Fluoruro di iodio(I)

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Fluoruro di iodio(I)
Struttura del monofluoruro di iodio
Struttura del monofluoruro di iodio
Modello della molecola del monofluoruro di iodio
Modello della molecola del monofluoruro di iodio
Nome IUPAC
fluoruro di iodio(I), monofluoruro di iodio
Caratteristiche generali
Formula bruta o molecolareIF
Peso formula (u)145,90
Numero CAS13873-84-2
PubChem139637
SMILES
FI
Proprietà chimico-fisiche
Temperatura di fusione−28 °C (245 K) dec[1]
Proprietà termochimiche
ΔfH0 (kJ·mol−1)–95,7[2]
ΔfG0 (kJ·mol−1)–118,5[2]
S0m(J·K−1mol−1)236,2[2]
C0p,m(J·K−1mol−1)33,4[2]
Indicazioni di sicurezza
Frasi H--[3]

Il fluoruro di iodio(I) o monofluoruro di iodio è il composto inorganico interalogeno con formula IF. In questo fluoruro lo iodio è nello stato di ossidazione +1. È una specie molto instabile che non è mai stata isolata con certezza, ma solo osservata e caratterizzata spettroscopicamente.[1][4]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il primo a pubblicare notizie sul composto fu R. A. Durie che nel 1951 ne osservò lo spettro di emissione.[5] Successivamente nel 1960 Schmeisser e Scharf attribuirono alla presenza di IF la colorazione marrone ottenuta introducendo fluoro in una soluzione di iodio in CCl3F a –78 ºC.[6]

Sintesi[modifica | modifica wikitesto]

Benché non si riesca ad isolarlo, IF si può ottenere facendo reagire iodio con IF3 in soluzione di CCl3F a –78 ºC:[6][7]

Una reazione alternativa è la reazione tra XeF2 e iodio.[8]

Proprietà[modifica | modifica wikitesto]

IF è stabile solo a –78 ºC; a temperatura più elevata disproporziona rapidamente formando iodio e IF5:[4][6]

Applicazioni[modifica | modifica wikitesto]

Nonostante IF sia così instabile da non poter essere isolato, può essere utilizzato in reazioni di addizione ad alcheni generandolo in situ.[8][9] Negli anni 80 del novecento furono fatte ricerche per utilizzarlo in apparecchiature laser.[10][11]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Greenwood e Earnshaw 1997
  2. ^ a b c d Lide 2005
  3. ^ Questa sostanza non è stata ancora classificata in termini di pericolosità o non è stata ancora trovata una fonte affidabile e citabile.
  4. ^ a b Cotton et. al 1999
  5. ^ Durie 1951
  6. ^ a b c Schmeisser e Scharf 1960
  7. ^ Brauer 1975
  8. ^ a b Shellhamer et al. 1999
  9. ^ Rozen e Brand 1985
  10. ^ Davis e Hanko 1980
  11. ^ Diegelmann et al. 1980

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

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