Fiori italiani

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Fiori italiani
AutoreLuigi Meneghello
1ª ed. originale1976
Generesaggio
Sottogenereautobiografia
Lingua originaleitaliano
AmbientazioneVicenza, Padova, il ventennio fascista, i littoriali
ProtagonistiS. (l'autore stesso)
Altri personaggila famiglia, i suoi amici, i professori, Antonio Giuriolo

Fiori italiani è un saggio autobiografico del 1976 di Luigi Meneghello. È scritto come una riflessione, documentata sui testi dei libri usati dall'autore, delle scuole elementari, delle medie, del ginnasio, del liceo, dell'Università di Padova, sull'educazione (diseducazione) ricevuta dallo scrittore e da tutti i suoi coetanei vicentini e veneti, nati negli anni venti durante il ventennio fascista.

Storia editoriale[modifica | modifica wikitesto]

Pubblicato nel 1976 ma “pensato per la prima volta”, come ricorda l'autore nella sua prefazione,

«Nell'estate del 1944, sdraiato per terra davanti all'imboccatura di una grotta in Valsugana (vedere I piccoli maestri) guardando le coste del Monte Grappa lì di fronte. Ero convinto che nel rastrellamento i miei compagni ci avessero rimesso le penne, e avvertivo con una sorta di pigrizia intelligente che questa veniva ad essere la conclusione dell'educazione che avevamo ricevuto: in generale, ma soprattutto in senso stretto, a scuola.»

Contenuto[modifica | modifica wikitesto]

Il libro offre un ritratto impietoso, velato da un ironico sarcasmo, di come il fascismo aveva conquistato ogni spazio culturale ed intellettuale dell'Italia.

I giovani venivano educati in un ambiente che veniva vissuto da tutti come un sistema così scontato da sentirlo naturale. Tutto ciò rendeva inimmaginabile pensare che ci fosse qualcosa d'altro. L'autore descrive i suoi insegnanti, nei vari ordinamenti, come persone normali. Solo qualche insegnante, come il "Mostro di Chiampo"

«"Chi credete che sia io? Il vostro aio? gridava con la speciale cadenza interrogativa della valle del Chiampo, grottescamente intensificata dal furore..." .»

si manifestava come fanatico e quindi era vissuto solo come un grottesco personaggio.

Il libro è uno dei più impegnati dell'Autore. Colpisce l'analisi della formazione e della cultura ricevuta nei primi venti anni della sua vita con osservazioni che possono essere ritenute valide in ogni epoca ed ambiente. Significativi i costanti riferimenti formativi e culturali all'ambiente scolastico inglese che lo vide professore negli anni post seconda guerra mondiale. La stessa origine del titolo “i fiori” è nata pensando ad un “panel” sull'educazione presso l'Università di Reading.

La storia-saggio dell'educazione-diseducazione della generazione dei giovani italiani nati all'inizio del fascismo si conclude con una specie di conversione, di tipo quasi laico-religioso, dopo l'incontro, fondamentale, avvenuto tra il 1942-1943, con il professor Antonio Giuriolo, al quale dedica il settimo e ultimo capitolo.

La scoperta che l'autore e i suoi amici fanno della magnetica e carismatica personalità di Giuriolo fu devastante perché permetterà loro di capire quanto tronfia ed ammorbante era la cultura e la formazione fascista nella quale erano cresciuti ed avevano anche primeggiato nei “littoriali” a Vicenza, Padova, Bologna.

Edizioni[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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