Adelinae

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Come leggere il tassoboxProgetto:Forme di vita/Come leggere il tassobox
Come leggere il tassobox
Adelinae
Adela reaumurella
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Superphylum Protostomia
Phylum Arthropoda
Subphylum Tracheata
Superclasse Hexapoda
Classe Insecta
Sottoclasse Pterygota
Coorte Endopterygota
Superordine Oligoneoptera
Sezione Panorpoidea
Ordine Lepidoptera
Sottordine Glossata
Infraordine Heteroneura
Divisione Incurvariina
Superfamiglia Adeloidea
Famiglia Adelidae
Sottofamiglia Adelinae
Bruand, 1850
Generi

Le Adelinae Bruand, 1850[1] sono una sottofamiglia di lepidotteri, che comprende 190 specie diffuse in Eurasia, Africa, America Settentrionale e Centrale (dato aggiornato al 23 dicembre 2011).[2][3][4][5]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Adulto[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di piccoli lepidotteri alquanto primitivi che possiedono una nervatura alare già evoluta, di tipo eteroneuro, e tuttavia presentano ancora un apparato riproduttore femminile provvisto di un'unica apertura destinata sia all'accoppiamento, sia all'ovodeposizione.[3][6][7]
È presente una connessione tergosternale, immediatamente posteriore rispetto al primo spiracolo addominale, formata da un processo ventrocaudale del primo tergite, che va a collegarsi all'estensione anterolaterale del secondo sternite.[6][8]
Le ali, che rivelano anche la presenza di aculei, hanno forma ovoidale-allungata con apice arrotondato; appaiono spesso bruno-grigiastre (nelle specie con abitudini notturne) ma possono anche avere riflessi metallici ed iridescenze molto vivaci. I microtrichi sono presenti ed uniformemente distribuiti. Come nei Ditrysia, si osserva una riduzione del sistema legato al settore radiale (Rs) nell'ala posteriore, con anastomosi di Sc ed R dal quarto basale fino al termen, ed Rs non ramificata; l'accoppiamento alare è di tipo frenato, con frenulum a singola setola composita nei maschi, e da tre a cinque setole nelle femmine; queste setae dipartono da cavità distinte, ed in prossimità di esse possono riscontrarsi, in ambo i sessi, altre setae pseudofrenulari.[3][9] È presente l'apparato di connessione tra ala anteriore e metatorace; si possono inoltre osservare un ponte precoxale[10] e la perdita del primo sternite addominale, mentre il secondo può suddividersi (completamente o parzialmente) in uno sclerite anteriore più piccolo (S2a) ed uno posteriore più sviluppato (S2b).[3][6][11][12]

Le antenne sono di regola filiformi; nei maschi raggiungono fino a sei volte la lunghezza del corpo (per esempio in alcune Adela), mentre nelle femmine superano comunque la lunghezza della costa. Si può osservare la presenza di uno sclerite intercalare (forse caso unico tra i lepidotteri) oltre a spinule laterali (probabilmente derivate dai sensilla[13]) in alcuni segmenti prossimali del flagello dei maschi di Nemophora; in Adela questi processi sono spesso ricurvi.[3][14]
Gli ocelli sono assenti, come pure i chaetosemata. Gli occhi dei maschi di alcune specie sono molto sviluppati. La spirotromba è perfettamente funzionante, e risulta ricoperta di scaglie e più lunga della capsula cefalica, estendendosi fin oltre i palpi mascellari; questi ultimi possono essere ridotti a soli due o tre segmenti, come in Nemophora. I palpi labiali hanno tre segmenti, corti e con setole laterali sul secondo; l'organo di vom Rath sul segmento apicale del palpo labiale, può essere profondo o superficiale.[3][15][16]
Nelle zampe, l'epifisi è spesso presente, mentre gli speroni tibiali hanno formula 0-2-4.[3][6]
Nell'apparato genitale maschile non è presente, su ogni valva, la struttura a pettine detta pectinifer, visibile invece nella sottofamiglia Nematopogoninae. L'uncus è assente, mentre il vinculum presenta un saccus allungato. La juxta è a forma di freccia, l'edeago è assottigliato.[3][6][16][17]
Nel genitale femminile, l'ovopositore è ben sviluppato e perforante, con gli apici appiattiti lateralmente, al fine di permettere l'inserimento delle uova all'interno dei tessuti fogliari della pianta ospite; tale caratteristica viene considerata una specializzazione secondaria delle Adelidae. La cloaca è stretta e tubuliforme. Le apofisi sono fortemente sclerotizzate; il corpus bursae è sviluppato e membranaceo, senza signa. Gli ovarioli sono in numero elevato (10-12), a differenza dei quattro riscontrabili di norma negli altri lepidotteri.[3][6][13][16][17][18]
L'apertura alare può variare da 4 a 28 mm.[3]

Uovo[modifica | modifica wikitesto]

Le uova sono lisce o lievemente punteggiate; vengono inserite singolarmente nei tessuti della pianta ospite, pertanto assumono la forma della "tasca" in cui le inserisce la femmina.[3][16]

Larva[modifica | modifica wikitesto]

Il bruco, quasi cilindrico, possiede un capo arrotondato, non appiattito e solitamente prognato, con solco epicraniale marcato e sei stemmata per lato.[3][16][19]
Sono presenti due setae genali, G1 e G2, mentre l'assenza della seta AF2 è considerata un'evoluzione secondaria.[13][16][17]
Sul protorace è visibile uno scudo ben sclerotizzato, e possono comparire anche dischi sclerotizzati sul meso- e metatorace.[16]
Le zampe toraciche sono ben sviluppate, mentre le pseudozampe, poste sui segmenti addominali III-VI e X, sono fortemente ridotte o assenti; gli uncini pseudopodiali, assenti sul segmento X, sono disposti su file multiple.[3][16][19]

Pupa[modifica | modifica wikitesto]

La pupa è dectica, con cuticola lievemente sclerotizzata e appendici solo debolmente aderenti al corpo. I palpi mascellari appaiono prominenti, mentre quelli labiali risultano esposti come le coxe del primo paio di zampe. Le antenne, particolarmente lunghe nei maschi, sono accomodate all'interno del bozzolo, avvolte attorno all'addome. I segmenti addominali da III a VII sono mobili, e si notano una o due file di spinule sulla superficie della maggior parte dei segmenti.[3][16][19]

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Comportamento[modifica | modifica wikitesto]

In molte delle specie che presentano riflessi metallici, il volo può avvenire alla luce diretta del sole, e si assiste spesso alla formazione di sciami, soprattutto attorno a gruppi di infiorescenze, alberi o cespugli. Gli sciami sono associati a due adattamenti strutturali, riscontrabili esclusivamente nei maschi: spinule laterali sulle antenne e occhi sviluppati dorsalmente, fino ad incontrarsi l'un l'altro sulla linea mediana.[13] In alcune Nemophora, l'occhio risulta diviso in una sezione dorsale ipertrofica ed una ventrale di dimensioni normali. Gli ommatidi che compongono la parte superiore sono più grandi di quelli della parte inferiore. Nelle specie con occhi più ridotti, la formazione di sciami è rara o completamente assente. Non è ancora ben chiaro il ruolo delle spinule laterali delle antenne, ma è probabile che, permettendo la formazione di sciami di maschi attorno ad una femmina immobile, sia implicata nelle funzioni di accoppiamento.[3][20]
Altre specie, di abitudini prettamente crepuscolari, mostrano invece colorazioni più spente ed uniformi, e tendono a non formare mai sciami.[3]
Nella maggior parte delle Adelinae, le larve sono minatrici delle foglie, dei meristemi o della corteccia durante il primo stadio, o talvolta perforano l'ovario della pianta nutrice; in seguito, dal secondo stadio in poi o comunque entro lo stadio pre-pupale, il bruco vive all'interno di un fodero lenticolare portatile, che costruisce a partire da frammenti di foglie e detriti del sottobosco, ed allarga via via che si accresce; in questa fase si alimenta prevalentemente di foglie cadute nella lettiera, o comunque di vegetali a basso fusto. La specie giapponese Nemophora raddei Rebel attraversa sei distinti stadi larvali.[21] L'impupamento avviene quindi all'interno di quest'involucro, spesso ai piedi della pianta ospite.[3][14][19][22][23]

Periodo di volo[modifica | modifica wikitesto]

La maggior parte delle specie boreali vola tra aprile e giugno, al massimo fino ad agosto.[3]

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

Le larve di questo taxon attaccano generi appartenenti a svariate famiglie, tra cui:[3][16][19][24]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

La sottofamiglia è presente in tutte le ecozone, con l'eccezione del Neotropico e dell'Australasia, pur dimostrando una maggiore biodiversità nel Paleartico.[3][16][18][25][26][27]

L'habitat è rappresentato da foreste a latifoglie, zone boschive e prati aperti.[3]

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Generi[modifica | modifica wikitesto]

Questo taxon comprende tre generi, per un totale di 190 specie, di cui 41 in Europa e 23 in Italia (dato aggiornato al 23 dicembre 2011).[2][28][29]

Endemismi italiani[modifica | modifica wikitesto]

La sottofamiglia non annovera endemismi italiani.[29]

Sinonimi[modifica | modifica wikitesto]

Non sono stati riportati sinonimi.[3]

Alcune specie[modifica | modifica wikitesto]

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

Nessuna specie appartenente a questa sottofamiglia è stata inserita nella Lista rossa IUCN[33]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Charles Théophile Bruand d'Uzelle, Mémoires de la Société d'Émulation du Département du Doubs (II serie), vol. 1, Besançon, Imprimerie de Dodivers et C., 1850.
  2. ^ a b (EN) Nieukerken, E. J. van, Kaila, L., Kitching, I. J., Kristensen, N. P., Lees, D. C., Minet, J., Mitter, C., Mutanen, M., Regier, J. C., Simonsen, T. J., Wahlberg, N., Yen, S.-H., Zahiri, R., Adamski, D., Baixeras, J., Bartsch, D., Bengtsson, B. Å., Brown, J. W., Bucheli, S. R., Davis, D. R., De Prins, J., De Prins, W., Epstein, M. E., Gentili-Poole, P., Gielis, C., Hättenschwiler, P., Hausmann, A., Holloway, J. D., Kallies, A., Karsholt, O., Kawahara, A. Y., Koster, S. (J. C.), Kozlov, M. V., Lafontaine, J. D., Lamas, G., Landry, J.-F., Lee, S., Nuss, M., Park, K.-T., Penz, C., Rota, J., Schintlmeister, A., Schmidt, B. C., Sohn, J.-C., Solis, M. A., Tarmann, G. M., Warren, A. D., Weller, S., Yakovlev, R. V., Zolotuhin, V. V., Zwick, A., Order Lepidoptera Linnaeus, 1758. In: Zhang, Z.-Q. (Ed.) Animal biodiversity: An outline of higher-level classification and survey of taxonomic richness (PDF), in Zootaxa, vol. 3148, Auckland, Nuova Zelanda, Magnolia Press, 23 dicembre 2011, pp. 212-221, ISSN 1175-5334 (WC · ACNP), OCLC 971985940. URL consultato l'11 dicembre 2014.
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v (EN) Scoble, M. J., Early Heteroneura, in The Lepidoptera: Form, Function and Diversity, seconda edizione, London, Oxford University Press & Natural History Museum, 2011 [1992], pp. 213-219, ISBN 978-0-19-854952-9, LCCN 92004297, OCLC 25282932.
  4. ^ (EN) Kristensen, N. P., Morphology and phylogeny of the lowest Lepidoptera-Glossata: Recent progress and unforeseen problems (PDF), in Bulletin of the Sugadaira Montane Research Centre, vol. 11, University of Tsukuba, 1991, pp. 105-106, ISSN 0913-6800 (WC · ACNP), OCLC 747190906. URL consultato il 2 dicembre 2014.
  5. ^ (EN) Davis, D. R., The Monotrysian Heteroneura, in Kristensen, N. P. (Ed.) - Handbuch der Zoologie / Handbook of Zoology, Band 4: Arthropoda - 2. Hälfte: Insecta - Lepidoptera, moths and butterflies, Kükenthal, W. (Ed.), Fischer, M. (Scientific Ed.), Teilband/Part 35: Volume 1: Evolution, systematics, and biogeography, ristampa 2013, Berlino, New York, Walter de Gruyter, 1999 [1998], pp. 65 - 90, ISBN 978-3-11-015704-8, OCLC 174380917. URL consultato il 16 dicembre 2014.
  6. ^ a b c d e f (EN) Davis, D. R. and Gentili, P., Andesianidae, a new family of monotrysian moths (Lepidoptera:Andesianoidea) from austral South America (PDF), in Invertebrate Systematics, vol. 17, n. 1, Collingwood, Victoria, CSIRO Publishing, 24 marzo 2003, pp. 15-26, DOI:10.1071/IS02006, ISSN 1445-5226 (WC · ACNP), OCLC 441542380. URL consultato il 12 dicembre 2014.
  7. ^ (EN) Dugdale, J. S., Female Genital Configuration in the Classification of Lepidoptera (PDF), in New Zealand Journal of Zoology, vol. 1, n. 2, Wellington, 1974, pp. 127-146, DOI:10.1080/03014223.1974.9517821, ISSN 1175-8821 (WC · ACNP), OCLC 60524666. URL consultato il 15 dicembre 2014.
  8. ^ (EN) Kyrki, J., Adult abdominal sternum II in ditrysian tineoid superfamities - morphology and phylogenetic significance (Lepidoptera) (abstract), in Annales entomologici Fennici / Suomen hyönteistieteellinen aikakauskirja, vol. 49, Helsinki, Suomen Hyönteistieteellinen Seura, 1983, pp. 89-94, ISSN 0003-4428 (WC · ACNP), LCCN 91649455, OCLC 2734663. URL consultato il 7 aprile 2015.
  9. ^ (EN) Davis, D. R., A New Family of Monotrysian Moths from Austral South America (Lepidoptera: Palaephatidae), with a Phylogenetic Review of the Monotrysia (PDF), in Smithsonian Contributions to Zoology, vol. 434, Washington D.C., Smithsonian Institution Press, 1986, pp. iv, 202, DOI:10.5479/si.00810282.434, ISSN 0081-0282 (WC · ACNP), LCCN 85600307, OCLC 12974725. URL consultato il 2 aprile 2015.
  10. ^ (EN) Nielsen, E. S. & Kristensen, N. P., The Australian moth family Lophocoronidae and the basal phylogeny of the Lepidoptera-Glossata (abstract), in Invertebrate Taxonomy, vol. 10, n. 6, Melbourne, CSIRO, 1996, pp. 1199-1302, DOI:10.1071/IT9961199, ISSN 0818-0164 (WC · ACNP), OCLC 842755705. URL consultato il 22 marzo 2015.
  11. ^ (EN) Brock, J. P., A contribution towards an understanding of the morphology and phylogeny of the Ditrysian Lepidoptera (abstract), in Journal of Natural History, vol. 5, n. 1, Londra, Taylor & Francis, 1971, pp. 29-102, DOI:10.1080/00222937100770031, ISSN 0022-2933 (WC · ACNP), LCCN 68007383, OCLC 363169739. URL consultato il 24 marzo 2015.
  12. ^ (EN) Kristensen, N. P., Studies on the morphology and systematics of primitive Lepidoptera (Insecta) (abstract), in Steenstrupia, vol. 10, n. 5, Copenaghen, Zoologisk Museum, 1984, pp. 141-191, ISSN 0375-2909 (WC · ACNP), LCCN 78641716, OCLC 35420370. URL consultato il 30 marzo 2015.
  13. ^ a b c d (EN) Ebbe Schmidt Nielsen, A cladistic analysis of the Holarctic genera of adelid moths (Lepidoptera: Incurvaroidea) (abstract), in Insect Systematics & Evolution, vol. 11, n. 2, Leida, Brill, gennaio 1980, pp. 161-178, DOI:10.1163/187631280X00491, ISSN 1399-560X. URL consultato il 22 luglio 2012.
  14. ^ a b Michael Chinery, Guida degli Insetti d'Europa - Atlante illustrato a colori - 800 illustrazioni a colori - 350 disegni (illustrato, brossura), a cura di Massimo Pandolfi, Claudio Manicastri e Carla Marangoni, 1ª ed., Padova, Franco Muzzio & c., aprile 1987 [1985], pp. 383 + 64 tav., ISBN 88-7021-378-1.
  15. ^ (EN) Nielsen, E. S. & Common, I. F. B., Lepidoptera (moths and butterflies) Chapter 41, in Naumann, I. D. (Ed.). The Insects of Australia: a textbook for students and research workers, Vol. 2, 2ª edizione, Carlton, Victoria e Londra, Melbourne University Press & University College of London Press, 1991, pp. 817-915, ISBN 9780522844542, LCCN 94143880, OCLC 25292688.
  16. ^ a b c d e f g h i j k (EN) Common, I. F. B., Heteroneurous Monotrysian Moths / Incurvarioidea, in Moths of Australia, Slater, E. (fotografie), Carlton, Victoria, Melbourne University Press, 1990, pp. 160-168, ISBN 978-0-522-84326-2, LCCN 89048654, OCLC 220444217.
  17. ^ a b c (ENDE) Ebbe Schmidt Nielsen, A taxonomic review of the adelid genus Nematopogon Zeller (Lepidoptera: Incurvarioidea), in Entomologica Scandinavica (Supplementum), vol. 25, Sandby, Scandanavian Society of Entomology, 1985, pp. 66 pp..
  18. ^ a b (EN) Nielsen, E. S. & Davis, D. R., The first southern hemisphere prodoxid and the phylogeny of the Incurvarioidea (Lepidoptera) (PDF), in Systematic Entomology, vol. 10, n. 3, Oxford, Blackwell Science, luglio 1985, pp. 307-322, ISSN 0307-6970 (WC · ACNP), OCLC 4646400693. URL consultato il 10 gennaio 2015.
  19. ^ a b c d e (EN) Davis, R. D. & Frack, D. C., Micropterigidae, Eriocraniidae, Acanthopteroctetidae, Nepticulidae, Opostegidae, Tischeriidae, Heliozelidae, Adelidae, Incurvariidae, Prodoxidae, Tineidae, Psychidae, Ochsenheimeriidae, Lyonetiidae, Gracillariidae, Epipyropidae, in Stehr, F. W. (Ed.). Immature Insects, vol. 1, seconda edizione, Dubuque, Iowa, Kendall/Hunt Pub. Co., 1991 [1987], pp. 341- 378, 456, 459, 460, ISBN 978-0-8403-3702-3, LCCN 85081922, OCLC 13784377.
  20. ^ (DE) W. Oord, Baltsvlucht van Nemophora degeerella (Linnaeus) (Lep., Incurvariidae), in Entomologische Berichten, vol. 41, n. 5, 1981, p. 80.
  21. ^ (JAEN) Hiroshi Kuroko, The life history of Nemophora raddei Rebel (Lepidoptera, Adelidae) - コマフヒゲナガの生活史 (PDF) [collegamento interrotto], in Scientific Bulletin of the Faculty of Agriculture, Kyushu University, vol. 18, n. 4, Fukuoka, luglio 1961, pp. 323-334, ISSN 0368-6264 - NCID: AN0005519X. URL consultato il 22 luglio 2012.
  22. ^ Patrice Leraut, Le farfalle nei loro ambienti (Les papillons dans leur milieu) (Ecoguida), Mojetta, Angelo (traduttore), Prima edizione, A. Vallardi, maggio 1992 [1992], pp. 256 pp, ISBN 88-11-93907-0.
  23. ^ Michael Chinery, Farfalle d'Italia e d'Europa (Butterflies and Day Flying Moths of Britain and Europe), Novara, Istituto Geografico De Agostini, 1990 [1989], p. 323, ISBN 88-402-0802-X.
  24. ^ Elenco delle piante ospite secondo NHM, su nhm.ac.uk. URL consultato il 22 luglio 2012.
  25. ^ (EN) Robert J. B. Hoare, Dugdale, J. S., Description of the New Zealand incurvarioid Xanadoses nielseni, gen. nov., sp. nov. and placement in Cecidosidae (Lepidoptera) (abstract), in Invertebrate Systematics, vol. 17, n. 1, 2003, pp. 47-57, DOI:10.1071/IS02024. URL consultato il 22 luglio 2012.
  26. ^ (EN) Nielsen, E. S., Primitive (non-ditrysian) Lepidoptera of the Andes: diversity, distribution, biology and phylogenetic relationships (PDF), in Journal of Research on the Lepidoptera, 1(suppl.), Arcadia, California, Lepidoptera Research Foundation, 1985, pp. 1-16, ISSN 0022-4324 (WC · ACNP), LCCN 2010202002, OCLC 1754781. URL consultato il 31 marzo 2015 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2015).
  27. ^ (EN) Malcolm J. Scoble, A new incurvariine leaf-miner from South Africa, with comments on structure, life-history, phylogeny and the binomial system of nomenclature (Lepidoptera:Incurvariidae) (abstract), in Journal of the Entomological Society of southern Africa, vol. 43, n. 1, 1980, pp. 77-88, ISSN 00138789. URL consultato il 22 luglio 2012 (archiviato dall'url originale il 15 dicembre 2014).
  28. ^ Fauna Europaea, su faunaeur.org. URL consultato il 22 luglio 2012 (archiviato dall'url originale il 1º ottobre 2007).
  29. ^ a b Fauna Italia, su faunaitalia.it. URL consultato il 22 luglio 2012.
  30. ^ (FR) Pierre André Latreille, Précis des caractères génériques des insectes, disposés dans un ordre naturel (PDF), Paris-Brive, Prevot, Imprimerie de F. Bourdeaux, An 5 de la R. [=1796], 147. URL consultato il 22 luglio 2012.
  31. ^ (DE) Philipp Christoph Zeller, Bersuch einer naturgemassen Eintheilung ber Shaben in Isis von Oken (PDF)[collegamento interrotto], vol. 32, Lipsia, 1839, 186. URL consultato il 22 luglio 2012.
  32. ^ (DE) Johann Centurius Hoffmannsegg, in Illiger, Verzeichnis der Käfer Preussens, 1798, p. 499.
  33. ^ IUCN 2012. IUCN Red List of Threatened Species. Version 2012.2., su iucnredlist.org. URL consultato il 29 dicembre 2012.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]