Matteo I Visconti

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Signoria di Milano
Casato dei Visconti

(1277-1395)
vipereos mores non violabo
Stemma dei Visconti dal 1277 al 1395
Ottone
Nipoti
Matteo I
Luchino co-signore col fratello Giovanni fino al 1349
Figli
Galeazzo I
Figli
Azzone co-signore con gli zii Luchino e Giovanni
Matteo II co-signore coi fratelli Galeazzo II e Bernabò
Galeazzo II co-signore coi fratelli Matteo II e Bernabò
Figli
Bernabò co-signore coi fratelli Matto II e Galeazzo II
Gian Galeazzo
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Matteo I Visconti (Invorio, 15 agosto 1250Crescenzago, 24 giugno 1322) era figlio di Teobaldo Visconti (nipote dell'arcivescovo di Milano Ottone Visconti) e di Anastasia Pirovano.

Matteo fu uomo d'arme e fedele servitore del prozio Ottone nella sue battaglie e nella conquista del potere su Milano. Nel 1287 lo zio Ottone lo fece nominare Capitano del Popolo del potente Comune lombardo. Da allora Matteo fu fino alla morte - sulle orme di Ottone - Signore di Milano e, in tale veste, sottomise alla sua signoria l'intera Lombardia, parte del Piemonte e dell'Emilia inglobando anche Bologna e Genova.

Vita

I primi anni

Busto e stemma di Matteo I Visconti a sant'Eustorgio, a Milano. Si trova nella parete esterna della cappella Visconti di San Tommaso da lui realizzata nel 1297 quando aveva 47 anni, ed a questa data risale il suo ritratto scolpito.

Matteo era figlio di Teobaldo (o Tibaldo) Visconti che morì decapitato a Gallarate nel 1276 e che, a sua volta, era figlio di un fratello di Ottone Visconti, Obizzo, Signore di Massino, Albizzate e Besnate e di Anastasia Pirovano, forse nipote del cardinale Uberto Pirovano, arcivescovo di Milano.

Nell'agosto 1269 Matteo prese in sposa Bonacosa Borri (NC-1321), figlia del capitano Squarcino Borri, che gli avrebbe dato dieci figli.

Nel dicembre 1287, quando suo prozio Ottone lo fece nominare Capitano del Popolo Matteo aveva 37 anni. Nello stesso anno interviene come arbitro tra i ribelli camuni guidati dalla famiglia Federici ed il comune di Brescia del vescovo Berardo Maggi.

Sarà riconfermato Capitano del popolo due anni più tardi. Rodolfo I lo avrebbe tuttavia nominato già nel maggio 1288 suo vicario generale per la Lombardia.

Le eterne lotte con i Torriani

Nel 1295 dopo la morte di Ottone si scatenò un periodo di lotte per la dominazione di Milano fra i sostenitori del vicario imperiale di parte ghibellina e i guelfi, partigiani del papa e sostenuti dal popolo condotti dai tradizionali avversari dei Visconti i Della Torre. Nell'ambito di queste lotte Matteo Visconti ordinò la distuzione di Lecco, centro tradizionalmente guelfo e partigiano dei Della Torre. Nel 1296 l'intera popolazione fu deportata, Lecco fu rasa al suolo e fu emesso l'ordine che non dovesse mai più essere ricostruita. Matteo intanto rilanciava la guerra contro Lodi e Crema.

Bene o male Matteo riuscì a mantenersi alla guida della città fino al giugno 1302, quando riprese la signoria di Milano Guido della Torre che grazie ad una Lega costituita dai Torriani e dalle famiglie antiviscontee delle città di Cremona, Pavia, Piacenza, Novara, Vercelli, Lodi, Crema e del Monferrato guidata da Alberto Scotti lo costrinse all'esilio. La sua dimora milanese fu assalita e saccheggiata e Matteo rimase per vari anni - ospite degli Scaligeri - a Nogarola (Motteggiana).

Nel novembre 1310 Matteo incontrò l'imperatore Enrico VII ad Asti e da questo riceve il mandato perché raggiunga un accordo di pace in Lombardia. Il 4 dicembre di quell'anno fu firmato un accordo tra Matteo e l'arcivescovo Cassono della Torre, in base al quale cariche ed oneri sono ripartiti tra le due famiglie.

Tra il dicembre 1310 e il febbraio 1311 l'imperatore, che - nel frattempo - era stato incoronato pure Re d'Italia il 6 gennaio, tentò di trovare un terreno di intesa tra Torriani e Visconti. Ma il 13 febbraio i soldati tedeschi di Enrico VIII devono confrontarsi con i Torriani armati facenti capo a Guido della Torre che non accetta la linea trattativista del cugino Cassono con Matteo. Guido però viene sconfitto e deve lasciare la città.

Il 13 luglio 1311 l'imperatore vendette a Matteo il titolo di vicario imperiale per Milano. Malgrado ciò Matteo non si era ancora liberato dei Torriani.

Fu allora organizzata una lega ghibellina che includeva le città fedeli all'imperatore:Milano, Como, Novara, Vercelli, Bergamo, Brescia, Lodi, Cremona, Piacenza.

Le truppe Guelfe di Passerino della Torre furono sconfitte a Soncino nel marzo 1312. Nel frattempo il 29 giugno Enrico VIII è incoronato imperatore da papa Clemente V, ma già il 24 agosto 1313 l'imperatore muore a Buonconvento in Toscana.

La lega Guelfa ne approfittò per nominare duca di Milano Roberto d'Angiò, il quale sarebbe stato poi nominato da papa Clemente, anch'egli francese, vicario pontifico per la Lombardia nel mese di marzo seguente, appena un mese prima della morte del pontefice.

Gli scontri continuarono e i Torriani impegnarono più volte le truppe milanesi, assalendo città, incitando i ghibellini a sollevarsi. I figli di Matteo dovettero viaggiare fra monti e valli per ristabilire la pace e sottomettere le città ribelli. Nel 1313 le battaglie di Gaggiano e Rho fanno registrare una nuova disfatta per i partigiani dei Della Torre.

Nel 1314 i Torriani saccheggiano l'abbazia di Morimondo e assediano, invano, Piacenza. I Viscontiani guidati da Marco Visconti secondo figlio di Matteo reagiscono prendendo Tortona e battendo il siniscalco degli angioini l'anno seguente presso il fiume Scrivia, mentre in prossimità di Voghera, Uguccione della Faggiuola, sostenuto da Marco e Luciano Visconti, batte a Montecatini Terme i guelfi toscani.

Ma l'alternanza di sconfitte e vittorie continua, è eletto un nuovo Papa Giovanni XXII, pure francese, deciso ad eliminare i ghibellini dall'Italia settentrionale, il re Roberto d'Angiò riesce a conquistare di sorpresa Pavia, anche se poco dopo deve ritirarsi, ma sull'altro fronte Marco Visconti occupa Alessandria e in seguito Vercelli e a Parma nel 1316 una rivolta popolare scaccia il guelfo Giberto de Correggio vicario angioino.

A partire dal 1317 fra Matteo e il papato inizia la guerra delle scomuniche. Il papa iniziò incaricando due emissari di investigare sulle città ghibelline a cominciare da Milano, Verona e Mantova, ai cui rispettivi Signori viene comunicato l’interdetto papale a portare il titolo di vicario imperiale. Tale misura viene poi estesa a tutti coloro che tale titolo avevano ricevuto dal defunto imperatore Enrico VII. Nel mese di agosto Giovanni Visconti è eletto arcivescovo di Milano dal capitolo della cattedrale, ma il papa si rifiuta di convalidare la decisione del capitolo e nomina arcivescovo Aicardo Antimiani un francescano vicino ai Torriani. Nel gennaio 1318, i vescovi di Asti e Como accusano Matteo di eresia e lo scomunicano con decisione che nel successivo mese di aprile il Pontefice ratificherà ed estenderà a Cangrande della Scala, Signore di Verona e Passerino Bonacolsi, Signore di Mantova.

Matteo è nel frattempo coinvolto nei conflitti che lacerano le grandi famiglie della città di Genova (Grimaldi e Fieschi di parte guelfa contro Spinola e Doria di parte ghibellina).

Gli ultimi anni

Nel 1320 – mentre continua l’altalena di scontri fra Guelfi e Ghibellini - prende avvio ad Avignone il processo avviato da papa Giovanni XXII contro Matteo contro il quale si solleva l’accusa di negromanzia diretta a provocare la morte del Papa con la complicità di Dante Alighieri. Matteo rifiutò di presentarsi innanzi alla corte nella città papale e invocò l’età avanzata e l’ormai precario stato di salute. Il 15 gennaio 1321 si spegne Bonacosa Borri, moglie di Matteo e il mese successivo giunge la sentenza che condanna Matteo in contumacia per necromanzia. In dicembre il papa chiederà all’arcivescovo di Milano di aprire un nuovo processo contro di lui e suo figlio Galeazzo per eresia. L'arcivescovo Aicardo Antimiani lo avvierà e concluderà condannando Matteo quale eretico e disponendo la confisca dei suoi beni e la perdita di tutte le cariche. All'inizio del 1322 addirittura il cardinale Bertrand du Poujet, l'angelo della pace (pacis angelus) del papa, legato investito dal 1320 di poteri particolari per lottare contro gli eretici in Lombardia, proclama, da Asti, la santa crociata contro i Visconti riunendo i crociati a Valenza, mentre le contese che coinvolgevano Guelfi e Ghibellini e fra di essi vari membri della famiglia Visconti (Marco, Galeazzo) continuavano in tutta la Lombardia. L'accusa di eresia è poi estesa a tutti i figli di Matteo e ben 1465 citazioni a comparire sono inviati agli uomini più vicini ai Visconti e gli stessi cittadini milanesi sono minacciati dall'inquisizione.

A fine maggio Matteo si ritira a Crescenzago cedendo il potere al figlio Galeazzo che lasciò il comando della città di Piacenza alla moglie Beatrice.Soltanto un mese più tardi all'età di 74 anni Matteo si spegne il 22 giugno 1322.

Discendenza

Dall'unione con Bonacossa Borri, nacquero i seguenti figli:

  • Floramonda, andata sposa a Guido Mandelli conte di Maccagno;
  • Galeazzo I (n. 1277), signore di Milano, sposò Beatrice d'Este;
  • Beatrice (n.1280 circa), andata sposa a Spinetta Malaspina, marchese di Verucola;
  • Caterina (n. 1282 circa), andata sposa ad Alboino I della Scala;
  • Luchino (n. 1285 circa) signore di Milano, sposò Violante di Saluzzo
  • Stefano (n. 1287 circa), conte di Arona, sposò Valentina Doria
  • Marco (n. 1289 circa)
  • Giovanni (n. 1291 circa), arcivescovo di Milano
  • Zaccarina (n. 1295 circa), andata sposa a Ottone Rusconi
  • Agnese, andata sposa a Cecchino della Scala

Monumenti legati a Matteo Visconti

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

Predecessore Signore di Milano Successore
Ottone Visconti 12941302 Guido della Torre I
Guido della Torre 1311 - 1322 Galeazzo I Visconti II
Predecessore Pretendente alla signoria di Milano Successore
Sé stesso come signore di Milano 13021311 Sé stesso come signore di Milano