Nakajima D3N

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Nakajima D3N
Descrizione
Tipobombardiere in picchiata imbarcato
Equipaggio2
CostruttoreBandiera del Giappone Nakajima Hikōki KK
Data primo volo1937
Data entrata in serviziomai
Utilizzatore principaleBandiera del Giappone Dai-Nippon Teikoku Kaigun Kōkū Hombu
Esemplari3
Dimensioni e pesi
Lunghezza8,80 m
Apertura alare14,50 m
Altezza2,80 m
Superficie alare34,0 
Carico alare78,5 kg/m²
Peso a vuoto1800 kg
Peso carico3400 kg
Propulsione
Motoreun radiale Nakajima Hikari 1-kai
Potenza610 hp (450 kW)
Prestazioni
Velocità max350 km/h (190 kn) a 3 000 m (9 800 ft)
Velocità di crociera140 km/h (76 kn)
Velocità di salitaa 3 000 m (9 800 ft) in 8 min
Autonomia1 520 km (820 nmi)
6 h
Tangenza7 000 m (23 000 ft)
Armamento
Mitragliatrici2 Type 97 calibro 7,7 mm in caccia
una calibro 7,7 mm posteriore su montatura mobile
Bombeuna da 250 kg più due da 30 kg

i dati sono estratti da Japanese Aircraft, 1910-1941[1]

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Il Nakajima D3N, indicato inizialmente dal costruttore come (十一試艦上爆撃機?) e citato nelle fonti in lingua inglese anche come Experimental 11-Shi Carrier Bomber e Nakajima DB, fu un bombardiere in picchiata imbarcato monomotore monoplano ad ala bassa sviluppato dall'azienda aeronautica giapponese Nakajima Hikōki KK nei tardi anni trenta del XX secolo e rimasto allo stadio di prototipo.

Destinato a equipaggiare i reparti di bombardamento a tuffo della Dai-Nippon Teikoku Kaigun Kōkū Hombu, la componente aerea della Marina imperiale giapponese, come dotazione delle prime portaerei della flotta, non entrò mai in servizio, scartato a favore del concorrente Aichi D3A.

Storia del progetto[modifica | modifica wikitesto]

Nella prima metà degli anni trenta del XX secolo, nell'ambito del rinnovamento del proprio parco velivoli per adeguarlo alle nuove tecnologie e alle prestazioni dei potenziali avversari, la Marina imperiale giapponese emise le specifiche 11-Shi per la realizzazione di un bombardiere in picchiata monoplano destinato a sostituire l'ormai sorpassato D1A con configurazione alare biplana, imbarcato nelle portaerei.[2][1] Tra le specifiche richieste vi era la necessità che il nuovo modello fosse un progetto solido per l'uso pratico, equipaggiato con una versione migliorata del radiale Nakajima Hikari Tipo I che già motorizzava il D1A2[3], e che raggiungesse la velocità di 440 km/h (240 kn)[4]. Al bando di concorso parteciparono Aichi Kōkūki KK, Nakajima Hikōki KK e Mitsubishi, e dopo la preliminare visione dei progetti e che la terza azienda declinò l'invito nel 1934 venne emanata la richiesta alle prime due di presentare due prototipi ciascuna da poter valutare in prove di comparazione preliminari.[2]

L'ufficio tecnico della Nakajima decise di sviluppare un modello di costruzione interamente metallica, monoplano ad ala bassa. L'aspetto del velivolo era simile a quello presentato dall'Aichi (AM-17), tuttavia introduceva una sostanziale differenza nel carrello d'atterraggio, di tipo biciclo retrattile, al contrario della più tradizionale soluzione a carrello fisso scelto dalla concorrenza.[3]. Questo tipo di soluzione tecnica fu la prima del suo genere in Giappone, in cui le ruote venivano ruotate di 90° e ritratte all'indietro, così come avveniva ad esempio nello statunitense Curtiss P-36 Hawk. Il carrello d'atterraggio principale doveva anche essere abbassato e utilizzato come aerofreno durante la discesa in picchiata, tuttavia durante le prove di volo questo sistema si rivelò insufficiente per la decelerazione durante la manovra in picchiata, per cui vennero successivamente aggiunti degli aerofreni a fori sottili nella parte inferiore delle ali.

Il prototipo 1 fu completato nel marzo 1938, oltre alla data di consegna indicata dalla Marina, al contrario del prototipo Aichi già a disposizione delle valutazioni dal precedente gennaio[4], venne tuttavia consegnato e le iniziali deludenti prestazioni offerte dal modello concorrente consentirono all'azienda di sperare nella commessa finale. Nel 1939 (Shōwa 14) furono completati anche il prototipo 2, che fu incluso nell'esame, e il terzo velivolo.[1] Benché il progetto Nakajima introducesse soluzioni tecniche per l'epoca all'avanguardia e nonostante le sue prestazioni, valutate soddisfacenti, in termini di velocità e operatività la proposta dell'Aichi si rivelò superiore, per cui al termine delle prove comparative, nel dicembre 1939, fu respinto a favore dell'AM-17 che assunse la designazione ufficiale D3A1.[1][5]

Impiego operativo[modifica | modifica wikitesto]

Il secondo prototipo fu restituito alla Nakajima che lo utilizzò come banco di prova volante, contribuendo allo sviluppo dei motori Nakajima Sakae e Homare, rimanendo in uso fino al 1945.[6]

Utilizzatori[modifica | modifica wikitesto]

Bandiera del Giappone Giappone

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Mikesh e Abe 1990, p. 237.
  2. ^ a b Chant 1999, p. 16.
  3. ^ a b 海軍 九九式艦上爆撃機 古峰文三 歴史群像2010年2月号 P16-19 学習研究社
  4. ^ a b Francillon 1979, pp. 272-273.
  5. ^ Francillon 1970, p. 273.
  6. ^ Mikesh e Abe 1990, p. 238.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Chris Chant, Aircraft of World War II - 300 of the World's Greatest aircraft 1939-45, Amber Books Lts, 1999, ISBN 0-7607-1261-1.
  • (EN) René J. Francillon, Japanese Aircraft of the Pacific War, London, Putnam, 1970, ISBN 0-370-00033-1.
  • (EN) René J. Francillon, Japanese Aircraft of the Pacific War, 2nd edition, London, Putnam & Company Ltd., 1979 [1970], ISBN 0-370-30251-6.
  • (EN) William Green, Gordon Swanborough, The Complete Book of Fighters: An Illustrated Encyclopedia of Every Fighter Aircraft Built and Flown, New York, Smithmark Publishers, 1994, ISBN 0-8317-3939-8.
  • (EN) Robert C. Mikesh, Shorzoe Abe, Japanese Aircraft 1910-1941, London, Putnam Aeronautical Books, 1990, ISBN 0-85177-840-2.
  • (JA) 古峰文三, 学習研究社, collana 歴史群像, 改革の日本史 (Rekishi Gunzo Book), febbraio 2010.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]