Coordinate: 43°24′02.96″N 12°57′42.75″E

Grotte di Frasassi: differenze tra le versioni

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==Fauna==
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Nel complesso delle grotte sono state censite ben 67 [[specie]] di animali, alcune delle quali [[endemismo|endemiche]] di questo [[ecosistema]] ipogeo.<ref name=Fauna>{{cita web|autore=Associazione culturale Scoiattolo rampante|titolo=Principali specie animali della zona speleologica di Frasassi |url=http://scoiattolorampante.wordpress.com/2012/02/26/fauna-sotterranea-grotte-frasassi/|accesso=29 luglio 2013}}</ref>
Nel complesso delle grotte sono state censite ben 67 [[specie]] di animali, alcune delle quali [[endemismo|endemiche]] di questo [[ecosistema]] ipogeo.<ref name=Fauna>{{cita web|autore=Associazione culturale Scoiattolo rampante|titolo=Principali specie animali della zona speleologica di Frasassi |url=https://scoiattolorampante.wordpress.com/2012/02/26/fauna-sotterranea-grotte-frasassi/|accesso=29 luglio 2013}}</ref>


Sono presenti decine di specie diverse di [[chiroptera|pipistrelli]], con una colonia di oltre 12.000 [[Miniopterus schreibersii|miniotteri]]. Tra gli [[Amphibia|anfibi]] sono segnalati il geotritone italiano (''[[Speleomantes italicus]]''), la salamandrina dagli occhiali (''[[Salamandrina terdigitata]]'') e il tritone italiano (''[[Lissotriton italicus]]'').<ref name=Fauna/>
Sono presenti decine di specie diverse di [[chiroptera|pipistrelli]], con una colonia di oltre 12.000 [[Miniopterus schreibersii|miniotteri]]. Tra gli [[Amphibia|anfibi]] sono segnalati il geotritone italiano (''[[Speleomantes italicus]]''), la salamandrina dagli occhiali (''[[Salamandrina terdigitata]]'') e il tritone italiano (''[[Lissotriton italicus]]'').<ref name=Fauna/>


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Fra gli invertebrati merita infine una menzione la presenza del ''[[Niphargus ictus]]'', un piccolo [[crustacea|crostaceo]] [[troglobio]] che vive nelle pozze di acqua sulfurea, e di almeno altre 2 specie del genere ''[[Niphargus]]'' (''[[Niphargus frasassianus|N.frasassianus]]'', ''[[Niphargus montanarius|N.montanarius]]'').<ref>{{cita pubblicazione|autore= Flot J-F, Wörheide G, Dattagupta S |titolo=Unsuspected diversity of Niphargus amphipods in the chemoautotrophic cave ecosystem of Frasassi, central Italy |rivista=BMC Evolutionary Biology |anno=2010 |volume=10 |p=171 |url=https://www.biomedcentral.com/1471-2148/10/171}}</ref><ref name="Karaman2010">{{cita pubblicazione|autore=Karaman GS, Borowsky B, Dattagupta S|titolo=Two new species of the genus Niphargus Schiodte, 1849 (Amphipoda, fam. Niphargidae) from the Frasassi cave system in Central Italy |rivista=Zootaxa |anno=2010 |volume=2439 |pp=35–52|url=http://www.mapress.com/zootaxa/2010/f/zt02439p052.pdf}}</ref>


== Ricerca scientifica ==
== Ricerca scientifica ==

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Grotte di Frasassi
Stato
Regione  Marche
Province  Ancona
ComuniGenga
Altitudine400 m s.l.m.
Profondità300 m
Coordinate43°24′02.96″N 12°57′42.75″E
Mappa di localizzazione: Italia
Grotte di Frasassi
Grotte di Frasassi

Le grotte di Frasassi sono delle grotte carsiche sotterranee che si trovano nel territorio del comune di Genga, in provincia di Ancona. Il complesso delle grotte ricade all'interno del Parco naturale regionale della Gola della Rossa e di Frasassi.

Il complesso è formato da una serie di grotte di cui la prima, visitabile dall'attuale ingresso, è l'Abisso Ancona, una enorme cavità che ha un'estensione di 180 x 120 m ed un'altezza di 200 m; è talmente ampia (oltre 2 milioni di m3 di volume) che al suo interno potrebbe essere contenuto senza problemi il Duomo di Milano.

Dal 1972 è sotto la tutela del Consorzio Frasassi, costituito dal comune di Genga e dalla provincia di Ancona, con l'obiettivo di salvaguardarne e valorizzarne la fruibilità scientifica e turistica.

Dal 1º settembre 1974 parte delle grotte è aperta al pubblico, divenendo nel tempo una delle maggiori attrazioni turistiche delle Marche; si è stimato che da allora oltre 12 milioni di persone le abbiano visitate[senza fonte].[1]

Storia

Gli antefatti

La scoperta delle Grotte di Frasassi (Grotta Grande del Vento) risale al 25 settembre 1971 ad opera di Rolando Silvestri del Gruppo Speleologico Marchigiano CAI di Ancona, che ne individuò l'entrata durante la spedizione guidata da Giancarlo Cappanera.

La prima grande scoperta speleologica nell'area di Frasassi, quella della Grotta del Fiume, era avvenuta il 28 giugno 1948, ad opera del dottor Mario Marchetti, cofondatore del Gruppo Speleologico Marchigiano di Ancona.

Negli anni 1950 e 1960, i gruppi del CAI (Club Alpino Italiano) di Jesi e Fabriano esplorarono le cavità della zona, tra cui, nel 1966, una diramazione lunga più di Errore in {{M}}: parametro 2 non è un numero valido. che parte dalla Grotta del Fiume.

Nel luglio 1971 un gruppo di 7 esploratori jesini (Cotichelli Mario, Toccaceli Roberto, Rocchetti Giampiero, Brecciaroli Mauro, Mancinelli Massimo, Antonucci Armando, Coltorti Mauro ) venne attirato da una forte corrente d'aria che fuoriusciva da una piccola apertura. Dopo aver ampliato la dimensione del passaggio (chiamato in seguito Strettoia del Tarlo) per renderlo praticabile, gli esploratori si inoltrarono in una fitta rete di gallerie, cunicoli, pozzi e grotte per una lunghezza di circa Errore in {{M}}: parametro 2 non è un numero valido..

La scoperta della Grotta Grande del Vento

Da sinistra: Giuseppe Gambelli, Giancarlo Cappanera, Fabio Sturba dopo aver raggiunto la Sala delle Candeline di Frasassi, fotografati da Maurizio Bolognini.

La prima traccia della scoperta più rilevante, quella della Grotta Grande del Vento, si avrà nel giugno 1971, quando Rolando Silvestri e Umberto Di Santo, scalando la pendice nord del monte Valmontagnana a circa 450 metri di altezza, scoprirono alcuni piccoli fori che si erano aperti presumibilmente a causa dello scivolamento della terra superficiale secca mista a rami e fogliame provocato dal caldo di quell'estate. Il 25 settembre 1971 Rolando Silvestri, nel corso della spedizione del Gruppo Speleologico Marchigiano CAI di Ancona organizzata e guidata da Giancarlo Cappanera, ritrovò uno di quei fori nella montagna (grande come un volante di auto) che fece scoprire la "porta d'ingresso" della grotta, subito battezzata Grotta Grande del Vento.

Inizialmente gli scopritori si trovarono in questa grande grotta al buio totale e le attrezzature allora esistenti non permisero loro di scendere fino alla base della cavità sottostante, quindi si stimò l'altezza della grotta lanciando un sasso, misurando il tempo di caduta e utilizzando le leggi della fisica. Un primo approssimativo calcolo portava all'inaspettata altezza di oltre 100 m. Successivamente gli esploratori si dotarono di attrezzature adeguate e esplorarono l'immenso spazio, che venne chiamato "Abisso Ancona" in onore della città degli scopritori. La notizia della scoperta fu diffusa tramite stampa, ed è da questo momento che inizia la notorietà al grande pubblico delle Grotte di Frasassi.

Si riportano alcune frasi tratte dal Corriere Adriatico del 6 ottobre 1971, quando gli speleologi erano già arrivati a scoprire la Sala delle Candeline.

«Il gruppo speleologico anconetano ha individuato l'apertura di una grandissima grotta [...] le dimensioni della grotta sono talmente grandi che occorreranno numerose ispezioni per stabilirne l'ampiezza. Secondo le prime indicazioni sembra che sia una delle più grandi finora scoperte nel nostro paese e comunque fra le prime in una ipotetica classifica mondiale. Il gruppo ha ora in animo di effettuare una ispezione con permanenza in loco di almeno una settimana»

In effetti le esplorazioni continuarono per tutto il resto dell'anno. L'8 dicembre 1971 venne scoperto un collegamento tra la Grotta del Fiume e la Grotta Grande del Vento, che venne ribattezzato "Condotta dei fabrianesi", e si creò così il Complesso carsico "Fiume-Vento".

Le scoperte si susseguirono negli anni e numerosi altri ambienti più o meno accessibili furono scoperti ed esplorati dagli speleologi. Al momento il complesso delle grotte di Frasassi hanno una lunghezza di oltre 20 km. Oltre all'Abisso Ancona, sono note la "Sala 200", così chiamata perché è un corridoio di 200 metri, la "Sala delle Candeline", che deve il nome alle numerose stalagmiti cilindriche di piccole dimensioni circondate da un anello di roccia che ricordano delle candeline su un piattino, la "Sala Bianca" il cui colore è dovuto a numerosi strati di calcite pura, la "Sala dell'Orsa" per un masso presente in essa che grazie all'erosione millenaria dell'acqua ha assunto, in maniera completamente casuale, la vaga forma di un'orsa, la "Sala dei Pagliai" e la "Sala dell'Infinito", così denominata perché ha una forma irregolarmente circolare e durante le prime esplorazioni gli speleologi vi persero l'orientamento e si ritrovarono a girare intorno alla sala diverse volte prima di trovare un'uscita, come se fossero in un percorso infinito.

Anche l'apertura al pubblico del complesso di gallerie presentò non pochi problemi di ordine tecnico, che ebbero inizio già dai calcoli necessari per stabilire il punto esatto in cui scavare il tunnel di accesso.

Si assunse il compito e la responsabilità delle misurazioni l'ingegner Aldo Neroni Mercati di Fabriano a cui in seguito venne affidato dall'Amministrazione del Comune di Genga l'incarico di progettazione dell'opera (a ricordo del suo lavoro, fino a pochi anni fa era affissa una piccola lapide all'ingresso delle grotte).

Il percorso fu studiato con la massima cura e nel rispetto dell'ambiente, evitando soprattutto di abbattere le concrezioni.

Il progetto originale includeva anche una galleria di ritorno all'aperto che sarebbe dovuta sfociare a livello della strada da cui si era partiti (di questo progetto figura la rappresentazione nella bacheca situata all'ingresso attuale della Grotta Grande)[2]

All'interno delle grotte di Frasassi c'è, durante tutto l'anno, una temperatura costante di Errore in {{M}}: parametro 3 non è un numero valido. e un'umidità relativa prossima al 100%.

Stalattiti e stalagmiti

Le "Canne d'Organo"
Uno dei pozzi naturali profondi 25 m

All'interno delle cavità carsiche si possono ammirare delle sculture naturali, formatesi ad opera di stratificazioni calcaree nel corso di 190 milioni di anni grazie all'opera dell'acqua e della roccia. L'acqua, veicolando il biossido di carbonio nelle rocce calcaree, crea un processo chimico che dà origine all'idrogenocarbonato di calcio, un sale che esiste solamente in soluzione [H2O+CO2+CaCO3 = Ca(HCO3)]. Tale fenomeno determina il trasferimento di piccole quantità di carbonato di calcio da un posto all'altro e, nel corso di uno stillicidio che dura millenni, finisce per formare delle concrezioni di notevoli dimensioni e di forme completamente casuali e a volte anche curiose. Le concrezioni si dividono in stalagmiti (colonne che crescono progredendo dal basso verso l'alto) e stalattiti (che invece scendono dal soffitto delle cavità).

Le forme e le dimensioni di queste opere naturali hanno stimolato la fantasia degli speleologi, i quali dopo averle scoperte le hanno "battezzate" denominandole in maniera curiosa. Tra le stalattiti e le stalagmiti più famose ricordiamo: i "Giganti", il "Cammello" e il "Dromedario", l'"Orsa" (un masso che a seguito della millenaria erosione ha assunto la vaga forma di un orso), la "Madonnina", la "Spada di Damocle" (la stalattite più grossa, di 7,40 m di altezza e 150 cm di diametro), le "piccole cascate del Niagara", la "Fetta di pancetta" (di colore rosa chiaro) e la "Fetta di lardo" (completamente bianca, per via della calcite), l'"Obelisco" (stalagmite alta 15 metri al centro della Sala 200), le "Canne d'organo" (concrezioni conico-lamellari che devono il loro nome al fatto che se vengono colpite dall'esterno risuonano), il "Castello delle streghe".

All'interno delle grotte sono presenti anche dei laghetti in cui ristagna l'acqua dello stillicidio e dei "pozzi", cavità cilindriche profonde fino a 25 m che possono raccogliere l'acqua o convogliarla verso piani carsici inferiori.

Nelle grotte non penetra in alcun punto la luce naturale superficiale, pertanto l'illuminazione è completamente artificiale e utilizza solo luci bianche fredde, cioè che non producono calore verso le concrezioni (come già detto la temperatura è costante). Le uniche luci non di questo tipo sono quelle azzurre usate per mettere in evidenza i pozzi e i laghetti.

Fauna

Nel complesso delle grotte sono state censite ben 67 specie di animali, alcune delle quali endemiche di questo ecosistema ipogeo.[3]

Sono presenti decine di specie diverse di pipistrelli, con una colonia di oltre 12.000 miniotteri. Tra gli anfibi sono segnalati il geotritone italiano (Speleomantes italicus), la salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata) e il tritone italiano (Lissotriton italicus).[3]

Fra gli invertebrati merita infine una menzione la presenza del Niphargus ictus, un piccolo crostaceo troglobio che vive nelle pozze di acqua sulfurea, e di almeno altre 2 specie del genere Niphargus (N.frasassianus, N.montanarius).[4][5]

Ricerca scientifica

All'interno delle grotte di Frasassi si svolgono esperimenti scientifici di cronobiologia. Tra gli speleologi che hanno trascorso più tempo all'interno delle grotte si ricorda Maurizio Montalbini.

Le altre grotte vicine

Anche se è noto principalmente agli speleologi, sopra, sotto e di fronte alla Grotte di Frasassi, sono presenti altri tre gruppi di grotte [6]: la "Grotta del fiume" [7], scoperta nel 1948, la grotta "Buco cattivo", scoperto nel 1949 [8] e il complesso di grotte "Grotta Beata Vergine-Grotta del Mezzogiorno", noto da secoli [9] , che attraversa il monte Frasassi dal lato del fiume, partendo dal Tempio del Valadier fino all'altro lato verso Pierosara [10].

Note

  1. ^ Visite alle Grotte di Frasassi -
  2. ^ Aldo Neroni Mercati, Le insidie nascoste in grotta, in L'azione, 13 febbraio 2010.
  3. ^ a b Associazione culturale Scoiattolo rampante, Principali specie animali della zona speleologica di Frasassi, su scoiattolorampante.wordpress.com. URL consultato il 29 luglio 2013.
  4. ^ Flot J-F, Wörheide G, Dattagupta S, Unsuspected diversity of Niphargus amphipods in the chemoautotrophic cave ecosystem of Frasassi, central Italy, in BMC Evolutionary Biology, vol. 10, 2010, p. 171.
  5. ^ Karaman GS, Borowsky B, Dattagupta S, Two new species of the genus Niphargus Schiodte, 1849 (Amphipoda, fam. Niphargidae) from the Frasassi cave system in Central Italy (PDF), in Zootaxa, vol. 2439, 2010, pp. 35–52.
  6. ^ Le grotte nella zona di Frasassi -
  7. ^ La Grotta del fiume -
  8. ^ Grotta del "Buco Cattivo" -
  9. ^ Memoria su la Grotta di Frasassi – Vito Procaccini Ricci – Senigallia – 1809 – edito Pel Lazzarini - pagg- 33-49 [1]
  10. ^ Le grotte della "Beata Vergine e del "Mezzogiorno" - [2].

Bibliografia

  • Memoria su la grotta di Frasassi nei contorni di Fabriano dipartimento del Musone dell'italico regno di Vito Procaccini Ricci, Senigallia, pel Lazzarini, 1809 (SBN, Hathi Trust, GB, Archive)
  • Montagna di Frasassi, appendice di Piceno Annonario, ossia Gallia Senonia illustrata, Antonio Brandimarte, Roma, presso Antonio Boulzaler, 1825 (Leggi su Wikisource)
  • La caverna ossifera di Frasassi presso Fabriano per l'ing. cav. Francesco De-Bosis, Ancona, Tip. Mengarelli, 1872 (SBN)
  • Scoperte paleoetnologiche nelle grotte del monte Ginguno detto volgarmente di Frasassi e nei dintorni di Fabriano (Marche) : memoria / [di] Aurelio Zonghi, Ancona, Tip. del Commercio, 1872 (SBN)
  • La grotta del monte Ginguno detta di Frasassi - Canto, Vincenzo Rotondo da Fabriano, Ancona, Tip. del Commercio, 1873 (Leggi su Wikisource)
  • Grotta di Frasassi nei subappennini dell'Italia centrale, Ascanio Ginevri Blasi, Bologna, Società Tipografica dei Compositori, 1875 (Leggi su Wikisource)
  • Sugli scavi eseguiti nella caverna detta di Frasassi (provincia d'Ancona) / memoria di G. Scarabelli Gommi Flamini, Roma, Tipi del Salviucci, 1880 (SBN)
  • Nuovi sepolcri italici ed armi litiche scoperte nella provincia di Bologna. Frammenti di stoviglie scoperte nella grotta di Frasassi presso Fabriano in provincia di Ancona / E. Brizio, Roma, Tip. della R. Accademia dei Lincei, 1893 (SBN)
  • Ricordi di Frasassi / Italo Gengarini, stampa 1899 (Fabriano : Stab. tip. Gentile) (SBN)
  • Frasassi e dintorni : notizie storiche lette il giorno 8-6-1924 / Onofrio Angelelli, Fabriano, Premiata Tipografia Economica, 1924 (SBN)
  • Fra dirupi e caverne : (Frasassi-S. Vittore) / Carlo Canavari, Fabriano, Ed. Gentile, 1949 (SBN)
  • La zona speleologica di San Vittore di Frasassi / Mario Marchetti, Ancona, Gruppo Speleologico Marchigiano, [Guida generale delle Marche,1950] (Ancona : tip. E. Venturini) (SBN)
  • Frasassi o del libro segreto / Natale Anconetani, Jesi e la sua valle, stampa 1968 (SBN)
  • La gita a Frasassi nel 1872 / Nicola Beri, Nuova ed. / con prefazione e note del prof. Romualdo Sassi, Fabriano, Arti grafiche Gentile, stampa 1969 (SBN)
  • Abisso Ancona (Cronaca di una scoperta) / Fabio Sturba, Gruppo Speleologico Marchigiano Ancona. Marcelli Editore, 2016.
  • La Grande Grotta del Vento (Come in una favola solo a noi Frasassi aprì lo scrigno più grande) / Geologo Giuseppe Gambelli, Gruppo Speleologico Marchigiano, Ancona. ARAS edizioni, 2016.

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