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Emilio Fede

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Emilio Fede nel 2016

Emilio Fede (Barcellona Pozzo di Gotto, 24 giugno 1931Segrate, 2 settembre 2025[1]) è stato un giornalista, conduttore televisivo e scrittore italiano.

Già direttore del TG1, di Videonews e di Studio Aperto, era noto soprattutto per aver diretto e condotto il TG4 dal 1º giugno 1992 al 28 marzo 2012.

Emilio Fede nel 1965

Nacque a Barcellona Pozzo di Gotto da Giuseppe, un maresciallo maggiore dei Carabinieri medaglia di bronzo al valor militare durante la Seconda guerra mondiale[2] e da Cosma, una cantante d'opera. Secondogenito, ebbe tre fratelli: Antonio (1927), Puccio Giuseppe (1935) e Carlo (1941). Trascorse parte della giovinezza a San Piero Patti, paese d'origine della famiglia, dove frequentò la scuola dell'obbligo. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale si trasferì con la famiglia a Roma, dove conseguì il diploma di maturità classica[3]. Perse la madre in giovane età.

Nel 1965 sposò la giornalista e futura senatrice Diana de Feo, figlia dello scrittore Italo de Feo, conosciuta in Rai. La moglie è mancata il 23 giugno 2021 dopo una lunga malattia. Dal matrimonio sono nate due figlie, Sveva e Simona.[4]

Era nota la sua passione per il gioco d'azzardo: la sua presenza nelle sale da gioco non passava inosservata per l'entità delle puntate e gli alti e bassi nelle vincite.[5]

Carriera giornalistica

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Cominciò giovanissimo l'attività di giornalista collaborando con Il Momento - Mattino di Roma, per poi passare alla Gazzetta del Popolo di Torino, di cui divenne inviato speciale. Nel 1958 incominciò a collaborare con la Rai come conduttore a contratto del programma Il circolo dei castori assieme a Enza Sampò – con la quale ebbe anche una breve relazione[6] – e a Febo Conti, passando così dalla carta stampata alla televisione. A partire dal 1961 il rapporto con la Rai divenne esclusivo.

Inviato speciale in Africa per otto anni, realizzò servizi in oltre 40 Paesi nel periodo della decolonizzazione e dell'inizio delle guerre civili ed intervistò l'imperatore d'Etiopia Hailé Selassié. L'esperienza terminò a seguito di una malattia: Fede contrasse la malaria e dovette essere rimpatriato. Lavorò poi con Sergio Zavoli nella redazione della trasmissione d'inchiesta TV7, il settimanale di approfondimento del TG1. Uno dei suoi contributi più significativi fu un servizio sulle conseguenze sulla salute umana dell'impiego di ormoni nella crescita dei bovini, dove si parlò della famosa "bistecca agli estrogeni".[7]

Dal 1976 fu per cinque anni conduttore del TG1, in particolare della prima edizione a colori il 28 febbraio del 1977, e dal 1981 lo diresse per due anni; sotto la sua direzione la testata trasmise la celebre diretta, condotta da Piero Badaloni, relativa all'incidente di Vermicino, durata ben 18 ore e seguita a reti unificate da circa 25 milioni di telespettatori, primo esempio di cronaca in tempo reale di un avvenimento fortemente negativo, dando vita a quella che negli anni fu denominata "TV del dolore". Nel 1983[8] e 1984[9] condusse il programma di intrattenimento Test, che andava in diretta concorrenza con Superflash trasmesso da Canale 5. Nel 1983 su Rai 1 andò in onda Obiettivo su…, curato da Fede e da Sandro Baldoni e dedicato all'attualità; in quegli stessi anni Fede fu anche nominato vicedirettore del TG1.

Il rapporto con la Rai terminò nel 1987, a seguito di un processo per gioco d'azzardo finito con l'assoluzione[10] e per il cambiamento degli accordi politici.[11]

Il passaggio alla Fininvest e la direzione del TG4

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Fede riprese il suo cammino professionale accettando l'offerta di Rete A, emittente nata nel 1983, dove fondò e diresse il TgA, il primo telegiornale nazionale privato della televisione italiana, la cui prima edizione andò in onda lunedì 7 settembre 1987.[12] Nel 1989 passò alla Fininvest di Silvio Berlusconi, dapprima come direttore di Videonews,[13] poi di Studio Aperto, notiziario di Italia 1. Il 16 gennaio 1991 Studio Aperto fu il primo telegiornale in Italia ad annunciare l'inizio dell'operazione Desert Storm durante la guerra del Golfo, in diretta, proprio nel giorno della sua prima messa in onda, nonché il primo telegiornale italiano a informare della cattura da parte delle forze irachene dei due ufficiali dell'Aeronautica Militare italiana Gianmarco Bellini e Maurizio Cocciolone.

Dal 20 settembre del 1990, tutti i giovedì, in seconda serata su Rete 4, condusse il rotocalco settimanale d'attualità Cronaca, supplemento d'informazione da lui curato per gli appassionati di cronaca-spettacolo,[14] con un'audience attestata intorno al milione e 300.000 spettatori.[15]

Nel 1992 venne nominato alla direzione del TG4, il nuovo telegiornale di Rete 4,[16] sostituendo Edvige Bernasconi, pur rimanendo formalmente direttore anche di Studio Aperto fino al 1993.

Dal 28 novembre 1997[17] e poi nel 1999[18] condusse su Rete 4 il ciclo Le grandi interviste, interviste-ritratto di mezz'ora a personaggi, come Clara Agnelli Nuvoletti, Massimo D'Alema, Umberto Bossi, Simona Ventura e Pippo Baudo. Il 25 febbraio 1998 condusse in prima serata su Canale 5 il falso televisivo Indagine sulla canzone truccata, dove raccontò il finto arresto di Iva Zanicchi.[19]

Dal 2000 curò Sipario, il rotocalco rosa del TG4 di sua concezione, in onda tutti i giorni in coda al telegiornale di Rete 4; suscitò polemiche la sua scelta di affidare la conduzione della rubrica dedicata alle previsioni del tempo Meteo 4 ad alcune annunciatrici di bella presenza senza una competenza specifica nel campo meteorologico, da lui selezionate personalmente, battezzate mediaticamente con l’appellativo "meteorine".

L'11 settembre 2001 il TG4 fu il primo telegiornale italiano a dare la notizia dell'attentato terroristico alle Torri Gemelle di New York, con un'edizione straordinaria che iniziò intorno alle 15.15 e durò fino a sera; l'edizione è ricordata anche perché al suo interno, in piena diretta, Fede diede le istruzioni ai suoi giornalisti per realizzare l'edizione delle 19.

Dal 2008 sperimentò l'edizione notturna Sipario notte.

Nel novembre del 2003 condusse il TG4 in diretta da Nāṣiriyya per portare la sua solidarietà ai militari italiani colpiti dall'attentato del 12 novembre 2003.

L'8 febbraio 2005 condusse eccezionalmente, insieme ad Ezio Greggio, una puntata di Striscia la notizia (programma che sistematicamente lo bersagliava a fini satirici trasmettendo i fuorionda dei suoi telegiornali) al posto di Enzo Iacchetti, impossibilitato e assente a causa dell'influenza.

Dal 16 febbraio 2009 diresse su Rete 4 tre prime serate speciali con Password - Il mondo in casa, programma di attualità in diretta da studio con ospiti in collegamento e inviati sul territorio.

L’addio al TG4

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Il 28 marzo 2012, a seguito di una trattativa con Mediaset non andata a buon fine, la società sollevò Emilio Fede dalla direzione del TG4.[20][21] L'azienda di Cologno Monzese affermò in un comunicato che non era stato possibile arrivare a una risoluzione del rapporto in modo consensuale; altresì specificò che l'ex direttore lasciava anche Mediaset. Alla direzione del TG4 gli subentrò Giovanni Toti, già direttore di Studio Aperto, che da quel momento avrebbe diretto entrambi i notiziari per circa due anni.[22] Il giorno seguente, dopo aver dichiarato di essersi chiarito con l'azienda, firmò le dimissioni dal TG4 dichiarando di proseguire nella trattativa per nuove trasmissioni, mantenendo una carica all'interno di Mediaset.[23][24][25]

Nell'agosto del 2012 Emilio Fede approdò al canale del digitale terrestre Vero Capri, presente al numero 55, dove incominciò a condurre una rubrica settimanale di attualità politica ed economica intitolata Attualità con Fede.

Tra il 2013 e il 2014 fu direttore editoriale del quotidiano La Discussione, in passato già organo della Democrazia Cristiana per le Autonomie,[26][27] movimento politico di centro-destra di Gianfranco Rotondi, esistito dal 2005 al 2009, quando è confluito ne Il Popolo della Libertà.

In tale periodo gli venne diagnosticato un tumore al pancreas e i medici gli diedero sei mesi di vita, ma le analisi erano errate.[28]

Il 30 ottobre 2014 Mediaset gli comunicò la rescissione unilaterale, a partire dal giorno successivo, del contratto in scadenza a giugno. Fede guadagnava 27.000 euro al mese, oltre a beneficiare di una casa a Milano 2 a carico dell'azienda, di due autisti, di una segretaria e di un ufficio.[29] A dicembre fece ricorso al tribunale civile di Milano per chiedere a Mediaset il reintegro e il pagamento di 8.411.000 euro come risarcimento. RTI motivò la scelta sottolineando che Fede era indagato per associazione a delinquere a scopo di diffamazione per il presunto ricatto nei confronti dei vertici Mediaset con un fotomontaggio a luci rosse. Il 9 aprile 2015 il tribunale civile di Milano respinse la sua richiesta di risarcimento e gli impose di versare a Mediaset circa 10.000 euro per le spese di causa.[30]

Alle elezioni politiche in Italia del 1979 e alle elezioni europee del 1984 si candidò tra le file del PSDI. In entrambe le occasioni non venne eletto (nella seconda ottenne 1.901 preferenze nella circoscrizione nord-occidentale e 5.303 nella circoscrizione centrale).[31]

Nel luglio 2012 fondò il movimento d'opinione Vogliamo Vivere, che salì alle cronache soltanto durante la fine di novembre[32] dello stesso anno[33] poiché durante la presentazione al Teatro Nuovo di Milano la sala era semivuota e, tra i pochi soggetti presenti, spiccavano Ombretta Colli e Tiziana Maiolo. L'idea iniziale, come sostenuto dallo stesso Fede, doveva essere quella di un apparentamento con la lista "Moderati in Rivoluzione" di Gianpiero Samorì, in vista delle elezioni politiche del 2013. Tuttavia in seguito il movimento verrà sciolto per mancanza di fondi.

Nel settembre 2013, attraverso il suo blog, Fede annunciò di aver fondato un nuovo movimento politico chiamato Le Ali della Libertà.[34]

Nel maggio 2014 aderì al movimento Uniti si vince di Luca Miatton a sostegno di Silvio Berlusconi.[35] La tessera numero uno del movimento gli venne poi revocata nel luglio seguente in seguito alla pubblicazione delle intercettazioni con Gaetano Ferri, suo personal trainer, che riguardavano Berlusconi e Marcello Dell'Utri.

Accuse di faziosità e critiche allo stile di conduzione

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Già da direttore di Studio Aperto, e poi in maniera ancor più netta al TG4, Emilio Fede impresse al notiziario una forte identificazione con la propria persona, riservando per sé la conduzione dell'edizione serale (nella fascia di maggiore ascolto) e di tutti gli speciali sui maggiori fatti di cronaca. Nondimeno, la sua linea editoriale si caratterizzò sia per la grande abbondanza di notizie di taglio fortemente scandalistico e scabroso su cronaca nera e rosa, sia soprattutto per un'evidente parzialità in favore delle posizioni ideologiche e politiche di Silvio Berlusconi;[36] tale approccio schierato si manifestò in maniera chiara nel corso dell'edizione serale del notiziario di Rete 4 del 28 marzo 1994, quando, commentando i risultati delle elezioni politiche, il direttore, dando a vedere grande emozione e riferendosi a Berlusconi in toni molto intimi, parlò di una vittoria ottenuta «con grande coraggio [...] quasi contro tutto e quasi contro tutti.»[37]

Ancor prima di ciò, tra il 1993 e il 1994 Fede si impegnò in prima persona contro Indro Montanelli, fondatore e direttore de il Giornale, il quale si era detto contrario all'ingresso in politica di Silvio Berlusconi, azionista di maggioranza del quotidiano dal 1979.[38] Il 6 gennaio 1994 Fede aprì l'edizione serale del TG4 con un editoriale in cui chiedeva le dimissioni di Montanelli in nome delle divergenze sulle velleità politiche del loro editore,[39] rincarando poi la dose in un'intervista a Il Giorno che uscì col titolo Montanelli è un piccolo uomo.[40] In quell'occasione alcuni altri giornalisti Fininvest, tra cui Maurizio Costanzo, Gianfranco Funari ed Enrico Mentana, intervennero a difesa di Montanelli,[40] mentre altri soggetti all'epoca vicini a Berlusconi, come Vittorio Sgarbi (che all'epoca presentava la rubrica Sgarbi quotidiani su Canale 5), si schierarono con Fede. Il successivo 11 gennaio Montanelli lasciò dopo quasi 20 anni la direzione della testata, venendo sostituito da Vittorio Feltri. L'intervento di Fede fu duramente criticato da Paolo Bonaiuti, all'epoca vicedirettore de Il Messaggero (che col passare degli anni sarebbe a sua volta diventato uno dei più stretti collaboratori di Berlusconi), che pubblicò sul tema un editoriale al vetriolo intitolato Va in onda la liberaldemocrazia.[41]

Nel corso degli anni, Emilio Fede e il TG4 vennero sistematicamente fatti oggetto di numerose critiche sulla qualità del prodotto giornalistico,[42][43] subendo altresì vari richiami e interventi da parte dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Nel 2004 l'AGCOM gli comminò una sanzione pecuniaria per il mancato rispetto della par condicio nella campagna elettorale per le europee di quell'anno; in risposta, nell'edizione delle 18:55 del TG4 del 10 giugno 2004, Fede comparve in onda indossando al collo una targhetta su cui era riportato il contenuto del provvedimento. Nel 2006 arrivarono due sanzioni in due settimane, per un totale di 450 000 €,[44] alle quali il direttore reagì minacciando le dimissioni e trasmettendo in sovrimpressione durante il notiziario il contenuto del provvedimento sanzionatorio adottato. Successivamente Fede ritirò l'ipotesi delle dimissioni, dichiarando di essere stato indotto a restare dalle lettere dei telespettatori.

Molto prolifico fu il filone di parodie a sfondo satirico dovute alla terzietà di Fede: essa fu presa di mira, tra gli altri, da Corrado Guzzanti[45] (che nella sua imitazione incluse anche riferimenti alla passione di Fede nei confronti delle donne e all'attitudine al gioco d'azzardo), da Gene Gnocchi[46] e dal programma di Raitre Blob, che sistematicamente riprendeva gli spezzoni del TG4 in cui Fede si produceva in lodi verso Berlusconi e dure critiche verso gli oppositori.[47] Lo stesso Berlusconi ironizzò personalmente sullo zelo del direttore, affermando di avergli chiesto più volte invano di attenuare i toni favorevoli nei suoi confronti.[48] Interpellato sul tema, il giornalista non negò mai le accuse rivoltegli ed anzi rivendicò sempre la propria vicinanza e gratitudine al suo editore e politico di riferimento.[49]

Emilio Fede fu oggetto di satira anche per il suo temperamento irascibile, che lo portava spesso, in occasione di problemi tecnici, comportamenti indesiderati o imprevisti di altro tipo occorsi durante le dirette del TG4, a reagire scompostamente mentre non era in onda, apostrofando con urla, minacce ed epiteti triviali redattori e collaboratori. La circostanza fu resa celebre dal programma Striscia la notizia, che, come già accennato, per molti anni mostrò sistematicamente i suoi fuori onda.[50]

Discussione con Piero Ricca

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Nel maggio 2007 Fede fu fermato dal giornalista indipendente Piero Ricca, che gli pose alcune domande sul caso dell'emittente televisiva Europa 7 le cui frequenze, già occupate da Rete 4 dagli anni ottanta quando non esisteva una regolamentazione (legge Mammì), secondo una sentenza emessa dalla Corte di giustizia europea avrebbero dovuto esserle restituite da Rete 4.[51] Ricca dapprima chiese le dimissioni di Fede per l'illegittimità a trasmettere di Rete 4, per poi indirizzare al direttore gli insulti "servo" e "verme" dopo il rifiuto di Fede, che aveva detto: "Berlusconi lo sa ed è praticamente d'accordo, e mi ha detto: "Se incontri qualche imbecille che ti chiede se ti sei dimesso, digli di sì". Il direttore poi sputò da una scalinata in direzione dei suoi contestatori.[51] Il diverbio tra i due fu anche trasmesso da Striscia la notizia, omettendo però l'antefatto dell'incontro tra Fede e Ricca, sia quando quest'ultimo parla dell'abusivismo di Rete 4 sia quando il direttore del TG4 sputa al reporter. Fede successivamente querelò Ricca, il cui blog fu temporaneamente bloccato dalla Guardia di Finanza per un mese[52] e il cui articolo precedentemente pubblicato fu reso inaccessibile a seguito dell'ordinanza.

Critiche a Roberto Saviano

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Nell'edizione serale del TG4 del 9 settembre 2008 Emilio Fede commentò la condizione del giornalista e scrittore Roberto Saviano, dall'ottobre 2006 scortato dalle Forze dell'ordine in seguito alle minacce ricevute dalla camorra. In questo commento risulta polemica la critica di Fede riguardo a Saviano, il cui aspetto peculiare, a suo dire, è quello di guadagnare molti soldi dal libro (e film) Gomorra. Il 9 maggio 2010 questi attacchi si ripetono, per di più nell'ambito di un servizio non direttamente riconducibile a Saviano o alla camorra, suscitando immediate polemiche da parte di numerosi blog ed esponenti del centro-sinistra.[53]

La vicenda dei due milioni e mezzo di euro

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Secondo alcuni quotidiani italiani (Corriere della Sera e La Stampa[54]), nel dicembre 2011 Fede avrebbe voluto depositare 2.500.000 euro in contanti presso una banca svizzera di Lugano, ma quest'ultima avrebbe rifiutato a causa della dubbia provenienza dell'ingente somma di denaro.[55] A seguito di ciò la Guardia di Finanza avviò una serie di verifiche sulla vicenda.[56] Fede smentì la notizia definendola "totalmente falsa, inventata di sana pianta".[55]

Dichiarazioni sui rapporti Berlusconi-mafia

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Nel 2014 vennero pubblicate alcune conversazioni, risalenti a due anni prima, tra Fede ed il suo personal trainer Gaetano Ferri, segretamente registrate da quest'ultimo, che le aveva poi trasmesse al tribunale di Monza; da lì erano state girate alla procura di Palermo ai fini del processo sulla trattativa Stato-mafia. In esse, Fede parlava apertamente dei legami tra Silvio Berlusconi, Marcello Dell'Utri e il boss Vittorio Mangano ("testa di ponte" di Cosa Nostra al Nord Italia), sostenendo che le attività imprenditoriali di Berlusconi si fossero rette anche su risorse giunte da ambienti malavitosi basati a Milano e Palermo, con Dell'Utri come intermediario e investitore. In particolare, Fede si soffermò su un episodio avvenuto ad Arcore a metà anni novanta, in cui Berlusconi avrebbe raccomandato a Dell'Utri di occuparsi della famiglia di Mangano mentre quest’ultimo era detenuto. A suo dire, Dell'Utri sarebbe stato l'unico ad avere contezza dei fatti e avrebbe gestito decine di conti esteri (circa 70) a lui riconducibili. Sempre secondo Fede, Berlusconi gli avrebbe garantito l'elezione a senatore per evitargli l’arresto. Nel prosieguo della registrazione, Fede toccava diverse circostanze inerenti i problemi giudiziari di Berlusconi (segnatamente il caso Ruby) e si produceva in considerazioni pesanti a carico di vari personaggi quali Lele Mora, Daniela Santanchè e Flavio Briatore, in particolare accostando quest'ultimo all'attentato dinamitardo del 1979, di probabile matrice mafiosa, in cui perse la vita l'imprenditore cuneese Attilio Dutto, con cui Briatore lavorò in gioventù.[57] Fede smentì con forza le ricostruzioni giornalistiche sul contenuto della registrazione, accusando Ferri di aver manipolato e montato frasi per calunniarlo ed estorcergli denaro; affermò di non sapere nulla di quanto in oggetto e di aver già raccontato ai magistrati gli episodi a lui noti. Si associarono alla smentita anche i legali di Dell’Utri, sostenendo a loro volta la tesi della manipolazione.[58][59][60]

Procedimenti giudiziari

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La querela da parte del comune di Venezia

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Durante una puntata del rotocalco del TG4 Sipario Notte dell'11 ottobre 2008 fu trasmesso un servizio inerente a una zona di Venezia, identificabile come Campo Santi Giovanni e Paolo, il cui commento da parte del direttore scatenò una violenta protesta via web sul social network Facebook e altri siti, con cui si accusava il suddetto servizio di essere mistificatorio e diffamatorio. La polemica raggiunse il comune di Venezia, all'epoca guidato dal sindaco Massimo Cacciari, che diede incarico all'Avvocatura civica di verificare gli estremi per sporgere querela e chiedere i danni arrecati all'immagine della città.[61]

La querela da parte di D'Elia

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Nel 2009 fu condannato in primo grado in sede civile per diffamazione contro Sergio D'Elia, deputato radicale ed ex membro di Prima Linea, per averlo definito "terrorista" e aver presentato al TG4, nel 2006, un lungo servizio che il tribunale di Roma definì nella sentenza come «diffamatorio (...) all'evidente fine di offrire ai telespettatori un'immagine negativa (...) La notizia per esser vera deve essere completa, in modo da favorire la libera formazione delle opinioni del pubblico».[62]

Nel gennaio 2011 Fede fu indagato dalla procura della Repubblica per induzione e favoreggiamento della prostituzione, insieme con Silvio Berlusconi, Lele Mora e Nicole Minetti, sul "caso Ruby" (maggio 2010), soprannome con cui i media italiani hanno etichettato la giovane marocchina Karima El Mahroug, sulla base delle prove rappresentate da una lettera anonima, pubblicata poi in prima pagina su due quotidiani, e di una valigetta che egli avrebbe portato in Svizzera.[63][64][65] Qualche anno dopo, nel 2014, Fede fu licenziato da Mediaset.[63]

Il 3 ottobre 2011 fu rinviato a giudizio per il caso Ruby assieme a Minetti e Mora. La decisione fu assunta dalla giudice dell'udienza preliminare di Milano Maria Grazia Domanico, della V Sezione penale del tribunale del capoluogo lombardo. Tutti e tre furono accusati di induzione e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile. Il processo iniziò il 21 novembre 2011.[66][67]

Il 19 luglio 2013, nell'ambito del processo "Ruby" bis, Fede, assieme agli altri due imputati, fu condannato dal tribunale di Milano a 7 anni di reclusione e all'interdizione a vita dai pubblici uffici, per i reati di induzione alla prostituzione, favoreggiamento della prostituzione e favoreggiamento della prostituzione minorile,[68] oltre all'interdizione da uffici di mezzi di informazione considerati come pubblici uffici. Fu assolto dall'accusa di induzione alla prostituzione minorile. Nel processo principale Silvio Berlusconi, condannato in primo grado, fu invece assolto in secondo grado e in Cassazione.[63]

Il 13 novembre 2014 la Corte d'appello ridusse la pena di Fede a 4 anni e 10 mesi,[69] con le accuse riqualificate nel solo favoreggiamento della prostituzione di una maggiorenne, assolvendolo dalle accuse di induzione alla prostituzione e favoreggiamento della prostituzione minorile in quanto fu riconosciuto che, come Berlusconi, egli non fosse a conoscenza della minore età di Karima El Mahroug; Fede si dichiarò innocente di tutte le accuse, affermò di non aver portato lui la ragazza marocchina ad Arcore, di non sapere chi fosse e che cosa facesse. Ruby stessa non ha mai ammesso di essere una prostituta.[63][70] Il 22 settembre 2015 la Corte suprema di cassazione accoglie il suo ricorso e annulla la sentenza del "Ruby bis" a carico di Fede e Minetti, rinviando a un nuovo processo d'appello e respingendo al contempo il ricorso della procura di Milano che voleva condanne più elevate.[71]

Il 7 maggio 2018 la Corte d'appello ha ridotto le pene, condannando Fede a 4 anni e 7 mesi per favoreggiamento della prostituzione, e Minetti a 2 anni e 10 mesi.[72][73] La sentenza d'appello fu nuovamente impugnata, ma la Cassazione dichiarò inammissibili i ricorsi delle difese e le pene furono confermate in via definitiva l'11 aprile 2019.[74][75] A causa dell'età avanzata (88 anni) e delle condizioni di salute, fu stabilito che Fede scontasse la pena in detenzione domiciliare, in quanto, recependo la giurisprudenza di Cassazione, il Tribunale di sorveglianza di Milano l'11 ottobre 2019 stabilì che «in carcere sarebbe sottoposto ad un'enorme sofferenza».[76]

Il 22 giugno 2020 Fede fu arrestato a Napoli per evasione dagli arresti domiciliari mentre stava cenando in un ristorante assieme alla moglie Diana de Feo per l'89º compleanno di Fede e fu posto agli arresti in un hotel sul lungomare: dopo aver avvisato i carabinieri di Segrate, Fede aveva raggiunto il capoluogo partendo in treno prima di ottenere la necessaria autorizzazione del giudice del Tribunale di sorveglianza. Fede aveva scontato sino ad allora 7 mesi ai domiciliari e avrebbe dovuto completare la pena con 4 anni di servizi sociali.[77]

Concorso in bancarotta fraudolenta

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Per aver ricevuto del denaro di Silvio Berlusconi da Lele Mora nel 2011 ed essendo l'ingente somma «distratta dal fallimento e divisa con Fede, ma anche trattenuta da Mora», fu condannato in primo grado nel giugno del 2017 a tre anni e mezzo per concorso in bancarotta fraudolenta.[78][79] Nel maggio 2018 la Corte di appello di Milano annullò la sentenza di primo grado, ritenendo che i soldi ricevuti fossero versati «come corrispettivo per la sua intercessione» e quindi il fatto fosse penalmente irrilevante.[80]

Caso Mediaset

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Nell'ottobre del 2014 Fede fu indagato per associazione per delinquere finalizzata alla diffamazione per la tentata diffusione di immagini ai giornali, elemento di indagine collegato a un presunto ricatto nei confronti dei vertici Mediaset per un fotomontaggio a luci rosse.[30][81] La pubblica accusa chiese una condanna a 4 anni e 9 mesi.[82] Il 15 giugno 2017 il tribunale di Milano condannò Fede alla pena di 2 anni e 3 mesi di reclusione.[83] Il 4 aprile 2019 la pena fu rideterminata dalla Corte d'appello di Milano in 2 anni di reclusione, mentre Fede fu assolto da uno degli episodi contestati "perché il fatto non sussiste".[84]

Gli ultimi anni e la morte

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Da giugno 2022 torna in TV come ospite fisso nel talk show Punti di vista, condotto da Kevin Dellino su Cusano Italia TV, emittente televisiva dell'Università degli Studi "Niccolò Cusano" di Roma.[85] Sempre con Kevin Dellino torna a scrivere una rubrica, Parole di Fede, sul settimanale Visto, diretto da Carlo Faricciotti. Trascorre infine i suoi ultimi anni di vita lontano dalle scene pubbliche, per il declino delle proprie condizioni di salute legato all’età avanzata.[86]

Fede è morto il 2 settembre 2025, all’età di 94 anni, presso la residenza San Felice a Segrate[86][87], per cause naturali.

Il funerale si è svolto due giorni dopo nella chiesa di Dio Padre a Milano 2; dopo la cremazione, le ceneri del giornalista riposano nella cappella di famiglia, accanto alla moglie, al cimitero di Mirabella Eclano, in provincia di Avellino.[88][89][90][91]

Numerosi colleghi, politici e amici hanno espresso cordoglio e condiviso pubblicamente ricordi e aneddoti sulla sua vita e carriera. Tra gli altri, il collega Bruno Vespa lo ha ricordato come una figura fondamentale dei primi anni del servizio pubblico, con cui condivise sia momenti professionali sia conviviali. La stessa Rai ha definito Fede una «figura di spicco nel servizio pubblico», di cui fece parte per quasi trent'anni. Luca Zaia, presidente della Regione Veneto della Lega, ha sottolineato come Fede abbia innovato il linguaggio del telegiornale, portando cronaca e eventi di rilevanza nazionale direttamente nelle case degli italiani, in particolare ricordando la lunga diretta sul dramma di Vermicino (1981) e l’annuncio in tempo reale dell’inizio della guerra del Golfo nel 1991. Il collega Vittorio Feltri lo ha riconosciuto come un «giornalista abilissimo», apprezzandone la capacità di scoprire per primo le notizie, pur a fronte dei suoi difetti caratteriali. Il collega Enrico Mentana ha definito ingiusto ricordare solo la parte finale della carriera di Fede, descrivendolo come pioniere nel campo del giornalismo "di parte". Paolo Brosio, suo collaboratore al TG4, lo ha descritto come un proprio mentore.[92]

Nella cultura di massa

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  • È citato nel testo della canzone Ripetutamente del gruppo musicale napoletano 99 Posse.
  • È citato nel testo delle canzoni Con le buone ed Italiano Medio del gruppo musicale Articolo 31.
  • È citato nel testo della canzone Tufello Talenti del rapper romano Rancore.
  • È citato nella canzone La scatola dell’odio del gruppo punk Pornoriviste.
  1. ^ È morto Emilio Fede, su Il Post, 2 settembre 2025. URL consultato il 2 settembre 2025.
  2. ^ Monica Coviello, Emilio Fede, che oggi vive in una residenza per anziani: «La vecchiaia è brutta, ma la rispetto. Ora il mio sogno è raggiungere mia moglie», su Vanity Fair Italia, 21 luglio 2025. URL consultato il 2 settembre 2025.
  3. ^ Chi è Emilio Fede, su Chi è...?, 17 giugno 2018. URL consultato il 12 dicembre 2018.
  4. ^ Maria Carmela Furfaro, Sveva e Simona Fede, chi sono le figlie di Emilio Fede? Età, marito, madre, lavoro, curiosità, su DonnaPOP, 15 giugno 2023. URL consultato il 20 giugno 2023.
  5. ^ EMILIO FEDE - Il giornalista che amava il gioco, su www.cinemaitaliano.info. URL consultato il 22 gennaio 2025.
  6. ^ Aldo Cazzullo, Da Fede a Eco, vi racconto i miei amori e la mia Rai, in Corriere della Sera, 20 febbraio 2006. URL consultato il 26 dicembre 2014 (archiviato dall'url originale il 27 dicembre 2014).
  7. ^ Vespa, 'Fede in Rai tra inchieste e trasferte mitiche', su Agenzia ANSA, 2 settembre 2025. URL consultato il 3 settembre 2025.
  8. ^ Dal sito Rai Teche Archiviato il 22 luglio 2011 in Internet Archive..
  9. ^ Dal sito Rai Teche Archiviato il 25 settembre 2013 in Internet Archive..
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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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Predecessore Direttore del TG1 Successore
Franco Colombo 29 maggio 1981 - 8 agosto 1982 Albino Longhi

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Predecessore Direttore del TG4 Successore
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