Mohammed Siad Barre

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Mohammed Siad Barre
محمد سياد بري
Siad Barre nel 1978

Segretario generale del Partito Socialista Rivoluzionario Somalo
Durata mandato26 giugno 1976 –
26 gennaio 1991
Predecessorecarica istituita
Successorecarica abolita

Presidente della Repubblica Democratica Somala
Durata mandato21 ottobre 1969 –
26 gennaio 1991
Vice presidenteJama Ali Korshel
Muhammad Ali Samatar
Capo del governoMuhammad Ali Samatar
Muhammad Hawadle Madar
PredecessoreMukhtar Mohamed Hussein
(come Presidente della Repubblica Somala)
SuccessoreAli Mahdi Mohamed

Presidente dell'Organizzazione dell'Unità Africana
Durata mandato12 giugno 1974 –
28 luglio 1975
PredecessoreYakubu Gowon
SuccessoreIdi Amin Dada

Presidente del Consiglio rivoluzionario supremo della Repubblica Democratica Somala
Durata mandato21 ottobre 1969 –
1º luglio 1976
Predecessorecarica istituita
Successorecarica abolita

Presidente del Consiglio dei segretari di stato della Repubblica Democratica Somala
Durata mandato21 ottobre 1969 –
5 luglio 1976
Predecessorecarica istituita
Successorecarica abolita

Ministro degli affari esteri della Repubblica Democratica Somala
Durata mandato5 luglio 1976 –
30 luglio 1977
PredecessoreOmar Arte Ghalib
SuccessoreAbdirahman Jama Barre

Durata mandato1988 –
1989
Capo del governoMuhammad Ali Samatar
PredecessoreMohammed Ali Hamoud
SuccessoreAbdirahman Jama Barre

Dati generali
Partito politicoPartito Socialista Rivoluzionario Somalo
Mohammed Siad Barre
Siad Barre in uniforme
SoprannomeAfweyne
NascitaScilave, 6 ottobre 1919
MorteLagos, 2 gennaio 1995
Cause della morteCrisi cardiaca
Luogo di sepolturaScilave
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Regno d'Italia
Bandiera dell'Italia Repubblica Italiana
Bandiera della Somalia Repubblica Somala
Bandiera della Somalia Repubblica Democratica Somala
Forza armata Regio Esercito
Esercito Italiano
Forze armate somale
ArmaZaptié
Arma dei Carabinieri
Esercito nazionale somalo
Anni di servizio1941-1960
1960-1991
GradoMaggior generale
GuerreGuerra d'Etiopia
Seconda guerra mondiale
Guerra di confine etiope-somala del 1964
Guerra dello Shifta
Guerra dell'Ogaden
Guerra di confine etiope-somala del 1982
Rivolta somala
Guerra civile in Somalia
CampagneCampagna dell'Africa Orientale Italiana
Comandante diEsercito nazionale somalo (Comandante in capo)
Decorazioni
Studi militariScuola allievi ufficiali, Firenze
Altre carichePolitico
fonti nel corpo del testo
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Mohammed Siad Barre (in somalo: Maxamed Siyaad Barre; in arabo: محمد سياد بري; Scilave, 6 ottobre 1919Lagos, 2 gennaio 1995) è stato un politico e generale somalo, presidente e dittatore[1][2] della Repubblica Democratica Somala dal 1969 al 1991. Parlava fluentemente somalo, arabo, inglese e italiano[senza fonte].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Gli inizi nella Somalia italiana[modifica | modifica wikitesto]

Mohamed Siad Barre è nato in un momento in cui i documenti di nascita erano sconosciuti in Somalia, ma è generalmente accettato che il suo anno di nascita è successivo al 1910. Orfano di un pastore dell'Ogaden [3], senza alcuna istruzione scolastica, nel 1935 entra nel corpo di polizia indigeno della Somalia italiana (Zaptié[4]) e partecipa al teatro meridionale della conquista italiana dell'Etiopia nel 1936. Nel 1941 si unì alle forze di polizia locali, che allora erano sotto l'autorità dell'esercito britannico, che occupava il paese dall'inizio delle ostilità della seconda guerra mondiale. La carriera di Mohammed nelle forze di polizia continua nella capitale, Mogadiscio, dove prosegue gli studi, completando la scuola secondaria. Nel 1950, quando gli inglesi lasciarono il governo all'amministrazione fiduciaria italiana, Mohammed Siad aveva raggiunto il grado più alto possibile per un indigeno, quello di ispettore capo di polizia.

Dal 1952 al 1954 frequenta la Scuola allievi sottoufficiali Carabinieri di Firenze e, con il grado di sottotenente del Gruppo Carabinieri somali, fa ritorno nel paese. Nel 1958 raggiunge il grado di maggiore, a capo del Corpo di Sicurezza dell'AFIS nella capitale.

Indipendenza e colpo di Stato[modifica | modifica wikitesto]

Con l'indipendenza della Somalia nel 1960, entra nell'esercito nazionale, come vice comandante in capo.

All'inizio degli anni '60, in occasione di esercitazioni congiunte con ufficiali sovietici, ha modo di conoscere le teorie del marxismo, ne abbraccia gli ideali e diviene un sostenitore del governo marxista-leninista in stile sovietico. La breve guerra di confine contro l'Etiopia nel 1964 fu combattuta in condizioni di grave impreparazione, in cui l'esercito fu tagliato fuori dalle proprie linee. Barre viene successivamente nominato comandante dell'esercito.

Il 15 ottobre 1969, il presidente Abdirashid Ali Shermarke viene assassinato a Las Anod da un poliziotto mentre visitava un'area colpita dalla siccità nel nord della Somalia e il paese si trova sull'orlo della guerra civile.

Con un colpo di Stato da lui stesso architettato e portato a compimento, nelle prime ore del 21 ottobre 1969, truppe militari e autoblindo nelle principali città della Somalia occupano le posizioni chiave. Tutti i membri del parlamento e diversi politici legati a capi tribù o interessi stranieri sono arrestati dalla polizia, guidata dal generale Jama Ali Korshel, che sosteneva il colpo di stato.

Barre prende così il controllo, proclamando la Seconda Repubblica e decretando l'uguaglianza di tutti i cittadini, uomini e donne, in una società, come quella Somala, arcaica e maschilista[5]. Il presidente ad interim Mukhtar Mohamed Hussein viene deposto, e il potere passa ai generali del Consiglio Rivoluzionario Supremo, da lui presieduto.

Regime autoritario[modifica | modifica wikitesto]

Inizialmente si presenta come un "tiranno illuminato": crea un sistema a partito unico[6], instaura un sistema di gratuità delle cure mediche e di istruzione scolastica, rendendo obbligatorio l'insegnamento della lingua somala. Nel 1972, dopo un lungo dibattito sull'opportunità di utilizzare l'alfabeto arabo o quello osmanya, ideato negli anni Venti, in un Paese in cui la lingua somala era utilizzata soltanto oralmente, promuove l'introduzione dell'alfabeto latino. Questo crea un senso di unità nazionale, ma costituisce un problema di comunicazione per le nuove generazioni, che necessitano di una terminologia scientifica e commerciale. Molte tribù nomadi acquisiscono una residenza stabile, la maggior parte si inurba nei dintorni di Mogadiscio. Il regime non ammette la coesistenza di un pericoloso contropotere religioso: non sono infrequenti le esecuzioni di santoni che si oppongono a Siad Barre, seguace del socialismo scientifico e sostenitore della laicità dello Stato.

Barre istituisce il 10 gennaio 1970 il Servizio di sicurezza nazionale, i primi servizi segreti della Somalia, creati sul modello del KGB sovietico e rivelatisi un efficace strumento di spionaggio all'estero e controllo del paese[7]. Nel 1976 fonda il Partito Socialista Rivoluzionario Somalo. In seguito, si indirizza verso una politica sempre più autoritaria e verso un culto esasperato della personalità. Cercò in ogni modo di reprimere il dissenso interno, come con l'ex-ministro Mohamed Aden Sheikh, incarcerato per due volte a Labatan Girow senza prove.

Alleanze internazionali[modifica | modifica wikitesto]

Durante gli anni della guerra fredda, sia gli Stati Uniti sia l'Unione Sovietica si interessarono alla Somalia, data la sua posizione strategica all'ingresso del Mar Rosso[8][9][10].

Siad Barre creò un'intesa con quest'ultima, ma il patto si ruppe nel 1977, quando la Somalia ingaggiò un conflitto con l'Etiopia per il controllo dell'Ogaden. Gli USA rientrarono allora in scena e sostennero la Somalia con circa 100 milioni di dollari di aiuti economici e militari. Nell'ottobre del 1977 un commando palestinese, con l'aiuto della RAF tedesca, dirottò un aereo della Lufthansa partito da Palma di Maiorca facendolo atterrare a Mogadiscio. Il cancelliere tedesco Helmut Schmidt si trovò a dover negoziare con Siad Barre per far sì che la squadra anti-terrorismo GSG-9 intervenisse sull'aeroporto per liberare gli ostaggi.

Barre incontra Hailé Selassié

Verso la fine degli anni 1980, a causa di una rapida perdita di consensi, si rafforzò l'opposizione interna e Siad Barre assunse comportamenti sempre più deliranti. Mantenne comunque un ottimo rapporto diplomatico con l'Italia, tanto che nel 1985 il presidente del Consiglio Bettino Craxi - dopo una vista ufficiale nello Stato africano - firmò un accordo col quale concesse al governo di Mogadiscio la cifra record di 550 miliardi di lire dell'epoca[11]. Per i suoi buoni rapporti col leader del garofano (nominò anche suo cognato Paolo Pillitteri console onorario della Somalia a Milano), Barre definì il suo Paese "la ventunesima regione d'Italia"[12].

Incidente d'auto[modifica | modifica wikitesto]

Il 23 maggio 1986, Barre fu coinvolto in un incidente automobilistico vicino a Mogadiscio nel quale rischiò la vita e che gli produsse molte ferite gravi; durante un forte temporale, l'auto su cui viaggiava tamponò violentemente un autobus[13]. In un ospedale saudita venne curato, per diversi mesi, dalle ferite alla testa, dalle costole rotte e dallo shock[14][15]. Il vicepresidente dell'epoca, il tenente generale Muhammad Ali Samatar, durante la degenza di Barre servì come Capo di Stato de facto. Sebbene Barre fosse riuscito a recuperare abbastanza per presentarsi come candidato-unico alle elezioni presidenziali del 23 dicembre 1986, alla fine del settennato, la sua debole salute e la sua età avanzata produssero delle speculazioni su chi sarebbe stato il suo successore al potere. Tra i possibili contendenti figurava il generale Ahmed Suleiman Abdile (nonché genero di Barre), all'epoca Ministro dell'Interno, in aggiunta al generale Muhammad Ali Samatar.[14]

Guerra civile e caduta[modifica | modifica wikitesto]

Le elezioni presidenziali del 1986, indette al fine di legittimare un potere ormai in crisi, si svolsero senza sfidanti, in forma plebiscitaria. Nel luglio del 1990, in occasione di una partita di calcio allo stadio della Capitale, Barre fece aprire il fuoco sugli spettatori perché questi avevano manifestato rumorosamente il loro dissenso verso il dittatore[16]. Nel nord del paese si sviluppò un movimento di liberazione somalo, grazie anche ai finanziamenti dell'Etiopia. La repressione fu spietata e Barre fece strage di civili (più di 50 000 morti fra il 1988 e il 1990, uno dei conflitti più sanguinosi della storia dell'Africa)[17]. Fece intervenire anche l'aviazione per bombardare la città di Hargheisa nel 1988[18].

Il conflitto degenerò rapidamente in una sanguinosa guerra civile. Le truppe ribelli del generale Aidid all'inizio del 1991 invasero Mogadiscio e si scontrarono con le forze governative, sconfiggendo Barre e costringendolo a lasciare la città la sera del 26 gennaio. Siad Barre venne destituito e riparò nel sud ovest del paese, in una regione controllata da suo genero Mohamed Said Hersi[19]. Da lì tentò due volte di riprendere il potere su Mogadiscio, ma Aidid ne decretò l'esilio nel maggio del 1992.

Riparò allora su Nairobi, ma la levata di scudi dell'opposizione al governo keniota indussero Barre a trasferirsi dopo due sole settimane a Lagos in Nigeria, malgrado alcuni suoi fedeli lo spingessero a riprendere il potere.

In Nigeria morirà per una crisi cardiaca il 2 gennaio del 1995[20]: i resti verranno inumati in Somalia nella sua città natale.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze somale[modifica | modifica wikitesto]

Gran maestro dell'Ordine della stella di Somalia - nastrino per uniforme ordinaria

Onorificenze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Ordine di Georgi Dimitrov (Bulgaria) - nastrino per uniforme ordinaria
Ordine della Bandiera Nazionale di I Classe (Corea del Nord) - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Cordone dell'Ordine del Nilo (Egitto) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine della Regina di Saba (Impero d'Etiopia) - nastrino per uniforme ordinaria
Ordine della Stella Jugoslava (Jugoslavia) - nastrino per uniforme ordinaria
Ordine di Lenin (URSS) - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ George James "Somalia's Overthrown Dictator, Mohammed Siad Barre, Is Dead" New York Times (1/3/1995)
  2. ^ Immigration and Refugee Board of Canada "The Horn of Africa: Somalis in Djibouti, Ethiopia and Kenya" UNHCR (1/2/1991)
  3. ^ SIAD BARRE, MOHAMMAD Archiviato il 18 agosto 2012 in Internet Archive., Dizionario di Storia Moderna e Contemporanea
  4. ^ President Siad Barre life (Tedesco) Archiviato il 27 luglio 2011 in Internet Archive.
  5. ^ Hussein Mohamed Adam, Richard Ford, Mending rips in the sky: options for Somali communities in the 21st century, Red Sea Press, 1997, p. 226, ISBN 1-56902-073-6.
  6. ^ Helen C. (ed.) Metz, Coup d'Etat, in Somalia: A Country Study, Washington, D.C., Library of Congress, 1992. URL consultato il 21 ottobre 2009..
  7. ^ Peter John de la Fosse Wiles, The New Communist Third World: an essay in political economy, (Taylor & Francis: 1982), p.279
  8. ^ The 1994 national census was delayed in the Somali Region until 1997. FDRE States: Basic Information - Somalia Archiviato il 22 maggio 2005 in Internet Archive., Population (accessed 12 March 2006)
  9. ^ Francis Vallat, First report on succession of states in respect of treaties: International Law Commission twenty-sixth session 6 May-26 July 1974, (United Nations: 1974), p.20
  10. ^ Africa Watch Committee, Kenya: Taking Liberties, (Yale University Press: 1991), p.269
  11. ^ Craxi ha firmato l'accordo 550 miliardi alla Somalia, La Repubblica, 24 settembre 1985
  12. ^ Addio Barre, ras delle tangenti, Corriere della Sera, 3 gennaio 1995
  13. ^ World of Information (Firm), Africa review, (World of Information: 1987), p.213.
  14. ^ a b Arthur S. Banks, Thomas C. Muller, William Overstreet, Political Handbook of the World 2008, (CQ Press: 2008), p.1198.
  15. ^ National Academy of Sciences (U.S.). Committee on Human Rights, Institute of Medicine (U.S.). Committee on Health and Human Rights, Scientists and human rights in Somalia: report of a delegation, (National Academies: 1988), p.9.
  16. ^ archivio.repubblica Strage di Mogadiscio oltre sessanta i morti
  17. ^ New People Media Centre, New people, Issues 94–105, (New People Media Centre: Comboni Missionaries, 2005).
  18. ^ https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/07/10/guerriglia-all-attacco-battaglie-profughi-nel-nord.html
  19. ^ Nina J. Fitzgerald, Somalia: issues, history, and bibliography, (Nova Publishers: 2002), p. 25.
  20. ^ Siad Barre ‹ʃi-àd ...›, Moḥammed, Enciclopedia Treccani

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Harvey Glickman, Political Leaders of Contemporary Africa South of the Sahara, Westport (Connecticut), Greenwood Press, 2002, ISBN 0-313-26781-2.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Presidente della Somalia Successore
Mukhtar Mohamed Hussein 1969-1991 Ali Mahdi Mohamed
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