Saviour Machine (David Bowie)

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Saviour Machine
ArtistaDavid Bowie
Autore/iDavid Bowie
GenereHard rock
Edito daTony Visconti
Pubblicazione originale
IncisioneThe Man Who Sold the World
Data4 novembre 1970[1]
EtichettaMercury Records
Durata4:25

Saviour Machine è un brano musicale scritto dall'artista inglese David Bowie, sesta traccia dell'album The Man Who Sold the World del 1970.

Il break di chitarra venne ripreso dal ritornello del brano Ching-A-Ling, scartato solamente un anno prima come possibile 45 giri ma già molto lontano sotto il profilo strettamente musicale.[2]

Il titolo del brano è stato fonte d'ispirazione per l'omonima band christian metal statunitense.[3]

Il brano[modifica | modifica wikitesto]

«Parlava di un computer che aveva esaminato tutti i problemi del mondo... aveva fatto talmente un buon lavoro che, per creare qualcosa da fare per se stessa aveva dovuto fare di nuovo cose cattive. Credo che, senza saperlo, Internet era qualcosa in cui temevo disperatamente di essere coinvolto.»

Con un arrangiamento quasi orchestrale e l'inizio sfumato in stile cinematografico, Saviour Machine anticipava per alcuni versi la fantascienza assolutistica che sarebbe emersa nel 1974 in Diamond Dogs. Già in un'intervista rilasciata alla fine del 1969 per la rivista Music Now!, Bowie aveva espresso la sua condanna verso coloro che sono «contenti della loro predisposizione a lasciarsi guidare da altri».[2] In questa canzone il pericoloso fascino della leadership e l'ingerenza profana nella dimensione spirituale vengono ripresi con un racconto allegorico in cui il protagonista, President Joe, compie la scalata al potere ma rimette ogni responsabilità a un immaginario computer che si ribella agli stessi uomini che l'hanno creato.

(EN)

«Please don't believe in me, please disagree with me
Life is too easy, a plague seems quite feasible now
Or maybe a war, or I may kill you all»

(IT)

«Per favore non credete in me, per favore non siate d'accordo con me
La vita è troppo facile, un flagello è molto probabile adesso
O forse una guerra, oppure potrei uccidervi tutti»

La fonte d'ispirazione fu probabilmente il film Colossus: The Forbin Project, diretto da Joseph Sargent nel 1969, in cui gli Stati Uniti costruiscono un super computer per controllare le armi nucleari dell'Unione Sovietica finendo per lottare contro la "creatura" per impedirgli di impadronirsi del mondo.[2] Quello della tecnologia che controlla ogni aspetto della società, indebolendo e conquistando la razza umana, era comunque uno degli scenari apocalittici di base nei primi anni settanta e la fantascienza americana e inglese facevano apparire dietro l'angolo un governo mondiale e il controllo informatico centralizzato del pianeta.[3]

Formazione[modifica | modifica wikitesto]

Cover[modifica | modifica wikitesto]

Cover di Saviour Machine sono state pubblicate dai Redd Kross in Teen Babes from Monsanto del 1984, dai Vice Squad in The BBC Sessions del 1997 e dagli Sheriff Scabs in .2 Contamination: A Tribute to David Bowie del 2006.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ 6ª traccia dell'album The Man Who Sold the World
  2. ^ a b c Pegg (2002), p. 170.
  3. ^ a b Saviour Machine, su bowiesongs.wordpress.com, www.bowiesongs.wordpress.com. URL consultato il 28 settembre 2016.
  4. ^ Interview, Time Out Magazine, December 1998, su exploringdavidbowie.wordpress.com, www.exploringdavidbowie.wordpress.com. URL consultato il 28 settembre 2016.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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