Storia del caffè: differenze tra le versioni

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[[File:Coffea robusta B.jpg|thumb|[[Infiorescenza]] di "[[Coffea]] robusta".]]
La '''[[storia]] del [[caffè]]''' risale con molta probabilità all'epoca medioevale, attorno al X secolo, ma con possibili precedenti in tutta una serie di relazioni e [[leggende]] che circondano il suo primo utilizzo.
La '''[[storia]] del [[caffè]]''' risale con molta probabilità all'epoca medioevale, attorno al X secolo, ma con possibili precedenti in tutta una serie di relazioni e [[leggende]] che circondano il suo primo utilizzo.


L'albero di [[Coffea]] (la specie nativa non domesticata) è originario dell'antica provincia di Kaffa situuata nel Sudovest dell'[[Etiopia]], attorno a [[Gimma]]; la [[leggenda]] più diffusa narra che un pastore dell'[[Abissinia]] notò l'effetto tonificante di quest'arbusto sul proprio gregge di [[capre]] che stavano pascolando nei suoi pressi. La coltivazione si diffuse presto nella vicina [[penisola arabica]], dove la sua popolarità beneficiò del divieto [[islamico]] nei confronti dell'[[alcol]]; prese il nome di "K'hawah", che significa "rinvigorente".
L'albero di [[Coffea]] (la specie nativa non domesticata) è originario dell'antica provincia di Kaffa situuata nel Sudovest dell'[[Etiopia]], attorno a [[Gimma]]; la [[leggenda]] più diffusa narra che un pastore dell'[[Abissinia]] notò l'effetto tonificante di quest'arbusto sul proprio gregge di [[capre]] che stavano pascolando nei suoi pressi. La coltivazione si diffuse presto nella vicina [[penisola arabica]], dove la sua popolarità beneficiò del divieto [[islamico]] nei confronti della [[bevanda alcolica]]; prese il nome di "K'hawah", che significa "rinvigorente".
[[File:FruitColors.jpg|thumb|left|"Ciliegie di caffè" in [[Clombia]].]]

La prima prova dimostrata dell'esistenza di una [[caffetteria]] e della relativa conoscenza della pianta risale al XV secolo, nei monasteri del [[Sufismo]] nell'attuale [[Yemen]]<ref name=Bennett>{{cite book|first1=Bennett Alan|last1=Weinberg|first2=Bonnie K.|last2=Bealer|title=The world of caffeine|year=2001|pages=3–4|url=https://books.google.com/books?id=Qyz5CnOaH9oC&pg=PA3&dq=coffee+goat+ethiopia+Kaldi&lr=&ei=paxHStuDJ4XuzATj97hf | isbn=978-0-415-92723-9 | publisher=Routledge}}</ref>. Nel XVI secolo aveva già raggiunto il resto del [[Medio Oriente]], l'[[India meridionale]] (il [[distretto di Kodagu]]), la [[Persia]], l'odierna [[Turchia]], il [[Corno d'Africa]] e il [[Nordafrica]]. Attraverso l'[[impero ottomano]] si diffuse poi ai [[Balcani]], alla [[penisola italiana]] e al resto del [[continente Europeo]], al [[Sudest asiatico]] e infine alle [[Americhe]]<ref name = Meyers>{{cite web| last =Meyers | first =Hannah | title ="Suave Molecules of Mocha" – Coffee, Chemistry, and Civilization | work = | publisher = | date =7 March 2005 | url = http://www.newpartisan.com/home/suave-molecules-of-mocha-coffee-chemistry-and-civilization.html | deadurl=yes |archive-url=https://web.archive.org/web/20070221214125/http://www.newpartisan.com/home/suave-molecules-of-mocha-coffee-chemistry-and-civilization.html | archive-date=21 February 2007 | accessdate =3 February 2007}}</ref>.
La prima prova dimostratasi valida dell'esistenza di una [[caffetteria]] e della relativa conoscenza della pianta risale al XV secolo, nei monasteri del [[Sufismo]] nell'attuale [[Yemen]]<ref name=Bennett>{{cite book|first1=Bennett Alan|last1=Weinberg|first2=Bonnie K.|last2=Bealer|title=The world of caffeine|year=2001|pages=3–4|url=https://books.google.com/books?id=Qyz5CnOaH9oC&pg=PA3&dq=coffee+goat+ethiopia+Kaldi&lr=&ei=paxHStuDJ4XuzATj97hf | isbn=978-0-415-92723-9 | publisher=Routledge}}</ref>. Nel XVI secolo aveva già raggiunto il resto del [[Medio Oriente]], l'[[India meridionale]] (il [[distretto di Kodagu]]), la [[Persia]], l'odierna [[Turchia]], il [[Corno d'Africa]] e il [[Nordafrica]]. Attraverso l'[[impero ottomano]] si diffuse poi ai [[Balcani]], alla [[penisola italiana]] e al resto del [[continente europeo]], al [[Sudest asiatico]] e infine alle [[Americhe]]<ref name = Meyers>{{cite web| last =Meyers | first =Hannah | title ="Suave Molecules of Mocha" – Coffee, Chemistry, and Civilization | work = | publisher = | date =7 March 2005 | url = http://www.newpartisan.com/home/suave-molecules-of-mocha-coffee-chemistry-and-civilization.html | deadurl=yes |archive-url=https://web.archive.org/web/20070221214125/http://www.newpartisan.com/home/suave-molecules-of-mocha-coffee-chemistry-and-civilization.html | archive-date=21 February 2007 | accessdate =3 February 2007}}</ref>.


La sua rarità lo rese molto costoso in Europa almeno fino al primo terzo del XVIII secolo. In seguito se ne svilupppò la coltura sia nei possedimenti francesi che in quelli olandesi d'oltremare, a cui seguirono i grandi produttori nella [[Cuba]] spagnola, nel [[regno del Brasile]], in [[Venezuela]], nelle [[Indie orientali olandesi]] e nell'isola di [[Ceylon]] nel corso del XIX secolo.
La sua rarità lo rese molto costoso in Europa almeno fino al primo terzo del XVIII secolo. In seguito se ne svilupppò la coltura sia nei possedimenti francesi che in quelli olandesi d'oltremare, a cui seguirono i grandi produttori nella [[Cuba]] spagnola, nel [[regno del Brasile]], in [[Venezuela]], nelle [[Indie orientali olandesi]] e nell'isola di [[Ceylon]] nel corso del XIX secolo.
[[File:Female coffee farmer in Ethiopia (5762538117).jpg|thumb|Una raccoglitrice di caffè in [[Etiopia]].]]

Nell'[[America meridionale]] i periodi di crisi fecero aumentare la quota delle aziende agricole contadine a scapito delle aziende basate sulla [[schiavitù]] e il [[lavoro forzato]]<ref name="Tulet" >Jean-Christian Tulet, « Le café en Amérique latine, une durabilité à géométrie variable », Géocarrefour, vol. 83/3,‎ 2008 ([[Digital object identifier]] [http://geocarrefour.revues.org/6845 10.4000/geocarrefour.6845])</ref>. Il desiderio di recuperare le terre che erano state derubate alla popolazione locale produsse un'appropiazione della coltivazione del caffè<ref name="Tulet" />, diventando così elemento costitutivo dell'identità degli "andini" venezuelani e della regione "Paisa" in [[Colombia]]<ref name="Tulet" />.
Nell'[[America meridionale]] i periodi di crisi fecero aumentare la quota delle aziende agricole contadine a scapito delle aziende basate sulla [[schiavitù]] e il [[lavoro forzato]]<ref name="Tulet" >Jean-Christian Tulet, « Le café en Amérique latine, une durabilité à géométrie variable », Géocarrefour, vol. 83/3,‎ 2008 ([[Digital object identifier]] [http://geocarrefour.revues.org/6845 10.4000/geocarrefour.6845])</ref>. Il desiderio di recuperare le terre che erano state derubate alla popolazione locale produsse un'appropiazione della coltivazione del caffè<ref name="Tulet" />, diventando così elemento costitutivo dell'identità degli "andini" venezuelani e della regione "Paisa" in [[Colombia]]<ref name="Tulet" />.


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== Etimologia ==
== Etimologia ==
[[File:Cafe origine0.jpg|thumb|Zona d'origine del caffè.]]
La parola "coffee" entrò nella [[lingua inglese]] nel 1582 tramite il "koffie" della [[lingua olandese]]<ref>''[[OED]]'', ''s.v.'' "Coffee".</ref>, preso a sua volta in prestito dal "kahve" della [[lingua turca ottomana]], derivante dal "qahwah" della [[lingua araba]] (قهوة)<ref name=OED>''Oxford English Dictionary'', 1st&nbsp;ed. "coffee, ''n.''" Oxford University Press (Oxford), 1891.</ref>.
La parola "coffee" entrò nella [[lingua inglese]] nel 1582 tramite il "koffie" della [[lingua olandese]]<ref>''[[OED]]'', ''s.v.'' "Coffee".</ref>, preso a sua volta in prestito dal "kahve" della [[lingua turca ottomana]], derivante dal "qahwah" della [[lingua araba]] (قهوة)<ref name=OED>''Oxford English Dictionary'', 1st&nbsp;ed. "coffee, ''n.''" Oxford University Press (Oxford), 1891.</ref>.


La parola araba "qahwah" si riferiva originariamente a un tipo di [[vino]], la cui [[etimologia]] viene proposta dalla [[lessicografia]] come una derivazione del verbo "qahā" (قها, "mancanza di fame") in riferimento alla reputazione [[anoressizzante]] della bevanda<ref name=OED/><ref>{{cite web|titolo=قها|url=http://www.baheth.info/all.jsp?term=%D9%82%D9%87%D8%A7|work=الباحث العربي |accessdate=25 September 2011|language=ar}}</ref>. La parola "qahwah" è talvolta una traccia alternativa del "quwwa" arabo ("potenza, energia") o di "Kaffa", il reame medioevale etiopico da dove l'arbusto è stato esportato fino in Arabia<ref name=OED/>. Queste etimologie per "qahwah" sono state in ogni caso tutte variamente contestate.
La parola araba "qahwah" si riferiva originariamente a un tipo di [[vino]], la cui [[etimologia]] viene proposta dalla [[lessicografia]] come una derivazione del verbo "qahā" (قها, "mancanza di fame") in riferimento alla reputazione [[anoressizzante]] della bevanda<ref name=OED/><ref>{{cite web|script-title=ar:قها|url=http://www.baheth.info/all.jsp?term=%D9%82%D9%87%D8%A7|work=الباحث العربي |accessdate=25 September 2011|language=ar}}</ref>. La parola "qahwah" è talvolta una traccia alternativa del "quwwa" arabo ("potenza, energia") o di "Kaffa", il reame medioevale etiopico da dove l'arbusto è stato esportato fino in Arabia<ref name=OED/>. Queste etimologie per "qahwah" sono state in ogni caso tutte variamente contestate.


Il nome "qahwah" non è generalmente utilizzato per la bacca o il prodotto della pianta, che sono noti in arabo come "bunn" e nella [[lingua oromonica]] "būn". Le [[lingue semitiche]] avevano la radice "ghh", "colore scuro", divenuta una denominazione naturale per la bevanda; secondo questa analisi la forma femminile "qahwah" (che significa anche "colorazione scura, opaco, arido, acerbo") era probabilmente scelta in parallelo al "khamr" (خمر, "vino", parola femminile in arabo) e originariamente significava "il buio" (o "nero")<ref>{{cite journal |first=Alan S. |last=Kaye |title=The etymology of "coffee": The dark brew |journal=Journal of the American Oriental Society |volume=106 |number=3 |pages=557–558 |year=1986 |doi=10.2307/602112 |jstor=602112}}</ref>.
Il nome "qahwah" non è generalmente utilizzato per la bacca o il prodotto della pianta, che sono noti in arabo come "bunn" e nella [[lingua oromonica]] "būn". Le [[lingue semitiche]] avevano la radice "ghh", "colore scuro", divenuta una denominazione naturale per la bevanda; secondo questa analisi la forma femminile "qahwah" (che significa anche "colorazione scura, opaco, arido, acerbo") era probabilmente scelta in parallelo al "khamr" (خمر, "vino", parola femminile in arabo) e originariamente significava "il buio" (o "nero")<ref>{{cite journal |first=Alan S. |last=Kaye |title=The etymology of "coffee": The dark brew |journal=Journal of the American Oriental Society |volume=106 |number=3 |pages=557–558 |year=1986 |doi=10.2307/602112 |jstor=602112}}</ref>.
[[File:Un-ethiopia.png|thumb|left|La provincia di Kaffa (Kefa) si trova all'estremo Sudovest dell'[[Etiopia]].]]

== Primo utilizzo ==
Gli antenati etiopi del [[gruppo etnico]] degli [[Oromo]] furono con buone probabilità i primi ad aver riconosciuto l'effetto energizzante della pianta di caffè la quale cresceva spontanea nei loro territori<ref name=Bennett/>. Studi di [[diversità genetica]] sono stati eseguiti su molte varietà di [[Coffea arabica]], che si sono rivelate scarsamente differenziate ma con la conservazione di una certa eterozigosità residua proveniente dai materiali ancestrali. E' pertanto risultata essere strettamente correlata alle specie diploidi di [[Coffea canephora]] e [[Coffea liberica]]<ref>{{cite journal|first1=L.|last1=Steiger|first2=C.|last2=Nagal|last3=Moore|first3=H.|last4=Morden|first4=W.|last5=Osgood|first5=V.|last6=Ming|first6=R.|displayauthors=2|title=AFLP analysis of genetic diversity within and among ''Coffea arabica'' cultivars|journal=Theoretical and Applied Genetics|volume=105|issue=2–3|year=2002|pages=209–215|doi=10.1007/s00122-002-0939-8|pmid=12582521}}</ref>.

Tuttavia non è stata rinvenuta alcuna prova diretta che possa indicare il luogo africano approssimativamente esatto in cui il caffè sia cresciuto per la prima voltà e neppure che tra gli indigeni avrebbe potuto essere riconosciuto e usato come stimolante in un periodo precedente al XVII secolo<ref name=Bennett/>. Si pensa però che l'impianto del caffè domestico originale sia avvenuto ad [[Harar]] la cui popolazione nativa è considerata indigena dell'[[Etiopia]], con l'aggiunta di distinte popolazioni poco oltre i confini del [[Sudan]] e in [[Kenya]]<ref name="autogenerated1">{{cite web|url=http://www.fs.fed.us/global/iitf/pdf/shrubs/Coffea%20arabica.pdf#search=%22%22Coffea%20Arabica%22%20native%22|author= John K. Francis |title=Coffea arabica L. RUBIACEAE|publisher= Factsheet of U.S. Department of Agriculture, Forest Service|accessdate=27 July 2007|archiveurl=https://web.archive.org/web/20070811015915/http://www.fs.fed.us/global/iitf/pdf/shrubs/Coffea%20arabica.pdf|archivedate=11 August 2007}}</ref><ref name ="Coffee: A dark history">{{cite journal | last =Wild | first =Anthony | title =Coffee: A dark history | journal =Basic Reference | volume =28 | issue = | pages =217–229 | publisher =Fourth Estate| location = USA | year =2003 | url =https://books.google.com/books?id=Z7-zAAAAIAAJ&q=this+strongly+suggests+that+the+original+domesticated+cultivated+coffee+plant+came+from+harar&dq=this+strongly+suggests+that+the+original+domesticated+cultivated+coffee+plant+came+from+harar&hl=en&sa=X&ei=MnzAT8LaAab16AGX1PncCg&ved=0CDIQ6AEwAA| accessdate =27 April 2012}}</ref>.
[[File:John Frederick Lewis 004.jpg|thumb|left|''The Coffee Bearer'' al quartiere ottomano del [[Cairo]]. Dipinto di [[John Frederick Lewis]] (1857).]]
Il caffè è stato consumato principalmente nel [[mondo islamico]], là ove è nato; rimase anche direttamente correlato alle pratiche più strettamente religiose<ref>{{cite journal|title=The worlds of tea and coffee: Patterns of consumption|first=David|last=Grigg|journal=GeoJournal|volume=57|issue=4|year=2002|pages=283–294|jstor=41147739|doi=10.1023/b:gejo.0000007249.91153.c3}}</ref>.

Ci sono diversi racconti leggendari sull'origine della bevanda; uno di questi comprende la vita del [[mistico]] del [[Sufismo]] [[berbero]] [[Abu l-Hasan al-Shadhili]] [11]; una storia etiopica narra che, osservando una vitalità insolita in alcuni volatili, provò ad assaggiare le bacche che gli uccelli stavano mangiando, sperimentandone la stessa energia<ref>http://www.shazuli.com/discovery-of-coffee/</ref>.

Altri attribuiscono la scoperta del caffè ad un discepolo della [[Shadhiliyya]] chiamato Omar. Secondo l'antica cronaca (conservata nel [[manoscritto]] del persiano
Abd al-Qadir Maraghi) questi, che era conosciuto per la sua capacità di curare i malati con la sola forza della [[preghiera]], fu esiliato da Mokha in una grotta deserta nei pressi di Ousab<ref>http://www.historyofcoffee.net/ Brief History]</ref>; provò a masticare le bacche raccolte da alcuni arbusti situati lì vicino, ma le trovò amare. Allora si mise a tritarle nel tentativo di migliorarne il sapore, ma così divennero dure. Poi provò a bollirle per ammorbidirle, il che produsse un liquido fragrante bruno. Dopo averlo bevuto Omar fu capace di rimanere senza cibo per dei giorni interi. Quando i racconti di questo "farmaco miracoloso" giunsero fino a a Mokha ad Omar venne permesso di tornare e in seguito venne fatto santo<ref>{{cite book|last=Ukers|first=William|title=All About Coffee|year=1935|publisher=The Tea & Coffee Trade Journal Company|location=New York|pages=9–10}}</ref>.

Un altro racconto riguarda un cavaliere etiopico del IX secolo, Kaldi; notando gli effetti energizzanti che subiva il suo gregge dopo aver brucato le bacche di un color rosso brillante di un certo cespuglio, si mise egli stesso a masticarle; l'euforia che ne derivò lo spinse a portare le bacche ad un monaco in un vicino monastero. Questi però non approvò il loro uso e le gettò nel fuoco; subito dopo ne fuoriuscì un intenso profumo, che fece accorrere altri monaci incuriositi. Le bacche arrostite furono rapidamente tratte fuori dalle braci, polverizzate e sciolte in acqua calda: la prima tazzina di caffè al mondo era stata creata. Dal momento però che questa storia non è nota per essere apparsa per iscritto prima del 1671, 800 anni dopo rispetto al tempo in cui viene ambientata, è molto probabile che sia apocrifa<ref name=Bennett />.


== Sviluppo nel mondo arabo medioevale ==
== Sviluppo nel mondo arabo medioevale ==
L'uso del caffè era molto antico in Abissinia. Shehabeddin Ben, autore di un [[manoscritto]] arabo del XV secolo citato nella dissertazione di John Ellis ''Historical account of Cojfee'' (1774), scrive ch'esso è stato impiegato fin da epoche immemorabili. La pratica non si diffuse durante il periodo delle [[Crociate]] in quanto gli occidentali non ne vennero a conoscenza. Il medico del XIII secolo [[Ibn al-Baytar]], che percorse il [[Nordafrica]] e la [[Siria]], però non ne fa menzione<ref name="AdeC.p.970">Géographie botanique raisonnée: ou exposition des faits, Volume 2, par Alphonse de Candolle, page 970</ref>.
L'uso del caffè era molto antico in Abissinia. Shehabeddin Ben, autore di un [[manoscritto]] arabo del XV secolo citato nella dissertazione di John Ellis ''Historical account of Cojfee'' (1774), scrive ch'esso è stato impiegato fin da epoche immemorabili. La pratica non si diffuse durante il periodo delle [[Crociate]] in quanto gli occidentali non ne vennero a conoscenza. Il medico del XIII secolo [[Ibn al-Baytar]], che attraversò l'intero [[Nordafrica]] fino a giungere in [[Siria]], però non ne fa alcuna menzione<ref name="AdeC.p.970">Géographie botanique raisonnée: ou exposition des faits, Volume 2, par Alphonse de Candolle, page 970</ref>.


Originario di Kaffa, territorio governato dalla [[Dinastia Salomonide]] per tutto il [[Medioevo]]<ref name="batav">« The History Of Coffee In Indonesia » [http://indonesiaexpat.biz/travel/history-culture/the-history-of-coffee-in-indonesia/]</ref>, l'"arabica" venne introdotta nello [[Yemen]] e qui fu coltivato ed esportato dal porto di [[Mokha]]; il paese arabo ebbe relazioni commerciali lunghe ed intense con l'[[Impero d'Etiopia]]. Cominciarono ad essere coltivati circa 50.000 ettari nei due paesi<ref name="Tulet" />.
Originaria di [[Kaffa]], territorio governato dalla [[Dinastia Salomonide]] per tutto il [[Medioevo]]<ref name="batav">« The History Of Coffee In Indonesia » [http://indonesiaexpat.biz/travel/history-culture/the-history-of-coffee-in-indonesia/]</ref>, la [[Coffea arabica]] venne introdotta nello [[Yemen]] e qui fu coltivata ed esportata dal porto di [[Mokha]]; il paese arabo ebbe relazioni commerciali lunghe ed intense con l'[[Impero d'Etiopia]]. Cominciarono ad essere coltivati circa 50.000 ettari nei due paesi<ref name="Tulet" />.


I [[musulmani]] introdussero il caffè in [[Persia]], [[Egitto]], Nordafrica e in tutto l'[[Impero ottomano]]; la prima [[caffetteria]] chiamata "Kiva Han" aprì nel 1475 ad [[Istambul]]. Il coonsumo si diffuse in tutto il [[mondo arabo]] e nel 1630 esistevano un migliaio di caffetterie nella sola [[Cairo]].
I [[musulmani]] introdussero il caffè in [[Persia]], [[Egitto]], Nordafrica e in tutto l'[[Impero ottomano]]; la prima [[caffetteria]] chiamata "Kiva Han" aprì nel 1475 ad [[Istambul]]. Il coonsumo si diffuse in tutto il [[mondo arabo]] e nel 1630 esistettero un migliaio di caffetterie nella sola [[Cairo]].


== XVII secolo ==
== XVII secolo ==
[[File:Commerce VOC.svg|thumb|Rotte commerciali della [[Compagnia olandese delle indie orientali]] nelle [[Indie orientali olandesi]].]]
=== La nuova moda arriva in Europa ===
=== La nuova moda arriva in Europa ===
Il caffè giunge in Europa attorno al 1600 grazie ai mercanti veneziani. Si consigliò a [[Papa Clemente VIII]] di farlo proibire, in quanto avrebbe rappresentato una minaccia proveniente dagli "infedeli"; dopo averlo assaggiato però il [[Santo Padre]] benedì la nuova bevanda affermando che lasciarne il consumo solo agli infedeli avrebbe costituto un [[peccato mortale]]<ref>Gérard Debry, ''Le café et la santé'', John Libbey Eurotext, 1993, p. 14.</ref>. Il suo ampio utilizzo penetrò nell'[[Europa occidentale]] a partire dalla metà degli anni 1660.

Considerato estremamente costoso i chicchi di caffè arabi ricevettero il loro nome dal porto di Mokha affacciato sul [[Mar Rosso]], da cui vennero esportati via [[Suez]] e [[Alessandria d'Egitto]]: dalle navi giunte a [[Venezia]], [[Genova]] e [[Marsiglia]] cominciarono ad essere dstribuiti in tutta Europa.

Nel 1614 il commerciante di [[Anversa]] [[Pieter van den Broecke]] scoprì lo strano tipo di "acqua nera e calda" al porto di Mokha, nella costa Sudest yemenita, mentre si trovava in navigazione per conto della [[Compagnia olandese delle indie orientali]]<ref name="bez" />. L'anno seguente le imbarcazioni della [[Repubblica di Venezia]] portarono in patria una borsa di chicchi di caffè provenienti da Istanbul e nel 1660 circa ne giunsero dai territori turchi 20.000 quintali a Marsiglia<ref name="bez" />.
[[File:Voltaire and Diderot at the Café Procope.jpeg|thumb|left|Il [[Café Procope]] come lo si può immaginare nel XVIII secolo in un disegno di [[Jean Huber]] riferito a [[Ferney-Voltaire]] : in secondo piano, da sinistra a destra ci sono [[Nicolas de Condorcet]], [[Jean-François de La Harpe]], [[Voltaire]] e [[Denis Diderot]].]]
Negli anni 1650 si aprirono le prime caffetterie a [[Oxford]] e a [[Londra]]; divennero ben presto luogo di ritrovo per filosofi e studiosi, per professori e autori di [[pamphlet]] e libelli. I primi ideali del [[liberalismo]] nacquero al loro interno. Nel 1676i locali vennero per breve tempo fatti chiudere per "reato di [[lesa maestà]]" contro [[Carlo II d'Inghilterra]], ma le reazioni assai vivaci costrinsero il sovrano a far revocare il decreto. Alcune delle altre prime caffetterie vennero aperte a Venezia nel 1683 (il [[Caffè Florian]] in [[Piazza San Marco]] fu inaugurato nel 1720<ref name="bez" />), a [[Parigi]] nel 1686 (con il [[Café Procope]])<ref name="bez" /> e a [[Boston]] nel 1689<ref name="bez" />.

Al "Procope" [[Jean de Thévenot]] inventa una modalità del tutto innovativa di preparare il caffè, facendo cioè scorrere l'acqua bollente nella polvere contenuta in un filtro. Nel [[Regno Unito]] vi furono più di 2.000 caffetterie nel 1700, in piena "rivoluzione finanziaria britannica". La celebre compagnia assicurativa [[Lloyd's di Londra]] nacque originariamente all'interno di una caffetteria fondata nel 1688, la [[Lloyd's Coffee House]].

La [[Borsa di Londra]], nella sua versione moderna, nacque anch'essa in una caffetteria, la famosa "Jonathan's Coffee-House", al cui interno s'incontravano i mediatari [[olandesi]]; il padrone, l'[[ugonotto]] John Castaing, pubblicò la prima lista azionaria della storia della [[borsa valori]].
=== Gli olandesi diffondono il Moka a Batavia e nella Guyana olandese ===
Nel 1614 una delegazione di commercianti e specialisti d'[[orticoltura]] olandesi visitò [[Aden]] per poter studiare come gli [[arabi]] riuscissero a creare il caffè; due anni dopo la "Compagnia" cominciò qui a rifornirsi di chicchi. Il caffè rimase un bene di lusso, anche se la sua coltivazione venne estesa dagli olandese a [[Ceylon]] nel 1658 e nelle [[Indie orientali olandesi]] nel 1690<ref name="ONLB_VpKx24C">{{fr}} {{cita web |url=http://books.google.fr/books?id=ONLB_VpKx24C&pg=PA5&dq=%22histoire+du+caf%C3%A9%22&lr=&as_brr=3&as_pt=ALLTYPES&ei=mHDGSeyEEJ3CMqa_je0N#PPA11,M1 |titolo=Le café et la santé par Gérard Debry |sito=books.google.fr |consulté le=26 avril 2010.}}</ref>.
[[File:Nicolaas Witsen 1674-1717 by Petrus Schenk 1701.jpg|thumb|[[Nicolaes Witsen]] trapiantò per la prima volta il caffè a [[Batavia]] e nella [[Guyana olandese]].]]
[[Nicolaes Witsen]]<ref name="books.google.fr">{{fr}} {{cita web |url=http://books.google.fr/books?id=WqQUAAAAYAAJ&printsec=frontcover&dq=%22histoire+du+caf%C3%A9%22&lr=&as_brr=3&as_pt=ALLTYPES&ei=mHDGSeyEEJ3CMqa_je0N#PPA37,M1 |titolo=Monographie du café: ou, Manuel de l'amateur de café : ouvrage contenant la... Par G.-E. Coubard d'Aulnay |sito=books.google.fr |consulté le=26 avril 2010.}}</ref>, presidente della "Compagnia" nonché fondatore dell'[[Orto botanico di Amsterdam]]<ref>{{fr}} {{cita web |url=http://books.google.fr/books?pg=PA170&lpg=PA170&dq=%22Nicolas+Witsen%22+jardin&sig=IxxhPwec895w6kk8wrMUw7YFnr8&ei=lRnOS9HgO8L0Oe7ryPMP&ct=result&id=aWANAQAAIAAJ&ots=Xtt5GQqjfC#v=onepage&q=%22Nicolas%20Witsen%22%20jardin&f=false |titolo=Annales du Muséum d'histoire naturelle, volume 9, par Muséum national d'histoire naturelle (France) |sito=Google |consulté le=28 avril 2010}}</ref>, fece acclimatare il caffè etiopico a [[Batavia]] (l'odierna [[Giacarta]])<ref>{{fr}} {{cita web |url=http://books.google.fr/books?id=U9N4klnqs7sC&pg=PA244&dq=%22histoire+de+Pernambouc%22&lr=&as_drrb_is=q&as_minm_is=1&as_miny_is=2009&as_maxm_is=12&as_maxy_is=2009&as_brr=3&as_pt=ALLTYPES&ei=vUrGSYynOoyuMs2VnO0N#PPA300,M1 |titolo=L'Amérique Septentrionale et Méridionale: ou Description de cette grande...Par Étienne Ledoux (pub.) |sito=books.google.fr |consulté le=26 avril 2010.}}</ref>, dopo di ché esportò il metodo anche nella [[Guyana olandese]]. Nel 1696 i primi semi vennero fatti piantare nell'isola di [[Giava]] su un terreno di proprietà del governatore generale [[Willem van Outhoorn]]<ref name="batav" />: venne rapidamente devastato da un'inondazione<ref name="batav" />. Ma l'esperimento fu ripetuto nel 1706 e il primo esemplare di [[Coffea]] entrò così a far parte del giardino botanico ad [[Amsterdam]]; esso divenne il capostipite di tutte le piante di "arabica" prima dell'ex [[Brasile olandese]] e poi dell'intera [[Colonia del Brasile]] e dei [[Caraibi olandesi]]<ref name="batav" />.

Intanto nel [[Regno di Francia]] l'ambasciatore turco offrì nel 1669 il caffè a [[Luigi XIV di Francia]]<ref name="bez" />, che nel 1692 concesse un [[monopolio]] al mercante borghese parigino François Damame; ma per il commercio d'importazione dall'Oriente Marsiglia mantenne saldamente i maggiori utili finanziari, prima che nel XVIII secolo non si scontrasse con la formidabile concorrenza con una compagna commerciale di [[Saint-Malo]] la quale andava direttamente alla ricerca dell'"arabica" del Mar Rosso doppiando il [[Capo di Buona Speranza]]<ref>{{fr}} {{cita web |url=http://books.google.fr/books?id=XBsbAAAAYAAJ&dq=%22histoire%20du%20caf%C3%A9%22&lr=&as_brr=3&as_pt=ALLTYPES&pg=PA13&output=text |titolo=Essai sur l'histoire du café par Henri Welter |sito=books.google.fr |consulté le=26 avril 2010.}}</ref>.
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== XVIII secolo ==
All'inizio del XVIII secolo vi sono già tre denominazioni di caffè in competizione: [[Java (caffè)]], Moka (comprendente il caffè delle attuali [[Antille olandesi]]) e Bourbon pointu (quello di [[La Réunion]] e [[Saint Domingue]])<ref name="daviron2013">{{cita|Daviron et Ponte|2013}}</ref>. Ad [[Amsterdam]] si svolse un'asta prima semestrale, poi trimestrale ed infine mensile; lo Java entro il 1790 scenderà più di 6 volte di prezzo, segnato dall'esplosione produttiva.

Le piantagioni della Coffea vennero rafforzate artificialmente grazie all'utilizzo intensivo della manodopera gratuita proveniente dalla [[Tratta atlantica degli schiavi africani]]; le principali [[navi negriere]] salparono dai principali porti francesi, mentre le colonie oltremare dell'[[impero britannico]] risultarono svantaggiate dalle forti tassazioni imposte sui prodotti coloniali.

La caffeicoltura di La Réunion e [[Giava]] decollò tra il 1726 e il 1727, spodestando lo [[Yemen]] sul mercato di Amsterdam, seguita dalla [[Guyana olandese]] negli anni 1750 quando il [[monopolio]] della [[Compagnia olandese delle Indie occidentali]] si allentò; Santo Domingo crebbe molto rapidamente a metà degli anni 1760 fino ad arrivare a schiacciare l'intero mercato mondiale negli anni 1790.

La comparazione dei prezzi del caffè di Amsterdam proveniente da Giava e [[Sumatra]] mostra un notevole divario tra il 1660 e il 1770<ref name="Panajachel">{{cita libro |lingua=en |titolo=Brazil as an export economy, 1880-1930 |autore1=Marcelo de P. Abreu |autore2=Afonso S. Bevilaqua |collana= workshop on the Latin American Export Economies for the project on the Economic History of Latin America in the 20th Century (da Panajachel al Guatemala)|anno=1996 |url=http://www.economia.puc-rio.br/mpabreu/pdf/td363.pdf |formato=pdf}}</ref>, il che viene spiegato dagli storici quale effetto dei larghi margini di profitto derivanti dalla monopolizzazione messa in atto dalla [[Compagnia olandese delle Indie orientali]]<ref name="Panajachel" />. Questo [[gap]] risultò velocemente colmato al termine della [[Guerra dei sette anni]] (1756-63)<ref name="Panajachel" /> dopo che i piantatori francesi di Saint Domingue vendettero in massa le piantagioni di [[zucchero]] per acquistare terreni in quota da adibire alla caffeicoltura; approfittarono immediatamente della prima ondata di crescite alla fine degli anni 1760 con l'intento di battere la Guyana olandese e causare una prima crisi finanziaria nel 1771 e una seconda alla fine dello stesso decennio.

Entro il 1790 l'intensa caffeicoltura a Saint Domingue produsse la [[deforestazione]] dell'intera isola e l'amplificazione naturale dell'attività irrigua, in un contesto in cui si alzò esponenzialmente anche l'[[infiorescenza]] e la fruttificazione<ref>"Sur les chemins des caféiers", par Fabrice Pinard, dans la revue ''[[Etudes rurales]]'', 2007 [https://etudesrurales.revues.org/8498]</ref>; tutti i maggiori mercati globali vennero inondati di caffè: [[New York]], [[Londra]], [[Amsterdam]], [[Trieste]], [[Amburgo]], Il [[Cairo]], [[Bordeaux]] e [[Le Havre]].
=== Imposizione olandese del caffè Java ===
=== Spedizioni di Moka e riuscito impianto a La Réunion ===
=== Arbitrato del mercato a Amsterdam e Il Cairo ===
=== Fallimenti di Martinica e Guyana francese contro Giava e Guyana olandese ===
=== Guyana olandese specializzata in caffè e poi affondata nella crisi finanziaria del 1770 ===
=== Saint Domingue controlla metà dell'offerta mondiale nel 1789 ===
=== I commercianti tedeschi beneficiano della rivoluzione haitiana ===

== XIX secolo ==


== Note ==
== Note ==

Versione delle 17:53, 22 set 2017

Infiorescenza di "Coffea robusta".

La storia del caffè risale con molta probabilità all'epoca medioevale, attorno al X secolo, ma con possibili precedenti in tutta una serie di relazioni e leggende che circondano il suo primo utilizzo.

L'albero di Coffea (la specie nativa non domesticata) è originario dell'antica provincia di Kaffa situuata nel Sudovest dell'Etiopia, attorno a Gimma; la leggenda più diffusa narra che un pastore dell'Abissinia notò l'effetto tonificante di quest'arbusto sul proprio gregge di capre che stavano pascolando nei suoi pressi. La coltivazione si diffuse presto nella vicina penisola arabica, dove la sua popolarità beneficiò del divieto islamico nei confronti della bevanda alcolica; prese il nome di "K'hawah", che significa "rinvigorente".

"Ciliegie di caffè" in Clombia.

La prima prova dimostratasi valida dell'esistenza di una caffetteria e della relativa conoscenza della pianta risale al XV secolo, nei monasteri del Sufismo nell'attuale Yemen[1]. Nel XVI secolo aveva già raggiunto il resto del Medio Oriente, l'India meridionale (il distretto di Kodagu), la Persia, l'odierna Turchia, il Corno d'Africa e il Nordafrica. Attraverso l'impero ottomano si diffuse poi ai Balcani, alla penisola italiana e al resto del continente europeo, al Sudest asiatico e infine alle Americhe[2].

La sua rarità lo rese molto costoso in Europa almeno fino al primo terzo del XVIII secolo. In seguito se ne svilupppò la coltura sia nei possedimenti francesi che in quelli olandesi d'oltremare, a cui seguirono i grandi produttori nella Cuba spagnola, nel regno del Brasile, in Venezuela, nelle Indie orientali olandesi e nell'isola di Ceylon nel corso del XIX secolo.

Una raccoglitrice di caffè in Etiopia.

Nell'America meridionale i periodi di crisi fecero aumentare la quota delle aziende agricole contadine a scapito delle aziende basate sulla schiavitù e il lavoro forzato[3]. Il desiderio di recuperare le terre che erano state derubate alla popolazione locale produsse un'appropiazione della coltivazione del caffè[3], diventando così elemento costitutivo dell'identità degli "andini" venezuelani e della regione "Paisa" in Colombia[3].

Nel continente africano ha permesso ai Baulé della Costa d'Avorio, ai Bamiléké del Camerun, ai Kikuyu del Kenya e ai Chaga della Tanzania di svolgere un ruolo fondamentale nei loro paesi[3]. Assieme al Venezuela, Ceylon e Cuba, Haiti e la Giamaica sono stati tra i 20 maggiori paesi produttori di caffè durante il XIX secolo. L'esportazione perdette in parte la sua influenza nel corso del XX secolo, quando le grandi aziende cominciarono a basarsi sulle nuove infrastrutture per ottenere il controllo commerciale, fissare i prezzi, ma anche contribuendo ad un'enorme crescita del volume di caffè venduto[4].

Crescendo in alta quota, lontano dai porti, il Coffea è particolarmente sensibile alle variazioni di temperatura, ma anche alla densità forestale (ad esempio l'ombra degli altri alberi); l'apporto di pesticidi e fertilizzanti ha causato il progressivo impoverimento del suolo (e ciò con costi imprevedibili), poiché l'arbusto installato dopo l'opera di disboscamento dona il proprio frutto solamente dopo 4 anni di crescita e si esaurisce dopo due decenni.

La produzione mondiale è salita da 100.000 tonnellate nel 1825 a 8.9 milioni nel 2013, moltiplicandosi in tal modo più di 89 volte in meno di due secoli[5]. All'alba del XX secolo il commercio mondiale del caffè costituiva il terzo più grande per valore, dietro ai cereali e allo zucchero[4].

Nel XXI secolo è il prodotto maggiormente commercializzato a livello mondiale, preceduto solamente dal petrolio, con un'importo di 11,23 miliardi di euro[6]; per una fornitura di 400 miliardi di tazzine annue al consumo, pari a circa 12.000 al secondo. La coltivazione permette la sussistenza a 125 milioni di persone in oltre 75 paesi tropicali[6], con 5 milioni di grandi produttori[6] e 25 milioni[6] di piccoli produttori indipendenti[7]. Il caffè rappresenta il 61% delle esportazioni del Burundi, il 37% dell'Etiopia, il 35% del Ruanda, il 21% dell'Uganda, il 18% del Nicaragua e il 17% dell'Honduras[3].

Etimologia

Zona d'origine del caffè.

La parola "coffee" entrò nella lingua inglese nel 1582 tramite il "koffie" della lingua olandese[8], preso a sua volta in prestito dal "kahve" della lingua turca ottomana, derivante dal "qahwah" della lingua araba (قهوة)[9].

La parola araba "qahwah" si riferiva originariamente a un tipo di vino, la cui etimologia viene proposta dalla lessicografia come una derivazione del verbo "qahā" (قها, "mancanza di fame") in riferimento alla reputazione anoressizzante della bevanda[9][10]. La parola "qahwah" è talvolta una traccia alternativa del "quwwa" arabo ("potenza, energia") o di "Kaffa", il reame medioevale etiopico da dove l'arbusto è stato esportato fino in Arabia[9]. Queste etimologie per "qahwah" sono state in ogni caso tutte variamente contestate.

Il nome "qahwah" non è generalmente utilizzato per la bacca o il prodotto della pianta, che sono noti in arabo come "bunn" e nella lingua oromonica "būn". Le lingue semitiche avevano la radice "ghh", "colore scuro", divenuta una denominazione naturale per la bevanda; secondo questa analisi la forma femminile "qahwah" (che significa anche "colorazione scura, opaco, arido, acerbo") era probabilmente scelta in parallelo al "khamr" (خمر, "vino", parola femminile in arabo) e originariamente significava "il buio" (o "nero")[11].

La provincia di Kaffa (Kefa) si trova all'estremo Sudovest dell'Etiopia.

Primo utilizzo

Gli antenati etiopi del gruppo etnico degli Oromo furono con buone probabilità i primi ad aver riconosciuto l'effetto energizzante della pianta di caffè la quale cresceva spontanea nei loro territori[1]. Studi di diversità genetica sono stati eseguiti su molte varietà di Coffea arabica, che si sono rivelate scarsamente differenziate ma con la conservazione di una certa eterozigosità residua proveniente dai materiali ancestrali. E' pertanto risultata essere strettamente correlata alle specie diploidi di Coffea canephora e Coffea liberica[12].

Tuttavia non è stata rinvenuta alcuna prova diretta che possa indicare il luogo africano approssimativamente esatto in cui il caffè sia cresciuto per la prima voltà e neppure che tra gli indigeni avrebbe potuto essere riconosciuto e usato come stimolante in un periodo precedente al XVII secolo[1]. Si pensa però che l'impianto del caffè domestico originale sia avvenuto ad Harar la cui popolazione nativa è considerata indigena dell'Etiopia, con l'aggiunta di distinte popolazioni poco oltre i confini del Sudan e in Kenya[13][14].

The Coffee Bearer al quartiere ottomano del Cairo. Dipinto di John Frederick Lewis (1857).

Il caffè è stato consumato principalmente nel mondo islamico, là ove è nato; rimase anche direttamente correlato alle pratiche più strettamente religiose[15].

Ci sono diversi racconti leggendari sull'origine della bevanda; uno di questi comprende la vita del mistico del Sufismo berbero Abu l-Hasan al-Shadhili [11]; una storia etiopica narra che, osservando una vitalità insolita in alcuni volatili, provò ad assaggiare le bacche che gli uccelli stavano mangiando, sperimentandone la stessa energia[16].

Altri attribuiscono la scoperta del caffè ad un discepolo della Shadhiliyya chiamato Omar. Secondo l'antica cronaca (conservata nel manoscritto del persiano Abd al-Qadir Maraghi) questi, che era conosciuto per la sua capacità di curare i malati con la sola forza della preghiera, fu esiliato da Mokha in una grotta deserta nei pressi di Ousab[17]; provò a masticare le bacche raccolte da alcuni arbusti situati lì vicino, ma le trovò amare. Allora si mise a tritarle nel tentativo di migliorarne il sapore, ma così divennero dure. Poi provò a bollirle per ammorbidirle, il che produsse un liquido fragrante bruno. Dopo averlo bevuto Omar fu capace di rimanere senza cibo per dei giorni interi. Quando i racconti di questo "farmaco miracoloso" giunsero fino a a Mokha ad Omar venne permesso di tornare e in seguito venne fatto santo[18].

Un altro racconto riguarda un cavaliere etiopico del IX secolo, Kaldi; notando gli effetti energizzanti che subiva il suo gregge dopo aver brucato le bacche di un color rosso brillante di un certo cespuglio, si mise egli stesso a masticarle; l'euforia che ne derivò lo spinse a portare le bacche ad un monaco in un vicino monastero. Questi però non approvò il loro uso e le gettò nel fuoco; subito dopo ne fuoriuscì un intenso profumo, che fece accorrere altri monaci incuriositi. Le bacche arrostite furono rapidamente tratte fuori dalle braci, polverizzate e sciolte in acqua calda: la prima tazzina di caffè al mondo era stata creata. Dal momento però che questa storia non è nota per essere apparsa per iscritto prima del 1671, 800 anni dopo rispetto al tempo in cui viene ambientata, è molto probabile che sia apocrifa[1].

Sviluppo nel mondo arabo medioevale

L'uso del caffè era molto antico in Abissinia. Shehabeddin Ben, autore di un manoscritto arabo del XV secolo citato nella dissertazione di John Ellis Historical account of Cojfee (1774), scrive ch'esso è stato impiegato fin da epoche immemorabili. La pratica non si diffuse durante il periodo delle Crociate in quanto gli occidentali non ne vennero a conoscenza. Il medico del XIII secolo Ibn al-Baytar, che attraversò l'intero Nordafrica fino a giungere in Siria, però non ne fa alcuna menzione[19].

Originaria di Kaffa, territorio governato dalla Dinastia Salomonide per tutto il Medioevo[20], la Coffea arabica venne introdotta nello Yemen e qui fu coltivata ed esportata dal porto di Mokha; il paese arabo ebbe relazioni commerciali lunghe ed intense con l'Impero d'Etiopia. Cominciarono ad essere coltivati circa 50.000 ettari nei due paesi[3].

I musulmani introdussero il caffè in Persia, Egitto, Nordafrica e in tutto l'Impero ottomano; la prima caffetteria chiamata "Kiva Han" aprì nel 1475 ad Istambul. Il coonsumo si diffuse in tutto il mondo arabo e nel 1630 esistettero un migliaio di caffetterie nella sola Cairo.

XVII secolo

Rotte commerciali della Compagnia olandese delle indie orientali nelle Indie orientali olandesi.

La nuova moda arriva in Europa

Il caffè giunge in Europa attorno al 1600 grazie ai mercanti veneziani. Si consigliò a Papa Clemente VIII di farlo proibire, in quanto avrebbe rappresentato una minaccia proveniente dagli "infedeli"; dopo averlo assaggiato però il Santo Padre benedì la nuova bevanda affermando che lasciarne il consumo solo agli infedeli avrebbe costituto un peccato mortale[21]. Il suo ampio utilizzo penetrò nell'Europa occidentale a partire dalla metà degli anni 1660.

Considerato estremamente costoso i chicchi di caffè arabi ricevettero il loro nome dal porto di Mokha affacciato sul Mar Rosso, da cui vennero esportati via Suez e Alessandria d'Egitto: dalle navi giunte a Venezia, Genova e Marsiglia cominciarono ad essere dstribuiti in tutta Europa.

Nel 1614 il commerciante di Anversa Pieter van den Broecke scoprì lo strano tipo di "acqua nera e calda" al porto di Mokha, nella costa Sudest yemenita, mentre si trovava in navigazione per conto della Compagnia olandese delle indie orientali[6]. L'anno seguente le imbarcazioni della Repubblica di Venezia portarono in patria una borsa di chicchi di caffè provenienti da Istanbul e nel 1660 circa ne giunsero dai territori turchi 20.000 quintali a Marsiglia[6].

Il Café Procope come lo si può immaginare nel XVIII secolo in un disegno di Jean Huber riferito a Ferney-Voltaire : in secondo piano, da sinistra a destra ci sono Nicolas de Condorcet, Jean-François de La Harpe, Voltaire e Denis Diderot.

Negli anni 1650 si aprirono le prime caffetterie a Oxford e a Londra; divennero ben presto luogo di ritrovo per filosofi e studiosi, per professori e autori di pamphlet e libelli. I primi ideali del liberalismo nacquero al loro interno. Nel 1676i locali vennero per breve tempo fatti chiudere per "reato di lesa maestà" contro Carlo II d'Inghilterra, ma le reazioni assai vivaci costrinsero il sovrano a far revocare il decreto. Alcune delle altre prime caffetterie vennero aperte a Venezia nel 1683 (il Caffè Florian in Piazza San Marco fu inaugurato nel 1720[6]), a Parigi nel 1686 (con il Café Procope)[6] e a Boston nel 1689[6].

Al "Procope" Jean de Thévenot inventa una modalità del tutto innovativa di preparare il caffè, facendo cioè scorrere l'acqua bollente nella polvere contenuta in un filtro. Nel Regno Unito vi furono più di 2.000 caffetterie nel 1700, in piena "rivoluzione finanziaria britannica". La celebre compagnia assicurativa Lloyd's di Londra nacque originariamente all'interno di una caffetteria fondata nel 1688, la Lloyd's Coffee House.

La Borsa di Londra, nella sua versione moderna, nacque anch'essa in una caffetteria, la famosa "Jonathan's Coffee-House", al cui interno s'incontravano i mediatari olandesi; il padrone, l'ugonotto John Castaing, pubblicò la prima lista azionaria della storia della borsa valori.

Gli olandesi diffondono il Moka a Batavia e nella Guyana olandese

Nel 1614 una delegazione di commercianti e specialisti d'orticoltura olandesi visitò Aden per poter studiare come gli arabi riuscissero a creare il caffè; due anni dopo la "Compagnia" cominciò qui a rifornirsi di chicchi. Il caffè rimase un bene di lusso, anche se la sua coltivazione venne estesa dagli olandese a Ceylon nel 1658 e nelle Indie orientali olandesi nel 1690[22].

Nicolaes Witsen trapiantò per la prima volta il caffè a Batavia e nella Guyana olandese.

Nicolaes Witsen[23], presidente della "Compagnia" nonché fondatore dell'Orto botanico di Amsterdam[24], fece acclimatare il caffè etiopico a Batavia (l'odierna Giacarta)[25], dopo di ché esportò il metodo anche nella Guyana olandese. Nel 1696 i primi semi vennero fatti piantare nell'isola di Giava su un terreno di proprietà del governatore generale Willem van Outhoorn[20]: venne rapidamente devastato da un'inondazione[20]. Ma l'esperimento fu ripetuto nel 1706 e il primo esemplare di Coffea entrò così a far parte del giardino botanico ad Amsterdam; esso divenne il capostipite di tutte le piante di "arabica" prima dell'ex Brasile olandese e poi dell'intera Colonia del Brasile e dei Caraibi olandesi[20].

Intanto nel Regno di Francia l'ambasciatore turco offrì nel 1669 il caffè a Luigi XIV di Francia[6], che nel 1692 concesse un monopolio al mercante borghese parigino François Damame; ma per il commercio d'importazione dall'Oriente Marsiglia mantenne saldamente i maggiori utili finanziari, prima che nel XVIII secolo non si scontrasse con la formidabile concorrenza con una compagna commerciale di Saint-Malo la quale andava direttamente alla ricerca dell'"arabica" del Mar Rosso doppiando il Capo di Buona Speranza[26].

Venditore ambulante di caffè nelle strade di Parigi nella prima metà del XVIII secolo.

XVIII secolo

All'inizio del XVIII secolo vi sono già tre denominazioni di caffè in competizione: Java (caffè), Moka (comprendente il caffè delle attuali Antille olandesi) e Bourbon pointu (quello di La Réunion e Saint Domingue)[27]. Ad Amsterdam si svolse un'asta prima semestrale, poi trimestrale ed infine mensile; lo Java entro il 1790 scenderà più di 6 volte di prezzo, segnato dall'esplosione produttiva.

Le piantagioni della Coffea vennero rafforzate artificialmente grazie all'utilizzo intensivo della manodopera gratuita proveniente dalla Tratta atlantica degli schiavi africani; le principali navi negriere salparono dai principali porti francesi, mentre le colonie oltremare dell'impero britannico risultarono svantaggiate dalle forti tassazioni imposte sui prodotti coloniali.

La caffeicoltura di La Réunion e Giava decollò tra il 1726 e il 1727, spodestando lo Yemen sul mercato di Amsterdam, seguita dalla Guyana olandese negli anni 1750 quando il monopolio della Compagnia olandese delle Indie occidentali si allentò; Santo Domingo crebbe molto rapidamente a metà degli anni 1760 fino ad arrivare a schiacciare l'intero mercato mondiale negli anni 1790.

La comparazione dei prezzi del caffè di Amsterdam proveniente da Giava e Sumatra mostra un notevole divario tra il 1660 e il 1770[28], il che viene spiegato dagli storici quale effetto dei larghi margini di profitto derivanti dalla monopolizzazione messa in atto dalla Compagnia olandese delle Indie orientali[28]. Questo gap risultò velocemente colmato al termine della Guerra dei sette anni (1756-63)[28] dopo che i piantatori francesi di Saint Domingue vendettero in massa le piantagioni di zucchero per acquistare terreni in quota da adibire alla caffeicoltura; approfittarono immediatamente della prima ondata di crescite alla fine degli anni 1760 con l'intento di battere la Guyana olandese e causare una prima crisi finanziaria nel 1771 e una seconda alla fine dello stesso decennio.

Entro il 1790 l'intensa caffeicoltura a Saint Domingue produsse la deforestazione dell'intera isola e l'amplificazione naturale dell'attività irrigua, in un contesto in cui si alzò esponenzialmente anche l'infiorescenza e la fruttificazione[29]; tutti i maggiori mercati globali vennero inondati di caffè: New York, Londra, Amsterdam, Trieste, Amburgo, Il Cairo, Bordeaux e Le Havre.

Imposizione olandese del caffè Java

Spedizioni di Moka e riuscito impianto a La Réunion

Arbitrato del mercato a Amsterdam e Il Cairo

Fallimenti di Martinica e Guyana francese contro Giava e Guyana olandese

Guyana olandese specializzata in caffè e poi affondata nella crisi finanziaria del 1770

Saint Domingue controlla metà dell'offerta mondiale nel 1789

I commercianti tedeschi beneficiano della rivoluzione haitiana

XIX secolo

Note

  1. ^ a b c d The world of caffeine, Routledge, 2001, pp. 3–4, ISBN 978-0-415-92723-9.
  2. ^ Hannah Meyers, "Suave Molecules of Mocha" – Coffee, Chemistry, and Civilization [collegamento interrotto], su newpartisan.com, 7 March 2005. URL consultato il 3 February 2007.
  3. ^ a b c d e f Jean-Christian Tulet, « Le café en Amérique latine, une durabilité à géométrie variable », Géocarrefour, vol. 83/3,‎ 2008 (Digital object identifier 10.4000/geocarrefour.6845)
  4. ^ a b The World Coffee Market in the Eighteenth and Nineteenth Centuries, from Colonial to National Regimes", di Steven Topik, professore di storia all'Università della California, Irvine, 2004 Testo (Archivio). Sito del dipartimento di storia della LONDON SCHOOL OF ECONOMICS
  5. ^ (EN) Food and Agriculture Organization of the United Nations, http://faostat3.fao.org/browse/Q/QC/F.
  6. ^ a b c d e f g h i j Pierre Bezbakh, Maître de conférences à l'université Paris-Dauphine, Le café, de la traite des Noirs au commerce équitable, su Le Monde, 27.09.2013. (Archivio)
  7. ^ Société Kalfane Fils, su Sofakis Madagascar.
  8. ^ OED, s.v. "Coffee".
  9. ^ a b c Oxford English Dictionary, 1st ed. "coffee, n." Oxford University Press (Oxford), 1891.
  10. ^ (AR) {{{title}}}, in الباحث العربي. URL consultato il 25 September 2011.
  11. ^ Alan S. Kaye, The etymology of "coffee": The dark brew, in Journal of the American Oriental Society, vol. 106, 1986, pp. 557–558, DOI:10.2307/602112.
  12. ^ AFLP analysis of genetic diversity within and among Coffea arabica cultivars, in Theoretical and Applied Genetics, vol. 105, 2–3, 2002, pp. 209–215, DOI:10.1007/s00122-002-0939-8.
  13. ^ John K. Francis, Coffea arabica L. RUBIACEAE (PDF), su fs.fed.us, Factsheet of U.S. Department of Agriculture, Forest Service. URL consultato il 27 July 2007 (archiviato dall'url originale l'11 August 2007).
  14. ^ Anthony Wild, Coffee: A dark history, in Basic Reference, vol. 28, Fourth Estate, 2003, pp. 217–229. URL consultato il 27 April 2012.
  15. ^ David Grigg, The worlds of tea and coffee: Patterns of consumption, in GeoJournal, vol. 57, n. 4, 2002, pp. 283–294, DOI:10.1023/b:gejo.0000007249.91153.c3.
  16. ^ http://www.shazuli.com/discovery-of-coffee/
  17. ^ http://www.historyofcoffee.net/ Brief History]
  18. ^ William Ukers, All About Coffee, New York, The Tea & Coffee Trade Journal Company, 1935, pp. 9–10.
  19. ^ Géographie botanique raisonnée: ou exposition des faits, Volume 2, par Alphonse de Candolle, page 970
  20. ^ a b c d « The History Of Coffee In Indonesia » [1]
  21. ^ Gérard Debry, Le café et la santé, John Libbey Eurotext, 1993, p. 14.
  22. ^ (FR) Le café et la santé par Gérard Debry, su books.google.fr.
  23. ^ (FR) Monographie du café: ou, Manuel de l'amateur de café : ouvrage contenant la... Par G.-E. Coubard d'Aulnay, su books.google.fr.
  24. ^ (FR) Annales du Muséum d'histoire naturelle, volume 9, par Muséum national d'histoire naturelle (France), su Google.
  25. ^ (FR) L'Amérique Septentrionale et Méridionale: ou Description de cette grande...Par Étienne Ledoux (pub.), su books.google.fr.
  26. ^ (FR) Essai sur l'histoire du café par Henri Welter, su books.google.fr.
  27. ^ Daviron et Ponte, 2013
  28. ^ a b c (EN) Marcelo de P. Abreu e Afonso S. Bevilaqua, Brazil as an export economy, 1880-1930 (PDF), collana workshop on the Latin American Export Economies for the project on the Economic History of Latin America in the 20th Century (da Panajachel al Guatemala), 1996.
  29. ^ "Sur les chemins des caféiers", par Fabrice Pinard, dans la revue Etudes rurales, 2007 [2]