Diocesi di Macerata
La diocesi di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia (in latino: Dioecesis Maceratensis-Tolentina-Recinetensis-Cingulana-Treiensis) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Fermo appartenente alla regione ecclesiastica Marche. Nel 2016 contava 142.200 battezzati su 148.000 abitanti. È retta dal vescovo Nazzareno Marconi.
Territorio
La diocesi comprende 13 comuni marchigiani della provincia di Macerata: Appignano, Cingoli, Colmurano, Macerata, Montecassiano, Montefano, Montelupone, Pollenza, Porto Recanati, Recanati, Tolentino, Treia ed Urbisaglia.
Sede vescovile è la città di Macerata, dove si trova la cattedrale di San Giuliano. A Tolentino, Recanati, Cingoli e Treia, si trovano le concattedrali, dedicate rispettivamente a San Catervo, San Flaviano, Santa Maria Assunta e alla Santissima Annunziata. Nel territorio sorgono anche le seguenti basiliche minori: la basilica di San Nicola da Tolentino a Tolentino; e il santuario-basilica della Madonna della Misericordia a Macerata.
Il territorio si estende su 745 km² ed è suddiviso in 67 parrocchie, raggruppate in 5 vicariati: Cingoli, Macerata, Recanati, Tolentino e Treia.
Comunità religiose
Nel 2018 la diocesi comprendeva le seguenti comunità religiose:[1]
Comunità religiose maschili
- Ordine dei Frati Minori Cappuccini (Macerata)
- Ordine dei Frati Minori (Macerata e Treia)
- Società Salesiana di San Giovanni Bosco (Macerata e Porto Recanati)
- Ordine Cistercense (Tolentino)
- Ordine di Sant'Agostino (Tolentino)
- Servi di Maria (Montefano)
- Congregazione della Passione di Gesù Cristo (Recanati)
- Missionari della fede (Porto Recanati)
Comunità religiose femminili
- Figlie dell'Addolorata (Macerata)
- Monache Domenicane (Macerata)
- Monache Clarisse (Pollenza)
- Suore di San Giuseppe di Torino (Macerata)
- Maestre Pie Venerini (Tolentino)
- Monache Carmelitane Scalze (Tolentino)
- Figlie di Santa Maria della Divina Provvidenza (Recanati)
- Ancelle del Sacro Cuore di Gesù Agonizzante (Montelupone)
- Suore Adoratrici del Sangue di Cristo (Recanati)
- Monache benedettine (Cingoli)
- Suore Terziarie Francescane (Cingoli)
- Fraternità del Santissimo Nome di Gesù (Cingoli)
- Congregazione di San Giovanni Battista (Passo di Treia)
Storia
L'attuale diocesi è frutto dell'unione di cinque sedi episcopali, ognuna con una propria storia, che spesso si intreccia strettamente con quella delle altre diocesi.
Diocesi di Recanati
È dibattuta l'origine della diocesi di Recanati. Secondo alcuni autori (Cappelletti e Compagnoni) Claudio, episcopus provinciae piceni, che sulla testimonianza di san Girolamo era tra i firmatari del concilio di Rimini del 359[2], sarebbe stato vescovo di Recina, antico nome di Recanati prima della sua distruzione ad opera di Alarico all'inizio del V secolo. Non esistono tuttavia motivi per attribuire Claudio ad una determinata sede del Piceno.[3]
La diocesi di Recanati fu eretta il 22 maggio 1240[4] con la bolla Rectae considerationis di papa Gregorio IX, ricavandone il territorio dalla diocesi di Numana. L'erezione di Recanati era motivata dal fatto che Osimo aveva aderito all'imperatore Federico Barbarossa e ciò aveva indotto il papa a privare dell'onore episcopale la città osimana e di trasferirne i privilegi alla fedele Recanati.
Tuttavia nel 1263 la città aveva aderito al partito del re di Sicilia Manfredi in lotta col papato. Questo spinse papa Urbano IV a sopprimere la diocesi con la bolla Cives Recanatenses del 27 luglio 1263, annettendone il territorio a quello di Numana. L'anno successivo, il 13 marzo, lo stesso pontefice, con la bolla Recti statera iudicii ripristinò la sede vescovile di Osimo e ribadì la soppressione della diocesi di Recanati. Quando i recanatesi ritornarono all'obbedienza papale, fu loro restituita la diocesi, con la bolla Apostolicae Sedis[5] di papa Niccolò IV del 1º dicembre 1289. L'anno successivo, il pontefice dovette intervenire per regolare alcune questioni di confine tra le diocesi di Recanati e di Numana.
Nella notte fra il 9 ed il 10 dicembre 1294, durante l'episcopato di Salvo, avvenne come riporta la tradizione, la traslazione della Santa Casa di Nazareth a Loreto, che allora faceva parte del territorio della diocesi di Recanati.
Nel frattempo la città e le sue autorità amministrative avevano aderito al partito dei ghibellini trovando un valido oppositore nel vescovo Federico, che parteggiava per i guelfi. Papa Giovanni XXII intervenne nel 1320, dapprima scomunicando i responsabili delle violenze contro il vescovo e sottoponendo la città ad interdetto ecclesiastico (1º ottobre) e poi, il 18 novembre, con la bolla Sicut ex debito, soppresse nuovamente la diocesi di Recanati ed eresse al suo posto quella di Macerata, il cui primo vescovo fu lo stesso Federico, trasferito da Recanati.
La vittoria del partito guelfo su quello ghibellino appianò le discordie e permise nuovamente l'erezione della diocesi di Recanati con bolla di papa Innocenzo VI dell'8 gennaio 1356; in questa occasione però il pontefice decise di unire aeque principaliter la sede recanatese con quella di Macerata.
Al vescovo, e poi cardinale, Angelo Cino si deve la ricostruzione della cattedrale.
Nel 1507 papa Giulio II sottrasse il santuario di Loreto alla giurisdizione del vescovo di Recanati e lo diede in amministrazione ad un governatore pontificio.
Il 7 gennaio 1516 le diocesi di Recanati e di Macerata furono nuovamente divise, anche se per un certo periodo furono amministrate congiuntamente dal cardinale Giovanni Domenico de Cupis. La divisione delle due sedi durò fino al 1571 quando l'unione fu ripristinata.
Il 17 marzo 1586 la diocesi di Recanati fu soppressa e contestualmente fu eretta la diocesi di Loreto, che ne incorporò il territorio. Nello stesso anno 1586 i territori di Castelfidardo e di Montecassiano, appartenenti in precedenza ad Osimo, furono ceduti alla diocesi di Recanati.
Su istanza degli abitanti di Recanati, papa Innocenzo IX decretò con una bolla del 19 dicembre 1591 il ristabilimento della diocesi di Recanati, ma morì il 29 dicembre senza poter dare attuazione alla sua decisione. Così spettò a papa Clemente VIII con una nuova bolla del 9 febbraio 1592 confermare l'erezione della diocesi e stabilirne l'unione aeque principaliter con quella di Loreto.
L'unione durò fino al 15 settembre 1934, quando, con la bolla Lauretanae Basilicae di papa Pio XI,[6] fu soppressa la diocesi di Loreto ed il suo territorio incorporato in quello di Recanati, ad eccezione della basilica lauretana che, in base agli accordi presi con il governo italiano nel 1929, fu data in amministrazione diretta alla Santa Sede; a ricordo dell'antica diocesi ai vescovi di Recanati fu concesso il titolo di Recanati-Loreto. Inoltre la bolla concesse al vescovo Aluigi Cossio l'utilizzo del pallio, già in uso in precedenza ai vescovi di Loreto, nel territorio della propria diocesi.
L'11 ottobre 1935 il territorio dell'intero comune civile di Loreto fu sottomesso all'autorità religiosa dell'Amministratore Pontificio e sul medesimo territorio venne di conseguenza sospesa la giurisdizione del vescovo di Recanati-Loreto.[7] Il 24 giugno 1965 Recanati cedette formalmente le parrocchie della città di Loreto alla neo eretta prelatura territoriale di Loreto e contestualmente assunse il nome di diocesi di Recanati.[8]
Nel 1984 Castelfidardo fu ceduta nuovamente alla diocesi di Osimo, incorporando in cambio il comune di Montefano.[9]
Diocesi di Macerata
La diocesi di Macerata, con territorio ricavato dalle diocesi di Fermo e di Camerino, è stata eretta il 18 novembre 1320 con la bolla Sicut ex debito[10] di papa Giovanni XXII a spese della ghibellina Recanati, di cui incorporò il territorio. Quando Recanati riottenne la sede episcopale nel 1356, le due diocesi furono unite aeque principaliter. Ad eccezione del periodo 1516-1571, l'unione perdurò fino a marzo 1586.
La diocesi in origine era immediatamente soggetta alla Santa Sede e si estendeva fino al mare comprendendo, con Recanati, anche il territorio di Loreto.
Il 17 marzo 1586 cedette una larga porzione di territorio per l'erezione della diocesi di Loreto, comprensiva della regione di Recanati. Questo ridusse di molto il territorio maceratese, che fu ingrandito da papa Sisto V nel 1588 con i comuni di Pollenza e di Urbisaglia[11], sottratti alla giurisdizione del vescovo di Camerino.
Il 10 dicembre 1586 fu eretta la diocesi di Tolentino, che fu unita aeque principaliter alla sede di Macerata. Il 24 maggio 1589 le due diocesi divennero suffraganee dell'arcidiocesi di Fermo, contestualmente elevata al rango di sede metropolitana. Per compensare Macerata della perdita dell'immediata soggezione alla sede romana, Sisto V istituì in quello stesso anno nella città il tribunale della Sacra Rota, a cui sottopose lo stesso arcivescovo di Fermo.
Tra i vescovi che attuarono in diocesi le riforme decise dal concilio di Trento, si deve menzionare in modo particolare Galeazzo Moroni, il quale, durante il suo lungo episcopato (1573-1613), compì una attenta visita pastorale, celebrò cinque sinodi diocesani, tentò di fondare il seminario e favorì l'arrivo dei domenicani e dei somaschi. Nel 1544 e nel 1561 a Macerata avevano fondato le loro residenze i cappuccini e i gesuiti.
Il seminario fu istituito dal suo successore, il vescovo Felice Centini nel 1615; l'ultima sua sede fu, dal 1954, l'ex convento degli Agostiniani. Lo stesso Centini favorì l'arrivo in diocesi dei barnabiti e dei filippini.
All'inizio dell'Ottocento le due sedi di Macerata e Tolentino furono rette dal passionista Vincenzo Maria Strambi, elevato agli onori degli altari nel 1950 da papa Pio XII, che lo proclamò patrono delle diocesi il 7 settembre 1957, con la lettera apostolica Plurimi floruerunt.[12]
Dopo il concilio Vaticano II ai vescovi di Macerata e Tolentino furono concesse in amministrazione apostolica le diocesi di Cingoli (1964), Treia (1966) e Recanati (1968), ponendo così le basi per l'unione delle cinque sedi marchigiane.
Nel 1984 la diocesi di Macerata acquisì il territorio del comune di Appignano che era appartenuto alla diocesi di Osimo.[9]
Diocesi di Tolentino
Tolentino fu un'antica sede episcopale del Piceno, legata alla memoria di san Catervo, patrono della città e della diocesi. Secondo un'antica iscrizione Flavius Iulius Catervius ricevette il battesimo dal vescovo Probiano di Tolentino, vissuto all'incirca nella seconda metà del IV secolo.[13] Altro vescovo noto di Tolentino è Basilio, che partecipò ai sinodi romani del 487, del 499 e del 502.[14] Con l'invasione dei Longobardi, la diocesi scomparve ed il suo territorio venne assorbito da quella di Camerino.
La diocesi fu ristabilita da papa Sisto V il 10 dicembre 1586 con la bolla Super universas, ricavandone il territorio dalla diocesi di Camerino, ed unita aeque principaliter alla diocesi di Macerata. La diocesi era molto piccola e comprendeva solo 5 parrocchie, di cui 2 nella città di Tolentino; primitiva cattedrale era la chiesa matrice di Santa Maria, ma già nel 1653 fu trasferita nella chiesa di San Francesco, fino al trasferimento definitivo nell'attuale sede nel 1817.
Primo vescovo delle diocesi unite di Macerata e Tolentino fu Galeazzo Moroni, già vescovo di Macerata, che morì il 1º settembre 1613. Il seminario fu istituito dal vescovo Papirio Silvestri nel 1653 e restò aperto fino al 1975.
Diocesi di Cingoli
Cingoli, città romana, è stata una antica sede vescovile, legata alla memoria del santo vescovo Esuperanzio, patrono della città; di questa diocesi la tradizione tramanda i nomi di alcuni vescovi, fino alla seconda metà del VI secolo, epoca in cui, in seguito all'invasione dei Longobardi, la diocesi scomparve ed il suo territorio venne assorbito da quella di Osimo. L'unico vescovo storicamente documentato di questo periodo è Giuliano, che accompagnò papa Vigilio a Costantinopoli nel periodo compreso tra il 548 e il 553 e fu destinatario di due lettere di papa Pelagio I nel 560.[15]
Il 19 agosto 1725 con la bolla Romana Ecclesia di papa Benedetto XIII la diocesi fu ristabilita e unita aeque principaliter alla diocesi di Osimo, da cui era stata scorporata. Il vescovo Giacomo Lanfredini celebrò tre sinodi diocesani in Cingoli nel 1736, nel 1737 e nel 1738. Il vescovo Guido Calcagnini nel 1777 celebrò solennemente la ricognizione delle reliquie di sant'Esuperanzio ed eresse il seminario diocesano. Tuttavia, nel corso del Settecento e dell'Ottocento nessuno dei vescovi risedette stabilmente o per un periodo prolungato a Cingoli, a causa della povertà della mensa episcopale.
Alla morte del vescovo Domenico Brizi nel 1964, le due diocesi rimasero vacanti e di fatto furono separate. Mentre la sede di Osimo nel 1972 fu unita in persona episcopi con l'arcidiocesi di Ancona e Numana, la sede di Cingoli fu data in amministrazione apostolica a vescovi di altre diocesi marchigiane (Cassullo 1964-1968, Sabattani 1968- 69, Tonini 1969-1975, Cecchi 1975-76) fino al 1976.
Nel 1984 la diocesi acquisì cinque parrocchie in territorio cingolano, che erano appartenute all'arcidiocesi di Camerino.[9]
Diocesi di Treia
Treia è un'antica città, che fu municipium in epoca romana e probabilmente sede vescovile, come attesta lo storico Colucci, anche se non sono stati tramandati nomi di vescovi. Con le invasioni dei Longobardi il Piceno fu devastato ed il territorio di Treia passò sotto la giurisdizione ecclesiastica della diocesi di Camerino.
La diocesi di Treia fu eretta l'8 febbraio 1817 con la bolla Pervetustam locorum di papa Pio VII ricavandone il territorio dall'arcidiocesi di Camerino, ai cui arcivescovi fu concessa in amministrazione perpetua. Primo amministratore fu l'arcivescovo Nicola Mattei Baldini, a cui si deve la costruzione del seminario nel 1837.
A causa della distanza da Camerino, il 4 novembre 1913 la diocesi fu concessa in amministrazione ad nutum Sanctae Sedis ai vescovi di San Severino Marche, fino a che l'unione divenne definitiva il 20 febbraio 1920 con la bolla Boni Pastoris di papa Benedetto XV. I vescovi di San Severino mantennero l'amministrazione perpetua di Treia fino al 1966, anno in cui anche la sede di San Severino restò vacante; da allora la diocesi di Treia fu affidata in amministrazione per dieci anni ai vescovi delle diocesi limitrofe.
Sedi unite
L'11 febbraio 1976 Francesco Tarcisio Carboni fu nominato vescovo di tutte e cinque le sedi marchigiane che furono così unite in persona episcopi[16]; con questa nomina ebbero formalmente termine le unioni di Treia con San Severino Marche e di Cingoli con Osimo.
Il 25 gennaio 1985, con il decreto Quo aptius della Congregazione per i Vescovi, Macerata, Tolentino, Recanati, Cingoli e Treia furono unite aeque principaliter. Le cinque sedi comprendevano questi territori: Cingoli e Treia i soli territori dei rispettivi comuni; la diocesi di Tolentino i comuni di Tolentino e di Colmurano; la diocesi di Macerata i comuni di Macerata, Urbisaglia, Pollenza e Appignano; la sede di Recanati i comuni di Recanati, Porto Recanati, Montelupone, Montecassiano e Montefano.[17]
Il 30 settembre 1986, con il decreto Instantibus votis della medesima Congregazione per i Vescovi, è stata stabilita la plena unione delle cinque diocesi e la nuova circoscrizione ecclesiastica ha assunto il nome attuale. Contestualmente, la diocesi è divenuta suffraganea dell'arcidiocesi di Fermo.
Il 19 giugno 1993 la diocesi ha ricevuto la visita pastorale di papa Giovanni Paolo II, che nell'occasione ha benedetto la prima pietra del seminario diocesano missionario Redemptoris Mater.
Cronotassi dei vescovi
Vescovi di Tolentino
- Probiano † (seconda metà del IV secolo)
- Basilio † (prima del 487 - dopo il 502)
- Sede soppressa (VI secolo - 1586)
- Sede unita a Macerata (1586-1985)
Vescovi di Macerata
- Federico † (18 novembre 1320 - 6 giugno 1323 nominato vescovo di Senigallia)
- Beato Pietro Mulucci, O.F.M. † (6 giugno 1323 - 29 ottobre 1347 deceduto)
- Guido da Riparia † (5 novembre 1347 - 21 ottobre 1349 nominato vescovo di Massa Marittima)
- Nicolò da San Martino, O.P. † (21 ottobre 1349 - 8 gennaio 1356 nominato vescovo di Macerata e Recanati)
Vescovi di Macerata e Recanati
- Nicolò da San Martino, O.P. † (8 gennaio 1356 - 1369 deceduto)
- Oliviero da Verona † (19 febbraio 1369 - 29 aprile 1374 nominato vescovo di Ceneda)
- Bartolomeo Zambrosi † (29 aprile 1374 - 1383 deceduto)
- Paolo † (19 settembre 1382 - ?) (antivescovo)
- Niccolò Vanni † (1383 - ?)
- Angelo Cino † (20 luglio 1385 - 9 settembre 1409 dimesso)
- Marino di Tocco † (6 luglio 1418 - 7 gennaio 1429 nominato vescovo di Chieti)
- Benedetto Guidalotti † (7 gennaio 1429 - 1429)
- Giovanni Vitelleschi † (16 aprile 1431 - 12 ottobre 1435 nominato arcivescovo di Firenze)
- Tommaso Tomasini, O.P. † (24 ottobre 1435 - 15 ottobre 1440 nominato vescovo di Feltre e Belluno)
- Nicolò dall'Aste † (10 dicembre 1440 - 1460 deceduto)
- Pietro Giorgi † (1460 - 7 ottobre 1469 deceduto)
- Andrea de' Pili † (4 settembre 1471 - ottobre 1476 deceduto)
- Girolamo Basso della Rovere † (5 ottobre 1476 - 1º settembre 1507 deceduto)
- Teseo de Cuppis † (20 ottobre 1507 - 1528 deceduto)
- Giovanni Domenico de Cupis † (1528 - 29 gennaio 1535 dimesso) (amministratore apostolico, dal 1516 per la sola sede di Macerata)
- Vescovi della sola sede di Macerata (1516-1571):
- Gerolamo Melchiorri † (1571 - 1573 dimesso)
- Galeazzo Moroni † (10 giugno 1573 - 10 dicembre 1586[18] nominato vescovo di Macerata e Tolentino)
Vescovi di Macerata e Tolentino
- Galeazzo Moroni † (10 dicembre 1586 - 1º settembre 1613 deceduto)
- Felice Centini, O.F.M.Conv. † (23 settembre 1613 - 24 gennaio 1641 deceduto)
- Papirio Silvestri † (14 luglio 1642 - febbraio 1659 deceduto)
- Francesco Cini † (15 novembre 1660 - maggio 1684 deceduto)
- Fabrizio Paolucci † (9 aprile 1685 - 27 gennaio 1698 nominato arcivescovo, titolo personale, di Ferrara)
- Alessandro Varano † (21 luglio 1698 - 20 ottobre 1735 deceduto)
- Ignazio Stelluti † (19 dicembre 1735 - 5 maggio 1756 deceduto)
- Carlo Augusto Peruzzini, B. † (20 settembre 1756 - 11 gennaio 1777 deceduto)
- Domenico Spinucci † (12 maggio 1777 - 27 giugno 1796 nominato arcivescovo di Benevento)
- Alessandro Alessandretti † (27 giugno 1796 - 6 dicembre 1800 dimesso)
- San Vincenzo Maria Strambi, C.P. † (20 luglio 1801 - 11 novembre 1823 dimesso)
- Francesco Ansaldo Teloni † (24 maggio 1824 - 31 gennaio 1846 deceduto)
- Luigi Clementi † (21 settembre 1846 - 8 agosto 1851 nominato arcivescovo titolare di Damasco)
- Amadio Zangari † (5 settembre 1851 - 31 maggio 1864 deceduto)
- Sede vacante (1864-1867)
- Gaetano Franceschini † (27 marzo 1867 - 31 maggio 1881 deceduto)
- Sebastiano Galeati † (4 agosto 1881 - 23 maggio 1887 nominato arcivescovo di Ravenna)
- Roberto Papiri † (25 novembre 1887 - 29 novembre 1895 nominato arcivescovo di Fermo)
- Giambattista Ricci † (29 novembre 1895 - 9 giugno 1902 nominato vescovo di Jesi)
- Raniero Sarnari † (9 giugno 1902 - 25 gennaio 1916 deceduto)
- Romolo Molaroni † (30 settembre 1916 - 14 agosto 1919 deceduto)
- Domenico Pasi † (15 dicembre 1919 - 20 settembre 1923 deceduto)
- Luigi Ferretti † (24 marzo 1924 - 26 novembre 1934 deceduto)
- Domenico Argnani † (15 giugno 1935 - 1º ottobre 1947 deceduto)
- Silvio Cassulo † (28 aprile 1948 - 27 novembre 1968 deceduto)
- Ersilio Tonini † (28 aprile 1969 - 22 novembre 1975 nominato arcivescovo di Ravenna e Cervia)
- Francesco Tarcisio Carboni † (11 febbraio 1976 - 25 gennaio 1985 nominato vescovo di Macerata, Tolentino, Recanati, Cingoli e Treia)
Vescovi di Recanati
- Raniero † (22 dicembre 1240 - ?)
- Pietro di Gregorio † (9 dicembre 1244 - ?)
- Matteo † (menzionato nel 1249 - ?)
- Bonagiunta, O.F.M. † (17 gennaio 1256 - 15 ottobre 1263 nominato vescovo di Jesi)
- Sede soppressa (1263-1289)
- Salvo, O.P. † (12 dicembre 1289 - 1300 o 1301 deceduto)
- Federico † (13 novembre 1301 - 18 novembre 1320 nominato vescovo di Macerata)
- Sede soppressa (1320-1356)
- Sede restaurata e unita a Macerata (1356-1516)
- Luigi Tasso † (16 gennaio 1516 - settembre 1520 deceduto)
- Giovanni Domenico de Cupis † (1º gennaio 1522 - 25 febbraio 1548 dimesso) (amministratore apostolico)
- Paolo de Cupis † (25 febbraio 1548 - 1552)
- Filippo Riccabella † (6 marzo 1553 - 1571 deceduto)
- Sede unita a Macerata (1571-1586)
- Sede soppressa (1586-1591)
Vescovi di Recanati e Loreto
- Rutilio Benzoni † (9 febbraio 1592 - 31 gennaio 1613 deceduto)
- Agostino Galamini, O.P. † (11 febbraio 1613 - 29 aprile 1620 nominato vescovo di Osimo)
- Giulio Roma † (17 marzo 1621 - 21 agosto 1634 nominato vescovo di Tivoli)
- Amico Panici † (4 dicembre 1634 - 16 ottobre 1661 deceduto)
- Sede vacante (1661-1666)
- Giacinto Cordella † (15 dicembre 1666 - 15 novembre 1675 deceduto)
- Alessandro Crescenzi, C.R.S. † (24 febbraio 1676 - 9 gennaio 1682 dimesso)
- Guarnerio Guarnieri † (16 febbraio 1682 - 30 dicembre 1689 deceduto)
- Raimondo Ferretti † (10 luglio 1690 - 9 gennaio 1692 nominato arcivescovo di Ravenna)
- Lorenzo Gherardi † (8 giugno 1693 - 5 aprile 1727 deceduto)
- Benedetto Bussi † (25 giugno 1727 - 2 ottobre 1728 deceduto)
- Vincenzo Antonio Maria Muscetolla † (15 dicembre 1728 - 16 gennaio 1746 deceduto)
- Giovanni Battista Campagnoli † (28 marzo 1746 - 25 giugno 1749 deceduto)
- Giovanni Antonio Bacchettoni † (1º dicembre 1749 - 30 agosto 1767 deceduto)
- Ciriaco Vecchioni † (14 dicembre 1767 - 12 giugno 1787 deceduto)
- Sede vacante (1787-1800)[19]
- Felice Paoli † (12 maggio 1800 - 28 settembre 1806 deceduto)
- Stefano Bellini † (23 marzo 1807 - 8 settembre 1831 deceduto)
- Alessandro Bernetti † (30 settembre 1831 - 3 luglio 1846 deceduto)
- Francesco Brigante Colonna † (27 luglio 1846 - 29 maggio 1855 deceduto)
- Giovanni Francesco Magnani † (28 settembre 1855 - 6 agosto 1861 deceduto)
- Sede vacante (1861-1863)
- Giuseppe Cardoni † (21 dicembre 1863 - 22 febbraio 1867 dimesso)[20]
- Tommaso Gallucci † (22 febbraio 1867 - 3 ottobre 1897 deceduto)
- Guglielmo Giustini † (24 marzo 1898 - 27 aprile 1903 deceduto)
- Vittorio Amedeo Ranuzzi de' Bianchi † (22 giugno 1903 - 27 novembre 1911 dimesso)[21]
- Alfonso Andreoli † (20 dicembre 1911 - 10 novembre 1923 deceduto)
- Aluigi Cossio † (20 dicembre 1923 - 15 settembre 1934 nominato vescovo di Recanati-Loreto)
Vescovi di Recanati-Loreto, poi di Recanati
- Aluigi Cossio † (15 settembre 1934 - 12 agosto 1955 ritirato)[22]
- Emilio Baroncelli † (12 agosto 1955 - 15 febbraio 1968 ritirato)[23]
- Sede vacante (1968-1976)
- Francesco Tarcisio Carboni † (11 febbraio 1976 - 25 gennaio 1985 nominato vescovo di Macerata, Tolentino, Recanati, Cingoli e Treia)
Vescovi di Cingoli
- Teodosio †
- Sant'Esuperanzio †
- San Formario (o Pomario) †
- Giuliano † (prima del 548 - dopo il 560)
- Sede soppressa (VI secolo - 1725)
- Sede unita a Osimo (1725-1964)
- Sede vacante (1964-1976)
- Francesco Tarcisio Carboni † (11 febbraio 1976 - 25 gennaio 1985 nominato vescovo di Macerata, Tolentino, Recanati, Cingoli e Treia)
Vescovi di Treia
- Amministrazione perpetua degli arcivescovi di Camerino (1817-1920)
- Amministrazione perpetua dei vescovi di San Severino (1920-1966)
- Sede vacante (1966-1976)
- Francesco Tarcisio Carboni † (11 febbraio 1976 - 25 gennaio 1985 nominato vescovo di Macerata, Tolentino, Recanati, Cingoli e Treia)
Vescovi di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia
- Francesco Tarcisio Carboni † (25 gennaio 1985 - 20 novembre 1995 deceduto)
- Luigi Conti (28 giugno 1996 - 13 aprile 2006 nominato arcivescovo di Fermo)
- Claudio Giuliodori (22 febbraio 2007 - 26 febbraio 2013 nominato assistente ecclesiastico generale dell'Università Cattolica del Sacro Cuore)
- Nazzareno Marconi, dal 3 giugno 2014
Statistiche
La diocesi al termine dell'anno 2016 su una popolazione di 148.000 persone contava 142.200 battezzati, corrispondenti al 96,1% del totale.
anno | popolazione | presbiteri | diaconi | religiosi | parrocchie | ||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
battezzati | totale | % | numero | secolari | regolari | battezzati per presbitero | uomini | donne | |||
diocesi di Macerata e Tolentino | |||||||||||
1950 | 40.000 | 40.000 | 100,0 | 96 | 67 | 29 | 416 | 29 | 162 | 17 | |
1970 | 68.465 | 68.547 | 99,9 | 159 | 88 | 71 | 430 | 84 | 197 | 36 | |
1980 | 52.010 | 52.412 | 99,2 | 114 | 59 | 55 | 456 | 65 | 168 | 25 | |
diocesi di Recanati | |||||||||||
1950 | 50.607 | 50.707 | 99,8 | 152 | 62 | 90 | 332 | 175 | 235 | 27 | |
1970 | 45.186 | 45.186 | 100,0 | 71 | 39 | 32 | 636 | 37 | 88 | 25 | |
1980 | 47.974 | 47.990 | 100,0 | 73 | 40 | 33 | 657 | 37 | 79 | 27 | |
diocesi di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia[24] | |||||||||||
1990 | 132.381 | 133.323 | 99,3 | 245 | 128 | 117 | 540 | 1 | 137 | 247 | 67 |
1999 | 134.800 | 137.258 | 98,2 | 218 | 116 | 102 | 618 | 4 | 134 | 201 | 67 |
2000 | 133.290 | 136.030 | 98,0 | 221 | 121 | 100 | 603 | 4 | 116 | 194 | 67 |
2001 | 134.750 | 138.200 | 97,5 | 218 | 119 | 99 | 618 | 4 | 116 | 198 | 67 |
2002 | 128.600 | 132.300 | 97,2 | 214 | 115 | 99 | 600 | 4 | 117 | 159 | 67 |
2003 | 134.556 | 138.478 | 97,2 | 218 | 119 | 99 | 617 | 5 | 129 | 150 | 67 |
2004 | 134.412 | 138.940 | 96,7 | 203 | 121 | 82 | 662 | 5 | 103 | 145 | 67 |
2013 | 142.000 | 147.783 | 96,1 | 182 | 116 | 66 | 780 | 13 | 85 | 152 | 67 |
2016 | 142.200 | 148.000 | 96,1 | 142 | 108 | 34 | 1.001 | 13 | 47 | 142 | 67 |
Note
- ^ Dati presenti nel sito web della diocesi e aggiornati a giugno 2018.
- ^ Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII, p. 381.
- ^ Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), vol. I, p. 448.
- ^ Alcune fonti riportano erroneamente la data del 22 dicembre (XI Kal. Ian. anziché XI Kal. Iun.). Nel Bullarium, vol. III alla bolla Rectae considerationis examine segue altra bolla Cum olim, sempre datata 22 maggio, che tratta della stessa erezione. Inoltre in Two churches: England and Italy in the thirteenth century, p. 84, Robert Brentano riporta una lettera del 4 luglio 1240 con cui il papa informava il cardinale Sinibaldo Fieschi dell'avvenuta traslazione. Anche due fonti che riportano la data errata del 22 dicembre si contraddicono presentando un'altra bolla Attendentes constantiam datata 15 novembre in cui, dopo la traslazione della sede vescovile, si prevede una compensazione per la diocesi di Umana, privata delle rendite di Recanati. Si vedano Giuseppe Cappelletti, Le Chiese d'Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, Venezia 1848, vol. VII, pp. 97-98, 198 e Giuseppe Colucci, Delle antichità picene, t. X, Fermo 1791, pp. 230-234.
- ^ Il testo della bolla in: Cappelletti, Le Chiese d'Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, vol. VII, pp. 205-206.
- ^ AAS 26 (1934), pp. 578-579.
- ^ AAS 28 (1936), pp. 71-73.
- ^ AAS 58 (1966), pp. 265-268.
- ^ a b c AAS 76 (1984), pp. 910-913.
- ^ Testo della bolla in: Cappelletti, Le Chiese d'Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, vol. III, pp. 672-678.
- ^ Quest'ultima era stata un'antica sede episcopale.
- ^ (LA) Lettera apostolica Plurimi floruerunt, AAS 50 (1958), pp. 357-358.
- ^ Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), vol. II, p. 1835.
- ^ Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), vol. I, pp. 263-264.
- ^ Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), vol. I, pp. 1195-1197.
- ^ Tecnicamente, Macerata e Tolentino erano ancora unite aeque principaliter.
- ^ Dalla storia nel sito web della diocesi.
- ^ Dal 17 marzo 1586 era vescovo della sola sede di Macerata, per la soppressione della diocesi di Recanati.
- ^ Domenico Spinucci, vescovo di Macerata e Tolentino, fu amministratore apostolico dal 30 giugno 1787 al 27 giugno 1796.
- ^ Nominato arcivescovo titolare di Edessa di Osroene.
- ^ Nominato arcivescovo titolare di Tiro.
- ^ Nominato arcivescovo titolare di Sebastopoli di Abasgia.
- ^ Nominato vescovo titolare di Monterano.
- ^ Per i dati statistici relativi alle diocesi di Treia e di Cingoli, precedenti alla piena unione delle diocesi, vedere le voci Arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche e Arcidiocesi di Ancona-Osimo.
Fonti
- Annuario pontificio del 2017 e precedenti, in (EN) David Cheney, Diocesi di Macerata, su Catholic-Hierarchy.org.
- Sito ufficiale della diocesi
- (EN) Diocesi di Macerata, su GCatholic.org.
- (EN) United Sees of Macerata and Tolentino e Recanati and Loreto, in Catholic Encyclopedia, New York, Encyclopedia Press, 1913.
- (LA) Decreto Quo aptius, AAS 77 (1985), pp. 997–998
- (LA) Decreto Instantibus votis, AAS 79 (1987), pp. 729–732
- (FR) Charles Pietri, Luce Pietri (ed.), Prosopographie chrétienne du Bas-Empire. 2. Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), École française de Rome, 2 volumi, Roma 1999-2000
- Cristiano Marchegiani, Il seminario tridentino: sistema e architettura. Storie e modelli nelle Marche pontificie, Pescara, Carsa edizioni, 2012 ("I saggi di Opus", 20), pp. 181-194, 336-338 (Recanati); pp. 215-238, 308-310, 359 (Macerata); pp. 310-311 (Tolentino); pp. 334-336 (Treia); pp. 344-347 (Cingoli)
Diocesi di Macerata
- (LA) Ferdinando Ughelli, Italia sacra, vol. II, seconda edizione, Venezia 1717, coll. 729-747
- Giuseppe Cappelletti, Le Chiese d'Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, Venezia 1845, vol. III, pp. 665–686 e 698-705
- (LA) Pius Bonifacius Gams, Series episcoporum Ecclesiae Catholicae, Leipzig 1931, pp. 703–704
- (LA) Konrad Eubel, Hierarchia Catholica Medii Aevi, vol. 1, pp. 410–411; vol. 2, p. 220; vol. 3, pp. 231, 281; vol. 4, p. 227; vol. 5, p. 251; vol. 6, p. 270
Diocesi di Tolentino
- (EN) Scheda della diocesi di Tolentino su Catholic Hierarchy
- (EN) Scheda della diocesi di Tolentino su Gcatholic
- (LA) Ferdinando Ughelli, Italia sacra, vol. II, seconda edizione, Venezia 1717, coll. 770-776
- Francesco Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII (an. 604), vol. I, Faenza 1927, pp. 390–392
- Giuseppe Cappelletti, Le Chiese d'Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, Venezia 1845, vol. III, pp. 687–705
- (LA) Bolla Super universas, in Bullarum diplomatum et privilegiorum sanctorum Romanorum pontificum Taurinensis editio, Vol. VIII, pp. 817–819
Diocesi di Recanati
- (EN) Scheda della diocesi di Recanati su Catholic Hierarchy
- (EN) Scheda della diocesi di Recanati su Gcatholic
- (LA) Ferdinando Ughelli, Italia sacra, vol. I, seconda edizione, Venezia 1717, coll. 1217-1225
- Giuseppe Cappelletti, Le Chiese d'Italia della loro origine sino ai nostri giorni, vol. VII, Venezia 1846, pp. 195–238 e 253-269
- (LA) Pius Bonifacius Gams, Series episcoporum Ecclesiae Catholicae, Leipzig 1931, pp. 719
- (LA) Konrad Eubel, Hierarchia Catholica Medii Aevi, vol. 1, pp. 410–411; vol. 2, p. 220; vol. 3, p. 281; vol. 4, p. 293; vol. 5, p. 330; vol. 6, p. 354
- (LA) Bolla Rectae considerationis, in Bullarum diplomatum et privilegiorum sanctorum Romanorum pontificum Taurinensis editio, Vol. III, p. 500
- (LA) Bolla Cives Recanatenses, in Bullarum diplomatum et privilegiorum sanctorum Romanorum pontificum Taurinensis editio, Vol. III, pp. 697–698
- (LA) Bolla Recti statera iudicii, in Bullarum diplomatum et privilegiorum sanctorum Romanorum pontificum Taurinensis editio, Vol. III, pp. 702–704
Diocesi di Cingoli
- (EN) Scheda della diocesi di Osimo e Cingoli su Catholic Hierarchy
- (EN) Scheda della diocesi di Cingoli su Catholic Hierarchy
- (EN) Scheda della diocesi di Cingoli su Gcatholic
- Francesco Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII (an. 604), vol. I, Faenza 1927, pp. 389–390
- Giuseppe Cappelletti, Le Chiese d'Italia della loro origine sino ai nostri giorni, vol. VII, Venezia 1846, pp. 435–481 e 566-604
- (LA) Paul Fridolin Kehr, Italia pontificia, vol. IV, Berlino 1909, pp. 210-213
- (LA) Pius Bonifacius Gams, Series episcoporum Ecclesiae Catholicae, Leipzig 1931, p. 712
- (LA) Bolla Romana Ecclesia, in Bullarum diplomatum et privilegiorum sanctorum Romanorum pontificum Taurinensis editio, Vol. XXII, pp. 243–248
Diocesi di Treia
- (EN) Scheda della diocesi di Treia su Catholic Hierarchy
- (EN) Scheda della diocesi di Treia su Gcatholic
- Giuseppe Cappelletti, Le Chiese d'Italia della loro origine sino ai nostri giorni, vol. IV, Venezia 1846, pp. 317–325
- (LA) Bolla Pervetustam locorum, in Bullarii romani continuatio, Tomo XIII, Romae 1847, pp. 447–457
- (LA) Bolla Boni Pastoris, AAS 12 (1920), pp. 321–322
Voci correlate
- Cattedrale di Macerata
- Concattedrale di San Catervo
- Concattedrale di San Flaviano
- Duomo di Cingoli
- Duomo di Treia
Altri progetti
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Collegamenti esterni
- La diocesi su Beweb - Beni ecclesiastici in web
- Le cattedrali. Macerata Tolentino Recanati Cingoli Treia, a cura di Gabriele Barucca, Macerata 2010