Servizio di sicurezza nazionale (Somalia)

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Servizio di sicurezza nazionale
Descrizione generale
Attivo1970 - 1990
NazioneBandiera della Somalia Somalia
TipoServizio segreto
CompitiSpionaggio
Repressione del dissenso
SedeMogadiscio
Comandanti
Fonti nel testo
Voci di forze di polizia presenti su Wikipedia

Il Servizio di sicurezza nazionale (in inglese National Security Service, NSS) è stato la principale agenzia dei servizi segreti somala durante il governo del generale Siad Barre, di cui fu il principale strumento per attuare la sua repressiva politica interna. Fondata nel 1970, l'agenzia è stata ufficialmente sciolta nel 1990.

Organizzazione[modifica | modifica wikitesto]

Poiché prima dell'ascesa di Barre la Somalia non aveva servizi segreti, il NSS fu creato da zero. Il NSS era parte del Ministero dell'Interno e fu costituito con l'aiuto del KGB sovietico, sul cui modello peraltro era stato concepito. Il NSS fu una struttura d'elite i cui vertici mantennero sempre uno stretto legame con Siad Barre ed il suo Consiglio supremo rivoluzionario.[1][2][3]. Obiettivo dell'agenzia era la protezione della sicurezza nazionale della Somalia e dei suoi interessi a livello internazionale, anche se col passare del tempo la sua attività fu sempre più concentrata sulla politica interna ed il contrasto al dissenso nei confronti del governo. Il NSS aveva numerose sedi e centri di interrogatorio e detenzione, tra cui il più noto era un centro di Mogadiscio detto Godka, cioè "il buco", tristemente famoso per le torture perpetratevi[4]. Altri centri erano la prigione centrale di Mogadiscio, e alcune stazioni sparse per il paese, tra cui a Lanta Bur e Berbera.

Abolizione[modifica | modifica wikitesto]

Il NSS fu ufficialmente sciolto nel 1990, quando il ministro dell'interno era Abdiqasim Salad Hassan, come misura per placare le ormai sempre più violente e diffuse proteste contro il regime di Barre[5]. Tuttavia continuarono ad operare altre agenzie governative di sicurezza con smisurati poteri e conosciute per aver operato non diversamente dal NSS nei confronti di dissidenti e detenuti. Tra queste: le guardie personali di Siad Barre, note come Berretti Rossi; il Dhabar Jabinta e l'Hangash, che erano due branche della polizia militare; i Guulwadayal (in italiano Pionieri della vittoria), gruppo paramilitare; il Dipartimento Investigativo del Partito Socialista Rivoluzionario Somalo.

Personalità di rilievo legate al NSS[modifica | modifica wikitesto]

L'attività del NSS è stata generalmente vista con sospetto, al pari dei politici somali che vi hanno fatto parte o hanno collaborato più o meno strettamente. Si tratta di importanti e numerose figure politiche per lo più emerse durante la guerra civile. Le principali sono:

Sono stati legati al NSS anche politici degli altri paesi del Corno d’Africa. Ismail Omar Guelleh, attuale presidente di Gibuti, è stato presumibilmente addestrato dal NSS[8]. Il presidente etiope Meles Zenawy e quello eritreo Isaias Afewerki hanno avuto contatti col servizio segreto, secondo un funzionario del governo somalo. Pare che i due vivessero insieme in un appartamento attorno al Tawfiq Hotel, nel nord di Mogadiscio, e che fossero mantenuti, addestrati e dotati di documenti e passaporti somali proprio da parte dell'agenzia[9].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Federal Research Division, Library of Congress, Somalia : a country study, su Helen Chapin Metz (a cura di), catalog.loc.gov, Library of Congress Call Number DT401.5 .S68 1993.
  2. ^ (EN) The Russians on Africa's Horn, su time.com, Time Magazine, 21 luglio 1975. URL consultato il 21 marzo 2013 (archiviato dall'url originale il 4 dicembre 2008).
  3. ^ (EN) Comparative Criminology, su www-rohan.sdsu.edu. URL consultato il Africa - Somalia] (archiviato dall'url originale il 3 gennaio 2007).
  4. ^ Somalia: National Security Service Prison (Godka), Mogadishu, Somalia, su unhcr.org, UNHCR. URL consultato il 2 febbraio 2007 (archiviato dall'url originale il 22 ottobre 2006).
  5. ^ Somalia: Human Rights Developments, in Human Rights Watch World Report 1990, Human Rights Watch, 1991. URL consultato il 3 febbraio 2007.
  6. ^ Rakiya A. Omaar, Government at War with Its Own People: Testimonies About the Killings and the Conflict in the North, su hrw.org, Africa Watch, 1990.
  7. ^ Southern regional authorities: the Rahanweyn Resistance Army (RRA) (2004), su internal-displacement.org, Internal Displacement Monitoring Centre (IDMC), 2004. URL consultato il 4 febbraio 2007 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2007).
  8. ^ Issue 211
  9. ^ American Chronicle | Ali Mohammed Ghedi-Meles Zenawi's Stooge and Somalia's Traitor

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]