Melanconico

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Il Malinconico, affresco di Jacopo Zucchi e del Poppi sul soffitto dello studiolo di Francesco I a Palazzo Vecchio (Firenze)

Il malinconico o melanconico (dal greco antico μέλας?, mèlās, "nero" e χολή, cholḕ, "bile", quindi «bile nera»), detto anche atrabiliare, è uno dei quattro temperamenti presi in considerazione dalla patologia umorale, insieme al collerico, al sanguigno e al flemmatico.

In particolare il malinconico è descritto come un tipo psicologico triste, introverso, e riflessivo (appunto caratterizzato da malinconia): corrisponde sul piano macrocosmico all'elemento terra, perché i suoi attributi sono il freddo e il secco, da cui si origina nel microcosmo umano l'atrabile (o bile nera), predominante rispetto agli altri tre umori, e avente sede nella milza, dove fluisce il sangue "nero", quello venoso e invecchiato, per esserne purificato.

Nella tradizionale suddivisione delle età della vita, il temperamento melanconico caratterizza la maturità adulta. Tra le quattro stagioni è associato all'autunno, e tra i colori al nero o al blu scuro.[1]

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Francesco Hayez, Malinconia (dal 1840 al 1841); olio su tela, pinacoteca di Brera, Milano.

Nel melanconico l'eccesso del principio Terra, attivo nel sistema scheletrico, nelle cartilagini e nei tessuti mineralizzati, era ritenuto la causa di una certa pesantezza e postura cadente, incurvata e priva di slancio, accentuata dalla costituzione generalmente magra e asciutta. Dall'aspetto precocemente invecchiato, l'individuo malinconico può apparire accigliato e poco incline al sorriso, pallido, rigido e lento nei movimenti[2], soggetto a malattie diatesiche, miasmatiche o cachessiche.[3]

Sul piano psichico, le sue caratteristiche si traducono in una tendenza a rimuginare e soppesare le situazioni della vita di cui avverte la gravosa oggettività. Riservato e introverso, poco reattivo agli stimoli esterni, il melanconico è portato dal confronto con la dura realtà ad avere un atteggiamento pessimista, a ricercare l'ordine in maniera spesso intransigente e meticolosa, a chiudersi in se stesso e a deprimersi.[4] Ippocrate, nei suoi Aforismi, caratterizzava tutte le "paure e gli sconforti, se durano a lungo" come sintomatici di melanconia.[5] Altri sintomi descritti da Ippocrate sono: inappetenza, abulia, sonnolenza, irritabilità, agitazione.[6] Queste descrizioni hanno significative corrispondenze con la nosografia contemporanea delle sindromi depressive (sei sintomi su otto tra quelli inclusi nel DSM-5[7] come criteri diagnostici del disturbo depressivo maggiore).[8]

Albrecht Dürer, Ritratto di Barbara Holper (madre del pittore), e Ritratto di giovane uomo (di Raffaello, da alcuni ritenuto un autoritratto, da altri un ritratto giovanile di Francesco Maria I della Rovere), ritenuti esempi di atteggiamento malinconico[9]

Secondo Ippocrate, se il lato negativo attribuito al malinconico è dunque la tristezza e il disfattismo, quello positivo consiste nel realismo, nella precisione, nell'affidabilità, e nella capacità di introspezione e autocontrollo.

Aristotele (384–322 a.C.) connota invece i melanconici di una certa irrequietezza[10], accessi di rabbia (e quella che oggi si chiamerebbe mania), tipica anche del collerico[11], inserendo ad esempio tra costoro personaggi impulsivi come Aiace Telamonio, suicida in un impeto di pazzia, o Eracle, formidabile eroe che colto da un raptus massacrò i propri figli, osservando però che «tutti gli uomini eccezionali, nell'attività filosofica o politica, artistica o letteraria, hanno un temperamento melanconico o atrabiliare, alcuni a tal punto da essere persino affetti dagli stati patologici che ne derivano».[10] Sempre Aristotele[12], secondo la lettura di Tommaso d'Aquino inserisci tra i collerici diverse tipologie tra cui coloro che trattengono la rabbia dentro di sé, e pertanto rimangono adirati a lungo: vengono detti aspri da Tommaso, che attribuisce loro un'indole tendente appunto al melanconico.[13]

L'astrologo greco Antioco d'Atene (vissuto all'incirca nel I secolo d.C.)[14] sottomise la costituzione melanconica all'influsso di Saturno, pianeta plumbeo della pesantezza dalla qualità freddo-secca, e di Mercurio,[15] portatore di intelligenza e acume.[16] Segni zodiacali tipicamente di terra, quindi di carattere melanconico, sono poi il Toro, la Vergine e il Capricorno.

Il melanconico raffigurato nell'Iconologia di Cesare Ripa (Padova, 1611)[17]

L'alimentazione consigliata per il melanconico, così come quella prescritta in genere per curare un eccesso di umore nero, consisteva nell'introduzione di cibi caldi e umidi che riequilibrassero l'atrabile freddo e secco, secondo il principio ippocratico contraria contrariis curantur («i contrari si curano con i contrari»): caldi e umidi erano tradizionalmente considerati, per analogia intuitiva con le loro proprietà, mandorle e mele dolci, asparagi, datteri, fichi, uva, more, vino rosso, zucchero, ecc., e in genere pietanze dolci in grado di bilanciare l'amarezza della bile nera.[18] Galeno (129–201) raccomandava in ogni caso di adottare delle diete personalizzate, che tenessero conto non solo del temperamento prevalente, ma anche dell'età, del sesso, dell'ambiente e dell'attività che si svolgeva.[19] In presenza di un temperamento naturale e non di patologie, era anzi opportuno assecondarne talvolta la natura con alimenti apportatori della sua medesima qualità, anziché contrastanti.[20]

La mistica medievale Ildegarda di Bingen (1098–1179) tratteggiò le donne malinconiche come piuttosto ritrose e poco amichevoli, volubili, a volte sterili, dal colorito bluastro, «carne magra», «vasi sanguigni grossi e ossa robuste»; «senza marito stanno [...] meglio, sono più forti e più allegre, perché non sono portate al rapporto di coppia. [...] Soffrono anche di mal di testa causati dalla bile nera. Soffrono di dolori alla schiena e ai reni. In poco tempo possono anche gonfiarsi in tutto il corpo, perché liquame e impurità, che dovrebbero fuoriuscire dal loro corpo con la depurazione mensile, si intasano e rimangono dentro».[21]

Tra i quattro apostoli presi in considerazione dalla teoria umorale medievale, il melanconico è rappresentato da san Paolo, come nel quadro di Dürer.[22] L'umanista Marsilio Ficino (1433–1499), rifacendosi ad Aristotele che collegava l'atrabile alla genialità,[23] suggeriva di indossare amuleti in oro o metallo per attenuare l'influsso nobilitante ma gravoso di Saturno, e favorire quello benefico e creativo di Giove.[24]

Albrecht Dürer, Melencolia I (1514).

Secondo il pensiero magico-ermetico rinascimentale, del resto, il potenziale insito nel temperamento malinconico, analogamente al piombo convertito in oro dagli alchimisti, poteva essere trasmutato nelle qualità dei più grandi filosofi, veggenti, e sapienti, se opportunamente combinato, come suggerisce la simbologia nell'opera di Albrecht Dürer intitolata Melencolia I,[25] forse ispirata al De Occulta Philosophia di Agrippa del 1510.[26] La malinconia, generata dall'atrabile della milza, infatti esprime chiusura in se stessi, spingendo a isolarsi, ma al contempo contiene una potenzialità, il seme di una saggezza profonda, di una genialità, e, secondo il linguaggio alchemico, essendo come un piombo da tramutare in oro[27], è paragonata, nella metafora della Grande Opera per fabbricare la pietra filosofale, a una nigredo che prelude all'albedo, onde giungere al completamento della rubedo[28]

Anche per il filosofo tedesco Immanuel Kant (1724–1804), che elaborò una psicologia su basi morali, il temperamento malinconico andava rivalutato, possedendo costui entrambe le doti ritenute rilevanti ai fini dell'analisi kantiana delle quattro costituzioni, cioè l'intelligenza (o sublime) e lo spirito (il bello):

«Ei possiede, sopra ogn'altro, un sentimento pel Sublime. La stessa Bellezza che sente egualmente con forza, non deve solo incantarlo, non farà essa nulla meno che il commoverlo, colpirlo, soprattutto quando sarà di una natura a spingerlo all'ammirazione. [...]
L'uomo d'una melanconica costituzione, poco curantesi dell'altrui giudizio e di quel ch'essi stimano per vero e per giusto, se ne rapporta alle sue proprie nozioni nella stima degli oggetti. [...] Voi vedrete allora la sua costanza degenerare in caponaggine, o prendere i caratteri dell'ostinatezza. Eccitano raramente la sua attenzione, e quasi sempre il suo disprezzo, la volubilità delle usanze e le variazioni della moda. [...] Ricolmo del nobile sentimento della dignità umana, la verità presenterassi a lui dinanzi sotto sublime aspetto, e sotto tratti bruttissimi la menzogna o la semplice dissimulazione. [...]»

Ancora nel XVIII e XIX secolo la teoria dei temperamenti era ancora accreditata a livello di descrizione psicologica. Voltaire descrive gli inglesi come molto atrabiliari[30], e si diffonde il mito dello spleen; nel romanticismo il malinconico è l'archetipo dell'artista (si veda malinconia e romanticismo).

Fisiognomica del melanconico[31]

Secondo la struttura della personalità elaborata dallo psicologo Hans Eysenck (1916–1997), sulla base delle teorie junghiane, il temperamento melanconico è caratterizzato dalla combinazione di introversione e instabilità emotiva, venendo descritto quindi come riservato, scontroso, e ansioso.[32]

Pedagogia Waldorf[modifica | modifica wikitesto]

La pedagogia di impianto Steiner-Waldorf attuale, legata alla teoria antroposofica, che scompone l'essere umano in vari livelli dimensionali, di cui i principali sono il corpo fisico, quello eterico, l'astrale e l'Io, attribuisce al temperamento malinconico la predominanza del corpo fisico, corrispondente all'elemento terra della dottrina umorale, e responsabile delle forze meccaniche di gravità che governano i minerali.[33] Il bambino malinconico tenderà di conseguenza a soffrire il peso della materia, la quale gli risulta come d'impaccio dandogli del filo da torcere: egli cercherà tenacemente, ma invano, di sottometterla agli impulsi spirituali del suo essere, chiudendosi al mondo esterno e sviluppando una forte vita di pensiero.

«In questo caso il corpo fisico è diventato il padrone e oppone resistenza agli altri involucri. Non essendo più capace di servirsi a fondo del proprio strumento, l'uomo si sente ostacolato negli altri suoi elementi costitutivi: ne deriva una disarmonia tra il corpo fisico e le parti superiori dell'uomo. Quando il fisico umano s'indurisce ed eccede nella sua influenza, l'uomo non riesce più a mantenere in movimento quel che in lui dovrebbe essere tale.»

Per una sana educazione sarà opportuno secondo Steiner riequilibrare gli aspetti unilaterali della costituzione malinconica suscitando interessi altruistici, pur evitando le correzioni radicali, e semmai favorendo un'armonizzazione complessiva dei tratti caratteriali dell'individuo seguendo il principio omeopatico similia similibus curantur («il simile si curi col simile»), anche attraverso l'alimentazione: cibi adatti al malinconico sono quelli salini e terrosi, come le carote e le radici, quindi amari, da bilanciare con pietanze dolci che ingentiliscano la vita come miele e biscotti, o di qualità calda e umida apportatrici di luce solare quali le erbe aromatiche, il mais speziato, l'orzo, il miglio, l'avena, ecc.[35]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Ubaldo Nicola, Atlante illustrato di filosofia, Giunti Editore, 1999, pp. 82-83, ISBN 978-88-440-0927-4. URL consultato il 20 settembre 2022.
  2. ^ Giorgio Mortini, I quattro temperamenti, su ariannaeditrice.it, 2008.
  3. ^ Angela Giallongo, Il bambino medievale: educazione ed infanzia nel Medioevo, pag. 115, Dedalo, 1990.
  4. ^ Massimo Rinaldi, I quattro temperamenti, su molisepsicologia.it.
  5. ^ Hippocrates, Aphorisms, Section 6.23
  6. ^ Epidemics, III, 16 cases, case II
  7. ^ American Psychiatric Association (2013) Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders: Fifth Edition. APA, Washington DC., pp. 160–161.
  8. ^ Azzone P. (2013): Depression as a Psychoanalytic Problem. University Press of America, Lanham, Md., 2013 Template:ISBN?
  9. ^ Glas Norbert, I quattro temperamenti, figg. n. 2 e 4, Natura e cultura, 1989.
  10. ^ a b Aristotele, Problemi, 30, 1, cit. in La melanconia dell'uomo di genio Archiviato il 27 maggio 2018 in Internet Archive., a cura di Carlo Angelino ed Enrica Salvaneschi, Il Melangolo, 1981.
  11. ^ Ludwig Binswanger, Melanconia e mania. Studi fenomenologici, Torino, Bollati Boringhieri, 1977.
  12. ^ Aristotele, Etica nicomachea, libro IV, cap. 5, 1126a 29 - 1126b 10.
  13. ^ Tommaso d'Aquino, Commento all'Etica nicomachea di Aristotele: Libro Quarto, pp. 480-482, Edizioni Studio Domenicano, 1998.
  14. ^ La datazione della vita di Antioco è attualmente incerta, cfr. I Paranatellonta nella letteratura astrologica antica di lingua greca Archiviato il 20 maggio 2018 in Internet Archive., pp. 17-19, di Lucia Bellizia.
  15. ^ Enzo Barillà, Tipologia psicologica e tipologia astrologica. Appunti per una conferenza, Lulu.com, p. 7, ISBN 978-1-326-94747-7. URL consultato il 20 settembre 2022.
  16. ^ I due trattati astrologici di Antioco, le Eisagogika (Introduzioni) e i Thesauroi (Tesori) sono andati perduti ma ci sono comunque noti grazie a vari frammenti rimasti, oltre a citazioni e riassunti di autori posteriori, cfr. Antioco di Atene, su cieloeterra.it.
  17. ^ Cesare Ripa, Iconologia, overo descrittione d'imagini delle virtù. Vitij, affetti, passioni humane, corpi celesti, mondo e sue parti (1593-1613), ristampa in Iconologia Del Cavaliere Cesare Ripa Perugino Notabilmente accresciuta d'Immagini, figura a pag. 42, Costantini, 1765.
  18. ^ Le proprietà medicinali degli alimenti, articolo su «Nexus New Times», n. 117, agosto-settembre 2015, riportato in Medicina tradizionale, su altrogiornale.org.
  19. ^ Paolo Giordo, Iniziazione all'alimentazione terapeutica. La salute attraverso il cibo, pag. 42, Roma, Mediterranee, 2007.
  20. ^ Angela Giallongo, Il bambino medievale: educazione ed infanzia nel Medioevo, pag. 117, Dedalo, 1990.
  21. ^ Wighard Strehlow, La medicina di santa Ildegarda. Guida sintetica e pratica, pag. 93, a cura di G. Wälder. trad. it. di L. Arcella, Roma, Mediterranee, 2002.
  22. ^ Costantino Porcu (a cura di), Dürer, Rizzoli, Milano 2004, p. 168
  23. ^ Georges Minois, Storia del mal di vivere: dalla malinconia alla depressione, pp. 72-74, Dedalo, 2005.
  24. ^ Marco Tittarelli, in AA.VV., Il segno della melanconia: melanconia generosa e creazione artistica, pag. 129, GAIA srl Edizioni Universitarie Romane, 2015.
  25. ^ La presenza nell'opera di un quadrato magico collegabile a Giove avrebbe ad esempio la funzione di compensazione del temperamento saturnino melanconico, cfr. Quadrati magici e pensiero occulto, su medium.com.
  26. ^ Raymond Klibansky, Erwin Panofsky, Fritz Saxl, Saturno e la melanconia: studi di storia della filosofia naturale, religione e arte, Einaudi, 1964.
  27. ^ I sette pianeti: Saturno, su lafinestrasulmondo.net. URL consultato il 10 novembre 2018 (archiviato dall'url originale l'11 novembre 2018).
  28. ^ Dalmazio Frau, L'arte ermetica: Bosch, Brueghel, Dürer, Van Eyck, § 3, a cura di Claudio Lanzi, Roma, Edizioni Arkeios, 2014.
  29. ^ Trad. it. di N.M.C., cap. II, pp. 38-41, Napoli, Tipografia di Palma, 1826.
  30. ^ Voltaire, Candido, capitolo 23, Candido e Martino arrivano sulle coste d'Inghilterra e ciò che vi vedono
  31. ^ Incisione di Johann Kaspar Lavater, da Physiognomische Fragmente zur Beförderung der Menschenkenntnis und Menschenliebe (1775-1778).
  32. ^ Schema di Eysenck, su it.mymindlab.com. URL consultato il 26 maggio 2018 (archiviato dall'url originale il 20 maggio 2018).
  33. ^ Rudolf Steiner, Macrocosmo e microcosmo, conferenza del marzo 1910, in Opera Omnia n. 119.
  34. ^ Cit. da Giacinto Bazzoli, Temperamenti umani e melanconia, su scuolanaturopatia.org. URL consultato il 26 maggio 2018 (archiviato dall'url originale il 27 maggio 2018).
  35. ^ Paola Giovetti, Bambini cristallo, § 9, Roma, Mediterranee, 2013.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Ippocrate, Aforismi, Palermo, Sellerio Editore, 1999
  • Gli Aforismi d'Ippocrate e il Commentario di Galeno, a cura di Massimiliano Cardini, Galileiana, 1911
  • Galeno, Sugli umori, in M. Grant., La dieta di Galeno, Mediterranee, Roma, 2005
  • Galeno, De sanitate tuenda, trad. e comm. a cura di A. Amerio, Roma 1966
  • Isidoro di Siviglia, La natura delle cose, a cura di Francesco Trisoglio, Roma, Città Nuova, 2001
  • Anne H. King-Lenzmeier, Ildegarda di Bingen: la vita e l'opera, Milano, Gribaudi, 2004
  • Guglielmo Grataroli, Regimen omnium iter agentium, Strasburgo, 1563
  • William Bullein, The Government of Health, Valentine Sims, Londra, 1595
  • Henry Butts, Dyets Dry Dinner: Consisting of Eight Severall Courses, Londra, Thomas Creede, 1599
  • Johannes de Mediolano, Regimen Sanitatis Salernitanum, trad. ingl. di T. Paynell, Londra, B. Alsop e T. Fawset, 1634
  • Henrik Rantzau, The English mans doctor, trad. ingl. di J. Harington, Londra, Augustine Mathewes, 1624
  • Paola Capone, L'arte del vivere sano: il Regimen sanitatis Salernitanum e l'età moderna, Guerini e associati, 2005
  • Hans J. Eysenck, Personality Structure and Measurement (1963), Routledge, 2013
  • Rudolf Steiner, Il segreto dei temperamenti umani (1909), trad. it. di I. Bavastro, Milano, Antroposofica, 2011

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