Gianni Rodari

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«Andrà lontano? Farà fortuna? Raddrizzerà tutte le cose storte di questo mondo? Noi non lo sappiamo, perché egli sta ancora marciando con il coraggio e la decisione del primo giorno. Possiamo solo augurargli, di tutto cuore: - Buon viaggio!»

Gianni Rodari (Omegna, 23 ottobre 1920Roma, 14 aprile 1980) è stato uno scrittore, pedagogista e giornalista italiano, specializzato in testi per bambini e ragazzi e tradotto in moltissime lingue. Vincitore del prestigioso Premio Hans Christian Andersen (edizione 1970), fu uno tra i maggiori interpreti del tema "fantastico" nonché, grazie alla Grammatica della fantasia, sua opera principale, uno fra i principali teorici dell'arte di inventare storie.

Biografia

«In principio la terra era tutta sbagliata...»

Gianni Rodari nacque il 23 ottobre 1920 a Omegna, sul Lago d'Orta da Giuseppe Rodari, fornaio che possedeva il negozio in via Mazzini, via principale di Omegna, sposato in seconde nozze con Maddalena Ariocchi, commessa nella bottega paterna. Oggi sulla parete della sua casa natale che dà sulla strada c'è una targa che lo ricorda. Poiché i genitori stavano in negozio venne seguito nel corso della sua infanzia da una balia di Pettenasco. A Omegna frequentò le prime quattro classi elementari ma poi, in seguito alla morte del padre per broncopolmonite (nel 1929), si trasferì a Gavirate in provincia di Varese, paese natale della madre, a nove anni, con il fratello Cesare (1921-1982). In seguito la madre cedette l'attività del marito al fratellastro di Gianni, Mario (1908-1966), nato dalle prime nozze del padre. Nel 1931 la madre lo fece entrare nel seminario cattolico di San Pietro Martire di Seveso in provincia di Milano, ma comprese ben presto che non era la strada giusta per il figlio e nel 1934 lo iscrisse alle magistrali. Erano anche anni di passione musicale, e Rodari prendeva lezioni di violino. Con alcuni amici formò un trio e cominciava a suonare nelle osterie e nei cortili della zona, ma la madre non lo incoraggiò.

Nel 1937 Rodari si diplomò come maestro presso Gavirate. Nel 1938 fece il precettore a Sesto Calende, presso una famiglia di ebrei tedeschi fuggiti dalla Germania. Nel 1939 si iscrisse alla Facoltà di Lingue dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, abbandonando però i corsi dopo pochi esami. Insegnò in seguito a Brusimpiano, Ranco e Cardana di Besozzo. Come egli stesso disse la sua scuola non fu grandiosa a causa della sua giovane età, tuttavia si rese conto che fu una scuola divertente dove i bambini utilizzavano la fantasia addirittura per aiutarlo a correggere le sue stesse opere: questa, insieme a molte altre, fu una delle caratteristiche basilari di Rodari, che lo faranno sempre riconoscere per la sua originalità.

Durante la Seconda guerra mondiale venne esonerato dal servizio militare a causa della salute cagionevole. Intanto vinse il concorso per maestro e insegnò come supplente a Uboldo. Nel dicembre del 1943 venne richiamato alle armi dalla Repubblica di Salò e assegnato all'ospedale milanese di Baggio. Traumatizzato dalla perdita dei suoi due migliori amici (Nino Bianchi, morto nel naufragio della nave Calipso nel Mediterraneo all'inizio della seconda Grande guerra, e Amedeo Marvelli, deceduto durante la campagna di Russia) e dall'internamento del fratello presso un campo di concentramento nazista in Germania, prese contatti con la Resistenza lombarda, gettò l'uniforme ed entrò in clandestinità; quindi si avvicinò al Partito Comunista Italiano, a cui si iscrisse il 1º maggio 1944.

Dopo la Liberazione del 25 aprile 1945 iniziò la carriera giornalistica in Lombardia, dapprima con il giornaletto ciclostilato Cinque punte, poi dirigendo L'Ordine Nuovo, periodico della Federazione Comunista di Varese. Nel frattempo pubblicò alcune trascrizioni di leggende popolari e dei racconti anche con lo pseudonimo di Francesco Aricocchi. Nel 1947, approdò a L'Unità di Milano, su cui, due anni dopo, iniziò a curare la rubrica "La domenica dei piccoli".

Nel 1950 lasciò Milano per Roma, dove fondò e diresse, con Dina Rinaldi, il giornale per ragazzi Pioniere (settimanale dell'API, Associazione Pionieri d'Italia), con cui collaborò per una decina d'anni, fino alla cessazione della pubblicazione stessa. In piena guerra fredda, nel 1951, dopo la pubblicazione del suo primo libro pedagogico Il manuale del Pioniere, venne "scomunicato" dal Vaticano, che lo definì "ex-seminarista cristiano diventato diabolico". Per tale motivo le parrocchie bruciavano nei cortili il Pioniere e i libri di Gianni Rodari[2].

Il 25 aprile 1953 sposò la modenese Maria Teresa Ferretti, segretaria del Gruppo Parlamentare del Fronte Democratico Popolare (da cui avrà la figlia Paola nel 1957) e il 13 dicembre dello stesso anno fondò Avanguardia, giornale nazionale della FGCI, Federazione Giovanile Comunista Italiana. Chiusa l'esperienza nel 1956, tornò, chiamato da Pietro Ingrao all'Unità (da settembre 1956 a dicembre 1958).

Dal 1954, per una quindicina di anni, collaborò anche a numerose altre pubblicazioni: scrisse articoli su quotidiani e periodici; curò libri e rubriche per ragazzi. Tuttavia entrò nell'Albo dei giornalisti solo nel 1957. Dal primo dicembre 1958 passò a Paese Sera come inviato speciale e nello stesso periodo iniziò a collaborare con RAI e BBC, come autore del programma televisivo per l'infanzia Giocagiò.

Dal 1966 al 1969 Rodari non pubblicò libri, limitandosi a una intensa attività di collaborazioni per quanto riguarda il lavoro con i bambini. È questo un periodo molto duro per lui soprattutto a causa delle sue condizioni fisiche e della gran mole di lavoro.

Nel 1968, stanco di Paese Sera pensò di accettare l'offerta di Einaudi, che con Editori Riuniti pubblicava allora i suoi libri, e di trasferirsi a Torino, ma aveva da poco traslocato nel quartiere Gianicolense in attesa di andare a vivere in una nuova casa a Manziana, ma poiché la moglie lavorava e non volevano creare traumi di trasferimento nella figlia in età scolare, rimase a Roma. Dopo la morte di Ada Gobetti, assunse la direzione del Giornale dei genitori (incarico che tenne fino all'inizio del 1977[3]). Nel 1970 vinse il Premio Hans Christian Andersen, divenendo l'unico italiano del settore scrittori a riceverlo: un record rimasto tuttora tale.

Nel 1973 uscì il suo capolavoro pedagogico: Grammatica della Fantasia; introduzione all'arte di inventare storie, saggio indirizzato a insegnanti, genitori e animatori nonché frutto di anni di lavoro passati a relazionarsi con il campo della "fantastica". Con il celebre pseudonimo di "Benelux", teneva su Paese Sera una rubrica-corsivo quotidiana molto seguita. Si recò più volte in Unione Sovietica, dove i suoi libri erano diffusi in tutte le scuole delle repubbliche. Intraprese viaggi anche in Cina e in Bulgaria.

Fino all'inizio del 1980 continuò le sue collaborazioni giornalistiche e partecipò a molte conferenze e incontri nelle scuole italiane, con insegnanti, genitori, alunni, gruppi teatrali per ragazzi. Suoi testi pacifisti sono stati musicati da Sergio Endrigo e da altri cantautori italiani.

Il 10 aprile 1980 si fece ricoverare in clinica a Roma, per farsi operare alla gamba sinistra, data l'occlusione di una vena; morì quattro giorni dopo, il 14 aprile, per collasso cardiaco. Aveva 59 anni. Le sue spoglie sono sepolte nel Cimitero del Verano, tomba n° 60, reparto 131 (nuovo ampliamento).

Gianni Rodari, scrittore e giornalista famoso per la sua fantasia e originalità, attraverso racconti, filastrocche e poesie, divenute in molti casi classici per ragazzi, ha contribuito a rinnovare profondamente la letteratura per l'infanzia. Tra le sue opere maggiori si ricordano Filastrocche in cielo e in terra, Il libro degli errori, Favole al telefono, Il gioco dei quattro cantoni, C'era due volte il barone Lamberto. Dal suo libro La freccia azzurra è stato tratto un omonimo film d'animazione nel 1996. Nel 1961 in URSS uscì anche un cartone animato su Cipollino, recentemente tradotto e diffuso in Italia per il mercato home video.

Riconoscimenti

Dal 1980 (anno della sua morte) sono state scritte decine di opere che parlano di Gianni Rodari, ed esistono anche centinaia di parchi, circoli, biblioteche, ludoteche, strade, e scuole materne ed elementari intitolate a lui. Il "Parco Rodari" più importante si trova ad Omegna, suo paese natale, mentre a Roma gli è stata intitolata la biblioteca comunale del Municipio Roma VII a Tor Tre Teste[4].

Nel 2010, 90º anniversario della nascita, 40º anniversario del ricevimento del Premio Andersen e 30º anniversario della morte, in Italia e all'estero, sono state realizzate numerosissime iniziative per ricordarlo; tra esse le nuove ristampe per l'occasione.

Oltre al Premio Hans Christian Andersen del 1970 vanno ricordati anche i riconoscimenti del premio Prato (1960) e dei premi Catello e Rubino (entrambi del 1965).

Sebbene molte vie e piazze siano state a lui dedicate, la principale "piazza Gianni Rodari" sorge proprio a Omegna davanti all'omonimo "Parco della Fantasia" sopra citato.

Grammatica della fantasia

La Grammatica della fantasia è un libro scritto da Gianni Rodari e pubblicato nel 1980, anno della sua morte. Non fu un caso che esso venne scritto nell'ultimo periodo della sua vita, dato che leggendo l'opera si può quasi definirla "il resoconto degli studi sulla fantastica di Rodari".

Nonostante questo già il sottotitolo la dice lunga sul contenuto: "Introduzione all'arte di inventare storie". Esso risulta l'unico volume dello scrittore di Omegna che non è di narrativa ma ha un contenuto teorico.

Nasce ufficialmente a Reggio Emilia (città che Rodari apprezzò molto in quanto le sue scuole accoglievano a braccia aperte lui e le sue idee; non per niente frequenti erano le sue visite in Emilia Romagna) dalla paziente trascrizione a macchina da parte di una stagista di alcuni appunti rimasti a lungo dimenticati. Gli appunti in questione, scritti intorno agli anni '40, facevano parte della raccolta del Quaderno della fantasia. Vennero recuperati in seguito ad un comizio che si terrà proprio nella città emiliana dal 6 al 10 marzo 1972.

L'opera si sviluppa in 45 capitoli e si potrebbe dire tranquillamente che la stragrande maggioranza dei temi e degli episodi della poliedrica attività di scrittore e di studioso di Gianni Rodari sopra citati nella biografia siano ripresi anche nel corso delle argomentazioni e degli esempi che le accompagnano (vedi anche: testimonianze).

Testimonianze

  • l'amico Amedeo Marvelli: «"sasso", da questo punto di vista è, per me,Santa Caterina del sasso, un santuario a picco sul lago Maggiore. Ci andavo in bicicletta;Ci andavamo insieme, Amedeo e io. Sedevamo sotto un fresco portico a bere vino bianco e a parlare di Kant. Ci trovavamo anche in treno, eravamo entrambi studenti pendolari. Amedeo portava un lungo mantello blu. In certi giorni sotto il mantello s'indovinava la sagoma dell'astuccio del suo violino. La maniglia del mio astuccio era rotta, dovevo portarlo sotto il braccio. Amedeo andò negli alpini e mori in Russia».
  • il maestro Nazareno Ferrari: «Era un maestrino con barbetta bionda e occhiali. Zoppicava. Una volta premiò con un "dieci" il tema del mio rivale in italiano, che aveva scritto: "L'umanità ha più bisogno di uomini buoni che di uomini grandi". Da questo si può capire che era socialista. Un'altra volta, per mettermi in imbarazzo e far capire ai miei compagni che io non ero poi un pozzo di scienza, disse: "Per esempio, se domando al Gianni come si dice bella in latino, non lo può sapere". Ma io che in chiesa avevo sentito cantare Tota pulchra es Maria e mi ero dato da fare per capire che cosa significassero quelle bellissime parole, mi alzai e risposi arrossendo: "Si dice pulchra"».
  • il padre Giuseppe Rodari: «La parola "forno" vuol dire, per me, uno stanzone ingombro di sacchi, con un'impastatrice meccanica sulla sinistra, e di fronte le mattonelle bianche del forno, la sua bocca che si apre e chiude, mio padre che impasta, modella, inforna, sforna. Per me e per mio fratello, che ne eravamo ghiotti, egli curava ogni giorno in special modo una dozzina di panini di semola doppio zero, che dovevano essere molto abbrustoliti. L'ultima immagine che conservo di mio padre è quella di un uomo che tenta invano di scaldarsi la schiena contro il suo forno. E’ fradicio e trema. È uscito sotto il temporale per aiutare un gattino rimasto isolato tra le pozzanghere. Morirà dopo sette giorni, di bronco-polmonite. A quei tempi non c'era la penicillina". E di rincalzo: "So di essere stato a vederlo più tardi, morto, sul suo letto, con le mani in croce. Ricordo le mani ma non il volto. E anche dell'uomo che si scalda contro le mattonelle tiepide non ricordo il volto, ma le braccia: si abbruciacchiava i peli con un giornale acceso, perché non finissero nella pasta del pane. Il giornale era La Gazzetta Del Popolo. Questo lo so di preciso, perché aveva una pagina per i bambini. Era il 1929».
  • il compagno di classe Antonino Bianchi: «... il Nino matto che ficcava i coltelli nella porta di casa per farsi comprare il mandolino da sua madre. Non sei morto nell'affondamento della Calipso, nei primi giorni della seconda guerra mondiale, nelle acque del Mediterraneo, nella mia dolorante memoria, nella mia schifosa ostinata memoria che non mi lascia libero un solo minuto, chè sempre mi tiene al guinzaglio, mi porta dove vuole, mi lascia piangere ed abbaiare, a ululare di sconforto, negli angoli più disperati del globo, e specialmente all'aeroporto di Karagandà, Unione Sovietica, Repubblica del Kasakstan, ventidue gradi sotto zero, e un vento soffiato da cinquemila chilometri di Asia, mi dici come avrebbe potuto resistere a questa lama gelida, a questo maglio intercontinentale, a questo assalto del cosmo un ragazzo cresciuto tra civili colline e amati fratelli, discutendo di Kant e di Hegel, cavando dal suo modesto violino un suono, disse il professore, degno di Vivaldi. Nino. Matto. Mezzo matto. Il solo vestito di nero nelle balere del varesotto, da Cittiglio ad Angera, il solo figlio illegittimo di padre miliardario e di madre pettinatrice, bionda, alcolizzata. [.. .1 l'unico suonatore di mandolino e studioso di elettronica capace di cacciare dal letto la nonna, la madre e lo zio per farvi dormire gli amici, dopo un pasto notturno d'insalata e biscotti al burro».

Opere

Al suddetto elenco di opere va aggiunta una rubrica settimanale che Gianni Rodari tenne sull'Unità dal titolo Il libro dei perché. Tale rubrica durò dal 18 agosto 1955 al 25 ottobre 1956. Poi riprese dal 25 maggio 1957 al 5 giugno 1958 sotto il nome di La posta dei perché. Le simpatiche questioni dibattute dal compianto scrittore italiano in quella rubrica sono state raccolte nel 1984 da Marcello Argilli in un volume intitolato appunto Il libro dei perché. La moglie e la figlia di Gianni Rodari ancora oggi vengono spesso invitate nelle scuole italiane intitolate allo scrittore, in occasione di iniziative "rodariane".

Altri progetti

Bibliografia

  • Lillo Gullo, Gianni Rodari, La grammatica della fantasia,recensione, L'Ora, 7 gennaio 1975.
  • Marcello Argilli, Gianni Rodari. Una biografia, Einaudi, Torino 1990.
  • Rodari. Le parole animate, con un saggio introduttivo di Pino Boero, un'intervista a Rodari di Enzo Biagi e schede di didattica e creatività a cura di Anna Lavatelli, Interlinea, Novara 1993.
  • Rodari, le storie tradotte, con un ricordo di Roberto Cerati, presentazione di Pino Boero, Interlinea, Novara 2002.
  • Il cavaliere che ruppe il calamaio. L'attualità di Gianni Rodari, a cura di Francesco Lullo e Tito Vezio Viola, Interlinea, Novara 2007.
  • Gianni Rodari, Lettere a Don Julio Einaudi, hidalgo editorial e ad altri queridos amigos, a cura di Stefano Bartezzaghi, Einaudi, Torino 2008
  • Antonio Faeti, Con Rodari, in "LG Argomenti", XLVI, n. 1, gennaio-marzo 2010, pp. 5–11.
  • Angelo Nobile, Rodari scrittore per ragazzi e saggista, in "LG Argomenti", a. XLVI, n. 1, gennaio-marzo 2010, pp. 12–16.
  • Mariarosa Rossitto, Non solo filastrocche. Rodari e la letteratura del Novecento, Bulzoni, Roma 2011

Note

  1. ^ G. Rodari, Favole al telefono, Torino, Einaudi, 1962, p. 156.
  2. ^ Marcello Argilli, Gianni Rodari. Una biografia, Torino, Einaudi, 1990, pp. 64-65
  3. ^ A lui verrà dedicato il n. speciale, Il giornale dei genitori, XXII, n. s., n. 58/59, luglio /agosto 1980.
  4. ^ Biblioteca Gianni Rodari, su comune.roma.it. URL consultato il 03-05-2010.
  5. ^ comprende: Filastrocche in cielo e in terra, Favole al telefono, Il libro degli errori, C'era due volte il barone Lamberto e Il gioco dei quattro cantoni con illustrazioni di Bruno Munari
  6. ^ contiene: Filastrocche in cielo e in terra, Favole al telefono, Il pianeta degli alberi di Natale, Il libro degli errori, C’era due volte il barone Lamberto e Il gioco dei quattro cantoni con illustrazioni di Bruno Munari

Collegamenti esterni