Gavino Ledda

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Gavino Ledda nel film Padre padrone (1977), tratto dal suo omonimo romanzo autobiografico

Gavino Ledda (Siligo, 30 dicembre 1938) è uno scrittore e poeta italiano, studioso e profondo conoscitore della lingua italiana e della lingua sarda.

È conosciuto soprattutto per la sua opera autobiografica Padre padrone (1975) e per aver diretto e interpretato il film Ybris. Ha il ruolo principale in Assandira, film di Salvatore Mereu (2020) adattato dall'omonimo libro di Giulio Angioni.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque in una famiglia di pastori, da Abramo (1908 - 2007) e Maria Antonia (1914 - 2013); il padre lo ritirò dalla scuola a sei anni, dopo avergli fatto frequentare solo alcune settimane della prima elementare, per iniziarlo al lavoro di pastore. L'emancipazione di Gavino dall'analfabetismo non avvenne che in età adulta quando, durante il servizio militare di leva, grazie all'incontro con il poeta Franco Manescalchi, compagno d'armi, intraprese lo studio e ottenne la licenza elementare da privatista per poi continuare fino al conseguimento della laurea in Lettere con una tesi in glottologia presso l'Università di Roma. Nel 1970 Ledda fu ammesso all'Accademia della Crusca e l'anno successivo fu nominato assistente di Filologia romanza all'Università degli Studi di Cagliari.

Nel 1975, col romanzo Padre padrone, narrò la propria vicenda autobiografica. L'opera suscitò un certo scalpore poiché vi venivano descritti i rapporti sessuali di zoofilia che i pastori intrattenevano con le pecore:

«Tutta quella bestialità l’ho consumata pensando alle femmine della mia specie. Nell’ovile non si incontravano donne e così uno se le inventava. Si colmava un’assenza. Questa non era mica una deviazione sessuale. Lo è invece quella di chi, pur vivendo in una città, non riesce a reggere il confronto con una donna e fa l'amore con un animale, contento di farlo con un animale.[1]»

Nonostante la tirannia del padre (che sarebbe morto nel 2007, a 99 anni), lo scrittore si è espresso in termini concilianti sulla sua figura, negando l'esistenza di disaccordi:[2]

«Mio padre ed io andiamo d’accordo, l’incompatibilità fra noi è stata una caricatura dei giornali. Io sono come lui, il nostro rapporto con la pastorizia è rimasto lo stesso. Ha un carattere forte papà... ha cominciato a lavorare a sei anni, ha imparato a non chiedere niente a nessuno... Certi pastori sono principi, re... sono padroni assoluti del loro spazio e della loro vita[3]»

Il successo dell'opera, tradotto in quaranta lingue e vincitore del premio Viareggio, nella sezione opera prima narrativa,[4] portò nel 1977 i fratelli Taviani a trarne il film Padre padrone che si aggiudicò la Palma d'oro e il premio della critica internazionale Fédération internationale de la presse cinématographique (FIPRESCI). Nel 1984 Ledda diresse il film intitolato Ybris.

Dall'anno 2000 è beneficiario della Legge Bacchelli[5] che gli ha concesso un vitalizio mensile di 2 000 000 di lire per il quale però deve sottoporsi alla procedura di dover attestare ogni mese di essere ancora in vita:

«Devo presentare un "certificato di esistenza in vita". Per di più mi mandano questa lettera il 5 maggio, il giorno della morte di Napoleone. Ma io l'Ei fu manzoniano l'indirizzo verso qualcuno diverso da me. Anzi, a 72 anni, mi aspetto di arrivare sino a 99 [...] Ho sempre considerato quanto percepisco come un premio per il mio lavoro. Lavoro che continuo e continuerò a svolgere. Certo, se avessi i soldi, avrei risposto "sono morto"[6]»

Nel 2020 è stato attore protagonista del film d'ambientazione sarda Assandira, diretto da Salvatore Mereu, presentato fuori concorso alla 77ª Mostra del cinema di Venezia e tratto dall'omonimo romanzo di Giulio Angioni.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Piera Serusi, L'Unione Sarda, 12 agosto 2008.
  2. ^ Addio al padre-padrone di Gavino Ledda Ma col tempo riuscimmo a capirci - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 13 febbraio 2007. URL consultato il 25 settembre 2023.
  3. ^ Archivio, La Repubblica, 19 luglio 2005.
  4. ^ Premio letterario Viareggio-Rèpaci, su premioletterarioviareggiorepaci.it. URL consultato il 9 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 18 febbraio 2015).
  5. ^ Legge Bacchelli: a scrittore Gavino Ledda e a poetessa Cascella, su www1.adnkronos.com. URL consultato il 9 aprile 2018.
  6. ^ Pier Giorgio Pinna, La nuova Sardegna, 30 maggio 2011.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • A. Tagliaferri, Una lotta per uscire da un'era nuragica, Il Giorno, 23 aprile 1975.
  • B. Giuliani, Un pastore tra mito e conoscenza, Il Messaggero, 21 maggio 1975.
  • Ernesto Ferrero, Il servo pastore all'Università, La Stampa, 6 giugno 1975.
  • Tullio De Mauro, Due libri all'interno del linguaggio, L'Ora, 6 giugno 1975.
  • Giovanna Cerina, Padre e padrone. L'educazione di un pastore, in Archivio sardo del movimento operaio, contadino e autonomistico, 4-5, 1975, 340–4.
  • de Maria Schäfer,Studien zur modernen sardischen Literatur. Die Menschen- und Landschaftsdarstellung bei Grazia Deledda, Salvatore Satta, Giuseppe Dessi und Gavino Ledda. Dissertation, Universität Saarbrücken 1986.
  • Vincenzo Comerci, Gavino Ledda. L'irruzione della prassi nell'arte, Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino Editore, 1986.
  • Giuseppe Marci, Narrativa sarda del Novecento. Immagini e sentimento dell'identità, Cagliari, CUEC, 1991, pp. 296–307.
  • Dino Manca, Un caso letterario: Padre Padrone di Gavino Ledda, in: D. Manca, Il tempo e la memoria, Roma, Aracne, 2006, pp. 33–47.
  • A. M. Amendola, L'isola che sorprende. La narrativa sarda in italiano (1974 - 2006), Cagliari, 2007.
  • Giulio Angioni, Il figlio di Abramo, in Il dito alzato, Palermo, Sellerio, 2012, 186-191.
  • Stefano Pignataro, Da padre padrone agli studi linguistici. Intervista a Gavino Ledda. In Limine. Quaderni di letterature, viaggi, teatri, 2013.
  • Catherine Labro, Idylle et propriété chez Jean-Jacques Rousseau et Gavino Ledda, Rousseau Studies, n° 2, 2014, p. 193-208, ISBN 978-2-05-102673-4.
  • Dino Manca, La scrittura «selvaggia» di Gavino Ledda tra mistilinguismo e conflitto dei codici, in Leggere la Sardegna tra filologia e critica, a c. di G. Piroddi, Filologia della letteratura degli italiani/Edes, Sassari, 2017, pp. 251-266.

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