Diocesi di Caserta

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Diocesi di Caserta
Dioecesis Casertana
Chiesa latina
Suffraganea dell'arcidiocesi di Napoli
Regione ecclesiasticaCampania
 
Mappa della diocesi
 
VescovoPietro Lagnese
Vicario generaleGiovanni Vella
Vescovi emeritiRaffaele Nogaro
Presbiteri90, di cui 65 secolari e 25 regolari
2.273 battezzati per presbitero
Religiosi30 uomini, 96 donne
Diaconi40 permanenti
 
Abitanti210.100
Battezzati204.590 (97,4% del totale)
StatoItalia
Superficie182 km²
Parrocchie67
 
ErezioneXII secolo
Ritoromano
CattedraleSan Michele Arcangelo
Santi patroniSan Michele Arcangelo
IndirizzoVia del Redentore 58 - 81100 Caserta, Italia
Sito webwww.diocesicaserta.it
Dati dall'Annuario pontificio 2022 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
La chiesa di San Michele a Casertavecchia, cattedrale della diocesi fino al 1842.
La cattedra.

La diocesi di Caserta (in latino Dioecesis Casertana) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Napoli appartenente alla regione ecclesiastica Campania. Nel 2021 contava 204.590 battezzati su 210.100 abitanti. È retta dal vescovo Pietro Lagnese.

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

La diocesi comprende il comune di Limatola, in provincia di Benevento, e il territorio di alcuni comuni della provincia di Caserta: Caserta (ad eccezione delle località di Portico e di Ercole, appartenenti all'arcidiocesi di Capua), Capodrise, Maddaloni, Recale, San Marco Evangelista, San Nicola la Strada; parte dei comuni di Casagiove, Castel Morrone e Marcianise i cui territori sono condivisi con l'arcidiocesi di Capua; e la frazione La Vittoria nel comune di Cervino, per il resto sotto la diocesi di Acerra.

Confina con le diocesi di Alife-Caiazzo a nord, Cerreto Sannita-Telese-Sant'Agata de' Goti a nord est, Acerra a sud est, Aversa a sud ovest e l'arcidiocesi di Capua a ovest.

Sede vescovile è Caserta, dove si trova la cattedrale di San Michele Arcangelo; a Maddaloni sorge la basilica minore del Corpus Domini.

Il territorio si estende su 182 km² ed è suddiviso in 67 parrocchie, raggruppate in 5 foranie: Caserta centro, Caserta nordest, Casertavecchia, Maddaloni e Marcianise.

Istituti religiosi[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2018 operavano in diocesi i seguenti istituti religiosi:[1]

Istituti religiosi maschili[modifica | modifica wikitesto]

Istituti religiosi femminili[modifica | modifica wikitesto]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le prime notizie certe sulla diocesi risalgono al XII secolo: in una bolla dell'arcivescovo di Capua Senne (o Sennete), datata 1113,[2] venne confermata la giurisdizione perpetua del suo suffraganeo - il vescovo Rainulfo - e dei suoi successori sulle 133 chiese della diocesi di Caserta, di cui si circoscrivevano i confini. Nello stesso documento si fa riferimento a dei predecessori di Rainulfo, indizio che farebbe pensare a un'origine più antica della diocesi.[3]

Si ritiene infatti che a Caserta si erano trasferiti i vescovi della diocesi di Calatia per sfuggire ai saccheggi dei Saraceni che avevano portato alla distruzione della città nell'880. La conferma di una continuità tra le due sedi vescovili è in un diploma del 1158 conservato nell'abbazia di Cava e nel quale il vescovo Giovanni di Caserta donava all'abbazia le chiese di Santa Maria e di San Marciano a Cervino e imponeva l'obbligo all'abate di riconoscere di aver ricevute le due chiese "a Casertana seu a Calatina Ecclesia"[4]. Inoltre il suo predecessore, Nicola I è denominato Episcopus Kalatus nel memoriale di Notar De Zibullis.[5]

La bolla di Senne circoscriveva in modo preciso i limiti della diocesi casertana, che, oltre al territorio di Calatia, comprendeva anche la contea di Caserta, che in precedenza faceva parte della sede capuana. «Dalla bolla e dai successivi documenti del 1158 e del 1208, si evincono i confini geografici della diocesi, che erano delimitati a nord dal Volturno, a sud dal Clanio e dal reticolo di rigagnoli denominato poi Regi Lagni, a ovest dal monte Cupo e ad est dal torrente Biferchia, dal rio del Colle Serqua Cupa e dal monte Longano.»[6]

Nell'abitato oggi noto come Casertavecchia fu iniziata, sotto l'episcopato di Rainulfo nel 1113, la costruzione dell'antica cattedrale romanica di San Michele Arcangelo, che fu consacrata dal vescovo Giovanni I nel 1153. Casertavecchia divenne il principale centro religioso della diocesi, con la costruzione di altre chiese e del palazzo vescovile.

Nel corso del XIII secolo crebbero la potenza e il prestigio dei vescovi di Caserta, in particolare per l'alleanza della Chiesa con gli Angioini, mentre la feudalità locale rimaneva fedele agli Svevi, fino a quel momento dominatori del Mezzogiorno. A farne le spese fu il vescovo Giovanni Gayto, la cui elezione fu cassata per aver prestato giuramento al conte Corradello di Caserta, la cui azione, proprio a causa dell'alleanza con gli Hohenstaufen, era ostacolata ad ogni costo. Il vescovo Filippo invece, che si rifiutò di prestare giuramento a Corradello, fu costretto a fuggire da Caserta e a rifugiarsi a Napoli alla corte di Carlo I d'Angiò.[7]

La potenza dei vescovi di Caserta prosperò anche grazie alla concessione di importanti privilegi, in particolare il diritto di riscossione di tributi e delle decime, confermate da Carlo d'Angiò nel 1270, e il diritto di esercitare la giustizia civile. Questi privilegi furono causa di aspri scontri con i feudatari locali, che si rifiutavano di pagare alla Chiesa le decime e altre tasse. Il vescovo Nicola Flure il 1º dicembre 1285 fece murare sulla parete sud della cattedrale un'epigrafe in marmo comminante una scomunica per coloro che pregiudicavano il diritto di proprietà della diocesi sui mulini e sulle proprietà diocesane.[8] Il successore Azzone da Parma dovette affrontare una lunghe controversie con i conti Caetani, nuovi signori di Caserta, per difendere i suoi diritti e quelle della Chiesa; nel 1304 Carlo II d'Angiò confermò i diritti di Azzone.[9]

A partire dal XIV secolo Casertavecchia, arroccata sul monte, perse d'importanza, a favore delle zone pianeggianti, dove si svilupparono nuovi centri abitati. I conti casertani si erano ormai trasferiti nel villaggio di Torre, primo nucleo della futura Caserta, chiamata nuova per distinguerla dall'antico centro comitale e vescovile. Anche i vescovi preferivano risiedere altrove e, a partire dalla fine del Cinquecento, a Falciano, dove possedevano il palazzo della Cavallerizza, donato dal re Ferdinando I di Napoli al vescovo Giovanni Leoni Gallucci (1476-1493).[10]

Il Cinquecento è l'epoca del diffondersi delle idee luterane, che videro nella napoletano e nel casertano l'azione di diversi riformatori, tra cui Gian Francesco Alois, condannato come eretico nel 1565. La Chiesa rispose con la convocazione del concilio di Trento, dove fu ribadita e puntualizzata la dottrina cattolica e furono prese misure per riformare la Chiesa cattolica. Al concilio prese parte il vescovo casertano Agapito Bellomo, che, al suo ritorno in patria, fondò, tra i primi in Italia, il seminario vescovile, eretto a Casertavecchia tra il 1567 e il 1573. Allo stesso Bellomo si deve anche la prima visita pastorale della diocesi nel 1587 e tre anni dopo la celebrazione del sinodo.[11]

L'opera di attuazione dei decreti di riforma tridentini fu continuata dai successori di Bellomo, Benedetto Mandina (1594-1604) e Diodato Gentile (1604-1616). Il primo fu un membro del collegio dell'Inquisizione: come tale fu presente alla lettura della sentenza di morte di Giordano Bruno ed era tra i giudici del processo contro Tommaso Campanella;[12] in una sua relazione per la visita ad limina del 1594, manifesta ancora preoccupazione per la presenza di seguaci della "setta dei Calvinisti e dei Luterani" nella sua diocesi.[13] Al Mandina si deve anche una energica azione contro gli abusi del clero, ed in particolare dei religiosi[14], mentre risultarono vani i tentativi per una razionalizzazione nella distribuzione delle parrocchie tra l'arcidiocesi capuana e la sede casertana.[15]

All'inizio del XVII secolo, durante l'episcopato di Diodato Gentile, la residenza vescovile fu formalmente e definitivamente trasferita nell'odierna frazione di Falciano, vicino all'attuale nucleo di Caserta, nel palazzo della Cavallerizza, mentre il capitolo dei canonici, la cattedrale e il seminario rimasero a Casertavecchia. Fu questo un secolo opaco per la diocesi, segnato da frequenti incomprensioni tra i vescovi e il capitolo, dal degrado economico e dalla peste del 1656 che decimò la popolazione.

Un riscatto si ebbe agli inizi del Settecento, con il vescovo Giuseppe Schinosi (1696-1734) il quale, conscio dei problemi e delle difficoltà dei suoi fedeli, cercò di combattere l'estrema povertà e le pratiche pseudo-religiose, molto diffuse, con una serie di iniziative per migliorare le condizioni sociali e religiose; tra queste meritano particolare menzione l'istituzione di missioni popolari con l'aiuto di missionari esterni alla diocesi; la fondazione a Falciano di un collegio, chiamato "seminario maggiore", dove insegnarono illustri professori; la fondazione di una biblioteca diocesana aperta anche ai laici; la rivitalizzazione di antichi centri monastici, tra cui il convento di Sant'Agostino, affidato alle domenicane.[16]

Momento importante per la storia della diocesi fu la fondazione della reggia di Caserta, voluta da Carlo di Borbone, la cui prima pietra fu posta il 20 gennaio 1752. Attorno alla reggia si formò la nuova città di Caserta, attraverso l'assorbimento di precedenti centri abitati, tra cui Torre. Nuovi edifici furono costruiti, tra cui anche diverse chiese; con la restaurazione post-napoleonica, Torre assunse ufficialmente il nome di Caserta, e questo fu un ulteriore duro colpo per l'antica Casertavvecchia.

Agli inizi dell'Ottocento, a seguito del concordato di Terracina tra papa Pio VII e Ferdinando I di Borbone, con la bolla De utiliori del 27 giugno 1818, il Pontefice soppresse la diocesi di Caiazzo e ne accorpò il territorio a quella di Caserta; tuttavia il 16 dicembre 1849 papa Pio IX ristabilì la sede vescovile caiatina e il suo distretto venne nuovamente separato dalla diocesi di Caserta.

Il 15 luglio 1841, in forza della bolla Inter apostolicae di papa Gregorio XVI, la cattedra vescovile venne traslata da Casertavecchia alla città nuova, in un edificio fatto edificare dai Borboni sul sito della vecchia chiesa gotica dell'Annunciata. Nello stesso periodo la tenuta vescovile di Falciano fu ceduta a Ferdinando II.

In fuga dallo Stato pontificio, la notte di Natale del 1849 Caserta vide la presenza di papa Pio IX, che celebrò la messa nella cappella palatina della reggia.

Lo sviluppo urbano di Caserta si arrestò con l'Unità d'Italia: della progettata cittadella religiosa, che avrebbe dovuto includere la cattedrale, il seminario e il palazzo vescovile, solo il palazzo vescovile era stato completato. Nel XX secolo il progetto fu definitivamente abbandonato e il sontuoso palazzo fu abbandonato dal vescovo Bartolomeo Mangino e ceduto dal vescovo Vito Roberti. Nel 1860 i due seminari, quello di Casertavecchia e quello di Falciano voluto dal vescovo Schinosi, furono riuniti in un nuovo edificio, nell'antico convento dei carmelitani.[17]

Il 30 aprile 1979, insieme con l'arcidiocesi di Capua, Caserta divenne suffraganea dell'arcidiocesi di Napoli.[18]

Dall'11 dicembre 2023 è unita in persona episcopi all'arcidiocesi di Capua.

Istituzioni culturali diocesane[modifica | modifica wikitesto]

L'archivio storico diocesano è stato dichiarato nel 2006 dal Ministero per i beni e le attività culturali di notevole interesse storico. È costituito di due fondi principali: il fondo del Capitolo della Cattedrale di Caserta e il fondo della Curia vescovile di Caserta. Quest'ultimo comprende documenti a partire dal XIV secolo ed è costituito in particolare dai fondi della mensa vescovile, del seminario, di alcune parrocchie e confraternite della diocesi. L'archivio del Capitolo della Cattedrale è costituito da 9 serie, tra cui carteggi e atti, beni del Capitolo, libri contabili e libri di messe.

La biblioteca del Seminario vescovile di Caserta, voluta dal vescovo Giuseppe Schinosi all'inizio del Settecento, ha sede nel palazzo vescovile, come l'archivio storico; è costituito da un consistente patrimonio librario di circa 12.000 volumi a stampa, la maggior parte dei quali pubblicati prima del XVIII secolo. Il fondo librario è prevalentemente di carattere teologico, specializzato in patristica e patrologia; fanno parte della biblioteca anche libri di storia locale e di riviste diocesane estinte.

Agli inizi degli anni Duemila è stato istituito il museo diocesano, che ha sede nell'ex chiesa del Santissimo Redentore; esso è composto da circa 200 opere, in prevalenza da paramenti sacri, arredi liturgici, dipinti, ex voto e sculture provenienti dalle varie chiese della diocesi. Tra i reperti più antichi vi sono alcuni reperti archeologici, frammenti scultorei dell'XI e XII secolo, e lapidi del XV e XVII secolo.

Cronotassi dei vescovi[modifica | modifica wikitesto]

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Santi, beati, venerabili e servi di Dio della diocesi[modifica | modifica wikitesto]

Statistiche[modifica | modifica wikitesto]

La diocesi nel 2021 su una popolazione di 210.100 persone contava 204.590 battezzati, corrispondenti al 97,4% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1950 108.643 108.700 99,9 148 108 40 734 26 162 52
1956 101.185 101.236 99,9 130 92 38 778 38 168 53
1969 130.700 131.000 99,8 125 82 43 1.045 51 156 47
1980 144.000 146.000 98,6 119 75 44 1.210 1 51 160 60
1990 193.000 196.000 98,5 99 65 34 1.949 2 36 132 62
1999 206.000 208.000 99,0 96 66 30 2.145 10 31 173 62
2000 206.000 208.000 99,0 98 66 32 2.102 10 33 163 62
2001 217.000 220.000 98,6 102 68 34 2.127 17 35 151 63
2002 219.000 222.000 98,6 98 67 31 2.234 24 32 151 64
2003 215.000 220.000 97,7 99 67 32 2.171 29 37 163 64
2004 215.000 220.000 97,7 100 68 32 2.150 29 42 163 64
2006 190.000 200.000 95,0 112 68 44 1.696 33 47 163 66
2013 202.700 214.000 94,7 119 75 44 1.703 44 47 153 66
2016 206.900 218.400 94,7 103 70 33 2.008 43 35 150 67
2019 192.000 210.000 91,4 91 66 25 2.109 40 30 232 65
2021 204.590 210.100 97,4 90 65 25 2.273 40 30 96 67

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Elenchi dal sito web della diocesi, aggiornati a luglio 2018.
  2. ^ Il testo della bolla in: Ughelli, Italia Sacra, vol. VI, seconda edizione, coll. 476-478.
  3. ^ Laudando, Storia dei Vescovi della Diocesi di Caserta, p. 5.
  4. ^ Laudando, Storia dei Vescovi della Diocesi di Caserta, pp.12-13
  5. ^ Il memoriale, oggi andato perduto, è riportato in appendice da De' Sivo, Storia di Galazia Campana e di Maddaloni, pp. 337-338.
  6. ^ Diocesi di Caserta - Ufficio Servizio I.R.C., La Bolla di Senne: 900 anni della Diocesi di Caserta, p. 6.
  7. ^ Cronologia dei Vescovi Casertani, p.18. Tescione, Caserta medievale e i suoi conti e signori, pp. 84-85.
  8. ^ Cronologia dei Vescovi Casertani, p. 19.
  9. ^ Cronologia dei Vescovi Casertani, p. 20. Nella cattedrale di Caserta è murata la lastra tombale di Azzone, in cui si vede la rappresentazione del vescovo e ai piedi la Civitas casertana con la cattedrale, il castello e le cinta muraria. Napoletano, Il duomo nel borgo antico di Caserta Vecchia, p. 54.
  10. ^ Diocesi di Caserta - Ufficio Servizio I.R.C., La Bolla di Senne: 900 anni della Diocesi di Caserta, p. 9. Giorgi, Le residenze dei vescovi di Caserta…, p. 21.
  11. ^ Cappelletti, Le Chiese d'Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, vol. XX, p. 252.
  12. ^ Diocesi di Caserta, Cronologia dei Vescovi Casertani, p.50
  13. ^ Il vescovo Mandina nella relatio ad sacra limina affermava:

    «Alias paulo ante nostra tempora in dicta Civitate, et eius Villis viguit Secta Calvinistarum et Lutheranorum, quorum adhuc plures ex abiuratis supervivunt. Suspicio contra aliquos de relapsu, et contra filios abiuratorum, ut opus requirit adhibuit, et adhibet Episcopus vigilantiam, et de his, quae occurrerunt usq(ue) in hunc diem certioravit summum officium inquisitionis.»

    e ancora:

    «Non multis annis elapsis in ea reperti sunt, qui de fide Catholica non bene sentiebant, quibus partim profugis, partim pena digna affectis tandem Dei benef(ici)o ab huiusmodi peste fere videtur ea(m) libera.»

  14. ^ Diocesi di Caserta - Ufficio Servizio I.R.C., La Bolla di Senne: 900 anni della Diocesi di Caserta, p. 11.
  15. ^ Dal sito Beweb - Beni ecclesiastici in web.
  16. ^ Diocesi di Caserta - Ufficio Servizio I.R.C., La Bolla di Senne: 900 anni della Diocesi di Caserta, p. 12.
  17. ^ Storia del seminario Archiviato il 16 luglio 2018 in Internet Archive. dal sito web del seminario casertano.
  18. ^ AAS 71 (1979), pp. 562-563.
  19. ^ Rainulfo è storicamente documentato solo in tre occasioni: 1113, 1119 e 1126. Kehr, Italia pontificia, VIII, pp. 276-277.
  20. ^ Kamp, Kirche und Monarchie …, vol. I, pp. 169-170.
  21. ^ Kamp, Kirche und Monarchie..., vol. I, p. 170.
  22. ^ Non tutti gli autori menzionano questo vescovo, che cercò di usurpare la sede casertana sulla base di un falso decreto di elezione; l'arcivescovo Rainaldo Gentile di Capua approvò l'elezione, ignorando il falso documento e che fosse figlio di un chierico; l'elezione fu cassata da papa Onorio III, dopo attenta indagine, nel 1219. Kamp, Gentile, Rainaldo, Dizionario biografico degli italiani, vol. 53, 2000. Anche: Cronologia dei vescovi casertani, p. 17; Kamp, Kirche und Monarchie..., vol. I, p. 170.
  23. ^ Riccardo Capasso, v. Andrea, Dizionario biografico degli italiani, vol. III, 1961. L'autore pone la morte di questo vescovo probabilmente nel 1251, perché una lettera di papa Innocenzo IV di quell'anno sembra riferire che la diocesi di Caserta era vacante (Eubel, Hierarchia catholica, vol. I, p. 169, nota 1). Kamp, Kirche und Monarchie..., vol. I, pp. 171-173: l'autore tedesco documenta invece come il successivo vescovo Ruggero occupava la sede di Caserta già nel 1241.
  24. ^ La data della morte risulta dal necrologio della chiesa di Caiazzo. Cronologia dei vescovi casertani, p. 18. Kamp, Kirche und Monarchie..., vol. I, pp. 173-175.
    Dopo Ruggero, Ferdinando Ughelli (Italia sacra, vol. VI, col. 484) inserisce un vescovo Andrea II indicandolo all'anno 1260: questo vescovo, secondo Kamp, è da escludere, per la presenza ininterrotta di Ruggero sulla cattedra casertana fino al 1264.
  25. ^ Dopo la morte di Ruggero la sede restò vacante fino all'elezione di Giovanni Gayto e probabilmente venne amministrata da Eunichio (attestato nel 1267), menzionato dal Gams, ma non da altri storici come Ughelli.
  26. ^ Era abate e venne eletto prestando giuramento al conte Corrado di Caserta, ma la sua elezione fu rigettata dalla Santa Sede. Diocesi di Caserta, Cronologia dei vescovi casertani, p. 18. Kamp, Kirche und Monarchie..., vol. I, pp. 175-176.
  27. ^ Kamp, v. Corrado, Dizionario biografico degli italiani, vol. XXIX, 1983. Kamp, Kirche und Monarchie..., vol. I, pp. 176-177.
  28. ^ Sul lato della cattedrale di Caserta esiste una lapide con una scomunica, dove viene indicato come N(ICOLAUS) SECUNDUM, ossia Nicola II. Tuttavia alcuni storici, come l'Ughelli (Italia sacra, VI, col. 485) o lo Schulzer, ma anche lo stesso Laudando, sono stati tratti in errore pensando che Secundum fosse nome proprio e la "N." fosse un'abbreviazione di NOSTRUM e avevano introdotto nella cronologia un vescovo Secondo, nella realtà inesistente. Napoletano, Il duomo nel borgo antico di Caserta vecchia, p.18. Laudando inoltre (Storia dei Vescovi della Diocesi di Caserta, p.12) distingue fra un vescovo Andrea II de Flore e un vescovo Secondo. Circa il cognome di questo vescovo esistono diverse versioni; infatti viene ricordato come "De Flore" o addirittura tradotto come "Dal Fiore". Noi sappiamo solo che era un canonico capuano e si firmava come Fluri o Flure mentre dal 1276 solamente come Nicolaus. Tescione, Caserta medievale e i suoi conti e signori, p. 96. Kamp, Kirche und Monarchie..., vol. I, p. 177.
  29. ^ v. Azzo, Dizionario biografico degli italiani, vol. IV, 1962.
  30. ^ La fine dell'episcopato di Antonio è posta da diversi autori al 1322; tuttavia il suo nome è attestato dai documenti coevi fino al 1319. Cronologia dei vescovi casertani, p.21
  31. ^ Il cognome è noto da diversi riferimenti storici in quanto fu un famoso giurista dell'epoca. Alla morte di Benvenuto, che resta incerta, il capitolo della cattedrale si divise e nominò due vescovi, Pietro de Itro e Enrico de Marco. Queste elezioni non furono riconosciute dalla Santa Sede; il 14 giugno 1344 papa Clemente VI trasferì Enrico de Marco a Muro Lucano e nominò sulla sede casertana Nicola di Sant'Ambrogio, già vescovo di Muro Lucano. Eubel, Hierarchia catholica, vol. I, p. 169, nota 3.
    Ughelli e Esperti (Memorie ecclesiastiche della città di Caserta, p. 252) menzionano un altro vescovo eletto, Girolamo, la cui elezione fu cassata dal papa.
  32. ^ Si firmava come Nicolaus de S. Ambrosio, località nei pressi di Montecassino. Laudando, Storia dei Vescovi della Diocesi di Caserta, p.18.
  33. ^ Dopo Giacomo, l'Ughelli, e gli autori che da lui dipendono, inseriscono un vescovo Francesco. La Cronologia dei vescovi curata dalla diocesi (Cronologia dei vescovi casertani, p. 24) documenta come in realtà si tratti di un errore di interpretazione. Le stesse bolle di nomina riportate da Eubel, riferiscono che fu per la morte di Giacomo che venne eletto Nicola Solimene nel 1374: nessun accenno ad un presunto vescovo Francesco.
  34. ^ Venne nominato ad Avignone da Gregorio XI. Il suo cognome secondo alcuni era Sullimene. Tuttavia non prese possesso della diocesi a causa dello Scisma d'Occidente. Cronologia dei vescovi casertani, p. 24.
  35. ^ Venne eletto dall'antipapa Benedetto XIII subito dopo un certo Lisulo che non prese possesso della diocesi. Non si sa se venne deposto o se morì. Cronologia dei vescovi casertani, p. 26.
  36. ^ Molto incerte le date del suo vescovado, è certa solo la data del 1403; la data del 1397 è riportata da Esperti (Memorie ecclesiastiche della città di Caserta, p. 265).
  37. ^ Se ne ha memoria solo in alcuni documenti capuani.
  38. ^ La Cronologia dei vescovi casertani lo chiama Francesco Antonio da Vitulano, spesso abbreviato con Cecco. Secondo Eubel morì prima del 21 aprile 1477 (Hierarchia catholica, vol. II, p. 119).
  39. ^ Agostino Borromeo, Cesi, Federico, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 24, 1980.
  40. ^ Altre fonti riportano il cognome Soardi. Qui si segue la dicitura della Cronologia dei vescovi della Diocesi di Caserta.
  41. ^ Speso indicato con il nome di Brunoro.
  42. ^ Indicato con il cognome di Berarduccio dalla Cronologia dei vescovi della diocesi.
  43. ^ Nominato arcivescovo titolare di Sergiopoli.
  44. ^ Dal 5 ottobre 2020 al 20 gennaio 2021 fu amministratore apostolico Tommaso Caputo, prelato di Pompei.
  45. ^ Dal sito Santi e Beati.
  46. ^ Dal sito Santi e Beati.
  47. ^ Dal sito Santi e Beati.
  48. ^ Dal sito Santi e Beati.
  49. ^ Dal sito Santi e Beati.
  50. ^ Dal sito Santi e Beati.
  51. ^ Dal sito Santi e Beati.
  52. ^ Dal sito Santi e Beati.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Per la cronotassi[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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