Battaglia di Baguio

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Battaglia di Baguio
parte della campagna delle Filippine della seconda guerra mondiale
La resa delle forze giapponesi nelle Filippine, settembre 1945
Data21 febbraio – 26 aprile 1945[1][2]
LuogoBaguio, Luzon, Filippine
EsitoVittoria alleata
Schieramenti
Comandanti
Bandiera degli Stati Uniti Walter Krueger
Bandiera degli Stati Uniti Innis P. Swift[3]
Bandiera degli Stati Uniti Percy W. Clarkson[4]
Bandiera degli Stati Uniti Robert S. Beightler[5]
Bandiera degli Stati Uniti Russell W. Volckmann[6][7]
Bandiera del Giappone Tomoyuki Yamashita[3]
Bandiera del Giappone Fukutaro Nishiyama[8]
Bandiera del Giappone Noakata Utsunomiya[3]
Bandiera del Giappone Bunzo Sato[8]
Effettivi
Bandiera degli Stati Uniti 6ª Armata[3][9][10][11]

Bandiera degli Stati Uniti Resistenza filippina (USAFIP-NL)[3]

  • 11º Reggimento di Fanteria[3]
  • 66º Reggimento di Fanteria[3]
Bandiera del Giappone 14ª Armata d'Area[3]
  • 23ª Divisione di Fanteria
  • 58ª Brigata Mista
  • Perdite
    Più di 2 000 morti[3]
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    La battaglia di Baguio (in filippino: Labanan sa Baguio, in ilocano: Gubat ti Baguio) ebbe luogo tra il 21 febbraio e il 26 aprile 1945, come parte della battaglia di Luzon durante la campagna per la liberazione delle Filippine nell'ultimo anno della seconda guerra mondiale.[3] A seguito dello scontro armato, le forze statunitensi e della resistenza filippina presero il controllo della città di Baguio, nell'area settentrionale di Luzon, in precedenza in mano alle forze occupanti giapponesi e al governo collaborazionista filippino. In questa battaglia, avvenne uno degli ultimi scontri tra carri armati di tutta la campagna e Baguio sarebbe stato poi il luogo dove le rimanenti forze giapponesi nelle Filippine firmarono la resa, nel settembre 1945.[12]

    Gli antefatti

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    Prima della seconda guerra mondiale, Baguio era la "capitale estiva" del Commonwealth delle Filippine, nonché la sede dell'Accademia militare filippina.[13] Nel 1939, la città aveva una popolazione di 24 000 abitanti, la maggior parte filippini, assieme a gruppi di altre nazionalità, inclusi circa 500 giapponesi.[14] In seguito all'invasione giapponese dell'arcipelago nel 1941, i nipponici usarono il Campo John Hay, un'installazione statunitense a Baguio, come base militare.[14] Nell'ottobre 1944, i soldati statunitensi sbarcarono a Leyte, iniziando la liberazione delle Filippine.[15][16]

    Il generale Tomoyuki Yamashita, comandante della 14ª Armata d'Area, trasferì il suo quartier generale a Baguio nel dicembre 1944, pianificando un'azione di ritardo contro gli statunitensi per dare tempo al Giappone di preparare le difese del proprio arcipelago principale.[6][17] Ad inizio gennaio 1945, le forze statunitensi sbarcarono nel golfo di Lingayen, sull'isola di Luzon.[8] Da lì in poi, la 6ª Armata statunitense condusse la campagna militare in due direzioni: una verso le forze statunitensi a est della capitale Manila, la seconda contro le forze del generale Yamashita nella Luzon settentrionale.[7]

    Gli scontri per Baguio

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    Tra la fine di febbraio e l'inizio di aprile 1945, le forze alleate, principalmente composte dalla 33ª Divisione di Fanteria, coadiuvate da reggimenti della resistenza filippina responsabili dell'area settentrionale di Luzon, avanzarono su Baguio.[3] Per fine marzo, la città fu a tiro dell'artiglieria statunitense[8] e, tra il 4 e il 10 del mese, i velivoli della 5ª Forza Aerea sganciarono 933 tonnellate di bombe e 1 185 galloni di napalm sopra la città, riducendo molta di essa in cenere.[18] Il presidente dello stato fantoccio della Seconda Repubblica filippina, José P. Laurel, spostatosi da Manila a Baguio nel dicembre 1944, dovette lasciare la stessa il 22 marzo, raggiungendo Taiwan il 30,[19] giorno in cui venne ordinato al resto del governo della Seconda Repubblica, assieme a civili giapponesi di evacuare Baguio.[3] Yamashita e il suo staff, a loro volta, si spostarono a Bambang, nella provincia di Nueva Vizcaya.[8][20] Nessuna importante offensiva ebbe luogo però prima di metà aprile, quando la 37ª Divisione di Fanteria statunitense, ad esclusione del suo 145º Reggimento, fu spostata da Manila per lanciare un assalto a Baguio assieme alla 33ª Divisione, da ovest e da sud.[3]

    A metà aprile, durante l'avanzata da occidente, statunitensi e giapponesi si scontrarono in una battaglia di sei giorni, presso Irisan Gorge e lungo il fiume Irisan.[3][21][22][23][24][25] La battaglia vide uno degli ultimi scontri tra carri armati della campagna nelle Filippine, tra gli M4 Sherman statunitensi della Compagnia B, 775º Battaglione Carri, e i Type 97 Chi-Ha giapponesi della 5ª Compagnia Carri, 10º Reggimento Carri.[26]

    Nello stesso periodo, 7 000 civili, inclusi degli stranieri, lasciarono Baguio raggiungendo le linee statunitensi.[27] Tra essi, vi erano cinque membri del gabinetto della Seconda Repubblica: il brigadiere generale Manuel Roxas fu "liberato"[27] mentre gli altri quattro furono catturati come collaborazionisti.[28][29][30][31][32] Il 22 aprile, il maggior generale Noakata Utsunomiya, che era stato lasciato al comando della difesa di Baguio da Yamashita, ordinò la ritirata dalla città. Due giorni dopo, le prime forze alleate, una pattuglia del 129º Reggimento di Fanteria, entrò finalmente a Baguio.[3]

    Le conseguenze

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    Yamashita, con i suoi 50 000 uomini del Gruppo Shobu, appartenente alla 14ª Armata d'Area, continuò ad impegnare l'avanzata statunitense nella regione settentrionale di Luzon fino al 15 agosto 1945.[8][20][33] Il 3 settembre 1945, il giorno dopo la resa del Giappone, Yamashita ufficialmente si arrese a sua volta, con tutte le forze giapponesi nelle Filippine, al residence del Campo John Hay, in presenza dei tenenti generali Arthur Percival e Jonathan M. Wainwright.[12]

    1. ^ (EN) 33d Infantry Division, su history.army.mil, United States Army, 20 maggio 2011. URL consultato il 2 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2016).
      «Baguio and Camp John Hay fell on 26 April, under the concerted attack of the 33d and the 37th Divisions.»
    2. ^ (EN) 37th Infantry Division, su history.army.mil, United States Army, 20 maggio 2011. URL consultato il 2 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 30 maggio 2016).
      «After garrison duty in Manila, 5–26 March, the Division shifted to the hills of Northwest Luzon, where heavy fighting culminated in the capture of Baguio, 26 April.»
    3. ^ a b c d e f g h i j k l m n o (EN) Robert Ross Smith, Chapter XXV: The Collapse of the Baguio Front (PDF), in Triumph in the Philippines, Department of the Army, 1993, pp. 468–490, ISBN 978-0-16-023810-9. URL consultato il 23 settembre 2014.
    4. ^ (EN) Maj. Gen. Percy W. Clarkson, su usarpac.army.mil, United States Army. URL consultato il 24 settembre 2014 (archiviato dall'url originale il 3 settembre 2014).
    5. ^ (EN) 37th Infantry Division, su history.army.mil, U.S. Army, 20 maggio 2011. URL consultato il 24 setembre 2014 (archiviato dall'url originale il 30 maggio 2016).
    6. ^ a b (EN) Samuel Eliot Morison, History of United States Naval Operations in World War II: The Liberation of the Philippines – Luzon, Mindanao, The Visayas, 1944–1945, University of Illinois Press, 2002, p. 196, ISBN 978-0-252-07064-8.
    7. ^ a b (EN) William M. Leary, We Shall Return!: MacArthur's Commanders and the Defeat of Japan, 1942–1945, University Press of Kentucky, 1º maggio 2004, p. 83, ISBN 978-0-8131-9105-8.
    8. ^ a b c d e f (EN) Douglas MacArthur, Chapter XV: Battle on Luzon, in Reports of General MacArthur, Center of Military History, 2006, pp. 467–527, ISBN 978-1-78266-037-8. URL consultato il 25 settembre 2014 (archiviato dall'url originale il 7 settembre 2011).
    9. ^ (EN) Gene Eric Salecker, Rolling Thunder Against The Rising Sun, Mechanicsburg (PA), Stackpole Books, 2008, p. 260, ISBN 978-0-8117-0314-7. URL consultato il 23 settembre 2014.
    10. ^ (EN) Toward Baguio, su 33rdinfantrydivision.org, 33rd Infantry Division Association, 2008. URL consultato il 23 settembre 2014.
    11. ^ (EN) Mary H. Williams, Special Studies, Chronology, 1941–1945, Government Printing Office, 1999, p. 501, ISBN 978-0-16-001876-3. URL consultato il 23 febbraio 2014.
    12. ^ a b (EN) Staff del generale dell'Esercito Douglas MacArthur, Chapter XIV: Japan's Surrender, in Reports of General MacArthur: The Campaign of MacArthur in the Pacific, Volume I, United States Army, 1966, p. 464, ISBN 978-1-78266-035-4. URL consultato il 25 settembre 2014 (archiviato dall'url originale il 12 febbraio 2009).
      (EN) The American Residence in Baguio, su manila.usembassy.gov, United States Department of State. URL consultato il 25 settembre 2014 (archiviato dall'url originale il 3 settembre 2014).
      (EN) Brian Farrell e Sandy Hunter, A Great Betrayal: The Fall of Singapore Revisited, Marshall Cavendish International Asia Pte Ltd, 15 dicembre 2009, p. 163, ISBN 9789814435468.
      (EN) Spencer Tucker, Almanac of American Military History, Volume 1, ABC-CLIO, 21 novembre 2012, p. 1727, ISBN 978-1-59884-530-3.
    13. ^ (EN) Richard Sakakida e Wayne S. Kiyosaki, A Spy in Their Midst: The World War II Struggle of a Japanese-American Hero, Madison Books, 3 luglio 1995, p. 165, ISBN 978-1-4616-6286-0.
    14. ^ a b (EN) Flowers, new song for 72nd year of Baguio war bombings, in Philippine Daily Inquirer, 9 dicembre 2013. URL consultato il 25 settembre 2014.
    15. ^ (EN) 60th Anniversary Battle of Leyte Gulf, su defense.gov, United States Department of Defense, 20 ottobre 2004. URL consultato il 25 settembre 2014.
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    17. ^ Louise Barnett, Atrocity and American Military Justice in Southeast Asia: Trial by Army, Routledge, 21 gennaio 2010, p. 138, ISBN 978-1-135-17236-7.
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    29. ^ (EN) Frank Dexter, 7,000 Rescued From Baguio – "Puppet" Ministers Seized, in The Argus, Melbourne, 19 aprile 1945. URL consultato il 3 ottobwr 2014.
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    32. ^ (EN) Stanley Karnow, In Our Image: America's Empire in the Philippines, Random House Publishing Group, 24 novembre 2010, p. 626, ISBN 978-0-307-77543-6.
    33. ^ (EN) Luzon 1944–1945, su history.army.mil, United States Army, 3 ottobre 2003. URL consultato il 25 settembre 2014 (archiviato dall'url originale il 15 dicembre 2008).

    Collegamenti esterni

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