Utente:Yorick39/Sandbox/2

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Revisione testo Parco Agricolo Sud Milano[modifica | modifica wikitesto]

Il Parco Agricolo Sud Milano è un parco regionale della Lombardia che circonda da tre lati (est, sud e ovest) il capoluogo, nella parte meridionale della sua provincia di cui copre circa la metà dell'intera superficie. Conta, compresa Milano, quarantasei comuni ed è, per estensione, il terzo dell'intera regione.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Fu istituito il 23 aprile 1990[1], dopo anni di gestazione, e la gestione fu affidata direttamente alla provincia di Milano, e nacque soprattutto con lo scopo di proteggere e valorizzare la vocazione agricola del Sud Milano alla cui sopravvivenza erano legate le sempre più ridotte possibilità di tutela dell'ambiente e del paesaggio; la sua prima denominazione fu quella di parco urbano di cintura e metteva a disposizione di milioni di cittadini un enorme polmone verde e un grande patrimonio di natura, storia e cultura, tuttavia i primi atti del parco furono tutti indirizzati alla tutela agricola.

Dalla metà del XIX secolo, lo sviluppo urbano e produttivo di Milano aveva seguito soprattutto le direttrici nord e ovest e, in parte, quella est verso l'Adda lungo la Martesana. Il sud aveva al contrario mantenuto le sue caratteristiche agricole, con insediamenti abitativi ridotti e sparsi; la stessa periferia cittadina, che altrove stava progressivamente conquistando tutte le aree verso i confini dei comuni limitrofi, a mezzogiorno era ancora ben distante dai limiti daziari con borghi isolati e cascine; persino la rete stradale e dei trasporti era qui a maglie molto più rade.

Era l'eredità di un sistema agricolo e irriguo di grande efficacia e produttività che se da un lato aveva fatto di quei territori i più ricchi produttori di "cibo", dall'altra li aveva resi insalubri e poco appetibili per chi non li coltivasse direttamente. Le aree del futuro parco, in generale, non erano ancora sotto la pressione edilizia e speculativa

Disambiguazione – Se stai cercando il fiume omonimo in provincia di Pavia, vedi Olona (meridionale).
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Stato{{{nazione}}}
Divisione 1Province di Varese, Milano e Pavia.[2]
Lunghezza71[3] km
Portata mediaA Rho 15,22 m³/s
Bacino idrografico370 km²
NasceNasce in località Rasa di Varese a 548 metri s.l.m.. Altre sorgenti minori a sud del Monte Martica, (937 metri s.l.m.), al Passo Varrò (760 metri s.l.m.), Alpe Ravetta (618 metri s.l.m.), Pian Waldes (720 metri s.l.m.), Miniera Valvassera (450 metri s.l.m.).[2]
SfociaIn località San Cristoforo a Milano nel Lambro meridionale e le sue acque, con questo, sfociano nel Lambro a Sant'Angelo.[2]

L'Olona, in lombardo occidentale, Ulona, Urona oppure Uòna, è un fiume italiano lungo 71 km,[3][2][4] il cui corso si sviluppa interamente in Lombardia.

Il fiume nasce a 548 metri sul livello del mare in località Fornaci della Riana alla Rasa, frazione di Varese, all'interno del Parco Regionale Campo dei Fiori; un secondo ramo sorgentizio si trova in Valganna (ramo orientale) e si riunisce al primo al confine tra Induno e Varese. Solcata la Valle Olona e attraversata l'alta pianura milanese, giunge a Rho, dove versa parte delle sue acque e le sue piene nel Canale Scolmatore di Nord Ovest, regolatore delle piene del Seveso. Passata Pero, l'Olona entra a Milano, dove, al termine del suo percorso sotterraneo, confluisce nel Lambro Meridionale, in località San Cristoforo[5][6]. Nel percorso tra le sorgenti e Milano il fiume è lungo 71 km[7][8]. Il fiume talvolta è indicato anche come Olona Settentrionale per l'omonimia con un secondo Olona, che scorre in provincia di Pavia e che a sua volta, per comodità, viene designato come Olona inferiore[9]. L'omonimia non è di origine imitativa o etimologica, ma è dovuta con ogni probabilità al fatto che prima dell'Era Volgare si trattava di due tronconi dello stesso fiume, deviato dai Romani nel suo tratto superiore verso Milano e la Vettabbia e, di conseguenza, diviso, in quanto anche a quei tempi la Vettabbia, forse navigabile,[10] sfociava nel Lambro.

Il fiume è noto per le cascate e le grotte di Valganna, per essere uno dei fiumi più inquinati d'Italia e soprattutto per essere stato, per secoli, "il fiume di Milano" per antonomasia.

L'alveo originario[modifica | modifica wikitesto]

A nord del Naviglio Grande[modifica | modifica wikitesto]

A Costa de' Nodili, cinque chilometri dalla foce dell'Olona meridionale, un pannello turistico descrive il fiume come se i Romani non l'avessero deviato.

"Si può ritenere come cosa certa" che l'Olona che si scarica in darsena a porta Ticinese[11] e "quella che si scarica nel Po a San Zenone, costituivano, nei primi anni dell'Era volgare, un solo fiume". (Felice Poggi, 1911). L'ing. Felice Poggi diresse per anni gli Uffici tecnici del comune di Milano e progettò nel 1878 l'acquedotto e nel 1890 la rete fognaria del capoluogo lombardo; nel 1911 redasse uno studio sull'idrografia milanese e le sue modifiche nel tempo che è, ancora oggi, il punto di riferimento per chi affronta la materia, essendo state le sue osservazioni, per altro accuratissime, le ultime prima della cementificazione e il definitivo stravolgimento dei luoghi.

Si sa che l'Olona da Rho proseguiva verso sudsudest per continuare sulla medesima direttrice verso la Bassa e il Po, lasciando Milano sulla sinistra a circa sette miglia, ma non è facile determinarne con esattezza il percorso e molte e diverse sono le indicazioni. Il Rhodense è densamente abitato e costruito da sempre, almeno per quel che ci interessa, e gli interventi sull'idrografia sono stati pressoché continui, vuoi per l'irrigazione,[12] vuoi per la difesa dalle piene o, più semplicemente, per assecondare lo sviluppo di strade e borghi. La località in cui il fiume è stato deviato dai Romani, nel I-II secolo dopo Cristo, è Lucernate.[13] Da qui, seguendo le pur minime ondulazioni del terreno e le ridottissime variazioni altimetriche, si arriva a Cascina Olona,[14] una frazione di Settimo Milanese, a Baggio e a Corsico, con una possibile variante che da Settimo porterebbe a Muggiano e a Trezzano sul Naviglio o a Cesano Boscone.

A sud del Naviglio Grande[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Olona (meridionale).

Le località di Cesano, Corsico e Trezzano sono contigue (da est a ovest) e tutte e tre sul Naviglio Grande che allora non esisteva, ma da ognuno di questi luoghi è possibile individuare un corso d'acqua che potrebbe scorrere nell'antico alveo dell'Olona fino a Binasco: da Trezzano e Cesano Boscone la roggia Belgioioso, da Corsico passando per Assago la Roggia Vecchia. Da Binasco, con la derivazione del Ticinello si giunge poco più a sud, nel territorio di Lacchiarella, dove anche le rogge Colombana e Carona portano acqua alla rete irrigua e da qui proviene il Roggione. Questo corso d'acqua, quando alla cascina Settimo di Bornasco[15] riceve la roggia Olonetta, cambia nome e diventa l'Olona inferiore. L'Olonetta, assieme alla roggia Misana, proviene da un fontanile di Misano, altra frazione di Bornasco, pochi chilometri a monte. Ripreso il suo vecchio corso e il suo nome, il fiume sfocia come detto a San Zenone al Po. Giuseppe Nangeroni[16] descrive l'Olona inferiore come il terzo tratto, "scavato e terrazzato" dell'antico fiume.[17]

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Idrografia: le sorgenti e la Valganna[modifica | modifica wikitesto]

L'Olona ancora ruscello alla Rasa di Varese.
Le Cascate di Valganna ghiacciate.
Lo stesso argomento in dettaglio: Valganna (valle).

Oltre alla sorgente principale alle Fornaci della Riana[18], il fiume sgorga anche da altre cinque piccole fonti[19], due in Val di Rasa e tre in Valganna.Qui l'Olona forma le cascate di Valganna nella valle omonima. Si trovano nel comune di Induno Olona e sono vicine alle famose grotte[20]. Sulle cascate si può ammirare il fenomeno dell'affioramento del travertino. Queste sorgenti danno luogo a due rami che si uniscono a valle di Bregazzana (frazione di Varese). Il primo ramo dà origine al laghetto Fonteviva, dedicato alla "pesca sportiva"[21] ed alle cascate di Valganna che in inverno, a causa del clima rigido, sono spesso ghiacciate.

La Valle Olona e l'alta pianura[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Valle Olona.

Dopo questo tratto iniziale, caratterizzato dalla confluenza di sette piccoli affluenti[22] che danno vigore al corso d'acqua, il fiume inizia a percorrere la valle Olona.

L'Olona presso Malnate.

La valle è stata originata dall'Olona e dal ritiro dei ghiacciai durante l'ultima era glaciale. Si presenta come una valle profondamente incisa con i centri abitati posti sulle colline prospicienti l'alveo del fiume, chiamate pianalti. Alla destra orografica dell'Olona corrisponde una zona ricca di colture e boschi, mentre a sinistra prevale la brughiera. L'affluente principale in provincia di Varese è la Bevera. Altri tributari importanti sono il Vellone, il Gaggiolo (chiamato anche Rio Lanza, Ranza, Anza o Clivio), la Quadronna, la Selvagna, il Mornaga, il Riale delle Selve ed il Tenore.

Lavatoio sull'Olona a Legnano in una fotografia del 1903.

A Gorla Minore il fiume si dirama nell'Olonella che si ricongiunge all'alveo principale dopo 1200 m[23]. Esisteva un tempo anche un'altra diramazione naturale indicata con questo nome che attraversava Legnano: essa è stata interrata all'inizio del XX secolo[24]. Dopo aver superata Castellanza, il corso del fiume si dirige verso la pianura padana attraversando il Seprio. Qui dal corso dell'Olona si diramano alcuni canali irrigui, che tornano all'Olona prima di Legnano[24].

Dopo aver lambito il comune di Parabiago (più precisamente la frazione San Lorenzo), il fiume riceve a Rho i suoi due principali affluenti, il Bozzente e il Lura. A Rho ha origine anche il "deviatore dell'Olona" , costruito negli anni anni ottanta, che si immette nel Canale Scolmatore di Nord Ovest (corso d'acqua artificiale scavato negli anni sessanta per raccogliere le piene del Seveso). Quest'opera è sempre stata fonte di polemiche: da una parte non ha evitato tutte le esondazioni come era stato progettato e, dall'altra, porta acque inquinate verso il Ticino[25]. Nel novembre 2002, in condizioni climatiche particolari,[26] strariparono contemporaneamente l'Olona, il Seveso, lo scolmatore e il Ticino.

A valle di Rho[modifica | modifica wikitesto]

L'Olona a Pero.

Da questo punto in poi il fiume non percorre più l'alveo naturale, ma segue il percorso deviato dagli antichi romani[27] che lo fecero confluire nel Lombra (Lambro meridionale) per riprenderne le acque più a valle, indirizzarle a Milano attraverso il canale della Vepra e scaricarle nella Vettabbia alla Vetra nei pressi di San Lorenzo. La derivazione dal Lombra avveniva in un punto noto più tardi come La Maddalena, un antico borgo che sorgeva attorno all'attuale piazza De Angelis. Il percorso, a parte le rettifiche e i raddrizzamenti dovuti alle canalizzazioni moderne che tengono conto del reticolo urbano allora inesistente, non era molto diverso da quello che il fiume percorse fino a quando fu tributario della darsena.

Entrato a Pero, dopo un tratto iniziale ancora all'aperto, l'Olona inizia a scorrere sotto il manto stradale e giunge a Milano, attraversando dapprima i quartieri Gallaratese e QT8, dove raccoglie le acque del fiume Merlata (o Fugone). Nel tratto sotto piazza Stuparich riceve la confluenza del torrente Pudiga (o Mussa). Merlata e Pudiga sono i collettori delle acque che provengono dall'area a nord di Milano, le Groane. L'Olona costeggia poi Lampugnano e San Siro, e prosegue sotto i viali della circonvallazione filoviaria (più precisamente piazza Stuparich, Viale Elia, piazzale Lotto, piazza Zavattari, viale Murillo, piazzale Brescia, viale Ranzoni, piazza Ghirlandaio, viale Bezzi, piazzale Tripoli, viale Misurata, piazza Bolivar, piazza Napoli, viale Troya, piazzale delle Milizie)[28][29].

A Milano, adesso e nel passato[modifica | modifica wikitesto]

Sotto questo percorso, disegnato per la prima volta dal PRG di Milano del 1884,[30] canalizzato nei primi due decenni del XX secolo e coperto in un periodo che va dal 1950 al 1970, l'Olona finisce: quando uscirà dopo avere sottopassato il Naviglio Grande confluisce a una ventina di metri nel Lambro meridionale. Alcuni autori descrivono l'Olona ed il Lambro Meridionale come un solo corso d'acqua che termina alla confluenza con il Lambro a Sant'Angelo Lodigiano[31] e gli attribuiscono una lunghezza di 120 chilometri. Altri preferiscono trattare i due corsi d'acqua separatamente,[32] con l'Olona che misura 71 chilometri di lunghezza e un bacino di 370 chilometri quadrati. Fino all'entrata in funzione del sisteme di depurazione delle acque del capoluogo lombardo, nel 2005, il Lambro meridionale era un collettore di fogna che raccoglieva gli esiti della parte occidentale della rete fognaria cittadina, che oggi sono invece convogliati ai depuratori di San Rocco e di Nosedo, e usciva a cielo aperto a San Cristoforo unendo le sue acque a quelle dell'Olona, come avviene ancora oggi, e a parte di quelle del Naviglio che uscivano da uno scaricatore. Dal medesimo scaricatore, che un tempo serviva soprattutto a diluire i reflui fognari, oggi il Lambro meridionale ha la sua "sorgente pulita"[33].

Dalla Maddalena a piazza Tripoli[modifica | modifica wikitesto]

Trattoria lungo l'Olona all'"Isola Brera", Milano (1930 circa)

Un tempo, all'altezza dalla Maddalena, L'Olona prendeva la strada della città, all'epoca dei Romani per entrare nella Vettabbia, poi, dal XII secolo, nella fossa difensiva attorno alle mura medievali, e successivamente (1603) per alimentare la darsena di porta Ticinese. Come si vede anche dalla carta idrografica a lato, si divideva in due rami che si riunivano prima di entrare in darsena. Tra i due, la cosiddetta "isola Brera"[27], da una cascina con quel nome che vi sorgeva, nell'area che diventò il parco Solari (oggi parco don Giussani). Nel 1919, nell'ambito della complessa revisione idrofognaria intrapresa a Milano, l'Olona venne incanalato nell'attuale percorso, coperto alcuni decenni più tardi, e la deviazione verso la darsena avveniva in piazza Tripoli: qui c'era una chiusa che deviava il fiume per via Roncaglia, dando inizio a quello che fu chiamato il "ramo darsena". Nei due periodi di asciutta annuale dei navigli, la chiusa era manovrata in modo tale che l'Olona proseguisse il suo percorso lungo la circonvallazione fino a sfociare nel Lambro meridionale che allora era un vero e proprio collettore di fogna.

Col passare degli anni e con l'aumentare dell'inquinamento dell'Olona, la chiusa di piazza Tripoli venne manovrata non soltanto durante le asciutte: dapprima ridusse la portata del ramo darsene e, alla fine degli anni ottanta, la azzerò per "rischio Idrogeologico e pericolo di inquinamento"[34] della darsena e delle acque che ne uscivano a scopo irriguo o di navigazione.

La prima copertura a tratti (da via Valparaiso a viale Coni Zugna) del ramo darsena avvenne nel 1932, quando al posto dello "scalo bestiame" delle ferrovie che vi sorgeva, venne costruito il Parco Solari.[35] Per secoli l'Olona[36] era stato il maggiore affluente della darsena stessa.

Il prezioso aiuto della cartografia[modifica | modifica wikitesto]

Una mappa di Milano del 1600: si vedono il percorso dell'Olona, da Lampugnano alla Maddalena e alle mura, cascine e mulini, mentre non esiste ancora la darsena[37]
Una vecchia mappa idrografica di Milano della metà del XIX secolo. Si notano i due bracci dell'Olona che confluiscono prima di entrare nella darsena .

La mappa più antica che rappresenta il corso dell'Olona è datata 1608. Su di essa sono anche segnati i ponti e, con una buona precisione, le costruzioni lungo il fiume. Per quanto riguarda i dintorni di Milano, dal XVII[38] secolo ai giorni nostri, i riferimenti cartografici che mostrano il percorso dell'Olona sono molti. Oltre a quello della Maddalena compaiono spesso nomi di cascine e di mulini. Fino al 1704[39] il fiume presenta un solo braccio terminale, a partire dal 1722[40] il fiume si biforca in due rami pressoché paralleli: Olona nuova quello settentrionale che più tardi si chiamerà roggia Molinara, Olona vecchia quello meridionale. La roggia sarà chiusa alla fine dell'Ottocento, prima della canalizzazione del fiume. Il percorso attuale compare, come detto, nel piano regolatore generale del Beruto nel 1884 e, con esso il tracciato del ramo darsena. Questo, prima di incrociare via Vincenzo Foppa, attraversava la via Vepra il cui nome ricorda sia quello romano del canale, sia l'antico borgo omonimo, dove, dopo la sconfitta col Barbarossa e la distruzione della città, furono esiliati i milanesi di porta Vercellina.[41] Qui, fino agli anni cinquanta, esisteva l'ultimo tratto di fiume non canalizzato e con andamento tortuoso e l'ultimo agglomerato artigiano che ne utilizzava le acque per tintorie e laboratori per il trattamento di tessuti pesanti.[42]. Per il tratto a monte, la più precisa, tra le mappe più antiche, è del 1789 ed è opera del frate Mauro Fornari e di Domenico Cagnoni. La carta inquadra la provincia di Varese fino a qualche chilometro a sud di Legnano. La prima cartina disegnata dal “Consorzio del Fiume Olona” è del 1722, ed stata tracciata dall'ingegner Gaetano Raggi. Oltre che le infrastrutture, riporta anche i canali e le chiuse.

Tra le carte del XIX secolo sono da citare la mappa disegnata dall'ingegner Vittore Vezzosi nel 1861, che riferisce anche di alcuni rilievi effettuati sul fiume, e quella dell'ingegner Villoresi, su cui sono tracciate con dovizia di particolari le zone irrigate dall'Olona. Quest'ultima riporta infatti anche i canali e le rogge originati dal fiume.

Gli affluenti e le acque[modifica | modifica wikitesto]

Il Lura a Cadorago
Il Gaggiolo a Malnate.

Il bacino dell'Olona misura 370 km2 e si estende su parte delle province di Varese, Como, Milano, interessando anche un minuscolo lembo di territorio svizzero e il fiume conta 19 affluenti. Quelli più importanti sono la Lura, la Bevera, il Gaggiolo (o Lanza), il Bozzente, il Vellone, il Rile-Tenore, il Merlata, la Mussa, la Quadronna, la Selvagna, ed il Fredda. In Valle Olona si trovano alcune zone umide: lo Stagno Buzonel che si trova nel fondovalle tra Castelseprio e Lonate Ceppino, ed è alimentato dal torrente Bozzone, che in seguito confluisce nell'Olona. lo Stagno di Cairate, posto al confine tra Cairate e Lonate Ceppino, alimentato da alcune risorgive. Da ricordare anche il Refreddo o Fontanile Crotto, un corso d'acqua che sgorga nel fondovalle di Castelseprio, in località Crotto Valle Olona e che confluisce nel fiume poco più a valle. Qui sotto tutti gli affluenti (tra parentesi gli immissari dei corsi d'acqua):

Elenco degli affluenti
  • Legnone
  • Des
  • Sesnivi o Valle del Forno
  • Braschè
  • Pissabò
  • Grassi
  • Boscaccia
  • Ganna o Margorabbia Inferiore
  • Fredda o Valfredda
  • Valpissavacca
  • Pedana della Madonna
  • Vellone
  • Bevera [riceve le acque del Cavo Diotti (Poaggia)]
  • Lanza o Ranza o Gaggiolo o Clivio [alimentato dal Riale Renone, Ripiantino, Valmeggia, Rio dei Gioghi, Barbottaccio]
  • Fogascè o Gerre
  • Quadronna
  • Selvagna [Rio Gasletti, Felisera]
  • Mornaga [alimentato dalla Marnetta (Rio Griano, Rio Dietro Costa), Riale Bulgarella, Rio Canale]
  • Riale delle Selve
  • Marubbio
  • Valdessera
  • Riale San Pancrazio
  • Riale di Torba
  • Riale di Castelseprio
  • Refreddo o Fontanile Crotto
  • Bozzone
  • Rile-Tenore, condotto di colatura delle vasche in cui sfociano il Rile e il Tenore [Rile (Riofreddo, Valle Pozzolo), Tenore (Rio Stribiana, Ronchet, Riale Madonnetta, Riale di Peveranza, Riale Respiro)]
  • Bozzente (Antiga, Valle di Pirra, Fosso delle Valli e in passato vi affluivano anche il Gradeluso o Bozzentino e il Fontanile di Tradate)
  • Lura [Riale di Gironico]
  • Merlata o Fugone [Nirone, Guisa]
  • Mussa o Pudiga o Lombra Mussa [Lombra (Rio del Vallone, Rio del Laghetto, Rio Valmaggiore), Cisnara, Liemate]

Regime del fiume[modifica | modifica wikitesto]

Il regime dell'Olona è tipicamente prealpino, con periodi di portata elevata in autunno e primavera, e periodi di magra - seppur non di secca - in inverno ed estate.

La portata media[43] dell'Olona a Ponte Gurone di Malnate è di 2,18 m3/s. In questa località è stata ultimata nel 2009 una diga a vasche di laminazione che regola la portata del fiume, per contenerne le piene. È in grado di formare un bacino temporaneo di 1.570.000 metri cubi con un rilascio di 36 metri cubi al secondo[44].[45] A Legnano la portata media aumenta fino a 5,8 m3/s, mentre a Rho, dopo che il fiume riceve gli apporti di Bozzente e Lura, essa tocca il valore di 15,22 m3/s.

Le inondazioni[modifica | modifica wikitesto]

El Gamba de legn arranca tra le acque dell'Olona straripata alla Maddalena (1917)

L'Olona, prima della costruzione di argini e canali scolmatori, è stato un fiume che ha flagellato con frequenti esondazioni le aree che attraversa[24]. La più antica di cui si conserva qualche traccia documentale risale al 1548 e avvenne a Legnano[24]. L'ultima esondazione che ha fatto danni ingenti si è verificata il 13 settembre 1995 [46], mentre l'ultima in ordine cronologico è avvenuta nel novembre 2002[26].

Nell'arco degli ultimi 400 anni vi sono state oltre settanta alluvioni, la maggior parte delle quali ha provocato gravi danni[24]; questo senza contare gli straripamenti, solitamente circoscritti, che avvengono ogni stagione. Da uno studio condotto nel 1990 per conto della facoltà di Scienze geologiche dell'Università degli Studi di Milano, risulta che il maggior numero di piene si è verificato nel tratto del fiume che attraversa la provincia di Milano. In particolare, il rhodense è risultato il luogo più interessato alle esondazioni. Nell'area più settentrionale del bacino, la zona più colpita da fenomeni di piena è stata quella di Clivio.

La qualità delle acque[modifica | modifica wikitesto]

L'Olona in centro a Nerviano.

La qualità delle acque del fiume è monitorata in cinque stazioni: (Varese, Lozza, Fagnano Olona, Legnano e Rho)[47].

Nelle prime stazioni di monitoraggio, Varese, Lozza e Fagnano, l'acqua del fiume risulta "accettabile" o "sufficiente"[48], ed è in costante miglioramento. A Legnano la qualità delle acque peggiora, assumendo il grado "scadente"[49], ma anche qui si nota un miglioramento, visto che fino a pochi anni fa lo stato delle acque dell'Olona era "pessimo". A Rho, anche se in lieve miglioramento, le acque del fiume mantengono il grado "pessimo"[49]. Dopo il depuratore di Pero le acque dell'Olona migliorano. Il consorzio di tutela del fiume si è posto l'obiettivo di far raggiungere in tutte le stazioni di monitoraggio, entro la fine del 2008, il grado "accettabile" ed entro la fine del 2016 il grado "buono"[23]. Dai dati ufficiali la mèta del 2008 non è stata raggiunta ed è ancora più difficile, sembra, raggiungere il traguardo prefissato per il 2016.[50] Queste difficoltà erano ben presenti alla regione Lombardia che per il caso specifico e per il Seveso è ricorsa a strumenti straordinari quali il "cntratto di fiume"[51] che prevede un maggiore coinvolgimento degli enti locali e della popolazione interessai per massimizzare il ccordinamento degli interventi.[52] Tra le cause che rendono arduo il recupero del fiume, gli esperti sottolineano l'insufficienza del ricambio delle acque, dovuto all'impermeabilizzazione (cementificazione) del bacino di impluvio e l'alta artificialità del percorso (canalizzazioni, tombinature,[53] preponderanza di tratti rettilinei) oltre all'insufficienza complessiva del sistema fognario e di collettamento delle acque. Per il tratto Varese Milano nel 2006 si segnalava la necessità di costruire 31 nuovi depuratori[54] e di questi è stato completato soltanto quello di Gornate Olona (2009)[55], che però è di grande capacità e riduce notevolmente il fabbisogno ricordato.

Due episodi recenti sono particolarmente indicativi della situazione. Il 31 dicembre 2009[56] e per diversi giorni a seguire, a Vareese lo scolmatore di piena del collettore fognario ha riversato liquami non depurati nel fiume, mentre il 28 giugno 2010 a Fagnano Olona si è verificata la moria di alcune migliaia di pesci[57]: anche in questo caso, i tecnici dell'ARPA hanno potuto stabilire che i liquami tossici, regolarmente recapitati in fona, erano stati sversati nel fiume dallo scolmatore di quest'ultima.

La natura e la sua salvaguardia[modifica | modifica wikitesto]

La flora[modifica | modifica wikitesto]

Una robinia.

I pendii lungo l'Olona sono dominati da boschi di latifoglie.

Tra le molte specie al Campo dei Fiori, la genziana pneumonanthe.

La prima parte del corso del fiume attraversa il Parco Regionale Campo dei Fiori. Fino a 600 m di altitudine prevalgono i castagni, i frassini ed i tigli. Nelle valli più umide sono comuni gli aceri. Sulla parte sommitale del Massiccio del Campo dei Fiori vengono sostituiti dal faggio, mentre i versanti aridi del Monte Martica sono dominati da betulle e dal pino silvestre. Gli spazi aperti sono impreziositi da piante ormai rare come Gentiana pneumonanthe e da decine di specie di orchidee selvatiche quali ad esempio vesparia e moscaria.

A valle del Campo dei Fiori è stato istituito il Parco Rile Tenore Olona. Le specie che compongono la flora sono principalmente farnie, carpini, robinie, noccioli, platani, frassini, querce, pioppi, olmi, aceri ed ontani. Molte sono anche le specie autoctone di arbusti, funghi e felci che crescono nel parco[58].

I pianalti in sponda sinistra sono caratterizzati dalla brughiera. Questa è costituita da distese di brugo (Calluna vulgaris), un piccolo arbusto dalla fioritura autunnale; nel passato era oggetto di sfalcio per usarlo nelle lettiere per gli animali[59] e spesso le distese secche erano preda di incendi. La cessazione della prima pratica e la sensibile diminuzione dei secondi consentono la crescita spontanea di essenze d'alto fusto e, per ora, di radi boschi.

La flora del tratto pianeggiante dell'Olona, che è la maggior parte del percorso, è caratterizzata, oltre che dalle specie d'alto fusto già ricordate, dalla massiccia presenza della robinia, originaria dell'America settentrionale e introdotta nei nostri boschi agli inizi del 1800.

La fauna[modifica | modifica wikitesto]

Il volo di un giovane astore.

Nella prima parte del corso, quello non inquinato, la fauna è ricchissima. Nel parco del Campo dei Fiori si possono incontrareungulati maestosi come il cervo o l'agile capriolo, oltre a decine di piccoli mammiferi e roditori, tra i quali citiamo lo scoiattolo, il riccio, il toporagno e la donnola. Diversi sono anche i rapaci presenti: alcuni stanziali come l'Astore, con i suoi 120 centimetri di apertura alare, il Nibbio bruno, il falco pecchiaiolo, la poiana, lo sparviero e il falco pellegrino, altri migratori come il biancone e il falco di palude. Il gufo, l'allocco e il barbagianni non nidificano tra gli alberi ma cacciano di notte nei boschi e fanno udire i loro richiami. Completano l'avifauna l'airone cinerino, formidabile pescatore che non disdegna rane, piccoli rettili, topi e insetti e i molti uccelli, migratori e non, tipici dei boschi e dei campi.

Tra gli anfibi sono presenti salamandre e diverse specie di raganelle, rospi e rane. Tra i rettili citiamo la lucertola , l'orbettino, la vipera ed il ramarro [60].

Un discorso a sè merita l'ittiofauna, presente in tutto l'alto corso e in valle Olona, con presenze purtroppo non censite e lasciate alla testimonianza di pescatori o osservatori occasionali, e che talvolta "emerge" per episodi incresciosi di inquinamento e di conseguente moria in termini più abbondanti del previsto. Le specie presenti sono tutte autoctone (cottidi e ciprinidi^, per la impossibilità di risalita che hanno quelle allogene attraverso i tratti più inquinati. La pesca era un tempo un'attività fiorente sul fiume, anche in forme professionali, ed era il consorzio a rilasciare le singole licenze, ma dal 1780 il fiume venne diviso in tratte(otto nel1811, sette fino alla darsena nel1899, quando l'attività cominciava a essere compromessa dagli scarichi industriali[[[24]]]) e furono queste a essere date in affitto[61]

Parchi[modifica | modifica wikitesto]

A partire dal 1988, quando una delibera regionale istituì i Parco Regionale del Campo dei Fiori, sono state diverse le iniziative mirate alla salvaguardia dell'ambiente naturale e del rilevante patrimonio naturale, storico e archeologico lungo l'asta del fiume e dei suoi affluenti sino a Rho. Con il perfezionarsi dell'iter istitutivo del parco di interesse sovracomunale (PLIS) [62] Rho, Pregnana Milanese, Pogliano Milanese e Vanzago,[63] nel cui territorio da anni ha sede il bosco con l'oasi e il centro di recupero degli animali selvatici gestito dal WWF[64][65], nessun tratto di sponda dell'Olona resterà senza tutela e salvaguardie.

Parco Regionale Campo dei Fiori[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Parco Regionale Campo dei Fiori.

Il Parco ha una superficie di 5.400 ettari ed è gestito da un consorzio formato dalle comunità montane della Valceresio, Valcuvia e Valganna-Valmarchirolo, dalla Provincia di Varese e dai quattordici comuni compresi nel territorio del Parco: Barasso, Bedero Valcuvia, Brinzio, Castello Cabiaglio, Cocquio-Trevisago, Comerio, Cuvio, Gavirate, Induno Olona, Luvinate, Orino, Rancio Valcuvia, Valganna, Varese.

Ha sede a Brinzio. Dal 2010 è attivo il progetto di recupero dell'area della sorgente principale dell'Olona, alla Rasa di Varese. In particolare saranno risanate le Fornaci della Riana e Rasa di Varese#Monumenti , mentre è stata recuperata e riaperta Villa Cagnola[66].

Parco Rile Tenore Olona[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Parco Rile Tenore Olona.

Costituito nel 2006, il Parco abbraccia un territorio caratterizzato da estesi terrazzamenti di origine fluvio-glaciale, i cosiddetti pianali morenici ed è ricco di siti di rilevanza storica e culturale. La particolare geologia del territorio permette la nascita di numerosi piccoli torrenti alimentati da acque risorgive e acque piovane. I principali sono il Rile ed il Tenore.

Parco del medio Olona varesino[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Parco medio Olona varesino.

Nel 2006 è stato istituito il Parco del medio Olona varesino, che comprende il tratto della Valle Olona tra Fagnano Olona e Marnate. Il Parco comprende i Comuni di Fagnano Olona, Gorla Maggiore, Solbiate Olona, Gorla Minore, Olgiate Olona e Marnate. Oltre alla Valle Olona il Parco include anche il tratto fagnanese del Tenore e i boschi ad est di Gorla Maggiore, in cui scorre il Fontanile di Tradate.[67]

Il castello in una immagine del 1905.

Parco Locale del Bosco di Legnano (Parco Castello)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Parco locale del bosco di Legnano.

Nato[68] negli anni settanta, sorge accanto al Castello di Legnano, al confine con i Comuni di Canegrate e San Vittore Olona. È anche noto come "Parco castello" (o "Parco di Legnano").

Nel periodo della costituzione del Parco i rimboschimenti non erano fondati sulle conoscenze delle specie locali, e dunque l'area protetta annovera molte piante non autoctone della zona. Solamente i pioppi lungo le rogge ricordano l'ambiente agricolo lungo le sponde del fiume.

Dal 1981 è stato realizzato un sistema di laghetti e paludi frequentato da un grande numero di uccelli acquatici, e abitato da molte specie ittiche.[69]

Parco dei mulini[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Parco dei mulini.
Il mulino Gajo a Parabiago.
Il Mulino Montoli a San Vittore Olona.

Istituito il 20 marzo 2008, interessa le aree boschive ed agricole dei Comuni di Legnano, Canegrate, San Vittore Olona e Parabiago.[70] È in fase di studio l'estensione fino all'ex Monastero Olivetano a Nerviano.

La superficie, oltre 264 ettari, è quasi interamente impiegata ad attività agricole.

Nel Parco sono presenti importantissime testimonianze storiche come il Castello di Legnano, l'ex opificio Visconti di Modrone (oggi adibito a centro residenziale) e sei mulini, ultima testimonianza dell'antica tradizione molitoria della zona[24].

Parco Valle del Lanza[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Parco Valle del Lanza.

Il Parco include i Comuni di Malnate, Cagno, Bizzarone e Valmorea e interessa marginalmente l'Olona, visto che comprende solo il breve tratto in cui confluisce il torrente Lanza (ovvero il Gaggiolo), presso la Folla di Malnate.

Geografia antropica[modifica | modifica wikitesto]

Comuni attraversati[modifica | modifica wikitesto]

I Comuni attraversati dal fiume sono:

Comuni attraversati dall'Olona

Navigabilità e viabilità[modifica | modifica wikitesto]

Il fiume in sè non ha mai rappresentato una via di comunicazione navigabile [24][71], ma il suo corso e le sue sponde hanno costituito una frequentata via di transito dalla bassa pianura verso il nord fino dalla preistoria e testimonianze in tal senso provengono dai ritrovamenti a Parabiago, Canegrate , Legnano e Castelseprio. Del I secolo d.C. è la strada romana da Milano al Verbano che seguiva l'Olona fino a Legnano e lungo la quale il fiume fu canalizzato: c'è chi pensa che sia stata quest'opera a promuovere lo scavo fino al Mussa (Lombra) e, in definitiva, la deviazione a Milano.[72] Nel III e IV secolo si definirono meglio i percorsi per Varese o, piuttosto, per il lago Maggiore e per la Svizzera, sempre appoggiandosi su parte del tracciato del fiume. Di navigabilità non si può parlare neppure oggi, anche se in alcuni punti del fiume viene praticata la canoa e ogni tanto, per scopi di promozione ambientale, qualche ecologista ne effettua la discesa in kayak.

Infrastrutture e progetti[modifica | modifica wikitesto]

Un tempo, le infrastrutture fluviali riguardavano soprattutto i ponti, il rafforzamento degli argini a difesa dalle piene, le derivazioni d'acqua e le fortificazioni a difesa dell'assieme. L'Olona, in tutto il suo percorso, viene scavalcato da 57 ponti, tra i quali ve ne sono alcuni di interesse storico, come il ponte romanico a Castiglione Olona (presso la località Mulino Celeste).
; le derivazioni, numerosissime, sono ormai praticamente tutte chiuse; il corso del fiume è quasi tutto artificializzato, ma ancora inquinato e ancora fortemente a "rischio idraulico", cioè di straripamento. Dopo il completamento nel 2009 del grande impianto di "laminazione" di Gurone[73], capace di trattenere fino a 1.570.000 metri cubi d'acqua in un bacino provvisorio con un rilascio massimo di 36 metri cubi al secondo, a destare preoccupazione sono soprattutto gli affluenti, Lura[74] e Bozzente [75] in particolare, non ancora convenientemente regolati. Come riferito prima, dal 2006 le opere di difesa idraulica sono demandate al "contratto di fiume"[76]. In termini analoghi dovrebbero essere affrontati i problemi di collettamento, smaltimento e depurazione delle acque. Nel frattempo, va segnalata una meritoria azione degli enti locali e dei vari consorzi nel miglioramento della fruibilità di parchi, zone verdi e sponde, con la realizzazione di molte piste ciclopedonali, l'attrezzatura di vari punti d'incontro e l'organizzazione di periodiche visite guidate e manifestazioni. Tra le piste ciclabili, ricordiamo solo quella internazionale tra Castellanza a Mendrisio, passando per il confine con la Svizzera. Il tragitto ricalca il percorso della ferrovia della Valmorea. Il primo tratto della pista ciclopedonale è stato inaugurato nel 2007 e si snoda, lungo il fiume, tra Castellanza e Fagnano Olona.

La Storia[modifica | modifica wikitesto]

Dalla preistoria al 1600[modifica | modifica wikitesto]

Il cotonificio Dell'Acqua a Legnano, sorto lungo l'Olona.

I ritrovamenti più antichi scoperti nelle zone intorno l'Olona sono dell'Età del bronzo (XIII secolo a.C.) e sono riconducibili alla cultura di Canegrate. Furono scoperte 50 tombe con ritrovamenti databili fino all’Età del Ferro[77].

In tempi storici, le sue sponde furono oggetto di un'intensa colonizzazione romana, con le terre del Rhodense e del Legnanese centuriate e coltivate usando le acque del fiume per irrigarle. Più a monte, Castelseprio aumentava la sua importanza, anche come centro della penetrazione cristiana estendendo la sua influenza su un vasto territorio e diventando successivamente caposaldo longobardo e, nel 1200, roccaforte dei Torriani nella loro lotta coi Visconti per il predominio a Milano. Il corso dell'Olona era fondamentale perché già dall'XI secolo era diventato, con i suoi mulini, una fonte preziosa di vettovagliamento. Il controllo del Seprio era la chiave d'apertura dell'intera valle e nel 1286 i Visconti, sconfitti i Torriani, imposero la distruzione del capoluogo 1287 che da allora cessò di esistere. Al servizio di Milano, protetta da una formidabile catena di fortezze e castelli,[78] la valle accrebbe il suo sviluppo: si moltiplicarono i mulini, dall'alto corso fino alle porte della città, e accanto all'attività molitoria si imposero insediamenti di tipo preindustriale (magli, folle, attorcitoi, concerie, segherie per il legno e per la pietra, in particolare sul Bevera), mentre restava ancora rilevante l'apporto all'irrigazione.

Un uso così intensivo delle acque richiede l'emanazione di apposite norme (Statuti delle acque): ciò avviene la prima volta nel 1346 e poi nel 1396: tutto viene regolamentato, dall'irrigazione alle derivazioni, ma la prima regola è quella per cui le acque debbano comunque defluire regolarmente a Milano: a garanzia vi sarà la nomina annuale di un Officiale forastero giurisperito, assistito da una vera e propria burocrazia responsabile di acque e strade dello Stato. Il sistema così concepito favoriva il continuo scambio di merci di diversa natura tra città e campagna, gettando le basi di un'economia metropolitana integrata alla base della prosperità del ducato Milanese, creando altresì per l'intero comprensorio olonese i presupposti per diventare quell'incubatoio industriale che sopravvive ancora ai giorni nostri.

Dalla nascita del Consorzio a oggi[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1608 i mulini sull'Olona sono centosessantasei, con 463 rodigni (prese di forza)[79] e nel 1610 cambiano le disposizioni per la gestione: si costituisce un consorzio[80] fra gli utilizzatori, sotto la sorveglanza di un membro del senato cittadino, che controllerà l'uso delle acque (si tratta di una gestione privatistica che proseguirà fino al 1921 quando le acque del fiume verranno restituite al demanio pubblico), ma il consorzio[81] sopravvive ancora mantenendone il "controllo". Dall'epoca le attività si diversificarono ulteriormente, con l'introduzione di filande per la seta (nel teritorio si era diffusa la coltura del gelso), cotone, tintorie, sbianche, cartiere e poi fornaci, piccole industrie meccaniche; si era arrivati alla metà del XIX secolo, le ruote vennero sostituite dalle turbine idrauliche in grado di ottimizzare lo sfruttamento della corrnte, poi subentrarono il vapore e l'elettricità e le industrie si allargarono dalla valle alla pianura circostante, dando vita a quello straordinario bacino industriale compreso tra Legnano, Busto Arsizio, Parabiago e Rho. Ancora oggi, nei sedici comuni che affacciano la valle dell'Olona, si contano 2600 unità produttive, tra artigianali e industriali. con 20.000 occupati.[82]

La crisi ambientale iniziò quando cessò lo sfruttamento della forza idraulica del fiume e l'Olona divenne un facile sversatoio dei residui e dei liquami derivati dalle diverse produzioni, in particolare tessili, conciarie e cartarie. Nel periodo di massimo tasso di inquinamento, le acque dell'Olona apparivano colorate dagli scarichi delle tintorie e con una spessa schiuma bianca sulla superficie, ed il colore mutava giornalmente a seconda delle industrie che vi scaricavano[83]. Ancora oggi raccoglie scarichi civili ed industriali[47] malgrado già dagli anni '80 sia in atto un'azione di bonifica con la costruzione di depuratori[24].

I mulini[modifica | modifica wikitesto]

File:MulinoSanVittoreOlona.jpg
Un mulino di San Vittore Olona in una foto d'epoca

Tra le sorgenti e Nerviano il corso del fiume era un tempo disseminato di mulini. Fin dal Medio Evo, a Legnano in particolare, prosperava l'attività molitoria[24]. Tale era il numero di mulini da far supporre che nel XV secolo questa attività costituisse per l'intera zona una notevole fonte economica. Il più antico documento conosciuto nel quale si nomina un mulino sull'Olona è del 1043[24]: esso fa riferimento ad una struttura situata tra Castegnate e la località "Gabinella" a Legnano, di proprietà di Pietro Vismara. Le Signorie degli Sforza e dei Visconti posero a presidio dei più importanti raggruppamenti di mulini sull'Olona alcune fortificazioni, sfruttando fortilizi e castelli già esistenti. Nel 1608 si contavano sulle sponde dell'Olona 116 mulini[24], fra i quali un maglio da rame, un follone o gualchiera per i panni e diversi torchi da olio.

Durante lo sviluppo industriale del XIX e XX secolo i mulini vennero gradatamente abbandonati[24]. A Legnano furono demoliti i sette della città dalle grandi industrie cotoniere per permettere l'installazione delle più moderne ed efficienti ruote idrauliche. Nel periodo post bellico crebbe il fabbisogno di corrente elettrica, e l'uso delle vecchie ruote diventò economicamente conveniente solo per le piccole officine. Gli antichi mulini ripresero dunque ad azionare trapani, piallatrici, mole a smeriglio, ecc.. ma anche questo nuovo risveglio si spense presto col mutare delle condizioni economiche[24].

Attualmente ne restano, a monte e a valle del castello visconteo di Legnano, soltanto sei[24] e da essi prende il nome una tradizionale gara di cross campestre, la Cinque Mulini, che si corre ogni anno, in primavera, a San Vittore Olona. Si tratta dei mulini "Meraviglia" (già Melzi Salazar), "Cozzi", "Cornaggia" (lungo l'Olona adiacente al Parco comunale del Castello di Legnano), "De Toffol", "Montoli" di San Vittore Olona e "Galletto" di Canegrate. L'unica struttura con le macine ancora in efficienza di questa zona (destinata a triturare foraggio per bestiame) è il mulino annesso alla fattoria agricola "Meraviglia" nel territorio di San Vittore Olona, che è certamente il più antico tra i rimasti: risalirebbe infatti al XIV secolo[24]. A valle del Castello ne rimangono pochi altri, come il mulino "Gajo" a Parabiago ed un altro a valle di Nerviano.

Archeologia industriale[modifica | modifica wikitesto]

A partire dagli anni '60-'70 l'industria (specie il settore tessile) entrò in una crisi irreversibile e da allora a oggi, progressivamente, la maggior parte delle fabbriche ha chiuso, lasciando in Valle Olona un imponente patrimonio di archeologia industriale. In valle si trovano dunque fabbriche di numerose tipologie, da quella "verticale" (notevole esempio ne è il Cotonificio Cantoni di Castellanza) alla più diffusa fabbrica "orizzontale", affermatasi a partire dal 1880 e caratterizzata da un solo piano di lavoro con capannoni (shed, in inglese) affiancati (il Cotonificio Ponti di Solbiate od il Cotonificio Candiani di Fagnano, per citarne un paio).

La LIUC a Castellanza

Buona parte di questi grandi complessi industriali giace in condizioni di abbandono e degrado e di difficile controllo, mentre il recupero appare sempre più problematico. Non mancano gli esempi incoraggianti come il recupero del Cotonificio Cantoni di Castellanza, che nel 1991 è stato adibito a sede dell'università Carlo Cattaneo[84]. In particolare si dovrebbero recuperare, prima che vadano del tutto perduti, i mulini in rovina che esistono in valle, spesso di origini settecentesche o addirittura precedenti, dunque meritevoli di grande attenzione.

Un'attenzione tutta particolare merita la stabilimento della Birra Poretti, di Induno Olona, perché in piena attività. Qui fu la vena delle stesse fonti che originano l'Olona a innescare l'opportunità, colta da Angelo Poretti nel 1877,[85] di costruire una grande birreria. Nel 1901, quando per l'ottimo andamento degli affari si trattò di ampliare lo stabilimento, il Poretti lo volle in stile Liberty e anche i successivi restauri e ampliamenti furono rispettosi di tale scelta, tra i vari architetti che vi misero mano nel tempo è da ricordare Ulisse Stacchini, il progettista della stazione centrale di Milano. L'edificio, tra il naturalismo, il classicismo, l'egizio e il floreale, presenta appariscenti decorazioni: mascheroni, grottesche, medaglioni, frange e gocce,conchiglie, lesene giganti e grandi festoni di luppolo: ciò che ne fa un esempio studiato di architettura è la conciliazione tra la monumentalità e la funzionalità.

Galleria fotografica[modifica | modifica wikitesto]

File:DarsenaOlona.jpg
La darsena di Milano in una foto d'epoca. Per più di tre secoli e mezzo è stata la "foce" dell'Olona

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore sitoufficiale
  2. ^ a b c d Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore arpa1
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  7. ^ ValleOlona - Il Fiume Olona: Carta d'identità, su valleolona.com. URL consultato il 17-07-2010.
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  32. ^ http://www.arpalombardia.it/new/live/download/pubblicazioni/IFF_olona/3.1_INQUAD_AMB.pdf
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  38. ^ "Ducato, overo territorio di Milano" di Giovanni Antonio Magini. Bologna 1620
  39. ^ Daniel Stopendal "Thesaurus Antiquitarum Instoriarum Italiae, Leida 1704
  40. ^ Giovanni Filippini, "Iconografia della città e castello di Milano, 1722
  41. ^ Vittore e Claudio Buzzi, "Le vie di Milano", dizionario di toponomasticca milanese, Ulrico Hoepli, Milano, 2005
  42. ^ I riferimenti cartografici sono tratti da "Carte di Lombardia" a cura di Giovanni Liva e Mario Signori, Arti grafiche Amilcare Pizzi per Mediocredito Lombardo, Milano, 1985, da "Atlante storico di Milano, città di Lombardia" a cura di Virgilio Vercelloni, Officina d'arte grafica Lucini per Metropolitana Milanese, Milano 1987 e dal sito http://www.miol.it/stagniweb/.%7Cmappe storiche
  43. ^ Regione Lombardia - Osservatorio Servizi pubblica utilità - Programma di tutela e uso delle acque - Allegato 2
  44. ^ Da "Varesefocus" - Periodico dell'Unione industriali della provincia di Varese - Una diga per fermare la furia dell'Olona - Consorzio del fiume Olona
  45. ^ http://www.varesenotizie.it/provincia/55780-gurone-la-diga-e-promossa.html
  46. ^ Centro geofisico prealpino - Varese - Bilancio della stagione autunnale 2000
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  48. ^ - Liceo Tosi di Busto Arsizio - Olona, fiume e civiltà - I dati
  49. ^ a b Qualità ambientale nelle aree metropolitane italiane - II Rapporto annuale - " Qualità dell’ambiente urbano"
  50. ^ http://www.ors.regione.lombardia.it/cm/pagina.jhtml?param1_1=N11e3afc18be8ce5ad6f
  51. ^ http://www.contrattidifiume.it/media/Olona/Contratto_di_Fiume_Olona-Bozzente-Lura.pdf
  52. ^ http://www.provincia.mi.it/altomilanese/istituzioni_e_servizi/conferenzaam/Contratto_di_Fiume.html
  53. ^ Oltre che a Milano, il fiume ha lunghi tratti coperti a Varese, Legnano, San Vittore Olona e Legnano|http://www.crea.varese.it/index_file/pagine/file_interni/fiume_olona.pdf
  54. ^ http://www.ors.regione.lombardia.it/resources/pagina/N11e3b0af51da6020148/N11e3b0af51da6020148/PROGRAMMA_DI_TUTELA_E_USO_DELLE_ACQUE_IL_lOMBARDIA.pdf
  55. ^ http://www.contrattidifiume.it/679,Azione.html
  56. ^ http://varesenotizie.it/index.php?option=com_content&view=article&id=46331:la-fogna-continua-a-finire-in-olona&catid=6:varese&Itemid=275
  57. ^ http://chidiacquaferisce.blogspot.com/2010/07/fagnano-la-schiuma-nellolona-colpa.html
  58. ^ Sito ufficiale "Parco Rile Tenore Olona"
  59. ^ Prima ancora era usato per fabbricare scope e il suo nome deriva dalla parola greca καλλύνω (kallýnō), verbo che vuol dire “abbellisco, pulisco”:
  60. ^ Sito ufficiale “Parco Rile Tenore Olona”
  61. ^ Macchione, opera citata
  62. ^ Parco del Basso Olona
  63. ^ Da "mi-lorenteggio.com"
  64. ^ http://www.wwf.it/client/ricerca.aspx?root=23390&content=1
  65. ^ http://www.parks.it/riserva.bosco.wwf.vanzago/
  66. ^ http://www.exnovoambiente.it/terra/terra_11/terra_11.htm
  67. ^ http://www.vareselandoftourism.it/?lang=it&pers=zonageo&focus=0007&PAG=valle-olona-it&PAG=parco-medio-olona-varesino--&contributo=378&tipo=0001
  68. ^ Da sito web provincia di Milano - Parco locale del bosco di Legnano
  69. ^ http://www.parks.it/parco.bosco.legnano/
  70. ^ http://www.ecocultura.it/ambiente.html
  71. ^ Ecomuseo del Paesaggio di Parabiago - "Dai vita ai parchi"
  72. ^ P.G. Sironi, "Sulla via romana Mediolanum Verbanus" Da Archivio Storico Lombardo.LXXIX (1962)
  73. ^ http://www.varesenotizie.it/index.php?option=com_content&view=article&id=55553:gurone-promossa-la-diga-sullolona&catid=7:provincia&Itemid=274
  74. ^ http://www.parcolura.it/
  75. ^ http://www3.varesenews.it/altomilanese/articolo.php?id=173092
  76. ^ http://www.contrattidifiume.it/it-it/home/studi/studi_di_scenario_olona_bozzente_lura
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  80. ^ http://www.consorziofiumeolona.org/
  81. ^ Ha sede a Castellanza
  82. ^ Crea
  83. ^ Articolo su "Altomilanese in rete"
  84. ^ La LIUC, fortemente voluta e anche finanziata dall'Univa, l'associazione degli industriali di Varese
  85. ^ La sorgente naturale della "Fontana degli ammalati", così detta per le sue "virtù" risanatrici:

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Silvano Colombo, Paolo Cottini, Albertina Galli "Varese", Edizioni Lativa, Varese, 1989
  • Pietro Macchione, Mauro Gavinelli, Olona. Il fiume, la civiltà, il lavoro, Macchione Editore.
  • Enciclopedia di Milano, Franco Maria Ricci Editore, Milano, 1997
  • P. Di Maio, Lungo il fiume. Terre e genti nell'antica valle dell'Olona, 1998, Ed. Museo civico Sutermeinster.
  • Silvia Antonia, Conca Messina, Cotone e imprese. Commerci, credito e tecnologie nell'età dei mercanti-industriali. Valle Olona 1815-1860, Venezia, Marsilio, 2004.
  • vari, "Milano, il volto della città perduta" Immagini della Memoria, Edizioni CELIP Milano, Milano 2004

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Testo da rivedere[modifica | modifica wikitesto]

Sulle rive del Naviglio Grande e di quello Pavese, pedonalizzate, ogni sera si accende la movida milanese: ristoranti (magari su un vecchio barcone ormeggiato e trasformato), bar, pub e osterie, locali notturni attirano migliaia di persone rumorose e invadenti. Una trasformazione che non piace a tutti e le proteste dei residenti per rumori, affollamento e disturbo della quiete pubblica sono frequenti. Il quartiere ha due facce, quella notturna e quella diurna ed è ancora ricco di studi di artisti, di botteghe artigiane, di angoli pittoreschi e di madonnine illuminate sulle cantonate. Ogni estate si moltiplicano le occasioni di incontro, le mostre, le feste popolari per un pubblico più familiare. Dall'alzaia ci si può anche imbarcare[2] per godersi il Naviglio dall'acqua. Navigando, può poi capitare di imbattersi in uno dei molti eventi che le località rivierasche organizzano con assiduità, perché il risveglio del Naviglio Grande, non è un fatto circoscritto solo a Milano.[3]✔ Fatto

Note[modifica | modifica wikitesto]