Giacomo Matteotti: differenze tra le versioni

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Giacomo Matteotti

Segretario del Partito Socialista Unitario
Durata mandato8 ottobre 1922 –
10 giugno 1924
PredecessoreCarica istituita
SuccessoreCarlo Rosselli
Giuseppe Saragat
Claudio Treves

Deputato del Regno d'Italia
Durata mandato1º dicembre 1919 –
10 giugno 1924
LegislaturaXXV, XXVI, XXVII
Gruppo
parlamentare
Socialista
CollegioFerrara (XXV), Padova (XXVI) e Veneto (XXVI)
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoPSI (1907-1922)
PSU (1922-1924)
Titolo di studioLaurea in giurisprudenza
UniversitàUniversità di Bologna
ProfessioneGiornalista, dirigente politico

Giacomo Matteotti (Fratta Polesine, 22 maggio 1885Roma, 10 giugno 1924) è stato un politico, giornalista e antifascista italiano, segretario del Partito Socialista Unitario, formazione nata da una scissione del Partito Socialista Italiano al Congresso di Roma dell'ottobre 1922.

Fu rapito e assassinato il 10 giugno 1924 da una squadra fascista capeggiata da Amerigo Dumini, a causa delle sue denunce dei brogli elettorali e del clima di violenza[1] messi in atto dalla nascente dittatura di Benito Mussolini nelle elezioni del 6 aprile 1924. Secondo alcuni storici il delitto fu anche conseguenza delle indagini di Matteotti sulla corruzione del governo, in particolare sulla vicenda delle tangenti della concessione petrolifera alla Sinclair Oil; proprio il giorno in cui venne ucciso, Matteotti avrebbe dovuto infatti presentare un nuovo discorso alla Camera dei deputati, dopo quello sui brogli del 30 maggio, in cui avrebbe rivelato le sue scoperte riguardanti lo scandalo finanziario coinvolgente anche Arnaldo Mussolini, fratello minore del Duce[2]. Il corpo di Matteotti fu ritrovato circa due mesi dopo l'omicidio, il 16 agosto 1924, dal brigadiere Ovidio Caratelli.

Il 3 gennaio 1925, di fronte alla Camera dei deputati, Benito Mussolini si assunse pubblicamente la «responsabilità politica, morale e storica» del clima nel quale l'assassinio si era verificato.[3] A tale discorso fece seguito, nel giro di due anni, l'approvazione delle cosiddette leggi fascistissime e la decadenza dei deputati che avevano partecipato alla secessione dell'Aventino in protesta al delitto Matteotti.

Biografia

Origini e formazione

Matteo Matteotti, nonno di Giacomo, era nato a Comasine, paese d'origine della famiglia nella Val di Peio in Trentino. Dopo anni di pendolarismo si era trasferito a Fratta Polesine ed era morto tragicamente il 9 giugno 1858. Suo figlio Girolamo Stefano (nato a Comasine nel 1839) portò avanti e ampliò l'attività paterna di commerciante in ferro e rame, investì i profitti in case e terreni e raggiunse un'invidiabile posizione economica. L'accusa di aver costruito la propria fortuna prestando denaro a interesse, rivoltagli dalla stampa cattolica locale avversaria del figlio, non fu mai comprovata definitivamente[4].

Velia Titta, moglie di Giacomo Matteotti

Il 7 febbraio 1875 Girolamo sposò Lucia Elisabetta Garzarolo[5], chiamata comunemente Isabella. I due ebbero sette figli, quattro dei quali morirono in tenera età: degli adulti, Giacomo Lauro[6] fu il secondogenito tra Matteo (1876-1909) e Silvio (1887-1910) e l'unico a sopravvivere ai fratelli, morti ancor giovani di tisi. Tutti si impegnarono in politica nelle file del Partito socialista, seguendo l'esempio del padre che era stato consigliere comunale di Fratta Polesine dal 1896 al 1897. Girolamo morì a Fratta nel 1902.

Giacomo frequentò il ginnasio "Celio" di Rovigo avendo per compagno di classe un suo futuro avversario politico, il cattolico Umberto Merlin. Si laureò in giurisprudenza all'Università di Bologna nel 1907 ed entrò in contatto con i movimenti socialisti, nei quali divenne ben presto una figura di spicco.

Durante la prima guerra mondiale, in cui non fu arruolato in quanto unico figlio superstite di madre vedova, si dimostrò un convinto sostenitore della neutralità italiana. Le sue posizioni antimilitariste e il suo attivismo contro la guerra gli costarono l'allontanamento dal Polesine per tre anni e il confino in una zona montagnosa nei pressi di Messina.

Nel gennaio 1916 aveva sposato con rito solo civile la poetessa romana Velia Titta, sorella del baritono Titta Ruffo. Nel 1918, mentre era ancora in Sicilia al confino, nacque a Roma il suo primogenito Giancarlo, che seguì le orme del padre dedicandosi anche lui all'attività politica.

Il socialismo e l'elezione a deputato

Scritta elettorale «Votate Matteotti» dipinta su un muro a Venezia

Matteotti fu eletto in Parlamento per la prima volta nel 1919 nel collegio di Ferrara[7] e fu poi rieletto nel 1921[8] e nel 1924.[9] Venne soprannominato "Tempesta" dai suoi compagni di partito per il suo carattere battagliero e intransigente.[10] In pochi anni, oltre a preparare numerosi disegni di legge e relazioni, intervenne 106 volte in Aula, con discorsi su temi spesso tecnici, amministrativi e finanziari.[11] Per il carattere meticoloso e l'abitudine allo studio, passava ore nella Biblioteca della Camera «a sfogliare libri, relazioni, statistiche, da cui attingeva i dati che gli occorrevano per lottare, con la parola e con la penna, badando a restare sempre fondato sulle cose».[12] Dopo i fatti del dicembre 1920 a Ferrara, Matteotti divenne il nuovo segretario della Camera del Lavoro cittadina e questo produsse un rinnovato impegno nella sua lotta antifascista, con frequenti denunce delle violenze che venivano messe in atto.[13]

Nel 1921 pubblicò una famosa Inchiesta socialista sulle gesta dei fascisti in Italia, in cui si denunciavano, per la prima volta, le violenze delle squadre d'azione fasciste durante la campagna elettorale delle elezioni del 1921.[14]

Nell'ottobre del 1922 Matteotti fu espulso dal Partito Socialista Italiano con tutta la corrente riformista legata a Filippo Turati; i fuoriusciti fondarono il nuovo Partito Socialista Unitario, di cui Matteotti divenne segretario.

Nel 1924 venne pubblicata a Londra, dove Matteotti si era recato in forma strettamente riservata nell'aprile di quell'anno, la traduzione del suo libro Un anno di dominazione fascista, col titolo: The Fascists exposed; a year of Fascist Domination, in cui riportava meticolosamente gli atti di violenza fascista contro gli oppositori.[15] Nell'introduzione del libro, Matteotti ribatteva puntualmente alle affermazioni fasciste, in particolare a quelle che affermavano l'uso della violenza squadrista utile allo scopo di riportare il paese a una situazione di legalità e "normalità" col ripristino dell'autorità dello Stato dopo le violenze socialiste del biennio rosso, affermando la continuazione delle spedizioni squadriste contro gli oppositori anche dopo un anno di governo fascista. Inoltre sosteneva che il miglioramento delle condizioni economiche e finanziarie del Paese, che stava lentamente riprendendosi dalle devastazioni della prima guerra mondiale, era dovuto non all'azione fascista, quanto alle energie popolari; tuttavia, ancora secondo Matteotti, a beneficiarne sarebbero stati solo gli speculatori e i capitalisti, mentre il ceto medio e proletario ne avrebbe ricevuto una quota proporzionalmente bassa a fronte dei sacrifici.[16]

La contestazione delle elezioni del 1924

Lo stesso argomento in dettaglio: Discorso di Giacomo Matteotti del 30 maggio 1924.
Tavolo di lavoro di Matteotti nella Biblioteca della Camera dei deputati

Il 30 maggio 1924 Matteotti prese la parola alla Camera dei deputati per contestare i risultati delle elezioni tenutesi il precedente 6 aprile. Mentre dai banchi fascisti si levavano contestazioni e rumori che lo interrompevano più volte (un deputato fascista, Giacomo Suardo, abbandonò l'aula per protesta), Matteotti denunciò una nuova serie di comprovate violenze, illegalità e abusi commessi dai fascisti per riuscire a vincere le elezioni in un discorso che sarebbe rimasto famoso:

«Contestiamo in questo luogo e in tronco la validità delle elezioni della maggioranza. […] L'elezione secondo noi è essenzialmente non valida, e aggiungiamo che non è valida in tutte le circoscrizioni. […] Per vostra stessa conferma [dei parlamentari fascisti] dunque nessun elettore italiano si è trovato libero di decidere con la sua volontà. […] Vi è una milizia armata, composta di cittadini di un solo Partito, la quale ha il compito dichiarato di sostenere un determinato Governo con la forza, anche se ad esso il consenso mancasse[17][18]

Terminato il discorso disse rivolgendosi a Giovanni Cosattini[19][20] seduto accanto a lui, indirettamente ai suoi compagni di partito:

«Io, il mio discorso l'ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me.[21][22][23]»

In un'altra occasione aveva pronunciato una frase che si sarebbe rivelata profetica:

«Uccidete pure me, ma l'idea che è in me non l'ucciderete mai[24]

Giacomo Matteotti nell'ultima fotografia scattatagli prima della morte

La proposta di Matteotti di far invalidare l'elezione almeno di un gruppo di deputati - secondo le sue accuse, illegittimamente eletti a causa delle violenze e dei brogli - venne respinta dalla Camera con 285 voti contrari, 57 favorevoli e 42 astenuti[25]. Renzo De Felice ha definito «assurda»[26] l'interpretazione di questo discorso come una richiesta di Matteotti basata su una realistica possibilità di ottenere un successo: secondo lo storico, Matteotti non mirava realmente all'invalidamento del voto, bensì a dare il via dai banchi della Camera a un'opposizione più aggressiva nei confronti del fascismo[27], accusando in un colpo solo sia il governo fascista che i «collaborazionisti» socialisti[28]. Una volontà di opposizione intransigente che aveva già espresso in una lettera a Turati precedente alle elezioni:

«Innanzitutto è necessario prendere, rispetto alla Dittatura fascista, un atteggiamento diverso da quello tenuto fino qui; la nostra resistenza al regime dell'arbitrio dev'essere più attiva, non bisogna cedere su nessun punto, non abbandonare nessuna posizione senza le più decise, le più alte proteste. Tutti i diritti cittadini devono essere rivendicati; lo stesso codice riconosce la legittima difesa. Nessuno può lusingarsi che il fascismo dominante deponga le armi e restituisca spontaneamente all'Italia un regime di legalità e libertà, […] perciò un Partito di classe e di netta opposizione non può accogliere che quelli i quali siano decisi a una resistenza senza limite, con disciplina ferma, tutta diretta ad un fine, la libertà del popolo italiano[29]

In questa sua intransigenza - tuttavia - Matteotti non riusciva a trovare un collegamento con l'operato e l'ideologia dei comunisti, che vedevano tutti i governi borghesi uguali fra loro e quindi da combattere indifferentemente:

«Il nemico è attualmente uno solo, il fascismo. Complice involontario del fascismo è il comunismo. La violenza e la dittatura predicata dall'uno, diviene il pretesto e la giustificazione della violenza e della dittatura in atto dell'altro[30]

Il discorso del 30 maggio, secondo lo storico Giorgio Candeloro, «diede a Mussolini e ai fascisti la sensazione precisa di avere di fronte in quella Camera un'opposizione molto più combattiva di quella esistente nella Camera precedente e non disposta a subire passivamente illegalità e soprusi»[31].

L'omicidio

Lo stesso argomento in dettaglio: Delitto Matteotti.

Il rapimento e l'uccisione

Automobile con cui fu rapito Giacomo Matteotti

Il 10 giugno 1924, intorno alle ore 16:15, Matteotti uscì a piedi dalla propria residenza di via Pisanelli 40, nel Quartiere Flaminio, per dirigersi verso Montecitorio, dove aveva trascorso parte della mattinata nella Biblioteca della Camera: piuttosto che incamminarsi lungo via Flaminia per poi raggiungere il Corso attraverso gli archi di Porta del Popolo, decise invece di percorrere il lungotevere Arnaldo da Brescia (per poi tagliare verso Montecitorio). Qui, secondo le testimonianze di due ragazzini presenti all'evento[32], era ferma un'auto con a bordo alcuni individui, poi in seguito identificati come i membri della polizia politica: Amerigo Dumini, Albino Volpi, Giuseppe Viola, Augusto Malacria e Amleto Poveromo.

Due degli aggressori, al passaggio del parlamentare nei pressi dell’auto, gli balzarono addosso. Ciononostante Matteotti riuscì a divincolarsi buttandone uno a terra e rendendo necessario l'intervento di un terzo che lo stordì colpendolo al volto con un pugno. Gli altri due intervennero per caricarlo in macchina. I due ragazzini identificarono anche la vettura, da altri testimoni descritta semplicemente come «un'automobile, nera, elegante, chiusa»[33], come una Lancia Kappa[34]. I due ragazzini, avvicinatisi al veicolo, furono allontanati rudemente, poi la macchina ripartì ad alta velocità.

Nel frattempo all'interno della vettura scoppiò una rissa furibonda[35] e dall'abitacolo della vettura Matteotti riuscì a gettare fuori il suo tesserino da parlamentare che fu ritrovato da due contadini presso il Ponte del Risorgimento[36]. Non riuscendo a tenerlo fermo, dopo un po' Giuseppe Viola estrasse un coltello e colpì Matteotti sotto l'ascella e al torace uccidendolo dopo un'agonia di diverse ore[37].

Il gruppo girovagò per la campagna romana fino a raggiungere verso sera la Macchia della Quartarella[20], un bosco nel comune di Riano, a 25 km da Roma. Qui, servendosi del cric dell'auto, seppellirono il cadavere di Matteotti piegato in due. Poi ritornarono a Roma dove lasciarono la vettura in un garage privato. Subito informarono Filippelli e De Bono degli avvenimenti e poi si allontanarono cercando di nascondersi[38].

Le ricerche e le conseguenze politiche

Lo stesso argomento in dettaglio: Secessione dell'Aventino.

L'assenza di Matteotti in Parlamento non fu immediatamente notata[39], ma già il giorno dopo, 11 giugno, la notizia della scomparsa era sui giornali. Più tardi Mussolini sostenne di aver appreso della morte di Matteotti soltanto la sera dell'11 giugno e di esserne stato, fino ad allora, del tutto ignaro[40].

Il 12 giugno Mussolini rispose a un'interrogazione parlamentare posta dal deputato Enrico Gonzales:

«Credo che la Camera sia ansiosa di avere notizie sulla sorte dell'onorevole Matteotti, scomparso improvvisamente nel pomeriggio di martedì scorso in circostanze di tempo e di luogo non ancora ben precisate, ma comunque tali da legittimare l'ipotesi di un delitto, che, se compiuto, non potrebbe non suscitare lo sdegno e la commozione del governo e del parlamento.»

Sopralluogo di polizia presso il Lungotevere Arnaldo da Brescia

Intanto, due giorni dopo il rapimento fu individuata l'auto che risultò proprietà del direttore del Corriere Italiano Filippo Filippelli grazie alla testimonianza di Ester Erasmi e del marito Domenico Villarini che, insospettiti da strani movimenti avvenuti la sera prima, avendo notato la vettura sospetta, si erano annotati la targa[42]. Da questo importante episodio nacquero le prime indagini, intentate dal magistrato Mauro Del Giudice, intransigente giurista, difensore dell'indipendenza della magistratura di fronte al potere esecutivo, il quale, assieme al giudice Umberto Guglielmo Tancredi, fin dall'inizio individuò in Dumini la mano dell'assassino. In breve tutti i rapitori furono identificati e arrestati, ma dopo pochissimo e su ordine diretto di Mussolini, l'incarico venne tolto al magistrato e le indagini vennero fermate. Fu questa comunque l'occasione in cui Cesare Rossi deporrà il suo memoriale riguardante i fatti. Del Giudice invece fu successivamente allontanato dalla capitale e qualche anno dopo, portato al pensionamento forzato.

Il 17 giugno, Mussolini impose le dimissioni a Cesare Rossi e ad Aldo Finzi, che erano indicati dall'opinione pubblica[43] e anche dalle indagini del magistrato Mauro Del Giudice come i più coinvolti a causa delle note frequentazioni con gli uomini di Dumini[44]. Fu dimissionato anche il capo della polizia Emilio De Bono e il giorno seguente anche Mussolini rinunciò alla guida del ministero dell'interno che affidò a Luigi Federzoni.

I socialisti unitari vicini a Filippo Turati nel frattempo diramarono un comunicato stampa che accusava il governo:

«L'autorità politica assicura solerti indagini per consegnare alla giustizia i colpevoli, ma la sua azione appare totalmente investita dal sospetto di non volere, né potere colpire le radici profonde del delitto, né svelare l'ambiente da cui i delinquenti emersero.»

Il 22 giugno si costituirono spontaneamente il Segretario amministrativo del PNF Giovanni Marinelli, ricercato come mandante del sequestro, e il vicesegretario politico Cesare Rossi, dopo essere stati latitanti. Rossi si recò direttamente al carcere di Regina Coeli invece che in Questura, «per evitare la curiosità dei giornalisti, gli obiettivi fotografici e il trasporto a Regina Coeli»[46]. Lo stesso giorno, a Bologna, fu convocata da Dino Grandi un'imponente adunata in sostegno a Mussolini cui parteciparono circa cinquantamila fascisti.

Il 26 giugno fu riunito il Senato che, a larga maggioranza, riconfermò la fiducia a Mussolini con 225 voti favorevoli su 252[47]. Gli unici tre senatori a denunciare le responsabilità di Mussolini, nonostante le minacce ricevute, furono Carlo Sforza, Mario Abbiate e Luigi Albertini[48].

Il 27 giugno 1924[49] i parlamentari dell'opposizione si riunirono in una sala di Montecitorio, oggi nota come "Sala dell'Aventino", decidendo comunemente di abbandonare i lavori parlamentari finché il governo non avesse chiarito la propria posizione a proposito dell'omicidio Matteotti.

Il giorno dopo alcuni parlamentari socialisti si recarono in pellegrinaggio sul luogo in cui Matteotti era stato rapito dove deposero una corona d'alloro. Lo stesso giorno Filippo Turati commemorò Matteotti alla Camera: questo discorso fu da alcuni storici considerato come l'inizio effettivo della secessione dell'Aventino[50]. L'obiettivo era quello di ottenere la caduta del governo e poter andare a nuove elezioni[51].

L'8 luglio, approfittando dell'assenza dell'opposizione, il governo varò nuovi regolamenti restrittivi relativi alla stampa, rafforzati due giorni dopo dall'obbligo per ciascun giornale di nominare un direttore responsabile. Costui poteva essere diffidato se contravveniva le leggi e il giornale messo in condizione di non poter più pubblicare. Il 24 luglio Roberto Farinacci in una lettera dichiarò di accettare l'incarico di avvocato della difesa nella causa contro Dumini e compagni che aveva precedentemente rifiutato[52].

Il ritrovamento del corpo e funerali

Nonostante le lunghe ricerche, il corpo di Matteotti non fu ritrovato se non per caso oltre due mesi dopo l'omicidio, il 16 agosto, fra le 7:30 e le 8 del mattino, dal cane di Ovidio Caratelli, un brigadiere dei Carabinieri reali in licenza, nella Macchia della Quartarella[20], un bosco nel comune di Riano.

Il corpo fu trasferito temporaneamente nel cimitero di Riano dove il 18 si procedette all'identificazione da parte dei cognati. Il cadavere era ormai in avanzata fase di decomposizione e fu quindi necessaria una perizia odontoiatrica.

Quattro giorni dopo il ritrovamento e concluse tutte le analisi e procedure mediche e legali, il 20 agosto alle ore 18 partiva da Monterotondo (paese a 15 chilometri circa da Riano) il treno che avrebbe riportato a Fratta Polesine la bara con la salma di Matteotti. Il convoglio, che procedette tra migliaia di persone assiepate ai bordi della ferrovia per omaggiare in silenzio la salma del deputato, arrivò a destinazione alle prime ore dell'alba del giorno dopo [53].

Mussolini ordinò al ministro dell'interno Luigi Federzoni che i funerali si tenessero direttamente a Fratta Polesine, città natale di Matteotti, in modo da non dare troppo nell'occhio[54].

Il giorno prima dei funerali, la vedova di Matteotti scrisse al ministro dell'interno Federzoni chiedendo che al funerale non fossero presenti esponenti del PNF e della Milizia:

«Chiedo che nessuna rappresentanza della Milizia fascista sia di scorta al treno: nessun milite fascista di qualunque grado o carica comparisca, nemmeno sotto forma di funzionario di servizio. Chiedo che nessuna camicia nera si mostri davanti al feretro e ai miei occhi durante tutto il viaggio, né a Fratta Polesine, fino a tanto che la salma sarà sepolta. Voglio viaggiare come semplice cittadina, che compie il suo dovere per poter esigere i suoi diritti; indi, nessuna vettura-salon, nessun scompartimento riservato, nessuna agevolazione o privilegio; ma nessuna disposizione per modificare il percorso del treno quale risulta dall'orario di dominio pubblico. Se ragioni di ordine pubblico impongono un servizio d'ordine, sia esso affidato solamente a soldati d'Italia.»

La popolazione del piccolo centro partecipò numerosa al funerale di colui che era affettuosamente chiamato il "capo dei lavoratori".

Il 12 settembre 1924, a Roma, Giovanni Corvi, al grido di "Vendetta per Matteotti!", uccise il deputato fascista Armando Casalini[56].

Dopo i funerali il corpo di Matteotti subì varie vicissitudini, fu anche seppellito in modo anonimo nel cimitero di Fratta Polesine. Solo a partire dall’11 ottobre 1928 è sepolto nella tomba di famiglia, una cappella intonacata di un grigio chiaro. Giacomo Matteotti riposa in un sarcofago di marmo nero donato dagli operai di Bruxelles incontrati poco prima del delitto durante una riunione dell’Internazionale socialista.[57]

Citazioni e riferimenti

Iorio Vivarelli, Monumento a Giacomo Matteotti

Luoghi e monumenti

A Matteotti furono intitolati diverse strade e piazze in gran parte delle principali città italiane.

  • Nel 1927 Emile Vandervelde annunciò l'inaugurazione a Bruxelles di un monumento a Matteotti; Mussolini richiamò a Roma Lazzaro Negrotto Cambiaso, ambasciatore italiano in Belgio.[58] Il monumento, realizzato da War van Asten (1888-1958), fu inaugurato l'11 settembre;[59] raffigura un cuore fiammeggiante su un ara con ai lati due figure oranti (una maschile e una femminile) ed è presente l'iscrizione «Questo cuore ardente batteva per te, o libertà» in tre lingue (francese, olandese e italiano); nella parte inferiore è presente un profilo di Matteotti. Attualmente si trova a Wasmes (Colfontaine).[60][61]
  • Nel 1974 presso il luogo del rapimento a Roma fu inaugurato il monumento a Giacomo Matteotti realizzato da Iorio Vivarelli, in occasione del 50º anniversario dell'assassinio.
  • A Riano è presente un monumento sul luogo del ritrovamento del cadavere[62]
  • La Casa - Museo Giacomo Matteotti[63] a Fratta Polesine è stata riconosciuta nel 2018 monumento nazionale dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.[64]

Musica

  • Povero Matteotti è un canzone di protesta, eseguita sulle note di Povero Cavallotti (1898 circa).[65]
  • Nel 33 giri antologico Cantacronache 4 (1971) del gruppo Cantacronache è incluso Canta di Matteotti, con autore anonimo.

Cinema

Franco Nero in Il delitto Matteotti, 1973

Teatro

  • Il mio nome è Tempesta. Il delitto Matteotti, di Carmen Sepede. Regia di Emanuele Gamba (2022). L'opera teatrale ha vinto la XVIII edizione del 'Premio Matteotti' della Presidenza del Consiglio dei Ministri

Francobolli

  • Nel 1955[68] fu emesso un francobollo italiano commemorativo (70º anniversario della nascita) da 25 lire in colore rosso.[69]
  • Nel 2012 fu emesso un francobollo commemorativo da San Marino del valore di euro 2,64.[70]

Premio Giacomo Matteotti

Nel 2005 è stato istituito il Premio "Giacomo Matteotti" presso la Presidenza del Consiglio dei ministri; viene «assegnato ad opere che illustrano gli ideali di fratellanza tra i popoli, di libertà e di giustizia sociale che hanno ispirato la vita di Giacomo Matteotti». Il Premio è suddiviso in tre sezioni: "saggistica", "opere letterarie e teatrali" e "tesi di laurea".[71]

Celebrazioni del centenario della morte

Su proposta della Fondazione Giacomo Matteotti, nel 2022 il Ministero della cultura ha istituito il Comitato Nazionale per le celebrazioni del centenario della morte di Giacomo Matteotti (DM 20/04/2022, n.172) e promosso l'Edizione Nazionale dei processi Matteotti (DM 8/04/2022, n. 140).

Nel 2023 il Parlamento italiano ha approvato in via definitiva la legge che istituisce le celebrazioni per il centenario della morte di Giacomo Matteotti: tra le attività di ricerca su vita, pensiero e opera di Matteotti, «saranno sostenute anche iniziative didattiche e formative, in sinergia con biblioteche, musei e istituzioni culturali, attraverso il coinvolgimento diretto delle istituzioni scolastiche».[72].

Opere

  • La recidiva. Saggio di revisione critica con dati statistici, Milano, Fratelli Bocca, 1910.[73]
  • Un anno di dominazione fascista, Roma, Tipografia italiana, 1923.
    • Un anno di dominazione fascista, con un saggio di Umberto Gentiloni Silveri, introduzione di Walter Veltroni, Milano, Rizzoli, 2019 [1923], ISBN 978-88-171-3894-9.
    • (EN) The fascisti exposed. A Year of Fascist Domination, traduzione di E. W. Dickes, Londra, Independent Labour Party Publication Department, 1924.
    • (EN) The fascisti exposed. A Year of Fascist Domination, traduzione di E. W. Dickes, Londra, Howard Fertig, 1969.
    • (FR) Une année de domination fasciste, Bruxelles, Maison nationale d'edition, 1924.
    • (DE) Hanns-Erich Kaminski, Fascismus in Italien. Grundlagen - Aufstieg - Niedergang, Berlino, Verlag für Sozialwissenschaft, 1925.
  • Il fascismo della prima ora. Pagine estratte dal "Popolo d'Italia", Roma, Tipografica italiana, 1924.
  • Reliquie, Milano, Corbaccio, 1924.
  • Contro il fascismo, Milano-Roma, Avanti!, 1954.
  • Discorsi parlamentari, 3 voll., Roma, Stabilimenti tipografici Carlo Colombo, 1970.
  • Scritti e discorsi, Milano, Aldo Garzanti, 1974.
  • Scritti e discorsi, Venezia, Marsilio, 1981.
  • Scritti sul fascismo, a cura di Stefano Caretti, Pisa, Nistri-Lischi, 1983, ISBN 978-88-838-1208-8.
  • Giacomo Matteotti 1885-1985. Riformismo e antifascismo. Scritti e discorsi, testimonianze, contributi, Roma, Ediesse, 1985.
  • Lettere a Velia, a cura di S. Caretti, Pisa, Nistri-Lischi, 1986, ISBN 978-88-838-1209-5.
  • Sulla scuola, a cura di S. Caretti, Pisa, Nistri-Lischi, 1990, ISBN 978-88-838-1210-1.
  • Sul riformismo, a cura di S. Caretti, Pisa, Nistri-Lischi, 1992, ISBN 978-88-838-1211-8.
  • Lettere a Giacomo, a cura di S. Caretti, Pisa, Nistri-Lischi, 2000, ISBN 88-8381-384-7.
  • Scritti giuridici, 2 voll., a cura di S. Caretti, Pisa, Nistri-Lischi, 2003, ISBN 88-8381-425-8.
  • La questione tributaria, a cura di S. Caretti, Manduria, P. Lacaita, 2006, ISBN 88-89506-27-X.
  • Scritti economici e finanziari, a cura di S. Caretti, 2 voll., Pisa, PLUS, 2009, ISBN 978-88-8492-609-8.
  • L'avvento del fascismo, a cura di S. Caretti, Premessa di Alessandro Roncaglia, Pisa, PLUS, 2011, ISBN 978-88-8492-781-1.
  • Epistolario: 1904-1924, a cura di S. Caretti, Pisa, PLUS, 2012, ISBN 978-88-8492-850-4.
  • Socialismo e guerra, a cura di S. Caretti, Premessa di Ennio Di Nolfo, Pisa, Pisa University Press, 2013, ISBN 978-88-6741-083-5.
  • Scritti e discorsi vari, a cura di S. Caretti, Premessa di Gianpasquale Santomassimo, Pisa, Pisa University Press, 2014, ISBN 978-88-6741-301-0.
  • La lotta semplice, Roma, Edizioni di Comunità, 2019, ISBN 978-88-320-0528-8.
  • Il fascismo tra demagogia e consenso. Scritti 1922-1924, a cura di Mirko Grasso, Collana Saggi, Roma, Donzelli, 2020, ISBN 978-88-552-2104-7.
  • Questo è il fascismo, a cura di Pietro Polito, Collana di pensiero radicale, Roma, e/o, 2022, ISBN 9788833574752.

Note

  1. ^ Giacomo Matteotti, Un anno di dominazione fascista, Roma, Tip. italiana, 1923; rist., con un saggio di Umberto Gentiloni Silveri, prefazione di W. Veltroni, Milano, Rizzoli, 2019, ISBN 978-88-171-3894-9
  2. ^ Mauro Canali, Il delitto Matteotti, pag. 33
  3. ^ Emilio Gentile, In Italia ai tempi di Mussolini (archiviato dall'url originale il 22 novembre 2015).
  4. ^ Gianpaolo Romanato, Un italiano diverso. Giacomo Matteotti, Longanesi, 2011.
  5. ^ Registro degli Atti di Matrimonio del 1875 - Comune di Fratta Polesine, su Family Search.
  6. ^ Registro degli Atti di Nascita del 1885 - Comune di Fratta Polesine, su Family Search.
  7. ^ Statistica delle elezioni generali politiche per la XXV legislatura (16 novembre 1919), Roma, 1920, pp. 50-51.
  8. ^ Statistica delle elezioni generali politiche per la XXVI legislatura (15 maggio 1921), Roma, 1924, pp. 104-106.
  9. ^ Statistica delle elezioni generali politiche per la XXVII legislatura (6 aprile 1924), Roma, 1924, pp. 31-34.
  10. ^ 10 giugno 1924: l’omicidio di Giacomo Matteotti, su Corriere della Sera, 10 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 10 giugno 2015).
  11. ^ Discorsi parlamentari di Giacomo Matteotti pubblicati per deliberazione della Camera dei Deputati, Roma, Colombo, 1970.
  12. ^ Citazione di Oddino Morgari in G. Matteotti, Scritti economici e finanziari, a cura di S. Caretti, Pisa, Ed. Plus, 2009, p. 25.
  13. ^ Giacomo Matteotti a Ferrara, su Artecultura, Comune di Ferrara, 7 giugno 2014. URL consultato il 31 marzo 2016 (archiviato il 23 marzo 2016).
  14. ^ G. Matteotti, Fascismo. Inchiesta socialista sulle gesta dei fascisti in Italia, Milano, 1922.
  15. ^ Gino Bianco, Matteotti a Londra, su unacitta.it, 22 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 22 dicembre 2015).
  16. ^ Stanislao G. Pugliese (a cura di), Fascism, Anti-fascism, and the Resistance in Italy. 1919 to the Present, Lanham-Boulder-Toronto-Oxford, 2004.
  17. ^ vedi il testo integrale del Discorso di denuncia di brogli elettorali pronunciato da Giacomo Matteotti il 30 maggio 1924 alla Camera dei Deputati su Wikisource, su it.wikisource.org. URL consultato il 12 settembre 2016 (archiviato il 7 ottobre 2016).
  18. ^ Ampi stralci di vari discorsi di Giacomo Matteotti, Benito Mussolini e altri sono stati recitati fedelmente nel film storico Il delitto Matteotti di Florestano Vancini del 1973. Film su YouTube, su youtube.com, 27 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 27 gennaio 2017)..
  19. ^ Giacomo Matteotti ucciso dai fascisti il 10-06-1924, il ricordo dei nipoti di Giovanni Cosattini. URL consultato il 24 giugno 2023.
  20. ^ a b c Quartarella a Riano: Giovanni Volterra ricorda Cosattini amico di Matteotti - ANPI Flaminia Tiberina. URL consultato il 24 giugno 2023.
  21. ^ Citata in Emilio Lussu, Marcia su Roma e dintorni, Einaudi, 1976.
  22. ^ Accadde oggi: il delitto Matteotti, su iniziativalaica.it, 3 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 3 giugno 2015).
  23. ^ Secondo altre fonti, la frase esatta fu «Ed ora preparatevi a farmi l'elogio funebre» rivolta verso l'On. Costantini. «Uccidete pure me, ma l'idea che è in me non l'ucciderete mai.», su Il Blog di Pier, 23 luglio 2011 (archiviato dall'url originale il 23 luglio 2011).
  24. ^ Tiziana Barillà, «Uccidete pure me. L'idea che è in me non l'ucciderete mai». 10 giugno 1924, Matteotti e l'inizio del regime, su Left, 10 giugno 2016. URL consultato il 16 marzo 2022.
  25. ^ Renzo De Felice, Mussolini il fascista, Einaudi, Torino, 1995, p. 617 n.
  26. ^ Ibidem
  27. ^ «Il suo vero scopo era quello di inaugurare dalla tribuna più risonante d'Italia, dalla Camera, e fin dalle primissime battute della nuova legislatura, un nuovo modo di stare all'opposizione, più aggressivo, intransigente, violento, addirittura». In R. De Felice, Mussolini il fascista cit.
  28. ^ «Un discorso di doppia opposizione, contro il governo fascista, contro il fascismo tout court, ma anche e forse soprattutto, contro i collaborazionisti del proprio partito e della CGL». In R. De Felice, Mussolini il fascista, cit., p. 618.
  29. ^ Filippo Turati attraverso le lettere di corrispondenti (1880-1925) a cura di A. Schiavi, Laterza, 1947, p. 247
  30. ^ A. G. Casanova, Matteotti: una vita per il socialismo, pag.225
  31. ^ Giorgio Candeloro, Storia dell'Italia moderna, su books.google.it, 20 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 20 maggio 2011).
  32. ^ ASR, FM, vol 1, Testimonianze Amilcare Mascagna e Renato Barzotti, vol.1, fol.22
  33. ^ ASR, FM, vol 1, fol.8 Testimonianza Giovanni Cavanna
  34. ^ Gianni Mazzocchi, Quattroruote di luglio 1984, pag. 54.
  35. ^ Giuliano Capecelatro, La banda del Viminale, Il saggiatore, Milano, 1996, pag. 70: «L'unica certezza è che, all'interno della Lancia, si scatena una lotta furibonda».
  36. ^ Giuliano Capecelatro, La banda del Viminale, Il saggiatore, Milano, 1996, pag. 21.
  37. ^ Guido Gerosa - Gian Franco Vené, Il delitto Matteotti, Milano, Mondadori, 1972, pag. 123.
  38. ^ Attilio Tamaro, Venti anni di storia, Roma, Editrice Tiber, pag 421.
  39. ^ Enzo Biagi, Storia del Fascismo, Firenze, Sadea Della Volpe Editori, 1964, pag 354: «Alla Camera pochi si accorgono quel giorno che il suo posto è vuoto».
  40. ^ Attilio Tamaro, Venti anni di storia, Roma, Editrice Tiber, pag 421: «Mussolini stesso ha raccontato: 'L'11 giugno del 1924 non pensavo minimamente a quanto nell'ombra la sorte stava tramando a danno del fascismo… Quella sera giunse come una folgore la triste notizia'».
  41. ^ Attilio Tamaro, Venti anni di storia, Roma, Editrice Tiber, pag. 422.
  42. ^ Testimonianza di Domenico Villarini, in Giuliano Capecelatro, La banda del Viminale, Il saggiatore, Milano, 1996, pag. 22: «Andava avanti e indietro dal numero 5 al numero 12 della detta via e anche un po' oltre. […] Chiusi il portone alle 22 e andai in compagnia di mia madre e di mio fratello a bere della birra, al ritorno avendo notata ancora quell'automobile mi segnai su un pezzo di carta il numero, temendo che potesse trattarsi di qualche tentativo di furto. Il numero della macchina era 55.12169».
  43. ^ Giuliano Capecelatro, La banda del Viminale, Il saggiatore, Milano, 1996, pag. 54: «Nelle indiscrezioni di quelle ore, Marinelli e Rossi sono indicati come i mandanti del delitto, su incarico affidato da Mussolini».
  44. ^ Attilio Tamaro, Venti anni di storia, Roma, Editrice Tiber, pag 425: «Quel giorno, oltre alle dimissioni imposte a Cesare Rossi e a Finzi, che i noti contatti avuti con Dumini e con altri individui di quella banda designavano ai peggiori sospetti dell'opinione pubblica, furono annunciati altri arresti».
  45. ^ Attilio Tamaro, Venti anni di storia, Roma, Editrice Tiber, pag 425.
  46. ^ La Stampa, 23 giugno 1924, pag. 1.
  47. ^ Attilio Tamaro, Venti anni di storia, Roma, Editrice Tiber, pag. 441.
  48. ^ Carlo Sforza, L'Italia dal 1914 al 1944 quale io la vidi, Roma, Mondadori, 1945, pag. 129.
  49. ^ Paolo Spriano, Storia del Partito comunista italiano, Giulio Einaudi editore, 1976, p. 391. «il 27 [giugno] - il giorno in cui Turati commemora Matteotti e nasce ufficialmente l'Aventino».
  50. ^ Enzo Biagi, Storia del Fascismo, Firenze, Sadea Della Volpe Editori, 1964, pag. 354: «La soluzione Aventiniana prende l'avvio da un commovente discorso che Filippo Turati tiene alla Camera per commemorare Giacomo Matteotti, sulla cui sorte ormai non esistono più dubbi».
  51. ^ Enzo Biagi, Storia del Fascismo, Firenze, Sadea Della Volpe Editori, 1964, pag. 354: «…nella speranza che una tale azione secessionistica getti nella crisi completa il governo fascista e induca il Re a intervenire con un decreto di scioglimento della Camera».
  52. ^ Attilio Tamaro, Venti anni di storia, Roma, Editrice Tiber, pag. 460.
  53. ^ Mauro Canali, Il delitto Matteotti, Bologna, Il Mulino, 2004, pp. 119-121.
  54. ^ Enzo Biagi, Storia del Fascismo, Firenze, Sadea Della Volpe Editori, 1964, pag 356: «Egli ordina al ministro degli Interni Federzoni di predisporre funerali che non facciano rumore. Roma non deve vedere Matteotti. La salma del parlamentare, chiusa in una bara, viene subito trasferita a Fratta Polesine, paese natale della vittima, dove si svolgono imponenti funerali».
  55. ^ Giuliano Capecelatro 1996
  56. ^ Enzo Biagi, Storia del fascismo, vol. 1, Sadea-Della Volpe, 1964, pag. 356.
  57. ^ Concetto Vecchio, Giacomo Matteotti. A cento anni dalla morte, ritratto dell’uomo più temuto dal fascismo, su Repubblica.it.
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  60. ^ Monument Giacomo Matteoti, su Colfontaine D'avant ...
  61. ^ S. Carreta, Matteotti. Il mito, Nistri-Lischi, 1994, p. 71.
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  68. ^ DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 17 maggio 1955, n. 528, in Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, 2 luglio 1955. URL consultato il 3 febbraio 2024.
  69. ^ 10 novembre 1955 - 70º anniversario della nascita di Giacomo Matteotti, su I Bolli.
  70. ^ 16 ottobre 2012 - Maestri di libertà, su I Bolli.
  71. ^ DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 4 marzo 2005, n. 72, in Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, 30 aprile 2005. URL consultato il 3 febbraio 2024.
  72. ^ LEGGE 10 luglio 2023, n. 92, in Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, 21 luglio 2023. URL consultato il 3 febbraio 2024.
  73. ^ G. Matteotti, La recidiva, su Google Libri.

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