XVIII Congresso della Democrazia Cristiana

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XVIII° Congresso della Democrazia Cristiana
Apertura17 febbraio 1989
Chiusura22 febbraio 1989
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàRoma
XVII XIX

Il XVIII Congresso della Democrazia Cristiana si svolse dal 17 al 22 febbraio 1989 al PalaLottomatica di Roma.

Vi parteciparono un milione e 862 000 iscritti alla Democrazia Cristiana provenienti da tutta Italia per chiedere ai dirigenti di discutere e regolare le questioni che riguardavano la vita del partito.

Il congresso sancì un cambio di alleanze tra le correnti interne, che mise il segretario Ciriaco De Mita in minoranza. Si rivelò decisiva la convergenza tra la corrente di Arnaldo Forlani e i dorotei (guidati da Antonio Gava), che insieme composero la nuova corrente moderata di “Azione Popolare”.

Tra i motivi dell'avvicendamento alla segreteria vi fu il doppio incarico di De Mita, che oltre ad essere il segretario del partito era anche presidente del consiglio. De Mita, messo in minoranza, lasciò la segreteria del partito ad Arnaldo Forlani.

La Democrazia Cristiana in Italia[modifica | modifica wikitesto]

La DC si presentò alle assise con la potenza consueta, rinfrancata dopo la magra elettorale del 1983 dai risultati delle votazioni del 1987. Forte, perché tornata a guidare il governo dopo la parentesi laica; trionfa, tanto da spadroneggiare in Italia detenendo il controllo di dieci regioni (e la maggioranza in altre 5), della metà dei comuni, di tre quarti delle province, del 27% delle aziende municipalizzate italiane; rinvigorita, in virtù del 33,6% di preferenze guadagnate al Senato e del 34,3 alla Camera.

La situazione interna della DC[modifica | modifica wikitesto]

La Democrazia Cristiana si presentò al PalaLottomatica con un organigramma definito dal diciassettesimo congresso (1986). In quel congresso Ciriaco De Mita era riuscito a guadagnare l'appoggio di Giulio Andreotti e Antonio Gava e a garantirsi, di conseguenza, una maggioranza inattaccabile. Arnaldo Forlani era stato eletto presidente del partito.

La situazione governativa della DC[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1985 la Democrazia Cristiana ottenne la Presidenza della Repubblica con Francesco Cossiga e la carica di Presidente del Consiglio con Ciriaco De Mita. Il Presidente del Senato era il repubblicano Giovanni Spadolini, mentre a Palazzo Montecitorio sedeva per il decimo anno consecutivo Nilde Iotti del Partito Comunista Italiano.

Nel Governo De Mita, insediatosi nell'aprile 1988, alla Democrazia Cristiana furono assegnati, oltre alla Presidenza del Consiglio, ministeri chiave come quello dell'interno (Antonio Gava), quello degli esteri (Giulio Andreotti), delle finanze (Emilio Colombo), del bilancio (Amintore Fanfani) e della pubblica istruzione (Giovanni Galloni).

Il congresso[modifica | modifica wikitesto]

I protagonisti del congresso del 1989 furono i leader delle correnti principali della DC: Ciriaco De Mita da Avellino, Antonio Gava da Napoli, Arnaldo Forlani da Pesaro, Giulio Andreotti fra Roma e la Sicilia.

Gava e Forlani guidarono “Azione Popolare” che alla vigilia contò il 36,96% dei voti congressuali.

De Mita fu messo a capo della “Sinistra” del partito, col nome di "Area del Confronto" e raggranellò il 35,01% dei consensi.

Gli "andreottiani" valsero il 17,85% delle forze.

A completare il quadro, i "fanfaniani" al 3,20% e "Forze nuove" – legata a Carlo Donat-Cattin – che si assestò al 6,98%.

Mino Martinazzoli, che avrebbe potuto essere il candidato della sinistra DC alla segreteria, in un suo intervento seguito da lunghi applausi annunciò il proprio sostegno alla candidatura unitaria di Arnaldo Forlani.

Tappe del Congresso[modifica | modifica wikitesto]

  • 17 febbraio, Apertura del Congresso: 7 ore di Conclave per stabilire che il candidato appoggiato sarà ufficialmente il doroteo Arnaldo Forlani. Sono vinte le resistenze di De Mita, che perderà la poltrona di Piazza del Gesù.
  • 18 febbraio: Fischi della platea ad ogni passaggio che contiene il nome "Arnaldo Forlani".
  • 19 febbraio: Relazione di Ciriaco De Mita, applausi e pianto del Presidente del Consiglio.
  • 20 febbraio: Intervento di Mino Martinazzoli che annuncia il proprio sostegno alla candidatura di Arnaldo Forlani. Forlani da parte sua boccia il "rinnovamento demitiano". De Mita si lamenta al TG1 facendo capire che il governo potrebbe cadere.
  • 21 febbraio: Parla Giulio Andreotti, anche per lui applausi. Fra le righe un "doveroso" attacco a Bettino Craxi, segretario del Partito Socialista Italiano, e alla sua vagheggiata apertura a sinistra.
  • 22 febbraio, Chiusura del Congresso: Forlani è nominato segretario con l'85% delle preferenze. De Mita legge la relazione finale e pone condizioni per rimanere al governo. Sette le mozioni approvate, fra le quali una che vincola il neosegretario ad appoggiare il governo De Mita. I delegati votano anche un allargamento del Consiglio Nazionale per permettere ad una quota rosa, venti membri, di entrarvi. Il consiglio viene così ripartito: 80 seggi per il centro, 70 per la sinistra, 35 per Andreotti, 12 per Donat-Cattin e 5 per Fanfani.

Membri del nuovo Consiglio Nazionale[modifica | modifica wikitesto]

A questi vanno poi aggiunti:

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]