Donald Trump: differenze tra le versioni
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* Donald Trump è stato protagonista di una storia della serie a fumetti [[Martin Mystère]], in particolare della storia pubblicata nell'Almanacco del Mistero [[1990]] intitolata ''Condominium, ovvero come Donald Trump salvò la terra''. In questa storia il protagonista, sfrattato di casa, si rivolge a un'[[agenzia immobiliare]] che si rivela essere gestita da extraterrestri che vogliono conquistare la Terra, ma l'intervento del miliardario Trump salva la situazione in quanto diventa loro socio.<ref>[http://www.sergiobonelli.it/scheda/7847/Almanacco-del-Mistero-1990.html Almanacco del Mistero 1990 - sergiobonellieditore.it]</ref> |
* Donald Trump è stato protagonista di una storia della serie a fumetti [[Martin Mystère]], in particolare della storia pubblicata nell'Almanacco del Mistero [[1990]] intitolata ''Condominium, ovvero come Donald Trump salvò la terra''. In questa storia il protagonista, sfrattato di casa, si rivolge a un'[[agenzia immobiliare]] che si rivela essere gestita da extraterrestri che vogliono conquistare la Terra, ma l'intervento del miliardario Trump salva la situazione in quanto diventa loro socio.<ref>[http://www.sergiobonelli.it/scheda/7847/Almanacco-del-Mistero-1990.html Almanacco del Mistero 1990 - sergiobonellieditore.it]</ref> |
Versione delle 00:13, 10 ott 2016
Donald John Trump (IPA: [ˈdɒnəld d͡ʒɒn trʌmp]; New York, 14 giugno 1946) è un imprenditore, personaggio televisivo e politico statunitense.
È figlio di Fred Trump, un facoltoso investitore immobiliare di New York, da cui è stato fortemente influenzato nel proposito di intraprendere una carriera nel medesimo settore. Ha frequentato la Wharton School of the University of Pennsylvania, lavorando allo stesso tempo nell'azienda paterna, la «Elizabeth Trump & Son», di cui divenne socio dopo essersi laureato nel 1968; tre anni più tardi rilevò in prima persona la gestione della compagnia, ribattezzandola «Trump Organization».
Le sue strategie aggressive di brand management, il suo stile di vita e i suoi modi diretti hanno contribuito a renderlo un personaggio celebre, status accresciuto dalla popolarità del programma televisivo The Apprentice, da lui stesso prodotto e condotto fra il 2004 e il 2015.
Dopo aver concorso senza successo alle primarie del Partito della Riforma per le elezioni presidenziali del 2000, aderì dapprima al Partito Democratico e poi al Partito Repubblicano.[1] Nel 2016 ha preso parte alle primarie repubblicane in previsione delle elezioni presidenziali del medesimo anno, conseguendo il maggior numero di delegati e diventando quindi il candidato del partito. Trump ha impostato la sua campagna elettorale su posizioni populiste e conservatrici: in particolare, le sue dichiarazioni in favore del libero utilizzo delle armi da fuoco hanno suscitato aspre polemiche, così come la sua proposta di istituire una moratoria sull'immigrazione delle persone di religione islamica.[2]
Biografia
Attività imprenditoriale
Laureato in Economia e Finanza presso la Wharton School of Business dell'Università della Pennsylvania, Trump cominciò la sua carriera nella società del padre, la Elizabeth Trump and Son, che si concentrava nell'affittare case a Brooklyn, Queens e Staten Island. Uno dei primi progetti di Trump, quando era ancora al college, era il rilancio del complesso Swifton Village a Cincinnati, Ohio, dove suo padre aveva investito nel 1962 5,7 milioni di dollari. Trump divenne direttamente coinvolto nel progetto e con 500.000 dollari di investimento entro due anni riuscì ad azzerare il tasso di sfitto dei 1.200 appartamenti, che inizialmente era pari al 66%. Nel 1972 la Trump Organization vendette Swifton Village per 6,75 milioni di dollari.[3]
Nel 1971 Trump si trasferì a Manhattan e venne coinvolto in un grande progetto di costruzione in cui utilizzò il design architettonico per vincere il riconoscimento pubblico. Comprò e valorizzò Old Penn Central per 60 milioni di dollari senza impegno economico. Più tardi, con l'aiuto di 40 anni di detrazione fiscale dal fisco di New York, trasformò il fallito Commodore Hotel nel Grand Hyatt e creò la Trump Organization.
Fin dal 2006, Trump è il più importante testimonial della multinazionale delle telecomunicazioni e dell'energia ACN, Inc.. Secondo Forbes (2015) e la sua lista degli uomini più ricchi del mondo, egli si trova alla posizione 405, con un patrimonio stimato in 4,1 miliardi di dollari. In una puntata del Letterman Show nel marzo 2013 ha dichiarato che il suo patrimonio è di 9 miliardi di dollari. Anche secondo il Washington Post il suo patrimonio sarebbe di 9 miliardi di dollari al 2015.[4]
Wrestling
Appassionato di wrestling da lungo tempo, Trump è amico del proprietario della WWE (World Wrestling Entertainment) Vince McMahon. Ospitò due edizioni di WrestleMania al Trump Plaza e partecipò anche a qualche show in veste di ospite.[5] Apparve tra il pubblico a WrestleMania VII, e venne intervistato da Jesse Ventura a bordo ring durante WrestleMania XX.[6] In tempi recenti, è stato impegnato per qualche tempo in un feud con lo stesso Vince McMahon, culminato in un match a WrestleMania 23, il 1º aprile 2007. Al match non presero direttamente parte né McMahon né Trump, bensì due atleti scelti come loro rappresentanti, Bobby Lashley per Trump e Umaga per McMahon; a vincere la così ribattezzata Battle of Billionaires fu Lashley in rappresentanza di Donald Trump. Il match fu definito anche Hair vs. Hair poiché il perdente avrebbe dovuto tagliarsi a zero la chioma, e infatti McMahon si ritrovò senza capelli. Ad arbitrare la contesa fu "Stone Cold" Steve Austin. Il 25 febbraio 2013 il sito ufficiale della WWE ha ufficializzato l'ingresso di Trump nella WWE Hall of Fame.
Carriera come personaggio televisivo
Nel 1998 è apparso, nei panni di se stesso, in Celebrity, pellicola diretta da Woody Allen. Dal 2004 Donald Trump si è reso noto al grande pubblico televisivo americano e internazionale anche per il successo del suo reality show televisivo The Apprentice (da cui è stato ricavato lo spin-off The Celebrity Apprentice): la versione americana è trasmessa in Italia dai canali Sky, e nel 2012 ha avuto una sua versione italiana trasmessa da Cielo e Sky Uno, dove il boss era Flavio Briatore e nella quale Trump è apparso nei promo e all'ultima puntata della seconda edizione. Dopo alcune sue affermazioni polemiche sugli immigrati, la NBC annuncia nel 2015 che il programma continuerà senza Trump, di cui è diventata famosa la frase: «You're fired!» ("sei licenziato!").
Attività politica
Nel 2000, i mezzi di comunicazione di massa statunitensi ipotizzarono una possibile candidatura di Trump alla presidenza degli Stati Uniti per il Partito della Riforma (che nella tornata elettorale precedente aveva candidato il miliardario texano Ross Perot, già candidato indipendente nel 1992) alle presidenziali del 2000: invece, la nomination del partito andò a Pat Buchanan (in corsa con Ezola B. Foster come suo vice).
Nella puntata del 17 settembre 2008 del Larry King Live, Trump ha ufficialmente dato il suo appoggio al Senatore Repubblicano John McCain in occasione delle presidenziali del 2008.
Il 4 ottobre 2010 Trump dichiarò ad American Morning (trasmissione televisiva mattutina di successo della CNN) che egli stava seriamente considerando la possibilità di candidarsi per la Casa Bianca nel 2012[7][8] per i repubblicani.
Il 10 febbraio 2011 Trump ha tenuto un discorso presso il CPAC[9] in cui ha espresso le proprie posizioni politiche[10] e si è principalmente dichiarato come:
- Contrario a qualunque provvedimento di innalzamento della pressione tributaria
- Contrario al controllo delle armi (e quindi favorevole alle tesi propagandate dalla NRA)
- Contrario agli aiuti internazionali
- Contrario all'Obamacare (e quindi favorevole alla sua abolizione e, di conseguenza, alla sua sostituzione con una nuova legge)
- Favorevole a sostenere l'idea che la Cina comunista dovrebbe essere trattata dagli Stati Uniti d'America come un nemico e, quindi, sottoposta a pesanti dazi all'importazione[11]
Il 16 maggio 2011 Donald Trump ha annunciato che non si sarebbe candidato per la nomination repubblicana nelle elezioni americane del 2012. Il miliardario ha dichiarato di "non essere pronto a lasciare il settore privato", mentre pare che la decisione sia stata presa a seguito di un clamoroso flop nei sondaggi: 71 americani su 100 avrebbero definito Trump "inadeguato come presidente".[12] Agli inizi di febbraio 2012 Trump ha dichiarato il proprio sostegno al candidato ultraconservatore Newt Gingrich contro Mitt Romney nelle primarie repubblicane.[13]
Elezioni presidenziali del 2016
Il 16 giugno 2015 annuncia formalmente la propria candidatura alle presidenziali del 2016 con un evento a New York, nella sua Trump Tower, introdotto dalla figlia Ivanka: attacca il presidente Obama, il pericolo crescente rappresentato dal terrorismo islamico e la forza economica della Cina, affermando che l'America ha bisogno di un vero leader per ritornare grande[4][14]. Secondo Trump, le Amministrazioni Obama e Bush hanno permesso il declino economico della classe media americana, imputando inoltre all'élite del partito repubblicano di averla tradita conducendo un'opposizione inefficace al Congresso, dove il GOP detiene la maggioranza assoluta. Make America Great Again è appunto il motto della sua campagna elettorale. Trump ha criticato spesso gli accordi commerciali stipulati dagli USA con altri stati, ai quali ascrive in particolare il declino del settore manifatturiero e della perdita di posti di lavoro a vantaggio di paesi a basso costo di manodopera. Trump si è detto contrario alla ratifica del TTIP.
In testa nei sondaggi fin dal luglio 2015, Trump veicola un crescente interesse dei mezzi di comunicazione di massa, mentre i suoi comizi registrano massicce presenze di pubblico. Da consumato conoscitore della televisione, egli prevale nettamente nei numerosi dibattiti televisivi, dominando sui compassati rivali di partito.[senza fonte] Nei caucus in Iowa del 1º febbraio 2016 Trump si colloca al secondo posto col 24% di voti; il 9 febbraio, nel New Hampshire ottiene la prima vittoria col 35,3% di voti; il 20 febbraio consegue il 32,5% di voti vincendo le primarie della South Carolina. Il 23 febbraio segue la netta vittoria ai caucus del Nevada, col 45,9%. Nel Supermartedì del 1º marzo, dove votano 11 stati, Trump si aggiudica 7 primarie: Alabama, Georgia, Tennessee, Arkansas, Virginia, Vermont, Massachusetts. Nel secondo Supermartedì dell'8 marzo, vince le primarie in Mississippi (47,3%), Michigan (36,5%) e i caucus alle Hawaii (42,4%) mentre arriva secondo ai caucus in Idaho (28,1%).
Il 26 maggio, Trump si aggiudica ufficialmente le primarie repubblicane, conquistando i delegati necessari per la nomination alla Casa Bianca.[15] Donald Trump è il candidato più votato della storia del Partito Repubblicano con 13 milioni e 406 mila voti, battendo il precedente record di Bush che nelle primarie del 2000 aveva ottenuto 12 milioni di voti.[16]
Vita privata
Donald Trump ha cinque figli e si è sposato tre volte:
- con Ivana Marie Zelnickovà (Trump), con cui è stato sposato dal 7 aprile 1977 all'8 giugno 1992, da cui ha avuto tre figli:
- Donald John Trump, Jr. (n. 31 dicembre 1977), sposato dal 12 novembre 2005 con Vanessa Haydon, da cui ha avuto cinque figli:
- Kai Madison Trump (n. 12 maggio 2007)
- Donald John Trump III (n. 18 febbraio 2009)
- Tristan Milos Trump (n. 2 ottobre 2011)
- Spencer Frederick Trump (n. 21 ottobre 2012)
- Chloe Sophia Trump (n. giugno 2014)
- Ivanka Marie Trump (n. 30 ottobre 1981), sposata dal 25 ottobre 2009 con Jared Kushner, da cui ha avuto tre figli:
- Arabella Rose Kushner (n. 17 luglio 2011)
- Joseph Frederick Kushner (n. 14 ottobre 2013)
- Theodore Kushner (n. 27 marzo 2016)
- Eric Frederic Trump (n. 6 gennaio 1984), sposato dall'8 novembre 2014 con Lara Yunaska.
- Donald John Trump, Jr. (n. 31 dicembre 1977), sposato dal 12 novembre 2005 con Vanessa Haydon, da cui ha avuto cinque figli:
- con Marla Maples, con cui è stato sposato dal 19 dicembre 1993 all'8 giugno 1999, da cui ha avuto una figlia:
- Tiffany Trump (n. 13 ottobre 1993)
- con Melania Knauss, sua attuale consorte dal 22 gennaio 2005, da cui ha avuto l'ultimo figlio:
- Barron William Trump (n. 20 marzo 2006).
Il blog
Il 16 dicembre 2009, dal suo popolare blog personale, Donald Trump commenta l'avvenuta condanna in primo grado della cittadina americana Amanda Knox a 26 anni di reclusione per il diretto coinvolgimento nel brutale omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher a Perugia. Egli si proclama convinto dell'innocenza della ragazza e definisce il processo italiano e il suo esito un'inquietante ingiustizia. Per tale motivo si fa promotore di un'iniziativa presso i suoi connazionali americani affinché boicottino l'Italia fintantoché questa non abbia fatto la cosa giusta, liberando Amanda, sostenendo inoltre che dovrebbe essere il pubblico ministero del processo a dover essere imprigionato al posto suo.[17]
Birthers
I cosiddetti birthers sostengono che Barack Obama sarebbe nato in Kenya,[18] malgrado egli sia nato a Honolulu, quindi in territorio americano. Essi affermavano che Obama non avesse mai presentato pubblicamente il proprio certificato di nascita originale, nonostante l'obbligo previsto dalla legge, e che di conseguenza la sua elezione alla Casa Bianca sia frutto di una cospirazione anti-americana.
La vicenda, iniziatasi nell'autunno 2007, dopo aver diviso l'opinione pubblica americana in due fazioni contrapposte, ovvero i sostenitori dei birthers (tra cui Donald Trump e molti politici del Partito Repubblicano con relativi sostenitori) e i loro oppositori, ha avuto conclusione il 27 aprile 2011 con la pubblicazione sul sito della Casa Bianca di un comunicato ufficiale allegante la scansione del certificato di nascita originale di Obama, che ne conferma la nazionalità americana.[19]
A proposito della teoria esposta dai cosiddetti birthers sulla (presunta) ineleggibilità (per violazione della cosiddetta clausola costituzionale di nascita[20]) di Barack Obama alla carica di Presidente degli Stati Uniti, il 28 marzo 2011 Trump ha dichiarato che:
«It took me one hour to get my birth certificate. It's inconceivable that, after four years of questioning, the president (Obama) still hasn't produced his birth certificate.»
«Ho impiegato un'ora per avere il mio certificato. È inconcepibile che dopo quattro anni di interrogativi il presidente (Obama) non abbia ancora mostrato il suo.»
Cinema
Donald Trump ha avuto dei camei nei seguenti film e telefilm:
- I fantasmi non possono farlo (Ghosts Can't Do It), regia di John Derek (1989)
- Mamma, ho riperso l'aereo - Mi sono smarrito a New York (1992)
- Piccole canaglie (1994)
- Willy, il principe di Bel-Air - serie TV, episodio 4x25 (1994)
- Funny Money - Come fare i soldi senza lavorare (The Associate), regia di Donald Petrie (1996)
- La tata - serie TV, episodio 4x04 (1996)
- Susan - serie TV, episodio 1x22 (1997)
- The Drew Carey show - serie TV, episodio 2x24 (1997)
- Celebrity, regia di Woody Allen (1998)
- Spin City - serie TV, episodio 2x14 (1998)
- Sex and the City - serie TV, episodio 2x08 (1999)
- Zoolander, regia di Ben Stiller (2001)
- Two Weeks Notice - Due settimane per innamorarsi (2002)
Riferimenti nella cultura di massa
- Donald Trump è stato protagonista di una storia della serie a fumetti Martin Mystère, in particolare della storia pubblicata nell'Almanacco del Mistero 1990 intitolata Condominium, ovvero come Donald Trump salvò la terra. In questa storia il protagonista, sfrattato di casa, si rivolge a un'agenzia immobiliare che si rivela essere gestita da extraterrestri che vogliono conquistare la Terra, ma l'intervento del miliardario Trump salva la situazione in quanto diventa loro socio.[21]
- Una parodia di Donald Trump è apparsa nel secondo episodio della diciannovesima stagione della serie animata satirica South Park, andata in onda il 23 settembre 2015, nella quale impersonava il primo ministro canadese.[22]
- Un'altra parodia di Trump è presente nel video musicale della canzone Parnassia di Blasterjaxx e DBSTF, in cui le guardie del corpo di Mr. Dump si trasformano nei suoi avversari politici Barack Obama e Bill Clinton che lo aggrediscono.
- Nel film Ritorno al futuro - Parte II, il personaggio di Biff Tannen miliardario del 1985 alternativo sarebbe ispirato a Donald Trump.[23]
Onorificenze
Note
- ^ (EN) Bush says Trump was a Democrat longer than a Republican 'in the last decade', su politifact.com, PolitiFact Florida. URL consultato il 5 gennaio 2016.
- ^ Vedi:
(EN) How Trump Exposed the Tea Party, su politico.com, POLITICO Magazine.
(EN) Nativism And Economic Anxiety Fuel Trump's Populist Appeal, su npr.org, NPR, 4 settembre 2015.
(EN) Chris Lehmann, Donald Trump and the Long Tradition of American Populism, in Newsweek, 22 agosto 2015. - ^ (EN) Gregory Korte, Complex was troubled from beginning, su enquirer.com, The Cincinnati Enquirer, 1º settembre 2002. URL consultato il 27 settembre 2016.
- ^ a b Presidenziali Usa, Trump 12° candidato repubblicano
- ^ Donald Trump bio, su wwe.com, WWE. URL consultato il 14 marzo 2015.
- ^ Powell, John, WrestleMania XX bombs, su slam.canoe.ca, SLAM! Wrestling. URL consultato il 14 marzo 2015.
- ^ Donald Trump for President in 2012? - Political Hotsheet - CBS News
- ^ Donald Trump for President? | The Washington Independent
- ^ Crowd Goes Wild Over Donald Trump Speech at CPAC - Katie Pavlich
- ^ Trump makes a case for the Oval Office, upsets Paul supporters | Washington Examiner
- ^ The Case for Donald Trump for President | Right Wing News
- ^ http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2011/05/16/visualizza_new.html_868352602.html ANSA
- ^ Donald Trump Expected To Make Presidential Endorsement [UPDATED]
- ^ Usa 2016, Donald Trump si candida
- ^ Trump vince, sarà il candidato repubblicano alla Casa Bianca Obama: «Al G7 leader preoccupati», su Corriere.it.
- ^ Trump,repubblicano più votato di sempre, su rainews.it.
- ^ (EN) Free Amanda Knox, su trumpuniversity.com, The Trump Blog, 16 dicembre 2009.
- ^ Barack Obama è nato il 4 agosto 1961: all'epoca dei fatti, il Kenya era una colonia del Regno Unito, se vi fosse nato allora Barack Obama sarebbe un cittadino britannico, quindi non eleggibile alla Casa Bianca in quanto il luogo di nascita non era (e non è) sottoposto alla giurisdizione americana.
- ^ President Obama's Long Form Birth Certificate | The White House
- ^ Il secondo articolo della Costituzione degli Stati Uniti richiede che chiunque si candidi alla Casa Bianca (come Presidente o Vicepresidente) debba rispettare alcuni requisiti rigorosi: tra gli altri, c'è l'obbligo di essere nati nel territorio sottoposto alla giurisdizione degli Stati Uniti.
- ^ Almanacco del Mistero 1990 - sergiobonellieditore.it
- ^ Where My Country Gone?. URL consultato il 27 settembre 2015.
- ^ Ritorno al futuro: Biff sarebbe ispirato a Donald Trump, su movieplayer.it. URL consultato il 19 luglio 2016.
Bibliografia
- Donald Trump, Robert Kiyosaki, Perché vogliamo che tu sia ricco. Due uomini un solo messaggio, Gribaudi, 2007.
- Donald Trump, Zanker Bill, Pensa in grande e manda tutti al diavolo nel lavoro e nella vita, Etas, 2008.
- Meredith McIver, Donald Trump, I campioni non si arrendono mai. Un'educazione informale nel business e nella vita, Etas, 2009.
Voci correlate
- Famiglia Trump
- Trump: L'arte di fare affari
- Trump Organization
- Trump Model Management
- Donald Trump's Real Estate Tycoon
- Trump International Hotel and Tower, Chicago
- Trump Tower, New York City
- Ivana Trump
- Ivanka Trump
Altri progetti
- Wikisource contiene una pagina in lingua inglese dedicata a Donald Trump
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- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Donald Trump
Collegamenti esterni
- The Trump Organization, su trump.com.
- Sito Ufficiale, su donaldjtrump.com.
- Trump Think Big Expo Blog, su trumpexpos.blogspot.com.
- Blog di Donald Trump, su trumpinitiative.com.
- Donazioni politiche di Donald Trump, su newsmeat.com.
- (EN) Donald Trump, su IMDb, IMDb.com.
- Articolo di Forbes.com, su forbes.com.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 49272447 · ISNI (EN) 0000 0001 0898 6765 · SBN RAVV282134 · ULAN (EN) 500082105 · LCCN (EN) n85387872 · GND (DE) 118834312 · BNE (ES) XX1127639 (data) · BNF (FR) cb12195835j (data) · J9U (EN, HE) 987007278742805171 · NSK (HR) 000386800 · NDL (EN, JA) 00476339 · CONOR.SI (SL) 74264419 · WorldCat Identities (EN) lccn-n85387872 |
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