Tom Waits

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Tom Waits
NazionalitàBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
GenereBlues
Blues rock
Americana
Rock sperimentale
Jazz
Rock alternativo
Musica d'autore
Folk
Periodo di attività musicale1973 – in attività
EtichettaEpitaph Records
Island Records
Bizarre/Straight
Asylum
Elektra
Uni Island
Rhino Records
Album pubblicati29
Studio20
Live2
Raccolte5

C.S.2 / Voce, pianoforte, chitarra, batteria Calliope, Bells, Chamberlain,Toy piano, Pump Organ, Harmonica

Sito ufficiale
(EN)

«Reality is for people who can't face drugs[1]»

(IT)

«Coloro che si rifugiano nella realtà hanno paura di affrontare le droghe[2][3]»

Thomas Alan Waits, detto Tom (Pomona, 7 dicembre 1949), è un cantautore, polistrumentista e attore statunitense.

Ha esercitato una notevole influenza su molti cantautori delle generazioni successive alla sua ed è considerato dalla critica musicale uno dei massimi cantautori del Novecento.[4][2][5] Artista poliedrico, ha lavorato anche nel teatro e nel cinema. In quest'ultimo, in particolare, si riscontrano diverse collaborazioni con i registi Francis Ford Coppola, Robert Altman, Jim Jarmusch, Terry Gilliam, Martin McDonagh, i fratelli Coen e Paul Thomas Anderson.[6]

La rivista Rolling Stone lo ha posizionato all'82º posto nella lista dei migliori cantanti di tutti i tempi.

Ha ricevuto numerose candidature per premi e riconoscimenti in campo musicale, vincendo il Grammy Award per due album, Bone Machine e Mule Variations.[7][8] Il critico musicale Daniel Durchholz descrisse la peculiare e distintiva voce di Waits "come se fosse stata immersa in un tino di whisky, poi appesa in un affumicatoio per qualche mese e infine portata fuori e investita con una macchina."[9]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

«Preferisco un fallimento alle mie condizioni che un successo alle condizioni altrui.»

Origini[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Pomona, in California, (city) nella contea di Los Angeles il 7 dicembre 1949, è l'unico figlio maschio di una famiglia di origini scozzesi, irlandesi e norvegesi.[10] Con la famiglia ha vissuto anche a San Diego, Laverne, Silver Lake e North Hollywood.[10] I genitori divorziano quando Tom ha 11 anni e il bambino resta con la madre e le due sorelle. Sin da adolescente coltiva la passione per la musica, soprattutto per il jazz degli anni trenta, imparando a suonare il pianoforte. Contemporaneamente, si appassiona alla letteratura beat cimentandosi, pure, nella scrittura di poesie.[11]

A 14 anni, comincia a lavorare, prima nel ristorante "Napoleone Pizza House",[12] poi in un Club di San Diego, l'"Heritage Coffeehouse", dove ha occasione di esibirsi sul palco.[13] Visto il successo riscosso, intensifica l'attività musicale. Il suo stile unisce spunti melodici a ritmi sincopati jazz, affrontando tematiche care ai beatnik, nei quali egli si riconosceva.

Nel 1971, durante un concerto in un nightclub di Los Angeles, il Troubadour, frequentato all'epoca da artisti come Tim Buckley, Bruce Springsteen e Rickie Lee Jones, suscita entusiasmo nel noto produttore Herb Cohen (già al lavoro con Frank Zappa e altri artisti dell'epoca) che lo ingaggia per produrre un album.[11]

I primi dischi e gli "Asylum Years"[modifica | modifica wikitesto]

Il primo disco, Closing Time, è pubblicato nel 1973, seguito da The Heart of Saturday Night nel 1974 e da Nighthawks at the Diner, registrato dal vivo in un locale nel 1975. Questi primi lavori, caratterizzati da atmosfere notturne, fumose e romantiche, riscuotono un buon successo di critica,[14] ma non commerciale.

Small Change, del 1976, è il suo primo notevole successo commerciale,[11] seguito da Foreign Affairs nel 1977, anno nel quale inizia una relazione artistica e sentimentale con Rickie Lee Jones,[15] la quale presto diviene musa per la sua musica e che con lui viene immortalata nella copertina di uno degli album più importanti di Waits, ossia Blue Valentine del 1978, altro buon successo. Nel 1980 pubblica l'album Heartattack and Vine, parallelamente al termine della sua storia con la Jones. È in questo periodo che la voce di Tom assume definitivamente quel particolare tono rauco che la renderà inconfondibile.

Anni '80[modifica | modifica wikitesto]

Nei primi anni ottanta sposa Kathleen Brennan, con la quale ha tre figli: Kellesimone (1983), Casey Xavier (1985) e Sullivan (1993). Comincia a interessarsi al cinema, scrivendo la colonna sonora per One from the Heart di Francis Ford Coppola.

Firma quindi con la Island Records, per cui produce tre album, noti anche come "La trilogia di Frank": Swordfishtrombones nel 1983, Rain Dogs nel 1985 e Franks Wild Years nel 1987 (progettata come opera teatrale). Questi tre album sono ampiamente considerati dalla critica i suoi lavori più distintivi, soprattutto per la varietà di generi citati, rielaborando il suo retroterra jazz e blues in una bizzarra musica sperimentale influenzata da artisti come Harry Partch, Kurt Weill e Captain Beefheart, con ampio uso di arrangiamenti insoliti e strumenti autocostruiti, e per i testi molto ricercati e surreali.[16][17][18]

Anni '90 e 2000[modifica | modifica wikitesto]

Tom Waits a Praga nel 2008

Negli anni novanta pubblica nuovi, acclamati album: Bone Machine nel 1992 e Mule Variations nel 1999, entrambi vincitori di un Grammy, nonché la colonna sonora del film di Jim Jarmusch Night on Earth, nel 1993. In quel periodo instaura una profonda amicizia col regista teatrale e drammaturgo Robert Wilson, con cui collabora alla pubblicazione di The Black Rider nel 1993, al quale prese parte anche lo scrittore William S. Burroughs, e dell'accoppiata Blood Money/Alice del 2002.

Nel 2004 esce Real Gone, disco molto sperimentale in cui per la prima volta Waits decide di non servirsi del suo strumento-simbolo, il pianoforte, portando avanti invece la sua ricerca sui campionamenti e il vocal beat box.[19] È un'opera in cui il cantautore estremizza la propria personalissima ricerca musicale senza tuttavia dimenticarsi di quei brani dolci e riflessivi che lo avevano portato al successo negli anni settanta. Nel Natale dello stesso anno, durante un mini-tour italiano, si esibisce assieme al musicista Cristiano Testa in alcuni pub della capitale. Tom Waits definisce Testa come "un amico sincero".

Nel 2003 interpreta uno dei personaggi del film, diretto da Robert Altman, America oggi, mentre nel 2005 appare nel film italiano La tigre e la neve, diretto da Roberto Benigni con cui aveva già lavorato anni prima in Daunbailò, in cui canta il suo pezzo You Can Never Hold Back Spring tratto dal suo ultimo triplo album Orphans: Brawlers, Bawlers & Bastards, una raccolta di pezzi inediti e rari, questi ultimi ripresi da colonne sonore di film e da esibizioni live.

Nel 2009 recita la parte di "Mr. Nick" nel film di Terry Gilliam Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo. Nel 2011 viene introdotto nella Rock and Roll Hall of Fame, con cerimonia ufficiale del cantautore canadese Neil Young, già presente nel cosiddetto Museo del Rock di Cleveland.[20] Il 24 ottobre 2011 è uscito il suo nuovo album dal titolo Bad as Me, il primo album in studio composto interamente di brani inediti sin dall'uscita di Real Gone.

Discografia[modifica | modifica wikitesto]

Album in studio[modifica | modifica wikitesto]

Raccolte[modifica | modifica wikitesto]

Singoli[modifica | modifica wikitesto]

Collaborazioni[modifica | modifica wikitesto]

Tributi a Tom Waits[modifica | modifica wikitesto]

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Attore[modifica | modifica wikitesto]

Cinema[modifica | modifica wikitesto]

Televisione[modifica | modifica wikitesto]

Cortometraggi[modifica | modifica wikitesto]

Doppiatore[modifica | modifica wikitesto]

Sceneggiatore[modifica | modifica wikitesto]

Compositore[modifica | modifica wikitesto]

Doppiatori italiani[modifica | modifica wikitesto]

Nelle versioni in italiano dei suoi film, Tom Waits è stato doppiato da:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Filmato audio (EN) Tom Waits - Reality is for people who can't face drugs, su YouTube.
  2. ^ a b Tom Waits - biografia, recensioni, streaming, discografia, foto :, su OndaRock. URL consultato il 7 dicembre 2021.
  3. ^ Barney Hoskyns, Tom Waits: dalla parte sbagliata della strada, traduzione di Massimiliano Bonatto, Bologna, Odoya, 2014, ISBN 978-88-6288-216-3.
  4. ^ (EN) Tom Waits, su AllMusic, All Media Network. Modifica su Wikidata
  5. ^ The History of Rock Music. Tom Waits: biography, discography, reviews, links, su scaruffi.com. URL consultato il 7 dicembre 2021.
  6. ^ Mo-Net s.r.l. Milano-Firenze, Tom Waits | MYmovies, su mymovies.it. URL consultato il 13 gennaio 2017.
  7. ^ Past Winners Search, su The GRAMMYs. URL consultato il 13 gennaio 2017.
  8. ^ Past Winners Search, su The GRAMMYs. URL consultato il 13 gennaio 2017.
  9. ^ Gary Graff, Durchholz, Daniel, Musichound Rock: The Essential Album Guide, Omnibus Press, 1999, ISBN 0-8256-7256-2.
  10. ^ a b Tom Waits | italian fanclub web site, su tomwaits.it. URL consultato il 7 dicembre 2021.
  11. ^ a b c (EN) Tom Waits Library - Biography - Timeline, su tomwaitslibrary.com (archiviato dall'url originale il 9 luglio 2007).
  12. ^ (EN) Tom Waits Library, su tomwaitslibrary.com (archiviato dall'url originale il 27 febbraio 2010).
  13. ^ (EN) Tom Waits Library, su tomwaitslibrary.com (archiviato dall'url originale il 27 febbraio 2010).
  14. ^ (EN) William Ruhlmann, Closing Time, su AllMusic, All Media Network.
  15. ^ Rickie Lee Jones - biografia, recensioni, streaming, discografia, foto :, su OndaRock. URL consultato il 7 dicembre 2021.
  16. ^ (EN) Swordfishtrombone, su AllMusic, All Media Network.
  17. ^ (EN) William Ruhlmann, Rain Dogs, su AllMusic, All Media Network.
  18. ^ (EN) William Ruhlmann, Franks Wild Years, su AllMusic, All Media Network.
  19. ^ Tom Waits - Real Gone :: Le Recensioni di OndaRock, su OndaRock. URL consultato il 7 dicembre 2021.
  20. ^ Welcome to the Rock & Roll Hall of Fame | Rock & Roll Hall of Fame, su rockhall.com. URL consultato il 7 dicembre 2021.
  21. ^ SERENA SPEDICATO – My Waits. Tom Waits Songbook, su dodicilunestore.com. URL consultato il 13 gennaio 2024.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Nick Logan e Bob Woffinden, Enciclopedia del rock, Milano, Fratelli Fabbri Editore, 1977.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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