Papa Milziade

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Papa Milziade
32º papa della Chiesa cattolica
Elezionenovembre 310/giugno 311
Consacrazione2 luglio 311
Fine pontificato10 gennaio 314
PredecessorePapa Eusebio
SuccessorePapa Silvestro I
 
NascitaAfrica, ?
MorteRoma, 10 gennaio 314
SepolturaCatacombe di San Callisto

Milziade, o Melchiade (... – Roma, 10 gennaio 314), fu il trentaduesimo papa della Chiesa cattolica, che lo venera come santo. Fu papa dal 2 luglio 311 alla sua morte.

Biografia

L'anno della sua nascita è sconosciuto, come la sua storia personale fino all'elevazione al soglio di Pietro. Dopo il bando di papa Eusebio e la confisca di parte dei beni della Chiesa da parte di Massenzio, la sede romana rimase vacante per qualche tempo, probabilmente per le complicazioni che erano sorte a seguito dei tumulti causati dal problema degli apostati (i lapsi), che avevano indotto l'imperatore ad esiliare Eusebio. Il 2 luglio 311, Miltiades (il nome è scritto anche Melchiades), originario dell'Africa, fu consacrato vescovo di Roma. Esiste un'incertezza sull'anno esatto della sua elezione, derivata dal Catalogo Liberiano dei Papi che riportava 2 luglio 311 quale data di consacrazione del nuovo papa (ex die VI non. iul. a cons. Maximiliano VIII solo, quod fuit mense septembri Volusiano et Rufino); in contraddizione con questa informazione riportava però anche che la morte del papa avvenne il 2 gennaio 314 (non il 10), dopo un pontificato di tre anni, sei mesi ed otto giorni. Quindi, Milziade sarebbe stato eletto nel 310, anziché nel 311, ma nel 310 Eusebio era ancora in vita. Probabilmente, per l'errore di un copista, dovremmo leggere ann. II invece di ann. III e pertanto l'anno della sua elevazione al papato fu, con più probabilità, il 311.

In questo periodo (310-311) si verificarono infatti importanti mutamenti nei rapporti tra lo Stato e la Chiesa. Galerio, uno dei due imperatori d'Oriente, era stato il promotore dell'ultima grande persecuzione contro i cristiani, ma la resistenza ad oltranza di questi, e la loro condotta morale, convinsero l'imperatore dell'inutilità ed impopolarità di quella linea di condotta. In più, lo stesso Galerio fu colpito nel 310 da una gravissima malattia che lo consumò anche nello spirito, tant'è che il 30 aprile del 311 emanò un editto di tolleranza e libertà di culto per i cristiani. Ispirato probabilmente dalla paura della fine ormai vicina (sarebbe morto il successivo 6 maggio), la tradizione tramanda che concludesse l'editto chiedendo ai cristiani di pregare il loro Dio per la sua salute, in riconoscenza della sua benevolenza.

I cristiani continuarono ad essere perseguitati solamente in quei paesi orientali che erano sotto la giurisdizione di Massimino Daia, mentre in Occidente Massenzio rispettò l'editto di Galerio, consentì, dopo circa due anni, l'elezione del nuovo vescovo di Roma e gli accordò il diritto di riavere, tramite il prefetto della città, tutti gli edifici ecclesiastici ed i possedimenti che erano stati confiscati durante le persecuzioni. I due diaconi romani, Stratone e Cassiano, furono incaricati da Milziade di discutere della questione col prefetto e di riprendere possesso delle proprietà ecclesiastiche (Sant'Agostino d'Ippona, Breviculus collationis cum Donatistis, III, 34). Divenne così possibile riorganizzare completamente l'amministrazione della Chiesa e la vita religiosa dei Cristiani a Roma.

Milziade fece traslare i resti del suo predecessore, Eusebio, dalla Sicilia a Roma e li fece seppellire in una cripta nelle catacombe di San Callisto. L'anno seguente il papa fu testimone della sconfitta di Massenzio e dell'ingresso a Roma dell'imperatore Costantino (quantomeno favorevole, se non convertito, al Cristianesimo), dopo la vittoria nella Battaglia di Ponte Milvio (28 ottobre 312). L'anno successivo Costantino promulgò l'Editto di Milano[1], che pose fine all'epoca delle grandi persecuzioni dei cristiani e permise loro di vivere come tali e di ricostruire i loro luoghi di culto (Eusebio di Cesarea, Historia Ecclesiastica, VIII, XVII; Lucio Cecilio Firmiano Lattanzio, De mortibus persecutorum, XXXIV): l'imperatore è visto ora come un protettore della Chiesa.

Il Donatismo e il Manicheismo

A riprova dell'importanza e popolarità assunta dall'imperatore anche nei fatti della Chiesa, si pongono i suoi interventi in occasione delle violente discordie religiose nate nella controversia dell'episcopato africano riguardo alla consacrazione, nel 313, dei due vescovi cartaginesi rivali Ceciliano e Maiorino (o Maggiorino): quest’ultimo, il cui partito era guidato da Donato di Casae Nigrae, che si era già distinto per alcune posizioni dichiarate “eretiche”, contestava l’elezione di Ceciliano avvenuta in assenza dei vescovi della Numidia che erano invece a lui favorevoli, e le due fazioni non si risparmiavano pesanti accuse.

In seguito ai tumulti scoppiati tra le fazioni, il console Anulino chiese l'intervento di Costantino, il quale chiese a sua volta a Milziade di nominare tre vescovi gallici da inviare come visitatori episcopali e di dare udienza, a Roma, ai due rivali per decidere del caso. Il 2 ottobre 313 si riunì, in domo Faustae in Laterano (la casa dell'imperatrice Fausta), sotto la presidenza di Milziade, un sinodo di diciotto vescovi gallici, italici e africani sostenitori dei due contendenti che, dopo aver discusso approfonditamente fino al 4 ottobre la controversia, decise in favore di Ceciliano, la cui elezione e consacrazione a vescovo di Cartagine fu dichiarata legittima, e il partito donatista fu nuovamente condannato come eretico. Milziade chiuse il sinodo e ne comunicò le risultanze a Costantino. Lo stesso imperatore dovette istituire cinque diversi tribunali per affrontare il problema, che dibatterono per tre anni prima della sentenza definitiva ancora favorevole a Ceciliano. Forte del consenso religioso e civile, Costantino affidò al legittimo vescovo tutti i beni della Chiesa e punì con l’esilio i principali esponenti del partito avverso, ma l’intera questione non fu immune dalle critiche della storiografia posteriore, che sospettò l’influenza di falsità, corruzione e partigianeria nelle decisioni sia ecclesiastiche che imperiali.

L’incidente produsse comunque uno scisma che afflisse la Chiesa d’Africa per più di tre secoli, con i donatisti che rifiutavano obbedienza al clero “ufficiale”, che consideravano usurpatore e di cui contestavano l’elezione[2] .

Nella biografia di Milziade, contenuta nel Liber Pontificalis, si afferma anche che, durante il suo regno, furono trovati a Roma dei Manichei; ciò è piuttosto verosimile, dato che il Manicheismo cominciò a comparire dall'occidente solo nel IV secolo.

In seguito l'imperatore donò alla Chiesa romana il Palazzo del Laterano, che divenne la residenza del papa e, di conseguenza, anche la sede centrale dell'amministrazione della Chiesa di Roma. La basilica, confinante col palazzo, costruita probabilmente qualche tempo dopo, divenne poi la chiesa principale di Roma.

Fu Milziade, di fatto, il primo papa che non solo vide la Chiesa tollerata, ma anche favorita dalla benevolenza dell'impero romano.

Provvedimenti normativi

Sempre il Liber Pontificalis attribuiva a questo papa un decreto che impediva ai Cristiani di digiunare la domenica o il giovedì, "perché in questi giorni i pagani osservavano un digiuno sacro". Questa ragione è da tenere in considerazione perché, probabilmente, deriva dall'autore del Liber Pontificalis che, grazie a questo presunto decreto, faceva risalire un'usanza romana del suo tempo ad un'ordinanza di Milziade. Il Liber Pontificalis, probabilmente, non è meno arbitrario nell'attribuire a questo papa un altro decreto secondo il quale il pane eucaristico consacrato nella Messa Solenne del papa doveva essere portato in tutte le chiese di Roma. Tale usanza esistette davvero a Roma, ma non c'è alcuna prova che fu introdotta da Milziade, come invece asserisce il Liber Pontificalis.

Morte e sepoltura

Dopo la sua morte, il 10 gennaio (il Catalogo Liberiano indicava III id. jan., mentre il Depositio Episcoporum indicava IIII id. jan.) 314, Milziade fu sepolto nelle Catacombe di San Callisto.

Culto

La tradizione vuole che i suoi resti siano conservati nella Chiesa di San Silvestro in Capite. La Sua festa, secondo il Martyrologium Hieronymianum e il Martirologio Romano ricorre il 10 gennaio.

Di lui Agostino d'Ippona disse:

«Vero figlio della pace e vero padre per i cristiani»

Martirologio Romano:

«10 gennaio: A Roma nel cimitero di Callisto sulla via Appia, san Milziade, papa: originario dell’Africa, sperimentò la pace resa alla Chiesa dall’imperatore Costantino e, sebbene fortemente osteggiato dai Donatisti, si adoperò saggiamente per la riconciliazione.»

Note

  1. ^ Si veda Medieval Source Book
  2. ^ Sul donatismo si veda anche Edward Gibbon, Decadenza e caduta dell’Impero Romano, cap. XXI.

Bibliografia

Altri progetti

Collegamenti esterni

Predecessore Papa della Chiesa cattolica Successore
Eusebio 311 - 314 Silvestro I