Il secondo tragico Fantozzi

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«Novantadue minuti di applausi!»

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Fantozzi e Filini all'Ippopotamo
Paese di produzioneItalia
Durata105 min
Generecomico
RegiaLuciano Salce
SoggettoPaolo Villaggio (Fantozzi e Il secondo tragico libro di Fantozzi)
SceneggiaturaLeonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Paolo Villaggio, Luciano Salce
ProduttoreGiovanni Bertolucci
FotografiaErico Menczer
MontaggioAntonio Siciliano
MusicheFranco Bixio, Fabio Frizzi, Vince Tempera
ScenografiaCarlo Tommasi
Interpreti e personaggi

Il secondo tragico Fantozzi è un film del 1976 diretto da Luciano Salce.

È il secondo capitolo della saga di Fantozzi, di nuovo incentrato sulle vicende dell'impiegato Ugo Fantozzi, ideato ed interpretato da Paolo Villaggio.

Per il fatto che i suoi episodi sono tra i più popolari del personaggio (citiamo la spedizione a Montecarlo, la battuta di caccia, la partita in tv, La corazzata Kotiomkin, la cena dalla contessa), con gag riproposte o imitate anche nei film successivi, si propone quasi certamente come la pellicola più popolare del ciclo, al punto che molti la antepongono addirittura al "capostipite" della serie.

Il film sembra quasi formare un continuum con il precedente, con il quale condivide in parte l'origine, vale a dire i libri Fantozzi e Il secondo tragico libro di Fantozzi.

Trama

Il film comincia con il ragionier Fantozzi che, in piena notte, è ancora in ditta da solo a fare lo "straordinario" per coprire le uscite del Duca Conte Semenzara con delle belle ragazze facendo sentire la sua voce registrata a sua moglie per telefono. Rimane al lavoro fino al mattino e, dopo aver rischiato la morte nell'incontro con due guardie giurate, parte in auto per rientrare a casa. Ma all'improvviso la strada si riempie di altre automobili nel senso opposto: sono i suoi stessi colleghi che entrano al lavoro. L'auto di Fantozzi viene travolta dal traffico opprimente, ed il povero ragioniere è riportato di peso, suo malgrado, alla scrivania di lavoro.

Al casinò

Antonino Faà di Bruno interpreta il Duca Conte che si reca con Fantozzi a Montecarlo

Durante quella giornata di lavoro, lo scaramantico Mega-Direttore Clamoroso Duca Conte Pier Carlo Ing. Semenzara fa sorteggiare l'impiegato che lo dovrà accompagnare al casinò di Montecarlo. Fantozzi viene estratto e così invidiato dai suoi colleghi e, finalmente, messo in risalto dall'amata Signorina Silvani "in Calboni". Fantozzi arriva alla stazione con 7 ore di anticipo e viene umiliato dal Duca Conte: finge di non conoscere la signora Pina e Mariangela, che il Semenzara aveva definito "due facce da menagramo", e si lascia rubare la valigia (che, essendo viola, porta sfortuna). I due si dirigono poi verso Montecarlo in treno, e Fantozzi, per non gravare sul bilancio della società, acquista un biglietto di seconda classe (ne avrebbe acquistato uno di terza se non fosse stata abolita), finendo per farsi tutto il viaggio aggrappato al tetto con il biglietto in bocca. Al casinò, Fantozzi deve subire le angherie scaramantiche del Duca Conte che, per non interrompere il fluido e fare sì che tutto resti come al momento della vincita, lo costringe a toccargli il sedere, a mettere un piede sotto al suo facendoselo calpestare e ad ingurgitare 25 bottiglie di acqua Bertier, la più gasata del mondo. Visto momentaneamente come portafortuna, Fantozzi riceve continue promozioni dal superiore (rappresentate da arricchimenti dell'arredamento del proprio ufficio), fino al grado di dirigente; ma, non appena la sorte volta le spalle al Mega-Direttore, ritorna rapidamente al livello più basso di impiegato e allontanato con la minaccia di licenziamento. A causa dell'acqua molto gasata bevuta poco prima, si alza in volo nella sala aggrappato ad una sedia come un pallone sonda. Una volta sceso, Fantozzi entra in una stanza vuota ed emette un rutto fortissimo e prolungato che manda a soqquadro i mobili. Rientrato nella sala da gioco, Fantozzi gioca alla roulette il numero 27, consigliatogli dalla signorina Silvani, e vince una somma di 700.000 lire. Questa somma gli viene subito però sequestrata dal Semenzara, che può così usarla per pagarsi "il conto della suite al Grand Hotel, gli extra, due puttane e il singolo in vagone letto per il ritorno". Fantozzi invece, rimasto completamente senza soldi, è costretto a fare tutto il viaggio di ritorno aggrappato sotto al treno, arrivando a casa totalmente rigido e anchilosato.

Apertura della caccia

Rimesso in piedi grazie agli impacchi ustionanti di sua moglie Pina, che gli provocano ogni volta apparizioni mistiche, Fantozzi partecipa ad una battuta di caccia organizzata dal collega ragionier Filini. In una piccolissima radura che secondo Filini non dovrebbe conoscere nessuno, si ritrovano in 620 cacciatori in appena 14 metri quadri, tutti agguerriti e armati fino ai denti. In poco tempo, esaurita la poca selvaggina, la situazione degenera e i cacciatori scatenano una vera e propria guerra, con l'utilizzo di mitragliatrici, mezzi corazzati e addirittura biplani. Fantozzi, dapprima armato di fionda, riesce, grazie a un'efficace mossa finita però come non desiderava, a procurarsi un bel pistolone per cacciare gli altri colleghi, da cui però partono ben due colpi verso il basso mentre è in fondina. La battuta di caccia (o meglio, la guerra) si conclude solo al calar della sera, giusto in tempo per vedere La Domenica Sportiva.

Il varo

Nietta Zocchi interpreta la Contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare durate il varo della nave

Il varo della turbonave aziendale con la Contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare come madrina ha inizio con la lunga sfilza di maldestri tentativi da parte della Contessa di lanciare e rompere la tradizionale bottiglia di champagne sulla fiancata della nave. Le bottiglie, invece di finire sulla nave, colpiscono alla testa e mandano in acqua per ben due volte Fantozzi (che decide poi di attendere la fine della cerimonia in acqua), il sindaco, il ministro della marina mercantile e la centoduenne baronessa Filiguelli de Bonchamp, mascotte a vita della società. Finita la riserva di champagne, si decide di cambiare il rituale della cerimonia: taglio di un cavetto metallico che avrebbe azionato il meccanismo del varo. Risultato: taglio netto del mignolo dell'Arcivescovo con annesso anello pastorale. L'arcivescovo bestemmiando inizia a inseguire la contessa dappertutto con l'accetta del taglio in mano, e la nave viene poi varata nel tardo pomeriggio, quando si placa la furia omicida del porporato. La scena è stata girata al porto di Civitavecchia, con la locale Banda Comunale Giacomo Puccini.

La cena a casa della Contessa

Ugo Bologna interpreta il Direttore di Fantozzi a cena della Contessa Serbelloni

Al varo segue una soirée alla villa della Contessa, a cui viene invitato, oltre ai soliti nobili e direttori, tutto il personale della ditta, anche il meno abbiente, quindi anche gli inseparabili Fantozzi e Filini. I due arrivano in ritardo a causa dell'incontro-incidente con il "cagnolino" da guardia da due tonnellate Ivan il Terribile XXXII, di razza "alano brandeburghese", discendente diretto di Ivan il Terribile I, appartenuto allo Zar Nicola. Per farsi perdonare l'incidente, i Conti Serbelloni Mazzanti Viendalmare invitano i due impiegati al tavolo d'onore, dove però Fantozzi si distingue per un'assoluta assenza di galateo, nonostante sia rigidamente controllato dal Direttore Conte Corrado Maria Lobbiam, un suo superiore: storiche sono le scene dei colori assunti dal viso del ragioniere per aver mangiato un tordo intero (non essendo riuscito a tagliarlo, mentre Filini, con lo stesso problema, nasconde il tordo nelle maniche della giacca fingendosi mutilato) e degli effetti sul ragioniere degli ustionanti pomodorini di guarnizione del riso al forno. Dopo aver raffreddato nella fontana della villa l'ustione provocata dai pomodorini, provocando un getto di vapore, Fantozzi non termina la cena, ruba una Maserati Ghibli e scappa dal cane della contessa a tutta velocità, ma la bestia raggiunge l'auto e assedia Fantozzi, serrandolo poi dentro la vettura per una settimana, che gli viene ovviamente calcolata come ferie già trascorse; la moglie Pina, dall'alto del balcone, lo nutre facendogli scendere del vin brulé a una temperatura terrificante attraverso un tubo di gomma e un imbuto.

Il circo

Riuscito a liberarsi dall'assedio di Ivan il Terribile XXXII, ma imbufalito per le ferie già conteggiate, Fantozzi decide per la prima volta in vita sua di fingersi malato e di mettersi in mutua. Durante questi giorni sente bussare alla porta e, credendo che sia un ispettore dell'azienda venuto a controllare, corre a letto e si finge malato, ma in realtà è solo un vicino di casa che, dovendo partire con la famiglia, passa a regalare tre biglietti omaggio per il Circo Americano. L'occasione è troppo ghiotta e la famiglia decide di sfruttare i biglietti, con la dovuta cautela. Fantozzi si camuffa per non farsi eventualmente riconoscere, ma questo assurdo travestimento finisce per insospettire subito Corrado Maria Lobbiam, che lo riconosce subito. Allora il ragioniere tenta disperatamente di spacciarsi per un artista del circo, ma finisce nel cannone dell'uomo proiettile e viene sparato, finendo in provincia di Agrigento. Qui fu ritrovato da San Raffaele Arcangelo, che gli annuncia che manca poco al parto del suo Bambino e gli indica il vicino ospedale, ma prima di entrare Fantozzi dice all'angelo che i patti erano per una stalla con un bue e un asinello, ma avendo silenzio per risposta, s'incammina verso l'ingresso con degli infermieri che gli si avvicinano e baciano la sciarpa a mò di stuola.

Il cineforum

Fantozzi e i suoi colleghi vengono costretti a vedere per l'ennesima volta il film La corazzata Kotiomkin

Con un breve flashback di 20 anni indietro nel tempo si scopre che Fantozzi era stato inizialmente assunto nella megaditta con la mansione di "spugnetta per francobolli", e che la sua carriera è poi proseguita anche grazie alle simpatie che ha suscitato nel direttore Professor Guidobaldo Maria Riccardelli, cinefilo appassionato di cinema d'essai e responsabile del cineforum aziendale.

Si viene a sapere così che il professor Riccardelli, da anni, costringe loro malgrado Fantozzi e i suoi colleghi, almeno una volta alla settimana, a visionare "lunghissimi" capolavori degli albori del cinema, tra cui: Dies Irae di Carl Theodor Dreyer, sei ore; L'uomo di Aran di Robert J. Flaherty, nove tempi; ma soprattutto La corazzata Kotiomkin, diciotto bobine (chiaro riferimento al celebre La corazzata Potemkin). Ogni serata si conclude con un dibattito sul film, in cui gli impiegati, cercando di arruffianarsi il professore, dicono sempre a rotazione le stesse frasi ultra-elogiative e Riccardelli finisce sempre per esaltare la mancanza di partecipazione di Fantozzi, definendolo una "merdaccia". Dopo che l'ennesima serata al cineforum egli costringe Fantozzi e i suoi colleghi anche a rinunciare alla visione dello storico incontro di calcio disputato a Wembley tra Inghilterra e Italia[1], nessuno sembra voler intervenire nel dibattito.

Il manifesto originale della pellicola La corazzata Potëmkin di Sergej M. Ejzenštejn (1925)

Ma a questo punto, ormai esasperato, Fantozzi trova finalmente il coraggio di ribellarsi, chiedendo di poter parlare ed esclamando a gran voce di fronte ai colleghi e al Riccardelli il suo giudizio (condiviso da tutti) sulla pellicola, una frase che è diventata una delle più celebri dell'intera saga fantozziana:

«Per me...la corazzata Kotiomkin... è un cagata pazzesca!!»

Questa frase, seguita da novantadue minuti di applausi, innesca la rabbia e la ribellione generale di tutti i dipendenti: il professor Riccardelli viene prima picchiato a sangue, messo in camicia di forza e, dopo che l'odiata pellicola sarà stata bruciata dai dipendenti davanti ai suoi occhi, obbligato, inginocchiato sui ceci, a visionare a rotazione i b-movie Giovannona Coscialunga, L'esorciccio e l'inesistente La polizia s'incazza[2]. Ma dopo tre giorni la Polizia s'incazza davvero ed i rivoltosi, con il loro leader Fantozzi, sono costretti alla resa. Nota: fra gli apparecchi requisiti durante la perquisizione ai dipendenti nella serata della partita Italia-Inghilterra si trovano due Walkie-talkie giocattolo di quegli anni, apparecchi che in realtà non possono essere usati per ricevere le stazioni radio AM/FM e quindi le partite. Per rimediare in parte alla distruzione della preziosissima pellicola, saranno obbligati a reinterpretare loro stessi almeno la sequenza principale del capolavoro del maestro Serghei M. Einstein (nome-parodia del vero regista Sergej Michajlovič Ėjzenštejn), ogni sabato, fino all'età pensionabile. Fantozzi dovrà ovviamente recitare la parte più umiliante e dolorosa: il bimbo nella carrozzella che precipita dalla scalinata.

L'avventura notturna all'Ippopotamo

Tornando al presente, Fantozzi approfitta dell'improvvisa partenza della moglie Pina e della figlia Mariangela, che vanno al funerale di un lontano parente a Pescara, per restare solo e scatenarsi. Saputa la notizia, e soprattutto saputo che Fantozzi ha la casa libera, Calboni coinvolge lui e il loro collega Filini in una uscita notturna per divertirsi un po'. Dopo alcune incertezze, i tre si recano al night club "L'ippopotamo"[3], in cui vi sono molte signore che sono disposte ad amoreggiare con i clienti e in cui i primi approcci con tali signore avvengono senza saperne i nomi tramite una telefonata. Qui "fanno tutto quello che si può fare per farsi rapinare in un locale notturno": vino, champagne fatto con il bicarbonato, violini tzigani, foto ricordo e pelouches. Fantozzi pagherà di tasca sua 649.000 Lire + il 18% di servizio[4]. Alla fine della serata Calboni lascia Fantozzi alle prese con un gruppo di tassisti minacciosi per il mancato pagamento delle corse, ma a sua volta scarica la responsabilità addosso a Filini, che viene brutalmente pestato. Intanto Fantozzi dorme, accucciato come un cane da guardia, sullo zerbino di casa sua, dove Calboni si è imboscato con una delle ragazze, rimorchiate al night. L'arrivo della Silvani furiosa di gelosia per essere stata tradita è l'occasione per il riscatto di Fantozzi, che si lancia in una dichiarazione d'amore nei confronti della collega. Il tentativo, inizialmente malriuscito, si rivela poi andato a buon segno.

A Capri

Fantozzi a Capri con la Signorina Silvani

La Silvani, decisa a lasciare suo marito Calboni dopo il tradimento, propone a Fantozzi di partire insieme per Capri, in una sorta di viaggio di nozze. Abbandonato l'ufficio e consumata l'ultima cena con moglie e figlia, Fantozzi si butta nella nuova avventura, e dopo un viaggio interminabile in auto verso Napoli i due colleghi arrivano a Capri. Il soggiorno non si rivelerà proprio positivo per il ragioniere, che centra in pieno il faraglione maggiore mentre fa sci nautico, si tuffa in una piscina vuota, fa un tuffo schiantandosi in una barca e si vede anche sfrattato dall'improvviso arrivo di Calboni, perdonato dalla moglie sfacciata. Ormai deciso al suicidio, Fantozzi si tuffa in mare aperto dal Salto di Tiberio, ma viene pescato da una paranza di Torre Annunziata che passa sotto in quel momento e immesso sul mercato ittico dalla Findus come cernia surgelata.

Il parafulmine

La moglie ritrova Fantozzi al mercato del pesce proprio alla vigilia di Natale a Capri ed è costretta a comprarlo per riaverlo in casa. Fantozzi decide quindi di riprendere a malincuore il ménage familiare e di festeggiare la Santa Festa in famiglia con Pina e Mariangela. L'infausto quadretto però viene bruscamente interrotto dalla telefonata del Mega Direttore Galattico, che offre a Fantozzi il reintegro nella società (da cui il ragioniere si era autolicenziato prima della partenza per Capri), ma a patto che ricominci dal gradino più basso della carriera, ovvero come parafulmine.

La corazzata Kotiomkin

La corazzata Kotiomkin (o Kotionkin) è il film (fittizio) ispirato parodisticamente a La corazzata Potëmkin, al centro di un episodio di culto del film di Fantozzi.

Le scene vedono il professor Guidobaldo Maria Riccardelli, interpretato da Mauro Vestri qui nel suo ruolo più noto, imporre agli impiegati la ripetuta visione di antichi e famosi film d'autore, capolavori storici del cinema che lui venera. Dopo l'ennesima proiezione de La corazzata Kotiomkin, durante il consueto dibattito, giunge lo storico giudizio di Fantozzi, che ha finalmente deciso di ribellarsi e porre fine alla questione:

«Per me La corazzata Kotiomkin è una cagata pazzesca!»

Gli impiegati si ribellano, prendendo in ostaggio il direttore, picchiandolo, mettendolo in camicia di forza e costringendolo suo malgrado a vedere film di basso livello culturale: (Giovannona Coscialunga, L'esorciccio e l'immaginario poliziottesco La polizia s'incazza), dopo averlo fatto inginocchiare sui ceci (per contrappasso alla sua abitudine di punire in tal modo chiunque manifestasse disinteresse per le sue noiosissime pellicole) e aver dato fuoco davanti ai suoi occhi alle diciotto bobine di pellicola della sua amatissima e preziosissima copia personale del film.

Mauro Vestri interpreta il Professor Guidobaldo Riccardelli, fanatico cinefilo del film La corazzata Kotiomkin

L'episodio de La corazzata Kotiomkin vuole essere satirico nei confronti di un certo pubblico radical chic intellettualistico e snob, che impone a se stesso e agli altri una cultura stereotipata seguendo schemi precostituiti.

Non essendo possibile utilizzare scene originali de La corazzata Potëmkin di Sergej M. Ėjzenštejn[5], uno dei capolavori del cinema russo d'avanguardia, in fase di sceneggiatura si decise di farne una parodia; anche il nome del regista venne opportunamente modificato: Sergej M. Ėjzenštejn divenne "Serghei M. Einstein". Per questo le scene della gradinata di Odessa visibili nel film furono girate dal regista Luciano Salce sulla Scalea Bruno Zevi, di fronte alla Galleria di arte moderna, e la pellicola venne maltrattata per ottenere un effetto di invecchiamento[5]. Il famigerato "occhio della madre" è pertanto quello dell'attrice italiana Alba Maiolini.

Inoltre il film russo non è lungo come si lascia intendere: per dare più credibilità all'esasperazione degli impiegati, La corazzata Kotiomkin è composta da ben diciotto interminabili bobine, quando in realtà La corazzata Potëmkin dura soltanto 75 minuti, e quindi meno dei 92 minuti di applausi ricevuti da Fantozzi per lo storico giudizio al termine dell'ultima proiezione.

Quando, dopo la visione del film, gli impiegati vengono costretti a fare dei commenti, il geometra Calboni parla di montaggio analogico, tecnica di montaggio teorizzata da Ejzenštejn, anche detta montaggio delle attrazioni.

Riprese

Il film è stato girato tra Roma, Civitavecchia e Capri. La villa dove si svolge la cena di gala è Villa Miani a Roma, a Monte Mario, poco lontano dal Vaticano; mentre l'albergo delle scene dell'episodio ambientato a Capri è in realtà l'Hotel delle Nazioni a Roma. La stazione da cui partono Fantozzi e il Duca Conte Semenzara (e successivamente la moglie e la figlia) è la Stazione di Roma Ostiense. La cerimonia del varo della nave, presieduta dalla contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare è girata nel porto di Civitavecchia.

Curiosità

La scena, verso la fine del film, in cui Fantozzi e la Silvani finiscono in mare con la macchina attraversando la nave, nelle intenzioni del film si svolgerebbe a Napoli. In realtà la scena è stata girata a Civitavecchia, nello stesso molo, con la stessa nave e probabilmente nello stesso giorno in cui sono state girate le scene della cerimonia del varo della nuova nave dell'azienda. Notare l'autovettura rossa in fondo al molo, praticamente nella stessa posizione in entrambe le scene e la rampa di salita della nave.

Dietro le quinte

  • A differenza del primo film, dove era doppiato da Gianni Marzocchi, in questo film l'attore che interpreta il geometra Calboni, Giuseppe Anatrelli, recita con la sua voce.

Note

  1. ^ In realtà le brevissime immagini che appaiono sul televisore in portineria si riferiscono alla partita Italia - Olanda, disputata allo Stadio Olimpico di Roma il 22 novembre 1975, che vide la vittoria della nazionale italiana per 1-0 grazie ad una rete di Fabio Capello.
  2. ^ Questo film nella realtà non è mai esistito, ed il titolo ha probabilmente preso spunto dal film "La polizia ringrazia", film del 1972 per la regia di Steno. Il titolo "La polizia s'incazza" sarà poi ripescato negli anni duemila dai comici Luca e Paolo (genovesi come Paolo Villaggio) per uno dei loro sketch, parodia dei film poliziotteschi degli anni settanta [1].
  3. ^ Il locale dove Fantozzi, Filini e Calboni trascorrono la serata era in verità, come rivelato dal Davinotti, un elegante piano-bar in auge all’epoca, il "Capriccio" di via Liguria a Roma, e diventò un night club solo qualche anno dopo l'uscita del film, con il nome di "Cica Cica Boom" (è stato poi anche chiuso per prostituzione nel giugno 2007).
  4. ^ Oltre tremila euro rivalutati al 2009
  5. ^ a b Salce - Pergolari, L'uomo dalla bocca storta (2009), documentario. Cfr. Cominciamo bene prima, 5 novembre 2009, minuto 25 da sito rai.tv.

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