Argyrotaenia ljungiana

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Eulia dei fruttiferi e della vite
Argyrotaenia ljungiana
Stato di conservazione
Specie non valutata[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Superphylum Protostomia
Phylum Arthropoda
Subphylum Tracheata
Superclasse Hexapoda
Classe Insecta
Sottoclasse Pterygota
Coorte Endopterygota
Superordine Oligoneoptera
Sezione Panorpoidea
Ordine Lepidoptera
Sottordine Glossata
Infraordine Heteroneura
Divisione Ditrysia
Superfamiglia Tortricoidea
Famiglia Tortricidae
Sottofamiglia Tortricinae
Tribù Archipini
Genere Argyrotaenia
Specie A. ljungiana
Nomenclatura binomiale
Argyrotaenia ljungiana
(Thunberg, 1797)
Sinonimi

Argyrotaenia cognatana
Stephens, 1852
Argyrotaenia fuscociliana
Stephens, 1852
Argyrotaenia lepidana
(Herrich-Schäffer, 1849)
Argyrotaenia micantana
(Lucas, 1937)
Argyrotaenia politana
(Haworth, 1811)
Argyrotaenia pulchellana
(Haworth, 1811)
Argyrotaenia sylvana
(Hübner, 1799)
Eudemis sylvana
(Hübner, 1799)
Loxotaenia lepidana
Herrich-Schäffer, 1849
Olethreutes micantana
Lucas, 1937
Olethreutes micanthana
Razowski, 1961
Tortrix ljungiana
Thunberg, 1797
Tortrix politana
Haworth, 1811
Tortrix pulchellana
Haworth, 1811
Tortrix sylvana
Hübner, 1799

L'eulia dei fruttiferi e della vite (Argyrotaenia ljungiana (Thunberg, 1797))[2], nota anche semplicemente come eulia, è un lepidottero appartenente alla famiglia Tortricidae, diffuso in Europa, Asia occidentale e Nordafrica.[3][4]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

L'epiteto generico si forma a partire dal greco ᾶργυρος (àrgyros = argento) e dal latino taenĭa, a sua volta desunto dal greco ταινία (tainía = benda, fascia);[5][6] il nome della specie è stato creato da Thunberg in onore di Sven I. Ljungh.[2]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Adulto[modifica | modifica wikitesto]

Il dimorfismo sessuale della specie è limitato alle maggiori dimensioni della femmina.[7]
L'ala anteriore, ampia e grosso modo trapezoidale, ha una colorazione di fondo grigio-argentea, su cui si stagliano nettamente tre bande marroni dai bordi irregolari ed estremamente variabili: una basale, una seconda mediana più ampia, ed una terza banda distale più ridotta, che in taluni esemplari può essere divisa in due parti. Non è distinguibile una macchia discale. Il termen non è dentellato, mentre l'apice è talvolta retto, spesso falciforme; il tornus è ben distinguibile, benché alquanto sfuggente.[3]
L'ala posteriore, non visibile a riposo in quanto coperta da quella anteriore, rivela tonalità grigio-argentee pressoché uniformi.[7]
L'accoppiamento alare è del tipo frenato, ed è inoltre presente un sistema di ancoraggio tra ala anteriore e metatorace.[8]
Il capo è ricoperto di una peluria marroncina, con occhi ben sviluppati, così come gli ocelli, mentre la spirotromba appare priva di scaglie. I chaetosemata sono presenti. Le antenne sono brunastre e moniliformi, senza traccia di pecten sullo scapo. I palpi mascellari sono quadrisegmentati e molto ridotti.[8][9]
Nelle zampe, l'epifisi è presente, e la formula degli speroni tibiali è 0-2-4.[8]
Nella regione pregenitale dell'addome, i processi anteriori del secondo sternite si allungano a formare una coppia di appendici anterolaterali.[10]
Nel genitale maschile, l'uncus e sottile ed allungato, mentre lo gnathos è semplice; i socii sono assenti. L'invaginazione distale del vinculum è sclerotizzata solo subventralmente. Le valve sono allungate e ovoidali, ricurve e provviste di un debole sclerite. Il sacculus è assottigliato e privo di estremità libera. I transtilla sono stretti e glabri. L'edeago è munito di un gruppo di brevi cornuti. Si notano strutture androconiali costituite da due gruppi di scaglie piliformi, protette all'interno di tasche laterali, site in prossimità della valva.[11]
Nel genitale femminile, lo sterigma risulta concavo, con margine anteriore nettamente sclerotizzato e processi laterali che tendono ad assottigliarsi all'apice. L'antrum non appare più ampio del ductus bursae, che si mostra corto e provvisto di uno sclerite appiattito in posizione basale. Il signum è sviluppato.[11]
L'apertura alare varia da 12 a 18 mm, con le femmine lievemente più grandi dei maschi.[3][7]

Uovo[modifica | modifica wikitesto]

Le uova sono bianco-giallastre e sferoidali o lievemente schiacciate, e vengono deposte ravvicinate in ooplacche di 3-4, oppure 10-12, o ancora 30-120 elementi, di regola in prossimità delle foglie o sulle parti aeree della pianta nutrice. Nel caso di Foeniculum vulgare (finocchio) possono essere deposte anche ai piedi della pianta.[3][12][13]

Il botanico ed entomologo svedese Carl Peter Thunberg (1743-1828), che descrisse la specie nel 1797[2]

Larva[modifica | modifica wikitesto]

Le larve mature sono verdastre e quasi glabre; nel capo si osserva una pigmentazione solo negli ocelli III, IV e VI. Sulle pseudozampe, gli uncini sono disposti a circolo.[3][8][12][14]

Pupa[modifica | modifica wikitesto]

La pupa è adectica, obtecta, con diversi segmenti addominali mobili. È glabra, con minuscole spinule e una colorazione che varia dal rossiccio al marroncino scuro. Il cremaster è mediamente sviluppato.[8][15]

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Comportamento[modifica | modifica wikitesto]

Questo tortricide supera l'inverno allo stadio di crisalide all'interno di ripari di varia natura (soprattutto foglie secche) e, nella fascia più meridionale del proprio areale, anche allo stadio larvale. Nelle regioni più a nord, tale riposo invernale assume le caratteristiche fisiologiche di una diapausa vera e propria, così come osservabile di regola in altri membri della famiglia.[3][16][17][18][19]
I primi adulti compaiono tra marzo e aprile nelle regioni nordiche, e tra febbraio e marzo più a sud. Dopo l'accoppiamento, l'ovoposizione avviene sulle foglie delle piante nutrici, ma anche su rametti e parti aeree in genere. Nel caso del Malus domestica (melo), i giovani bruchi rimangono raccolti in una rada tela in prossimità della nervatura mediana, sulla pagina inferiore della foglia. Inizialmente si possono osservare piccole rosure lungo la nervatura, meglio apprezzabili in trasparenza, ma solo in un secondo momento la foglia viene ripiegata su sé stessa utilizzando fibre sericee più ravvicinate, e può anche essere saldata ai piccoli frutti in formazione, dei quali viene intaccato esclusivamente l'epicarpo al di sotto della foglia stessa.[3]
L'impupamento avviene all'interno delle stesse parti danneggiate.[3]

Periodo di volo[modifica | modifica wikitesto]

La specie è bivoltina in Svizzera[20], trivoltina nell'Italia settentrionale e quadrivoltina (con l'ultima generazione incompleta) nel Meridione.[3]
I primi adulti dell'anno nuovo iniziano i voli in corrispondenza della terza decade di maggio nel Sud Italia, e dalla metà di giugno nel Settentrione. La seconda generazione compare verso la fine di giugno e arriva fino a metà agosto. Quest'ultima fornisce le larve svernanti nel Nord Italia, oppure un'ulteriore quarta generazione estiva nel Mezzogiorno, che porterà infine alla generazione ibernante.[3][21][22]
La durata della prima generazione è di 40-45 giorni, quella della seconda va da 20 a 25 giorni, e quella della terza (ove presente) da 80 a 85 giorni. I parametri ottimali per lo sviluppo delle varie fasi comprendono una temperatura di 22-28 °C ed una umidità relativa dell'aria di 70-80%; la temperatura minima per garantire la schiusa delle uova è di circa 15 °C.[23]

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

Le larve di Argyrotaenia ljungiana sono spiccatamente polifaghe, provocando seri danni sia a piante arboree (da frutto e non) come pure erbacee, anche coltivate.[24][25][26]
La lista delle piante ospiti aggredite da questi bruchi è molto lunga; fa seguito un elenco forzatamente parziale:[3][27]

Parassitoidismo[modifica | modifica wikitesto]

Le larve di Argyrotaenia ljungiana possono essere preda di parassitoidismo da parte di svariate specie di imenotteri, tra cui citiamo:[3][28][29]

Danni alle coltivazioni[modifica | modifica wikitesto]

L'insorgenza del fungo Botrytis cinerea può essere favorita dalla presenza sugli acini di larve di Argyrotaenia ljungiana

Come riportato precedentemente, le giovani larve della prima generazione attaccano fondamentalmente la superficie fogliare, ma anche le parti fiorali. Le generazioni successive sono soprattutto carpofaghe, arrivando ad intaccare i frutticini in formazione, principalmente a livello del picciolo. Nel caso degli acini della vite (Vitis vinifera) si possono osservare danni sia nella zona del peduncolo, sia pure a carico di gran parte della superficie dell'acino stesso, con scadimento della quantità e della qualità della produzione finale. Va segnalato inoltre che, a differenza di quanto apprezzabile nel caso di altri parassiti della vite come Lobesia botrana o Eupoecilia ambiguella, il singolo acino non viene perforato, ma solamente intaccato nella superficie esterna; tuttavia questo può provocare l'insorgenza di pericolose infezioni da parte di funghi come Botrytis cinerea (botrite) o l'innescarsi di processi fermentativi.[7]

Metodi di lotta[modifica | modifica wikitesto]

Nel caso di danno a carico del finocchio, di regola è sufficiente raccogliere manualmente ed eliminare i glomeruli che contengono i bruchi.[3]
Anche nel caso del mais le rosure sono limitate e tollerabili.[3]
Un discorso diverso va fatto invece nel caso delle rosacee e della vite, su cui i danni possono rivelarsi consistenti; in questi casi, come per altri Tortricidae, può rendersi necessario il monitoraggio tramite l'impiego di trappole selettive, contenenti miscele (in commercio) che richiamano l'azione del feromone sessuale della specie (una miscela di Z-11 e di E-11 tetradecenilacetato, in un rapporto di 93:7), da utilizzarsi all'atto dello sfarfallamento. Altri feromoni utilizzati allo scopo sono il 14Ac, il 21Hv, il 22Hv ed il 23Hv. Al raggiungimento di una prestabilita soglia critica nel numero di esemplari catturati, si iniziano le operazioni di contenimento, assimilabili a quelle in uso per Lobesia botrana, e consistenti nella combinazione di metodi di lotta guidata ed integrata.[3][30][31]

L'ecozona paleartica

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

La specie è presente su un areale paleartico molto ampio, che comprende in Europa: l'Irlanda, il Regno Unito, la Spagna, la Francia continentale e la Corsica, il Belgio, i Paesi Bassi, il Lussemburgo, la Norvegia, la Svezia, la Finlandia, la Danimarca, la Germania, la Svizzera, l'Austria, l'Italia continentale, la Slovenia, la Grecia continentale, la Polonia, la Repubblica Ceca, la Slovacchia, l'Ungheria, la Romania, la Lituania, la Lettonia, l'Estonia, la Russia settentrionale, centrale e meridionale. Fuori dall'Europa, questo tortricide viene rinvenuto anche nella Siberia centrale, in Medio Oriente e in Nordafrica.[4]

L'habitat è rappresentato da boschi, piantagioni di pomacee, orti e pinete rade.[3]

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Sinonimi[modifica | modifica wikitesto]

Sono stati riportati quindici sinonimi:[32][33]

  • Argyrotaenia cognatana Stephens, 1852 - List Specimens Br. Anim. Colln. Br. Mus. 10: 68 - Locus typicus: Regno Unito, Scozia (sinonimo eterotipico).[34]
  • Argyrotaenia fuscociliana Stephens, 1852 - List Specimens Br. Anim. Colln. Br. Mus. 10: 68 - Locus typicus: Regno Unito, Gran Bretagna (sinonimo eterotipico).[34]
  • Argyrotaenia lepidana (Herrich-Schäffer, 1849) - Syst. Bearbeitung Schmett. Eur. 4: pl. 58, fig. 413 - Locus typicus: Europa (sinonimo eterotipico).[35]
  • Argyrotaenia micantana (Lucas, 1937) - Bull. Soc. ent. Fr. 42: 127 - Locus typicus: Francia, Ardèche, La Voulte-sur-Rhône (sinonimo eterotipico).
  • Argyrotaenia politana (Haworth, 1811) - Lepid. Br. (3): 465 - Locus typicus: Regno Unito, Gran Bretagna (sinonimo eterotipico).[36]
  • Argyrotaenia pulchellana (Haworth, 1811) - Lepid. Br. (3): 429 - Locus typicus: Regno Unito, Gran Bretagna (sinonimo eterotipico).[36]
  • Argyrotaenia sylvana (Hübner, 1799) - Samml. Eur. Schmett. 7: pl. 20, fig. 128 - Locus typicus: Europa (sinonimo eterotipico).[37]
  • Eudemis sylvana (Hübner, 1799) - Samml. Eur. Schmett. 7: pl. 20, fig. 128 - Locus typicus: Europa (sinonimo eterotipico).[37]
  • Loxotaenia lepidana Herrich-Schäffer, 1849 - Syst. Bearbeitung Schmett. Eur. 4: pl. 58, fig. 413 - Locus typicus: Europa (sinonimo eterotipico).[35]
  • Olethreutes micantana Lucas, 1937 - Bull. Soc. ent. Fr. 42: 127 - Locus typicus: Francia, Ardèche, La Voulte-sur-Rhône (sinonimo eterotipico).
  • Olethreutes micanthana Razowski, 1961 - Acta zool. cracov. 5: 661 - Locus typicus: non indicato (sinonimo eterotipico).
  • Tortrix ljungiana Thunberg, 1797 - K. svenska VetenskAkad. Handl. 18: 168, pl. 8 - Locus typicus: non indicato (sinonimo omotipico).[2]
  • Tortrix politana Haworth, 1811 - Lepid. Br. (3): 465 - Locus typicus: Regno Unito, Gran Bretagna (sinonimo eterotipico).[36]
  • Tortrix pulchellana Haworth, 1811 - Lepid. Br. (3): 429 - Locus typicus: Regno Unito, Gran Bretagna (sinonimo eterotipico).[36]
  • Tortrix sylvana Hübner, 1799 - Samml. Eur. Schmett. 7: pl. 20, fig. 128 - Locus typicus: Europa (sinonimo eterotipico).[37]

Sottospecie[modifica | modifica wikitesto]

Non sono state individuate sottospecie.[3][4][33]

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

Lo stato di conservazione della specie non è stato ancora valutato dalla Lista rossa IUCN.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

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  2. ^ a b c d (SVLA) Carl Peter Thunberg, Någre nye Natt-fjarilar af Bladrullareflaegtet, in Kungliga Svenska Vetenskapsakademiens handlingar, vol. 18, Stoccolma, Almqvist & Wiksell, luglio-settembre 1797, pp. 165-171 (168). URL consultato il 2 maggio 2013.
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q Ermenegildo Tremblay, Entomologia applicata, volume II, parte II, 3ª ed., Napoli, Liguori, 1993 [1986], pp. 437 pp. [120-122], ISBN 88-207-1405-1.
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  5. ^ Schenkl, F.; Brunetti, F., Dizionario Greco-Italiano/Italiano-Greco, a cura di Meldi D., collana La creatività dello spirito, Berrettoni G. (nota bibliografica), La Spezia, Casa del Libro - Fratelli Melita Editori, dicembre 1991 [1990], pp. xviii, 972, 14 tavv.,  538, ISBN 978-88-403-6693-7, OCLC 797548053.
  6. ^ Castiglioni, L. & Mariotti, S., IL - Vocabolario della lingua latina, Brambilla, A. & Campagna, G., 30ª ristampa, Torino, Loescher, 1983 [1966], p. 2493, ISBN 978-88-201-6657-1, LCCN 76485030, OCLC 848632390.
  7. ^ a b c d Agroambiente.info, su agroambiente.info.arsia.toscana.it. URL consultato il 2 maggio 2013.
  8. ^ a b c d e (EN) Scoble, M. J., Lower Ditrysia, in The Lepidoptera: Form, Function and Diversity, seconda edizione, London, Oxford University Press & Natural History Museum, 2011 [1992], pp. 255-258, ISBN 978-0-19-854952-9, LCCN 92004297, OCLC 25282932.
  9. ^ van der Geest, I. P. S. & Evenhuis, H. H. (Eds.), Horak, M. & Brown, R. L., in Tortricoid Pests, their Biology, Natural Enemies and Control, Amsterdam, Elsevier, 1991, pp. 23-48.
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  11. ^ a b Eurasian Tortricidae, su wbd.etibioinformatics.nl. URL consultato il 2 maggio 2013 (archiviato dall'url originale il 6 marzo 2016).
  12. ^ a b Lepiforum.de. URL consultato il 2 maggio 2013.
  13. ^ (EN) J. A. Powell, Common, I. F. B., Oviposition patterns and egg characteristics of Australian tortricine moths (Lepidoptera: Tortricidae) (abstract), in Australian Journal of Zoology, vol. 33, n. 2, 1985, pp. 179-216.
  14. ^ (EN) Brown, R. L., Tortricidae (Tortricoidea), in Stehr, F. W. (Ed.). Immature Insects, vol. 1, seconda edizione, Dubuque, Iowa, Kendall/Hunt Pub. Co., 1991 [1987], pp. 419-433, ISBN 978-0-8403-3702-3, LCCN 85081922, OCLC 13784377.
  15. ^ (EN) Mosher E., A Classification of the Lepidoptera Based on Characters of the Pupa (PDF), in Bulletin of the Illinois State Laboratory of Natural History, vol. 1912, n. 2, Urbana, Illinois, Illinois State Laboratory of Natural History, marzo 1916, p. 62, DOI:10.5962/bhl.title.70830, ISSN 0073-5272 (WC · ACNP), LCCN 16027309, OCLC 2295354. URL consultato il 30 marzo 2015.
  16. ^ Paola Ivancic Gambaro, Osservazioni sulla diapausa di Argyrotaenia pulchellana Hw., in Atti dell'Accademia delle Scienze di Torino, vol. 96, 1962, pp. 551-556.
  17. ^ (EN) K. Deseö, Briolini, G., Observations on the termination of the facultative diapausein the Codling Moth (Cydia pomonella L.) (Lepidoptera: Tortricidae), in Bollettino dell'Istituto di Entomologia dell'Università degli Studi di Bologna, vol. 40, 1986, pp. 99-110.
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  20. ^ (FR) M. et al. Baggiolini, Observations sur la biologie de Argyrotaenia (Eulia) pulchellana (Hw.), ravageur nouveau des arbres fruitiers et de la vigne en Valais central, in Bulletin de la Societé Entomologique de Suisse, vol. 34, 1961, pp. 67-82.
  21. ^ E. Pasqualini, Bertolotti, A.; Maini, S.; Briolini, G.; Castellari, P. L., Distribuzione spaziale e fenologia degli sfarfallamenti di tre specie di Lepidotteri Tortricidi ricamatori in Emilia-Romagna (abstract), in Bollettino dell'Istituto di Entomologia dell'Università degli Studi di Bologna, vol. 37, 1982, pp. 109-121.
  22. ^ P. L. Castellari, Ricerche su Pandemis cerasana Hb. (= ribeana Hb.), Archips podanus Scop., Archips rosanus (L.), Argyrotaenia pulchellana Haw. e su di un metodo per combatterli, in Bollettino dell'Istituto di Entomologia dell'Università degli Studi di Bologna, vol. 42, 1988, pp. 139-147.
  23. ^ AgroAtlas.ru. URL consultato il 2 maggio 2013.
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  28. ^ Home of Ichneumonoidea [collegamento interrotto], su taxapad.com. URL consultato il 2 maggio 2013.
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  34. ^ a b (EN) James Francis Stephens, List of the specimens of the British animals in the collection of the British Museum., vol. 10, Londra, 1852, 68. URL consultato il 2 maggio 2013.
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  37. ^ a b c Jacob Hübner, Sammlung europäischer Schmetterlinge, vol. 7, Augsburg, 1799, pl. 20, fig. 128.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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