Distimia: differenze tra le versioni

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La '''distimia''', detta anche '''disordine distimico''' o depressione neurotica (definita dal DSM-5 come '''disturbo depressivo persistente''') è una forma di [[depressione (malattia)|depressione]] caratterizzata da sintomi dello spettro depressivo generalmente di gravità inferiore rispetto a quelli della depressione maggiore ma di durata maggiore. È infatti descritto come un disordine cronico di modesta entità in cui il sintomo depressivo è caratterizzato da pervasività e continuità.<ref>{{collegamento interrotto|1=[http://www2.unipr.it/~cprunet9/distimia.ppt La Distimia] |data=febbraio 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref><ref>{{Cita web |url=http://www.health.harvard.edu/newsweek/Dysthymia.htm |titolo=Dysthymia -Harvard Medical School |accesso=11 marzo 2012 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100106064958/http://www.health.harvard.edu/newsweek/Dysthymia.htm |urlmorto=sì }}</ref><ref>Ezio Sanavio, Cesare Cornoldi, Psicologia clinica, pag.97.</ref><ref>Trattato completo degli Abusi e delle Dipendenze, Nizzoli e Pissacroia, pag. 1286-1304</ref>
La '''distimia''', detta anche depressione neurotica o '''disturbo depressivo persistente''' (come definita dal [[DSM-5]]) è un disturbo dell'umore caratterizzato da sintomi simili al [[Disturbo depressivo|disturbo depressivo maggiore]] rispetto al quale si distingue per una minore gravità ma una maggiore durata, è infatti descritto come un disordine cronico di modesta entità in cui il sintomo depressivo è caratterizzato da pervasività e continuità. La distimia non deve essere considerata come una forma ''minore'' di depressione maggiore ma come un un disturbo serio che può comportare una importante compromissione della qualità di vita di chi ne è affetto.<ref>{{Cita web |url=http://www.health.harvard.edu/newsweek/Dysthymia.htm |titolo=Dysthymia -Harvard Medical School |accesso=11 marzo 2012 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100106064958/http://www.health.harvard.edu/newsweek/Dysthymia.htm |urlmorto=sì }}</ref><ref>{{Cita libro|cognome=Internet Archive|titolo=Diagnostic and statistical manual of mental disorders : DSM-5|url=http://archive.org/details/diagnosticstatis0005unse|accesso=2023-03-21|data=2013|editore=Arlington, VA : American Psychiatric Association|ISBN=978-0-89042-554-1}}</ref>


Essendo un disordine cronico, chi ne è affetto può credere che l'umore depresso e pessimista sia un suo tratto caratteriale, per questo possono passare diversi anni prima che il soggetto si rivolga ad uno specialista e riceva una diagnosi corretta di distimia. Il trattamento è primariamente di tipo psicoterapeutico e poi anche di tipo farmacologico.
== Classificazione internazionale ==
Secondo il manuale di diagnosi [[DSM-IV]] del 1994, la distimia è uno stato di depressione cronica che persiste per almeno due anni (1 anno per bambini e adolescenti). Nel corso del tempo, lo stato di depressione può mantenersi abbastanza equilibrato e non sfociare in un disturbo depressivo maggiore. La distimia è meno acuta e grave rispetto ad un disturbo depressivo maggiore [https://web.archive.org/web/20100106064958/http://www.health.harvard.edu/newsweek/Dysthymia.htm], ma essendo una condizione cronica, i soggetti possono sperimentare i sintomi per molti anni prima di ricevere una corretta diagnosi. Essi potranno credere che la depressione sia semplicemente una parte del loro carattere, e di conseguenza non saranno indotti a discutere dei propri sintomi con il medico o con i familiari e gli amici.


Secondo le statistiche, il 3-6% delle persone soffriranno di distimia nel corso della loro vita, con una prevalenza leggermente maggiore per le donne che per gli uomini.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Randy A.|cognome=Sansone|nome2=Lori A.|cognome2=Sansone|data=2009-5|titolo=Dysthymic Disorder|rivista=Psychiatry (Edgmont)|volume=6|numero=5|pp=46–51|accesso=2023-03-21|url=https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2719439/}}</ref>
Il [[DSM-5]], la quinta edizione del DSM pubblicata nel maggio 2013, include un certo numero di novità. In tale edizione, la distimia è sostituita con il disordine depressivo persistente. Questa nuova condizione include sia il disordine cronico depressivo maggiore che il precedente disordine distimico. La ragione di tale cambiamento è che non esistevano dati sufficienti per giustificare una distinzione tra le due condizioni.


La prima definizione del disturbo fu data da Robert Spitzer alla fine degli anni '70 in sostituzione del termine "personalità depressiva".<ref>{{Cita web|url=https://news.google.com/newspapers?id=NeopAAAAIBAJ&pg=2251,6530609|titolo=The News-Journal - Ricerca Archivio di Google News|sito=news.google.com|accesso=2023-03-21}}</ref>
==Descrizione==


== Segni e sintomi ==
La distimia ha una serie di caratteristiche tipiche: basso livello di energia e di motivazione, bassa autostima, difficoltà nel prendere decisioni, e una bassa capacità di gioire della vita di tutti i giorni. Gradi medi di distimia possono portare la persona ad allontanarsi da situazioni sociali e di stress, e ad evitare le opportunità per paura del fallimento.
Secondo la quarta revisione del ''Manuale Statistico Diagnostico dei Disturbi Mentali'' ([[DSM-IV]] del 1994, redatto dalla ''American Psychiatric Association'') la distimia è descritta come un periodo di umore depresso che persiste per almeno due anni (1 anno nel caso di bambini ed adolescenti) combinato con almeno altri due sintomi quali:<ref>{{Cita libro|cognome=Internet Archive|titolo=Diagnostic and statistical manual of mental disorders : DSM-5|url=http://archive.org/details/diagnosticstatis0005unse|accesso=2023-03-21|data=2013|editore=Arlington, VA : American Psychiatric Association|ISBN=978-0-89042-554-1}}</ref>


* insonnia o ipersonnia;
Il disturbo si manifesta prevalentemente con disagi sul piano lavorativo, sociale, familiare ed interpersonale. Generalmente il soggetto distimico riesce ad espletare le proprie funzioni lavorative e ad avere rapporti sociali, ma in modo nettamente diminuito e con uno sforzo notevole anche nelle cose più "normali", e di cui le persone con le quali si relaziona, spesso anche i familiari stessi, ben difficilmente si rendono conto. L'atteggiamento quasi perennemente cupo e taciturno può facilmente causare stizza, se non rabbia, nel prossimo che lo considera solo un fastidioso pessimista che si crede assuma volontariamente codesto atteggiamento per cause che non vuole esprimere. Le cause del comportamento o non esistono o sono sopravvalutate negativamente e, benché il distimico lo sappia, anche il chiedere aiuto diviene una difficoltà insormontabile. In questo modo si innesca un circolo vizioso che rafforza nel distimico la bassa [[autostima]], l'insicurezza e l'autopercezione negativa accrescendo lo sconforto e l'[[introversione]]<ref>[http://jama.ama-assn.org/content/284/12/1519.short Treatment of Dysthymia and Minor Depression in Primary Care]</ref><ref>[https://hdl.handle.net/2434/31887 Psicoterapia Breve Dinamica in pazienti distimici, Bresso et al.]</ref>.
* affaticamento o bassa energia ([[astenia]]);
* cambiamento delle abitudini alimentari (scarso appetito o iperfagia);
* bassa autostima o sentimenti di disperazione.


Spesso sono presenti anche difficoltà di concentrazione e nel prendere decisioni, mentre l'irritabilità è uno dei sintomi più comuni nel caso di bambini ed adolescenti.
Solitamente si diagnostica tardivamente ossia quando i sintomi si protraggono già da uno o due anni. Viene riconosciuta quando sono presenti almeno due dei sintomi classici ed è frequente che il malato non ne sia consapevole in quanto convinto che il disagio quotidiano sia parte integrante, da sempre, del suo carattere<ref>
Psicopatologia e clinica: Lo spettro dell'umore, Cassano e Tundro, pag. 403</ref>.


La caratteristica essenziale è quindi una depressione dell'umore di lunga data che non è mai, o solo molto raramente, abbastanza grave da soddisfare i criteri per il disturbo depressivo maggiore. Di solito inizia nella prima vita adulta e dura per diversi anni, a volte indefinitamente. Quando l'esordio è più tardi nella vita, il il disturbo è spesso la conseguenza di un episodio depressivo maggiore o associato con altro evento scatenante.<ref name=":0">{{Cita web|url=https://web.archive.org/web/20041017011412/http://www.who.int/classifications/icd/en/bluebook.pdf|titolo=Wayback Machine|sito=web.archive.org|data=2004-10-17|accesso=2023-03-21}}</ref>
Può comparire sin dalla [[Infanzia|fanciullezza]] o dall'[[adolescenza]], ma essendo reversibile e non palese viene [[diagnostica]]ta solo se si cronicizza più avanti negli anni. Alla distimia possono associarsi altre psicopatologie come la [[depressione (malattia)|depressione]] maggiore, l'[[ansia]], l'[[Tossicodipendenza|abuso]] di sostanze<ref>Atlante di anatomia, fisiopatologia e clinica, Frank H. Netter, pag. 137</ref>, i [[Disturbi del comportamento alimentare|disturbi alimentari]], i [[disturbo della personalità|disturbi di personalità]]<ref>{{cita pubblicazione|doi=10.1016/j.psychres.2011.11.019|titolo= Abnormal functional brain asymmetry in depression: Evidence of biologic commonality between major depression and dysthymia}}</ref>.


Il disturbo si manifesta prevalentemente con disagi sul piano lavorativo, sociale, familiare ed interpersonale. Generalmente il soggetto distimico riesce ad espletare le proprie funzioni lavorative, a mantenere una rete sociale e far fronte alle esigenze della vita quotidiana anche se in modo diminuito e al costo di uno sforzo notevole, difficoltà di cui le persone con le quali si relaziona, spesso anche i familiari stessi, potrebbero non rendersi conto a causa della natura sottile dei sintomi nonché della tendenza dei pazienti a nasconderli in situazioni sociali. I soggetti tendono ad avere una bassa capacità di gioire della vita di tutti i giorni ([[anedonia]]), ad allontanarsi da situazioni sociali e di stress nonché evitare le opportunità per paura del fallimento. In questo modo si innesca un circolo vizioso che rafforza nel distimico la bassa autostima, l'insicurezza e l'autopercezione negativa accrescendo lo sconforto e l'introversione. Inoltre, la distimia si verifica spesso contemporaneamente ad altri disturbi psicologici, il che aggiunge un livello di complessità nel determinare la presenza di distimia, in particolare perché vi è spesso una sovrapposizione nei sintomi dei disturbi.<ref name=":0" />
===Sintomi===
I sintomi tipici sono:


Alla distimia possono associarsi altre psicopatologie i [[Disturbo d'ansia|disturbi d'ansia]], [[Tossicodipendenza|il disturbo da abuso di sostanze]], i [[Disturbi del comportamento alimentare|disturbi alimentari]], i [[disturbo della personalità|disturbi di personalità]] o evolvere verso forme conclamate come la [[Disturbo depressivo|depressione maggiore]]. La diagnosi può perciò essere complicata dalla sovrapposizione dei sintomi di altre patologie psichiatriche.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=David|cognome=Baldwin|nome2=Shauna|cognome2=Rudge|nome3=Sally|cognome3=Thomas|data=1995-12-01|titolo=Dysthymia|rivista=CNS Drugs|volume=4|numero=6|pp=422–431|lingua=en|accesso=2023-03-21|doi=10.2165/00023210-199504060-00005|url=https://doi.org/10.2165/00023210-199504060-00005}}</ref>
*bassa autostima;
*difficoltà di concentrazione o nel prendere decisioni;
*sconforto, irritabilità;
*[[insonnia]] o [[ipersonnia]];
*[[astenia]];
*scarso appetito o iperfagia.


== Trattamento ==
== Trattamento ==


Il trattamento della distimia passa per due fronti: il primo è un approccio di tipo [[Psicoterapia|psicoterapeutico]] che è raccomandato dall’ente sanitario nazionale britannico [[National Institute for Health and Care Excellence]] (NICE), una delle istituzioni più autorevoli, come trattamento di prima linea. Solo quando l’intervento psicoterapeutico non si rivela efficace, si può optare per trattamenti di seconda linea come i [[Antidepressivo|farmaci antidepressivi]].
Il trattamento della distimia passa per due fronti: il primo è un approccio di tipo [[Psicoterapia|psicoterapeutico]] che è raccomandato dall’ente sanitario nazionale britannico [[National Institute for Health and Care Excellence]] (NICE), una delle istituzioni più autorevoli, come trattamento di prima linea specie nei soggetti giovani. Solo quando l’intervento psicoterapeutico non si rivela efficace, si può optare per trattamenti di seconda linea come i [[Antidepressivo|farmaci antidepressivi]].<ref>{{Cita web|url=https://www.nice.org.uk/guidance/ng222/chapter/Recommendations#chronic-depressive-symptoms|titolo=Recommendations {{!}} Depression in adults: treatment and management {{!}} Guidance {{!}} NICE|sito=www.nice.org.uk|accesso=2023-03-21}}</ref>


Nel trattamento della patologia sono notoriamente efficaci i farmaci che agiscono come potenziatori della trasmissione dopaminergica: a tale scopo sono infatti approvati in Italia [[amisulpride]] e [[sulpiride]] a bassi dosaggi.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Stuart A.|cognome=Montgomery|data=2002-12|titolo=Dopaminergic deficit and the role of amisulpride in the treatment of mood disorders|rivista=International Clinical Psychopharmacology|volume=17 Suppl 4|pp=S9–15; discussion S16–17|accesso=13 luglio 2018|url=https://www.ncbi.nlm.nih.gov/m/pubmed/12685917/}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|nome=L.|cognome=Pani|data=2002|titolo=The substituted benzamides and their clinical potential on dysthymia and on the negative symptoms of schizophrenia|rivista=Molecular Psychiatry|volume=7|numero=3|pp=247–253|accesso=13 luglio 2018|doi=10.1038/sj.mp.4001040|url=https://www.ncbi.nlm.nih.gov/m/pubmed/11920152/|nome2=G. L.|cognome2=Gessa}}</ref>
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Versione delle 17:13, 21 mar 2023

Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
Distimia
Specialitàpsichiatria e psicologia clinica
Classificazione e risorse esterne (EN)
ICD-10F34.1
MeSHD019263
MedlinePlus000918

La distimia, detta anche depressione neurotica o disturbo depressivo persistente (come definita dal DSM-5) è un disturbo dell'umore caratterizzato da sintomi simili al disturbo depressivo maggiore rispetto al quale si distingue per una minore gravità ma una maggiore durata, è infatti descritto come un disordine cronico di modesta entità in cui il sintomo depressivo è caratterizzato da pervasività e continuità. La distimia non deve essere considerata come una forma minore di depressione maggiore ma come un un disturbo serio che può comportare una importante compromissione della qualità di vita di chi ne è affetto.[1][2]

Essendo un disordine cronico, chi ne è affetto può credere che l'umore depresso e pessimista sia un suo tratto caratteriale, per questo possono passare diversi anni prima che il soggetto si rivolga ad uno specialista e riceva una diagnosi corretta di distimia. Il trattamento è primariamente di tipo psicoterapeutico e poi anche di tipo farmacologico.

Secondo le statistiche, il 3-6% delle persone soffriranno di distimia nel corso della loro vita, con una prevalenza leggermente maggiore per le donne che per gli uomini.[3]

La prima definizione del disturbo fu data da Robert Spitzer alla fine degli anni '70 in sostituzione del termine "personalità depressiva".[4]

Segni e sintomi

Secondo la quarta revisione del Manuale Statistico Diagnostico dei Disturbi Mentali (DSM-IV del 1994, redatto dalla American Psychiatric Association) la distimia è descritta come un periodo di umore depresso che persiste per almeno due anni (1 anno nel caso di bambini ed adolescenti) combinato con almeno altri due sintomi quali:[5]

  • insonnia o ipersonnia;
  • affaticamento o bassa energia (astenia);
  • cambiamento delle abitudini alimentari (scarso appetito o iperfagia);
  • bassa autostima o sentimenti di disperazione.

Spesso sono presenti anche difficoltà di concentrazione e nel prendere decisioni, mentre l'irritabilità è uno dei sintomi più comuni nel caso di bambini ed adolescenti.

La caratteristica essenziale è quindi una depressione dell'umore di lunga data che non è mai, o solo molto raramente, abbastanza grave da soddisfare i criteri per il disturbo depressivo maggiore. Di solito inizia nella prima vita adulta e dura per diversi anni, a volte indefinitamente. Quando l'esordio è più tardi nella vita, il il disturbo è spesso la conseguenza di un episodio depressivo maggiore o associato con altro evento scatenante.[6]

Il disturbo si manifesta prevalentemente con disagi sul piano lavorativo, sociale, familiare ed interpersonale. Generalmente il soggetto distimico riesce ad espletare le proprie funzioni lavorative, a mantenere una rete sociale e far fronte alle esigenze della vita quotidiana anche se in modo diminuito e al costo di uno sforzo notevole, difficoltà di cui le persone con le quali si relaziona, spesso anche i familiari stessi, potrebbero non rendersi conto a causa della natura sottile dei sintomi nonché della tendenza dei pazienti a nasconderli in situazioni sociali. I soggetti tendono ad avere una bassa capacità di gioire della vita di tutti i giorni (anedonia), ad allontanarsi da situazioni sociali e di stress nonché evitare le opportunità per paura del fallimento. In questo modo si innesca un circolo vizioso che rafforza nel distimico la bassa autostima, l'insicurezza e l'autopercezione negativa accrescendo lo sconforto e l'introversione. Inoltre, la distimia si verifica spesso contemporaneamente ad altri disturbi psicologici, il che aggiunge un livello di complessità nel determinare la presenza di distimia, in particolare perché vi è spesso una sovrapposizione nei sintomi dei disturbi.[6]

Alla distimia possono associarsi altre psicopatologie i disturbi d'ansia, il disturbo da abuso di sostanze, i disturbi alimentari, i disturbi di personalità o evolvere verso forme conclamate come la depressione maggiore. La diagnosi può perciò essere complicata dalla sovrapposizione dei sintomi di altre patologie psichiatriche.[7]

Trattamento

Il trattamento della distimia passa per due fronti: il primo è un approccio di tipo psicoterapeutico che è raccomandato dall’ente sanitario nazionale britannico National Institute for Health and Care Excellence (NICE), una delle istituzioni più autorevoli, come trattamento di prima linea specie nei soggetti giovani. Solo quando l’intervento psicoterapeutico non si rivela efficace, si può optare per trattamenti di seconda linea come i farmaci antidepressivi.[8]

Nel trattamento della patologia sono notoriamente efficaci i farmaci che agiscono come potenziatori della trasmissione dopaminergica: a tale scopo sono infatti approvati in Italia amisulpride e sulpiride a bassi dosaggi.[9][10] Precedentemente antidepressivi triciclici come amineptina[11] e IMAO erano utilizzati allo scopo. Indicazioni ci sono anche per altri antidepressivi atipici[12] come bupropione.[13]

I farmaci ad oggi più utilizzati e noti nel trattamento della depressione, come gli SSRI e SNRI, non si sono dimostrati più efficaci degli agenti dopaminergici[14] nel trattamento della patologia ed anzi tendono ad avere effetti deleteri nei confronti dei sintomi di anergia, anedonia e apatia.[15][16] La loro efficacia nel trattamento delle depressioni è direttamente proporzionale alla gravità dei sintomi, mostrando benefici nel caso di depressioni gravi ma non sortendo effetti nel caso di disturbi moderati.[17] Inoltre a causa di timori circa il sospetto che possano peggiorare stati depressivi in seguito a trattamento prolungato (come quello richiesto nel caso della depressione neurotica), nonché i possibili effetti collaterali sulla sensazione di energia, la funzionalità sessuale e l’acatisia non sono approvati allo scopo. Nonostante questo, sono spesso ampiamente prescritti in questo ambito terapeutico.

Miglioramenti della sfera relazionale, della qualità di vita (come l'esercizio fisico) e delle abitudini possono fornire benefici aggiuntivi e prevenire le ricadute.

Alcuni studi sembrano poi indicare l'efficacia di alcuni derivati di origine vegetale come l'erba di San Giovanni o integratori a base di acetil l-carnitina, SAM-E, magnesio e potassio, tuttavia non sono raccomandati nel trattamento della sindrome.

Note

  1. ^ Dysthymia -Harvard Medical School, su health.harvard.edu. URL consultato l'11 marzo 2012 (archiviato dall'url originale il 6 gennaio 2010).
  2. ^ Internet Archive, Diagnostic and statistical manual of mental disorders : DSM-5, Arlington, VA : American Psychiatric Association, 2013, ISBN 978-0-89042-554-1. URL consultato il 21 marzo 2023.
  3. ^ Randy A. Sansone e Lori A. Sansone, Dysthymic Disorder, in Psychiatry (Edgmont), vol. 6, n. 5, 2009-5, pp. 46–51. URL consultato il 21 marzo 2023.
  4. ^ The News-Journal - Ricerca Archivio di Google News, su news.google.com. URL consultato il 21 marzo 2023.
  5. ^ Internet Archive, Diagnostic and statistical manual of mental disorders : DSM-5, Arlington, VA : American Psychiatric Association, 2013, ISBN 978-0-89042-554-1. URL consultato il 21 marzo 2023.
  6. ^ a b Wayback Machine (PDF), su web.archive.org, 17 ottobre 2004. URL consultato il 21 marzo 2023 (archiviato dall'url originale il 17 ottobre 2004).
  7. ^ (EN) David Baldwin, Shauna Rudge e Sally Thomas, Dysthymia, in CNS Drugs, vol. 4, n. 6, 1º dicembre 1995, pp. 422–431, DOI:10.2165/00023210-199504060-00005. URL consultato il 21 marzo 2023.
  8. ^ Recommendations | Depression in adults: treatment and management | Guidance | NICE, su www.nice.org.uk. URL consultato il 21 marzo 2023.
  9. ^ Stuart A. Montgomery, Dopaminergic deficit and the role of amisulpride in the treatment of mood disorders, in International Clinical Psychopharmacology, 17 Suppl 4, 2002-12, pp. S9–15; discussion S16–17. URL consultato il 13 luglio 2018.
  10. ^ L. Pani e G. L. Gessa, The substituted benzamides and their clinical potential on dysthymia and on the negative symptoms of schizophrenia, in Molecular Psychiatry, vol. 7, n. 3, 2002, pp. 247–253, DOI:10.1038/sj.mp.4001040. URL consultato il 13 luglio 2018.
  11. ^ (EN) Atypical antipsychotic drugs in dysthymia: placebo controlled studies of amisulpride versus imipramine, versus amineptine, in European Psychiatry, vol. 11, 1º gennaio 1996, pp. 135s–140s, DOI:10.1016/0924-9338(96)85188-1. URL consultato il 13 luglio 2018.
  12. ^ Junko Ishizaki e Masaru Mimura, Dysthymia and Apathy: Diagnosis and Treatment, in Depression Research and Treatment, vol. 2011, 2011, DOI:10.1155/2011/893905. URL consultato il 13 luglio 2018.
  13. ^ D. J. Hellerstein, S. Batchelder e D. Kreditor, Bupropion sustained-release for the treatment of dysthymic disorder: an open-label study, in Journal of Clinical Psychopharmacology, vol. 21, n. 3, 2001-6, pp. 325–329. URL consultato il 13 luglio 2018.
  14. ^ E. Smeraldi, Amisulpride versus fluoxetine in patients with dysthymia or major depression in partial remission: a double-blind, comparative study, in Journal of Affective Disorders, vol. 48, n. 1, 1998-2, pp. 47–56. URL consultato il 13 luglio 2018.
  15. ^ David S. Baldwin e George I. Papakostas, Symptoms of fatigue and sleepiness in major depressive disorder, in The Journal of Clinical Psychiatry, 67 Suppl 6, 2006, pp. 9–15. URL consultato il 13 luglio 2018.
  16. ^ Claire Cartwright, Kerry Gibson e John Read, Long-term antidepressant use: patient perspectives of benefits and adverse effects, in Patient preference and adherence, vol. 10, 28 luglio 2016, pp. 1401–1407, DOI:10.2147/PPA.S110632. URL consultato il 13 luglio 2018.
  17. ^ Jay C. Fournier, Robert J. DeRubeis e Steven D. Hollon, Antidepressant drug effects and depression severity: a patient-level meta-analysis, in JAMA, vol. 303, n. 1, 6 gennaio 2010, pp. 47–53, DOI:10.1001/jama.2009.1943. URL consultato il 13 luglio 2018.

Bibliografia

  • Akiskal HS, Dysthymia and the spectrum of chronic depression - NY; 1997
  • Akiskal HS, Journal of Affective Disorder; 1997
  • WPA - Dysthimic Working Group; 1997
  • Schelton RC, Journal of Clinical Psychiatry; 1997
  • Regier DA, Archives of General Psychiatry; 1993

Collegamenti esterni

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