Faggeta vetusta depressa di Monte Raschio

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Voci principali: Oriolo Romano, Monte Raschio.
 Bene protetto dall'UNESCO
Faggeta vetusta depressa di Monte Raschio
 Patrimonio dell'umanità
TipoNaturale
Criterio(ix)
PericoloNon in pericolo
Riconosciuto dal2017
Scheda UNESCO(EN) Ancient and Primeval Beech Forests of the Carpathians and Other Regions of Europe
(FR) Scheda
Il faggio del "piccione"
Fonte Petrella

La faggeta vetusta depressa di Monte Raschio è una faggeta termofila ed un importante sito forestale mesofilo che si trova a Monte Raschio nel comune di Oriolo Romano all'interno dell'area naturale protetta del Parco naturale regionale di Bracciano-Martignano. L'area protetta fa parte anche del SIC IT6010034 Faggete di Monte Raschio e Oriolo.[1]

Nel 2017 la faggeta è stata riconosciuta dall'UNESCO come sito patrimonio naturale dell'umanità.[2][3]

Nel 2019 Rai Cultura, in collaborazione con il MiBAC, ha prodotto un documentario dedicato ai 5 siti italiani iscritti come patrimonio naturale nella lista dei siti UNESCO tra i quali anche la faggeta vetusta depressa di Monte Raschio.[4]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La faggeta, pur trovandosi in un'area dal clima mediterraneo a circa 35 km dal mar Tirreno, grazie alle elevate precipitazioni meteoriche e alle correnti umide provenienti dal limitrofo lago di Bracciano che creano un microclima fresco ed umido, riesce a crescere a quote tra i 440 m s.l.m. e i 552 m s.l.m. molto inferiori rispetto alle faggete degli Appennini che crescono oltre i 900 m s.l.m..[5] Si tratta di una faggeta relitta sopravvissuta al termine dell’ultima glaciazione del Quaternario che grazie al microclima si è adattata al nuovo clima mediterraneo.[3]

L’abbondanza di acqua nella faggeta è testimoniata già in età romana nella realizzazione di sette bottini per alimentare l’acquedotto Traiano-Paolo.[6] Tra i numerosi faggi secolari presenti nella faggeta va citato il cosiddetto “Faggio del piccione” che cresce nelle vicinanze della vetta di Monte Raschio il cui nome deriva dall'utilizzo dell’albero fatto dagli Altieri in quanto vi avevano posto il richiamo per i piccioni.[7]

Ad ottobre del 1999 le faggete di Oriolo Romano e Bassano Romano, foresta di 712 ha, furono riconosciute SIC IT6010034.[1] A novembre, con l’istituzione del Parco naturale regionale di Bracciano-Martignano il SIC e il complesso demaniale di Monte Raschio entrano a far parte dell’area protetta.[3] Il 2 febbraio 2015 il SIC fu proposto, dalla delegazione permanente italiana presso l'UNESCO, nella tentative list per l'inclusione tra i siti Patrimonio Mondiale Naturale dell'Umanità (criterio di selezione (IX): "per essere un esempio eccezionale di significativo corso dei processi ecologici e biologici nell'evoluzione e lo sviluppo degli ecosistemi terrestri, di acqua dolce, costieri e marini e le comunità di piante e animali marini".

Nel dicembre 2016 il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha riconosciuto il SIC come Zona Speciale di Conservazione (ZSC).[8]. Il 7 luglio 2017 il World Heritage Committee, riunito a Cracovia[9], ha riconosciuto la faggeta depressa vetusta di Monte Raschio come sito UNESCO Patrimonio Mondiale Naturale dell'Umanità inserendola nella UNESCO's World Heritage List[2] all'interno del sito seriale Foreste primordiali dei faggi dei Carpazi e di altre regioni d'Europa. Dal riconoscimento venne esclusa l’area SIC della faggeta di monte Termine compresa nel comune di Bassano Romano.[10]

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

L’area protetta si trova a Monte Raschio nel versante nord-orientale del lago di Bracciano occupato dai Monti Sabatini appartenenti all’Antiappennino laziale, ha una estensione di 74 ha ed una altitudine massima di 552 m s.l.m. (vetta di Monte Raschio) e una minima di 440 m. (fosso Fonte Vitabbia).[3] Si estende per una lunghezza massima di 1,6 km e per una larghezza massima di 1,8 km.

La sua esposizione prevalente è nord-est. La morfologia è accidentata con crinali secondari che delimitano profondi fossi (valloni di Fonte Vitabbia), originatisi dal dilavamento delle acque meteoriche. Il pendio presenta un'alternanza di zone a fortissima pendenza con aree relativamente pianeggianti.

Gli habitat presenti nell'elenco dalla Direttiva Habitat per la determinazione dei siti Natura 2000 sono:[1][2]

  • 9210 Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex (74 ha);
  • 9260 Boschi di Castanea sativa (55 ha Buffer Zone).

Durante i primi anni del '900, la zona era stata dichiarata malarica ed interdetta alle popolazioni.[11]

Secondo uno studio per il monitoraggio e la conservazione delle faggete UNESCO iniziato nel 2019 grazie ad un finanziamento della National Geographic Society e condotto dall’Università degli Studi della Tuscia, nella foresta di Monte Raschio sono stati censiti e misurati faggi e cerri da record alti fino a 45 metri, alberi estremamente rari considerato che in tutta Europa sono circa una decina e circostanza unica ed eccezionale considerata la posizione della faggeta vetusta depressa collocata all’estremo caldo-arido nella distribuzione del faggio.[12]

Accesso[modifica | modifica wikitesto]

L’accesso alle aree protette del sito UNESCO e al SIC avviene nel rispetto delle norme dettate dall'Ente parco ed è consentito agli escursionisti, mtb e cavallo, mentre è vietato ai mezzi di trasporto a motore. Per godere delle bellezze di questa faggeta è possibile seguire i seguenti itinerari.

  • Sentiero Monte Raschio CAI 175C. Dal centro del paese seguendo un facile percorso escursionistico di 8 km, è possibile arrivare alla vetta di Monte Raschio;[13]
  • Sentiero Fonte Petrella CAI 175D. Il sentiero conduce a Fonte Petrella;[14]
  • Ciclovia dei boschi. Partendo dalla stazione ferroviaria seguendo un facile percorso MTB che attraversa le faggete di Monte Raschio e Monte Termine si giunge dopo 18 km a Trevignano Romano.[15]

Ambiente[modifica | modifica wikitesto]

Flora[modifica | modifica wikitesto]

Essenze arboree
Il bosco di Faggio (Fagus) è circondato da altri boschi che coprono una superficie di 55 ha e rappresentano la zona “cuscinetto” comprendente rimboschimenti di conifere e boschi di altre latifoglie:[3][16] Su alcune grosse piante di faggio sono stati trovati funghi di fomes fomentarius, un saprofita delle latifoglie, in grado di degradare molto rapidamente il legno e nei casi più gravi di marciume, la pianta cade ad opera del vento; nella pineta è presente la processonaria.

In questi boschi “cuscinetto” si trovano anche:

Sottobosco
Il sottobosco è costituito da orchidaceae, muschi, arbusti, funghi ma anche piante appartenenti a generi arborei che, per l'assenza di spazio e luce, rimangono ad uno stato di alberello.[3] A causa dell'innalzamento della temperatura media massima nei mesi estivi e della contemporanea diminuzione degli apporti pluviometrici e della umidità relativa dell'aria, muschi e licheni tendono a scomparire dal sottobosco.[17]

Fauna[modifica | modifica wikitesto]

Mammiferi. La popolazione di mammiferi risulta particolarmente significativa per la presenza di:[3][1]

Uccelli[3][1]

Insetti[3][1]

Rettili[3][1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g Cfr. (EN) Natura 2000 - Standard data form IT6010034, su Natura2000 Network Viewer, Agenzia europea dell'ambiente.
  2. ^ a b c Cfr. (ENFRDE) UNESCO World Heritage Centre, Ancient and Primeval Beech Forests of the Carpathians and Other Regions of Europe, su whc.unesco.org. URL consultato il 1º febbraio 2019.
  3. ^ a b c d e f g h i j Cfr. Faggeta di Monte Raschio Patrimonio dell'Umanità UNESCO, su parcobracciano.it. URL consultato il 5 agosto 2020.
  4. ^ Cfr. Siti italiani del Patrimonio Mondiale UNESCO: episodio 5, Patrimonio naturale, Rai 5, 10 gennaio 2019, a 0 h 52 min 18 s. URL consultato il 31 gennaio 2019.
  5. ^ Cfr. Estensione Faggio in Italia.
  6. ^ Per ulteriori approfondimenti sull'acquedotto Traiano-Paolo e le sorgenti presenti nella faggeta si rimanda alle ricerche svolte da Elena Felluca, Acquedotto Traiano-Paolo, ricerche intorno al lago di Bracciano (Italia Centrale) (PDF), in Opera Ipogea, n. 2, Caserta, Società speleologica italiana, luglio/dicembre 2015, pp. 11-20. URL consultato il 18 dicembre 2019. e Edward James O'Neill, L’Acquedotto di Traiano tra il ninfeo della Fiora e il Lago di Bracciano. (PDF), in Atlante tematico di topografia antica, n. 24, Roma, L'Erma di Bretschneider, 2014. URL consultato il 18 dicembre 2019.
  7. ^ Cfr. Patrizia di Filippo, Passeggiando tra gli alberi di Oriolo Romano, pp. 47-50.
  8. ^ Decreto ministeriale 6 dicembre 2016, n. , articolo 1, in materia di "Designazione di una zona speciale di conservazione (ZSC) della regione biogeografica alpina, di una ZSC della regione biogeografica continentale e di 140 ZSC della regione biogeografica mediterranea insistenti nel territorio della Regione Lazio, ai sensi dell'art. 3, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357" in GU SG n.301 27 dicembre 2016, su gazzettaufficiale.it. URL consultato il 16 ottobre 2019.
  9. ^ Cfr. Faggete vetuste d’Europa Patrimonio Mondiale dell’Umanità: il DAFNE c’è!, su UniTuscia DAFNE. URL consultato il 1º febbraio 2019 (archiviato dall'url originale il 30 dicembre 2017).
  10. ^ Il SIC era stato candidato il 2 febbraio 2015 per il riconoscimento di sito naturale UNESCO; purtroppo la faggeta di Monte Termine nel territorio di Bassano Romano fu esclusa dal World Heritage Committee causa i tagli indiscriminati di 1180 di faggi avvenuti nel 2011 tra monte Termine e i Valloni di Fonte Vitabbia. Cfr. ZSC di Bassano Romano.
  11. ^ Cfr. R.D.L. n. 486 del 12 settembre 1904 comma 2, ELENCO di nuove zone malariche e di modificazioni apportate a zone già dichiarate malariche esistenti nella provincia di Roma, con l'indicazione dei rispettivi confini territoriali, consultabile su Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n. 216 del 15 settembre 1904 (PDF), su AU.GU.STO. Automazione Gazzetta Ufficiale Storica, Agenzia per l'Italia Digitale. URL consultato il 24 luglio 2020. La malaria a quei tempi rappresentava in Italia un grave problema di sanità pubblica in particolare nel Lazio e della Toscana. Il primo ad occuparsene fu il senatore Luigi Torelli che nel 1882 pubblico la prima Carta della malaria dell'Italia evidenziando come sessantasette delle sessantanove province e 3075 degli 8362 comuni erano colpiti dalla malaria, cfr. Luigi Torelli, Carta della malaria dell'Italia (PDF), Firenze, Stabilimento Giuseppe Pellas, 1882, OCLC 40236338, SBN IT\ICCU\SBL\0472119. URL consultato il 24 luglio 2020. Ospitato su U.S. National Library of Medicine.
  12. ^ Cfr. gli articoli di Maria Letizia Riganelli, Foreste vetuste,dall’Unesco alla National Geographic Society, su Tusciaweb, 26 dicembre, 2017. URL consultato il 3 luglio 2021. Carlo Andriani, Alfredo Di Filippo, botanico ed Explorer di National Geographic: “Gli alberi vetusti come ispirazione per la nostra vita”, su National Geographic, GEDI Gruppo Editoriale, 17 luglio 2020. URL consultato il 3 luglio 2021. Ufficio Comunicazione, Educazione Ambientale e Promozione Parco Naturale Regionale Bracciano Martignano, Oriolo, record d'Europa: alberi alti 45 metri, Bracciano, 2 luglio 2021. URL consultato il 3 luglio 2021.
  13. ^ Cfr. Anello nella faggeta di Monte Raschio (Patrimonio UNESCO), su parcobracciano.it. URL consultato il 20 agosto 2019. CAI, Sentiero Monte Raschio CAI 175C, su waymarkedtrails.org. URL consultato il 2 agosto 2020.
  14. ^ Cfr. CAI, Sentiero Fonte Petrella CAI 175D, su waymarkedtrails.org. URL consultato il 22 gennaio 2021.
  15. ^ Cfr. Ciclovia dei Boschi, su parcobracciano.it. URL consultato il 21 febbraio 2021. Parco naturale regionale di Bracciano-Martignano, Ciclovia dei boschi, su waymarkedtrails.org. URL consultato il 2 agosto 2020.
  16. ^ La creazione di questi boschi cuscinetto intorno alla faggeta nei versanti sud e ovest avviene a partire alla fine degli anni ’30 con l’impianto nel versante ovest del bosco dell’impero e prosegue a metà degli anni ’60 sul versante nord-ovest dove l'ex ASFD impiantò una pineta, Pinus pinea e Pinus radiata D. Don, con cui si pensava di sopperire al fabbisogno nazionale di pasta di cellulosa necessaria all’industria cartaria; la presenza di questi boschi ha permesso l’attenuazione dell’azione dei venti di scirocco, ostro e di libeccio limitando nei mesi estivi l’evapotraspirazione. «Tuttavia, le modificazioni climatiche manifestatesi negli ultimi anni con l’aumentata frequenza di annate con intensa siccità estiva espongono più facilmente le piante a uno stato di stress idrico. Un primo sintomo di ciò può essere la maggiore diffusione di attacchi di funghi endofiti evidenziatasi negli ultimi anni.» Cfr. Andrea Cerulli, Aspetti storico amministrativi, ambientali e gestionali forestali.
  17. ^ Cfr. i dati giornalieri rilevati dal 2004 al 2019 dalla ARSIAL, Serie Storica Agrometeo (CSV), su Open data Lazio, LazioCrea, 3 febbraio 2015. stazioni meteorologiche di Bracciano, Bassano Romano, Canale Monterano.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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