Papa Stefano II: differenze tra le versioni

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Papa Stefano II
File:Stef2pope.jpg
92º papa della Chiesa cattolica
Elezione26 marzo 752
Consacrazione26 marzo 752
Fine pontificato26 aprile 757
Predecessorepapa Zaccaria
Successorepapa Paolo I
 
NascitaRoma, 714/715
MorteRoma, 26 aprile 757
SepolturaBasilica di San Pietro

Stefano II o III secondo una diversa numerazione (Roma, 714/715Roma, 26 aprile 757) viene considerato il 92º papa della Chiesa Cattolica Romana e 1° sovrano dello Stato Pontificio dal 26 marzo 752 alla sua morte[1].

Biografia

Secondo antiche genealogie della famiglia Orsini, essa discenderebbe da Orso, nobile romano sposatosi per due volte e padre di cinque figli. Dal primo matrimonio sarebbero nati Giordano e Costanzo. Secondo queste antiche genealogie, Stefano II e suo fratello Paolo sarebbero diretti discendenti di Costanzo figlio di Orso, ma ciò non è provato. Se fosse così, sarebbero membri di una famiglia che ha già dato alla Chiesa ben tre Papi: Celestino III, Niccolò III e Benedetto XIII.

Stefano fu eletto subito dopo la morte dell'omonimo predecessore che regnò solo quattro giorni.

I Longobardi avevano conquistato Ravenna, capitale dell'esarcato dell'Impero Bizantino nel 751, e cominciarono a fare pressione su Roma. Le relazioni erano molto tese alla metà dell'VIII secolo, tra il papato e gli Imperatori Bizantini della Dinastia Isauriana, l'Impero Bizantino stesso era anche alle prese con gli arabi; nessun aiuto arrivò quindi da Costantinopoli. Nel 754 Stefano si rivolse quindi a Pipino il Breve, Maggiordomo di Palazzo del Regno dei Franchi. Gli inviò una lettera, redatta a suo dire da San Pietro e scritta perciò in prima persona, in cui c’era la richiesta di muovere guerra alla popolazione dei Longobardi. Nella lettera, oltre a San Pietro, che si rivolgeva alla popolazione dei Franchi chiamandoli figli adottivi e al popolo romano chiamandolo loro confratello, trovano spazio anche commenti della madre di Gesù e di vari santi, sante, angeli, martiri. San Pietro, scrisse Papa Stefano II, affermò nella lettera che la pena per il popolo dei Franchi, se non avessero liberato Roma dai Longobardi, sarebbe stato l’inferno. È un esempio, secondo Louis Mayeul Chaudon e Gioacchino Maria Olivier-Poli, di come la religione sia stata sfruttata per il rafforzamento del potere temporale[2][3]. Pipino colse l'opportunità di porre a Stefano una domanda: "Chi deve essere re dei Franchi: colui che ne porta il titolo o colui che ne ha il potere?", Stefano concordò che chi deteneva il potere doveva essere re dei Franchi. Pipino depose Childerico III e i Franchi lo scelsero come Re.

Pipino invase l'Italia due volte per risolvere il problema posto dai Longobardi, e consegnò il territorio tra Roma e Ravenna al papato, ma lasciò i re Longobardi in possesso del loro regno.

Poco dopo il 752 Stefano ricevette a Roma Anselmo del Friuli, che, desideroso di farsi monaco, aveva fondato l'abbazia di Nonantola, presso Modena. Il papa gli donò alcune reliquie di san Silvestro e lo nominò abate di Nonantola.

Note

  1. ^ Biagia Catanzaro, Francesco Gligora, Breve Storia dei papi, da San Pietro a Paolo VI, Padova 1975, p. 84.
  2. ^ Louis Mayeul Chaudon, Gioacchino Maria Olivier-Poli, Nuovo dizionario istorico pagina 410, M. Morelli, 1794.
  3. ^ Paolo Delogu, Enciclopedia dei Papi (2000), Treccani.
    «Per persuadere meglio i Franchi, una delle lettere venne scritta in nome dello stesso apostolo Pietro, che rivolgendosi ai re, ai grandi ed al popolo franco, come a suoi figli adottivi, chiedeva loro di liberare il confratello popolo romano»

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