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== Per [[Giove (astronomia)]] ==
== Per [[Giove (astronomia)]] ==
=== Dall'avvento del telescopio ===
=== Nella letteratura e nelle opere di fantascienza ===
{{Nota
[[File:Par 19 aquila.jpg|thumb|215px|I beati del Cielo di Giove disposti a formare l'Aquila imperiale; incisione di [[Gustave Doré]].]]
|allineamento = destra
|larghezza = 350px
|titolo = La diatriba tra Galileo e Simon Marius
|contenuto =
[[File:Simon Marius.jpg|left|120px|Simon Marius, che diede i nomi attuali ai quattro satelliti principali di Giove.]]
[[Simon Marius]] pubblicò nel [[1614]] il suo lavoro ''Mundus Iovialis'', che descriveva Giove e le sue lune; in quest'opera l'astronomo tedesco asserisce di aver scoperto le quattro lune maggiori verso la fine del novembre 1609 (circa cinque settimane prima di Galileo)<ref name="marius">{{cita web| url=http://galileo.rice.edu/sci/marius.html| titolo= Simon Marius (1573-1624)| editore= The Galileo Project| accesso= 26-05-2009}}</ref> e di avere iniziato a registrare le sue osservazioni solamente nel gennaio 1610, in contemporanea con Galileo.<ref name=sat>{{cita web |url=http://www.solarviews.com/eng/galdisc.htm | autore= Calvin J. Hamilton| titolo= The Discovery of the Galilean Satellites | editore= Views of the Solar System |accesso=26-05-2009}}</ref>
[[File:Galileo.arp.300pix.jpg|right|110px|Galileo Galilei, scopritore "ufficiale" dei quattro satelliti medicei.]]
Tuttavia, dal momento che Marius non pubblicò i risultati delle sue osservazioni sino a quando Galilei non rese noti i suoi, risulta impossibile attestare la veridicità della sua affermazione.<ref name="marius"/><ref name=sat/>
Questa affermazione lo portò ad una diatriba con lo scienziato pisano,<ref>{{cita pubblicazione| autore=J. A. C. Oudemans, J. Bosscha| titolo=Galilee et Marius| rivista= Archives Néerlandaises des Sciences Exactes et Naturelles| volume= II| numero= VIII| pagine= 115–189| anno= 1903}}</ref> il quale rispose alle affermazioni di Marius ne ''[[Il Saggiatore]]'', in cui lo accusò non solo di essere un bugiardo, ma anche di aver copiato i suoi lavoro di sana pianta, e che il ''Mundus Iovialis'' non era altro che un plagio.


{{quote|Io potrei di tali usurpatori nominar non pochi; ma voglio ora passarli sotto silenzio, avvenga che de' primi furti men grave castigo prender si soglia che de i susseguenti. [...] Io parlo di Simon Mario Guntzehusano, che fu quello che già in Padova, dove allora io mi trovava, traportò in lingua latina l'uso del detto mio compasso, ed attribuendoselo lo fece ad un suo discepolo sotto suo nome stampare [...]. Questo istesso, quattro anni dopo la publicazione del mio ''Nunzio Sidereo'', avvezzo a volersi ornar dell'altrui fatiche, non si è arrossito nel farsi autore delle cose da me ritrovate ed in quell'opera publicate; e stampando sotto titolo di ''Mundus Iovialis'' etc., ha temerariamente affermato, sé aver avanti di me osservati i pianeti Medicei, che si girano intorno a Giove.|Galileo Galilei, ''Il Saggiatore'' - ''[[:s:Il Saggiatore/Prefazione|Prefazione]]''; Roma, 1623}}
Giove, nonostante la sua grande luminosità, non ha goduto di grande attenzione nel mondo letterario antico e medioevale; il pianeta, infatti, compare principalmente come riferimento per il suo significato astrologico. [[Marco Manilio]], nei suoi ''Astronomicon libri'', descriveva Giove come un pianeta dagli influssi temperati e benigni, e lo definiva come il pianeta più benefico.<ref>{{cita libro|autore=Manilio| curatore=G. P. Goold |titolo=Marcus Manilius: Astronomica|editore=Harvard University Press|anno=1977|pagine=141}}.</ref><ref>{{cita web|lingua=la|url=http://www.filosofico.net/manilioastronomica.htm |titolo=Astronomica |autore=Marco Manilio |accesso=09-02-2009}}</ref> [[Dante Alighieri]], nel ''[[Convivio]]'', associa Giove all'[[quadrivio|arte]] della [[geometria]], poiché come Giove è la «''stella di temperata complessione''» (Con - II, 14) tra il cielo ''caldo'' di Marte e quello ''freddo'' di Saturno, così la geometria spazia tra il punto, suo principio primo, e il cerchio, figura perfetta e quindi sua massima realizzazione.<ref>{{cita web| url= http://www.racine.ra.it/planet/testi/medioevo.htm|titolo=Il Medioevo e l'arte dell'astronomia| autore= O. Spazzoli| accesso=18-05-2009}}</ref><br/>
Il pianeta compare anche nel capolavoro del poeta [[firenze|fiorentino]], la ''[[Divina Commedia]]'', nel [[paradiso (Divina Commedia)|Paradiso]], di cui costituisce il sesto [[cieli del Paradiso|Cielo]].<ref>''Paradiso'', [[Paradiso - Canto diciottesimo|XVIII]], vv. 52-69</ref> La virtù caratteristica dei beati di questo Cielo è la [[giustizia]]:<ref>''Paradiso'', [[Paradiso - Canto diciannovesimo|XIX]], vv. 40-99</ref> esso è infatti sede delle anime di principi saggi e giusti (tra cui [[Davide (Bibbia)|Re David]], [[Traiano]] e [[Costantino I|Costantino]] <ref>''Paradiso'', [[Paradiso - Canto ventesimo|XX]], vv. 79-129</ref>), che appaiono a Dante come luci che volano e cantano, formando lettere luminose che compongono la frase «''Diligite iustitiam qui iudicatis terram''» (cioè "Amate la giustizia voi che giudicate il mondo");<ref>''Paradiso'', XX, vv. 1-15</ref> dopo le lettere i beati, a partire dall'ultima ''M'' (prima lettera della parola "[[Monarchia]]"), danno anche forma all'immagine di un'[[aquila]],<ref>''Paradiso'', XVIII, vv. 70-114</ref> [[allegoria]] dell'[[Impero]].<ref>''Paradiso'', XIX, vv. 1-21</ref> Questo cielo è ancora mosso da intelligenze angeliche della seconda [[gerarchia degli angeli|gerarchia]], cioè dalle [[dominazioni (angeli)|dominazioni]].


Oggi si reputa plausibile che Marius abbia sì scoperto le lune di Giove in modo indipendente da Galileo, ma almeno qualche giorno dopo l'italiano.<ref name="marius"/>
Solamente a partire dal [[XVIII secolo]] il pianeta fu utilizzato in quanto tale, come ambientazione fittizia per diverse opere [[letteratura|letterarie]] a carattere filosofico: in ''[[Micromega]]'', scritto da [[Voltaire]] nel [[1752]], l'eroe eponimo e il suo compagno saturniano si fermano su Giove per un anno, durante il quale hanno «imparato alcuni segreti veramente degni di nota».<ref>{{Cita libro|autore= [[Voltaire]]|altri= traduzione di Piero Banconi|titolo= Micromega|anno= [[1996]]|editore= [[BUR]]|pagine= pp. 20, cap. 7|id= ISBN 88-17-16985-4}}</ref>
}}


L'utilizzo e il potenziamento del [[cannocchiale]], inventato nel [[1608]] dall'ottico [[olanda|olandese]] [[Hans Lippershey]],<ref>{{cita libro| titolo= Measuring the Universe: Cosmic Dimensions from Aristarchus to Halley| autore= Albert Van Helden | editore= University of Chicago Press| anno= 1985| id= ISBN 0-226-84882-5|pagine= a pag. 65}}</ref><ref name="galileo.">{{cita libro| titolo= Galileo at Work: His Scientific Biography |autore= Stillman Drake |editore= Courier Dover Publications| anno= 2003| id= ISBN 0486495426 | pagine= 560 pagine (a pag. 138)}}</ref> permise a [[Galileo Galilei]] di scoprire, nel [[1610]], quattro dei 63 [[satelliti naturali di Giove|satelliti del pianeta]]: [[Io (astronomia)|Io]], [[Europa (astronomia)|Europa]], [[Ganimede (astronomia)|Ganimede]] e [[Callisto (astronomia)|Callisto]]; si trattava della prima osservazione dettagliata di un pianeta del sistema solare e dei relativi satelliti.<ref name="galileo."/> Galileo battezzò gli astri appena individuati in un primo tempo ''Cosmica Sidera'' («stelle di Cosimo»), in onore del [[granducato di Toscana|granduca]] [[Cosimo II de' Medici|Cosimo II]], e successivamente ''Medicea Sidera'' («[[satelliti medicei|stelle medicee]]»), in onore dell'intera casata dei [[Medici]]; fu però [[Simon Marius]] a conferire nel [[1614]] i nomi mitologici attualmente in uso a ciascuno dei satelliti.<ref name=sat/>
Fu soprattutto verso la fine del [[XIX secolo]] che il pianeta divenne in maniera consistente l'ambientazione di numerosi racconti del filone [[fantascienza|fantascientifico]].<ref name=storia.fanta>{{cita libro| titolo=Storia del romanzo di fantascienza. Guida per conoscere e amare l'altra letteratura| autore= F. Giovannini, M. Minicangeli| editore= Castelvecchi | anno= 1998 |id=ISBN 8882100626 | pagine=251}}</ref> Giove è stato spesso rappresentato, soprattutto nelle opere dei primi anni del [[XX secolo|Novecento]], come un enorme [[pianeta roccioso]] circondato da un'[[atmosfera]] molto densa e spessa,<ref>{{cita libro|autore=R. Giovannoli | titolo= La scienza della fantascienza | editore=Bompiani| città= Milano| anno= 1991| id= ISBN 88-452-1703-5}}</ref> prima che si scoprisse la sua vera natura di [[gigante gassoso]], privo di una vera e propria superficie.


[[File:Galileo.script.arp.600pix.jpg.jpg|thumb|left|Replica di un carteggio autografo di Galileo sulla scoperta dei quattro satelliti medicei e delle loro orbite attorno a Giove. ''NASA'']]
Oltre a Giove stesso, è il suo sistema di satelliti ad essere stato usato spesso come ambientazione fantascientifica.<ref name=storia.fanta/><ref>{{cita web|url=http://www.lhsgems.org/MoonsJupConx.html|titolo= Literature Connections to Moon of Jupiter|editore=Lawrence Hall of Science, University of California - Berkeley|data=31 marzo 2009| accesso=20-05-2009}}</ref>

La scoperta dei satelliti medicei fu la dimostrazione definitiva del superamento della [[Sistema geocentrico|teoria tolemaico-aristotelica]], secondo cui tutto il cosmo gravitava attorno alla Terra, e fu una delle prime prove dirette della validità dell'ipotesi eliocentrica resa pubblica da [[Copernico]] nel [[1543]] nel suo ''[[De revolutionibus orbium coelestium]]'', sebbene anche il [[modello Ticonico]] riuscisse a spiegare altrettanto bene il sistema di lune di Giove senza rinunciare alla centralità della Terra. La scoperta delle lune gioviane, assieme alle altre esposte nel ''[[Sidereus Nuncius]]'', valse a Galileo una grande fama, tanto che nel [[1611]] [[papa Paolo V]] lo accolse trionfalmente a [[Roma]], e il principe [[Federico Cesi]] lo rese membro della [[Accademia dei Lincei]], da lui fondata otto anni prima. Tuttavia, l'aperto sostegno mostrato dallo scienziato [[pisa]]no nei confronti della teoria copernicana gli attirò contro i sospetti dell'[[Inquisizione]], che culminarono nel ben noto [[Processo a Galileo Galilei|processo]] e nella pubblica [[:s:Abiura di Galileo Galilei|abiura]] delle sue idee.<ref>{{cita web | autore = Richard S. Westfall | url = http://galileo.rice.edu/Catalog/NewFiles/galilei_gal.html | titolo = Galilei, Galileo | editore = The Galileo Project | accesso = 10-01-2007 }}</ref>

Nel [[1980]] lo storico [[cina|cinese]] [[Xi Zezong]] ha annunciato, dopo 23 anni di studi,<ref name="Menzies">{{cita web|autore=Rosa Mui, Paul Dong |url=http://www.gavinmenzies.net/pages/evidence-1421/content.asp?EvidenceID=172 |titolo=Ancient Chinese Astronomer Gan De Discovered Jupiter's Satellites 2000 Years Earlier than Galileo |editore = Part IX - Independent Research:How China Changed The World - Gavin Menzies.net |accesso=23-10-2008}}</ref> che [[Gan De]], astronomo del [[IV secolo a.C.]], avrebbe osservato almeno uno dei satelliti di Giove già nel [[362 a.C.]] ad [[occhio nudo]], presumibilmente Ganimede, schermando la vista del pianeta con un albero o qualcosa di analogo.<ref>{{cita pubblicazione | autore=Z. Z. Xi | titolo= The Discovery of Jupiter's Satellite Made by Gan-De 2000 Years Before Galileo | rivista=Acta Astrophysica Sinica | anno= 1981 | volume=1 | numero=2 | pagine=87 | url=http://adsabs.harvard.edu/abs/1981AcApS...1...87X | dataaccesso=27-10-2007 }}</ref><ref>{{cita libro | autore=Paul Dong | anno=2002 | titolo= China's Major Mysteries: Paranormal Phenomena and the Unexplained in the People's Republic | editore=China Books | id=ISBN 0835126765 }}</ref> In effetti i satelliti medicei hanno una luminosità apparente inferiore alla [[magnitudine apparente|magnitudine]] 6 (il limite di visibilità ad occhio nudo), che li renderebbe teoricamente visibili ad occhio nudo, se non fosse per l'intensa luminosità del pianeta, che nasconde quella dei satelliti.<ref name=Gaspani>{{cita web|url=http://www.brera.mi.astro.it/~gaspani/gande.htm |titolo=Gan De vide Ganimede? |autore=Adriano Gaspani |accesso=11-02-2009}}</ref> Considerazioni recenti, mirate a valutare il potere risolutivo dell'[[occhio]] umano, sembrerebbero tuttavia indicare che la combinazione della ridotta distanza angolare tra Giove ed ognuno dei suoi satelliti e della luminosità del pianeta (anche nelle condizioni in cui questa sarebbe minima) renderebbe impossibile per un uomo riuscire ad individuare uno dei satelliti.<ref name=Gaspani/>

Negli [[anni 1660|anni sessanta]] del [[XVII secolo]] l'astronomo [[Giovanni Cassini|Gian Domenico Cassini]], utilizzando un nuovo telescopio, scoprì che la superficie di Giove era caratterizzata da alcune bande e macchie colorate, e che il pianeta stesso ha la forma di uno [[sferoide oblato]]. L'astronomo riuscì poi a determinarne il [[periodo di rotazione]],<ref name= "cassini">{{cita web | autore=J. J. O'Connor, E. F. Robertson | data=aprile 2003 | url = http://www-history.mcs.st-andrews.ac.uk/Biographies/Cassini.html | titolo = Giovanni Domenico Cassini | editore = University of St. Andrews | accesso = 14-02-2007 }}</ref> e nel [[1690]] scoprì che l'atmosfera è soggetta a una [[rotazione differenziale]].<ref name="elkins-tanton" /> L'astronomo italiano è inoltre accreditato come lo scopritore, assieme, ma indipendentemente, a [[Robert Hooke]], della Grande Macchia Rossa.<ref name="murdin">{{cita libro | autore= Paul Murdin | anno=2000 | titolo=Encyclopedia of Astronomy and Astrophysics | editore= Institute of Physics Publishing | città= Bristol | id= ISBN 0122266900 }}</ref>

Sia [[Giovanni Alfonso Borelli]] sia lo stesso Cassini stesero da subito precise relazioni sul movimento dei quattro stelliti galileiani, riuscendo a calcolarne la posizione con grande accuratezza. Tuttavia nel trentennio [[1670]]-[[1700]], si osservò che, quando Giove si trova in in punto dell'orbita prossimo alla [[congiunzione (astronomia)|congiunzione]] col Sole, si registra nel transito dei satelliti un ritardo di circa 17 minuti rispetto alle previsioni. L'astronomo [[danimarca|danese]] [[Ole Rømer]] ne dedusse che la visione di Giove non fosse istantanea (conclusione che Cassini aveva precedentemente respinto<ref name="cassini" />), e che dunque la luce avesse una [[velocità della luce|velocità finita]] (indicata con ''c''); fu principalmente osservando le occultazioni da parte del pianeta del suo satellite più interno, Io, che l'astronomo arrivò a formulare questa ipotesi <ref name="Teuber"/> e a intraprendere i primi calcoli del valore di ''c'' nel [[1676]].<ref>{{cita web | url = http://www.mathpages.com/home/kmath203/kmath203.htm | titolo = Roemer's Hypothesis | editore = MathPages | accesso = 12-01-2008 }}</ref>


{{vedi anche|Giove nella fantascienza}}


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Per Giove (astronomia)

Dall'avvento del telescopio

L'utilizzo e il potenziamento del cannocchiale, inventato nel 1608 dall'ottico olandese Hans Lippershey,[4][5] permise a Galileo Galilei di scoprire, nel 1610, quattro dei 63 satelliti del pianeta: Io, Europa, Ganimede e Callisto; si trattava della prima osservazione dettagliata di un pianeta del sistema solare e dei relativi satelliti.[5] Galileo battezzò gli astri appena individuati in un primo tempo Cosmica Sidera («stelle di Cosimo»), in onore del granduca Cosimo II, e successivamente Medicea Siderastelle medicee»), in onore dell'intera casata dei Medici; fu però Simon Marius a conferire nel 1614 i nomi mitologici attualmente in uso a ciascuno dei satelliti.[2]

Replica di un carteggio autografo di Galileo sulla scoperta dei quattro satelliti medicei e delle loro orbite attorno a Giove. NASA

La scoperta dei satelliti medicei fu la dimostrazione definitiva del superamento della teoria tolemaico-aristotelica, secondo cui tutto il cosmo gravitava attorno alla Terra, e fu una delle prime prove dirette della validità dell'ipotesi eliocentrica resa pubblica da Copernico nel 1543 nel suo De revolutionibus orbium coelestium, sebbene anche il modello Ticonico riuscisse a spiegare altrettanto bene il sistema di lune di Giove senza rinunciare alla centralità della Terra. La scoperta delle lune gioviane, assieme alle altre esposte nel Sidereus Nuncius, valse a Galileo una grande fama, tanto che nel 1611 papa Paolo V lo accolse trionfalmente a Roma, e il principe Federico Cesi lo rese membro della Accademia dei Lincei, da lui fondata otto anni prima. Tuttavia, l'aperto sostegno mostrato dallo scienziato pisano nei confronti della teoria copernicana gli attirò contro i sospetti dell'Inquisizione, che culminarono nel ben noto processo e nella pubblica abiura delle sue idee.[6]

Nel 1980 lo storico cinese Xi Zezong ha annunciato, dopo 23 anni di studi,[7] che Gan De, astronomo del IV secolo a.C., avrebbe osservato almeno uno dei satelliti di Giove già nel 362 a.C. ad occhio nudo, presumibilmente Ganimede, schermando la vista del pianeta con un albero o qualcosa di analogo.[8][9] In effetti i satelliti medicei hanno una luminosità apparente inferiore alla magnitudine 6 (il limite di visibilità ad occhio nudo), che li renderebbe teoricamente visibili ad occhio nudo, se non fosse per l'intensa luminosità del pianeta, che nasconde quella dei satelliti.[10] Considerazioni recenti, mirate a valutare il potere risolutivo dell'occhio umano, sembrerebbero tuttavia indicare che la combinazione della ridotta distanza angolare tra Giove ed ognuno dei suoi satelliti e della luminosità del pianeta (anche nelle condizioni in cui questa sarebbe minima) renderebbe impossibile per un uomo riuscire ad individuare uno dei satelliti.[10]

Negli anni sessanta del XVII secolo l'astronomo Gian Domenico Cassini, utilizzando un nuovo telescopio, scoprì che la superficie di Giove era caratterizzata da alcune bande e macchie colorate, e che il pianeta stesso ha la forma di uno sferoide oblato. L'astronomo riuscì poi a determinarne il periodo di rotazione,[11] e nel 1690 scoprì che l'atmosfera è soggetta a una rotazione differenziale.[12] L'astronomo italiano è inoltre accreditato come lo scopritore, assieme, ma indipendentemente, a Robert Hooke, della Grande Macchia Rossa.[13]

Sia Giovanni Alfonso Borelli sia lo stesso Cassini stesero da subito precise relazioni sul movimento dei quattro stelliti galileiani, riuscendo a calcolarne la posizione con grande accuratezza. Tuttavia nel trentennio 1670-1700, si osservò che, quando Giove si trova in in punto dell'orbita prossimo alla congiunzione col Sole, si registra nel transito dei satelliti un ritardo di circa 17 minuti rispetto alle previsioni. L'astronomo danese Ole Rømer ne dedusse che la visione di Giove non fosse istantanea (conclusione che Cassini aveva precedentemente respinto[11]), e che dunque la luce avesse una velocità finita (indicata con c); fu principalmente osservando le occultazioni da parte del pianeta del suo satellite più interno, Io, che l'astronomo arrivò a formulare questa ipotesi [14] e a intraprendere i primi calcoli del valore di c nel 1676.[15]


  1. ^ a b c Simon Marius (1573-1624), su galileo.rice.edu, The Galileo Project. URL consultato il 26-05-2009.
  2. ^ a b c Calvin J. Hamilton, The Discovery of the Galilean Satellites, su solarviews.com, Views of the Solar System. URL consultato il 26-05-2009.
  3. ^ J. A. C. Oudemans, J. Bosscha, Galilee et Marius, in Archives Néerlandaises des Sciences Exactes et Naturelles, II, VIII, 1903, pp. 115–189.
  4. ^ Albert Van Helden, Measuring the Universe: Cosmic Dimensions from Aristarchus to Halley, University of Chicago Press, 1985, a pag. 65, ISBN 0-226-84882-5.
  5. ^ a b Stillman Drake, Galileo at Work: His Scientific Biography, Courier Dover Publications, 2003, pp. 560 pagine (a pag. 138), ISBN 0486495426.
  6. ^ Richard S. Westfall, Galilei, Galileo, su galileo.rice.edu, The Galileo Project. URL consultato il 10-01-2007.
  7. ^ Rosa Mui, Paul Dong, Ancient Chinese Astronomer Gan De Discovered Jupiter's Satellites 2000 Years Earlier than Galileo, su gavinmenzies.net, Part IX - Independent Research:How China Changed The World - Gavin Menzies.net. URL consultato il 23-10-2008.
  8. ^ Z. Z. Xi, The Discovery of Jupiter's Satellite Made by Gan-De 2000 Years Before Galileo, in Acta Astrophysica Sinica, vol. 1, n. 2, 1981, p. 87. URL consultato il 27-10-2007.
  9. ^ Paul Dong, China's Major Mysteries: Paranormal Phenomena and the Unexplained in the People's Republic, China Books, 2002, ISBN 0835126765.
  10. ^ a b Adriano Gaspani, Gan De vide Ganimede?, su brera.mi.astro.it. URL consultato l'11-02-2009.
  11. ^ a b J. J. O'Connor, E. F. Robertson, Giovanni Domenico Cassini, su www-history.mcs.st-andrews.ac.uk, University of St. Andrews, aprile 2003. URL consultato il 14-02-2007.
  12. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore elkins-tanton
  13. ^ Paul Murdin, Encyclopedia of Astronomy and Astrophysics, Bristol, Institute of Physics Publishing, 2000, ISBN 0122266900.
  14. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Teuber
  15. ^ Roemer's Hypothesis, su mathpages.com, MathPages. URL consultato il 12-01-2008.

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