Premio Pulitzer per il miglior giornalismo internazionale

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Il premio Pulitzer per il miglior giornalismo internazionale (Pulitzer Prize for International Reporting) è uno dei quattordici premi Pulitzer per il giornalismo che vengono conferiti ogni anno in America. Viene assegnato a un giornalista o a una redazione che si siano distinti per un articolo degno di merito su temi di relazioni internazionali, comprese le corrispondenze dalle Nazioni Unite.

Questo premio fu assegnato a partire dal 1942 come Pulitzer Prize for Telegraphic Reporting - International[1], assumendo la denominazione di Pulitzer Prize for International Reporting a partire dal 1948.[2]

Albo d'oro[modifica | modifica wikitesto]

Pulitzer Prize for Telegraphic Reporting - International (1942-1947)[modifica | modifica wikitesto]

Pulitzer Prize for International Reporting[modifica | modifica wikitesto]

Anni 1940[modifica | modifica wikitesto]

  • 1948: Paul W. Ward, The Baltimore Sun, per la sua serie di articoli pubblicati nel 1947 sulla vita in Unione Sovietica
  • 1949: Price Day, The Baltimore Sun, per la sua serie di 12 articoli dal titolo 'Experiment in Freedom: India and Its First Year of Independence

Anni 1950[modifica | modifica wikitesto]

  • 1950: Edmund Stevens, Christian Science Monitor, per la sua serie di articoli dal titolo This Is Russia Uncensored scritti durante la sua permanenza di 3 anni a Mosca
  • 1951: Keyes Beech (Chicago Daily News), Homer Bigart e Marguerite Higgins (New York Herald Tribune), Relman Morin e Don Whitehead (Associated Press), Fred Sparks (Chicago Daily News) per i loro articoli sulla Guerra di Corea
  • 1952: John M. Hightower, Associated Press, per la costante qualità dei suoi articoli di affari internazionali durante l'anno
  • 1953: Austin Wehrwein, Milwaukee Journal, per una serie di articoli sul Canada
  • 1954: Jim G. Lucas, Scripps-Howard Newspapers, per i suoi reportage da corrispondente di guerra in Corea
  • 1955: Harrison E. Salisbury, New York Times, per la sua serie di articoli Russia Re-Viewed scritti durante i suoi 6 anni come corrispondente del Times in Russia
  • 1956: William Randolph Hearst Jr., J. Kingsbury-Smith e Frank Conniff, International News Service, per una serie di interviste esclusive con i leader dell'Unione Sovietica
  • 1957: Russell Jones, United Press, per i suoi eccellenti articoli sulla rivoluzione ungherese del 1956
  • 1958: Lo staff del New York Times, per gli articoli sugli esteri durante l'intero anno
  • 1959: Joseph Martin e Philip Santora, New York Daily News, per la serie di articoli esclusivi sulle brutalità del governo di Fulgencio Batista a Cuba molto prima della sua caduta, prevedendo il trionfo del partito della Rivoluzione cubana di Fidel Castro

Anni 1960[modifica | modifica wikitesto]

Anni 1970[modifica | modifica wikitesto]

Anni 1980[modifica | modifica wikitesto]

Anni 1990[modifica | modifica wikitesto]

Anni 2000[modifica | modifica wikitesto]

Anni 2010[modifica | modifica wikitesto]

  • 2010: Anthony Shadid, The Washington Post, per la sua serie di servizi sull'Iraq, nel momento in cui gli Stati Uniti demobilitano le loro forze e il popolo e i leader faticano a gestire l'eredità della guerra e immaginare il futuro della nazione
  • 2011: Clifford J. Levy ed Ellen Barry,The New York Times, per i loro ostinati reportage sul traballante sistema giudiziario in Russia, che hanno influenzato notevolmente il dibattito sull'argomento nel paese
  • 2012: Jeffrey Gettleman, The New York Times, per i suoi reportage sulla mancanza di cibo e sui conflitti in Africa orientale, una parte del mondo spesso ignorata ma sempre più strategica
  • 2013: David Barboza, The New York Times, per i suoi servizi sulla corruzione ad alti livelli del governo cinese
  • 2014: Jason Szep e Andrew R. C. Marshall, Reuters per i loro servizi sulla persecuzione dei Rohingya, minoranza musulmana del Myanmar che durante i tentativi di scappare dal paese spesso cade vittima di trafficanti di esseri umani
  • 2015: Lo staff del The New York Times per i loro servizi sull'Ebola in Africa
  • 2016: Alissa J. Rubin, The New York Times, per i suoi servizi sulle donne afgane e sulle crudeltà cui sono sottoposte
  • 2017: Lo staff del The New York Times per i loro servizi sugli sforzi di Vladimir Putin esercitare il potere russo all'estero, con mezzi che comprendono l'assassinio, attacchi online e fabbricazione di prove contro gli avversari

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ The Pulitzer Prizes, http://www.pulitzer.org/prize-winners-by-category/276. URL consultato il 2 febbraio 2018.
  2. ^ The Pulitzer Prizes, http://www.pulitzer.org/prize-winners-by-category/210. URL consultato il 2 febbraio 2018.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]