Orologio da polso

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Disegno di un orologio da polso.

L'orologio da polso è un orologio di piccole dimensioni dotato di un cinturino per poter essere indossato al polso.

Questi orologi sono, a volte, oggetti di grande valore, in quanto includono metalli e pietre preziose, ma anche modelli più economici sono spesso oggetti di gioielleria.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

I primi orologi da polso assemblati su commissione[modifica | modifica wikitesto]

C'è incertezza su chi sia stato l'inventore dell'orologio da polso. Una delle prime testimonianze fu un orologio gioiello realizzato da Abraham-Louis Breguet per Carolina Bonaparte, sorella di Napoleone e Regina consorte del Regno di Napoli, datato inizio 1812[1]. Entro il primo decennio del XIX secolo erano diverse le case orologiere già in attività, come Blancpain (fondata nel 1735), Vacheron Constantin (all'epoca solo Vacheron, fondata nel 1755), Breguet (Parigi, 1775), Girard-Perregaux (1791) ed altre oggi scomparse, come Cortébert, del 1790.

Secondo altri fu opera di Patek Philippe alla fine del XIX secolo, ma inizialmente fu considerato un accessorio esclusivamente e solo femminile. Tra gli uomini era comunemente usato l'orologio da tasca. L'esempio di Patek Philippe, e prima ancora di Breguet, tuttavia, si limitava alla realizzazione di pezzi rari ed estremamente pregiati, realizzati esclusivamente su commissione e in pochissimi esemplari.

Nel 1904 l'aviatore brasiliano Alberto Santos-Dumont, avendo difficoltà a leggere l'ora a bordo dell'aereo di sua fabbricazione, chiese al suo amico Louis Cartier un orologio più pratico. Cartier gli diede un orologio da polso con cinturino in cuoio di cui Dumont non fece più a meno. Quando Cartier divenne popolare a Parigi, iniziò così a vendere questi orologi anche alla clientela maschile. Si narra però che fu una nutrice la prima a legare un orologio da tasca con lacci al proprio polso realizzando in proprio tale novità.

L'esperienza della prima guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

In epoca di prima guerra mondiale gli ufficiali di tutti gli eserciti constatarono che durante una battaglia era più comodo dare uno sguardo al polso piuttosto che estrarre l'orologio dalla tasca. Bisogna ricordare che gli uomini schierati in prima linea, provenivano dalle classi sociali meno abbienti e non potevano permettersi orologi personali, indispensabili per sincronizzare l'artiglieria e la fanteria durante gli attacchi. Il rapido aumento delle perdite di soldati durante il combattimento portò i capi di stato maggiore a decidere di fornire a tutto l'esercito degli orologi da polso comodi, precisi, affidabili con caratteristiche che permettevano la lettura immediata dell'ora, munendoli di lancette più grandi e rendendo gli indici luminescenti per la visione notturna. Di fondamentale importanza fu la produzione su scala industriale di questi orologi, per distribuirli più velocemente e renderli più economici. Al termine della guerra gli orologi rimasero agli ufficiali europei ed americani, favorendo la diffusione di questo oggetto nelle culture occidentali. Ancora oggi gli appassionati del genere militare cercano pezzi particolari prodotti in quegli anni dai diversi marchi d'orologeria.[2] Girard-Perregaux produsse un orologio con una grata sul vetro per protezione proprio per uso militare. Diverse case, durante il conflitto, avevano tentato un rudimentale approccio al mondo dell'orologeria da polso, realizzando cinturini in pelle abbastanza grandi da contenere la cassa degli orologi da tasca, oppure applicando alle casse di questi ultimi delle anse posticce. Nell'esercito statunitense si diffusero i "trench watches", cioè orologi che presentavano una gabbia metallica che copriva il vetro e che aveva il compito di evitarne la rottura: sono tra i primi orologi resistenti all'acqua.

Produzione industriale in serie[modifica | modifica wikitesto]

Il successo del primo orologio da polso realizzato da Cartier convinse la stessa Maison a crearne altri: fu così che nel 1917 debuttò la collezione Tank, così chiamata perché ispirata all'estetica di alcuni carri armati Renault dell'epoca[3]. Nello stesso periodo (tra il 1916 e il 1917) anche Tissot si affermò nella produzione di orologi da polso, realizzando il Prince, ribattezzato presto "banana watch" per via della sua cassa che segue l'andamento del polso. Si dice che Tissot entrò in possesso di quella casa d'oro curva da un ricco signore russo, che aveva commissionato a Tissot il suo restauro. Non più reclamata, a seguito della rivoluzione d'ottobre in Russia, venne utilizzata dalla maison di Le Locle come base per creare una linea di orologi.

Tra gli anni dieci e venti del novecento sono prodotti anche i cronografi da polso: i primi non sono altro che orologi da tasca riadattati con l'aggiunta di anse posticce, ma nel corso degli anni le case realizzano movimenti adatti a essere incassati in segnatempo fatti per essere indossati al polso. Tra le prime ditte a produrre cronografi da polso sono da segnalare Longines e Breitling. Già negli anni venti anche il cronografo si arricchisce di ulteriori complicazioni, come la funzione rattrapante.

Patek Philippe Calatrava, dress watch per eccellenza

Al 1925 l'orologio da tasca pesava ancora per circa due terzi dell'esportazione svizzera, mentre nel 1930 si arriva all'equiparazione tra le vendite di orologi da polso e da tasca. Nel 1934, infine, l'orologeria da polso conquista il 65% delle esportazioni del commercio orologiero elvetico: da quel momento in poi gli orologi da tasca ridussero sempre più le proprie vendite, diventando pian piano desueti, o utilizzati solo in contesti specifici[4]. Si diffondono anche le prime complicazioni sui segnatempo da polso, come il calendario perpetuo e la ripetizione minuti, due delle complicazioni più raffinate e ricercate di sempre.

Jaeger-LeCoultre Reverso

Nel corso dei decenni l'orologeria da polso si sviluppa in forme e tipologie: alcuni esempi prestigiosi si hanno negli anni trenta con il Patek Philippe Calatrava e il Jaeger-LeCoultre Reverso, che proponeva un sistema brevettato di rotazione della cassa per proteggere il vetro da eventuali impatti. La richiesta provenne da una società indiana di polo nella quale i propri soci lamentavano frequenti rotture del vetro a causa dell'impatto della palla.

L'avvento di movimento automatico e orologi impermeabili[modifica | modifica wikitesto]

Negli anni Trenta le case iniziarono a concepire un sistema di ricarica automatica che non comportasse la necessità dell'utilizzatore di caricare manualmente ogni giorno il proprio segnatempo. Fu così che si ebbero diverse idee, alcune anche piuttosto ingegnose. Una delle più particolari fu quella adottata da Wyler Vetta, la quale pensò di azionare il meccanismo ricaricandolo tramite il movimento del polso dell'utilizzatore non grazie ad una massa oscillante, ma tramite una cassa che colpiva il fondello e, durante il contatto, azionava un pignone che dava energia al movimento.

Altre aziende invece svilupparono movimenti automatici in cui la massa oscillante si muoveva grazie a due martelletti respingenti, che erano delle piccole molle, le quali facevano rimbalzare il rotore che, pertanto, non era libero, ma aveva una fine corsa in prossimità dei due bumper.

Nello stesso periodo, invece, Rolex brevettò il sistema Perpetual[5], che consisteva in un rotore di carica bidirezionale libero, privo dei sopracitati martelletti.

Nel 1927 la nuotatrice Mercedes Gleitze attraversò il Canale della Manica a nuoto con al polso un Rolex dotato dell'innovativa cassa impermeabile Oyster[6]. Nel 1932 Omega lanciò il Marine, uno dei primi orologi a scendere in profondità.

Rolex Submariner ref. 14060M

Il primo diver moderno, però, arriverà solamente nel 1952 e sarà il Blancpain Fifty Fathoms, che anticiperà di un anno il Rolex Submariner.

I segnatempo durante la seconda guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

Durante la seconda guerra mondiale l'utilizzo dell'orologio da polso si è già diffuso massicciamente, anche se non tutti i reparti dei vari eserciti ne dispongono. Quello che è certo, però, è che non si utilizzano solo strumenti per la misurazione dell'orario, ma, più in generale, strumenti per calcolare un periodo di tempo: è il caso dei cosiddetti "sganciabombe", detti anche "cronografi a ritorno", i quali avevano l'utilità di calcolare il tempo esatto in cui sganciare un ordigno da un velivolo su un bersaglio. Allo stesso modo si diffondono gli strumenti di bordo che vanno ad arricchire i cockpit degli aerei e delle navi.

Il successo del cronografo da polso[modifica | modifica wikitesto]

Rolex Daytona, fine anni '90

Tra gli anni cinquanta e sessanta nascono numerosi importanti cronografi da polso, come il Breitling Navitimer (1952), l'Omega Speedmaster (1957), il Rolex Cosmograph (1961, più tardi ribattezzato Daytona), l'Heuer Autavia (1962), lo Zenith El Primero (1969) e molti altri. Lo Zenith, inoltre, diventa il primo cronografo con movimento automatico ad alta frequenza (da qui il nome El Primero, il primo), nonché uno dei primi cronografi automatici di sempre, lanciato sul mercato lo stesso anno del Seiko ref. 6139 e di vari orologi automatici che incassano un movimento cronografico modulare realizzato da un consorzio, chiamato Chronomatic, composto da Heuer-Leonidas, Hamilton, Buren, Breitling e Dubois-Dépraz. I cronografi prima del 1969, invece, montavano esclusivamente meccanismi a carica manuale. Fino a metà anni Sessanta, tuttavia, i cronografi rappresentavano un mercato tutto sommato di nicchia, a causa del costo più elevato rispetto a orologi solotempo. Inoltre vi era il timore che il movimento più complicato potesse causare maggiore delicatezza dell'orologio e costi più elevati da sostenere in sede di revisione. Una massiccia campagna pubblicitaria, tuttavia, avvicina di più i giovani a questo tipo di segnatempo, spalancando così le porte alla diffusione dei cronografi da polso, visti meno come uno strumento tecnico e più come un vezzo estetico.

L'orologio da polso sbarcò anche sulla Luna: il primo fu proprio l'Omega Speedmaster (da quel momento ribattezzato Moonwatch), al polso dell'astronauta Buzz Aldrin.

L'elettricità negli orologi e l'avvento del quarzo[modifica | modifica wikitesto]

Il primo utilizzo dell'elettricità fornita da una batteria in un orologio da polso avvenne nell'Hamilton Ventura Electric, presentato nel 1957 e dotato del calibro 500, dotato di un bilanciere mosso da campi magnetici anziché da una molla.

Quasi in contemporanea veniva sviluppato il modello elettrico di Bulova con il nome di Accutron grazie all'invenzione dell'ingegnere elettronico svizzero Max Hetzel. Esso si basava su un dispositivo a diapason, senza molla né bilanciere; entrò in commercio nel 1960.[7] Ebbe migliore fortuna del Ventura grazie a un costante sviluppo, mentre l'Hamilton soffriva di vari problemi tecnici mai risolti.

Il primo prototipo di orologio al quarzo da polso fu sviluppato nei laboratori svizzeri CEH (acronimo di "Centre Electronique Horloger") nel 1962, al fine di contrastare il successo ottenuto dal Bulova Accutron. Fu così che nel 1969 nacque il meccanismo Beta21, oscillante a 8192 Hz. Lo stesso anno (anzi, qualche mese prima), anche Seiko realizzò il primo orologio al quarzo, tanto che fu proprio il 35 SQ Astron della Seiko il primo modello a debuttare in commercio, nel dicembre 1969. Il movimento Seiko, inoltre, rispetto al Beta21, era molto più economico da realizzare, più affidabile e dal minore ingombro: per questo motivo il movimento Beta21 ben presto venne abbandonato da molte aziende facenti parte del CEH, le quali si misero in proprio per cercare di sviluppare autonomamente un calibro in grado di replicare le qualità di quello realizzato da Seiko.

Questi orologi erano ancora con quadrante analogico a lancette.

In alcuni modelli oltre alla batteria sono impiegate come fonte di energia la luce solare o il movimento dello stesso orologio per mezzo di un generatore elettrico abbinato ad una massa oscillante.

Con lo sviluppo dell'elettronica e la riduzione dei prezzi divennero popolari a partire dagli anni settanta gli orologi digitali, che mostrano cioè l'ora direttamente con cifre invece che per mezzo di lancette, una novità rivoluzionaria. Il primo orologio digitale fu il prototipo Pulsar, realizzato dalla collaborazione tra Hamilton Watch Company e Electro-Data nel 1970. La versione commerciale uscì nel 1972 ed aveva una serie di display a sette segmenti rossi, grandi consumatori di energia. Successivamente arrivarono gli schermi a cristalli liquidi, con modelli a quattro cifre ed il modello a sei cifre Seiko 06LC, nel 1973.

Con l'avvento del microprocessore gli orologi da polso possono includere funzioni varie tra cui cronografo, calcolatrice, videogioco, fotocamera, chiave USB, telefono cellulare ecc.

Nel 1974 Casio commercializza, con il nome CASIOTRON, il primo orologio da polso con display digitale multifunzione.

Lo sviluppo del design[modifica | modifica wikitesto]

Negli anni settanta la sperimentazione del design prende il sopravvento e vengono concepiti orologi che tutt'oggi sono dei veri e propri cult: è del 1972 il primo Audemars Piguet Royal Oak, seguito, una manciata di anni più tardi, dal Patek Philippe Nautilus, entrambi disegnati da Gérald Genta. L'innovazione di Royal Oak e Nautilus non è relativa solamente all'estetica, inusuale fino a quel momento, ma anche dal desiderio di concepire un segnatempo in acciaio, materiale da sempre più sportivo, e di elevarlo ad orologio di lusso. Nel 1977 è il turno del Vacheron Constantin 222. Anche numerose altre case decidono però di realizzare orologi con queste caratteristiche: è il caso ad esempio dello Zenith Defy, del Tissot PRX, lo Chopard St. Moritz, il Baume & Mercier Riviera e moltissimi altri. Un altro orologio che ha segnato un'importante sviluppo del design è stato l'Hublot MDM: alla Fiera di Basilea del 1980, infatti, per la prima volta si è visto un segnatempo che abbinava l'acciaio della cassa con il caucciù del cinturino[8].

Anni ottanta: la crisi[modifica | modifica wikitesto]

Gli anni ottanta segnano una grave crisi per l'orologeria tradizionale, sempre più ostacolata dallo sviluppo e dalla diffusione dei più moderni e pratici movimenti al quarzo, che non necessitano di carica, ma solamente di una pila da sostituire ogni paio d'anni circa.

In questo decennio Seiko mette in commercio un orologio con incluso un monitor televisivo. Poiché però l'elettronica per la ricezione radio e le batterie dell'epoca erano troppo ingombranti, furono alloggiati in una scatola esterna da portare in tasca.

Swatch con movimento al quarzo, cassa in plastica e cinturino di gomma

Nel 1983, da un'idea di Nicolas Hayek nasce Swatch, che propone orologi con casse in plastica colorata e movimenti al quarzo a prezzi contenuti. Proprio il carattere giocoso e autoironico del marchio fa ottenere a questa casa un successo incredibile, che rende Swatch un piccolo oggetto del desiderio, con costi alla portata di tutti.

Il nuovo millennio[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2000 fu messo sul mercato un orologio con TV completamente integrata ed autonomia di un'ora.

Diverse aziende hanno provato a realizzare orologi da polso includenti un computer. L'IBM ne ha realizzato un modello in grado di fare girare Linux.

Alcuni orologi sono in grado di sincronizzarsi con un segnale orario trasmesso via radio e derivato da orologi atomici, vedi orologio radiocontrollato, sviluppato da Junghans e da Citizen.

Altro tipo di orologi da polso sono quelli ad affissione dicroica, ovvero quel tipo di orologio che ha sia le lancette (analogico) che un display con i numeri (digitale).

Nonostante l'economicità, precisione e affidabilità degli orologi digitali, attualmente gli orologi meccanici non sono completamente scomparsi. Anzi in alcuni casi sono divenuti status symbol.[9]

Lo smartwatch, pur non essendo un orologio nel senso stretto del termine, prende spunto dalle forme del tradizionale orologio da polso, arricchendone le funzionalità proprie di PC e cellulari.

Maggiori produttori[modifica | modifica wikitesto]

Tra i maggiori produttori di orologi da polso figurano da sempre Italia, Svizzera, Francia, Germania, Giappone, U.S.A. e dai primi anni di questo secolo pure la Cina. Da citare inoltre la Russia, dove diversi marchi realizzano segnatempo, per uso civile e militare, apprezzati dagli esperti.

Italia[modifica | modifica wikitesto]

Orologio da polso Mondia

La vocazione orologiaia è tradizionalmente radicata in molte zone di Lombardia (Wyler Vetta, Breil, Lorenz, Pryngeps, Mondia, Buccellati, Inceptum, Pierre Bonnet), Veneto (Sector, Montegrappa, Morellato, Basile), Piemonte (Damiani, G.A.W. - Gruppo Ardito Watches), Emilia-Romagna (Perseo, Donax), Toscana (Panerai, Anonimo, Visconti, Gucci, Locman, Torrini, Margi), Lazio (Bulgari, Zannetti), Campania (Philip Watch), Puglia (VeriWatch) dove esistono aziende storiche nel settore fondate da molti orologiai come Giulio Morellato, Domenico Morezzi (fondatore di OISA, prima manifattura italiana), Giovanni Panerai, Filippo Giardiello e altri.[10][11] Attorno agli anni Trenta del 1900 anche in Italia si diffondono massicciamente gli orologi da polso, che prendono il sopravvento di quelli da tasca, anche grazie alla nascita dell'azienda bolognese Morellato, specializzata nella realizzazione di cinturini in pelle di qualità.

Nel secolo scorso le grandi firme della gioielleria italiana si avvalevano della collaborazione di orologiai per produrre pregiati orologi in platino, oro, argento. Con l'avvento del XXI secolo, che ha visto l'espansione commerciale nel mondo delle tante aziende italiane di abbigliamento, gli orologi da polso sono diventati accessori prodotti e marchiati da quasi tutti i cosiddetti giganti italiani della moda facendo aumentare notevolmente la produzione e la qualità degli orologi made in Italy.

Oltre ai brand sopracitati molte gioiellerie blasonate, in passato, registravano appositamente marchi per poter vendere orologi che venivano assemblati in Svizzera e commercializzati in via esclusiva dalla gioielleria che aveva registrato il marchio. Per questo fatto, tra gli anni Cinquanta e Settanta sono sorti e hanno prosperato numerosissimi marchi che oggi non esistono più. Alcuni esempi sono Gala, Sofior Grey, Lover, Silver, Sexima e molti altri.

Svizzera[modifica | modifica wikitesto]

Negli anni settanta del XX secolo l'industria orologiera svizzera versava in condizione di grave crisi, in parte a causa del superamento degli orologi meccanici da parte dei digitali, in parte per la crisi economica successiva alla choc petrolifero che ridusse notevolmente la richiesta di beni di lusso.

Agli inizi degli anni ottanta, Nicolas Hayek, imprenditore svizzero nel ramo dell'elettronica, riesce a guidare la fusione tra le preesistenti ASUAG (Allgemeine Schweizerische Uhren AG) e SSIH (Société Suisse pour l'Industrie Horlogère SA), le due più importanti holding di produzione orologiaia, nella nuova società SMH (Société Suisse de Microélectronique et d'Horlogerie SA), con il preciso scopo di produrre un nuovo tipo di orologio, dai costi popolari e dal design accattivante. Il risultato fu presentato il 1º marzo 1983 con il nome Swatch, contrazione di "swiss watch" (orologio svizzero). Il prezzo variava dai 39,90 ai 49,90 franchi svizzeri.

Il risultato fu raggiunto riducendo notevolmente il numero di componenti di un orologio ed il tempo di fabbricazione, abbattendo così i prezzi. Inoltre, grazie ai suoi artisti, era in grado di produrre una nuova collezione ogni anno, trasformando l'orologio da polso da un oggetto "per sempre" a un elemento di moda da cambiare di frequente. Questi orologi furono oggetti ambìti di collezionismo e divennero status symbol tra i giovani. Quanto accaduto è ancora oggi oggetto di studio nelle scuole di design per dimostrare il potenziale commerciale del design industriale.

Negli anni successivi, la SMH, che ha acquisito definitivamente il nome The Swatch Group nel 1998, porta avanti una serie di acquisizioni di marchi storici dell'orologeria svizzera (Omega/Tissot, Longines e Rado negli anni '80 e Breguet negli anni '90) imponendosi così come principale produttore di orologi mondiale.

Altro importante produttore svizzero di orologi da polso è Rolex, marchio ideato dall'orologiaio e imprenditore tedesco Hans Wilsdorf nel 1908; pure il marchio Tudor fu lanciato da Wilsdorf nel 1926.

Francia[modifica | modifica wikitesto]

Un produttore francese, abbastanza accreditato tra gli estimatori di orologi da polso, è Cartier. Altri marchi sono Boucheron, Bell & Ross, azienda fondata nel 1992, Bernard Richards Manufacture, Yema e Lip.

Germania[modifica | modifica wikitesto]

La Germania può vantare prestigiosi marchi orologieri tra cui: A. Lange & Söhne, Glashütte Original (parte dello Swatch Group), Nomos Glashütte, Tutima, Junghans (la più grande per orologi venduti e forza lavoro impiegata), Lang & Heyne, Kienzle, ZentRa, Dugena.

Molte aziende tedesche hanno concentrato la loro sede e la produzione a Glashütte, un piccolo paese in Sassonia vicino al confine con la Repubblica Ceca. Sinn ha invece sede a Francoforte, Dugena a Meisenheim e Junghans a Schramberg, città nota in tutto il mondo anche per la realizzazione degli orologi a cucù.

Giappone[modifica | modifica wikitesto]

L'industria giapponese degli orologi da polso è tra le più note e apprezzate al mondo. I principali produttori nipponici sono Citizen, Seiko, Credor, Casio e Orient.

U.S.A.[modifica | modifica wikitesto]

Orologi da polso Timex

Gli USA si sono fatti conoscere nel mondo per la realizzazione di orologi da polso inizialmente ad uso militare. Molti marchi si sono specializzati nella realizzazione dei cosiddetti "field watch" (orologi da campo), chiamati anche "hack watch" perché l'estrazione della corona di carica consentiva di interrompere lo scorrere della lancetta dei secondi al fine di sincronizzarli tutti con precisione al secondo. Alcuni marchi statunitensi sono Hamilton, Bulova, Timex, Wittnauer, Gruen, Ingersoll, Waltham (azienda chiusa nel 1957), Elgin (azienda chiusa nel 1968), Benrus, Pulsar (originariamente nata da Hamilton, attualmente di proprietà di Seiko).

Cina[modifica | modifica wikitesto]

La Cina ha diverse aziende produttrici di orologi e movimenti, la più importante delle quali è Seagull, nata nel 1955 a Tianjin. Questa azienda, oltre a realizzare il Seagull 1963, orologio fornito anche all'esercito cinese, produce anche movimenti, come l'ST19, realizzato sulla base dello svizzero Venus 175, dal quale ha acquistato parti e macchinari per produrlo.

Celebrità[modifica | modifica wikitesto]

Il successo degli orologi da polso avvenne quando pure i divi del cinema cominciarono a indossare nei film i loro segna tempo: negli anni '20, durante le riprese di un film, l'attore Rodolfo Valentino indossò l'orologio da polso, che, fino ad allora, era considerato quasi esclusivamente femminile; negli anni '60 seguirono artisti come Sean Connery nell'indimenticabile serie di film agente 007, Steve McQueen ne Il Cacciatore di taglie e Paul Newman in Indianapolis pista infernale. Importanti industriali capirono che i tempi erano maturi per cominciare una produzione e distribuzione capillare in tutto il mondo di alcuni modelli, che la gente voleva a tutti i costi possedere per emulare i propri miti. Pure i politici fecero la loro parte: uomini carismatici come il presidente degli USA John Kennedy e Che Guevara, rivoluzionario guerrigliero argentino, furono immortalati in scene di vita quotidiana dove l'utilizzo dell'orologio da polso era diventato indispensabile oggetto di utilità e fascino.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cronologia | Breguet, su www.breguet.com. URL consultato il 15 settembre 2022.
  2. ^ Orologi da polso Rolex Submariner militari
  3. ^ (EN) Poh TH says, Celebrating 100 Years Of The Iconic Cartier Tank – Part 1, The First One, The 1917 Tank Normale, su Monochrome Watches, 1º settembre 2017. URL consultato il 15 settembre 2022.
  4. ^ (IT) Augusto Veroni, Miti si nasce, in Orologi, n. 17, Technimedia, marzo 1989, p. 52.
  5. ^ Alberto Uglietti, Orologi da polso : tutti gli esemplari che fanno la storia, 3. ed, De Agostini, 2012, ISBN 978-88-418-7296-3, OCLC 956074077. URL consultato il 15 settembre 2022.
  6. ^ Pagine di storia scritte con Rolex - Perpetual, su rolex.org. URL consultato il 14 novembre 2022.
  7. ^ Gli orologi a diapason in: Federico Arborio Mella, La misura del tempo nel tempo, Milano, Hoepli, 1990, pp. 127 e segg., ISBN 88-203-1791-5.
  8. ^ Storia della Hublot, su Segnatempo. URL consultato il 16 novembre 2022.
  9. ^ Orologi da Polso di Lusso
  10. ^ Orologi italiani tra Lombardia e Toscana, in il Giornale, 28 febbraio 2014. URL consultato l'8 aprile 2014.
  11. ^ Dossier Orologi - Le griffe mondiali con un cuore italiano, in La Stampa, 29 ottobre 2005. URL consultato l'8 aprile 2014.

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