Maahes

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Statuetta in bronzo di un dio dalla testa di leone, con la corona atef in capo e un coltello in mano. Periodo tolemaico.

«Maahes il potente farà uscire un leone verso i figli di Maahes con l'ordine di riportarli a me: le anime del dio, le anime dell'uomo, le anime dell'oltretomba, le anime dell'orizzonte, gli spiriti, i morti, così che oggi mi dicano la verità riguardo a ciò su cui sto indagando.»

Maahes (talvolta anche Mihos, Miysis, Mios, Maihes o Mahes[2], in greco: Μαχές, Μιχός, Μίυσις, Μίος o Μάιχες)[3] è una divinità egizia appartenente alla religione dell'antico Egitto. Era un dio della guerra[4], dalla testa di leone, e il suo nome significa "Colui che è davvero al suo (di lei) fianco": cioè al fianco di Maat, dea dell'ordine della verità, che Maahes proteggeva con la forza[2]. Era venerato come figlio del dio-creatore Ptah e di una dea felina della quale condivideva la natura: nel Basso Egitto era ritenuta Bastet, mentre nell'Alto Egitto sua madre era Sekhmet, dea-leonessa strettamente legata alla guerra, in evidente analogia con lui: Maahes era associato alla guerra, come le sue madri, e alla protezione, al tempo meteorologico, ai coltelli, ai fiori di loto e all'atto di divorare i prigionieri di guerra. Era venerato soprattutto a Leontopoli e Bubasti (Par-Bast) e, secondariamente, a Edfu, Dendera e Meroe[2].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Rilievo di Maahes recante una sfinge. Periodo tolemaico.

La più antica attestazione della figura di Maahes risale al Nuovo Regno (1550 - 1069 a.C.[5]). Alcuni egittologi hanno ipotizzato un'origine straniera di Maahes[6]: alcuni indizi porterebbero infatti a collegarlo al dio-leone Apedemak, venerato in Nubia e nel deserto libico[2].

In quanto dio-leone dalla caratteristiche protettive, era anche considerato figlio di Ra e Bast[7] (poi Bastet[8]), dea felina patrona del Basso Egitto, oppure di Ra e Sekhmet, la dea-leonessa della guerra, patrona dell'Alto Egitto. Dal momento che il suo culto era incentrato a Bubasti (Per-Bast) e a Leontopoli (Taremu), era maggiormente venerato come figlio di Bastet. Quando guadagnò una certa importanza e divenne protettore dell'intero Egitto, cominciò a essere ritenuto figlio di un dio di suprema importanza - Ptah oppure Ra, generalmente fuso con Atum nella figura di Atum-Ra. Nelle vesti di figlio di Ra, Maahes arpionava il perfido serpente Apopi durante il viaggio notturno di Ra (così come, ad esempio, Seth). Come divinità della guerra, Montu e Sekhmet ebbero una venerazione maggiore rispetto a Maahes.

Le divinità leonine, considerate particolarmente potenti, erano normalmente associate alla figura del faraone, che avrebbe protetto in battaglia[2]. Nel resoconto della presa della città di Joppa, Thutmose III è chiamato "Maahes, figlio di Sekhmet"[9][10]. Il faraone Osorkon III (787 - 758 a.C.) della XXIII dinastia eresse un tempio in suo onore a Bubasti, città nella quale Maahes era detto figlio di Ra e Bastet - mentre a Menfi e Leontopoli, città dove esisteva una necropoli per leoni[9], era assimilato a Nefertum e considerato figlio di Sekhmet e Ptah.

Nome[modifica | modifica wikitesto]

Statua di Maahes assiso in trono. Periodo tardo dell'Egitto. Naturhistorisches Museum, Vienna.

Il nome di Maahes inizia con i geroglifici della parola "leone" (che, isolati, significano "Quello che può vedere di fronte a sé"). Il primo glifo è comune anche alla scrittura geroglifica del nome di Maat, che significa "verità" e "ordine": di conseguenza, Maahes era considerato il divoratore dei malvagi e il protettore degli innocenti. Sempre rimanendo nel campo semantico della possanza, il segno geroglifico del leone compariva in parole quali "principe", "forza" e "potere".

Potrebbe esserci un legame fra Maahes e il dio-leone nubiano Apedemak, raffigurato sulla parete di questo tempio a Naqa, in Nubia (è il quinto dio da sinistra).

Maahes aveva titoli quali "Signore del massacro"[11], "Colui che stringe il coltello", "Rosso Signore" (in riferimento al sangue), "Vendicatore su chi commette torti" e "Aiuto dei saggi"[2]. Nonostante questi epiteti sanguinosi, Maahes era ritenuto una divinità benefica, che faceva giustizia dei nemici dell'ordine cosmico e della verità. Era più comunemente indicato tramite questi epiteti anziché con il nome proprio[2], probabilmente per riguardo nei confronti della sua natura temibile.

Iconografia[modifica | modifica wikitesto]

Le raffigurazioni di Maahes sono rare. Era raffigurato come un uomo dalla testa di leone, talvolta con un coltello in mano e recante in capo la Doppia Corona dell'Alto e del Basso Egitto, o la corona-atef[7], oppure il disco solare completato dall'ureo. Era talvolta identificato con il dio del profumo Nefertum[7], e perciò poteva figurare con un mazzo di fiori di loto, il che ne rafforzò il collegamento con gli oli e le essenze profumate - ma poteva anche comparire come un feroce leone intento a divorare un nemico. Tra gli dei cui fu occasionalmente assimilato si possono annoverare: Shemsu (altro dio dalla testa di leone), Onuris (altro dio della guerra), Sopdu e il più importante dio Shu, che poteva assumere le sembianze di un leone.

Il faraone Ramses II (1279 - 1213 a.C.) intento ad adorare Maahes, sormontato dal disco solare, in un rilievo del Tempio di Amon a Uadi es-Sebua.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Maahes, su thekeep.org. URL consultato il 17 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 2 novembre 2015).
  2. ^ a b c d e f g (EN) Gods of Ancient Egypt: Maahes, su ancientegyptonline.co.uk. URL consultato il 17 febbraio 2017.
  3. ^ Erman, Adolf & Grapow, Hermann: Wörterbuch der Aegyptischen Sprache., Im Auftrage der Deutschen Akademien, Berlin: Akademie Verlag (1971), II., p.12.
  4. ^ Manfred Lurker (1987). Dictionary of Gods and Goddesses, Devils and Demons. Routledge. p. 215. ISBN 0-7102-0877-4.
  5. ^ Shaw, Ian, ed. (2000). The Oxford History of Ancient Egypt. Oxford University Press. ISBN 0-19-815034-2. p.481.
  6. ^ Walter Yust (a cura di.), Encyclopædia Britannica: A New Survey of Universal Knowledge, 1956, p.54.
  7. ^ a b c Alan W. Shorter (1978) [1937]. The Egyptian Gods: A Handbook. Routledge. p. 134. ISBN 0-7100-0037-5.
  8. ^ Velde, Herman te (1999). "Bastet". In Karel van der Toorn; Bob Becking; Pieter W. van der Horst. Dictionary of Demons and Deities in the Bible (2nd ed.). Leiden: Brill Academic. ISBN 90-04-11119-0. p.165.
  9. ^ a b (EN) caroline seawright, Maahes, Ancient Egyptian God of War and Protection, su thekeep.org. URL consultato il 17 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 2 novembre 2015).
  10. ^ The Taking of Joppa, su reshafim.org.il. URL consultato il 17 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 21 maggio 2017).
  11. ^ Questo epiteto era comune a varie divinità: Thot (Erik Hornung, The Secret Lore of Egypt: Its Impact on the West, 2001, p.6), Upuaut (Egypt: Temple of the Whole World: Studies in Honour of Jan Assmann, Brill 2003, ISBN 90-04-13240-6, p.106), Seth (Homer William Smith, Man and His Gods, 1952 p.20) e altri.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Constant de Wit: Le rôle et les sens du lion dans l'Égypte ancienne. Brill, Leiden 1951, S. 230–234.
  • Maahes

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