Governo Saracco

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Governo Saracco
StatoItalia Italia
Presidente del ConsiglioGiuseppe Saracco
(Sinistra storica)
CoalizioneSinistra storica
LegislaturaXXI
Giuramento25 giugno 1900
Dimissioni6 febbraio 1901
Governo successivoZanardelli
15 febbraio 1901
Pelloux II Zanardelli

Il Governo Saracco è stato in carica dal 25 giugno 1900[1] al 15 febbraio 1901[2] per un totale di 235 giorni, ovvero 7 mesi e 21 giorni.

Presidente del Consiglio dei ministri[modifica | modifica wikitesto]

Giuseppe Saracco

Ministeri[modifica | modifica wikitesto]

Affari Esteri[modifica | modifica wikitesto]

Ministro Emilio Visconti Venosta

Agricoltura, Industria e Commercio[modifica | modifica wikitesto]

Ministro Paolo Carcano

Finanze[modifica | modifica wikitesto]

Ministro Bruno Chimirri

Grazia e Giustizia e Culti[modifica | modifica wikitesto]

Ministro Emanuele Gianturco

Guerra[modifica | modifica wikitesto]

Ministro Coriolano Ponza di San Martino

Interno[modifica | modifica wikitesto]

Ministro Giuseppe Saracco

Lavori Pubblici[modifica | modifica wikitesto]

Ministro Ascanio Branca

Marina[modifica | modifica wikitesto]

Ministro Enrico Costantino Morin

Poste e Telegrafi[modifica | modifica wikitesto]

Ministro Alessandro Pascolato

Pubblica Istruzione[modifica | modifica wikitesto]

Ministro Nicolò Gallo

Tesoro[modifica | modifica wikitesto]

Ministro Giulio Rubini fino al 21 dicembre 1900
Bruno Chimirri ad interim dal 21 dicembre 1900 al 7 gennaio 1901
Gaspare Finali dal 7 gennaio 1901 al 15 febbraio 1901

Cronologia[modifica | modifica wikitesto]

  • 1º luglio 1900: la proposta del governo di modificare il regolamento della Camera viene approvata a larga maggioranza (si astengono i sonniniani); da ora in poi la tattica dell'ostruzionismo parlamentare, seppur dichiarata regolare e possibile, diviene più difficile da effettuare.
  • 29 luglio: Umberto I viene ucciso dall'anarchico Gaetano Bresci: il governo condannò fortemente il gesto ed ebbe l'appoggio di tutte le forze politiche, compresi i socialisti.
  • 18 dicembre: il governo approva il decreto del prefetto di Genova Garroni, il quale decide lo scioglimento della Camera del Lavoro del capoluogo ligure in quanto essa era stata fondata senza autorizzazione. Seguiranno agitazioni e anche uno sciopero generale: di fronte a questi episodi, il governo si dimostra incerto e incapace di prendere alcuna decisione.
  • 4 febbraio 1901: Giovanni Giolitti in un discorso alla Camera si smarca ufficialmente dal governo Saracco.
  • 6 febbraio: un emendamento presentato dal deputato sonniniano Edoardo Daneo che conteneva un'esplicita mozione di sfiducia al governo ottiene l'approvazione della Camera (318 sì e 102 no); di conseguenza, il Presidente del Consiglio si dimette.

Note[modifica | modifica wikitesto]