL,[104] l'esercito siriano libero appoggiato dalla Turchia,[105] milizie cristiane filo-governative,[106] al-Qaida in Siria,[107] milizie YPG dominate dai curdi,[108] o milizie sciite provenienti da Iran, Iraq e Afghanistan, molte delle quali allineate l'una contro l'altra. Sia il governo siriano che l'opposizione hanno ricevuto sostegno, militarmente e diplomaticamente, da paesi stranieri che hanno portato il conflitto ad essere spesso descritto come una guerra per procura.[109]

Mappa dei paesi che circondano la Siria (rosso) con coinvolgimento militare

     Paesi che supportano il governo siriano

     Paesi che sostengono i ribelli siriani

     Paesi che sono divisi nel loro supporto

Coinvolgimento straniero

Fra gli Stati che appoggiano economicamente e militarmente le forze ribelli che hanno come riferimento politico la Coalizione Nazionale Siriana vi sono Stati Uniti d'America[110][111], Gran Bretagna[112][113], Francia[114][115] e i più importanti Stati sunniti del Medio Oriente, tra cui Qatar[116], Arabia Saudita[117] e Turchia[118], i quali estendono il loro appoggio anche alle fazioni più integraliste. L'appoggio di queste nazioni ai ribelli siriani è giudicato da alcuni autori come un riconoscimento di insorti prematuro, che secondo parte della dottrina giuridica andrebbe a costituire un illecito internazionale nei confronti della Siria stessa[119].

Il governo di Damasco riceve sostegno finanziario, politico e militare principalmente da parte di Russia[120] e Iran[121], mentre forniscono un sostegno minore anche Corea del Nord[122], Venezuela[123] e il vicino Iraq[124].

Le Nazioni Unite hanno nominato un inviato speciale per la crisi siriana il 24 febbraio 2012: tale ruolo è stato ricoperto da Kofi Annan[125], sostituito il 17 agosto 2012 da Lakhdar Brahimi[126], il 10 luglio 2014 da Staffan de Mistura[127] dimessosi il 17 ottobre 2018 e sostituito da Geir Pedersen.[128]

Sconfinamenti

Nel giugno 2014, membri dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante (ISIL) attraversarono il confine tra la Siria e l'Iraq settentrionale e presero il controllo di vaste aree del territorio iracheno quando l'esercito iracheno abbandonò le sue posizioni. La lotta tra ribelli e forze governative si è diffusa anche in Libano in diverse occasioni. Ci sono stati ripetuti episodi di violenza settaria nel Governatorato del Nord Libano tra sostenitori e oppositori del governo siriano, nonché scontri armati tra sunniti e alauiti a Tripoli.[129]

A partire dal 5 giugno 2014, l'ISIL conquista parti del territorio iracheno. A partire dal 2014, l'aeronautica militare araba siriana commise attacchi aerei contro l'ISIS a Raqqa e Al-Hasaka in coordinamento con il governo iracheno.[130]

Armi e tattiche avanzate

Impiego delle armi chimiche

La Siria fin dagli anni settanta aveva sviluppato segretamente un programma di armamento chimico principalmente come strumento di deterrenza nei confronti dell'armamento nucleare israeliano[131]. Sebbene la detenzione di tale armamento sia stata sempre negata dai governi siriani, alcune analisi condotte da servizi segreti occidentali valutano l'arsenale chimico siriano come "il più grande del mondo"[132] distribuito in una serie di magazzini contenenti circa 1.000 tonnellate di materiale tra cui iprite, gas VX e sarin[133].

L'ONU ha ricevuto, durante la guerra civile siriana, 16 denunce di utilizzo di armi chimiche: di questi episodi solo sette sono stati effettivamente sottoposti a indagine e in quattro casi è stata accertata la presenza di gas sarin. Essendo i magazzini di stoccaggio posizionati in aree sia sotto controllo governativo che ribelle, non è stato possibile accertare chi abbia fatto uso degli agenti chimici[134]. Una relazione dei servizi segreti americani riporta come "sicura" l'entrata in possesso da parte dei ribelli di armi chimiche[135]. Molte analisi convengono sul fatto che entrambe le parti abbiano a più riprese utilizzato armi chimiche nel corso della guerra. La grande maggioranza delle denunce alle Nazioni Unite sono state presentate contro i governativi.[136]

Il primo attacco documentato è condotto il 19 marzo 2013 a Khan al-Assal, sobborgo di Aleppo: a seguito del lancio di un razzo, sono uccise 26 persone tra cui 16 soldati governativi; i morti e i feriti presentano segni d'intossicazione da gas sarin. Governo e ribelli si accusano a vicenda dell'attacco[137]. Una delegazione russa di esperti in armi chimiche, invitata dal governo siriano, trova tracce del componente chimico e attribuisce la responsabilità ai ribelli[138]; l'ONU riesce a organizzare un'indagine indipendente solo nell'agosto 2013 in cui concorda con gli esperti russi sull'uso del gas sarin ma non attribuisce responsabilità[139].

Il 29 aprile 2013 avviene un nuovo sospetto attacco a Saraqib, che causa due morti. Alcuni medici turchi riescono a eseguire analisi del sangue sui cadaveri senza trovare traccia di agenti chimici[140], ma in seguito nuove analisi condotte da medici francesi riportano invece la presenza di gas nervino[133]. Il 5 agosto 2013 i ribelli siriani denunciano un attacco chimico perpetrato dall'esercito siriano ai loro danni, denuncia accompagnata da un filmato [141].

Il 21 agosto 2013 avviene il più grave attacco chimico verificatosi durante la guerra. Quello che poi verrà chiamato "attacco chimico di Ghūṭa" colpisce con gas sarin i sobborghi di Damasco di Jobar, Zamalka, 'Ain Tirma, Hazzah e la regione della Ghuta Orientale provocando almeno 635 morti, principalmente civili. Un'indagine dell'ONU di tre settimane conferma l'utilizzo del gas sarin diffuso attraverso missili superficie-superficie[142], tuttavia non chiarisce chi abbia perpetrato l'attacco[143]. L'attacco di Ghuta scatena una forte reazione internazionale in cui gli Stati Uniti accusano il governo siriano, mentre la Russia accusa i ribelli di aver usato le armi chimiche al puro scopo di incolpare il governo e causare un intervento militare occidentale[144]. L'intervento internazionale nella guerra civile siriana è evitato grazie ad un accordo tra Stati Uniti, Russia e Siria per l'eliminazione delle armi chimiche siriane attraverso l'intermediazione dell'ONU[145].

L'11 aprile 2014 si verifica un nuovo episodio collegabile all'utilizzo di agenti chimici come strumento d'attacco: nella cittadina di Kafr Zita, nel governatorato di Hama, viene riportata l'intossicazione di circa 200 persone e la morte di due a seguito dell'inalazione di gas al cloro. Secondo fonti vicine ai ribelli l'attacco sarebbe stato condotto dalle forze aeree siriane per interrompere l'avanzata dei miliziani verso la città strategica di Khan Shaykhun[146]. Il cloro tuttavia non è contemplato tra le sostanze proibite dalla Convenzione sulle armi chimiche[147].

Il 4 aprile 2017 circa 70 persone perdono la vita, intossicate da gas sarin, dopo un raid aereo governativo a Khan Shaykhun, nel governatorato di Idlib[148]. Stati Uniti, UE, Turchia e paesi del Golfo accusano Damasco di aver usato il gas mortale contro la popolazione civile, mentre la Russia difende il governo siriano affermando che nell'attacco è stato distrutto un deposito di armi chimiche in mano agli oppositori del regime[149] e richiede una regolare indagine ONU per accertare le cause dell'attacco. Il 7 aprile Donald Trump, presidente degli Stati Uniti, ordina di lanciare 59 missili Tomahawk contro la base aerea di Shayrat, a sud di Homs, da dove sarebbero partiti i velivoli responsabili del raid con armi chimiche[150][151], un attacco che non avrebbe inflitto danni in quanto gli aerei e i militari della base sarebbero stati fatti sgombrare in precedenza[152]; la Russia tuttavia definisce questo atto come un vero e proprio attacco al territorio siriano.[153]

L'8 agosto 2017 un rapporto dell'ONU conferma infine la responsabilità del regime di Assad nell'attacco chimico di Khan Shaykhun.[154][155] L'8 settembre 2017 caccia israeliani bombardano un centro di ricerca militare nei pressi di Masyaf, da fonti di intelligence occidentali ritenuto legato al programma di armi chimiche siriano.[156]

L'8 aprile 2018, durante la fase finale dell'assedio del Ghouta Orientale, a Douma i ribelli sostengono che sia avvenuto un nuovo attacco chimico mediante l'utilizzo di gas al cloro. Il 13 aprile il governo statunitense afferma di avere le prove che l'attacco con armi chimiche a Douma è stato condotto dal governo siriano; il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov e il portavoce del ministero della difesa russo Igor Konashenkov accusano invece i servizi segreti britannici di aver organizzato quello che sarebbe stato un finto attacco chimico, tesi subito definita "grottesca, bizzarra e del tutto falsa" dall'ambasciatrice di Londra all'ONU Karen Pierce.[157] Il 14 aprile 2018 vengono effettuati bombardamenti su postazioni governative da parte di Stati Uniti, Francia e Regno Unito. Viene dichiarato che gli obiettivi colpiti siano stati depositi ed un centro di ricerca correlati nel programma govenativo sulle armi chimiche.[158] Il 20 aprile l'OPAC inizia ufficialmente la missione e raccoglie i primi campioni a Douma.[159] Il 3 maggio gli ispettori riesumano i cadaveri dei morti sotto i bombardamenti nelle zone segnalate.[160]

Il 16 maggio 2018 l'OPAC conferma che ordigni al cloro sono stati usati il 18 febbraio a Saraqib, nella provincia di Idlib[161], senza però essere stata in grado di attribuire la paternità dell'attacco.[162]

Il 24 giugno il New York Times pubblica un'inchiesta in cui ricostruisce la dinamica dell'attacco di un edificio a Douma, accusando il governo di Assad e i suoi alleati di aver mentito alla comunità internazionale.[163]

Il 7 giugno un rapporto dell'OPAC annuncia di non aver rilevato la presenza di gas nervino ma di aver individuato agenti clorinati organici in campioni prelevati in 2 siti a Douma coinvolti nei bombardamenti del 7 aprile 2018.[164]

Il 22 luglio 2018 Israele bombarda nuovamente il centro di ricerche militari di Masyaf.[165]

Il 19 maggio 2019 i ribelli denunciano un nuovo attacco governativo con armi chimiche a Kabana, sul fronte di Idlib.[166]

Dati sulle vittime

Sebbene nel gennaio del 2014 l'ONU avesse dichiarato che non avrebbe più aggiornato i dati sul numero delle vittime,[167] nell'agosto del 2014 ha pubblicato uno studio che documenta l'uccisione di 191.369 persone nel conflitto da marzo 2011 a fine aprile 2014: di queste, almeno 8.803 sono minori di 18 anni. Lo studio non riporta le percentuali di combattenti e di civili tra le vittime.[168][169]

L'Osservatorio Siriano per i Diritti Umani (SOHR), un'organizzazione non governativa con sede a Londra, ha documentato 301.781 morti tra marzo 2011 e settembre 2016, di cui poco meno di un terzo sono civili (86.692) e i restanti due terzi combattenti, equamente divisi tra governativi e filo-governativi (oltre 107.054) e anti-governativi moderati ed estremisti (oltre 104.390, di cui 52.359 ribelli siriani e curdi e 52.031 combattenti stranieri appartenenti principalmente a Stato Islamico e al-Nusra). Includendo anche le morti non documentate, SOHR stima un totale di 430.000 morti.[47]

Secondo i dati dell'UNHCR (aggiornati al 29 agosto 2015), i rifugiati della Diaspora siriana sarebbero 4.088.078 (quasi quanto la popolazione dell'intera Irlanda), molti dei quali all'interno di Libano e Turchia. A questi si aggiungono inoltre circa 7,8 milioni di siriani sfollati all'interno del paese.[170][171]

Nella cultura di massa

Film

Documentari

Videogiochi

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