Unione europea: differenze tra le versioni

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Tutte le istituzioni europee utilizzano la bandiera dall'inizio del 1986.
Tutte le istituzioni europee utilizzano la bandiera dall'inizio del 1986.
La bandiera europea è l'unico emblema della Commissione europea, l'organo esecutivo dell'UE. Le altre istituzioni e organi dell'UE hanno un proprio emblema oltre alla bandiera europea.
La bandiera europea è l'unico emblema della Commissione europea, l'organo esecutivo dell'UE. Le altre istituzioni e organi dell'UE hanno un proprio emblema oltre alla bandiera europea.
La bandiera presenta 12 stelle, anche se il numero degli stati è maggiore perchè il 12 è un multiplo di 3 considerato numero perfetto.

=== Dichiarazioni, convenzioni, atti, trattati e accordi ===
=== Dichiarazioni, convenzioni, atti, trattati e accordi ===
{{vedi anche|Trattati sull'Unione europea}}
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Versione delle 19:01, 20 mar 2012

Unione europea
vedi i nomi nelle lingue ufficiali
AbbreviazioneUE, Ue
TipoUnione sovranazionale[1][2]
Fondazione
Scopoesercizio di parte della sovranità nazionale degli Stati membri in numerosi campi
Sedi istituzionali Bandiera del Belgio Bruxelles:

Bandiera del Lussemburgo Lussemburgo:

Bandiera della Francia Strasburgo:

Bandiera della Germania Francoforte sul Meno:

Area di azioneEuropa
Presidente della CommissioneBandiera della Germania Ursula von der Leyen
Presidente del Parlamento Bandiera di Malta Roberta Metsola
Presidente del Consiglio europeo Bandiera del Belgio Charles Michel
Alto rappresentante per gli Affari Esteri Bandiera della Spagna Josep Borrell
Presidenza del Consiglio dell'UE[3] Bandiera del Belgio Alexander De Croo
Lingua ufficiale24 lingue[4]
Membri27 (2020)
MottoUnita nella diversità[5]
Inno Inno alla gioia di Beethoven
Dominio Internet .eu
Festa dell'Unione 9 maggio[6]
Riconoscimenti Medaglia del Premio Nobel Premio Nobel per la pace 2012 
Sito web
Paesi membri
Membri27: Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Ungheria
CandidatiUfficiali: Albania, Bosnia ed Erzegovina, Georgia, Macedonia del Nord, Moldavia, Montenegro, Serbia, Turchia, Ucraina
Potenziali: Kosovo[7]
Ex membriRegno Unito (1973-2020)
Statistiche complessive
Superficie4 233 262 km²
Popolazione446 834 578 ab.[8]
Densità105,5 ab./km²[9]
Fusi orariUTC/+1/+2 (regioni periferiche: -4 e +4)
ValuteEuro () (EUR) in 20 Paesi

Altre valute (7): Corona ceca (CZK), Corona danese (DKK), Corona svedese (SEK), Fiorino ungherese (HUF), Lev bulgaro (BGN), Leu romeno (RON), Złoty (PLN)

PIL15 810 mld € (2022)[10]
PIL procapite35 220 €
ISUAumento 0,896[11] molto alto (2021)
Gini29.6[12] (2022)

L'Unione europea (abbreviata in UE o Ue) è un soggetto politico a carattere sovranazionale ed intergovernativo che, dal 1º gennaio 2007, comprende 27 paesi membri indipendenti e democratici. La sua istituzione sotto il nome attuale risale al trattato di Maastricht del 7 febbraio 1992 (entrato in vigore il 1º novembre 1993), al quale tuttavia gli stati aderenti sono giunti dopo il lungo cammino delle Comunità europee precedentemente esistenti. Dal 1º luglio 2013 entrerà a far parte dell'Unione anche la Croazia[13].

L'Unione consiste attualmente in una zona di libero mercato, detto mercato comune, caratterizzata, tra l'altro, da una moneta unica, l'euro, regolamentata dalla Banca centrale europea e attualmente adottata da 17 dei 27 stati membri; essa presenta inoltre un'unione doganale nata già con il trattato di Roma del 1957 ma completata fra i paesi aderenti agli accordi di Schengen, che garantiscono ai loro cittadini libertà di movimento, lavoro e investimento all'interno degli stati membri. L'Unione presenta, inoltre, una politica agricola comune, una politica commerciale comune e una politica comune della pesca.

L'Unione europea non è una semplice organizzazione intergovernativa (come le Nazioni Unite) né una federazione di Stati (come gli Stati Uniti d'America), ma un organismo sui generis, alle cui istituzioni gli stati membri delegano parte della propria sovranità nazionale. Le sue competenze spaziano dagli affari esteri alla difesa, alle politiche economiche, all'agricoltura, al commercio e alla protezione ambientale. In alcuni di questi campi le funzioni dell'Unione europea la rendono simile a una federazione di stati (per esempio, per quanto riguarda gli affari monetari o le politiche ambientali); in altri settori, invece, l'Unione è più vicina ad una confederazione (per esempio, per quanto riguarda gli affari interni) o a un'organizzazione internazionale (come per la politica estera).

Gli organi principali dell'Unione comprendono il Consiglio dell'Unione europea (denominazione che ha sostituito quella di Consiglio dei Ministri da parte del Trattato di Maastricht), la Commissione, la Corte di Giustizia, il Parlamento, il Consiglio europeo e la Banca centrale europea. L'istituzione dell'Europarlamento risale al 1950 e dal 1979 i suoi membri sono democraticamente eletti, in tutti i territori dell'Unione, a suffragio universale, per una durata in carica di cinque anni. Oggi l'UE è considerata una potenza leader in un mondo multipolare.

Status giuridico

I confini esterni dell'Unione europea.

Da semplice organizzazione internazionale, l'Unione europea, nel corso degli anni, ha gradualmente acquisito numerose prerogative tipiche di una federazione, con il progressivo trasferimento di poteri e di sovranità dagli Stati membri agli organismi comunitari. Essa si fonda tuttora su trattati internazionali recepiti a livello interno da tutti gli Stati membri ma ha assunto personalità giuridica propria.

Attualmente l'Unione europea si basa su due trattati fondativi: il Trattato sull'Unione europea (TUE; detto anche "Trattato di Maastricht") e il Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE; detto anche "Trattato di Roma"), recentemente modificati dal Trattato di Lisbona. A questi si aggiungono il Trattato Euratom e la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea il cui valore vincolante è stato deciso proprio dal Trattato di Lisbona.

Il problema della definizione dell'attuale status giuridico dell'Unione sfociò, il 29 ottobre 2004, nella firma, a Roma, del Trattato che adotta una Costituzione per l'Europa, comunemente noto come Costituzione europea. Tale testo ribadiva la possibilità di una cooperazione rafforzata per la promozione di iniziative di integrazione tra gruppi di paesi, già prevista nel trattato di Amsterdam e in quello di Nizza.

Un nuovo trattato era stato richiesto dal Consiglio europeo attraverso la Dichiarazione di Laeken poiché il funzionamento delle istituzioni comuni, era ritenuto inadatto alla coesistenza di ben 27 stati membri, ciascuno dei quali con diritto di veto in aree fondamentali della politica comune.

Il processo di ratifica della Costituzione venne, tuttavia, interrotto il 29 maggio 2005 con un referendum popolare in cui il 54,7% dell'elettorato francese ha scelto di non sottoscrivere il Trattato; pochi giorni dopo, il 1º giugno, anche la popolazione dei Paesi Bassi si dichiarò contraria all'introduzione del Trattato (con il 61,6% dei voti). Sebbene 18 stati membri avessero recepito il documento, prevalentemente per via parlamentare, la c.d. Costituzione europea non entrò in vigore.

Dopo il "periodo di riflessione" durato due anni, il cancelliere tedesco Angela Merkel decise di rilanciare il processo di riforma con la Dichiarazione di Berlino del 25 marzo 2007, in occasione dei 50 anni dell'Europa unita, in cui venne espressa la volontà di sciogliere il nodo entro pochi mesi al fine di consentire l'entrata in vigore di un nuovo trattato nel 2009, anno delle elezioni del nuovo Parlamento europeo.

Si svolse, così, sotto la presidenza tedesca dell'Unione il vertice di Bruxelles tra il 21 e il 23 giugno 2007 nel quale si arrivò ad un accordo sul nuovo trattato di riforma. L'accordo recepiva gran parte delle innovazioni contenute nella cosiddetta Costituzione, anche se con alcune modifiche al fine di rendere meno evidente il carattere per così dire "costituzionale" del vecchio testo, pur ribadendo pressoché tutti i meccanismi introdotti con il predetto testo, ed in più aggiungendo la facoltà per alcuni paesi di "chiamarsi fuori" da politiche comuni.

Dopo la conclusione della conferenza intergovernativa che finalizzò il nuovo testo, il trattato di Lisbona venne approvato al Consiglio europeo del 18 e 19 ottobre 2007 proprio in tale città e firmato il 13 dicembre dai capi di Stato e di governo. Il trattato è stato ratificato da quasi tutti gli stati firmatari, prevalentemente per via parlamentare, nel corso del 2008. La mancata ratifica da parte dell'Irlanda in seguito ad apposito referendum confermativo, così come richiesto dalla Costituzione irlandese, non ha permesso di farlo entrare in vigore entro le elezioni europee del 2009. È stato, pertanto, convocato un secondo referendum in Irlanda il 2 ottobre 2009, in cui il trattato è stato approvato con oltre il 67% dei voti[14]. Dal 3 novembre 2009, data del sì definitivo della Repubblica Ceca, tutti gli stati membri hanno ratificato il trattato,[15][16] entrato in vigore il 1º dicembre 2009.[17]

Cooperazioni rafforzate e opt-out

In alcune materie durante il tempo sono stati concessi degli "opt-out" a diversi paesi membri, che vanno a costituire delle "cooperazioni rafforzate" de facto.

Dal Trattato di Maastricht all'entrata in vigore del Trattato di Lisbona l'Unione Europea è stata strutturata in tre pilastri, oggi eliminati poiché in gran parte assorbiti sotto il cosiddetto metodo comunitario, ossia il primo pilastro.

Storia

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia dell'integrazione europea.

Considerazioni generali


Il Quai d'Orsay a Parigi, dove Schuman tenne la sua dichiarazione.

La costituzione di entità statali o parastatali che comprendessero l'intero territorio europeo può essere fatta risalire a periodi storici ben antecedenti rispetto alla fondazione dell'Unione europea. Il primo organismo di tale genere è certamente l'Impero Romano, che tuttavia non condivideva la medesima estensione geografica dell'Unione (essendo incentrato sul mar Mediterraneo); inoltre le conquiste territoriali romane dipendevano dalla potenza militare dell'Impero, e le province annesse dovevano sottostare ad un'amministrazione statale fortemente centralizzata.

Esempi successivi includono l'Impero dei Franchi di Carlo Magno, il Sacro Romano Impero (una struttura meno omogenea, che era caratterizzata da un'amministrazione decentrata) e l'unione doganale che si venne a creare sotto il dominio di Napoleone dopo l'anno 1800.

Una delle prime proposte di riunificazione pacifica del continente sotto l'egida di un'unica istituzione sovranazionale fu avanzata dal pacifista Victor Hugo; a ogni modo, l'idea cominciò a prendere fortemente piede solamente dopo le due guerre mondiali, guidata dalla determinazione a completare rapidamente la ricostruzione dell'Europa ed eliminare l'eventualità di nuovi, futuri conflitti fra le sue nazioni. Esemplare in tal senso fu il Manifesto di Ventotene, redatto al confino da Ernesto Rossi e Altiero Spinelli.

Furono fondamentalmente considerazioni di questo tipo a portare, nel 1951, la Germania dell'Ovest, la Francia, l'Italia e gli stati del Benelux a istituire la Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio, entrata in vigore nel 1952.

La prima unione doganale fra paesi europei, la cosiddetta Comunità Economica Europea, fu istituita mediante il Trattato di Roma del 1957 e implementata nel 1958; successivamente rinominata Comunità europea, è stata uno dei "tre pilastri" dell'Unione europea, secondo i dettami del Trattato di Maastricht che ha introdotto l'unione politica, nei campi della Giustizia e affari interni e della Politica estera e di sicurezza comune.

La bandiera

La storia della bandiera europea ebbe inizio nel 1955. All'epoca, l'Unione europea esisteva solo sotto forma di Comunità europea del carbone e dell'acciaio, con solo sei Stati membri. Diversi anni prima era stato tuttavia istituito un organismo separato con un numero maggiore di partecipanti - il Consiglio d'Europa - impegnato nella difesa dei diritti umani e nella promozione della cultura europea. Il Consiglio d'Europa stava valutando all'epoca quale simbolo adottare. Dopo varie discussioni, venne adottato l'attuale disegno: un cerchio di dodici stelle dorate in campo azzurro. In varie tradizioni, il dodici è un numero simbolico che rappresentata la completezza. Si tratta inoltre ovviamente del numero dei mesi dell'anno e delle ore indicate sul quadrante dell'orologio. Il cerchio è tra l'altro un simbolo di unità. Il Consiglio d'Europa incoraggiò in seguito le altre istituzioni europee ad adottare la medesima bandiera e nel 1983 il Parlamento europeo accolse l'invito. Nel 1985 la bandiera venne infine adottata da tutti i capi di Stato e di governo dell'UE come emblema ufficiale dell'Unione europea, denominata all'epoca Comunità europea. Tutte le istituzioni europee utilizzano la bandiera dall'inizio del 1986. La bandiera europea è l'unico emblema della Commissione europea, l'organo esecutivo dell'UE. Le altre istituzioni e organi dell'UE hanno un proprio emblema oltre alla bandiera europea. La bandiera presenta 12 stelle, anche se il numero degli stati è maggiore perchè il 12 è un multiplo di 3 considerato numero perfetto.

Dichiarazioni, convenzioni, atti, trattati e accordi

Lo stesso argomento in dettaglio: Trattati sull'Unione europea.

Gli anni di seguito riportati sono quelli relativi alle date di firma degli atti: in alcuni casi queste possono differire, anche notevolmente, da quelle di entrata in vigore degli stessi.

1950 Dichiarazione Schuman
1951 Trattato di Parigi
1954 Trattato di Bruxelles modificato sull'UEO
1955 Risoluzione di Messina
1957 Trattati di Roma
1965 Trattato di fusione
1970 Trattato di Lussemburgo
1983 Dichiarazione solenne sull'Unione europea
1985 Accordi di Schengen
1986 Atto Unico Europeo

1992 Trattato di Maastricht
1994 Compromesso di Ioannina
1997 Dichiarazione sull'UEO
1997 Trattato di Amsterdam
2001 Trattato di Nizza
2001 Dichiarazione di Laeken
2004 Costituzione europea
2007 Dichiarazione di Berlino
2009 Trattato di Lisbona

Cronologia dell'integrazione europea

Lo stesso argomento in dettaglio: Cronologia dell'integrazione europea.

09/05/1950 La Dichiarazione Schuman esprime la volontà di un'Europa Unita che porterà all'istituzione della Comunità europea del carbone e dell'acciaio.

18/04/1951 I sei stati fondatori nel 1951 (Germania Ovest, Francia, Italia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo) firmano il trattato di Parigi, che istituisce ufficialmente la CECA.

23/05/1952 I sei stati firmano il trattato istitutivo della Comunità europea di difesa.

30/08/1954 L'Assemblea Nazionale Francese rigetta la CED, che non entrerà mai in vigore.

01/06/1955 Dal al 3 giugno si svolge la fondamentale Conferenza di Messina.

25/03/1957 I Trattati di Roma istituiscono la Comunità economica europea.

01/07/1968 Entra in vigore l'unione doganale.

01/01/1973 Danimarca, Irlanda e Regno Unito aderiscono alla CEE.

10/06/1979 Prime elezioni a suffragio universale diretto del Parlamento europeo.

01/01/1981 La Grecia aderisce alla CEE.

19/06/1983 I dieci paesi aderenti alle Comunità europee adottano la Dichiarazione solenne sull'Unione europea.

01/01/1986 Portogallo e Spagna aderiscono alla CEE.

03/10/1990 L'unificazione tedesca comporta l'adesione automatica della oramai ex Repubblica Democratica Tedesca alla CEE.

07/02/1992 I dodici stati CEE firmano il Trattato di Maastricht, che istituisce l'Unione europea.

01/11/1993 Entra in vigore il Trattato di Maastricht, che istituisce l'Unione europea.

01/01/1995 Austria, Finlandia e Svezia aderiscono all'Unione europea.

26/03/1995 In Francia, Benelux, Germania, Spagna e Portogallo entrano in vigore gli accordi di Schengen.

22/07/1997 La Dichiarazione sull'UEO istituisce una cooperazione rafforzata fra UE e UEO.

02/10/1997 I quindici stati membri dell'Unione firmano il Trattato di Amsterdam.

26/10/1997 Gli accordi di Schengen entrano in vigore anche per l'Italia.

01/11/1997 Gli accordi di Schengen entrano in vigore anche per l'Austria.

01/01/1999 Entra in vigore l'euro.

01/05/1999 Entra in vigore il Trattato di Amsterdam.

01/01/2000 Gli accordi di Schengen entrano in vigore anche per la Grecia.

25/03/2000 Gli accordi di Schengen entrano in vigore anche per Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia.

19/04/2000 Regno Unito e Spagna firmano un accordo che estende la cittadinanza dell'Unione a Gibilterra, che diventa il primo territorio esterno del Regno Unito ad entrare nei confini dell'UE.

11/12/2000 I quindici stati membri firmano il Trattato di Nizza.

15/12/2001 I quindici paesi dell'UE adottano la Dichiarazione di Laeken che prevede la creazione della Convenzione europea.

01/01/2002 L'euro diviene la valuta corrente di dodici paesi dell'Unione ed anche di San Marino, Vaticano e Monaco, oltre che de facto nei territori del Montenegro e del Kosovo (all'epoca entrambi parte della confederazione di Serbia e Montenegro) e in Andorra.

01/01/2003 L'Unione succede all'ONU, in Bosnia ed Erzegovina, alla guida del contingente di pacificazione della regione.

01/02/2003 Entra in vigore il Trattato di Nizza.

01/05/2004 Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria aderiscono all'UE.

29/10/2004 Viene firmato a Roma il trattato che adotta una costituzione per l'Europa.

01/01/2007 Bulgaria e Romania aderiscono all'UE. La Slovenia adotta l'euro.

25/03/2007 L'UE compie 50 anni: in un vertice informale viene adottata la Dichiarazione di Berlino per cercare di sbloccare l'impasse costituzionale.

23/06/2007 Il Consiglio europeo trova l'accordo sul Trattato di riforma che sostituirà la Costituzione europea.

13/12/2007 I capi di stato e di governo firmano il trattato di Lisbona.

21/12/2007 Gli accordi di Schengen entrano in vigore anche per l'Estonia, la Lettonia, la Lituania, Malta, la Polonia, la Repubblica Ceca, la Slovacchia, la Slovenia e l'Ungheria.

01/01/2008 Cipro e Malta adottano l'euro, portando la zona euro a quindici membri.

01/01/2009 La Slovacchia adotta l'euro, portando la zona euro a sedici membri.

01/12/2009 Entra in vigore il Trattato di Lisbona.

01/01/2011 L'Estonia adotta l'euro, portando la zona euro a diciassette membri.

31/03/2011 Mayotte passa da COM a DOM francese, diventando ufficialmente territorio dell'Unione Europea.

01/07/2013 La Commissione europea raccomanda tale data per l'adesione all'Unione della Croazia[18].

Istituzioni, organismi e agenzie decentrate

Le attività dell'Unione europea sono regolate da un certo numero di istituzioni e organismi, supportati da numerose agenzie decentrate. Tali organi espletano i compiti assegnati loro dai vari trattati. La leadership politica dell'Unione è esercitata dal Consiglio europeo, che si occupa anche di compiere un'opera di mediazione nei casi in cui vi siano dispute su alcune politiche da adottare.

Istituzioni

L'Unione europea si articola intorno alle istituzioni inizialmente previste nell'ambito delle Comunità europee e dei suoi organi specifici.

Riorganizzate dal Trattato di Lisbona, le Istituzioni sono attualmente sette:

  • la Commissione europea, rappresenta gli interessi generali dell'UE, è formata da un Commissario per Stato membro, con sede a Bruxelles. Dura in carica cinque anni, compreso il Presidente: i componenti sono nominati dal Consiglio europeo ma devono avere l'approvazione del Parlamento europeo;
  • il Parlamento europeo, composto dai rappresentanti dei cittadini degli stati membri eletti a suffragio universale diretto (prima dell'entrata in vigore del trattato di Lisbona si faceva riferimento ai popoli dell'unione) da tutti i cittadini dell'Unione ogni cinque anni, compreso il Presidente che per prassi rimane in carica due anni e mezzo; ai sensi del Trattato ha sede a Strasburgo, città della Francia, ma svolge i suoi lavori anche a Bruxelles (dove si trova un altro emiciclo) e a Lussemburgo (sede del segretariato). Ogni singolo stato stabilisce in autonomia le modalità di svolgimento delle elezioni e il metodo di ripartizione dei seggi;
  • il Consiglio dell'Unione europea (o "Consiglio dei Ministri"), formato da un rappresentante di ciascuno stato membro a livello ministeriale che si occupa della stessa materia a livello statale (ad esempio al Consiglio dei ministri convocato per urgenza economica parteciperanno tutti i ministri dell'economia, ambientale quelli dell'ambiente ecc.), con sede a Bruxelles. La presidenza è assegnata a uno stato membro e ruota ogni 6 mesi;
  • il Consiglio europeo comprende un rappresentante per ogni stato: il Capo di Stato (se si tratta di repubbliche semipresidenziali o presidenziali) o quello di Governo (se si tratta di monarchie o repubbliche parlamentari). I capi di stato e di governo sono assistiti dai ministri degli esteri e da un membro della Commissione, con sede a Bruxelles. Il Presidente, nominato dal Consiglio europeo, dura in carica due anni e mezzo;
  • la Corte di giustizia dell'Unione europea, che vigila sull'applicazione del diritto comunitario, con sede a Lussemburgo;
  • la Corte dei conti europea, che verifica il finanziamento delle attività dell'UE, con sede a Lussemburgo;
  • La Banca centrale europea, che è responsabile per la politica monetaria europea, con sede a Francoforte sul Meno.

Organismi consultivi

Organismi finanziari

Organismi inter-istituzionali

Altri organismi

Agenzie decentrate

Archivi storici dell'Unione europea, villa Salviati (Firenze).
Lo stesso argomento in dettaglio: Agenzie dell'Unione europea.

Nel tempo sono state create diverse agenzie che svolgono compiti tecnici, scientifici o di gestione. Tra queste si possono citare:

Stati membri e allargamento

L'attuale estensione dell'Unione europea.

Originariamente costituita dai sei stati fondatori, l'Unione europea è giunta, con l'ultimo allargamento del 1º gennaio 2007, a includere 27 stati membri.

Per l'incorporazione di uno stato terzo all'Unione, questo deve rispettare una serie di condizioni economiche e politiche conosciute come criteri di Copenhagen. Nello specifico, i paesi candidati, oltre a dover essere situati geograficamente in Europa, debbono presentare:

  • istituzioni stabili che garantiscano la democrazia, lo stato di diritto, i diritti umani e il rispetto delle minoranze;
  • un'economia di mercato funzionante e la capacità di fronteggiare la competizione e le forze del mercato all'interno dell'Unione;
  • la capacità di sostenere gli obblighi derivanti dall'adesione, inclusi l'adesione all'unione politica, economica e monetaria.

Nel dicembre 1995 il Consiglio europeo di Madrid ha riformulato i criteri d'accesso, richiedendo che i nuovi membri adattino la propria struttura amministrativa e giuridica per fare in modo che la legislazione europea possa essere efficacemente adottata dalla legislazione nazionale.

Economia

Considerazioni generali

Il PIL procapite (a parità di potere d'acquisto) nell'Unione, secondo i dati dell'FMI per il 2010. I valori sono espressi in dollari.

Se considerata nel suo insieme, l'Unione europea possiede l'economia più grande al mondo, con un prodotto interno lordo complessivo nel 2008 stimato in 12 504 miliardi di euro[19]. L'economia europea è, peraltro, in una fase di espansione accelerata, principalmente per via della presenza di Stati di recente ingresso caratterizzati da economie meno avanzate, i quali presentano pertanto un notevole potenziale di sviluppo.

Tra le diverse nazioni, in particolare risultano essere trainanti quattro regioni dell'Europa, che per tal motivo vengono definite i Quattro Motori economici: Baden-Württemberg, Catalogna, Rodano-Alpi e Lombardia[20].

Secondo l'ambiziosa strategia di Lisbona, l'Unione europea si era prefissa l'obiettivo di diventare «l'economia più dinamica e competitiva al mondo» entro il 2010.

Segue un prospetto sintetico che mostra la situazione economica dei ventisette Stati dell'Unione, degli Stati in fase di negoziazione per l'accesso e dei rimanenti Stati europei (compresa la Federazione Russa e fatta eccezione per il Kosovo, per il quale non sono ancora disponibili dati macroeconomici completi a causa della recente indipendenza dalla Serbia).

Gli Stati sono ordinati a seconda del prodotto interno lordo (PIL) pro capite, che può essere usato come indice del grado di benessere in una data nazione.

Negli stati membri

Nazione PIL 2010[21]
(milioni di $)
PIL 2010
pro-capite[21]
($)
PIL 2010
pro-capite[22]
(in % di EU-27)
Infl.[23]
2011
Disoc.[24]
2011
Crescita del PIL
(media 2000-10)[25]
Crescita del PIL
(prev. 2011-13)[25]
Bandiera del Lussemburgo Lussemburgo 41.271 81.466 271 +3,7% 4,8% +3,3% +1,6%
Bandiera dei Paesi Bassi Paesi Bassi 680.772 40.973 133 +2,5% 4,4% +1,6% +1,1%
Bandiera dell'Austria Austria 333.537 39.761 126 +3,6% n.d. +1,8% +1,9%
Bandiera dell'Irlanda Irlanda 176.555 39.492 128 +1,2% 14,4% +3,1% +1,5%
Bandiera della Svezia Svezia 356.321 38.204 123 +1,4% 7,5% +2,3% +2,5%
Bandiera della Danimarca Danimarca 201.702 36.443 127 +2,7% 7,6% +0,9% +1,4%
Bandiera del Belgio Belgio 396.035 36.274 119 +3,5% 7,2% +1,6% +1,5%
Bandiera della Germania Germania 2.944.352 36.081 118 +2,5% 5,9% +1,2% +1,8%
Bandiera del Regno Unito Regno Unito 2.181.456 35.059 112 +4,5% 8,1% +2,0% +0,9%
Bandiera della Finlandia Finlandia 187.696 34.918 115 +3,3% 7,8% +2,2% +2,1%
Bandiera della Francia Francia 2.134.941 33.910 108 +2,3% 9,7% +1,4% +1,2%
Bandiera della Spagna Spagna 1.372.720 29.830 100 +3,1% 21,7% +2,4% +0,9%
Bandiera dell'Italia Italia 1.778.832 29.480 101 +2,9% n.d. +0,7% +0,4%
Bandiera di Cipro Cipro 23.259 28.960 99 +3,5% 7,8% +3,0% +0,7%
Bandiera della Grecia Grecia 318.670 28.496 90 +3,1% n.d. +2,3% −2,5%
Bandiera della Slovenia Slovenia 56.663 28.073 85 +2,1% 8,1% +2,9% +1,2%
Bandiera della Rep. Ceca Rep. Ceca 262.144 24.950 80 +2,1% 6,8% +3,5% +1,4%
Bandiera di Malta Malta 10.423 24.833 83 +2,4% 6,4% +1,6% +1,8%
Bandiera del Portogallo Portogallo 247.458 23.262 80 +3,6% 12,9% +1,0% −1,3%
Bandiera della Slovacchia Slovacchia 120.524 22.195 74 +4,1% 13,4% +4,6% +2,3%
Bandiera della Polonia Polonia 723.032 18.981 63 +3,9% 9,7% +3,9% +3,1%
Bandiera dell'Ungheria Ungheria 188.677 18.841 65 +3,9% 10,9% +2,2% +1,1%
Bandiera dell'Estonia Estonia 24.762 18.527 64 +5,1% 12,5% +4,7% +5,1%
Bandiera della Lituania Lituania 56.750 17.235 57 +4,1% 15,4% +5,3% +4,4%
Bandiera della Lettonia Lettonia 32.609 14.504 51 +4,2% n.d. +4,2% +3,7%
Bandiera della Bulgaria Bulgaria 97.066 12.934 44 +3,4% 11,1% +4,3% +2,5%
Bandiera della Romania Romania 254.918 11.895 46 +5,8% 7,4% +4,0% +2,4%
Bandiera dell'Unione europea Zona euro 10.848.470 108 +2,7% 10,2% +1,4% +1,1%
Bandiera dell'Europa Europa 15.203.145 - 100 +3,1% 9,7% +1,6% +1,2%

Negli stati che aderiranno dal 2013

Nazione[7] PIL 2010[21]
(milioni di $)
PIL 2010 pro-capite[21]
($)
% di EU-27 (PPA) nel 2010[22] Inflazione (2011)[26] Disoccupazione (2011)[27]
Bandiera della Croazia Croazia 78.090 17.683 61 +2,2% 13,2%

Negli stati candidati all'adesione

Nazione[7] PIL 2010[21]
(milioni di $)
PIL 2010 pro-capite[21]
($)
Inflazione (2011)[28] Disoccupazione (2011)[28][29] % di EU-27 (PPA) nel 2010[22]
Bandiera dell'Islanda Islanda 11.818 36.620 +4,2% 7,1% 111
Bandiera del Montenegro Montenegro 6.724 10.741 +3,1% 19,5% 41
Bandiera della Turchia Turchia 960.511 13.463 +6,0% 10,6% 49
Bandiera della Macedonia del Nord Macedonia del Nord 19.996 9.727 +4,4% 32,2% 36
Bandiera della Serbia Serbia 80.104 10.830 +11,3% 20,5% 35

Negli stati potenziali candidati

Nazione[7] PIL 2010[21]
(milioni di $)
PIL 2010 pro-capite[21]
($)
Inflazione (2011)[28] Disoccupazione (2011)[28][29]
Bandiera della Bosnia ed Erzegovina Bosnia ed Erzegovina 30.327 7.782 +4,0% 27,6%
Bandiera dell'Albania Albania 23.864 7.453 +3,9% 11,5%
Bandiera del Kosovo Kosovo[30] 11.968 n.d. +8,3% 45,3%

Negli altri Stati europei

Nazione[31] PIL 2010[21]
(milioni di $)
PIL 2010 pro-capite[21]
($)
Inflazione (2011)[28] Disoccupazione (2011)[28]
Bandiera della Norvegia Norvegia 255.285 52.012 +1,7% 3,6%
Bandiera della Svizzera Svizzera 324.509 41.663 +0,7% 3,5%
Bandiera della Russia Russia 2.222.957 15.836 +8,9% 7,3%
Bandiera della Bielorussia Bielorussia 131.201 13.909 +41,0% 0,7%
Bandiera dell'Ucraina Ucraina 305.229 6.711 +9,3% 7,8%
Bandiera della Moldavia Moldavia 10.986 3.082 +7,9% 7,3%

Nel prospetto qui sopra è compresa la Russia (Stato geograficamente solo parzialmente europeo), ma sono esclusi Andorra, Città del Vaticano, San Marino, Monaco e Liechtenstein in quanto non sono considerati dagli studi della Banca Mondiale.

Aspetti positivi e punti forti

Fondi per lo sviluppo regionale

Lo stesso argomento in dettaglio: Fondo europeo di sviluppo regionale.
Fondo europeo di sviluppo regionale 2007-2013

Allo scopo di appianare le disomogeneità presenti nel tessuto economico e sociale delle diverse regioni del continente, l'Unione promuove la crescita delle aree meno sviluppate attraverso l'erogazione di ingenti fondi riservati al finanziamento degli investimenti nelle seguenti aree:

  • la creazione di nuovi posti di lavoro;
  • l'investimento nelle infrastrutture, per favorire lo sviluppo e la creazione di posti di lavoro (nelle aree coperte dall'"Obiettivo 1") e, in generale, per diversificare e rivitalizzare le attività economiche locali;
  • il supporto alle piccole e medie imprese locali, ad esempio favorendo il trasferimento delle tecnologie e promuovendo strumenti finanziari idonei al sostentamento delle aziende, anche tramite aiuti economici diretti;
  • l'investimento nel campo dell'educazione e della sanità (nelle aree coperte dall'"Obiettivo 1");
  • lo sviluppo dell'ambiente produttivo, la promozione della ricerca di nuove tecnologie, lo sviluppo della società dell'informazione, la tutela dell'ambiente, le pari opportunità nell'accesso al lavoro e la cooperazione interregionale e transnazionale.

Complessivamente, i fondi europei per lo sviluppo regionale contribuiscono al sostentamento di aree economicamente e socialmente meno sviluppate, segnatamente negli stati membri di recente ingresso.

Simboli dell'Unione europea

Lo stesso argomento in dettaglio: Simboli europei.

Progetto Erasmus

Lo stesso argomento in dettaglio: Progetto Erasmus.

Il progetto Erasmus, nato nel 1987, permette agli studenti universitari europei di svolgere un periodo di studio legalmente riconosciuto dalla propria università all'interno di un qualsiasi altro ateneo situato all'interno dell'Unione.

Il progetto fu creato per educare le future generazioni di cittadini all'idea di appartenenza europea; dalla sua creazione si è giunti a mobilitare all'interno della comunità europea oltre un milione di studenti. Attualmente 2199 istituzioni universitarie dei 31 paesi che aderiscono al programma Socrates partecipano al progetto Erasmus.

Per molti studenti universitari europei il programma Erasmus offre l'occasione per vivere all'estero in maniera indipendente per la prima volta. Per questa ragione è diventato una sorta di fenomeno culturale ed è molto popolare fra gli studenti universitari europei. Il programma non incoraggia solamente l'apprendimento e la comprensione della cultura ospitante, ma anche un senso di comunità tra gli studenti appartenenti a paesi diversi. L'esperienza dell'Erasmus è considerata non solo un momento universitario ma anche un'occasione per imparare a convivere con culture diverse.

Diritti umani e democrazia

L'Unione europea ha da sempre assunto il principio dello stato di diritto e la promozione dei diritti umani come propri valori fondanti (basti pensare che requisito fondamentale per farne parte è l'abolizione della pena di morte); essa difende attivamente tali diritti sia all'interno dei suoi confini che nelle proprie relazioni estere, ponendo talvolta precisi requisiti per la concessione di accordi commerciali o di altro genere. La protezione garantita dall'Unione europea ai suoi cittadini è avanzatissima: in molti casi essa sopravanza le garanzie prescritte dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e dalla Corte suprema degli Stati Uniti d'America[32].

Per quanto riguarda la situazione interna, l'Unione europea ha promosso l'armonizzazione delle legislazioni nazionali in materia di asilo politico per i rifugiati, e si propone di combattere il razzismo e la xenofobia attraverso il sostegno ad una rete di organizzazioni non governative ed una specifica Agenzia. Nonostante la complessità e la criticità della governance per l'estrema frammentazione negli stati membri, questi sforzi hanno conferito all'Unione europea, in materia di diritti umani, la legislazione con la maggiore uniformità[32].

Dal punto di vista delle relazioni internazionali, dal 1992 l'Unione ha introdotto nei propri accordi commerciali o di cooperazione con paesi terzi una clausola che indica il rispetto dei diritti umani come elemento essenziale del rapporto bilaterale (p. es. nella convenzione di Cotonou, che lega la UE a 78 paesi in via di sviluppo ai quali si richiedono precisi impegni nel campo del rispetto dei diritti umani). I principali obiettivi della politica estera europea sono dichiaratamente il progresso e la pacificazione internazionale, ritenuti possibili solo nell'ambito di una struttura democratica.

Per quanto riguarda la libertà di stampa, quasi tutti i paesi che compongono l'Unione Europea sono classificati, dall'ONG Freedom House, come "liberi": Fanno eccezione, al 2010, tre paesi, Bulgaria, Italia e Romania, classificati invece come "parzialmente liberi"[33].

Critiche e punti deboli

Barriere linguistiche

L'Unione europea contempla 23 lingue ufficiali, lingue parlate in almeno uno degli stati membri (anche se solo l'inglese, il francese e in parte minore il tedesco sono usate come lingue di lavoro all'interno della Commissione europea).

Il Parlamento europeo conta circa quattromila interpreti, per un costo stimato in quasi un miliardo di euro all'anno; mediamente un singolo documento può richiedere fino ad una settimana per essere tradotto in tutte le lingue dell'Unione, spesso per la necessità di passare attraverso lingue intermedie, data la mancanza di interpreti in grado di tradurre direttamente da una lingua all'altra (le possibili combinazioni delle lingue ufficiali dell'unione, prese a due a due, sono infatti 253). Oltre al dispendio di risorse umane ed economiche, il lavoro di traduzione può compromettere la chiarezza dei documenti o addirittura portare alla perdita di informazioni e a divergenze fra versioni in lingue diverse del medesimo documento.

In passato, il commissario europeo Neil Kinnock ha proposto di rendere la lingua inglese l'unica lingua di lavoro dell'Unione; questo non comprometterebbe il principio secondo cui tutte le leggi approvate in via definitiva debbono essere tradotte nelle ventitré lingue ufficiali, e modificherebbe solamente il funzionamento interno delle istituzioni europee.

Un'altra proposta è stata quella di introdurre l'esperanto come lingua di lavoro unica per l'intera Unione, per ovviare alla fondamentale necessità di evitare favoritismi verso gli Stati anglofoni nelle trattative e nei dibattiti politici.

Sempre per non incorrere in questa obiezione, circola fin dagli anni settanta, soprattutto nei paesi nordici, anche la proposta di adottare come lingua ufficiale europea il latino, considerando che, di fatto, è stata l'unica lingua comune nella storia del continente e che, in massima parte, le lingue europee derivano o hanno radici profonde in questa lingua.

Politica agricola comune

La politica agricola comune (PAC) rappresenta una delle più “anziane” e importanti politiche dell’UE. Le motivazioni profonde della centralità di questa politica sono strettamente collegate con la poca competitività del settore agricolo europeo[34]. Essa è un sistema di finanziamenti destinati alle attività di coltivazione all'interno dell'Unione; il suo scopo principale è quello di mantenere livelli adeguati di produzione agricola concedendo sussidi alle aziende ed ai lavoratori direttamente impiegati nel settore.

Furono introdotti sussidi e incentivi alla produzione agricola, per aumentarne la quantità e per rendere più stabili i prezzi, a beneficio degli agricoltori. In seguito si sono aggiunti gli obbiettivi di garantire la sicurezza dei prodotti alimentari e il rispetto dell'ambiente rurale.

Una delle misure della politica agricola perseguita in quegli anni consistette nella fissazione di livelli minimi di prezzo per i prodotti agricoli, che generano enormi eccedenze. La procedura usuale dell'Unione europea era pagare gli esportatori perché potessero vendere tali prodotti all'estero.

L'opinione pubblica ha dimostrato chiaramente di rifiutare di finanziare senza limite i surplus, ma tale politica venne presa di mira non tanto dai paesi del terzo mondo esportatori di derrate agricole quanto dai paesi ricchi, in primo luogo gli Stati Uniti, che pretendevano di esportare nel ricco mercato europeo.[35]

Negli ultimi anni gli organi dell'Unione hanno radicalmente cambiato la politica tradizionale. I nuovi regolamenti hanno drasticamente ridotto gli stimoli a produrre. Il risultato di tale inversione di rotta, proprio nel momento in cui gli Stati Uniti stanno dirottando verso usi non alimentari, ma energetici, le loro eccedenze agricole è stato criticato da chi paventa un acuirsi del problema dell'approvvigionamento di cibo. Questo mentre l'Asia sta mutando radicalmente dieta, e non avendo spazi sufficienti per produrre cereali per l'allevamento li dovrà acquistare[36]. Avere abbandonato la politica della sicurezza potrebbe provocare conseguenze negative per paesi come l'Italia, con una produzione che copre ormai solo una frazione dei cereali consumati e dei panelli proteici per l'allevamento.[37]

La PAC, anche nella versione attuale, è stata peraltro accusata di distribuire fondi in maniera poco equilibrata, favorendo le aziende agricole più grandi e sostenendo la diffusione di metodi di coltivazione invasivi.

La politica agricola è una dei primi accordi comuni europei. Si concentra soprattutto sul settore dei cereali, su quello ortofrutticolo, su quello vinicolo, sul settore delle carni bovine e su quello lattiero-caseario. Oggi, assorbe poco meno della metà delle intere risorse dell’Unione (ossia circa 56 miliardi di euro)[38]; questo dato è in diminuzione, se si pensa che nel 1980 la PAC ne assorbiva circa il 70%[39].

Rappresentanza democratica

Secondo alcuni critici, le strutture istituzionali dell'Unione europea non garantiscono un'adeguata rappresentanza democratica ai suoi cittadini; le principali funzioni sono infatti attribuite al Consiglio dell'Unione europea e non al Parlamento europeo, che è investito di poteri relativamente più limitati. I lavori dell'Europarlamento sono inoltre scarsamente coperti dai mezzi di comunicazione della maggior parte degli stati membri, e di conseguenza l'opinione pubblica non è generalmente a conoscenza del funzionamento e delle decisioni dell'istituzione.

Materie religiose

Alcuni esperti[chi?] di diritto ecclesiastico e di rapporti tra istituzioni e religioni criticano la politica dell'Unione europea in materia di affari religiosi[senza fonte], che si limita a ricalcare gli orientamenti internazionali nel garantire la libertà di culto e a delegare gli Stati nelle varie discipline. Nonostante la pressione di varie confessioni, soprattutto la Chiesa cattolica, le religioni vengono anzi equiparate anche a teorie e associazioni filosofiche ed ateistiche. Ne risultano situazioni anomale come le dispense in Grecia al Monte Athos, che viola alcuni dei principali principi comunitari come la libera circolazione dei cittadini europei o l'equiparazione tra uomini e donne.[40]

Politica estera

  • La collaborazione euromediterranea, o Processo di Barcellona, è stata varata con la conferenza di Barcellona del 27-28 novembre 1995. Vi parteciparono i ministri degli Esteri degli allora 15 stati membri e dodici paesi dell'Africa Mediterranea e del Vicino Oriente: Algeria, Cipro, Egitto, Giordania, Israele, Libano, Malta, Marocco, Siria, Tunisia, Turchia e l'Autorità Nazionale Palestinese. La Libia era presente come paese osservatore. Attualmente, dopo l'allargamento del 2004 e quello del 2007, la collaborazione coinvolge i Ventisette e dieci paesi della sponda sud del Mediterraneo. Gli obiettivi dell'accordo sono tre: rafforzare le relazioni in materia politica e di sicurezza, creare una collaborazione economica e finanziaria, e potenziare la cooperazione nei settori sociale, culturale e umano.
Lo stesso argomento in dettaglio: Partenariato orientale.

Simboli dell'Unione europea

Lo stesso argomento in dettaglio: Simboli europei.

Maggiori città

Lo stesso argomento in dettaglio: Comuni dell'Unione europea per popolazione.

I primi dieci comuni dell'Unione Europea sono i seguenti:

Posizione Città Stato Popolazione Anno
1. Londra Bandiera del Regno Unito Regno Unito Template:Nts[41] 2011
2. Berlino Bandiera della Germania Germania Template:Nts[42] 2009
3. Madrid Bandiera della Spagna Spagna Template:Nts[43] 2009
4. File:Comuneroma.png Roma Bandiera dell'Italia Italia Template:Nts[44] 2010
5. Parigi Bandiera della Francia Francia Template:Nts[45] 2008
6. Bucarest Bandiera della Romania Romania Template:Nts[46] 2009
7. Amburgo Bandiera della Germania Germania Template:Nts[47] 2011
8. Budapest Bandiera dell'Ungheria Ungheria Template:Nts[48] 2009
9. Varsavia Bandiera della Polonia Polonia Template:Nts[49] 2010
10. Vienna Bandiera dell'Austria Austria Template:Nts[50] 2010

Note

  1. ^ European Commission, L'ABC del diritto dell'Unione Europea, su Pubblications Office of the European Union (a cura di), op.europa.eu, dicembre 2016.
  2. ^ Elezioni ed appartenenza all’Unione europea, su Diritto.it, 7 febbraio 2019. URL consultato il 15 aprile 2021.
  3. ^ La presidenza del Consiglio dell'Unione europea viene assunta dal capo di Stato o di governo di un Paese membro a rotazione semestrale
  4. ^ Europa - L'UE in sintesi - Gergo europeo, su europa.eu. URL consultato il 10-5-2010.
  5. ^ I simboli dell'UE, su europa.eu. URL consultato il 10-5-2010.
  6. ^ Anniversario della dichiarazione di Robert Schuman
  7. ^ a b c d (EN) Negotiations status, su ec.europa.eu.
  8. ^ Popolazione degli Stati dell'Unione europea - Eurostat
  9. ^ Densità di popolazione negli Stati dell'Unione europea - Eurostat
  10. ^ (EN) Eurostat - Gross domestic product at market prices, su ec.europa.eu. URL consultato il 9 luglio 2023.
  11. ^ Calcolato utilizzando i dati del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo.
  12. ^ Coefficiente di Gini negli Stati dell'Unione europea - Eurostat
  13. ^ Repubblica 22 gennaio 2012
  14. ^ In Irlanda vince il sì all'Europa con oltre il 67% dei voti, in Il Sole 24 Ore, 3 ottobre 2009. URL consultato il 10-5-2010.
  15. ^ Consiglio dell'Unione europea, Treaty of Lisbon[collegamento interrotto]
  16. ^ Klaus firma il Trattato di Lisbona - Barroso: «In vigore entro gennaio», in Corriere della Sera, 4 novembre 2009. URL consultato il 10-5-2010.
  17. ^ Ue entra in una nuova era, da oggi in vigore Trattato di Lisbona, su apcom.net, 1-12-2009. URL consultato il 10-5-2010.
  18. ^ Informazione tratta dal quotidiano on line ilsole24ore al sito: Ok della Ue all'ingresso della Croazia nel 2013
  19. ^ Eurostat
  20. ^ Quattro Motori per l'Europa, su 4motors.eu. URL consultato il 10-5-2010.
  21. ^ a b c d e f g h i j Fondo Monetario Internazionale - Prodotto interno lordo PPP nazionale e procapite - Anni 2009 e 2010
  22. ^ a b c Eurostat - GDP per capita in purchasing power standards
  23. ^ Eurostat - Inflazione nei Paesi membri - Anno 2011
  24. ^ [1]
  25. ^ a b Eurostat - Tasso di crescita del PIL nei Paesi membri - Anni 1990-2013
  26. ^ [2]
  27. ^ [3]
  28. ^ a b c d e f IMF World Economic Outlook
  29. ^ a b CIA World Factbook
  30. ^ Ai sensi della risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
  31. ^ Altre nazioni europee, su europa.eu, Unione europea. URL consultato il 16 maggio 2009.
  32. ^ a b Yves Mény, in «Yves Mény e Andrew Moravcsik discutono di democrazia europea», Rivista il Mulino, n. 3 (2009), p. 460
  33. ^ Libertà di Stampa: ranking riferiti al 2010, dal sito di Freedom House
  34. ^ Cfr. Eric Cò, "Unione Europea. Mito o realtà?", p. 89.
  35. ^ Antonio Saltini, Agripower: i futuri signori del grano del Pianeta, in Spazio rurale, LI, n. 2/2006
  36. ^ Antonio Saltini, L'Asia abbandona il riso. È la più grande rivoluzione alimentare della storia, in Spazio rurale, L, n. 3/2005
  37. ^ Antonio Saltini, Un deficit confortante, una dipendenza inquietante, in Spazio rurale, XLIX, n. 8-9 2004
  38. ^ Tale valore corrisponde, a titolo di paragone, ad una spesa di circa 10 euro al mese da parte di ogni cittadino dell'Unione.
  39. ^ Eric Cò, Unione Europea. Mito o realtà?, p. 90.
  40. ^ Carlo Cardia, Ordinamenti religiosi ed ordinamenti dello Stato, il Mulino, 2003
  41. ^ Popolazione della Contea Grande Londra suddivisa in 33 municipalità ognuna con proprio sindaco. Link con varie domande sulla popolazione esatta: http://www.trueknowledge.com/q/population_of_london_in_2011
  42. ^ Dati al 31 dicembre 2009: http://www.statistik-portal.de/Statistik-Portal/de_jb01_jahrtab1.asp
  43. ^ Suddivisa in 21 distretti che hanno valenza di comuni con ognuno un proprio assessore che in Spagna ha la valenza di sindaco. Dati riferiti al 01-01-2010: http://www.ine.es/jaxi/tabla.do
  44. ^ La popolazione si riferisce alla città somma di 19 municipi, ognuno con un proprio presidente facenti le veci di sindaco. Dati ISTAT al 31-12-2010: http://demo.istat.it/bil2010/query.php?lingua=ita&Rip=S3&Reg=R12&Pro=P058&Com=91&submit=Tavola
  45. ^ La popolazione si riferisce alla città somma di 20+2 arrondissement, ognuno con un proprio sindaco. http://www.insee.fr/fr/ppp/bases-de-donnees/recensement/populations-legales/commune.asp?annee=2008&depcom=75056
  46. ^ La capitale rumena è suddivisa in 6 settori che hanno quasi lo stesso valore amministrativo di tutti quanti i comuni dello stato. >(RO) Dati al 1 gennaio 2009 forniti dall'Institutul National de Statistica (XLS), su insse.ro. URL consultato l'11-06-2011.
  47. ^ 30-11-2011. La città è divisa in 7 municipalità (distretti) ognuna con un proprio sindaco. http://www.statistik-nord.de/daten/bevoelkerung-und-gebiet/monatszahlen/monatszahlen-ergebnisse/ In: Bevölkerung am Monatsende insgesamt in Hamburg. Statistisches Amt für Hamburg und Schleswig-Holstein, 18. März 2011, abgerufen am 19. März 2011.
  48. ^ Suddivisa in 23 comuni (circoscrizioni) ognuna con un proprio sindaco.http://portal.ksh.hu/pls/ksh/docs/hun/xftp/idoszaki/mosz/mosz09.pdf - Magyarország számokban 2009 (magyar nyelven). KSH, 2010. július 16. (Hozzáférés: 2010. július 17.)
  49. ^ Suddivisa in 18 quartieri aventi lo stesso valore amministrativo di comuni ognuno con un proprio sindaco. Link ufficiale governativo di statistica: [4]
  50. ^ Simile a Roma, la capitale austriaca è suddivisa in 23 distretti ognuno con un proprio presidente. 01-01-2011: http://www.statistik.at/web_de/statistiken/bevoelkerung/bevoelkerungsstruktur/bevoelkerung_nach_staatsangehoerigkeit_geburtsland/023444.html

Bibliografia

  • Eric Cò, Unione Europea. Mito o realtà?, Italian University Press, Genova 2010
  • Nicoletta Di Sotto, Dalla periferia all'Europa. I partiti etnoregionalisti e l'Unione europea, 2009, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli (CZ)
  • Timothy Garton Ash, Storia del presente. Dalla caduta del muro alle guerre dei Balcani, Mondadori, Milano 2001
  • Bino Olivi, L'Europa difficile. Storia politica dell'integrazione europea, Il Mulino, Bologna 2001

Voci correlate

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