Raffadali

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Raffadali
comune
Raffadali – Veduta
Raffadali – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Sicilia
Libero consorzio comunale Agrigento
Amministrazione
SindacoSilvio Marcello Maria Cuffaro (lista civica) dal 3-6-2015 (2º mandato dal 6-10-2020)
Territorio
Coordinate37°24′17″N 13°32′02″E / 37.404722°N 13.533889°E37.404722; 13.533889
Altitudine420 m s.l.m.
Superficie22,3 km²
Abitanti11 866[1] (30-11-2023)
Densità532,11 ab./km²
Comuni confinantiAgrigento, Joppolo Giancaxio, Sant'Angelo Muxaro, Santa Elisabetta
Altre informazioni
Cod. postale92015
Prefisso0922
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT084030
Cod. catastaleH159
TargaAG
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[2]
Cl. climaticazona C, 1 177 GG[3]
Nome abitantiraffadalesi
Patronosanta Oliva
Giorno festivolunedì successivo alla seconda domenica di luglio
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Raffadali
Raffadali
Raffadali – Mappa
Raffadali – Mappa
Posizione del comune di Raffadali nel libero consorzio comunale di Agrigento
Sito istituzionale

Raffadali (Rafadali in siciliano) è un comune italiano di 11 866 abitanti[1] del libero consorzio comunale di Agrigento in Sicilia.

Sorta inizialmente in epoca medievale come casale arabo, divenne, in seguito alla conquista normanna della Sicilia, feudo della nobile famiglia dei Montaperto. Dopo un periodo di abbandono, fu riedificata a partire dal 1523.[4] Nel XIX secolo divenne capoluogo di circondario del Regno delle Due Sicilie, e, in seguito all'annessione al Regno d'Italia, capoluogo di mandamento, ruolo che mantenne fino al 1923. Il nucleo cinquecentesco si estese soprattutto a partire dalla seconda metà del Novecento.

Centro storicamente legato all'agricoltura, luogo di origine del pistacchio di Raffadali, ha perso la tradizionale vocazione agricola in favore del settore terziario. Prevalgono le medie e piccole imprese artigianali.[5]

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

Campagna raffadalese

Raffadali è situata nell'entroterra agrigentino, in una posizione che domina la Valle del Drago[6].

L'altitudine è compresa tra i 250 m s.l.m. dell'area meridionale, al confine con i comuni di Agrigento e di Joppolo Giancaxio, e i 652 m s.l.m. del Modaccamo, a nord del centro abitato, al confine con il territorio di Agrigento. L'altitudine del centro abitato è di 420 m s.l.m.[7]

Il territorio comunale copre un'area di circa 1 617 ettari e conta una densità di 574 abitanti per km². Si trova in una zona collinare fra i fiumi Platani e Salso, con un'altitudine di 425 m sul livello del mare.

Orografia[modifica | modifica wikitesto]

Il paese si trova su un rilievo collinare calcareo, ricoperto di marne limitatamente ad alcune zone, e posto al di sopra di un substrato argilloso tortoriano. L'aspetto fisico del territorio è caratterizzato da affioramenti argillosi tortoriani, segnati dal reticolo idrografico, le cui parti sommitali presentano affioramenti lapidei calcarei e gessosi di tipo evaporitico. Degni di nota sono pure gli affioramenti di trubi[9].

Idrografia[modifica | modifica wikitesto]

Il territorio comunale fa parte di tre bacini idrografici diversi[9]:

  • il 58% ricade nel bacino del fiume San Leone,
  • il 41,97% ricade nel bacino del fiume Canne,
  • lo 0,03% ricade nel bacino del fiume Platani.

I terreni impermeabili si estendono per il 70% del territorio raffadalese, mentre il restante 30% è costituito da terreni permeabili[7].

Falde acquifere sono presenti:

  • tra la contrada Butermini e il vallone Solfara, nel settore nord-orientale, in cui si trovano le sorgenti Canalicchio e Vasca;
  • in corrispondenza della piccola sorgente nella zona del Canale, a est del centro storico;
  • nel territorio compreso tra la località Sant'Anna e contrada Buagimi, fino alla SS118[10].

Piccole sorgenti, di modesta portata, si trovano nelle contrade Butermini, Monariti, Rognosa, Buagimi e Safo[10].

Flora[modifica | modifica wikitesto]

La vegetazione del territorio comunale è quella tipica delle aree costiere semiaride dell'area mediterranea in cui prevale l'attività agricola: gran parte dei terreni è destinata alla semina, mentre le aree alberate sono caratterizzate da olivi, mandorli e pistacchi[11]. Sono inoltre presenti macchie di pini e eucalipti.

Clima[modifica | modifica wikitesto]

Il clima è di tipo "mediterraneo" con temperatura media di 26 - 28 °C in luglio e agosto e con punte massime di 30 - 40 °C.

Origini del nome[modifica | modifica wikitesto]

Tradizionalmente si faceva derivare il toponimo "Raffadali" dall'unione del termine saraceno raffa, che significa "terra", con il nome "Alì". L'area in cui sorge l'attuale cittadina avrebbe fatto parte della Terra di Alì, comandante della fortezza araba di Guastanella[13].

Di questa leggenda si servì la famiglia dei signori feudali di Raffadali per legittimare la propria antichità e nobiltà. Un documento dei Montaperto del 1481 riproduce quello che si credeva essere un privilegio del 1095, in cui si riporta che, quando la fortezza fu assediata e conquista dai normanni guidati dal Gran Conte Ruggero I di Sicilia, tra gli assedianti si distinsero Giovanni Matteo Montaperto, e Giorlando Montaperto, suo figlio. Per premiare il loro valore il Gran Conte Ruggero avrebbe infeudato i Montaperto della Terra di Alì[14].

Di là dalla leggenda, è stato ipotizzato che il toponimo Raffadali derivi dall'arabo "Rahl-Afdal" (Villaggio eccellentissimo)[15].

Le forme antiche del toponimo furono: Rafadalis nell'opera di Francesco Maurolico; Raphadalis in Filippo Briezio, Claudio Mario Arezzo, Tommaso Fazello; Raffadale negli atti pubblici[16].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Raffadali.

Preistoria[modifica | modifica wikitesto]

Il territorio presenta testimonianze preistoriche di estremo interesse che dimostrano la continuità della presenza umana sin dal Neolitico superiore, con resto di capanne, ingrottati, reperti fittili, e sculture litiche[17]. I reperti più antichi risalgono al età della pietra, precisamente all'eneolitico (4000 a.C.)[18], e sono stati rinvenuti in contrada Pietra Rossa, dove si trova una necropoli costituita da decine di loculi, nei quali erano sepolti degli scheletri, in posizione fetale, per simboleggiare il ritorno alle viscere della terra, la grande genitrice[19][20][21].

Nel Piano territoriale regionale[22] è indicata la presenza di tombe a grotticella della prima età del bronzo in parte ampliate e riutilizzate per camere funerarie con loculi in età romana e bizantina. Accanto ai corpi gli archeologi hanno scoperto una moltitudine di ceramiche, piuttosto grossolane, che testimoniano lo stanziamento di una popolazione, il cui sostentamento si basava sull'agricoltura e l'allevamento. Un altro sito archeologico presente a Raffadali è Cozzo Busonè, situato in prossimità della SS118. La necropoli è costituita da diverse tombe a grotticella artificiale, dodici delle quali andarono perdute a causa dei lavori di sventramento della collina per opera di una società produttrice di calcare[18]. L'archeologo Bianchini fu il primo a condurre degli scavi nel sito scoprendo l'esistenza di diverse tombe, la tipologia delle quali varia da semplici nicchie, per un singolo individuo, a intere stanze circolari, destinate ad accogliere un intero nucleo familiare. Le ceramiche e i reperti litici ritrovati ci svelano la presenza della cultura di Castelluccio (XVIII secolo- XV secolo a.C.). Tra i reperti di maggior valore ritrovati figurano due idoletti femminili, le cosiddette Veneri di Busonè, raffiguranti la Dea Madre. Le restanti tracce di una necropoli preistorica sono rintracciabili presso il colle Palombara, dove sono state rinvenute alcune ossa cementate in una spessa formazione cristallina[18][23].

Età antica[modifica | modifica wikitesto]

Nel periodo greco, probabilmente, nel territorio dell'odierna Raffadali sorgevano svariati casali agricoli, popolati da contadini[23]. Della presenza romana, emergono testimonianze nel sito di Terravecchia. Secondo il Picone tali luoghi costituivano l'antica Erbesso[18]. Ad avvalorare la tesi vi è la presenza delle fondamenta di edifici. Tra gli importanti reperti ritrovati si ricordano il sarcofago con Ratto di Proserpina, ritrovato nel Cinquecento in contrada Grotticelle, dove sono note anche altre testimonianze del periodo romano, e il Rilievo delle Vestali, raffigurante sacerdotesse nell'atto di offrire un sacrificio, in presenza di una figura maschile togata[23][24]. Il sarcofago venne custodito prima nel palazzo dei principi di Montaperto, che in seguito lo donarono alla chiesa madre del paese, dove è tuttora conservato[23]. Risalente al periodo bizantino è la necropoli di Grotticelle, nella quale si trovano diverse decine di tombe cristiane a loculo[23].

Età medievale[modifica | modifica wikitesto]

Gli arabi giunsero nel territorio intorno al primo quarto del IX secolo[25]: introdussero la coltura degli agrumi, delle rosacee (pero, albicocco, pistacchio) e forse del carrubo e organizzarono e realizzarono la canalizzazione delle scarse riserve idriche[18].

Sul finire dell'XI secolo con il castello di Monte Guastanella, il feudo è concesso alla famiglia Montaperto[26]. Nel 1177 compare per la prima volta nei registri della diocesi di Agrigento[18] e nel Trecento il villaggio aveva una parrocchia dedicata a San Leonardo, oggi scomparsa[27]. Compare anche la denominazione di "Raalfala" nei registri delle rendite ecclesiastiche della diocesi[27].
Passata nel secolo XIII con gli Angioini alla famiglia Nigrell e poi a Bonmartino di Agrigento[28], tornò da questo per permuta nel 1289 ai Montaperto che la tennero con alterne vicende fino alla fine del secolo XIV[26]; appartenne nel XIV secolo anche a Scaloro degli Uberti per eredità Montaperto[29].

Età moderna[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Principato di Raffadali e Mandamento di Raffadali.

L'odierna cittadina venne fondata sulle rovine dell'antico casale[18]. Nel 1507 Pietro Montaperto ottenne dal re Ferdinando lo "ius populandi" per la espansione dell'agglomerato urbano[18], e iniziò i lavori di consolidamento del castello e di costruzione della chiesa madre.

Nel 1649 Giuseppe Nicolò Montaperto intervenne per reprimere una rivolta degli agrigentini contro il vescovo Trajna, accusato di costringere la popolazione alla fame[18]. Per premiare il coraggio e la fedeltà dei Montaperto, Filippo IV di Spagna insignì la famiglia feudataria di Raffadali del titolo principesco[18]. L'ultimo signore di Raffadali fu Salvatore Montaperto Valguarnera[15].

Età contemporanea[modifica | modifica wikitesto]

Agli inizi dell'Ottocento Raffadali si trasformò da borgo del feudo a borgo rurale di piccoli e medi proprietari, rimanendo ai vecchi feudatari il diritto enfiteutico sulle frazioni del fondo[18]. Nel 1909 Raffadali divenne di nuovo sede di pretura, dopo che questa era stata soppressa nel 1892[30].

Raffadali è stato uno dei centri siciliani maggiormente attivi nella storia del movimento contadino a partire dai fasci siciliani[18] e fino alle lotte contadine che caratterizzano il primo e soprattutto il secondo dopoguerra, quando la cittadina divenne una delle roccaforti del Partito Comunista Italiano in Sicilia[18]. Raffadali ha dato i natali a due personaggi di primo piano nella storia del PCI, Cesare Sessa e Salvatore Di Benedetto, che ne furono entrambi sindaci[18][31]. Divenne famosa in quegli anni anche per il corteo che veniva organizzato il 1º maggio per la Festa dei Lavoratori[32].

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Stemma di Raffadali.
Stemma del Comune
Stemma del Comune
Gonfalone del Comune
Gonfalone del Comune

Lo stemma di Raffadali è così descritto dallo statuto comunale:

«STEMMA E GONFALONE

  • Il Comune negli atti e nel sigillo si identifica con il nome "Raffadali" e con lo stemma, così descritto: fondo bianco, con quattro sbarre di colore azzurro alternate con nove rose in posizione 1.2.3.2.1.
  • Nel cimiero sorretto da cariatidi alate c’è un cavaliere armato, lancia in resta, cavalcante un cavallo bianco galoppante nelle fiamme rosse scaturenti da un monte aperto.
  • Divisa "Ad astra".»

Il gonfalone del comune di Raffadali riproduce lo stemma su fondo rosso, arricchito di decori floreali[33].

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

«Ma come dicono le campane di Raffadali? Dicono: Con che? con che? con che?»

Chiesa madre di Santa Oliva
Chiesa madre di Santa Oliva
Situata al centro del paese, la Chiesa madre fu edificata a partire dal 1507[27] e dedicata alla Madonna degli Infermi: vi furono trasferite nel 1608 la parrocchia di Santa Oliva e l'arcipretura, dall'antica chiesa madre dedicata a Sant'Oliva oggi scomparsa[27]. Vi sono conservati il sarcofago di Raffadali, raffigurante il ratto di Proserpina, e una statua lignea cinquecentesca di Maria santissima degli Infermi con Bambino.
Chiesa di San Giuseppe
Chiesa di San Giuseppe
La chiesa di San Giuseppe ha una facciata barocca risalente al XVIII secolo. All'architetto Saverio Bentivegna sono da ascrivere gli interni, realizzati nel XIX secolo. Sorge accanto al monastero delle suore collegine[35].
Collegio di Maria
Chiesa di San Giacinto Giordano Ansalone
La chiesa di San Giacinto Giordano Ansalone è l'edificio di culto più recente. L'impianto planimetrico è a navata unica, e lo stile della facciata e delle decorazioni interne marcatamente moderno[36].
Chiesa di Santa Maria del Rosario
La chiesa (con annesso un convento dell'Ordine dei frati predicatori), trentaquattresima istituzione dell'ordine in terra di Sicilia, fu fondata extra moenia da Niccolò Montaperto nel 1540, sotto il titolo di «San Nicolò»[37].
Chiesa di Santa Maria del Rosario
Chiesa di San Giovanni Battista[38]
Chiesa della Madonna del Carmelo
Alla chiesa era annesso un convento di carmelitani[39].
Chiesa del Santissimo Crocifisso

La chiesa fu edificata tra il 1570 e gli inizi del XVII secolo. Il suo impianto planimetrico è semplice, a navata unica. Al suo interno vi sono nicchie laterali dedicate a Santa Lucia, alla Madonna della Catena e al Sacro Cuore.

Chiesa di San Giovanni nello storico quartiere del Canale
Chiesa di Sant'Antonio abate
Chiesa di Sant'Antonio da Padova

Costruita tra il 1507 e il 1522, la chiesa cadde in rovina nel corso dello stesso secolo e fu restaurata solo nel 1614. A essa era annesso un convento dei Frati minori fin dal 1535.

Edifici di culto minori[modifica | modifica wikitesto]

  • Chiesa della Madonna della Catena.
  • Chiesa della Madonna della Pietà.
  • Oratorio della confraternita del Santissimo Sacramento.

A Raffadali esistono alcune piccole cappelle, situate nel nucleo storico del paese, oggi in stato di abbandono.

Sono presenti inoltre due edicole sacre dedicate alla Madonna col Gesù Bambino e situate in via Porta Agrigento e in via Porta Palermo.

Chiese non più esistenti[modifica | modifica wikitesto]

  • Antica Chiesa di Santa Oliva
  • Chiesa di San Leonardo, attestata nel XIV secolo.

Architetture civili[modifica | modifica wikitesto]

Palazzo Principe
Palazzo dei principi Montaperto a Raffadali
L'edificio fu in passato residenza dei principi della famiglia Montaperto. Costruito nel XVI secolo[6], partendo da una precedente costruzione del XIV secolo, subì in seguito la distruzione di tre torri e delle merlature.
Palazzo di Città
Il palazzo è sede del comune di Raffadali. Sulla facciata spicca lo stemma cittadino. Al tempo della monarchia borbonica ospitò un carcere. Traccia di questa sua precedente funzione permane nella toponomastica, poiché il vicolo posto nel retro dell'edificio prese il nome di via Carcere.

Architetture militari[modifica | modifica wikitesto]

Fortezza araba di Buagimi
Lo storico Michele Amari ipotizzò che la fortezza araba di Bugamo sorgesse anticamente presso la contrada Buagimi[40].

Altro[modifica | modifica wikitesto]

Statue e altri monumenti

Quattro monumenti decorano piazze e vie di Raffadali: il monumento ai caduti di tutte le guerre, inaugurato nel 1924 e situato davanti alla chiesa madre; il monumento a Francesco Spoto, posto ai lati della via Nazionale; il monumento al movimento operaio e contadino, posto in Piano Progresso, nelle vicinanze di Palazzo Principe, e il monumento a Cesare Sessa, inaugurato nel 2007, sito nella piazzetta omonima.

Nel 2006 è stato inaugurato un bassorilievo in memoria di Salvatore Di Benedetto nel Teatro civico di Raffadali.

Fontane[modifica | modifica wikitesto]

A Raffadali sono presenti cinque fontane pubbliche molto antiche: una è posta in Piano Progresso, è la più recente, e ha uno scopo puramente decorativo. Un'altra è posta in via Porta Palermo, ha circa 300 anni ed era usata fino a poco tempo fa per abbeverare gli animali. Un'altra è nella strada verso Joppolo Giancaxio e ha la stessa funzione della precedente. L'abbeveratoio di Fontanelle è sito nell'omonima via, mentre l'ultima si trova in zona Canale, antico nucleo urbano del paese, nota ai cittadini per la presenza di "acqua amara", ovvero acqua che, per peculiari caratteristiche minerali e saline, non risulta potabile.

Siti archeologici[modifica | modifica wikitesto]

Cozzo Busonè a Raffadali
Cozzo Busonè
Il sito presenta: tombe a forno; due tombe a camera con oggetti di pietra e di ceramica; sepolture a grotticella di epoca eneolitica antica dove furono rinvenute nel 1967 in seguito a una campagna di scavo archeologico le due Veneri di Busonè, conservate nel Museo archeologico regionale di Agrigento. Secondo una leggenda araba la montagna si aprirebbe ogni sette anni e mezzo rivelando i tesori celati al suo interno[23][41].
Cozzo Pietrarossa
Cozzo Pietra Rossa a Raffadali
Nel sito è stata ritrovata una necropoli con tombe a forno risalente al 4000 a.C.[23]
Colle di Palombara
Vi si trova una grotta con frammenti ceramici della cultura di Castelluccio[23].
Contrada Terravecchia
Nel sito sono emersi resti di un abitato (frammenti ceramici, macine, lucerne, gioielli) identificato come la Statio Pitiniana dell'Itinerario Antonino a nove miglia da Agrigento[23].
Grotticelle
Necropoli tardo romana e bizantina (III-IV secolo) con tombe ad arcosolio e a loculo scavate nella roccia; dalla necropoli proviene il sarcofago di Raffadali[23].
Monte Guastanella
Monte Guastanella

Nel monte si trovano una necropoli e resti di un castello arabo (dove venne imprigionato il vescovo di Agrigento, Ursone), distrutto da Federico II di Svevia tra il 1221 e il 1232[23].

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[42]

Etnie e minoranze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Al 31 dicembre 2018 nel comune risiedevano 450 cittadini di origine straniera, di cui le comunità più numerose erano:[43]

La composizione etnica della popolazione di Raffadali è stata soggetta a mutamenti nel corso dei secoli. Raffadali fu un casale Sarracenorum (casale di Saraceni, come lo definì lo storico Tommaso Fazello), abitato cioè da gente araba[44]. Memoria della presenza araba rimane sia nella toponomastica raffadalese[45] sia nel dialetto. In seguito la popolazione del casale diminuì con la conquista normanna. Il casale preesistente fu ingrandito e ripopolato nel XVI secolo, per volere dei signori (e successivamente dei principi) della famiglia Montaperto.

Nel XVI secolo erano presenti nella cittadina i probabili discendenti della comunità ebraica del Monte della Giudecca[46].

Tradizioni e folclore[modifica | modifica wikitesto]

  • Natale: novene cantate e "pastorale" (recita teatrale con "Nardo", un pastore pasticcione). È tradizione mangiare i purciddati (strudel riempiti con fichi secchi e mandorle triturate) e il pane con i fichi[32].
  • Carnevale: sfilate di carri allegorici e gruppi e in serata balli in maschera per la via Nazionale. I festeggiamenti durano per quattro serate, dal sabato al martedì grasso. Tradizionalmente vengono preparati gli spingi (frittelle di pasta di farina e uova o in alternativa purea di patate, fritte in abbondante olio e addolciti con zucchero o miele), la pignulata (dolce di pasta di farina e uova, preparati in forma cilindrica, dello spessore di un dito, fritti in olio e mescolati con zucchero riscaldato)[32].
  • Pasqua: il venerdì santo si svolgono rappresentazioni teatrali sacre su un palcoscenico stabile, all'aperto. Tradizionalmente viene preparato u panareddu cu l'ovu (panierino in pasta di farina con un uovo di gallina al forno)[32].

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

Istruzione[modifica | modifica wikitesto]

La Biblioteca comunale "Salvatore Di Benedetto", ospitata presso alcune stanze del Palazzo comunale in via Nazionale[47], dispone di oltre 8 000 volumi.

Il comune dispone di una scuola media, tre scuole elementari e quattro asili.

Arte[modifica | modifica wikitesto]

Sono stati ritrovati a Raffadali, in contrada Grotticelle e Terravecchia, due importanti testimonianze dell'arte romana:

Sarcofago di Raffadali

Cucina[modifica | modifica wikitesto]

Il piatto tipico di Raffadali è il macco di fave (u paisi dû maccu[50] è il soprannome dato a Raffadali dai paesi vicini),[51] una crema realizzata con una cottura prolungata di fave secche, alle quali viene aggiunta una verdura, solitamente delle bietole, del finocchietto selvatico, zucchine verdi di tenerume e servita con il solo condimento di olio extravergine di oliva. Sono inoltre tipiche le pietanze a base di pistacchio di Raffadali.

Eventi[modifica | modifica wikitesto]

Festa del pistacchio di Raffadali[modifica | modifica wikitesto]

L'evento principale raffadalese è il "Fastuca Fest", ovvero la festa del pistacchio di Raffadali. La manifestazione si svolge in tre giorni nella seconda metà di settembre, ospita numerosi stand enogastronomici e tende a valorizzare la qualità del pistacchio locale, prodotto nel comune e nei centri limitrofi.[52]

Geografia antropica[modifica | modifica wikitesto]

Urbanistica[modifica | modifica wikitesto]

Carta catastale di Raffadali del XIX secolo. O, Piano del Calvario; P, Largo del Convento; Q, Largo di Sant'Antonio; R, Piano del Carmelo; S Largo del Castello; T, giardino del castello; V, Piano del Rosario.

Il nucleo più antico è costituito da un fitto intrico di strette strade su cui si affacciano case tradizionalmente costruite di pietrame e gesso, con ripide scale esterne che consentono l'accesso al vano a primo piano, quasi sempre unico. Il nucleo più antico si dispone intorno al castello e alla chiesa madre. Dagli inizi del XX secolo il luogo più animato è la via Nazionale, dove si trovano il municipio, la chiesa madre, il castello, la biblioteca; la strada inoltre è sede di numerose attività commerciali e professionali e di associazioni e sezioni di partito.

Frazioni[modifica | modifica wikitesto]

Fino al 1926[53] il comune di Raffadali comprendeva la frazione di Joppolo (oggi comune di Joppolo Giancaxio), che fu frazione di Aragona fino al 1892[54].

Economia[modifica | modifica wikitesto]

Pistacchio di Raffadali

Le attività economiche sono in prevalenza legate all'agricoltura con una notevole produzione di grano, uva, mandorle, pistacchi e olive. È presente inoltre l'allevamento bovino e ovino. Durante l'ultimo cinquantennio 1961-2011 si è verificata una terziarizzazione delle attività[5].

Raffadali è il principale centro dell'agrigentino per quanto riguarda la lavorazione del pistacchio (dolci e semilavorati), nonché la piazza principale per il commercio dello stesso, tanto che buona parte del frutto ottenuto nel territorio del libero consorzio comunale di Agrigento viene identificato come pistacchio di Raffadali D.O.P.[55]

A complemento delle attività agricole sono sorti oleifici e stabilimenti enologici e conservieri. La specializzazione delle colture (pomodori, carciofi, cetrioli, uva da tavola, pere e fichi) ha determinato inoltre lo sviluppo del commercio dei prodotti agricoli[5].

Infrastrutture e trasporti[modifica | modifica wikitesto]

I trasporti avvengono prevalentemente tramite autobus extraurbani, con terminal in via Nazionale: esistono collegamenti diretti verso Palermo, Agrigento, Trapani, Sciacca e per i paesi limitrofi. Non è invece presente una linea di trasporti urbani.

Strade[modifica | modifica wikitesto]

Il più importante asse viario che attraversa il territorio comunale è la strada statale 118. La strada attraversa il centro abitato lungo via Porta Agrigento, via Nazionale e via Porta Palermo.

Il comune è servito dalle seguenti strade provinciali[56]:

  • Strada provinciale 17-A - S. Elisabetta-Raffadali
  • Strada provinciale 17-B - Raffadali (bivio Zorba)-Siculiana (SS115)
  • Strada provinciale 29-B - Cattolica Eraclea - Raffadali

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
1826 1827 Giosuè Montalbano Sindaco
1828 1830 Alessandro D'Alessandro Sindaco
1831 1831 Gaetano Gueli Buonavia Sindaco
1831 1833 Antonio Tarallo Sindaco
1834 1836 Gaetano Gueli Buonavia Sindaco
1837 1840 Pietro Antonio Cuffaro Sindaco
1840 1845 Alessandro D'Alessandro Sindaco
1846 1852 Vincenzo Maragliano Sindaco
1853 1855 Girolamo Randisi Sindaco
1856 1858 Francesco Di Stefano Sindaco
1859 1860 Antonino Cuffaro Sindaco
1860 1861 Salvatore D'Alessandro Presidente municipale
1861 1864 Baldassare La Rizza Sindaco
1864 1866 Giovanni Gueli Sacheli Sindaco facente funzioni
1867 1867 Salvatore D'Alessandro Serroy Sindaco
1868 1871 Stefano La Rizza Sindaco
1871 1873 Baldassare La Rizza Sindaco
1874 1882 Salvatore D'Alessandro Sindaco
1882 1889 Salvatore Bellomo Sindaco
1890 1891 Salvatore Bellomo Sindaco facente funzioni
1892 1894 Ferdinando Cuffaro Sindaco facente funzioni
1895 1896 Ferdinando Cuffaro Sindaco facente funzioni
1896 1897 Salvatore Costanza Sindaco
1898 1898 Ferdinando Cuffaro Sindaco
1899 1899 Salvatore Costanza Sindaco
1900 1901 Ernesto Palumbo Commissario prefettizio
1902 1902 Ferdinando Perricone Commissario prefettizio
1903 1903 Gaspare Diana Sindaco facente funzioni
1904 1908 Salvatore Cotanza Sindaco
1909 1913 Alfonso Diana Sindaco
1914 1914 Paolo Giuffrida Commissario prefettizio
1914 1919 Alfonso Di Benedetto Sindaco
1919 1923 Tommaso Salvatore Cuffaro Sindaco
1923 1923 Enrico Sindico PNF Commissario prefettizio
1924 1926 Francesco Burgio PNF Commissario prefettizio
1926 1927 Renato Attanasio PNF Commissario prefettizio
1927 1927 Vincenzo Rampello PNF Commissario prefettizio
1927 1927 Vincenzo Agozino PNF Commissario prefettizio
1927 1929 Giuseppe Melisenda PNF Commissario prefettizio
1929 1929 Michele Gaglio PNF Commissario prefettizio
1930 1931 Armando Corsini PNF Commissario prefettizio
1931 1931 Armando Corsini PNF Commissario prefettizio
1931 1931 Salvatore D'Alessandro PNF Commissario prefettizio
1931 1932 Salvatore D'Alessandro PNF Podestà
1932 1932 Eduardo Cuffaro PNF Commissario prefettizio
1933 1936 Eduardo Cuffaro PNF Podestà
1936 1937 Giuseppe Contino PNF Commissario prefettizio
1937 1937 Gaetano Notarbartolo PNF Commissario prefettizio
1937 1939 Gaetano Notarbartolo PNF Podestà
1940 1943 Enrico Tabone PNF Podestà
1943 1943 Giuseppe Pantano Commissario prefettizio
1944 1945 Giuseppe Morreale Sindaco nominato dal prefetto
1945 1946 Luigi Alonge PCI Sindaco nominato dal prefetto
1946 1946 Paolo Diana Sindaco
1946 1946 Luigi Alonge PCI Sindaco
1947 1947 Alfonso Vinti Sindaco
1948 1948 Antonino Ragusa Sindaco
1948 1954 Cesare Sessa PCI Sindaco
1954 1957 Guido Gueli PCI Sindaco
1957 1982 Salvatore Di Benedetto PCI Sindaco
1983 1985 Giannino Lombardo PCI Sindaco
1985 1987 Salvatore Di Benedetto PCI Sindaco
1987 1989 Gianfranco Gueli PCI Sindaco
1989 1992 Giannino Lombardo PCI-PDS Sindaco
1992 1992 Giovanni Iacono Manno Sindaco
1992 1993 Salvatore Giuseppe Iacono Sindaco
1993 1993 Galvano Vincenzo Sindaco
1993 1994 Giovanni Battista Leone commissario straordinario
1994 1998 Salvatore Tuttolomondo PDS Sindaco
1998 2001 Salvatore Tuttolomondo DS Sindaco
2001 2002 Rosolino Greco commissario straordinario
2002 2007 Antonino Casalicchio centro-destra Sindaco
2007 2012 Silvio Marcello Maria Cuffaro centro-destra Sindaco
2012 2014 Giacomo Di Benedetto centro-sinistra Sindaco
2014 2014 Antonio Parrinello commissario straordinario
2014 2015 Lucio Guarino commissario straordinario
2015 2020 Silvio Marcello Maria Cuffaro lista civica Sindaco
2020 in carica Silvio Marcello Maria Cuffaro lista civica Sindaco [57]

Altre informazioni amministrative[modifica | modifica wikitesto]

Il comune di Raffadali fa parte delle seguenti organizzazioni sovracomunali:

Sport[modifica | modifica wikitesto]

È presente un circolo di tennis ("ASD Tennis club Raffadali"), fondato nel 1995.

È inoltre presente un gruppo di appassionati di enduro che nel 2012 hanno costituito l'A.S.D. Enduristi del Platani - Black Wolf[61] iscritta al CONI[62] e all'AICS (Associazione Italiana Cultura Sport).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Bilancio demografico mensile anno 2023 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT, 4 marzo 2024. URL consultato il 4 marzo 2024.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ Librici Alfio, 44.
  5. ^ a b c Sito del comune, su comune.raffadali.ag.it. URL consultato il 14 dicembre 2020.
  6. ^ a b Raffadali, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  7. ^ a b Librici Alfio, 16.
  8. ^ Classificazione sismica dei comuni italiani (PDF), in Sito ufficiale Protezione civile. URL consultato il 16 novembre 2009 (archiviato dall'url originale il 18 aprile 2009). (PDF)
  9. ^ a b Piano comunale di protezione civile. Comune di Raffadali (PDF), su comune.raffadali.ag.it. URL consultato il 3 marzo 2021.
  10. ^ a b Librici Alfio, 21.
  11. ^ Librici Alfio, 17.
  12. ^ Clima Sicilia, in Dati Confedilizia. URL consultato il 7 novembre 2009 (archiviato dall'url originale il 21 ottobre 2002).
  13. ^ Amico, p. 398.
  14. ^ Rizzo, p. 190.
  15. ^ a b Sito del comune, su comune.raffadali.ag.it.
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  17. ^ Touring club italiano, L'Italia antica: siti, musei e aree archeologiche, Touring Editore, 2002, ISBN 978-88-365-2939-1.
  18. ^ a b c d e f g h i j k l m n Librici Alfio.
  19. ^ Viviana Ardesia, La cultura di Rodì-Tindari-Vallelunga in Sicilia: origini, diffusione e cronologia alla luce dei recenti studi. Parte 2, in IpoTesi di preistoria, n. 6, 2013-2014, pp. 99-170, ISSN 1974-7985 (WC · ACNP).
  20. ^ Il sito di Cozzo Pietra Rossa è inserito nell'elenco a p. 100 con la sigla AG027: area sepolcrale del bronzo antico, con tomba a grotticella
  21. ^ Dettagli dell'autore | IpoTESI di Preistoria
  22. ^ Piano territoriale regionale, su Biblioteca centrale della regione siciliana, p. 485 (archiviato dall'url originale il 12 novembre 2017).
  23. ^ a b c d e f g h i j k Scheda archeologica Archiviato il 7 febbraio 2013 in Internet Archive. sul sito PietraRossa.it.
  24. ^ Biagio Pace (barone), Arte e civiltà della Sicilia antica: Arte ingegneria e artigianato, Editrice Dante Alighieri, 1938. URL consultato l'11 settembre 2020.
  25. ^ Raffadali, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  26. ^ a b Antonino Marrone, Repertorio della feudalità siciliana (1282-1390). Associazione Mediterranea, 2006, Le famiglie feudali, pp. 25 e 280-281
  27. ^ a b c d M. Girolamo Morreale, Salus Infirmorum. La patrona di Raffadali e il paese.
  28. ^ Antonino Marrone, Repertorio della feudalità siciliana (1282-1390). Associazione Mediterranea, 2006, Le famiglie feudali
  29. ^ Sito del comune, su comune.raffadali.ag.it.
  30. ^ Bollettino del Ministero dell’Interno, su books.google.it.
  31. ^ Sindaci dal dopoguerra ad oggi, su comune.raffadali.ag.it.
  32. ^ a b c d Sito del comune, su comune.raffadali.ag.it.
  33. ^ Il gonfalone è disciplinato dalle disposizioni statutarie del comune.
  34. ^ Pirandello, 1283.
  35. ^ Cufaro 1989, p. 41.
  36. ^ Scheda chiesa di San Giacinto Giordano Ansalone, su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 12 aprile 2021.
  37. ^ Pagina 370, Juan Lopez, "Quinta parte dell'Istoria di San Domenico, e del suo Ordine de' Predicatori" Quinta parte dell'Istoria di S. Domenico, e del suo Ordine de' Predicatori ... - Juan Lopez - Google Libri, Stamperia di Iacopo Mattei, Messina, 1652.
  38. ^ Scheda chiesa di San Giovanni Battista, su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 12 aprile 2021.
  39. ^ Dizionario topografico della Sicilia, su books.google.it.
  40. ^ Rizzo, 34.
  41. ^ Scheda sul sito ValleTempli.it Archiviato il 13 aprile 2013 in Archive.is.
  42. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  43. ^ Cittadini Stranieri. Popolazione residente e bilancio demografico al 31 dicembre 2018 - Comune di Raffadali, su demo.istat.it.
  44. ^ Fazello, 231.
  45. ^ Pirandello, 2002, 127.
  46. ^ Guerreri, 93.
  47. ^ Anagrafe delle biblioteche italiane, Scheda della biblioteca comunale di Raffadali, su anagrafe.iccu.sbn.it.
  48. ^ a b Pace, 148.
  49. ^ Di Benedetto, 1984, 36.
  50. ^ Amparo Machado, Chiara Prete, 1001 specialità della cucina italiana da provare almeno una volta nella vita, Newton Compton Editori, 2015, p. 730, ISBN 88-541-8648-1.
  51. ^ Raffadali, You on Tour, su youontour.it. URL consultato il 10 dicembre 2020.
  52. ^ Fastucafest, Comune di Raffadali, su comune.raffadali.ag.it. URL consultato il 7 ottobre 2020..
  53. ^ Storia di Joppolo, su comune.joppologiancaxio.ag.it. URL consultato il 24 dicembre 2020 (archiviato dall'url originale il 7 maggio 2021).
  54. ^ Popolazione. Movimento dello stato civile, su books.google.it, 1896. URL consultato il 21 dicembre 2020.
  55. ^ Gazzetta Ufficiale 261 del 9 novembre 2018
  56. ^ Inventario delle strade provinciali aggiornato al 30/03/2017, su provincia.agrigento.it. URL consultato il 22 febbraio 2021.
  57. ^ Comune di Raffadali - Lista Sindaci
  58. ^ Dati del Gal "Sicani", su reterurale.it. URL consultato il 15 aprile 2021.
  59. ^ GURS Parte I n. 43 del 2008, su gurs.regione.sicilia.it. URL consultato l'8 luglio 2011.
  60. ^ Statuto Unione dei Comuni Feudo d’Alì - art. 1 Oggetto (PDF), su gurs.regione.sicilia.it. URL consultato il 15 novembre 2020.
  61. ^ Sito Enduristi del Platani - Black Wolf, su enduristi.it. URL consultato il 19 gennaio 2013 (archiviato dall'url originale il 15 maggio 2008).
  62. ^ Iscrizione al CONI, su coni.it. URL consultato il 19 gennaio 2013.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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