Coordinate: 37°33′41.57″N 15°09′26.97″E

Aci Trezza: differenze tra le versioni

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Aci Trezza inizialmente nacque come approdo marittimo del principato dei Riggio poiché il sito "u locu di la Trizza''"'' era l'unico sbocco al mare del feudo e se debitamente sistemato sarebbe divenuto un ottimo scalo. Ben presto, grazie agli sforzi del principe Stefano II, divenne centro pulsante della vita commerciale locale: vennero costruiti un riparo per le barche, la chiesa, un emporio e un forno dove era possibile preparare anche la pasta. Infine, attorno allo scalo, vennero innalzati numerosi magazzini atti a contenere olio, ferro, salumi e formaggi.<ref>{{Cita libro|titolo=Acque, ruote e mulini nella Terra di Aci; di Saro Bella|editore=Comune di Aci Catena|p=99}}</ref> Il ''carricatore della Trizza'' era uno dei porti commerciali più attivi di Sicilia.<ref name="ReferenceA">{{Cita libro|titolo=Houel: Viaggio a Catania. Introduzione di Carlo Ruta|editore=Edi.bi.si|p=22}}</ref> La neonata cittadina subì il devastante [[terremoto del Val di Noto del 1693]], che fece 17 vittime, numero ingente per l'epoca. Le salme vennero sepolte sotto le macerie dell'antica chiesa di San Giuseppe.<ref>{{Cita libro|titolo=Acitrezza nella Storia di Santo Pellegrino.|editore=Ferdinandea edizioni|p=3}}</ref>
Aci Trezza inizialmente nacque come approdo marittimo del principato dei Riggio poiché il sito "u locu di la Trizza''"'' era l'unico sbocco al mare del feudo e se debitamente sistemato sarebbe divenuto un ottimo scalo. Ben presto, grazie agli sforzi del principe Stefano II, divenne centro pulsante della vita commerciale locale: vennero costruiti un riparo per le barche, la chiesa, un emporio e un forno dove era possibile preparare anche la pasta. Infine, attorno allo scalo, vennero innalzati numerosi magazzini atti a contenere olio, ferro, salumi e formaggi.<ref>{{Cita|Bella|p. 99}}.</ref> Il ''carricatore della Trizza'' era uno dei porti commerciali più attivi di Sicilia.<ref name="ReferenceA">{{Cita libro|titolo=Houel: Viaggio a Catania. Introduzione di Carlo Ruta|editore=Edi.bi.si|p=22}}</ref> La neonata cittadina subì il devastante [[terremoto del Val di Noto del 1693]], che fece 17 vittime, numero ingente per l'epoca. Le salme vennero sepolte sotto le macerie dell'antica chiesa di San Giuseppe.<ref>{{Cita libro|titolo=Acitrezza nella Storia di Santo Pellegrino.|editore=Ferdinandea edizioni|p=3}}</ref>


Venne gestita da Stefano Riggio fino al [[1678]], quindi dal figlio Luigi Riggio Giuffrè fino al [[1680]], da Stefano Riggio Saladino fino al [[1704]], quindi da Luigi Riggio Branciforte fino al [[1757]]. Quest'ultimo però risiedette in [[Spagna]] dove, agli ordini del re [[Filippo V di Spagna|Filippo V]], ricoprì cariche altissime (Capitano Generale delle Galere, Governatore delle province di Guizpucoa e di Ceuta, Viceré di Valenza, ambasciatore a Venezia, a Roma, a Napoli e Ministro Plenipotenziario in Francia); lasciò quindi l'amministrazione del feudo allo zio Gioacchino Riggio. Prima di partire per ricoprire questi incarichi, Luigi Riggio Branciforte si dedicò alle restaurazioni e ricostruzioni degli edifici colpiti dal terremoto e la risistemazione del molo danneggiato dai marosi.<ref>{{Cita libro|titolo=Acque, ruote e mulini nelle terra di Aci|editore=Comune di Aci Catena|p=115}}</ref> Rientrò nel suo feudo in età avanzata e si dedicò alla trasformazione dello scalo di Aci Trezza: vi si costruirono altre case, magazzini e officine per i bastimenti che sempre più numerosi approdavano. Inoltre fece realizzare una strada carrabile che unisse Aci Trezza con il resto dei quartieri del feudo, che risultò essere una delle prime strade carrozzabili del territorio etneo. Infine fece erigere sulla marina di Aci Trezza un sontuoso palazzo, le cui rovine erano visibili fino agli inizi del XX secolo.<ref>{{Cita libro|titolo=Acque, ruote e mulini nella Terra di Aci|editore=Comune di Aci Catena|p=116}}</ref> In seguito il feudo passò a Stefano Riggio Gravina fino al [[1790]] e a Giuseppe Riggio Grugno fino al [[1792]], quando divenne libero. Giuseppe Riggio Grugno morì poi a [[Palermo]] decapitato dalla folla in rivolta nel [[1820]], estinguendo la famiglia dei principi di Aci. In ogni caso il [[feudalesimo]] era già stato abrogato in Sicilia nel [[1812]].<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Saro Bella|titolo=Luigi Riggio Branciforte: un principe siciliano nell’Europa del ‘700|rivista=Agorà|volume=VIII|numero=III/2002}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|autore=Saro Bella|titolo=Gli Arazzi del Principe|rivista=Agorà|volume=|numero=35/2011}}</ref><ref>{{Cita libro|titolo=Acque, ruote e mulini nelle terra di Aci|editore=Comune di Aci Catena|p=97}}</ref>
Venne gestita da Stefano Riggio fino al [[1678]], quindi dal figlio Luigi Riggio Giuffrè fino al [[1680]], da Stefano Riggio Saladino fino al [[1704]], quindi da Luigi Riggio Branciforte fino al [[1757]]. Quest'ultimo però risiedette in [[Spagna]] dove, agli ordini del re [[Filippo V di Spagna|Filippo V]], ricoprì cariche altissime (Capitano Generale delle Galere, Governatore delle province di Guizpucoa e di Ceuta, Viceré di Valenza, ambasciatore a Venezia, a Roma, a Napoli e Ministro Plenipotenziario in Francia); lasciò quindi l'amministrazione del feudo allo zio Gioacchino Riggio. Prima di partire per ricoprire questi incarichi, Luigi Riggio Branciforte si dedicò alle restaurazioni e ricostruzioni degli edifici colpiti dal terremoto e la risistemazione del molo danneggiato dai marosi.<ref>{{Cita libro|titolo=Acque, ruote e mulini nelle terra di Aci|editore=Comune di Aci Catena|p=115}}</ref> Rientrò nel suo feudo in età avanzata e si dedicò alla trasformazione dello scalo di Aci Trezza: vi si costruirono altre case, magazzini e officine per i bastimenti che sempre più numerosi approdavano. Inoltre fece realizzare una strada carrabile che unisse Aci Trezza con il resto dei quartieri del feudo, che risultò essere una delle prime strade carrozzabili del territorio etneo. Infine fece erigere sulla marina di Aci Trezza un sontuoso palazzo, le cui rovine erano visibili fino agli inizi del XX secolo.<ref>{{Cita libro|titolo=Acque, ruote e mulini nella Terra di Aci|editore=Comune di Aci Catena|p=116}}</ref> In seguito il feudo passò a Stefano Riggio Gravina fino al [[1790]] e a Giuseppe Riggio Grugno fino al [[1792]], quando divenne libero. Giuseppe Riggio Grugno morì poi a [[Palermo]] decapitato dalla folla in rivolta nel [[1820]], estinguendo la famiglia dei principi di Aci. In ogni caso il [[feudalesimo]] era già stato abrogato in Sicilia nel [[1812]].<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Saro Bella|titolo=Luigi Riggio Branciforte: un principe siciliano nell’Europa del ‘700|rivista=Agorà|volume=VIII|numero=III/2002}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|autore=Saro Bella|titolo=Gli Arazzi del Principe|rivista=Agorà|volume=|numero=35/2011}}</ref><ref>{{Cita libro|titolo=Acque, ruote e mulini nelle terra di Aci|editore=Comune di Aci Catena|p=97}}</ref>

Versione delle 14:14, 16 mag 2018

Aci Trezza
frazione
Aci Trezza – Veduta
Aci Trezza – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Sicilia
Città metropolitana Catania
ComuneAci Castello
Territorio
Coordinate37°33′41.57″N 15°09′26.97″E
Altitudine12 m s.l.m.
Abitanti4 949[1] (2011)
Altre informazioni
Cod. postale95021
Prefisso095
Fuso orarioUTC+1
Nome abitantitrezzoti
Patronosan Giovanni Battista
Giorno festivo24 giugno
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Aci Trezza
Aci Trezza

Aci Trezza (IPA: [aʧiˈtreʦʦa];[2] Trizza in siciliano[3]) è una frazione di 4 949 abitanti[1] di Aci Castello, comune italiano della città metropolitana di Catania in Sicilia.

Centro peschereccio di antica tradizione[4], fondato alla fine del Seicento dal nobile palermitano Stefano Riggio come approdo marittimo per il proprio feudo, il paese si affaccia sul mar Ionio dinanzi al piccolo arcipelago delle isole dei Ciclopi, sito di interesse naturalistico e geologico; dalla seconda metà del Novecento il borgo è divenuto anche una destinazione turistica.

Aci Trezza è nota inoltre per essere il luogo in cui sono stati ambientati il romanzo I Malavoglia di Giovanni Verga e il film La terra trema di Luchino Visconti, a sua volta direttamente ispirato all'opera dello scrittore verista.

Geografia fisica

Aci Trezza confina a nord con Capo Mulini e Baracche, frazioni del Comune di Acireale dalle quali è separata tramite il torrente Peschiera, a sud con il paese di Aci Castello, separata da quest'ultimo dal torrente Vallone grande, a ovest con Aci San Filippo, frazione del Comune di Aci Catena, con cui divide amministrativamente il Monte Vampolieri[5] e a est è bagnata dal Mar Ionio; il litorale di Aci Trezza è interamente compreso nei confini dell'Area marina protetta Isole Ciclopi.[6]

Territorio

Il paese si affaccia sul mar Ionio, in una zona denominata golfo di Acitrezza[7] e dista circa 9 chilometri da Catania.[8]

Isole Ciclopi

È il cuore della Riviera dei Ciclopi[9] luogo dove hanno avuto inizio le eruzioni etnee, prima che i teatri eruttivi si spostassero più a occidente.[10] Queste manifestazioni laviche sono avvenute in fondali argillosi che, grazie a movimenti tettonici, oggi costituiscono le colline alle spalle del paese.[11]

Basalti colonnari di Aci Trezza

Il territorio di Aci Trezza, quindi, è costituito da ampi banchi lavici, in alcune zone davvero particolari come il geosito dei basalti colonnari e i pillows lava[12] e zone argillose, adoperate fin dall'antichità per la produzione di laterizi utilizzando delle carcare, fornaci attive fino alla prima metà del novecento.[13] Non è mai stato coperto dalle colate laviche grazie all'azione spartilava delle colline.[14]

Geomorfologia

Panoramica di Aci Trezza: a sinistra il Monte Fano; dietro, sulla destra, il Monte Vampolieri

Alle spalle del paese si elevano due colline argillose denominate Monte Fano e Monte Fanello;[15] dietro di esse si trova il Monte Vampolieri grande collina argillosa suddivisa amministrativamente in vari Comuni delle Aci.[16]

Idrografia

La conformazione e composizione del terreno, impermeabile e facilmente erodibile, crea un reticolo idrografico molto articolato. Sono otto i torrenti che dalla collina, scorrendo verso est, raggiungono il litorale trezzoto sfociando nello Ionio: Peschiera, Abramo, Barriera, Ciccuni, Demaniale, Spagnola, Feudo e Vallone Grande hanno la sorgente tra i 200 e gli 80 metri s.l.m e una lunghezza che quasi mai supera il chilometro.[17]

Sismologia

È classificata come zona 2 di rischio sismico con pericolosità media dove possono verificarsi forti terremoti.[18]

Clima

Ha un clima tipicamente mediterraneo. Essendo collocata nella zona sud est dell'Etna è soggetta a forti precipitazioni in lassi di tempo molto brevi, collocate soprattutto nei mesi invernali. Le temperature subiscono l'influenza mitigatrice del mar Ionio, rendendo il clima particolarmente favorevole e mite, avendo anche le colline alle spalle che la proteggono dai venti di tramontana.[19]

La classificazione climatica[20] colloca Aci Trezza nella «zona B».[21]

Origine del nome

L'origine del nome Trezza è incerto: la prima e più accettata ipotesi lo fa derivare dai "tre pizzi" dei faraglioni.[22][23] Secondo il De Maria, invece, deriverebbe dalle fabbriche di laterizi che avrebbero dato il nome alla contrada: Acis Lateritie.[24] Un'altra teoria vuole che il nome derivi da uno scoglio che si trova "a venti passi dalla ripa" chiamato Trizza[25] e per metonimia lo abbia passato all'intera zona, dove successivamente sorse il paese.

Storia

«Nati liberi, godevamo sino all'anno 1795 i nostri magistrati amministrativi e giudiziari. Non sappiamo come ne' tempi che la feudalità cominciava ad abbattersi bisognammo ridurci per opera dell'ex barone quartiere d'un'altra popolazione. Si reclamò sin d'allora per la soggiogazione impostaci.»

Età antica

Prima della fondazione del paese

Lo stesso argomento in dettaglio: Xiphonia.

La zona dove sorge Aci Trezza era il cuore dell'antica città siceliota di Xiphonia; a nord della stessa, al confine con l'attuale paese di Capo Mulini sfociava il fiume Aci.[26]

Durante il periodo romano divenne un luogo di transito e approdo. Ne sono testimonianze le diverse ancore e anfore che si trovano nei fondali della Riviera dei Ciclopi[27] e il relitto di nave romana al largo di Aci Trezza.[28]

Età moderna

La fondazione e l'era dei Principi d'Aci

Il paese fu fondato ufficialmente alla fine del XVII secolo da Stefano Riggio. La scelta non fu casuale, essendo questi proprietario dal 1651 della città di Aci Sant'Antonio e Filippo (comprendente gli odierni centri di Aci Sant'Antonio, Aci San Filippo, Aci Catena, Aci Bonaccorsi e Valverde).[29]

Stemma araldico della famiglia Riggio

Aci Trezza inizialmente nacque come approdo marittimo del principato dei Riggio poiché il sito "u locu di la Trizza" era l'unico sbocco al mare del feudo e se debitamente sistemato sarebbe divenuto un ottimo scalo. Ben presto, grazie agli sforzi del principe Stefano II, divenne centro pulsante della vita commerciale locale: vennero costruiti un riparo per le barche, la chiesa, un emporio e un forno dove era possibile preparare anche la pasta. Infine, attorno allo scalo, vennero innalzati numerosi magazzini atti a contenere olio, ferro, salumi e formaggi.[30] Il carricatore della Trizza era uno dei porti commerciali più attivi di Sicilia.[31] La neonata cittadina subì il devastante terremoto del Val di Noto del 1693, che fece 17 vittime, numero ingente per l'epoca. Le salme vennero sepolte sotto le macerie dell'antica chiesa di San Giuseppe.[32]

Venne gestita da Stefano Riggio fino al 1678, quindi dal figlio Luigi Riggio Giuffrè fino al 1680, da Stefano Riggio Saladino fino al 1704, quindi da Luigi Riggio Branciforte fino al 1757. Quest'ultimo però risiedette in Spagna dove, agli ordini del re Filippo V, ricoprì cariche altissime (Capitano Generale delle Galere, Governatore delle province di Guizpucoa e di Ceuta, Viceré di Valenza, ambasciatore a Venezia, a Roma, a Napoli e Ministro Plenipotenziario in Francia); lasciò quindi l'amministrazione del feudo allo zio Gioacchino Riggio. Prima di partire per ricoprire questi incarichi, Luigi Riggio Branciforte si dedicò alle restaurazioni e ricostruzioni degli edifici colpiti dal terremoto e la risistemazione del molo danneggiato dai marosi.[33] Rientrò nel suo feudo in età avanzata e si dedicò alla trasformazione dello scalo di Aci Trezza: vi si costruirono altre case, magazzini e officine per i bastimenti che sempre più numerosi approdavano. Inoltre fece realizzare una strada carrabile che unisse Aci Trezza con il resto dei quartieri del feudo, che risultò essere una delle prime strade carrozzabili del territorio etneo. Infine fece erigere sulla marina di Aci Trezza un sontuoso palazzo, le cui rovine erano visibili fino agli inizi del XX secolo.[34] In seguito il feudo passò a Stefano Riggio Gravina fino al 1790 e a Giuseppe Riggio Grugno fino al 1792, quando divenne libero. Giuseppe Riggio Grugno morì poi a Palermo decapitato dalla folla in rivolta nel 1820, estinguendo la famiglia dei principi di Aci. In ogni caso il feudalesimo era già stato abrogato in Sicilia nel 1812.[35][36][37]

Età contemporanea

Aci Trezza alla fine del XIX secolo

La fine della dinastia Riggio comportò un periodo di decadenza per Aci Trezza: venne persa l'indipendenza dell'Universitas e la gestione amministrativa prima passò ai giurati catenoti e successivamente al barone Pennisi.[38] Furono anni travagliati dove i trezzoti lottarono per riaffermare la loro autonomia e i loro diritti. Il 20 febbraio 1821 venne inviata al Presidente e ai Deputati del Consiglio provinciale del Vallo competente una petizione, firmata da 34 cittadini, per chiedere l'erezione a Comune di Acitrezza.[39] Contestualmente gli abitanti di Aci Trezza capeggiavano una rivolta contro la città di Acireale a causa dei maceratoi di lino e canapa, posti nella frazione di Capo Mulini, che rendevano l'aria malsana, in un periodo storico dove il colera tornava a mietere vittime. La "guerra dei maceratoi" fu vinta dai trezzoti poiché ne fu disposta la chiusura nel 1825.[40] Queste lotte portarono alla separazione, sancita dal decreto del Re delle Due Sicilie Francesco I, di Aci Trezza, insieme a Ficarazzi, da Aci San Filippo e Catena per essere però accorpata ad Aci Castello il 15 settembre 1828.[41] La cittadina mantenne comunque una certa autonomia, espressa dall'Ufficio dell'eletto particolare che aveva sede nel centro storico di Aci Trezza; l'ufficio durò dal 1828 al 1867 e il segretario era dotato di timbro. Venne abrogato dal neonato Regno d'Italia.[42]

Simboli

Lo stesso argomento in dettaglio: Stemmi dei comuni della Terra d'Aci.
I tre faraglioni di Aci Trezza, riprodotti negli stemmi dei comuni della Terra d'Aci

I comuni della Terra d'Aci hanno come simbolo i faraglioni di Aci Trezza e il Castello di Aci. Pur non avendo adottato ufficialmente tale emblema, è possibile vedere dentro la sacrestia della chiesa madre di Aci Trezza un lavabo in marmo raffigurante i due luoghi simbolo.[43]

Mitologia

Cuore della Riviera dei Ciclopi è il luogo dove secondo la tradizione è ambientato il canto IX dell'Odissea di Omero nel quale Ulisse si scontra con Polifemo, accecandolo dopo averlo fatto ubriacare per fuggire dalla spelonca dove era stato intrappolato con i suoi compagni. Il Ciclope, cieco e iracondo, scaglia contro le navi dei greci in fuga degli enormi massi che secondo la tradizione sono le Isole dei Ciclopi.[44]

Il canto III dell'Eneide di Publio Virgilio Marone racconta l'incontro dell'eroe troiano Enea con il compagno di Ulisse Achemenide, dimenticato dall'eroe greco nella Terra dei Ciclopi durante la rocambolesca fuga. Anche questo episodio è ambientato nell'odierna Aci Trezza.[45]

Monumenti e luoghi d'interesse

Architetture religiose

Chiesa di San Giovanni Battista
Chiesa di San Giovanni Battista
Chiesa principale del paese, è stata ricostruita dopo il terremoto dell'11 gennaio 1693 e ampliata e abbellita nei durante i secoli successivi. La facciata è in stile barocco con portale classico, al di sopra del quale si trovano due celle campanarie. In fondo alla navata minore, si trova un altare con il Crocifisso affiancato da Maria Addolorata e Giovanni evangelista: è probabile che il Verga alluda a quest'opera quando cita nei Malavoglia l'Altare dell'Addolorata.[46]
Edicola della Madonna della Provvidenza
È la più antica delle cappelle sparse in paese, costruita nel XVIII secolo, nei pressi del feudo de la Trizza. Rappresenta l'unico culto contadino in un paese prettamente marinaro. L'edificio è a camera unica, con una cupoletta sormontata da una piccola campana e al suo interno conserva un'icona della Vergine Maria.[47]
Edicola della Madonna della Buona Nuova
Edicola della Madonna della Buona Nuova
La prima cappella fu costruita all'inizio del Settecento e si trovava nello stesso luogo dell'attuale, sulla marina di Trezza. Fu ricostruita nel 1837, con l'ingresso rivolto non più al mare, ma alla nuova strada principale del paese. Ha forma squadrata e manca di campana, al suo interno conserva un affresco raffigurante la Madonna con il Bambino Gesù, coperto da un quadro raffigurante la stessa scena.[48]

Architetture civili

Fattoria del Feudo
Posta in cima alla via Feudo, costituisce l'ultima testimonianza architettonica della vita contadina di Aci Trezza. A fianco scorre ancora il torrente Feudo che nascendo dalla retrostante collina veniva utilizzato per irrigare i campi, prima di alimentare più a valle il lavatoio. La fattoria è una grande casa padronale composta dal terrazzo di accesso e due ampie stanze vicine al cortile con il cancello d’ingresso; sul retro è possibile scorgere l’antico frantoio, la stalla, il pollaio e il giardinetto di limoni. Si trova in pieno centro storico, rialzata rispetto alla via d'ingresso, ma staccata dal retrostante feudo, ormai divenuto quartiere residenziale, poiché negli anni 30 fu aperta la strada Nazionale che divise la struttura dalle colline retrostanti dove si sviluppava la zona coltivata.[49]
Casa Merra
Palazzetto posto sulla marina di Trezza, quasi dentro il porto storico, è di forma squadrata a due piani. È uno degli edifici più antichi del paese e prende il nome dalla proprietaria Domenica Fichera, detta «Micia la Merra» che la utilizzò come locanda nel XIX secolo. Il palazzo sorge dove un tempo vi era l'antica posada, andata distrutta dopo la caduta dei principi d'Aci.[50]

Architetture militari

Torre dei Faraglioni
Unica torre superstite del sistema difensivo fatto erigere dai Principi di Aci a difesa della città di Aci Trezza, serviva alla difesa del porto e dello spazio acqueo tra lo stesso e i faraglioni. Costruita su due piani non comunicanti tra di loro è stata eretta su una precedente costruzione, la cui base poggia su ruderi di epoca romana o bizantina. Il piano inferiore è in buono stato di conservazione, mentre il primo piano è un rudere di cui sono visibili le mensole per la difesa e la terrazza sulla quale erano posizionati i cannoni. Nel pieno d'utilizzo era presidiata da un caporale e due soldati, ventiquattrore al giorno. Insieme alla più grande Torre della Trizza e alla terrazza fortificata del palazzo del Principe Riggio difendeva l'intero territorio di Aci Trezza. È visibile in un dipinto di Filipp Hackert, conservato alla Reggia di Caserta.[51]

Altro

Altorilievo I Malavoglia
Altorilievo I Malavoglia
Situato nella centrale piazza Giovanni Verga, è apposto sulla facciata di un edificio storico. È opera dell'artista Mimì Maria Lazzaro e rappresenta l'attesa delle donne al molo, tratta da una pagina de I Malavoglia[52]. Fu inaugurato nel 1939, alla presenza di Filippo Tommaso Marinetti.[53]

Siti archeologici

Sono diversi i ritrovamenti archeologici nel territorio di Aci Trezza poiché le Isole Ciclopi costituivano un efficace riparo per le imbarcazioni. Negli anni 60, nella rada tra il paese e i faraglioni, sono state recuperate un gran numero di ancore, anfore e un contrappeso a forma di busto di Minerva, oggi conservati al museo di Giardini-Naxos. Altri reperti vennero recuperati nello stesso braccio di mare negli anni 70 e 90.[54] L'isola Lachea conserva delle tombe preistoriche[55] che costituiscono «una vera e propria necropoli pelagica».[56] Nel 1869 venne ritrovata un'ascia in diorite.[57] Agli inizi del XX secolo, nei pressi della Torre dei Faraglioni, il De Maria trovò parti di un antico pavimento romboidale di probabile fattura bizantina. I reperti accumulati vennero donati all'Accademia di scienze, lettere e belle arti degli Zelanti e dei Dafnici.[58]

Aree naturali

AMP Isole Ciclopi zona A

Il panorama di Aci Trezza è dominato dai faraglioni dei Ciclopi: otto scogli basaltici che, secondo la leggenda, furono lanciati da Polifemo a Ulisse durante la sua fuga. Poco distante dalla costa (a circa 400 m di distanza), è presente l'isola Lachea, identificata con l'omerica isola delle Capre che ospita la sede di una stazione di studi di biologia dell'Università degli Studi di Catania, adibita a museo naturalistico e archeologico, a testimonianza della frequentazione umana sull'isola già in epoca precedente alla colonizzazione greca della Sicilia. Tutta l'area è riserva marina dal 1989 e area marina protetta dal 2004[59], mentre l'Isola Lachea e i Faraglioni dei Ciclopi sono riserva naturale integrale della Regione siciliana dal 1998, in gestione al Centro Universitario per la Tutela e la Gestione degli Ambienti Naturali e degli Agroecosistemi.[60]

Geosito dei Basalti colonnari dell'Antico Scalo dei Malavoglia

Sotto il mare di Aci Trezza in corrispondenza dell’Isola Lachea sta crescendo una piega crostale, che aumenta a una velocità di alcuni millimetri per anno. Questo fenomeno conferma un'ipotesi già nota poiché la presenza di alghe fossilizzate che vivono a pelo d’acqua e non sono più vecchie di circa 6.000 anni, incrostano le Isole dei Ciclopi fino all’altezza di 6 metri sul livello del mare.[61]

Dentro il porto storico si trova il geosito dei basalti colonnari di Aci Trezza, testimonianza delle prime eruzioni dell'Etna. Il sito è stato oggetto di una lunga battaglia per la riqualificazione, portata avanti dall'associazione culturale Centro Studi Acitrezza, che si è conclusa positivamente nel 2010 con l'inaugurazione dei lavori, eseguiti dalla Soprintendenza ai beni culturali e ambientali di Catania, dell'Antico scalo dei Malavoglia e del geosito dei basalti colonnari che comprende anche una zona più a sud, dove si trovano i cosiddetti faragghiuneddi, formazioni laviche composte da basalti colonnari obliqui.[62] La zona oggi è un'oasi di verde, grazie anche alla presenza del torrente Feudo che permette la crescita di piante e fiori e creando pozze d'acqua all'interno delle quali vive e si riproduce il Discoglossus pictus.[63]

Società

Evoluzione demografica

Aci Trezza ha visto crescere in maniera costante la sua popolazione. All'indomani della sua fondazione erano ancora pochi gli abitanti e pertanto il principe Stefano Riggio chiese e ottenne la possibilità di popolare il paese dando asilo politico a coloro i quali avessero problemi con la polizia spagnola approfittando del favore che godeva la casata dei Riggio in Spagna.[64] Il feudo passò da una popolazione di circa 150 persone nel XVII secolo a circa 300 nel XVIII secolo[31] fino a raggiungere i 757 abitanti nel censimento del 1827.[65] La crescita continuerà tanto da far salire la popolazione a circa 3000 residenti negli anni '80 del Novecento[66] per poi raggiungere il numero di circa 5000 cittadini agli inizi del terzo millennio.[67]

Tradizioni e folclore

La festa di San Giovanni Battista e U pisci a mari

Simulacro di San Giovanni Battista

La festa patronale di Aci Trezza, dedicata a Giovanni Battista,[68] si svolge nei giorni 24 e 25 giugno, ma già nei tre giorni precedenti viene celebrato il solenne triduo. La svelata del simulacro avviene la mattina; nel pomeriggio inizia il giro del centro storico. Il giorno seguente invece ha luogo il percorso che tocca i quartieri collinari, con una sosta all'interno della chiesa della Madonna della Buona Nuova. Dal 1993, in occasione della commemorazione del martirio del Battista, il simulacro viene esposto per l'intera giornata sull'altare maggiore e in seguito si tiene la solenne celebrazione eucaristica vespertina sul sagrato della chiesa.[69]

I riti religiosi sono accompagnati da alcune manifestazioni folcloristiche tradizionali. Tra queste si annovera la pantomima U pisci a mari, antica rappresentazione della pesca del pesce spada, che dal 1750 circa si svolge nelle acque del porto storico con le medesime modalità: un giovane trezzoto impersona il pesce, mentre alcuni pescatori recitano le parti del «Rais di mare», il quale comanda le operazioni dalla poppa, del «Rais di terra», il quale incita i compagni sulla barca, del rematore e del fiocinatore, pronto a colpire il pesce.[70][71][72]

Al pari della festa di san Giovanni Battista, la pantomima è inserita nel «Registro delle eredità immateriali» della Regione siciliana.[73][74]

Madonna della Buona Nuova

Statua della Madonna della Buona Nuova
Statua della Madonna della Buona Nuova

La compatrona di Aci Trezza è la Madonna della Buona Nuova, festeggiata il primo fine settimana di settembre. Il culto è antico, legato a un'edicola votiva di inizio Settecento che si trova nella zona della marina di Trezza e conserva un affresco raffigurante la Madonna con il Bambino Gesù. La prima festa solenne risale al 1907, quando l'arciprete Salvatore De Maria proclamò la Madonna della Nova «patrona dei pescatori e dei marinai». Nel 1911 fu inaugurata una statua che da allora è posta all'interno della chiesa madre di Aci Trezza e portata in processione ogni anno.[75] Il giorno della festa viene illuminata la scala che porta alla scultura marmorea opera di Sarino Piazza[76] posta sul faraglione grande.[77]

Il pellegrinaggio a Valverde

Nel mese di maggio la comunità parrocchiale raggiunge, a piedi, il santuario mariano di Valverde.[78] È un culto antico, poiché già nelle «patenti di salute» rilasciate dai Giurati di Trezza nel XVIII secolo vi era raffigurato lo stemma araldico della famiglia Riggio insieme alle immagini di san Giovanni Battista e di Maria Immacolata.[79]

Cultura

Scuole

Ad Aci Trezza ha sede un istituto comprensivo statale intitolato al pittore Roberto Rimini, a cui afferiscono una scuola dell'infanzia, una scuola primaria e una scuola secondaria di primo grado.[80]

Musei

Casa del Nespolo

Museo Casa del Nespolo
Museo Casa del Nespolo

Piccola abitazione a due stanze risalente al XIX secolo, si trova vicino alla chiesa di San Giovanni Battista. Le due camere sono allestite a museo, una dedicata al film La terra trema di Luchino Visconti, che girò la pellicola con abitanti del luogo, e la seconda dedicata all'attività peschereccia del borgo e si affacciano su un cortile con un nespolo.[81]

Museo della stazione di Biologia marittima dell'Isola Lachea

Museo della stazione di Biologia marittima dell'Isola Lachea
Museo della stazione di Biologia marittima dell'Isola Lachea

situato nella sommità dell'isola Lachea, in un edificio realizzato nel 1901 adibito inizialmente a laboratorio scientifico,[82] ospita una collezione di fauna terrestre, marina, avicola e un erbario. Sono inoltre esposti dei reperti archeologici rinvenuti in situ. Vi è spazio anche per un'esposizione geologica, nella quale è possibile vedere i minerali caratteristici delle Isole Ciclopi, tra cui l'analcime.[83] Il museo appartiene all'Università degli Studi di Catania.[84]

Arte

Lo stesso argomento in dettaglio: I Malavoglia.

«[...] perché il mare non ha paese nemmen lui, ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare, di qua e di là dove nasce e muore il sole, anzi ad Aci Trezza ha un modo tutto suo di brontolare, e si riconosce subito al gorgogliare che fa tra quegli scogli nei quali si rompe, e par la voce di un amico.»

Lo Sgriccio
Busto di Giovanni Verga ad Aci Trezza

È il paese in cui Giovanni Verga ambientò il famoso romanzo I Malavoglia (1881), facente parte del Ciclo dei vinti. I personaggi principali sono i pescatori trezzoti della famiglia Toscano, ma è lo stesso paese di Aci Trezza a essere protagonista indiscusso dell'opera. Inoltre l'utilizzo del discorso indiretto libero, dà voce agli abitanti del luogo che prestano le proprie parole e la propria grammatica al Verga.[85] Nel centro storico della cittadina è possibile riconoscere alcuni luoghi descritti dal Verga; tra questi oltre ai più noti come i Faraglioni, la Chiesa di San Giovanni Battista e l'Edicola della Provvidenza, vi sono alcune fontane di Aci Trezza: Lo Sgriccio, che si trova in piazza Stefano Riggio e prende il nome dal modo in cui l'acqua sgorgava dalla cima e un fontanone in pietra lavica nella zona Fontana vicino a dove sorgevano gli antichi lavatoi pubblici, sotto i quali veniva «ammarata la Provvidenza», barca in legno di Padron 'Ntoni.[86][87]

Nel centro storico di Aci Trezza viene organizzato, annualmente, il premio internazionale di poesia "Acitrezza, Terra dei Ciclopi".[88]

Aci Trezza è stata sede di un premio di pittura internazionale[89] che ha avuto tra i giurati, fra gli altri, il pittore palermitano Roberto Rimini che ha vissuto la maggior parte della sua vita nella cittadina, rappresentandola in innumerevoli dipinti.[90] Al vincitore veniva consegnato il pennello d'oro.[91]

Cinema

Lo stesso argomento in dettaglio: La terra trema.
Scena del film La terra trema

Aci Trezza è stata il set nel quale, nel 1948, venne girato il film La terra trema di Luchino Visconti e Antonio Pietrangeli, coadiuvati dai giovani aiuto registi Francesco Rosi e Franco Zeffirelli. Capolavoro del neorealismo italiano è realizzato con attori non professionisti abitanti del luogo.[92] Narra le vicende del pescatore Ntoni Valastro che lotta contro i grossisti del pesce per affrancarsi da una vita grama. Fallirà perché lasciato solo in questa battaglia dalla stessa comunità di pescatori con cui condivide la miseria.[93] La pellicola, considerata una pietra miliare della cinematografia italiana fu presentata alla 9ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia dove vinse il premio internazionale "per i suoi valori stilistici e corali".[94] È stato selezionato tra i 100 film italiani da salvare.[95]

Musica

Nel 2013 è stata fondata dal Centro Studi Acitrezza l'Orchestra Galatea con lo scopo di creare un punto di riferimento musicale e culturale per i giovani di Aci Trezza. L'organico dell'orchestra contempla strumenti tradizionali e pop, formando una realtà musicale sinfonica e moderna.[96]

Cucina

Granita con brioche siciliana
Granita con brioche siciliana

È legata al mare e alla tradizione peschereccia. Alcuni piatti tipici hanno le acciughe quale ingrediente base; vengono utilizzate come condimento alla pasta oppure consumate sotto sale. Altro tipico piatto della tradizione è il tonno rosso, preparato al forno o in aglio. Anche le sarde a beccafico fanno parte della consuetudine gastronomica trezzota.[97]

Secondo la tradizione, infine, Aci Trezza è la patria del gelato e delle granite che sarebbero stati inventati dal cuoco Francesco Procopio dei Coltelli nel borgo marinaro.[98]

Geografia antropica

Urbanistica

Panoramica di Aci Trezza con l'Etna sullo sfondo

Il paese sorge attorno a un'ampia piazza, intitolata a Giovanni Verga ma che viene ancora chiamata con il nome originale di chianu; da qui si sviluppano i cinque quartieri storici:

  • Urnazza, zona in riva al mare a sud del paese sorta dove si formavano, fino alla metà del Novecento, dei ristagni d'acqua di mare chiamati "gurnazze" e dai quali prese il nome;[99]
  • Marina, costruita tutta intorno al porto, possiede una grande piazza sul mare;[100]
  • Madonna Nuova, il più a nord dei quartieri storici realizzato nelle vicinanze dell'edicola dedicata all'omonima icona della Vergine Maria;[101]
  • Dietro Chiesa, si sviluppa lungo l'omonima via sulla quale si affacciano ancora le case dei pescatori, con le facciate color rosa antico;[102]
  • Scalazza, unico quartiere storico collinare sin dalla fondazione di Aci Trezza è stato popolato dai terrazzani, contadini e agricoltori che possedevano ampi appezzamenti di terra.[103]

Nelle vicinanze sono stati costruiti i quartieri nuovi: a nord, fino al confine con Acireale, si trova il quartiere Barriera mentre a sud se ne sviluppa uno residenziale che ha la via dei Malavoglia come perno. Questa zona è confinante con il popoloso quartiere Litteri costituito da condomini di nuova edificazione. Sul Lungomare dei Ciclopi è presente una piazzetta dove un tempo sorgevano gli antichi lavatoi, citati dal Verga; la zona è chiamata Fontana.[104][105]

Economia

Pesca

Barche di pescatori sul litorale trezzoto

È stata la primaria fonte di reddito del paese per secoli e continua a ricoprire un ruolo fondamentale. I pescatori di Aci Trezza utilizzavano le più diversificate tecniche per adattarsi a ogni tipo di situazione. Con la costruzione dei grossi pescherecci divenne più agevole la pesca d'altura, con conseguente crescita della flotta peschereccia e della manodopera. L'economia legata alla pesca creava un indotto molto ampio: cantieristica, salagione delle acciughe per realizzare le conserve in piccoli recipienti di vetro, i cugnetti, sistemazione delle reti, case del pesce, vendita al dettaglio e all'ingrosso impegnavano la quasi totalità della popolazione.[106] Dal secondo dopoguerra l'economia di Aci Trezza è meno legata alla pesca, ma il porto continua a dare riparo a circa quaranta barche pescherecce, soprattutto per la cattura in alto mare.[107][108]

Antico acquario

Serviva per l'allevamento di molluschi e crostacei. Venivano utilizzate delle aperture sul fondo, collegate al mare, per mantenere l'acqua pulita contenuta al suo interno. Fu costruito da maestranze trezzote agli inizi del XX secolo in pietra lavica e cotto, sormontato da un'artistica ringhiera in ferro andata perduta. Il manufatto, che testimonia l'ingegno dei pescatori di Aci Trezza, rappresenta una primordiale forma di acquacoltura.[109] Si trova all'interno dello scalo Palummeddu, nella zona nord del paese.[110]

Artigianato

Gozzo tipico trezzoto
Gozzo tipico trezzoto

I Mastri d'ascia del Cantiere Rodolico continuano a operare all'interno del porto di Aci Trezza. La cantieristica di grosso tonnellaggio è ormai un ricordo, ma continuano a essere realizzate piccole imbarcazioni da diporto e lavori di restauro delle tipiche barche in legno oggi inserite nel Registro Eredità Immateriali della Sicilia.[111]

Agricoltura

Malgrado le fertili colline alle spalle del paese, poca importanza ha avuto l'agricoltura ad Aci Trezza soprattutto a partire dagli anni 60, poiché i terreni agricoli sono stati perlopiù trasformati in quartieri residenziali. Le uniche zone rimaste coltivate sono utilizzate per la produzione di prodotti ortofrutticoli venduti al dettaglio.[112] Nonostante ciò, ogni domenica, viene organizzato un affollato mercato del contadino nel centro storico del paese.[113]

Servizi

Imprese ricettive

Dalla seconda metà del XX secolo Aci Trezza ha cambiato la sua economia verso la ricettività:[114] sono sorti numerosi ristoranti, bar, alberghi e ultimamente sono aumentati i bed and breakfast e le case per vacanza, oltre all'apertura di numerosi negozi lungo la via principale del paese.[115] Questo incremento turistico è dovuto alle bellezze paesaggistiche e alla pubblicità ottenuta grazie alla letteratura che ha reso il brand Aci Trezza riconoscibile e ricercato.[116]

Settore pubblico

Non essendo un Comune Aci Trezza ha una carenza di mansioni pubbliche. Ciononostante, a partire dagli anni 90, è divenuta sede di importanti uffici. L'Area marina protetta Isole Ciclopi e la Riserva naturale integrale Isola Lachea e faraglioni dei Ciclopi hanno il loro bureau nel centro storico del paese.[117] Inoltre trovano collocazione nella frazione i Vigili urbani[118] e l'Ufficio tributi del Comune di Aci Castello.[119]

Turismo

Grand Tour

Aci Trezza è stata meta privilegiata del Grand Tour[120] grazie soprattutto alle bellezze naturali e al mito cresciuto intorno a esse. Johann Wolfgang von Goethe, durante il suo viaggio, ebbe l'interesse di visitare le Isole Ciclopi soprattutto per l'importanza geologica,[121] mentre Jean-Pierre Houël visitò più volte Aci Trezza e la dipinse in diversi acquerelli. Mediante il suo resoconto, inserito successivamente nei quattro volumi del Voyage pittoresque des isles de Sicile, de Malta et de Lipari veniamo a conoscenza della presenza di un albergo in paese, già nel XVIII secolo, dove lo stesso viaggiatore alloggiò.[31] Anche ricercatori del calibro di Lazzaro Spallanzani vollero visitare il Borgo di Trezza e le Isole Ciclopi per studiarne la composizione.[122]

Viaggiatori e visitatori in età contemporanea

Notte estiva ad Acitrezza

Aci Trezza rimase meta di visitatori per tutto il secolo successivo, con alti e bassi.[123] Negli anni a cavallo delle due guerre mondiali si svilupparono le prime case di villeggiatura[124] ma è nel secondo dopoguerra che divenne meta di turismo di massa. Spinti dalle immagini del film La terra trema e aiutati dal miracolo economico italiano in molti raggiungevano il paese per passarvi le vacanze. In questo periodo si cercò di mantenere alto lo standard per i turisti: la Pro-Acitrezza organizzava un Premio Internazionale di pittura[125] e venivano realizzati spot pubblicitari di qualità, prodotti e divulgati dall'Istituto Luce.[114] Inoltre la Pro-Acitrezza d il Touring Club Italiano organizzarono, nel 1949, una gara motociclistica legata alla Coppa Florio dentro il centro storico di Aci Trezza.[126] Gli anni seguenti, però, videro uno sviluppo edilizio disordinato del paese che favorì, annualmente, l'arrivo di una caotica valanga di gente.[127] Il paese è ricco di strutture ricettive ed è una meta privilegiata, soprattutto nelle serate estive.[128] Aci Trezza è inserita nelle località a vocazione turistica della Regione siciliana.[129]

Infrastrutture e trasporti

Strade principali

È attraversata dalla Strada statale 114 Orientale Sicula che in paese prende il nome di via Livorno e taglia in due l'abitato dividendo il centro storico, edificato lungo la costa, dalla zona nuova sviluppatasi sulle colline.

Ferrovie e tranvie

Vecchia stazione di Aci Trezza

Dal 1915 al 1934 Aci Trezza era servita dalla tranvia Catania-Acireale. Aveva anche una propria stazione ferroviaria sulla ferrovia Messina-Siracusa che fu soppressa alla fine degli anni ottanta in seguito all'attivazione del tracciato in variante sotterranea a doppio binario. Parte della novella Fantasticheria di Giovanni Verga è ambientata in questa stazione ferroviaria.[130]

Mobilità urbana

La località è collegata a Catania tramite la linea bus 534 dell'Azienda Metropolitana Trasporti, della quale è capolinea.[131] È inoltre attraversata dalla tratta "Catania - Aci Castello - Aci Trezza - Acireale" dell'Azienda Siciliana Trasporti.[132]

Porti

Il porto è costituito da due moli: quello settentrionale banchinato e con una darsena, e quello meridionale da cui si diparte un pennello; è presente uno scalo d'alaggio. È attrezzato con impianti di rifornimento per carburante e acqua e all'interno vi è ospitato un cantiere navale. Vi hanno sede diversi club nautici.[133] È presente anche un altro piccolo approdo, denominato Palummeddu, dove vengono ormeggiare soprattutto le piccole imbarcazioni in legno, utilizzate dai pescatori del luogo.[134]

La zona storica e lo scalo d'alaggio sono stati regolamentati nel 2016, dando precedenza all'alaggio delle tipiche barche in legno trezzote, contribuendo alla concreta attuazione della tutela delle stesse.[135]

Mercato ittico

Mercato ittico Aci Trezza

All'interno del porto di Aci Trezza si trova la struttura del Consorzio mercato ittico di Aci Trezza, uno dei più importanti mercati all'ingrosso del pesce dell'intera Sicilia. Ogni notte i pescherecci e i camion muniti di cella frigorifera raggiungono piazza Marina per dar vita a un mercato che rifornisce soprattutto le case del pesce e i ristoranti di Aci Trezza e il suo hinterland. Non mancano i turisti che visitano il mercato per sentire e vedere le peculiari caratteristiche dello stesso.[136]

Aci Trezza ha un'antica tradizione di vendita del pesce, come testimoniato da una famosa canzone popolare composta dal poeta Turi Tropea (nato a Riposto nel 1907) e musicata dal maestro catanese Luciano Maglia, intitolata Lu pisciaru di la Trizza.[137]

Amministrazione

Aci Trezza in passato fu una libera Universitas, ma nel 1828 divenne una delle quattro frazioni di Aci Castello;[138] alla questione accenna già Verga ne I Malavoglia.[139]

A partire dalla metà del XX secolo, alcuni comitati locali hanno ventilato l'opportunità di richiedere l'istituzione di un comune autonomo, senza tuttavia conseguire risultati concreti.[140][141][142][143]

Sport

Due società sportive hanno sede in paese. Dal 1981 opera in campo calcistico la Ciclope Acitrezza[144] mentre nella Canoa polo si annovera la Polisportiva Acitrezza che nella stagione sportiva 2016 raggiunse la massima serie.[145] Ogni anno si svolge la regata Le Vele dei Malavoglia, inserita nel calendario della Federazione Italiana Vela.[146]

Note

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  8. ^ Come arrivare ad Acicastello, su comune.acicastello.ct.it.
  9. ^ Dove si trovano le Isole Ciclopi?, su isoleciclopi.it.
  10. ^ Un po' di geologia, su isoleciclopi.it.
  11. ^ Itinerari terrestri, su isoleciclopi.it.
  12. ^ Basalti colonnari, geositi testimoni del tempo. Fazzina, La Fico Guzzo., su regione.sicilia.it.
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Bibliografia

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  • Antonio Castorina, Graziano D'Urso, Giovanni Grasso, Antonio Guarnera, "Relazione sui bastioni di Acitrezza: la Torre dei Faraglioni e la Torre de la Trizza". Acitrezza, Centro Studi Acitrezza.it, (pubblicazione), 7 maggio 2015.[da sostituire]
  • Antonio Castorina, Luisa Marino, Giuseppe Orazio Marletta, "Le fontanelle di Acitrezza. un patrimonio da preservare". Acitrezza, Centro Studi Acitrezza.it, (pubblicazione) novembre 2015.[da sostituire]
  • Alfio Coco, Cinquant'anni ad Acitrezza. Ricordi e riflessioni, Acireale, A & B, 1998, OCLC Number 53183730.
  • Salvatore Coco, La nascita della parrocchia di Acitrezza, Acireale, A & B, 1999. ISBN non esistente.
  • Salvatore Coco, con Giovanni Mammino (a cura di), A te venni Acitrezza. Vita e opere di mons. Alfio Coco, Acireale, A & B, 2007, EAN 9788877281005.
  • Salvatore Demaria, Il culto di S. Giovanni Battista in Acitrezza (Catania), Acireale, Galatea Sardella, 1912, ISBN non esistente.
  • Paolo Muscarà, Il castello d'Aci nella leggenda e nella storia, Camene, Catania 1957, ISBN non esistente.
  • Carmelo Nicosia, Sulle onde del tempo. U pisci a mari ad Acitrezza, Catania, Le Nove Muse, 1997.
  • Santo Pellegrino, Acitrezza nella storia, Catania, Edizioni Ferdinandea, 1996, ISBN non esistente.
  • Francesco Platania, Viaggiatori nelle terre di Ulisse, Acireale, Bonanno editore, 2008, ISBN 9788877965035.
  • Salvatore Raccuglia, Trezza. Storia-critica-archeologia, Acireale, Tipografia Umberto I, 1904, ISBN non esistente.

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