Governo Rattazzi II
Governo Rattazzi II | |
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Stato | Italia |
Presidente del Consiglio | Urbano Rattazzi (Sinistra storica) |
Coalizione | Sinistra storica, Indipendenti |
Legislatura | X |
Giuramento | 10 aprile 1867 |
Dimissioni | 19 ottobre 1867 |
Governo successivo | Menabrea I 27 ottobre 1867 |
Il Governo Rattazzi II è stato il nono esecutivo del Regno d'Italia, il secondo guidato da Urbano Rattazzi.
Esso si è formato in seguito alle dimissioni del precedente governo ed in occasione delle elezioni politiche, ed è stato in carica dal 10 aprile[1] al 27 ottobre 1867 (sebbene già dimissionario dal 19 ottobre), per un totale di 200 giorni, ovvero 6 mesi e 17 giorni.
Compagine di governo
[modifica | modifica wikitesto]Appartenenza politica
[modifica | modifica wikitesto]Partito | Presidente | Ministri | Totale | |
---|---|---|---|---|
Sinistra storica | 1 | 2 | 3 | |
Indipendente | - | 5 | 5 |
Provenienza geografica
[modifica | modifica wikitesto]La provenienza geografica dei membri del Consiglio dei ministri si può così riassumere:
Regione | Presidente | Ministri | Totale |
---|---|---|---|
Piemonte | 1 | 2 | 3 |
Liguria | - | 2 | 2 |
Abruzzo | - | 1 | 1 |
Umbria | - | 1 | 1 |
Veneto | - | 1 | 1 |
Situazione parlamentare
[modifica | modifica wikitesto]NOTA: Ai tempi del Regno d'Italia, poiché secondo lo Statuto Albertino il governo rispondeva nei fatti al solo Re, la fiducia parlamentare in senso moderno non era obbligatoria (ed in tal senso vari sono stati i casi di formazione di un governo palesemente privo di tale supporto). La prassi di determinare la sopravvivenza dell’esecutivo in base al supporto parlamentare, dunque, si è andata sviluppando solo successivamente, specie con l’ascesa dei partiti di massa e con l’introduzione del sistema proporzionale, in tempi molto più tardi rispetto all’unità, ed ufficialmente solo con la Costituzione della Repubblica Italiana. Per questo motivo, il grafico sottostante espone, secondo ricostruzioni e dichiarazioni, nonché secondo la composizione del governo, l’eventuale supporto che questo avrebbe o ha ottenuto.
Camera | Collocazione | Partiti | Seggi |
---|---|---|---|
Camera dei deputati[2] | Maggioranza | DEM (225), IND (117) | 342 / 493
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Opposizione | PLC (151) | 151 / 493
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Composizione
[modifica | modifica wikitesto]Carica | Titolare | ||
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Presidenza del Consiglio dei ministri | |||
Presidente del Consiglio dei ministri |
Urbano Rattazzi (Sinistra storica) | ||
Ministero | Ministri | ||
Affari Esteri | Federico Pescetto (Indipendente) Ad interim (fino al 12 aprile 1867) | ||
Pompeo di Campello (Indipendente) (dal 12 aprile 1867) | |||
Agricoltura, Industria e Commercio | Francesco De Blasiis (Sinistra storica) | ||
Lavori Pubblici | Antonio Giovanola (Indipendente) | ||
Interno | Urbano Rattazzi (Sinistra storica) | ||
Pubblica Istruzione | Michele Coppino (Sinistra storica) | ||
Guerra | Genova Giovanni Thaon di Revel (Indipendente) | ||
Marina | Federico Pescetto (Indipendente) | ||
Finanze | Francesco Ferrara (Sinistra storica) (fino al 5 luglio 1867) | ||
Urbano Rattazzi (Sinistra storica) Ad interim (dal 12 aprile 1867) | |||
Grazia e Giustizia e Culti | Sebastiano Tecchio (Indipendente) |
Cronologia
[modifica | modifica wikitesto]- 10 aprile - Il Governo giura nelle mani del Re.
- 19 ottobre - In seguito agli eventi della Battaglia di Mentana e non avendo acconsentito il Re all’attuazione del piano Rattazzi per l’occupazione dello Stato Pontificio senza il consenso di Napoleone III, il governo si dimette. Il Re affida l’incarico al gen. Enrico Cialdini, ma questo rifiuta.
- 27 ottobre - Conferito l’incarico al gen. Luigi Federico Menabrea, questi lo accetta e forma il nuovo governo. Termina formalmente l’esperienza dell’esecutivo.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ DISPACCI ELETTRICI PRIVATI, su archiviolastampa.it, 11 aprile 1867, p. 3.«Firenze, 10 aprile (notte). I giornali confermano che il Ministero è costituito. L'Opinione però dice che il Ministero degli esteri venne offerto al senatore Campetto. I ministri prestarono giuramento nelle mani del Re.»
- ^ Viene riportata la situazione parlamentare solo di questa camera (e non anche del Senato del Regno) poiché, sebbene entrambe partecipassero al processo di controllo del rapporto di fiducia con l'esecutivo, per convenzione costituzionale in caso di disaccordo era la decisione della camera bassa a prevalere, risultando essere la posizione ufficiale del Parlamento nella sua totalità.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Francesco Bartolotta (a cura di), Parlamenti e governi d'Italia dal 1848 al 1970, 2 voll., Vito Bianco Editore, Roma 1971, IIº vol., p. 44.
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