Stupri durante l'occupazione della Germania

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Mutamenti territoriali e zone d'occupazione della Germania dopo la fine del conflitto

Quando le truppe Alleate entrarono ed occuparono la Germania nelle ultime fasi della seconda guerra mondiale, furono commessi diversi stupri di massa durante le ultime operazioni militari e nei seguenti anni di occupazione. Molto note e numerose furono le violenze commesse dall'Armata Rossa, il cui numero si aggira tra le centinaia di migliaia e i due milioni.

Armata Rossa[modifica | modifica wikitesto]

Un'ondata di stupri e violenze sessuali colpì il centro Europa tra il 1944 e il 1945, mentre gli anglo-americani e l'Armata Rossa sovietica si aprivano la strada verso il cuore del continente.[1] In Germania cominciarono il 21 ottobre 1944, quando le truppe russe attraversarono il ponte di Angerapp, sfogando la rabbia nel massacro di Nemmersdorf prima di essere respinti indietro alcune ore più tardi.

La maggior parte dei crimini fu commessa nella zona d'occupazione sovietica; le stime del numero di donne violentate dai soldati sovietici si aggira attorno alle decine di migliaia fino ai due milioni.[2][3][4][5][6] In molti casi furono vittime le donne, circa il 60-70% delle volte.[7] Almeno 100.000 donne si pensa siano state stuprate solo a Berlino, in base al tasso di aborti riportati negli ospedali dell'epoca nei mesi successivi,[4] causando dopo gli aborti la morte di circa 10.000 donne.[8] Le morti di donne in relazione agli stupri in Germania sono stimate in circa 240.000.[9][10] Antony Beevor descrisse tutto ciò come "il più grande fenomeno di stupro di massa nella storia" e concluse che almeno un milione e quattrocentomila donne furono violentate solamente nella Prussia orientale, Pomerania e Slesia.[11]

Natalya Gesse, al tempo una corrispondente di guerra sovietica, afferma che i soldati russi violentarono donne tedesche dagli otto agli ottanta anni. Le donne russe non furono trattate con la stessa indiscriminata brutalità dai soldati tedeschi negli anni precedenti, sebbene anch'esse furono stuprate dai militari.[12] Tuttavia, il veterano russo Vsevolod Olimpiev afferma che "le relazioni tra i soldati sovietici e la popolazione tedesca, dove vi furono, erano indifferenti e neutrali. Nessuno, almeno nel nostro reggimento, molestò o toccò alcuno. Oltretutto, quando passavamo nei pressi di una famiglia tedesca con dei bambini che moriva di fame condividevamo il nostro cibo con loro senza che dicessero una parola".[13]

Dopo l'estate del 1945, i soldati sovietici colti in flagrante nelle violenze cominciarono ad essere puniti, con arresti fino all'esecuzione.[14] Tuttavia, gli stupri continuarono fino all'inverno 1947-1948, quando le autorità sovietiche confinarono le truppe sovietiche in posti di guardia e baracche,[15] separandoli completamente dalla popolazione civile.

Secondo Alexander Statiev, mentre i sovietici rispettavano i loro cittadini e quelli dei loro paesi alleati, nelle nazioni ostili si sentivano più dei conquistatori che dei liberatori, vedendo la violenza contro i civili come un privilegio della vittoria. Statiev parla dell'attitudine del soldato sovietico ad esemplificare questo fenomeno:

«Vendicati! Tu sei un soldato vendicatore! Uccidi il tedesco e poi prendi la donna! È così che un soldato celebra la vittoria![16]»

Controversie in Russia[modifica | modifica wikitesto]

Immagine catturata dalla Sicherheitspolizei; si afferma che le due donne mostrassero segni di stupro

In Russia vi è una disputa riguardo a queste affermazioni,[17] che incontrano una vasta critica da parte degli storici e del governo russo.[18] Le critiche affermano che le cifre si basano su fonti discutibili e metodologicamente imprecise; affermano che, anche se vi furono casi di eccessi, l'Armata Rossa trattò la popolazione dell'ex-Terzo Reich con rispetto. Nella sua rivisita di Berlin: The Downfall 1945, O.A. Ržeševskij, professore e Presidente dell'"Associazione storici russi della seconda guerra mondiale", affermò che Beevor ha meramente fatto risorgere le visioni screditate e razziste degli storici neonazisti, che dipinsero i soldati sovietici come disumane orde asiatiche.[19] In un'intervista con la BBC News Online, Ržeševskij ammise di aver letto solo degli estratti e di non aver visto le fonti su cui si basa il libro di Beevor. Affermò inoltre che l'uso dell'autore di frasi come "i berlinesi ricordano" e "le esperienze delle donne tedesche violentate" starebbe meglio "in una pulp fiction che in una ricerca scientifica". Ržeševskij difese inoltre le rappresaglie sovietiche contro i tedeschi, affermando che i tedeschi avrebbero potuto aspettarsi una "valanga di vendetta".[17]

Ržeševskij afferma che gli atti come furti e assalti sessuali sono parte stessa della guerra e che alcuni sovietici come alcuni Alleati occidentali li commisero. In generale, sostiene i soldati sovietici trattarono i tedeschi in modo pacifico e con umanità.[20]

Il colonnello Ivan Busik, direttore dell'istituto russo di storia militare, scrisse che l'Eroe dell'Unione Sovietica, il generale Ivan Tretiak, gli disse che non vi fu un singolo caso di violenza commesso da un uomo del suo reggimento. Tretiak disse che, anche se voleva lui stesso vendetta, gli ordini di Stalin erano di trattare con umanità la popolazione; inoltre disse che, in vasti raggruppamenti militari come quello presente in Germania all'epoca, vi potessero essere fenomeni di condotta indecorosa, dato che gli uomini non avevano avuto contatti con donne per anni. Tuttavia, spiegò che le relazioni sessuali, non erano sempre violenti ma spesso erano consenzienti. Il lavoro di Beevor e altri, relativi a stupri di massa, sono descritti da Tretiak come "sporco cinismo, perché la stragrande maggioranza di coloro che sono stati calunniati non possono rispondere a questi bugiardi".[20]

Riguardo al numero di aborti a Berlino e alle stime sul numero di stupri in base alle statistiche degli aborti, vi possono essere alcune spiegazioni che non richiedevano necessariamente violenze sessuali da parte di soldati sovietici. Atina Grossman, nel suo articolo su October,[8] descrive come fino agli inizi del 1945 gli aborti in Germania fossero illegali e quindi, quando i medici iniziarono a praticare liberamente gli aborti per le vittime di stupro, queste affermavano quasi tutte di essere state violentate da soldati con "lineamenti asiatici o mongoli". Molte però specificavano di avere motivi socioeconomici, come non poter prendersi cura di un bimbo, invece che morali o etici.

Richard Overy, storico del King's College di Londra, criticò la visione tenuta da alcuni studiosi russi, asserendo che essi rifiutavano di accettare che i sovietici avessero commesso crimini di guerra durante il conflitto; «[...] in parte ciò fu causato dal loro sentimento che giustificava la vendetta contro un nemico che commise atti peggiori, in parte perché essi scrissero la storia dei vincitori».[17]

Analisi[modifica | modifica wikitesto]

Un ordine inviato il 19 gennaio 1945, firmato da Stalin, diceva:

«Ufficiali e uomini dell'Armata Rossa! Stiamo per entrare nel paese del nemico... la popolazione rimasta nelle aree liberate, a dispetto che siano tedeschi, cechi o polacchi, non dovranno essere soggetti a violenze. I perpetranti saranno puniti in base alle leggi di guerra. Nei territori liberati, relazioni sessuali con donne non sono permesse. I perpetratori di stupri saranno fucilati.[21]»

Stalin si presume abbia detto che la gente avrebbe capito che se un soldato che ha percorso migliaia di chilometri attraverso sangue, fuoco e morte possa voler divertirsi con una donna o commettere qualche sciocchezza.[22] In un'altra occasione, quando gli fu detto che i soldati dell'Armata Rossa commettevano violenze sui rifugiati tedeschi, disse:

«Abbiamo rimproverato già troppo i nostri soldati; lasciamoli avere le loro iniziative.[23]»

In Russia, vi sono molte dispute sulle accuse di stupro di massa commessi contro i tedeschi. Machmud Garejev, presidente dell'Accademia delle Scienze Militari, che partecipò alla campagna della Prussia orientale, disse di non aver sentito nulla riguardo a violenze sessuali. Disse inoltre che, dopo ciò che i nazisti fecero in Russia, era facile che si verificassero eccessi ma questi erano fortemente soppressi e puniti. Fece inoltre notare che i leader militari sovietici, il 19 gennaio 1945, firmarono un ordine esecutivo per impedire che si stringessero relazioni strette tra i militari e la popolazione locale. Garejev disse che Beevor copiò la propaganda di Goebbels sulla "sessualità aggressiva dei nostri soldati".[24] Secondo lo storico russo,[25][26] Nel suo libro, A. Djukov, afferma che «[...] I tedeschi non provarono che una frazione dell'orrore che i loro soldati causarono ad est. Al di là di qualche eccesso, fortemente represso dai comandanti, l'Armata Rossa intera ebbe un comportamento umano verso la gente del Reich». I soldati russi sfamarono la popolazione tedesca, salvarono i bambini e aiutarono a ristabilire la normale vita del paese.[27]

Nella sua analisi dei motivi dell'esteso numero di stupri sovietici, Norman Naimark affermò che "la propaganda d'odio, le esperienze personali di sofferenze in patria e un'errata figura della donna tedesca, per mano della stampa, per non parlare di ciò che si dicevano i soldati tra di loro" sono parte delle ragioni dell'esteso numero di violenze.[28] Inoltre fa notare che la tendenza a bere influì alla propensione dei soldati russi a commettere stupri, specialmente se portavano alla morte.[29] Infine nella natura patriarcale della cultura russa e delle società asiatiche il disonore era ripagato violentando la donna del nemico.[30] Il fatto che i tedeschi avessero uno standard di vita più alto visibile anche se tra le rovine "poteva aver contribuito ad un complesso nazionale di inferiorità tra i russi". Il sentimento di inferiorità, combinato con il desiderio di restaurare l'onore e di avere vendetta, poteva essere il motivo per cui le donne venivano violentate in pubblico, anche di fronte al proprio uomo, e poi uccisa subito dopo assieme al marito.[30]

Secondo Antony Beevor, la vendetta giocò un ruolo molto piccolo nei frequenti stupri; la ragione principale delle violenze era l'idea dei soldati sovietici di potersi impossessare di ogni sorta di bottino, donne incluse. Beevor spiegò ciò con la scoperta che le truppe sovietiche violentarono donne e ragazze russe e polacche dopo averle liberate dai campi di concentramento nazisti.[31]

Effetti sociali[modifica | modifica wikitesto]

Diversi "bambini russi" (Russische Kinder) nacquero durante l'occupazione, molti di questi come risultato di violenze.[32]

Secondo Norman Naimark non potremmo mai sapere quante donne e ragazze tedesche furono violentate dalle truppe russe durante la guerra e l'occupazione, il loro numero è probabilmente di centinaia di migliaia, forse due milioni.[33][34] Tra gli effetti sociali delle violenze sociali, Naimark notò:

«In molti casi, così come ogni sopravvissuta allo stupro portò gli effetti del crimine con sé fino alla fine della loro vita, l'angoscia collettiva era quasi insopportabile. La psicologia sociale delle donne e degli uomini nella zona d'occupazione sovietica fu segnata dagli stupri dei primi giorni, anche se fondarono la Repubblica democratica tedesca, alla fine del 1949 fino ad oggi.[33]»

Le donne della Germania Est parlano del Memoriale di guerra sovietico a Treptower Park, a Berlino, come la "tomba degli stupratori ignoti".[35][36][37][38][39]

Letteratura sovietica[modifica | modifica wikitesto]

Aleksandr Solzhenitsyn prese parte all'invasione della Germania e scrisse un poema sull'argomento, "Notti prussiane": 22 Hoeringstrasse. Non è stata bruciata, appena saccheggiata, segnata. Un gemito dalle mura, per metà soffocato: la madre è ferita, mezza morta. La figlia piccola è sul materasso, morta. Quanti sono stati su di lei? Un plotone, una compagnia forse? Una ragazza è stata trasformata in una donna, una donna trasformata in un cadavere... La madre supplica, "Soldato, uccidimi!"[40]

Svjatlana Aleksievič pubblicò un libro che include le memorie di veterani sovietici della guerra in Germania. Secondo un ex-ufficiale dell'esercito,

«Eravamo giovani, forti e da quattro anni senza donne. Così cercammo di avere delle donne tedesche e [...] dieci uomini violentarono una ragazza. Non c'erano tuttavia donne; la popolazione intera fuggiva dall'Armata sovietica. Perciò dovremmo prenderle giovani, di dodici o tredici anni. Se lei piangeva, le infilavamo qualcosa in bocca. Pensavamo fosse divertente. Ora non riesco a capire come potei farlo. Un ragazzo di buona famiglia [...] ma ero questo io.[41]»

Un operatore del telefono dell'Armata sovietica ricordò che

«Quando occupavamo ogni paese, i primi tre giorni saccheggiavamo e [... stupravamo]. Era ufficioso ovviamente. Tuttavia dopo tre giorni si poteva essere condotti alla corte marziale per questo [...]. Ricordo una donna tedesca violentata stesa nuda con una granata tra le gambe. Ora mi vergogno ma all'epoca no [...]. Pensate fosse facile dimenticare [i tedeschi]? Noi odiavamo vedere le loro case bianche intatte. Con le rose. Volevo che soffrissero. Volevo vedere le loro lacrime. [...] Ci sono voluti decenni prima che cominciassi ad avere pietà di loro.[41]»

Cultura di massa[modifica | modifica wikitesto]

Anche se alcune donne vollero dimenticare le loro esperienze e non avevano il desiderio di raccontarle, la maggior parte delle biografie e le rappresentazioni del periodo, come il film La caduta - Gli ultimi giorni di Hitler, alludono a stupri di massa da parte dell'Armata Rossa senza menzionarli esplicitamente. Con il passare del tempo, molte opere furono prodotte riguardo all'argomento in modo diretto, come i libri di Gemma La Guardia Gluck (sorella di Fiorello La Guardia)[42][43] o il film Intrigo a Berlino.

L'argomento in questo è materia per i movimenti femministi.[44] La prima opera autobiografica che descrisse gli eventi fu scritto nel 1954, Una donna a Berlino, da cui tratto il film del 2008. In Germania fu ampiamente rigettato inizialmente ma convinse molte donne a raccontare le loro storie.[45][46][47]

Eserciti britannico e canadese[modifica | modifica wikitesto]

Anche se pochi, paragonandoli con quelli commessi dall'Armata Rossa, gli stupri di donne e ragazze furono commessi anche dalle truppe britanniche e canadesi negli ultimi mesi della seconda guerra mondiale. Anche donne anziane furono soggette alle violenze. Anche se era un problema di alto profilo per la Royal Military Police, alcuni ufficiali erano soliti usare clemenza con i loro uomini. Molti stupri furono commessi sotto l'effetto dell'alcol o stress postraumatico ma vi furono casi di aggressioni premeditate, come ciò che capitò a tre donne tedesche nel paese di Neustadt am Rübenberge, o il tentato stupro di gruppo di due ragazze minacciate con le armi nel villaggio di Oyle, vicino Nienburg, che si concluse con la morte di una donna quando, intenzionalmente o meno, uno dei soldati scaricò la sua pistola, colpendola al collo.[48]

Esercito francese[modifica | modifica wikitesto]

Alle truppe francesi, che presero parte all'invasione della Germania e della Francia stessa, fu assegnata una zona d'occupazione della Germania. Secondo Perry Biddiscombe, i francesi commisero "385 stupri nell'area di Costanza, 600 a Bruchsal e 500 a Freudenstadt".[49] Commisero inoltre uno stupro di gruppo nel distretto di Höfingen, vicino Leonberg.[50]

Secondo Norman Naimark, i Goumier marocchini, integrati nelle truppe francesi, ebbero un comportamento simile a quello dei soldati sovietici, in particolare nel periodo iniziale dell'occupazione del Baden e del Württemberg.[51]

Esercito statunitense[modifica | modifica wikitesto]

Nel suo libro Taken by Force, J. Robert Lilly stimò il numero di violenze commesse dai militari americani in Germania a 11.040.[52] Come accadde subito dopo il D-Day, molti di questi stupri furono di gruppo ed ebbero luogo sotto la minaccia delle armi.[33]

Anche se gli americani istituirono politiche di non fraternizzazione, la frase "la copulazione senza conversazione non è fraternizzazione" era molto usato come motto dalle truppe statunitensi.[53] Il giornalista Osmar White, un corrispondente di guerra australiano che servì con l'esercito statunitense durante il conflitto, scrisse che

«Dopo il combattimento sul suolo tedesco, vi fu un buon numero di stupri da parte delle truppe combattenti nei giorni immediatamente successivi. L'incidenza delle unità era diversa l'una dall'altra in base alle attitudini degli ufficiali. In alcuni casi i responsabili furono identificati, processati dalla corte marziale e puniti. Il ramo legale dell'esercito era reticente ma ammise che per crimini sessuali o di perversione contro donne tedesche, alcuni soldati furono fucilati, in particolare se questi erano dei "Negri". Tuttavia so che molte donne furono violentate da americani "Bianchi". Nessuna azione disciplinare fu presa contro i colpevoli. In un settore girò un rapporto affermante che un noto alto comandante dell'esercito disse esplicitamente 'La copulazione senza conversazione non costituisce fraternizzazione'.[54]»

Uno schema tipico riscontrabile prevedeva dei soldati americani ubriachi che marciavano in territorio occupato finché non minacciavano una famiglia tedesca con le armi, obbligando una o più donne ad avere rapporti sessuali, per poi gettare in strada la famiglia intera.[53]

Come nel settore d'occupazione orientale, il numero di stupri ebbe un picco nel 1945 ma un alto tasso di violenze contro i tedeschi e gli austriaci da parte degli americani praticamente cessò nella prima metà del 1946, con cinque casi di donne tedesche morte trovate in una baracca americana nel maggio-giugno dello stesso anno.[33]

Carol Huntington scrisse che le violenze verso le donne tedesche da parte dei soldati americani, i quali lasciarono poi loro un dono in cibo, potevano essere considerate come atti di prostituzione invece che stupri. Citando il lavoro di uno storico giapponese, Huntington scrisse inoltre che le donne giapponesi che supplicavano per del cibo "furono stuprate e a volte i soldati lasciavano del cibo per loro."[33]

I soldati di colore delle forze segregate d'occupazione americane erano sia più accusati di stupro che più severamente puniti.[33] Heide Fehrenbach scrisse che, mentre i soldati neri non erano in alcun modo liberi dall'indisciplina,

«Il punto, piuttosto, è che gli ufficiali americani ostentavano un esplicito interesse verso la razza dei soldati e poi, se erano neri, quando riportavano il loro comportamento affermavano di temere che l'accaduto minasse sia lo stato che la condotta politica del governo militare statunitense in Germania.[55]»

Conclusione[modifica | modifica wikitesto]

Nella Germania del dopoguerra, specialmente in Germania Ovest, le storie sul periodo degli stupri divennero un essenziale tema politico.[2] Lo stupro di donne tedesche venne reso universale, nel tentativo di rendere interamente la popolazione tedesca una vittima.[2] Questo tema venne screditato tra gli anni '60 e '70 quando i tedeschi stessi condussero studi e investigazioni critiche sul passato nazista, sulle generazioni più vecchie in grado di ricordare e la loro tendenza a rappresentare se stessi come vittime invece che carnefici, in particolare riguardo all'Olocausto.[56] Tuttavia, l'affermazione ribadita frequentemente che gli stupri in tempo di guerra si fossero arresi a decenni di silenzio[9][57][58][59] non è probabilmente corretta.[56]

Il modo in cui gli stupri sono stati discussi da Sander e Johr, nel loro BeFreier und Befreite,[9] è stato criticato da diversi studiosi. Secondo Grossmann, il problema è che questa non è una storia "universale" di donne stuprate da uomini ma di donne tedesche abusate e violentate da un esercito che combatté i nazisti e liberò i campi di morte.[8] Quei tentativi di deenfatizzare il contesto storico degli stupri sono una grave omissione, secondo Stuart Liebman e Annette Michelson[60] e, secondo Pascale Bos, è un esempio di approccio sessista, femminista e astorico del tema degli stupri in tempo di guerra.[56]

Sempre secondo Pascale Bos, il tentativo femminista di generalizzare la storia degli stupri delle donne tedesche cadde in una contraddizione con la stessa descrizione degli stupri, fatta da Sander e Johr, come un genocidio: lo stupro delle donne tedesche di "razza superiore", da parte dei soldati sovietici di "razza inferiore", implicava che un tale stupro fu particolarmente doloroso per le vittime.[56] In confronto, il tema degli stupri delle donne sovietiche da parte dei militari tedeschi che, secondo alcune stime, vanno dalle centinaia di migliaia fino ai due milioni[61][62] non è trattata dagli autori come qualcosa di grave e meritevole di essere menzionata.[56]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Perry Biddiscombe, Dangerous Liaisons: The Anti-Fraternization Movement in the U.S. Occupation Zones of Germany and Austria, 1945–1948, in Journal of Social History, vol. 34, n. 3, 2001, pp. 611-647.
  2. ^ a b c (EN) Elizabeth Heineman, The Hour of the Woman: Memories of Germany's "Crisis Years" and West German National Identity, in American Historical Review, vol. 101, n. 2, 1996, pp. 354-395.
  3. ^ (EN) P. Kuwert e H. Freyberger, The unspoken secret: Sexual violence in World War II, in International Psychogeriatrics, vol. 19, n. 4, 2007, pp. 782-784, DOI:10.1017/S1041610207005376.
  4. ^ a b (EN) Tilman Remme, The Battle for Berlin in World War Two, su bbc.co.uk, BBC.
  5. ^ (EN) Hanna Schissler, The Miracle Years: A Cultural History of West Germany, 1949–1968.
  6. ^ (EN) Eric Westervelt, Silence Broken On Red Army Rapes In Germany, su npr.org, 17 luglio 2009.
  7. ^ (EN) William I. Hitchcock, The Struggle for Europe The Turbulent History of a Divided Continent 1945 to the Present, ISBN 978-0-385-49799-2.
  8. ^ a b c (EN) Atina Grossmann, A Question of Silence: The Rape of German Women by Occupation Soldiers, in October, 72. Berlin 1945: War and Rape "Liberators Take Liberties", MIT Press, 1995, pp. 42-63.
  9. ^ a b c (DE) Helke Sander e Barbara Johr, BeFreier und Befreite, Frankfurt am Mein, Fischer, 2005.
  10. ^ (DE) Franz W. Seidler e Alfred M. de Zayas (a cura di), Kriegsverbrechen in Europa und im Nahen Osten im 20. Jahrhundert, Hamburg-Berlin-Bonn, Mittler, 2002.
  11. ^ (EN) Paul Sheehan, An orgy of denial in Hitler's bunker, in The Sydney Morning Herald, 17 maggio 2003. URL consultato il 7 dicembre 2010.
  12. ^ (EN) Antony Beevor, They raped every German female from eight to 80, in The Guardian, 1º maggio 2002.
  13. ^ (EN) Duncan Rogers e Sarah Williams, On the Bloody Road to Berlin: Frontline Accounts from North-West Europe & the Eastern Front, 1944-45.
  14. ^ Naimark, p. 92.
  15. ^ Naimark, p. 79.
  16. ^ (EN) Alexander Statiev, The Soviet Counterinsurgency in the Western Borderlands, Cambridge University Press, 2010, p. 277.
  17. ^ a b c (EN) Chris Summers, Red Army rapists exposed, su BBC News Online, 29 aprile 2002. URL consultato il 27 maggio 2010.
  18. ^ (EN) Daniel Johnson, Russians angry at war rape claims (XML), in The Daily Telegraph, 25 gennaio 2002. URL consultato il 7 dicembre 2010.
  19. ^ (RU) Review of Berlin: 1945, su gpw.tellur.ru (archiviato dall'url originale il 15 maggio 2009).
  20. ^ a b (RU) Секс-Освобождение: эротические мифы Второй мировой, su svpressa.ru (archiviato dall'url originale il 30 maggio 2014).
  21. ^ (RU) Миф о миллионах изнасилованных немок, su statehistory.ru.
  22. ^ (EN) Milovan Djilas, Conversations with Stalin, Mariner Books, 1963, p. 95.
  23. ^ (EN) Andrew Roberts, Stalin's army of rapists: The brutal war crime that Russia and Germany tried to ignore, in Daily Mail, Londra, 24 ottobre 2008.
  24. ^ (RU) Секс-Освобождение: эротические мифы Второй мировой [Miti erotici della Seconda guerra mondiale], su svpressa.ru (archiviato dall'url originale il 30 maggio 2014).
  25. ^ (EN) Decisive Battle of Khalkhin-Gol remembered, su rt.com.
  26. ^ (EN) Estonia: Genocide that never was, su rt.com (archiviato dall'url originale il 15 settembre 2012).
  27. ^ (RU) Изживая ненависть: советские люди на землях рейха, su militera.lib.ru.
  28. ^ Naimark, pp. 108-109.
  29. ^ Naimark, p. 112.
  30. ^ a b Naimark, pp. 114-115.
  31. ^ (EN) Red Army troops raped even Russian women as they freed them from camps, in The Daily Telegraph, 24 gennaio 2002.
  32. ^ (EN) The Occupation and its Offspring: Lost Red Army Children Search for Fathers, su Spiegel International.
  33. ^ a b c d e f (EN) Carol Harrington, Politicization of Sexual Violence: From Abolitionism to Peacekeeping, London, Ashgate, 2010, pp. 80-81, ISBN 0-7546-7458-4.
  34. ^ Naimark, pp. 132-133.
  35. ^ (EN) Daniel Johnson, Red Army troops raped even Russian women as they freed them from camps, in The Daily Telegraph, 25 gennaio 2002. URL consultato il 30 marzo 2009.
  36. ^ (EN) Antony Beevor, Berlin – The Downfall 1945, London, Penguin Books, 2003. Ospitato su archive.org.
  37. ^ (EN) Ksenija Bilbija, Jo Ellen Fair e Cynthia E., The art of truth-telling about authoritarian rule, University of Wisconsin Press, 2005, p. 70.
  38. ^ (EN) Allan Cochrane, Making Up Meanings in a Capital City: Power, Memory and Monuments in Berlin, in European Urban and Regional Studies, vol. 13, n. 1, 2006, pp. 5-24.
  39. ^ (EN) J.M. Dennis, Rise and Fall of the German Democratic Republic 1945–1990, Longman, p. 9, ISBN 0-582-24562-1.
  40. ^ Aleksandr Solzhenitsyn, Notti prussiane.
  41. ^ a b Aleksievič, p. 33.
  42. ^ (EN) Fiorello's Sister: Gemma La Guardia Gluck's Story, Syracuse University Press, ISBN 978-0815608615. URL consultato il 13 dicembre 2022 (archiviato dall'url originale il 16 ottobre 2021).
  43. ^ (EN) Gemma La Guardia Gluck, Fiorello's Sister: Gemma LaGuardia Gluck's Story (Religion, Theology, and the Holocaust), Syracuse University Press, 1961.
  44. ^ (EN) The rape of Berlin, su dir.salon.com (archiviato dall'url originale il 10 agosto 2011).
  45. ^ (EN) 'In Berlin,' The Diary Of One Who Stayed, su npr.org.
  46. ^ (EN) German women break their silence on the rape of Berlin, in The Age, Melbourne, 25 ottobre 2008.
  47. ^ (EN) Ursula Hegi, After the Fall, in The Washington Post, 4 settembre 2005.
  48. ^ (EN) Sean Longden, To the victor the spoils: D-Day to VE Day, the reality behind the heroism, Arris Books, 2004, p. 195, ISBN 1844370380.
  49. ^ (EN) Perry Biddiscombe, Dangerous Liaisons: The Anti-Fraternization Movement in the U.S. Occupation Zones of Germany and Austria, 1945–1948, in Journal of Social History, vol. 34, n. 3, 2001, p. 635.
  50. ^ (EN) Jill Stephenson, Hitler's Home Front: Württemberg under the Nazis, London, Continuum, 2006, p. 289, ISBN 1-85285-442-1.
  51. ^ Naimark, pp. 106-107.
  52. ^ (EN) J. Robert Lilly, Taken by Force: Rape and American GIs in Europe during World War II, 2007, p. 12, ISBN 978-0-230-50647-3.
  53. ^ a b (EN) Peter Schrijvers, The Crash of Ruin: American Combat Soldiers in Europe During World War II, New York, New York University Press, 1998, p. 183, ISBN 0-8147-8089-X. Ospitato su archive.org.
  54. ^ (EN) Osmar White, Conquerors' Road: An Eyewitness Report of Germany 1945, Cambridge-New York, Cambridge University Press, 1996, pp. 97-98, ISBN 0-521-83051-6.
  55. ^ (EN) Heide Fehrenbach, Race After Hitler: Black Occupation Children in Postwar Germany and America, Princeton, Princeton University Press, 2005, p. 64, ISBN 978-0-691-11906-9. Ospitato su archive.org.
  56. ^ a b c d e (EN) Pascale R. Bos, Feminists Interpreting the Politics of Wartime Rape: Berlin, 1945; Yugoslavia, 1992-1993, in Journal of Women in Culture and Society, vol. 31, n. 4, giugno 2006, pp. 996-1025.
  57. ^ (EN) Allan Hall, German women break their silence on horrors of Red Army rapes, in The Daily Telegraph, 24 ottobre 2008. URL consultato il 12 maggio 2022.
  58. ^ (EN) Raped by the Red Army: Two million German women speak out, su independent.co.uk, 15 aprile 2009. URL consultato il 12 maggio 2022.
  59. ^ (EN) Susanne Beyer, Harrowing Memoir: German Woman Writes Ground-Breaking Account of WW2 Rape, su Spiegel International, 26 febbraio 2010. URL consultato il 12 maggio 2022.
  60. ^ (EN) Liebman, Stuart, Michelson, Annette, After the Fall: Women in the House of the Hangmen, in October, vol. 72, 1995, pp. 4–14.
  61. ^ (EN) Wendy Jo Gertjejanssen, Victims, Heroes, Survivors: Sexual Violence on the Eastern Front during World War II, University of Minnesota, 2004.
  62. ^ Un documento della Wehrmacht del 1942 suggerisce che la leadership nazista considerò di realizzare una politica speciale per il fronte orientale in modo che i circa 750 000 bambini nati da rapporti sessuali tra soldati tedeschi e donne russe (una stima considerata molto stretta) potessero essere riconosciuti come tedeschi. (Si pensava di chiamare tutti i bimbi Friedrich e tutte le bimbe Luise.) Anche se il piano non venne realizzato, un documento suggerisce che i nati da queste violenze erano considerati dei benefici per incrementare il numero di "ariani". Quest'ideologia fa pensare che gli stupri e altre forme di contatti sessuali potessero essere visti come comportamenti conformi a un'ampia strategia militare di dominio territoriale e razziale. (Vedi Bos).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]