Operazione Ataman

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Operazione Ataman
parte della campagna d'Italia della seconda guerra mondiale
Dataluglio 1944 - 9 maggio 1945
LuogoCarnia
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
11.000
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L’Operazione Ataman fu l'occupazione del Friuli settentrionale da parte delle truppe cosacche inquadrate nella Wehrmacht, nel quadro del consolidamento della Zona d'operazioni del Litorale adriatico.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Durante l'invasione dell'Unione Sovietica, le forze armate tedesche ed italiane incorporarono alcune decine di migliaia di volontari cosacchi nella Wehrmacht, nelle Waffen-SS e nel Regio Esercito. Il 10 novembre 1943, quando l'Unione Sovietica aveva ormai riconquistato vaste porzioni dei territori perduti tra il '41-42, un proclama del Ministro dei territori occupati Alfred Rosenberg e del comandante della Wehrmacht Wilhelm Keitel assicurò ai soldati cosacchi del Don, del Kuban e del Terek che, sconfitta l'Urss, essi avrebbero goduto di ampie autonomie nei territori di provenienza, e provvisoriamente anche in altre parti d'Europa, qualora gli eventi bellici avessero reso "temporaneamente" impossibile il rientro sulle loro terre[1].

Per tutta l'estate del 1944 la zona dell'alto Friuli fu teatro di numerose operazioni partigiane, che culminarono il 26 settembre di quell'anno nella proclamazione della Repubblica partigiana della Carnia[2].

Per tale motivo nel luglio del '44 il Comandante superiore delle SS e della polizia di Trieste, Odilo Globočnik, concordò l'insediamento delle truppe cosacche nella zona: fu l'inizio dell'Operazione Ataman, che nel giro di qualche settimana trasferì circa 22.000 cosacchi (9.000 soldati, 6.000 "vecchi", 4.000 "familiari" e 3.000 "bambini"), oltre a 4.000 "caucasici" (2.000 soldati ed altrettanti familiari) a bordo di 50 treni merci militari[3].

La Kosakenland[modifica | modifica wikitesto]

Sconfitta in ottobre la zona libera di Carnia ad opera delle forze nazifasciste, i cosacchi iniziarono la costituzione della "Kosakenland in Norditalien" promessa dai tedeschi, replicando nei villaggi la loro organizzazione sociale, stili di vita e cerimonie religiose. Il comune di Verzegnis divenne la sede del capo supremo delle forze cosacche, l'atamano Pëtr Nikolaevič Krasnov, mentre alcuni paesi vennero ribattezzati con i nomi delle città russe (Alesso fu ribattezzata in Novočerkassk, Trasaghis in Novorossijsk, Cavazzo in Krasnodar)[4]. Tolmezzo fu la sede del Consiglio cosacco.

Numerosi distaccamenti operarono anche in parte delle Valli del Torre e Valli del Natisone.[senza fonte]

Con l'avanzata alleata in Italia, i Cosacchi della Carnia iniziarono la drammatica ritirata attraverso il Passo di Monte Croce Carnico verso l'Austria, dove il 9 maggio 1945 si arresero alle truppe inglesi presso la città di Lienz e in grande maggioranza furono consegnati ai sovietici, che li deportarono nei gulag dove, secondo stime, sopravvisse solo una metà di loro; pochissimi sopravvissero dispersi nel resto d'Europa.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Nicholas Bethell, The Last Secret, London, Coronet Books-Hodder & Staughton, 1987, p. 106.
  2. ^ La repubblica partigiana della zona Libera della Carnia-Friuli, su donneincarnia.it. URL consultato il 4 novembre 2013.
  3. ^ Pieri Stefanutti, 1944-45: l’occupazione cosacco-caucasica della Carnia e dell’Alto Friuli, su carnialibera1944.it, Carnia Libera 1944. URL consultato il 4 novembre 2013.
  4. ^ Pieri Stefanutti, Quando il Friuli divenne terra cosacca, su carnialibera1944.it, Carnia Libera 1944. URL consultato il 4 novembre 2013.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]