Led Zeppelin IV

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Led Zeppelin IV
album in studio
ArtistaLed Zeppelin
Pubblicazione8 novembre 1971
Durata42:39
Dischi1
Tracce8
GenereHard rock
Folk rock
EtichettaAtlantic
ProduttoreJimmy Page
RegistrazioneIsland Studios, Londra, The Rolling Stones Mobile Studio
FormatiLP, CD, download digitale
Certificazioni originali
Dischi d'oroBandiera della Danimarca Danimarca[1]
(vendite: 10 000+)
Bandiera della Germania Germania (3)[2]
(vendite: 750 000+)
Dischi di platinoBandiera dell'Argentina Argentina[3]
(vendite: 60 000+)
Bandiera dell'Australia Australia (9)[4]
(vendite: 630 000+)
Bandiera del Brasile Brasile[5]
(vendite: 40 000+)
Bandiera della Francia Francia (2)[6]
(vendite: 970 886+[7])
Bandiera della Lettonia Lettonia[8]
(vendite: 9 000+)
Bandiera della Norvegia Norvegia (2)[9]
(vendite: 40 000+)
Bandiera della Nuova Zelanda Nuova Zelanda (7)[10]
(vendite: 105 000+)
Bandiera dei Paesi Bassi Paesi Bassi[11]
(vendite: 100 000+)
Bandiera del Regno Unito Regno Unito (6)[12]
(vendite: 1 800 000+)
Bandiera della Spagna Spagna[13]
(vendite: 100 000+)
Bandiera della Svizzera Svizzera (2)[14]
(vendite: 100 000+)
Dischi di diamanteBandiera del Canada Canada (2)[15]
(vendite: 2 000 000+)
Bandiera degli Stati Uniti Stati Uniti (2)[16]
(vendite: 24 000 000+)
Certificazioni FIMI (dal 2009)
Dischi di platinoBandiera dell'Italia Italia[17]
(vendite: 50 000+)
Led Zeppelin - cronologia
Album precedente
(1970)
Album successivo
(1973)
Singoli
  1. Black Dog
    Pubblicato: 2 dicembre 1971
  2. Rock and Roll
    Pubblicato: 21 febbraio 1972
Recensioni professionali
RecensioneGiudizio
AllMusic[18]
Robert Christgau[19]A
The New Rolling Stone Album Guide[20]
Sputnikmusic[21]4.0
Piero Scaruffi[22]
Ondarock[23]
Dizionario del Pop-Rock[24]
24.000 dischi[25]
Storia della musica[26]
Pitchfork[27]

Il quarto album in studio dei Led Zeppelin, pubblicato l'8 novembre 1971 dalla Atlantic Records, è privo di un titolo ufficiale. Nel corso degli anni è stato generalmente indicato con la dicitura Led Zeppelin IV,[28] in accordo con la numerazione dei precedenti dischi, anche se non sono mancati appellativi diversi: sul catalogo della Atlantic Records il disco è stato anche denominato Zoso, Four Symbols e The Fourth Album,[29] ed è stato variamente indicato come Untitled, Runes, Sticks, ZoSo (sigla dedotta, per pareidolia, dalla forma della runa scelta come emblema da Jimmy Page), The Hermit o, più semplicemente, IV.[30]

È uno degli album di maggiore successo della storia, con oltre 23 milioni di copie vendute nei soli Stati Uniti d'America,[16] dove ha figurato per 260 settimane in classifica. È stato stimato che nel mondo l'album abbia venduto circa 35,7 milioni di copie. Nel 2003 la rivista Rolling Stone lo ha collocato alla 69ª posizione nella lista dei 500 migliori album di tutti i tempi.

Il disco[modifica | modifica wikitesto]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Per il loro quarto lavoro i Led Zeppelin decisero di concentrarsi unicamente sulla musica tralasciando ogni altro aspetto.

Si trattava di una risposta alle numerose critiche ricevute dalla stampa, a loro dire protesa unicamente a inquadrarli in un genere predefinito dopo l'uscita del disco precedente, Led Zeppelin III. Per rimarcare questa loro volontà, moltissimi aspetti pure fondamentali connessi al disco non trovarono una dimensione chiara.[senza fonte] Addirittura, fino all'ultimo non vi furono certezze sulla forma che avrebbe avuto il nuovo lavoro: all'inizio si pensava a un doppio album, poi alla pubblicazione di quattro distinti EP, fino alla decisione finale di escludere ogni complicazione inutile mantenendo la classica forma dell'LP, a condizione che venisse pubblicato senza titolo e senza alcuna forma di promozione.

Il materiale, già abbozzato nel dicembre del 1970 presso gli Island Studios di Basing Streets, fu perfezionato quando il gruppo si spostò nella villa vittoriana di Headley Grange, come avvenuto già per le registrazioni di Led Zeppelin III: questa volta, però, venne usato lo studio mobile dei The Rolling Stones. L'album programmato per l'estate di quell'anno, in vista del tour americano subì uno slittamento a causa del missaggio finale (eseguito a Los Angeles) che trovava perplesso Jimmy Page.

Il risultato fu un nuovo missaggio eseguito nel Regno Unito tra gli studi Island e gli Olympic, con un ritardo di diversi mesi sulla pubblicazione programmata. Il suicidio commerciale paventato dall'etichetta discografica (unico precedente sul piano della popolarità l'omonimo album dei The Beatles), fu ampiamente smentito dai risultati di vendita ottenuti dal disco che restò nelle classifiche più a lungo di qualsiasi altro loro lavoro (negli Stati Uniti d'America superò ampiamente i dieci milioni di copie vendute, ottenendo diversi dischi di platino). La stessa scelta di non pubblicare come singolo Stairway to Heaven contribuì, paradossalmente, al successo del disco.[31]

La copertina[modifica | modifica wikitesto]

Da un punto di vista concettuale è considerata la più sofisticata copertina realizzata dal gruppo, che per spiegare l'idea del circolo naturale della vita (con il passato a rappresentare i giorni perduti e la visione di un presente distruttivo), impose delle immagini ben precise, prescindendo da qualsiasi riferimento personale e dalla propria storia recente (nome del gruppo, titolo dell'album, simboli forti come il dirigibile).[senza fonte] Sul dritto fu scelto di inquadrare il particolare di un muro consumato dal tempo con la carta da parati che cade a pezzi: in primo piano, una vecchia cornice con la fotografia di un uomo piegato sotto il peso di una grossa fascina di legname. Aprendo la copertina (sul verso), con un gioco di prospettive, lo sguardo dello spettatore coglie l'istantanea di un quartiere popolare metropolitano, mentre sul lato interno, un'illustrazione di Barrington Colby MOM ispirata a L'Eremita, una carta dei Tarocchi, chiude il cerchio metaforico.[30] Sulla quarta di copertina, dove campeggiano i titoli dei brani, l'unica firma riconoscibile è costituita da quattro simboli che rappresentano i componenti del gruppo e scelti dagli stessi consultando un libro di rune.

Oltre al dirigibile raffigurato nel primo album, i due sigilli e le due rune che compongono il titolo del loro quarto album sono i simboli ricollegati maggiormente al gruppo. Il significato specifico di questi simboli non è mai stato del tutto chiarito; quel che è certo è che Page e Plant hanno realizzato i disegni di proprio pugno, anche se il simbolo scelto da Page è stato probabilmente preso dall'alfabeto magico del matematico alchimista Gerolamo Cardano, mentre Jones e Bonham l'hanno trovato su un antico libro di rune chiamato Book of signs di Rudolf Koch. Tutti e quattro i simboli trovano comunque le loro origini nella mistica. La motivazione della scelta dei simboli, ad ogni modo, risiede nel loro modo di concepire la musica, come più volte spiegato dal gruppo stesso: all'epoca della registrazione del loro quarto album, i Led Zeppelin operarono una summa del percorso musicale compiuto fino a quel momento; i simboli, pertanto, furono un modo per ribadire il loro disinteresse verso nomi, titoli ed etichette di genere per convogliare l'attenzione solo verso la musica. Un celebre esempio di errata interpretazione riguarda il simbolo scelto da Page: molti vi hanno intravisto la criptica sigla ZoSo, interpretazione più volte smentita dal chitarrista.

Nel 2021 Brian Edwards, ricercatore esterno presso la University of the West of England (UWE) di Bristol e fan dei Led Zeppelin, sfogliando un album fotografico dell'età vittoriana vi riconobbe immediatamente la foto che appare sul fronte copertina dell'album.[32] La scoperta di Edwards ha permesso, a 50 anni dalla pubblicazione del disco, di attribuire la fotografia a Ernest Howard Farmer (1856-1944), primo direttore della scuola di fotografia presso il Polytechnic Regent Street,[33] e, dopo ulteriori ricerche, anche di identificare il soggetto ritratto nella foto: un impagliatore di tetti di nome Lot Long, nativo di Mere nel Wiltshire.[32]

Storia di alcuni brani[modifica | modifica wikitesto]

L'album si apre con Black Dog, che presenta un arrangiamento complesso a causa delle sue quattro sovraincisioni di chitarra nell'assolo; per la parte vocale Plant si ispirò al brano Oh Well dei Fleetwood Mac.[senza fonte] Segue Rock and Roll, brano firmato da tutti i componenti della band e nato da una jam session con Ian Stewart dei The Rolling Stones, il brano cita Good Golly Miss Molly di Mitch Ryder, Keep a Knocking di Little Richard e riprende qualcosa da Muddy Waters.[senza fonte]

Il brano The Battle of Evermore è una ballata ed è caratterizzato dall'uso del mandolino, un arrangiamento filtrato e pieno di echi e la partecipazione vocale di Sandy Denny.[34] Il testo del brano tratta temi fantasy ed è stato interpretato come una trasposizione in musica di alcuni episodi dell'opera di J. R. R. Tolkien Il Signore degli Anelli

Uno dei brani più noti dell'album è Stairway to Heaven, abbozzato musicalmente da Page già nel marzo del 1971 (con una prima assoluta alla Ulster Hall di Belfast), ma ultimato da tutti e quattro con contributi significativi. Il testo di Plant si ispira alla letteratura fantastica celtica, in modo particolare al libro di Lewis Spence, Magic Arts in Celtic Britain. Inserita in ogni scaletta nei loro concerti successivi, era sempre l'occasione per Page di prodursi nei suoi assoli, dilatando il brano di svariati minuti rispetto alla versione da studio.[35]

Misty Mountain Hop[36] è un brano rock in cui emerge il talento vocale di Plant e la perizia percussionistica di Bonham che si ripete in[senza fonte] Four Sticks, titolo che trae origine dalle quattro bacchette (due per mano) usate dal batterista durante le prove.

Il brano di chiusura dell'album, When the Levee Breaks, è ispirato a un blues di Memphis Minnie registrato da lei e il marito Joe McCoy nel 1929. Plant desiderava ricostruire un certo stile Elvis da giovane per la parte vocale, mentre il suono della batteria è stato ottenuto con un trucco ben congegnato: lo strumento di Bonham fu spostato vicino a una scala dove furono posizionati, tra primo e secondo piano, diversi microfoni; aggiungendo un effetto di riverbero, il suono ottenuto risultò estremamente particolare.[senza fonte]

Tracce[modifica | modifica wikitesto]

  • Lato A
  1. Black Dog – 4:57 (Jimmy Page, Robert Plant, John Paul Jones)
  2. Rock and Roll – 3:40 (Jimmy Page, Robert Plant, John Paul Jones, John Bonham)
  3. The Battle of Evermore – 5:52 (Jimmy Page, Robert Plant)
  4. Stairway to Heaven – 8:03 (Jimmy Page, Robert Plant)
  • Lato B
  1. Misty Mountain Hop – 4:38 (Jimmy Page, Robert Plant, John Paul Jones)
  2. Four Sticks – 4:45 (Jimmy Page, Robert Plant)
  3. Going to California – 3:31 (Jimmy Page, Robert Plant)
  4. When the Levee Breaks – 7:08 (Jimmy Page, Robert Plant, John Paul Jones, John Bonham, Memphis Minnie)
CD bonus nella riedizione del 2014
  1. Black Dog (Basic Track with Guitar Overdubs) – 4:34 (Jimmy Page, Robert Plant, John Paul Jones)
  2. Rock and Roll (Alternate Mix) – 3:39 (Jimmy Page, Robert Plant, John Paul Jones, John Bonham)
  3. The Battle of Evermore (Mandolin/Guitar Mix From Headley Grange) – 4:13 (Jimmy Page, Robert Plant)
  4. Stairway to Heaven (Sunset Sound Mix) – 8:03 (Jimmy Page, Robert Plant)
  5. Misty Mountain Hop (Alternate Mix) – 4:45 (Jimmy Page, Robert Plant, John Paul Jones)
  6. Four Sticks (Alternate Mix) – 4:33 (Jimmy Page, Robert Plant)
  7. Going to California (Mandolin/Guitar Mix) – 3:34 (Jimmy Page, Robert Plant)
  8. When the Levee Breaks (Alternate U.K. Mix) – 7:08 (Jimmy Page, Robert Plant, John Paul Jones, John Bonham, Memphis Minnie)

Formazione[modifica | modifica wikitesto]

Gruppo
Altri musicisti
Produzione
  • Peter Grant – produzione esecutiva
  • George Chkiantz – missaggio
  • Andy Johns – ingegneria del suono, missaggio
  • Joe Sidore – mastering CD originale
  • George Marino – mastering digitale
  • Graphreaks – coordinazione grafica
  • Barrington Colby Mom – illustrazione interna (The Hermit)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (DA) Led Zeppelin IV, su IFPI Danmark. URL consultato il 28 settembre 2023.
  2. ^ (DE) Led Zeppelin – Led Zeppelin IV – Gold-/Platin-Datenbank, su musikindustrie.de, Bundesverband Musikindustrie. URL consultato il 14 febbraio 2016.
  3. ^ (EN) Gold & Platinum Discs, su capif.org.ar, Cámara Argentina de Productores de Fonogramas y Videogramas. URL consultato il 25 maggio 2015 (archiviato dall'url originale il 6 luglio 2011).
  4. ^ (EN) Accreditations - 2009 Albums, su aria.com.au, Australian Recording Industry Association. URL consultato il 14 febbraio 2016.
  5. ^ (PT) Led Zeppelin – Certificados, su Pro-Música Brasil. URL consultato il 10 novembre 2021.
  6. ^ (FR) Les Certifications depuis 1973, su infodisc.fr, InfoDiscfr. URL consultato il 14 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 21 giugno 2010). Selezionare "LED ZEPPELIN" e premere "OK"
  7. ^ (FR) Les Meilleures Ventes de CD/Albums depuis 1968, su infodisc.fr, InfoDisc. URL consultato il 14 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 26 settembre 2015).
  8. ^ (LV) International Latvian Certification Awards from 1998 to 2001, su directupload.net, Latvijas Izpildītāju un producentu apvienība. URL consultato il 7 aprile 2020.
  9. ^ (NO) Troféoversikt - 2021, su IFPI Norge. URL consultato il 16 ottobre 2021.
  10. ^ (EN) Dean Scapolo, The Complete New Zealand Music Charts: 1966–2006, Wellington, Dean Scapolo and Maurienne House, 2007, ISBN 978-1-877443-00-8.
  11. ^ (NL) Overzicht Goud/Platina, su nvpi.nl, Nederlandse Vereniging van Producenten en Importeurs van beeld- en geluidsdragers. URL consultato il 14 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 25 febbraio 2012).
  12. ^ (EN) Led Zeppelin IV, su British Phonographic Industry. URL consultato il 14 febbraio 2016.
  13. ^ (ES) Productores de Música de España, Solo Exitos 1959–2002 Ano A Ano, 1ª ed., ISBN 84-8048-639-2.
  14. ^ (DE) Edelmetall, su Schweizer Hitparade. URL consultato il 14 febbraio 2016.
  15. ^ (EN) Led Zeppelin IV – Gold/Platinum, su Music Canada. URL consultato il 13 marzo 2015.
  16. ^ a b (EN) Led Zeppelin - Led Zeppelin IV – Gold & Platinum, su Recording Industry Association of America. URL consultato l'8 novembre 2021.
  17. ^ Led Zeppelin IV (certificazione), su FIMI. URL consultato il 12 febbraio 2018.
  18. ^ (EN) Stephen Thomas Erlewine, Led Zeppelin IV, su AllMusic, All Media Network. URL consultato il 26 febbraio 2017.
  19. ^ [1]
  20. ^ da The New Rolling Stone Album Guide di Nathan Brackett with David Hoard, pagina 479
  21. ^ [2]
  22. ^ [3]
  23. ^ [4]
  24. ^ da Dizionario del Pop-Rock di Enzo Gentile & Alberto Tonti, Ed. Baldini & Castoldi, pagina 577
  25. ^ da 24.000 dischi di Riccardo Bertoncelli e Chris Thellung, Zelig Editore, pagina 557
  26. ^ [5]
  27. ^ [6]
  28. ^ Il chitarrista dei Led Zeppelin, Jimmy Page, fa riferimento all'album nel corso delle interviste con l'appellativo di Led Zeppelin IV.
  29. ^ Il cantante Robert Plant lo ricorda come il Quarto album.
  30. ^ a b (EN) Dave Lewis, The Complete Guide to the Music of Led Zeppelin, Omnibus Press, 1994, ISBN 0-7119-3528-9.
  31. ^ Led Zeppelin IV rappresenta il culmine del primo periodo della band; riunisce gli elementi caratteristici dei tre album precedenti: (blues, hard rock e folk), ottenendo un risultato unico nel suo genere. L'album successivo, Houses of the Holy, apporterà elementi nuovi e sperimentali.
  32. ^ a b (EN) Madison Bloom, Man on Led Zeppelin IV Cover Identified 52 Years After Album's Release, su Pitchfork, 8 novembre 2023. URL consultato l'8 novembre 2023.
  33. ^ (EN) Fraser Lewry, A photograph of the mysterious figure on the cover of Led Zeppelin IV has been found, su Louder, 8 novembre 2023. URL consultato l'8 novembre 2023.
  34. ^ Cantante dei Fairport Convention nel 1969, fu ospite d'onore nel duetto con Plant proprio agli albori della sua carriera solista.
  35. ^ Una versione celebre è contenuta nel doppio album dal vivo The Song Remains the Same.
  36. ^ Anche questo brano riprende l'opera di Tolkien, per la citazione delle famose Montagne nebbiose.[senza fonte]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Federico Ballanti, Led Zeppelin, Roma, Lato Side Editori, 1982.
  • AA.VV., Led Zeppelin, Milano, Arcana Editrice, 1983, ISBN 88-85008-56-9.
  • Stephen Davis, Led Zeppelin: Il martello degli Dei, Milano, Arcana Editrice, 1988, ISBN 88-85859-13-5.
  • Dave Lewis, Led Zeppelin – Anni di fuoco, Milano, Arcana Editrice, 1993, ISBN 88-7966-018-7.
  • Andrea Ian Galli, Le canzoni dei Led Zeppelin, Roma, Editori Riuniti, 2005, ISBN 88-359-5672-2.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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