Utente:Giorgio27002/Sandbox/Romanzi Italiano

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Italiano[modifica | modifica wikitesto]

Niccolò Ammaniti[modifica | modifica wikitesto]

Simonetta Agnello Hornby[modifica | modifica wikitesto]

Alberto Arbasino[modifica | modifica wikitesto]

Ugo Baduel[modifica | modifica wikitesto]

Eraldo Baldini[modifica | modifica wikitesto]

Alessandro Baricco[modifica | modifica wikitesto]

Romano Bilenchi[modifica | modifica wikitesto]

  • Il gelo - 1982 - Rizzoli ** [5]

Italo Calvino[modifica | modifica wikitesto]

Andrea Camilleri[modifica | modifica wikitesto]

Ferdinando Camon[modifica | modifica wikitesto]

Gianrico Carofiglio[modifica | modifica wikitesto]

Carlo Cassola[modifica | modifica wikitesto]

Carlo Castellaneta[modifica | modifica wikitesto]

Piero Chiara[modifica | modifica wikitesto]

Silvano Ceccherini[modifica | modifica wikitesto]

  • Dopo l'ira - 1965***[28]

Vincenzo Cerami[modifica | modifica wikitesto]

Piero Colaprico[modifica | modifica wikitesto]

Gabriele D'Annunzio[modifica | modifica wikitesto]

Italo Facchinello[modifica | modifica wikitesto]

Beppe Fenoglio[modifica | modifica wikitesto]

Giuseppe Ferrandino[modifica | modifica wikitesto]

Carlo Fruttero[modifica | modifica wikitesto]

  • Donne informate sui fatti - Mondadori, 2006 * [41]

Carlo Emilio Gadda[modifica | modifica wikitesto]

Natalia Ginzburg[modifica | modifica wikitesto]

Pietro Grossi[modifica | modifica wikitesto]

  • Pugni raccolta di 3 racconti 2006, Sellerio
  • Boxe - piccola storia di formazione di un pugile di borgata, molte scene di maniera e interni di palestra, spogliatoi, ragazzi che boxano per non farsi male nella vita, già visti negli infiniti Rocky del genere. L'antagonista però, chiamato "la capra" per la fronte bassa con cui attacca senza sconti, avrà una sua piccola parte nei racconti di boxe.
  • Cavalli - commovente relazione tra uomini e cavalli, scritta da uno che ci capisce. Pochi tratti e poche parole per raccontare più che una passione, una vita con i cavalli, ambientato in un qualche oltre capagnolo, ai bordi di una città mai nominata, che ricorda certi paesaggi e rapporti tra padroni e poveri, di Pratolini nel Metello o nelle Langhe di Pavese.
  • La scimmia - parodia mal riuscita: un amico si è messo a fare la scimmia e non vuole smettere.

Raffaele La Capria[modifica | modifica wikitesto]

Tommaso Landolfi[modifica | modifica wikitesto]

Nicolai Lilin[modifica | modifica wikitesto]

  • Il serpente di Dio, 2014 E' come se avesse trovato una miniera in Cecenia, ogni tanto ci va e si porta a casa un romanzetto costruito senza troppe sottigliezze, guadagna qualche soldo e poco dopo ne scrive un altro. Se il primo era vagamente esotico e sapeva di bosco, qui siamo in piena povertà di idee e vuotaggine di scrittura.
  • Educazione siberiana, 2009. ** [49]

Marco Lodoli[modifica | modifica wikitesto]

Sorella (Einaudi, 2008)** [50]

Andrej Longo[modifica | modifica wikitesto]

Carlo Lucarelli[modifica | modifica wikitesto]

Emilio Lussu[modifica | modifica wikitesto]

Curzio Malaparte[modifica | modifica wikitesto]

  • Sangue (Racconti), Firenze: Vallecchi, 1937. Raccontini un po' scolastici di un realismo visionario che sconfina a volte nel dannunzianesimo. La Capria, di solito intelligente e fine speculatore, diventa rozzo nel definire "Malaparte gran bugiardo" e poi giustificando la grossolana affermazione con un cavillo estetico: «Le cose che racconta Curzio Malaparte sono inverosimili perché sembrano false. Anche Kafka scrive cose inverosimili, anche Rabelais, anche Cervantes, ma non sembrano false.» Quindi il problema non è il vero o il falso ma la qualità del racconto. Allora più che gran bugiardo avrebbe dovuto dire mediocre scrittore, e infatti confessa senza peli sula lingua: "a me questo Malaparte non piace", forse il problema è l'invidia da parte di chi non è riuscito a scrivere più di un romanzo degno di nota, mentre M. ha riempito volumi di racconti e cronache, passando dalla narrativa al notismo politico e al giornalismo di guerra.

Giorgio Manganelli[modifica | modifica wikitesto]

Dacia Maraini[modifica | modifica wikitesto]

L'età del malessere 1963. Triste colata di scene familiari post-belliche. Ambientato in quegli anni '50 che tanto rimpiangiamo e che rappresentano invece per la protagonista un inferno di miseria e ipocrisia. Il malessere - oltre che economico e familiare - è anche esistenziale e si esprime nell'incapacità della protagonista di dirigere la propria vita sessuale e sentimentale. Lasciandosi predare senza opporsi e seguendo svogliatamente i propri desideri, nell'impossibilità apparente di appagarli.

Rosa Matteucci[modifica | modifica wikitesto]

  • Costellazione familiare - 2015 - Linguaggio tra schifo e sarcasmo, sprezzante verso i normali e autocrAtico verso la propria famiglia: "sono stata educata contessina". Scrivi come mangi non potrebbe applicarsi meglio che a questa presuntuosa vacca, che cercando di mettere a nudo i pessimi rapporti familiari, ci disgusta con dettagli granguignoleschi. La presa per il culo elevata a metodo.

Melania G. Mazzucco[modifica | modifica wikitesto]

Luigi Meneghello[modifica | modifica wikitesto]

Alberto Moravia[modifica | modifica wikitesto]

Elsa Morante[modifica | modifica wikitesto]

Guido Morselli[modifica | modifica wikitesto]

Michela Murgia[modifica | modifica wikitesto]

Francesco Orlando[modifica | modifica wikitesto]

  • La doppia seduzione - 2010 - Einaudi**[68]

Anna Maria Ortese[modifica | modifica wikitesto]

Ottiero Ottieri[modifica | modifica wikitesto]

  • I divini mondani - 1968***[71]

Goffredo Parise[modifica | modifica wikitesto]

  • L'odore del sangue - 1979**[72]

Cesare Pavese[modifica | modifica wikitesto]

Francesco Piccolo[modifica | modifica wikitesto]

Alessandro Piperno[modifica | modifica wikitesto]

  • Dove la storia finisce 2016 - Il gelato industriale pesa meno della metà del gelato artigianale. Quindi se prendi una vaschetta di gelato industriale ti ritrovi la metà del gelato. Questo perchè nel gelato industriale è stata incorporata molta più aria. Con gli stessi ingredienti si fa il doppio del gelato. La cosa strana è che la maggior parte della gente lo mangia (e lo paga) cone se fosse buono. In letteratura avviene qualcosa di simile. Autori affermati "montano la panna" per intere pagine, descrivendo situazioni, personaggi, panorami scontati e banali. Ma la densità della scrittura è come la consistenza del gelato: ne determina il gusto. In altri termini si potrebbe dire che il brodo è allungato o, come diceva la nonna che "sa de vento e piova". Omissioni gravi anche nel finale, che non convince, è lacunoso: chi sono gli attentatori? perchè hanno scelto il ristorante di Giorgio? Che cosa spinge Giorgio, diventato uno dei protagonisti, a fuggire in Israele? Lo scavo psicologico (che pure Piperno in alcuni passaggi dimostra di saper fare) è ridotto al minimo: la storia va avanti perchè il libro ha un limite fisico e a un certo punto deve finire.

Luigi Pirandello[modifica | modifica wikitesto]

Pitigrilli (Dino Segre)[modifica | modifica wikitesto]

Vasco Pratolini[modifica | modifica wikitesto]

Domenico Rea[modifica | modifica wikitesto]

Renzo Rosso[modifica | modifica wikitesto]

Nantas Salvalaggio[modifica | modifica wikitesto]

  • La doppia vita - 1987**[83]
  • Villa Mimosa - 1985*"[84]
  • Tre giorni stregati - 1981**[85]
  • Rio dei pensieri - 1980*[86]
  • Il baffo - 1961***[87]
  • Il vestito di carta - 1953**[88]

Roberto Saviano[modifica | modifica wikitesto]

Alberto Savinio[modifica | modifica wikitesto]

Adriano Sofri[modifica | modifica wikitesto]

Paolo Sorrentino[modifica | modifica wikitesto]

Giuseppe Tomasi di Lampedusa[modifica | modifica wikitesto]

  • Il Gattopardo, pubblicato postumo nel 1958, un anno dopo la morte dell' autore.*****

Pier Vittorio Tondelli[modifica | modifica wikitesto]

Sebastiano Vassalli[modifica | modifica wikitesto]

  • "Il Cigno" 1993 Einaudi - Vassalli vorrebbe essere Pirandello e scrivere come Sciascia. Putroppo non è un grande scrittore, ma un mediocre contastorie. Narra personaggi e situazioni convenzionali, in uno stile di cronaca provinciale brillante ma appannata dalla sensazione di aver gia visto la scena e di prevederne la conclusione. Inclusa la morale cinica dove riaffiornano tutti gli stereotipi sulla Sicilia e i siciliani.

Giovanni Verga[modifica | modifica wikitesto]

Gaetano Volpi[modifica | modifica wikitesto]

  • Del furore d'aver libri, sottotitolato "Varie Avvertenze Utili, e necessarie agli Amatori de' buoni Libri, disposte per via d'Alfabeto" - 1756***[94]

Paolo Volponi[modifica | modifica wikitesto]

  • Le mosche del capitale - pubblicato nel 1989 È stato ideato a metà degli anni settanta* [95]
  • Il sipario ducale, Milano, Garzanti, 1975 - Noiso e insopportabile come la narrativa tutta di Volponi, più incazzato che mai "contro il gusto dei critici e dei lettori italiani che nel 1974 accolsero con favore La storia di Elsa Morante (romanzo che venne pubblicizzato in una maniera che in un certo senso anticipò i vari “casi editoriali” dei decenni successivi) snobbando Corporale, romanzo molto sperimentale che fu penalizzato da una controversa vicenda editoriale". Contro la Morante? ma si può?
  • La strada per Roma, Torino, Einaudi, 1991 - Romanzetto ripetitivo sulle crisi adolescenziali di Guido che deve lasciare Urbino e andare a Roma. 400 pagine di insulsaggini redatte in forma di pensieri & parole, per dire quanto la provincia sia impoverita ma la città estranea. Odioso questo continuo armeggiare con aristocratici e contadini rossi, per schifare i borghesi di cui peraltro il Volpone era parte organica. Pretenzioso ci ricorda che ciò che scrive "non deve rappresentare la realtà ma deve romperla", invece la realtà non si rompe, mentre le palle ne risentono fortemente.

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  1. ^ Interessante parodia del generone romano - ne verrebbe un film epico-comico (Ben Hur di Fellini). Sadismo satirico temperato dalla libidine. Mai serio, piuttosto tragico, Ammaniti non fa letteratura ma è un buon narratore che qui, non prendendosi sul serio, evita gli eccessi di profondità e aberrazione di "Io non ho paura" o Come dio comanda".
  2. ^ Arbasinata confusa e insalottiera, qualche salace commento di scrittori contemporanei.
  3. ^

    «Nella mia famiglia questo termine che nei mass media di oggi ha finito per assumere il significato di Gran Signore ("Agnelli è un grande snob") veniva giustamente inteso per quello che veramente significa la sua etimologia latina: sine nobilitate, senza nobiltà....»

  4. ^ Mediocre rilettura di brani del poema immortale con arbitraria eliminazione degli dei...
  5. ^ Cronaca di una stagione dell'adolescenza, minacciata dalla malevolenza di estranei violenti, impudichi, ipocriti.
  6. ^ Sopravvalutata come tutte le opere di Calvino. Un bravo autore di libri per l'infanzia, che la critica di sinistra ha voluto celebrare nelle vesti del grande scrittore. Ispirazione corta, ossessione per le geometrie ripetitive, mancanza di profondità narrativa. Un abile e colto intellettuale. Il professore che tutti avremmo voluto avere
  7. ^ Sciapi. Ma piacevoli al palato. Qualche conclusione tirata via.
  8. ^ Piagnucoloso temino di scuola media, del bambino contadino che Camon non è mai stato. Autobiografia inventata per commuovere le suore. Effettivamente commovente.
  9. ^ Delirio socio-politico-psicanalitico. A metà tra il saggio e la narrativa, prende spazio nel racconto locale (Padova), riempiendolo di personaggi vagamente metafisici. Paura e risentimento. Illeggibile, è piaciuto a sinistra (Unità).
  10. ^ Tanti sono gli avvocati e i magistrati in italia (senza contare criminali - veri o presunti - impiegati, uscieri e paralegali) che il romanzo potrebbe avere un vasto pubblico anche senza uscire dalle aule dei tribunali. Dietro lo stile chiaro e didascalico, la competenza del magistrato, si trovano approfondimenti filosofici da ginnasiale e psicologia sentimentale in perfetto stile Izzo, Carlotto, Lucarelli, Dazieri: la verità è un vino rosso intenso, Miles Davis et l'amour contrasté: tres chic et tres mélancolique.
  11. ^ Morale spicciola degli anni '50, poche situazioni coerenti, trama blanda e a volte sfibrata. La storia di Anna che - più che non saper amare (una tematica poi sviluppata nella cultura hippy degli anni '60 e '70) - cerca di emanciparsi dal clichè delle donne che la circondano e prefigura una vita libera, fuori dallo schema famigliare.
  12. ^ Assurdo romanzetto d'appendice. Protagonista, eponimo di veri duri come Spada e il figlio che narra il "Viaggio col padre", Diego e le sue amanti tra cui la contessa Leonetta che ha un'amica Delfina e via cazzeggiando come nel peggior Salvalaggio.
  13. ^ Uno sguardo dalla parte dei vinti. Protagonista il capo della polizia politica della Repubblica di Salò, nell'inverno del '44, giusto prima della disfatta. Un occhio impietoso, non piegato dal cinismo e dalle bassezze che lo circondano. Tutt'altro che pentito, accetta la fine per quello che è: un nuovo inizio - "Siamo stati travolti, eppure qualcosa mi dice che non é finita, che la nostra idea, la nostra natura continuerà a sopravvivere. Perchè i vincitori, i nuovi padroni presto avranno bisogno di me. Finchè l'uomo sarà fatto della stessa merda. Conto su di voi". Ben diverso dall'adattamento televisivo, che finisce con la fucilazione del protagonista (Umberto Orsini), tra ripensamenti e drammi morali.
  14. ^ Romanzo d'appendice. Due scrittori diversi, questo e quello di Notti e nebbie. “Da mesi, la sera, ci corichiamo in tre" dopo questo incipit fulminante «Villa di delizia» (come venivano chiamate le ricche dimore della Brianza) si risolve nel solito triangolo amoroso, tra coniugi borghesi e ragazza del popolo. Conclude da figurinista in una Milano del 1898, segnata da scioperi, violenze e repressione.
  15. ^ Piccolo capolavoro fatto di storie minime e di chiara visione degli eventi, domestici e sociali, dei due anni terribili in cui la guerra civile si insinuava fin dentro le famiglie, spingendo padri e figli sui due fronti opposti.
  16. ^ Racconto mitteleuropeo con un certo respiro internazionale e storico, romanzo di formazione e critica sociale. Chiara non è profondo come Kafka e non ha corde sonore come Roth o Musil, ma riesce a portare il lettore nella dimensione spazio/temporale ormai svanita delle frontiere imperial-regie, trasformate nell'italia fascista dell'anteguerra. Gradevole nonostante il titolo scoraggiante.
  17. ^ Discreto romanzo di approfondimeno psicologico. Due temi classici: l'ignavia del protagonista maschile che si lascia sfuggire l'amore, soffocato dai pregiudizi, dalla gelosia (in questo caso motivata!) e dalla routine della vita di provincia. L'insondabilità del cuore femminile che prende e da': amore, sesso, affetto e amicizia, sempre in contrattempo rispetto alle richieste e ai bisogni maschili. Due universi divergenti che si incontrano solo nell'atto sessuale e nella narrazione fantastica dei flâneurs del biliardo.
  18. ^ Narrazione semplice, scivola a volte nel piattume. Modesto contributo all'opera di Chiara, non certo il suo miglior racconto.
  19. ^ Scorrevole, fa incazz**** i biografi ufficiali che la definiscono: "con intento dissacratorio. Il biografo amplifica gli aspetti più scandalistici, come debiti, pettegolezzi non verificati e pornografia. E' una ricostruzione romanzata totalmente priva di riferimenti bibliografici e documentari, particolarmente leggibile, ma poco scientifica. Chiara si basa perlopiù sulle biografie di Gatti, concentrandosi sugli eventi fondamentali della vita di d'Annunzio e trascurandone l'attività letteraria. Dell'attività politica si sottolinea, invece, l'estraneità di d'Annunzio al regime fascista. Per il suo intento anti-dannunziano, Chiara suscitò la reazione di E. DE MICHELIS, Una biografia del d'Annunzio, "Quaderni del Vittoriale", 15, maggio-giugno 1979, pp. 15-28, che enumerando le imprecisioni della biografia, fondata su ipotesi e pettegolezzi, ne dichiarava l'inattendibilità: "L'immagine che vien fuori da questo libro, è di un ometto, tutto e solamente occupato di esercizi sessuali da una parte, di quattrini dall'altra, e viaggi, viaggi […]" In effetti D. era coraggioso e - a differenza di quanto si pensa comunemente - è stato un vero combattente durante le fasi più critiche della guerra contro l'Austria.
  20. ^ Raccontini sapidi ma a base d'acqua
  21. ^ Scrittura scorrevole, legata e meno aneddotica di altre prove. Contrazione un po' brusca nel finale, ma trattandosi di velista si può pensare a un rapido cambio di vento da Boccaccio a Simenon.
  22. ^ Mediocre il primo eponimo, buono il secondo La banca di Monate, da cui il film. Modesto il terzo: più un frammento che un vero racconto sulla morte e le avventure di un giocatore incallito.
  23. ^ Satira boccaccesca in salsa varesotta. Commedia ma anche epigrafe malinconica sull'amore impossibile, che ha come esito inevitabile il passaggio all'altro mondo e la dissoluzione della stirpe.
  24. ^ Gialletto con finale aperto. Ambiente di provincia meno pungente e sarcastico. La storia poliziesca finisce per averla vinta sull'approfondimento psicologico dei personaggi.
  25. ^ Prima parte locale (Luino) discreta, seconda e terza (confino, risale con le truppe alleate e nuova vita da sindaco) mediocre e affrettata
  26. ^ Grossolano, ilare, provinciale... Da cui "Venga a prendere il caffè da noi"
  27. ^ Primo serio tentativo letterario, risente ancora dell'annedottica da bar, segno distintivo anche del Chiara migliore, che qui però non riesce a legare le parti in una narrazione coerente. Una serie di quadretti di provincia.
  28. ^ Intenso e sincero ma poco profondo. Le difficoltà della vita di un povero derelitto che non trova altro da fare che non siano rapine, pugnette e letteratura. Un epitaffio dell'intellettuale non richiesto.
  29. ^ Raccontini sentimentali agrodolci, in tono dimesso tra Calvino e Nanni Moretti
  30. ^ Giustificazionismo post sessantottino per anziani picchiatori di destra e di sinistra che si alleano contro gli immigrati.
  31. ^ Immobile e temporaneamente cieco per via di un incidente aereo, D'Annunzio la scrisse utilizzando circa diecimila strisce di carta o cartigli su ciascuna delle quali era vergata una sola riga di testo. Prosa lirica tra le più riuscite, nonostante le derive sublimi. La pagina si può leggere in qualsiasi direzione e le parole si legano come in un calembour poetico senza fine.
  32. ^ Alcune delle più belle pagine elegiache su Venezia, le sue ville, i fantasmi di un passato principesco, la sua laguna: "I muri di cinta erano abbattuti. Rotti i pilastri. Contorti i cancelli. Invasi dalle ortaglie i giardini. Ma… ovunque sulla campagna fluviatile s’alzavano le statue superstiti. Erano innumerevoli. Erano un popolo disperso. … figure di un sogno ben più antico delle mani che le avevano formate e degli occhi che le avevano mirate nei giardini distrutti". Pesante di allegorie e mitopoiesi roboanti, inutilmente teso a italianizzare la Übermensch nicciana mettendola in bocca a se stesso nelle vesti di Stelio Effrena, prefigurazione del personaggio del Vate che cercherà tutta la vita di interpretare, con effetti a volte ilari.
  33. ^ Terribile pastiche di impronta superomistica e wagneriana: storia borghese di corna paesane, riportata al tragico, tra squilli di trombe e fragore di battaglie.
  34. ^ Lingua quasi dialettale, ingenuo fino a chiedersi se ci è o ci fa'. Non privo di una certa poesia creaturale. Ossessionato dal vizio e la purezza, dal cibo (con cui ha più dimestichezza) e dalla Pia: donna angelicata, contrapposta alla Rossa, causa di perdita della purezza. Bah!!??
  35. ^ Guerra partigiana negli ultimi anni della seconda guerra mondiale. Romanzo breve o lungo racconto. Finale incompiuto. Il protagonista (forse?) muore lasciandoci senza la risposta chiave: Fulvia l'ha fatto con Giorgio? e in sottordine: Giorgio è stato fucilato? Sentimentale ma virile, com'era d'uso tra i rudi ragazzoni degli anni '20
  36. ^ Racconto breve con impianto da romanzo, in prima persona Agostino scrive della miseria di tutti. Vengono in mente Gadda, Pasolini e La Capria, scrittori grandi ma periferici, lontani dalle capitali. Marginali. Scarno e senza una lacrima, essenziale nello stile e nelle storie.
  37. ^ racconti brevi, stringati e senza sentientalismi
  38. ^ Finale insoddisfacente: spiaccicato dal camion malamente guidato da Palmo. Sarebbe stata molto più intrigante una ricaduta nel crimine. Ad esempio - sollecitato da Palmo e convinto di avere solo un'ultima opportunità, Ettore avrebbe potuto vendere il ricco carico di alcool e poi, sulla via del ritorno, dopo una breve euforia per i soldi incassati, essere intercettato dalla polizia e ucciso nella fuga.
  39. ^ Inconsistente, confuso - al punto che a metà delle striminzite 100 pagine l'autore sente la necessità di inserire un riepilogo - e poco credibile. A fattor comune si trova un po' di salsa piccante alla napoletana e qualche ukase relativa ai codici d'onore dei guappi. A crederci.
  40. ^ Interessante esperimento di racconto nero napoletano, simile ma speculare rispetto a "Non avevo capito niente". La Napoli della camorra vista da un soldato. Più una bozza che un romanzo.
  41. ^ Giallo inutilmente complicato. Una fesseria.
  42. ^ Il senso vero della vita: Era molto bella a rimirarla, bianca nel volto e nella gola, tra le gore e le sfrangiature del sudicio: con tumidi rossi labbri : come di silfide bambina, ma precocemente infastidita dalla pubertà : …. emanava da lei, con il notato olezzo, il senso vero e fondo della vita dei visceri, della fame: e del calore animale, l’idea che è propria delle stalle e delle fienaie: e diserta le ossute prammatiche… Apparve per la prima volta in cinque puntate sulla rivista Letteratura nel 1946 e venne pubblicato in volume 11 anni dopo, ad opera dell'editore Garzanti. Non il capolavoro celebrato dai chierici letterati, nemmeno un banale noir di costume (che sarebbe stato probabilmente più godibile). Il pastiche linguistico è a tratti incomprensibile e poco gradevole, comunque di dubbio valore rispetto ai citati Joyce e Pynchon.
  43. ^ Pastone mal amalgamato di invenzioni kitsch.
  44. ^ Biografia letteraria ben documentata ma pedante. Unici spunti le rovine finanziarie e sociali dei figli che evidentemente Manzoni aveva sempre oppresso con la propria ingombrante presenza. Parenti serpenti!
  45. ^ Affascinante Napoli, madre sublime, volgare e put*ana che tutti noi avremmo voluto abitare almeno in una "giornata perfetta". Unico vero romanzo di uno scrittore che avrebbe potuto essere grande se non si fosse inaridito dopo la seconda prova, avendo fallita la prima. Misteri della scrittura. (Anche se bisogna ricordare che il Moravia degli Indifferenti ('29) rimane insuperato come il Pasolini dei Ragazzi di vita ('55).
  46. ^ Opera di poco pregio di un grande scrittore. La liaison dangereuse di un giovane di buona famiglia con una popolana dagli appetiti rudi e vigorosi. "Per una che nemmeno mi piaceva": frustrazione e scorno da superare rientrando nei ranghi.
  47. ^ Scrive di suicidio per ammazzare la noia, invece di uccidersi sul serio. Senza curarsi se di noia muore poi il lettore.
  48. ^ Interessante linguaggio, forbito localistico toscaneggiante. La simia peccatrice e le zitelle bacia-banchi ricordano l'ultimo capitolo del Gattopardo. Tirata blasfema di un prete-giovane che appare e scompare senza lasciar traccia...
  49. ^ Povero, sospetto tarocco ma anche semplice ed esotico. Un romanzo fuori dagli schemi come lo scrittore: un improbabile cosacco approdato sulle sponde del Tevere??? Molto meglio del film: ci risparmia il finalino moralistico che il buon Savatores non ha saputo trattenere.
  50. ^ Vagamente farsesco. Suorina novizia diventa superiora. Strano percorso di formazione, Fuma, Ruba, Scopa. Obbedendo alla voce (immaginaria?) di un trovatello.
  51. ^ Fresco, scarno e povero, viene voglia di leggerne ancora.
  52. ^ Godibile giallo storico, epilogo della storia di De Luca (ma ci sarebbe spazio per altri racconti) in un bordello della Roma post bellica, durante le elezioni del '48 che segnarono la sconfitta di Togliatti e l'avvento della DC.
  53. ^ Reportage di guerra con sventagliate di pallottole e idee sovversive. Il capitano Lussu doveva essere coraggioso e fortunato (la seconda qualità tanto più indispensabile in guerra, quanto più grande la prima). Era anche appassionato e amato dai soldati che sapeva proteggere e compiacere. Personalità complessa e ferrigna, la sincerità della scrittura media le contraddizioni - Interventista/pacifista/volontario in Spagna
  54. ^ Raccolta postuma di sedici racconti (di cui quattordici inediti) La scrittura più oscura e insignificante (dopo forse Finnegans Wake)
  55. ^ Più che imperfetto racconto con tutti gli stilemi e i cliché dell'italia da bere: il politico corrotto, il punkabbestia incoerente ma sensibile, la giovane moglie stupida e infida, il macho violento e skizo, la donna bella ma incapace di dirigere la propria vita e i figli piezz 'e core... Per una volta si può dire che - nel film - Mastandrea, con la sua faccia oblunga e sempre appesa, offre un po' di consistenza all'astratto protagonista del libro.
  56. ^ Saggio autobiografico, a volte spiritoso, spesso accorato, poco eccitante. È scritto come una riflessione, documentata sui testi dei libri usati dall'autore, delle scuole elementari, delle medie, del ginnasio, del liceo, dell'Università di Padova, sull'educazione (diseducazione) ricevuta dallo scrittore e da tutti i suoi coetanei vicentini e veneti, nati negli anni venti durante il ventennio fascista.
  57. ^ Importanti testimonianze della lotta partigiana di Resistenza in Italia. L'opera è un racconto in prima persona dell'esperienza partigiana dell'autore, che ricorda con lucidità e semplicità gli avvenimenti senza volontà celebrative o retoriche.
  58. ^ Il più profondo e intuitivo romanzo scritto da M. Anticipa l'esistenzialismo - almeno in Italia. Non lascia nulla al sentimentalismo vezzoso dei contemporanei. Occorre aspettare Gadda e Cassola per intravvedere un'essenzialità di stile simile.
  59. ^ Moravia è un moralista che, avendo l'elastico delle mutande slabbrato, cerca fortemente di sostenerle coi denti. Non riesce a contenersi e - dopo aver lasciato Marcello, vagare brado per le prime duecento pagine - lo fulmina dal cielo assieme alla sua ignava famigliola. Per rinforzare l'idea che comunque esiste un bilateralismo obbligatorio tra colpe e punizioni. Per fortuna Bertolucci, più intelligente nel gestire il senso di colpa (anche il proprio evidentemente), lascia tutti vivi, incalcandoli con un certo compiacimento nel degrado morale postbellico. Bei tempi di egemonia culturale del PCI e degli intellettuali assoldati come "compagni di strada". E' nato un personaggio delizioso, Giulia, che Stefania Sandrelli porterà alla perfezione, con la propria immagine morbida e svanita.
  60. ^ De Amicis, Verga, Manzoni e quanti altri fanno capo alle pagine della M. Piagnone e intimista, sentimentale e disperato, mai violento. Le piccole cose di pessimo gusto sembrano per un attimo assurgere agli onori della Storia, maiuscola. L'amore di piccola gente sembra liberarsi dall'oppressione del tuono ininterrotto delle guerre. Ma è solo un attimo di splendore già malato, destinato al macello generale. Senza salvezza ne' riscatto.
  61. ^ Elucubrazioni illeggibili, tanto romanziere è un pessimo saggista
  62. ^ Operetta divertente e profonda nella sua leggerezza. Di lettura agevole e apparentemente scanzonata, ma non per questo lontana dal tema del disagio esistenziale che pervade tutta l'opera di Morselli, il romanzo è diviso in due parti. La prima, in sei capitoli, riprende nel titolo l'immagine hegeliana del Ventaglio dei possibili, simbolo di una libertà che nella realtà storica risulta compressa e costretta ma che rinasce nell’universo del divertimento letterario; la seconda, in dieci capitoli, si intitola Una coppia a mezzadria.
  63. ^ Meno brillante di Roma senza papa, più sofferto e complesso, lascia a volte una senso di frusto il linguaggio ricercato, alcuni termini obsoleti, le frasi girate latinamente e una certa aria di dannunzianesimo che spira da molte pagine.
  64. ^ Bocciato più volte da Calvino con motivazioni paradossali: "ogni accento di verità si perde quando ci si trova all'interno del partito comunista; lo lasci dire a me che quel mondo lo conosco, credo proprio di poterlo dire a tutti i livelli. Né le parole, né gli atteggiamenti, né le posizioni psicologiche sono vere. Ed è un mondo che troppo gente conosce per poterlo inventare. Qui è la grande delusione a cui necessariamente va incontro il genere che Lei ha scelto, il romanzo di rappresentazione quasi fotografica d’ambienti diversi, il romanzo storico-privato". Avesse chiesto scusa come fece Gide con Proust. Pubblicato postumo come tutta l'opera di questo sfortunato autore. Non un capolavoro ma uno spaccato di vita nel PCI, soprattutto delle sue relazioni tra sedi periferiche e contro, unico nel panorama collaborazionista della sinistra letteraria italiana.
  65. ^ Pamphlet polemico e blasfemo che - rifiutato da tutti gli editori cattocomunisti - mette alla berlina Houellebecqianamente preti e suore, romani, europei e americani, proiettati in un futuro profetico di insulsa bonarietà universale, dov'è più facile piegare la schiena e farsi i ca**i propri che impegnarsi in distinguo socio-politici o teologici.
  66. ^ Incrocio proletario/borghese, ragazzo/signora da cui lei esce inevitabilmente ammaccata. Nessuna novità e alcuni manierismi ottocenteschi. Una posizione maschilista che, messa in bocca dallo scrittore all'io narrante femminile, suona piuttosto falsa (sindrome di Stoccolma?). Interessante notare malattia, mestruazioni e piacere femminile come ossessione di fondo del pensiero di M.
  67. ^ Interessante come nella prima metà del '900 si potessa ancora contare su tutta la parafernalia ottocentesca per costruire un feuilleton, infarcito di massime manzoniane, citazioni di Leopardi e Carducci, psicologismi e socialismi utopici, senza incorrere nelle ire del lettore che, scagliato il libro dalla finestra, si mette a urlare per la puzza di stantio che ne promana.
  68. ^ Unico romanzo rivisitato e tardivo di un critico letterario. Un legame omosessuale, travisato volutamente da uno dei due protagonisti (Mario), spinge l'altro (Ferdinando) al suicidio. Piaceva a Tomasi di Lampedusa.
  69. ^ Realismo allucinato. Sputtanamento di amici e nemici. Piccolo cenacolo napoletano di intellettuali del PCI, messi in piazza non solo con i difetti fisici e morali ma anche con le loro pochezze sociali ed economiche. Descrizione allucinatoria del popolo dei Granili, antichi magazzini del grano di epoca borbonica. Non può essere paragonato a "I Mandarini" della de Beauvoir, di cui potrebbe rappresentare una bozza di scaletta.
  70. ^ Questo libro è formato da sette brevi pezzi, a suo tempo scritti per un giornale, poi pubblicati in volume per la prima volta nel 1958. Una cronista un po' stravagante e allucinata ma profonda e contraddittoria nelle scelte di personaggi e ambientazioni che sentono di Fellini.
  71. ^ Interessante repertorio di luoghi comuni degli anni '60. Stupidario mondano che presto diventa ripetitivo proprio per la sua stupidità. Omnia non vincit sarcasmo.
  72. ^ Non indispensabile romanzo "moraviano": sesso, tradimento, sadomasochismo, psicanalisi e coppie borghesi turbate. Niente di originale.
  73. ^ Premio Strega. Racconti lunghi accorati e sempliciotti di uno scrittore di paese. Simile per godibilità e dabbenaggine ai romanzi localisti di Piero Chiara.
  74. ^ Blando e disuguale, piccolo compendio di massime e nostalgie
  75. ^ Scrittura un po' legnosa e sciatta ma grande trama e continui colpi di scena. Una pietra miliare.
  76. ^ Pott, giudice e clown è la personificazione dell"intellettuale non necessario". Geniale battutista, traditore di tutti, anche di se stesso. Potrebbe essere un piccolo capolavoro se lo svolgimento fosse meno cerebrale.
  77. ^ Socialismo romantico ma bellissimo scorcio della Firenze proletaria di inizio secolo. Personaggi disegnati a tinte piene, San Frediano, la camera del lavoro, le carceri e le campagne toscane, ma soprattutto la vita cittadina, vengono in primo piano con commovente realismo.
  78. ^ Forse meno sofisticato e aristocratico di Ferito a morte, ma anche più sapido e scorrevole, un romanzo popolare godibile in ogni parola. Moderno nel suo raccontare arcaico e contadino, finale moraleggiante tirato via. Tra Rabelais e Pericle il nero. Scritto a più di trent'anni di distanza dal primo (Una vampata di rossore), è il secondo ed ultimo romanzo dello scrittore campano.
  79. ^ Piuttosto aggrovigliato nei tempi e nelle storie. Non così saporito e grottesco come NP. Fermo ancora ai valori piccolo borghesi del decoro e della famiglia.
  80. ^ Delirio senile di emigrante in America Latina. Ricordi, sogni e dialoghi con il nipote trentenne. Uno spunto intrigante, la lettera inviata a un corrispondente per indagare sulle reali motivazioni del nipote, si perde nel marasma generale. Nemmeno parente della prima parte del precedente.
  81. ^ Raccolta di racconti metafisici. Non casuale la sovracoperta illustrata da De Chirico. Piaciuto a Calvino che ne firma la presentazione. Discontinui: buono il punto di vista dell'aedo che subisce la violenza di Ulisse contro i Proci, senza comprenderne le motivazioni che noi tutti conosciamo. Femio, testimone e poi vittima della strage dei Proci, traccia la vicenda di Odisseo e della sua gente straniera, gli uomini chiari riconoscibili dall’eccellenza nell’uso dell’intelligenza, della frode e della violenza. Ma il suo canto, sollecitato dallo stesso signore dell’isola, sarà strozzato durante l’eccidio, con il suo segreto: «nessuno lo avrebbe udito, a nessuno dunque avrebbe potuto dare l’enigma degli uomini chiari, che una maga aveva consegnato a lui e lui risolto» L’insoddisfazione, l’ansia di conoscenza e il desiderio di migliorare la propria condizione elevandosi oltre il grado che conviene ai mortali differenziano i seguaci di Odisseo dai pacifici indigeni pelasgi, alieni dal guerreggiare e dediti a occupazioni che ne palesano l’integrazione nei ritmi del tempo ciclico. Con l’ingresso nella storia l’uomo declina la propria sostanza immutabile: Gli uomini chiari erano abili, piegavano le cose a ogni idea, erano stati indubbiamente essi, o i loro fratelli del continente, a scoprire il mirabile bronzo, a tirar su agili mura attorno alle città, a perfezionare l’arte del governo e quella ancora più difficile della scrittura, forse anche a far più grandi e più veloci i vascelli. Malgrado ciò vi era qualcosa in mezzo ai loro disegni, qualcosa di illimitato che non convinceva, perché sembrava attirare più fatica e più dolore, troppa fatica e troppo dolore per non far dubitare della loro opportunità, e non restare col sospetto che tra le pieghe di quelle novità e conquiste vi fosse uno spirito nefasto. Probabilmente molto dipendeva dalla loro fantasia, che era senza limiti; bastava pensare al diletto che prendevano di pitture e di canti, e all’eccitazione che gliene veniva. Quella certezza di una scia di sangue che accompagna lo sviluppo della società non li spaventava. Perfetto il resoconto dell'erudito romano sul lato sociale dei topi. Inutili visioni apocalittiche dei cavalieri e superficiali le osservazioni su gabbiani e altri animali. Gli uomini bianchi sono i conquistatori, spesso cristiani e biondi.
  82. ^ Romanzo triestino. Evoca Mcewan di Amsterdam, Svevo naturalmente, Mann di Morte a Venezia, Joyce di Ulysses. Pagine intense di flusso di coscienza, descrizioni saporite di personaggi di provincia. Riflessioni profonde sul tempo e la morte. Manca l'effetto catartico nel finale che si trasforma in chiosa prosaica, dopo le tentazioni epiche della "grande arte".
  83. ^ Autobiografico, autoassolutorio e anche un po' autarchico, come in fondo è il Camillo che, cinquantacinquenne nell'87, è coetaneo dell'autore (nato nel '30). Ne condivide i vezzi: Damlier, palazzi, Sardegna e Aga Khan, America, prima classe TWA, belle donne, champagne e prestazioni sessuali. Nessuna tensione verso il profondo, nemmeno nei colloqui sulla fede: preti intrattenitori che lo consolano promettendo che "chi cerca la fede, l'ha già trovata". Unico merito della favolettà e la sincerità con cui descrive se stesso come un autore di serie b. L'invidia aperta e la conseguente difficoltà a capire gli scrittori "veri", uno sforzo di superarsi accusandosi. Per poi appunto autoassolversi e punirsi di nuovo con un ictus, da cui si salva ma ribadendo lapidario "...ne valeva la pena"? - Non so, dimmelo tu.
  84. ^ Godibilissimo" lo definisce in quarta di copertina l'anonimo agiògrafo. Ossia inutile e vuoto. Un insieme di quadretti manieristici affogati nella nostalgia del ritorno e nello snobismo di paese. S. ha poche idee, superficiali e - a ben vedere - stupide.
  85. ^ Scrittura sciapa e corriva. Dolce vita a Londra di un protagonista âgé, fuori posto nel cambiamento, legato a vecchi schemi novecenteschi: le Rolls, i miliardi, le bottiglie di champagne che vanno e vengono, la confidenza dell'amico dandy (omosessuale? meglio non dirlo!) e la morte, à la Duncan, della bella ormai fané.
  86. ^ Consueto amarcord del 50enne, questa volta architetto di successo, ricco ma deluso e solo, che torna al Paesello (Venezia), da dove era partito povero ma pieno di vita e di speranza. Perse per colpa del destino cinico e baro. Rive e rii pieni di luoghi comuni.
  87. ^ Senza pretese, scorrevole e divertente. Un osservatore delle cose del dopoguerra con accenti lievi. Non è Flaiano, non è Fellini, è troppo allegro per essere Pasolini. Sa tratteggiare la scena, creare l'ambiente, motivare gli attori, indurre al riso e alla complicità. Uno scrittore campagnolo che si illumina nelle battute dei suoi personaggi, di cui sembra il primo a stupirsi.
  88. ^ Interessante prima prova. La miseria del dopoguerra, la voglia di trovare un lavoro e un po' di soldi. Il giornale, i cronisti, la redazione. Meno le avventure fantastiche con i batiscafi e le donne dai seni "piccoli e puri come quelli di una bambina". Se non avesse letto Dannunzio sarebbe stato un passabile scrittore post-verista. La genesi dell'Espresso nel dopoguerra, somiglia a quella di Fidex ne Il baffo: il successo ottenuto al prezzo della verità, la contraffazione come arte di adattarsi, che svuota la mela dall'interno. Ma banale e insincero. Molto meglio le rapide scenette suburbane: il collega disoccupato che spinge la moglie grassa, nell'amplesso festivo obbligato, come una carretta cigolante.
  89. ^ Inizio folgorante nel porto di Napoli e nei meccanismi della mafia cinese. Racconto verità. Indispensabile nonostante le molte ripetizioni.
  90. ^ Piccola prova di gossip turistico di uno scrittore interessante ma datato: "Due marinai negri, dinoccolati e scimmieschi, lavavano la tolda di un perlaceo caccia americano" La tastiera automatica rifiuta la parola negri e non riconosce altre 7 parole di questa frase. Sarebbe interessante riscriverla nel linguaggio contemporaneo e politicamente corretto.
  91. ^ Noioso e moralista. Una vera e propria esegesi biblica con sottigliezze interpretative degne di un gesuita. E di miglior causa.
  92. ^ Opera seconda dopo il migliore Altri libertini. Noia e naia in chiave Amici miei omosessuale. Se pensava di essere immortale la storia si è presa la briga di smentirlo.
  93. ^ Manzoniano, noioso, ripetitivo. Troppa sfiga, troppi proverbi. Buone descrizioni di ambienti e oggetti (abiti, letti, vestiti, stanze, barche, osterie).
  94. ^ Ottima raccolta di consigli utili ai bibliofili. Il titolo suggerisce una mania psichica che non viene raccontata, peccato! Potrebbe essere integrato dalla spiegazione psico patogena del perché si raccolgano maniacalmente libri che - si sa - non leggeremo mai.
  95. ^ Sforzo di far sembrare indispensabile la razza ormai scomparsa dell'intellettuale organico. Niente di più inutile, roboante e superato. Il vero lato positivo di questi amari anni contemporanei è che, l'opinione dei sapienti, conta e vale meno di quella dei calciatori.