Diocesi di Alessandria
Diocesi di Alessandria Dioecesis Alexandrina Statiellorum Chiesa latina | |||
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![]() | |||
Suffraganea dell' | arcidiocesi di Vercelli | ||
Regione ecclesiastica | Piemonte | ||
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Vescovo | Guido Gallese | ||
Vicario generale | Vittorio Gatti | ||
Vescovi emeriti | cardinale Giuseppe Versaldi | ||
Presbiteri | 68, di cui 54 secolari e 14 regolari 2.131 battezzati per presbitero | ||
Religiosi | 18 uomini, 137 donne | ||
Diaconi | 9 permanenti | ||
Abitanti | 159.750 | ||
Battezzati | 144.918 (90,7% del totale) | ||
Stato | Italia | ||
Superficie | 740 km² | ||
Parrocchie | 74 (4 vicariati) | ||
Erezione | 1175 | ||
Rito | romano | ||
Cattedrale | Santi Pietro e Marco | ||
Santi patroni | Madonna della Salve San Baudolino San Pio V | ||
Indirizzo | via del Vescovado, 1 - 15121 Alessandria | ||
Sito web | www.diocesialessandria.it | ||
Dati dall'Annuario pontificio 2019 (ch · gc) | |||
Chiesa cattolica in Italia | |||
La diocesi di Alessandria (in latino: Dioecesis Alexandrina Statiellorum) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Vercelli e appartenente alla regione ecclesiastica Piemonte. Nel 2018 contava 144.918 battezzati su 159.750 abitanti. È retta dal vescovo Guido Gallese.
Territorio
Il territorio della diocesi è interamente distribuito sulla provincia di Alessandria e comprende i comuni di Alessandria, Borgoratto Alessandrino, Carentino, Casal Cermelli, Predosa, Castelspina, Bassignana, Rivarone, Valenza, Alluvioni Cambiò, Isola Sant'Antonio, Castellazzo Bormida, Felizzano, Quargnento, Frugarolo, Oviglio, Pietra Marazzi, Gamalero, Pecetto di Valenza, Montecastello, Bosco Marengo, Pasturana, Piovera, Tassarolo, Frascaro, Solero e Capriata d'Orba.
La diocesi confina a nord con la diocesi di Casale Monferrato, ad ovest con la diocesi di Asti, a sud-ovest la diocesi di Acqui, a sud, per breve tratto, con l'arcidiocesi di Genova e ad est con la diocesi di Tortona.
Sede vescovile è la città di Alessandria, dove si trova la cattedrale dei Santi Pietro e Marco.
Zone pastorali e parrocchie
![](http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/4/4a/Vicariati_della_diocesi_di_Alessandria.jpg/220px-Vicariati_della_diocesi_di_Alessandria.jpg)
La diocesi conta 74 parrocchie distribuite su un territorio di 753 km² e divisa in 4 zone pastorali[1] accorpando le precedenti 7[2][3]:
- Alessandria
- Marengo – Fraschetta
- Bormida – Orba – Tanaro
- Valenza – Po
Storia
La diocesi venne eretta nel 1175 per volere di papa Alessandro III, a cui era stata dedicata la città, con la bolla Sacrosanctae Romanae ecclesiae[5], con la quale il pontefice onora con la dignità episcopale «la chiesa e la città che è stata costituita in onore di San Pietro e per utilità e gloria di tutta la Lombardia».
Successivamente, con il breve De novitate del 30 gennaio 1176[6] Alessandro III si scusa di aver eletto motu proprio il vescovo[7] e dichiara che questo non deve pregiudicare in futuro il diritto di nomina che spetta al capitolo della cattedrale. La nuova diocesi è resa suffraganea dell'arcidiocesi di Milano.
L'estensione della diocesi originaria era pressoché simile a quella odierna[8], tranne per il confine orientale con la diocesi di Tortona che non aveva una precisa delimitazione. Nel breve Congruam officii[9] al vescovo Ottone (18 luglio 1178 oppure 1180), Alessandro III confermava la costituzione del capitolo dei canonici della cattedrale di San Pietro, attuata da Ottone, e riconosceva alla giovane Chiesa alessandrina tutti i suoi possedimenti.
La vita della diocesi, nei suoi primi decenni, fu molto travagliata per discordie di giurisdizione con la diocesi di Acqui, dal cui territorio era nata la sede alessandrina. Papa Alessandro diede incarico all'arcivescovo milanese Algisio di unire le due sedi sotto il vescovo di Acqui, ma per l'opposizione sia di Ottone che del vescovo di Acqui la disposizione non ebbe effetto. La diocesi alessandrina rimase vacante per lungo tempo.
Nel maggio 1205 papa Innocenzo III riprese in mano la questione, decidendo di dare attuazione alle disposizioni di Alessandro III. Fu rinnovata l'unione aeque principaliter delle due sedi con la bolla Cum beatus Petrus[10] e il vescovo acquese Ugo Tornielli divenne anche vescovo di Alessandria, con l'obbligo di risiedere sei mesi in una città e sei mesi nell'altra. Ma i dissidi fra le due diocesi furono tali che alla fine, nel novembre 1213, Ugo Tornielli decise di dimettersi.
Da questo momento Alessandria, benché ancora formalmente unita ad Acqui, non ebbe più vescovi propri; inizialmente fu governata dal capitolo della cattedrale e poi, dal 1235, dall'arcidiacono capitolare. Il vescovo di Acqui, alla cui sede era unita quella di Alessandria, non si preoccupò mai della Chiesa alessandrina, e, ad eccezione di un solo caso, nessuno dei vescovi acquesi portò mai la titolazione di vescovo di Alessandria.[11]
Questo status quo durò fino a quando papa Innocenzo VII, con la bolla Sedis Apostolicae del 15 aprile 1405[12], riorganizzò la diocesi e nominò vescovo l'agostiniano Bertolino Beccari.[13]
Nel 1803, durante l'occupazione francese, la diocesi fu nuovamente soppressa e il territorio incorporato nella diocesi di Casale Monferrato assieme alla soppressa diocesi di Bobbio.
È stata ristabilita il 17 luglio 1817 con la bolla Beati Petri di papa Pio VII e nel contempo è divenuta suffraganea della nuova arcidiocesi di Vercelli.
Il 3 maggio 1936, con la lettera apostolica Cum in oppido, papa Pio XI ha proclamato San Pio V patrono secondario della diocesi.[14]
I titoli del Vescovo
Fino agli anni ‘60 del XX secolo, il vescovo di Alessandria portava, tra gli altri, il titolo nobiliare di conte, ed il titolo onorifico di abate dei Santi Pietro e Dalmazzo. Più precisamente quest'ultimo è: abate dell'insigne Collegiata dei Santi Pietro e Dalmazzo.
Da quando abbia assunto il titolo di conte non è dato sapere, mentre quello di abate è, si può dire, il risultato di un divenire storico che affonda le sue radici in un periodo addirittura antecedente alla fondazione della città. San Pietro, detto di Bergoglio (o Borgoglio), dal nome del borgo oltre il fiume Tanaro nel quale si trovava, era un monastero benedettino che esisteva ben prima della formazione della città e di cui si ha la prima traccia in una bolla di papa Alessandro III del 1162. In Bergoglio, almeno fino al Concilio di Trento, si celebrava con il rito ambrosiano e il monastero era alle dipendenze dirette dell'arcivescovo di Milano come si legge nella Chronica Aquensis del domenicano Iacopo d'Acqui che afferma: Verum est quod Bergolium quantum ad officium sequitur ritum Ecclesiae Ambroxianae, solum quantum ad Ecclesiam principalem, quia Bergolium fuit de Diocesi Mediolanensi. Nel monastero probabilmente si ritirò Guido da Velate, che vi morì il 23 agosto 1071 e vi fu anche sepolto.
Dal XV secolo, con la decadenza dell'ordine monastico, cominciò ad essere dato in commenda. Nel 1426 fu concesso da papa Martino V ad Arpino Colli; poi, nel 1458 da papa Callisto III a Galvagno Ferrufini; nel 1490 da papa Innocenzo VIII a Luigi Capra; nel 1514 da papa Leone X a Gian Luchino Arnuzzi.
Nel 1518 lo stesso Leone X nominò abate commendatario il cardinale Giulio de Medici, poi papa Clemente VII. Egli ottenne dal papa - Leone X era Giovanni de Medici, suo cugino - con bolla del 20 luglio 1520, la facoltà di sopprimere il monastero benedettino sostituendolo con una collegiata secolare abbaziale, come di fatto avvenne con atto del 28 agosto dello stesso anno dato in Firenze. Nel medesimo atto eresse quattro dignità[15] ed otto canonici[16] trasformando a tal fine alcune cappellanie che nella stessa chiesa di San Pietro ed altrove erano state fondate. Il governo degli abati secolari cominciò appunto nel 1520 con lo stesso cardinale de' Medici e si concluse con la morte dell'ultimo abate Gian Giacomo Curioni il 15 agosto 1727.
Leone X, oltre alle prerogative ordinarie di cui erano titolari ab antiquo gli abati ed i monaci di San Pietro, concesse ulteriori privilegi sia all'abate sia al capitolo della collegiata. L'abate indossava il rocchetto al modo dei vescovi e dei prelati; portava la mitria, il pastorale e le altre insegne pontificali; impartiva la benedizione solenne, se non fosse presente qualche vescovo; conferiva la tonsura e gli ordini minori; poteva conferire benefici; poteva concedere al priore o al suo vicario la facoltà di amministrare tutti i Sacramenti ai fedeli della parrocchia di cui la collegiata era titolare.
Il capitolo fu invece dichiarato esente da ogni giurisdizione e immediatamente soggetto alla Santa Sede, in modo che né il vescovo né altri per alcuna ragione (fosse anche di delitto o di contratto) potessero esercitare alcuna giurisdizione sopra le chiese, l'abate, i canonici, i beneficiati, le persone ed i benefici della Collegiata, né tanto meno promulgare contro di loro scomuniche, interdetti o censure e pene. Gli accordò altresì di portare l'almuzia "di pelli grigie ed onorevoli" al modo della chiese cattedrali. Questi privilegi provocarono nel tempo continui scontri e liti, soprattutto quando venivano fatti valere senza tener conto delle attenuazioni apportate dal Concilio di Trento a favore dei vescovi diocesani, in quanto depositari dell'autorità ordinaria.
La collegiata rimase nella sua chiesa in Bergoglio fino al 1728, quando dovette trasferirsi a seguito della demolizione dell'intero quartiere ordinata da re Vittorio Amedeo II per la costruzione della nuova cittadella militare. Approfittando di ciò e del fatto che l'abate Curioni era deceduto da otto mesi, quindi la dignità era vacante, papa Benedetto XIII con bolla del 22 aprile 1728 estinse la commenda abbaziale e la unì con i suoi redditi alla "mensa vescovile" ed è per questo che da quel momento il vescovo di Alessandria porta il titolo di abate della collegiata.
Il 17 giugno fu demolita la chiesa. La collegiata si trasferì nella chiesa parrocchiale di Santa Maria dell'Olmo, poi definitivamente in quella di San Dalmazzo, a seguito di una convenzione stipulata il 16 gennaio 1730 con il suo parroco-prevosto, che ottenne di essere membro del capitolo della collegiata e di avere, vita natural durante, la precedenza sia sulle dignità capitolari sia sui canonici e che alla sua morte il suo posto fosse convertito in decanato, però quale ultima dignità capitolare. Gli accordi furono approvati con un rescritto apostolico del 28 luglio dello stesso anno, ma già dal 18 gennaio la Collegiata si trasferì solennemente in San Dalmazzo. Da allora in poi sia la chiesa sia la collegiata assunsero il titolo "dei Santi Pietro e Dalmazzo". Anche il titolo del vescovo mutò: abate dell'insigne collegiata dei Santi Pietro e Dalmazzo.
Per quanto riguarda la situazione delle dignità, nel 1584 il vescovo, poi cardinale, Paravicini estinse la prepositura, cosicché il priore, con la cura d'anime divenne la dignità principale; permasero l'arcidiacono, l'arciprete e il decano. Nel 1685 la dignità fu ricostituita però non più con l'importanza che aveva avuto, fu infatti collocata dopo le altre, ma prima del decanato. Degli antichi otto canonicati, due furono uniti per la tenuità dei redditi, due per decisione della famiglia dei patroni, uno fu unito al priorato ed altri furono costituiti ex novo, cosicché nel XVIII secolo i canonici divennero nove.
Durante la dominazione napoleonica e dopo la Restaurazione la chiesa e la collegiata subirono diverse vicende. Nel 1807 la chiesa fu occupata dal Genio militare e la Collegiata si trasferì nella chiesa parrocchiale di Santa Maria di Castello, ove rimase fino al 1813, quando anche questa fu occupata dai militari. Passò quindi alla chiesa di Loreto e, dopo diverse trattative, nel 1824 si stabilì definitivamente nella chiesa parrocchiale della Beata Vergine Maria del Carmine che, nella ristrutturazione delle circoscrizioni parrocchiali nel frattempo intervenuta, aveva inglobato la quasi totalità del distretto dell'antica parrocchia di San Dalmazzo. Morto nel 1828 il parroco del Carmine, la cura delle anime fu nuovamente affidata al priore della Collegiata.
Nel XXI secolo di questa istituzione ecclesiastica rimane traccia solo nei titoli che competono al vescovo di Alessandria, abate, e al parroco del Carmine, priore.
Cronotassi dei vescovi
![](http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/a/a4/Ottone_Ghilini.png/220px-Ottone_Ghilini.png)
![](http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/b/be/Frassinere_lapide_gagnor.jpg/220px-Frassinere_lapide_gagnor.jpg)
- Arduino † (1175 - ?)
- Ottone Ghilini † (circa 1178 - 1185 nominato vescovo di Bobbio)
- Sede vacante (1185-1205)
- Ugo Tornielli † (prima di agosto 1205 - 12 novembre 1213 dimesso)[17]
- Sede unita ad Acqui (1213-1405)
- Serie degli arcidiaconi alessandrini:
- Bertolino Beccari, O.E.S.A. † (15 aprile 1405 - 18 luglio 1417 deceduto)
- Michele Mantegazza, O.E.S.A. † (7 ottobre 1418 - 1432 deceduto)[18]
- Sede vacante (1432-1441)
- Marco Marinone, O.S.A. † (16 febbraio 1441 - 1º giugno 1457 nominato vescovo di Orvieto)
- Marco de Capitaneis (o Marco Cattaneo), O.P. † (31 maggio 1457 - 1º marzo 1478 deceduto)
- Giovanni Antonio Sangiorgio † (14 aprile 1478 - 6 settembre 1499 nominato vescovo di Parma)
- Alessandro Guasco † (28 marzo 1500 - 9 agosto 1517 deceduto)
- Pallavicino Visconti † (23 luglio 1518 - 1534 dimesso)
- Ottaviano Guasco † (11 maggio 1534 - 27 aprile 1564 deceduto)
- Girolamo Gallarati † (9 giugno 1564 - 28 ottobre 1568 deceduto)
- Agostino Baglione † (9 marzo 1569 - 20 giugno 1571 deceduto[19])
- Guarnero Trotti † (27 agosto 1571 - 15 gennaio 1584 deceduto)
- Ottavio Paravicini † (5 marzo 1584 - 1596 dimesso)
- Giorgio Odescalchi † (10 maggio 1596 - 26 maggio 1610 nominato vescovo di Vigevano)
- Erasmo Paravicini † (14 marzo 1611 - 30 settembre 1640 deceduto)
- Francesco Visconti † (3 dicembre 1640 - 13 aprile 1643 nominato vescovo di Cremona)
- Deodato Scaglia, O.P. † (18 aprile 1644 - 9 marzo 1659 deceduto)
- Carlo Stefano Anastasio Ciceri † (22 settembre 1659 - 13 maggio 1680 nominato vescovo di Como)
- Alberto Mugiasca, O.P. † (7 ottobre 1680 - 11 settembre 1694 deceduto)
- Carlo Ottaviano Guasco † (10 gennaio 1695 - 17 novembre 1704 nominato vescovo di Cremona)
- Filippo Maria Resta, C.R.L. † (15 dicembre 1704 - 31 marzo 1706 deceduto)
- Francesco Arborio Gattinara, B. † (7 giugno 1706 - 25 giugno 1727 nominato arcivescovo di Torino)
- Carlo Vincenzo Maria Ferrero Thaon, O.P. † (30 luglio 1727 - 23 dicembre 1729 nominato vescovo di Vercelli)
- Gian Mercurino Antonio Gattinara, B. † (23 dicembre 1729 - 28 settembre 1743 deceduto)
- Giuseppe Alfonso Miroglio † (16 marzo 1744 - 14 aprile 1754 o 1755 deceduto)
- Giuseppe Tomaso de Rossi † (18 luglio 1757 - 20 maggio 1786 deceduto)
- Carlo Giuseppe Pistone † (15 settembre 1788 - 30 settembre 1795 deceduto)
- Vincenzo Maria Mossi † (27 giugno 1796 - prima del 29 maggio 1803 dimesso)
- Jean-Chrysostome de Villaret † (1º febbraio 1805 - 23 dicembre 1805 nominato vescovo di Casale Monferrato)
- Sede soppressa (1805-1818)
- Alessandro d'Angennes † (16 marzo 1818 - 24 febbraio 1832 nominato arcivescovo di Vercelli)
- Dionigi Andrea Pasio † (15 aprile 1833 - 26 novembre 1854 deceduto)
- Sede vacante (1854-1867)
- Giacomo Antonio Colli † (27 marzo 1867 - 1º novembre 1872 deceduto)
- Pietro Giocondo Salvaj † (23 dicembre 1872 - 1º marzo 1897 deceduto)
- Giuseppe Capecci, O.E.S.A. † (19 aprile 1897 - 16 luglio 1918 deceduto)[20]
- Giosuè Signori † (23 dicembre 1918 - 21 novembre 1921 nominato arcivescovo di Genova)
- Nicolao Milone † (21 novembre 1921 - 11 marzo 1945 deceduto)
- Giuseppe Pietro Gagnor, O.P. † (30 ottobre 1945 - 4 novembre 1964 deceduto)
- Giuseppe Almici † (17 gennaio 1965 - 17 luglio 1980 ritirato)
- Ferdinando Maggioni † (17 luglio 1980 - 22 aprile 1989 ritirato)
- Fernando Charrier † (22 aprile 1989 - 4 aprile 2007 ritirato)
- Giuseppe Versaldi (4 aprile 2007 - 21 settembre 2011 nominato presidente della Prefettura degli affari economici della Santa Sede)
- Guido Gallese, dal 20 ottobre 2012
Santi e beati della diocesi
- San Baudolino, vescovo ed eremita. Patrono della città di Alessandria
- San Bruno da Solero, vescovo
- Sant'Ugo Canefri
- San Gregorio Maria Grassi, O.F.M. Obs., vescovo, e compagni, martiri
- San Paolo della Croce, religioso
- San Pio V, papa
- Beato Gerardo Cagnoli, religioso
- Beato Francesco Faà di Bruno, sacerdote
- Beata Madre Teresa Grillo Michel, Fondatrice delle Piccole suore della Divina Provvidenza
- Beato Tommaso da Alessandria, servita
- Beato Guglielmo Zucchi, sacerdote
- Serva di Dio Carolina Beltrami, sorella secolare dei Servi di Maria, fondatrice delle Suore Immacolatine
- Serva di Dio Madre Leonarda Boidi, superiora passionista
- Serva di Dio Madre Chiara Ricci, Fondatrice delle Suore Francescane Angeline
Statistiche
La diocesi nel 2018 su una popolazione di 159.750 persone contava 144.918 battezzati, corrispondenti al 90,7% del totale.
anno | popolazione | presbiteri | diaconi | religiosi | parrocchie | ||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
battezzati | totale | % | numero | secolari | regolari | battezzati per presbitero | uomini | donne | |||
1959 | 142.500 | 143.000 | 99,7 | 185 | 138 | 47 | 770 | 41 | 123 | 65 | |
1970 | 150.129 | 150.737 | 99,6 | 168 | 128 | 40 | 893 | 46 | 450 | 70 | |
1980 | 163.292 | 165.484 | 98,7 | 188 | 130 | 58 | 868 | 1 | 70 | 400 | 76 |
1990 | 145.775 | 146.192 | 99,7 | 148 | 111 | 37 | 984 | 1 | 44 | 280 | 75 |
1999 | 144.000 | 145.000 | 99,3 | 122 | 94 | 28 | 1.180 | 9 | 36 | 287 | 75 |
2000 | 141.109 | 143.501 | 98,3 | 120 | 93 | 27 | 1.175 | 11 | 36 | 261 | 75 |
2001 | 147.880 | 150.990 | 97,9 | 113 | 88 | 25 | 1.308 | 10 | 32 | 265 | 75 |
2002 | 151.486 | 154.768 | 97,9 | 108 | 86 | 22 | 1.402 | 11 | 27 | 222 | 75 |
2003 | 151.486 | 154.768 | 97,9 | 102 | 82 | 20 | 1.485 | 10 | 22 | 204 | 75 |
2004 | 151.410 | 154.812 | 97,8 | 111 | 87 | 24 | 1.364 | 10 | 30 | 197 | 75 |
2006 | 150.100 | 156.200 | 96,1 | 102 | 82 | 20 | 1.471 | 13 | 26 | 192 | 75 |
2012 | 151.000 | 162.900 | 92,7 | 92 | 74 | 18 | 1.641 | 9 | 22 | 182 | 75 |
2015 | 149.506 | 159.822 | 93,5 | 82 | 64 | 18 | 1.823 | 9 | 21 | 145 | 75 |
2018 | 144.918 | 159.750 | 90,7 | 68 | 54 | 14 | 2.131 | 9 | 18 | 137 | 74 |
Note
- ^ don Stefano Tessaglia, Verbale della prima assemblea del presbiterio diocesano (PDF), su diocesialessandria.it, Diocesi di Alessandria, 24 ottobre 2013. URL consultato il 6 marzo 2015 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2015).
- ^ Alessandria, Bormida, Fraschetta, Marengo, Orba, Valenza Po, Tanaro
- ^ Le zone pastorali di "Alessandria Centro", "Alessandria Cristo" e "Alessandria Periferia" erano già state riunite in precedenza nella zona pastorale "Alessandria"
- ^ La storia di palazzo Inviziati, su www.diocesialessandria.it, Diocesi di Alessandria. URL consultato il 1º maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 9 aprile 2016).
- ^ Testo della bolla sul sito web Archiviato il 10 febbraio 2015 in Internet Archive. della diocesi.
- ^ Testo del breve in: Cappelletti, op. cit., pp. 534-535.
- ^ Il documento non menziona il nome del vescovo, che potrebbe essere sia Arduino che il suo successore Ottone.
- ^ [...]Non può credersi certamente che sia stata costituita quale di presente si trova; se però è lecito, finché non si produca alcun convincente monimento, che rischiari questo bujo, avventurare quale congettura, la quale non sia senza fondamento; si propone che la diocesi Alessandrina possa essere stata formata dei luoghi, e delle ville, che seguono; e se pure gliene furono assegnati altri di più, debba credersi, che questo non gli abbia la Chiesa d'Alessandria fin d'allora conseguiti, ed alcuni di essi non mai, e sono.
ROVERETO, o sia la città stessa d'Alessandria edificatasi nello stesso castello di Rovereto, o presso il medesimo
Bergoglio
Bergamasco
Carentino
Felizzano
Foro
Fubine
GamondioSan-Giuliano
Lu
Marengo
Oviglio
Porta-Nuova
Quargnento
SoleroA questi luoghi però si possono aggiungere alcuni altri, i quali si credono non per anco esistenti nel 1175, ma fondati, e formati in appresso nei territorj delle ville sopra menzionate, cioè:
Borgoratto
Casal-Cermelli
Casal-Bagliani
Cascina-Grossa
CantalupoCastel-Ceriolo
Castel-Del-Ferro
Castel-Spina
Lobbi. [...]Giuseppe Antonio Chenna, Del vescovato, de' vescovi e delle chiese della città e diocesi d'Alessandria, Tomo I, Alessandria 1785, pp 5, 6
- ^ Testo del breve in: Cappelletti, op. cit., pp. 535-536.
- ^ Testi riportato da Cappelletti, op. cit., pp. 540-543.
- ^ Secondo Cappelletti, per la sua fedeltà all'imperatore, la città di Alessandria fu privata dal 1213 al 1240 della dignità episcopale; ripristinata la diocesi nel 1240, fu governata dai vescovi di Acqui fino al 1405. Secondo Savio invece nel 1240 papa Gregorio IX avrebbe sciolto l'unione tra Acqui ed Alessandria, ma senza nominare vescovi alessandrini fino al 1405.
- ^ Testo in Cappelletti, op. cit., pp. 551553.
- ^ Rafael Lazcano, Episcopologio agustiniano, Guadarrama (Madrid), Agustiniana, 2014, vol. I, pp. 435-436
- ^ (LA) Lettera apostolica Cum in oppido, AAS 28 (1936), pp. 398-399.
- ^ La prima dopo l'abate: il preposito o prevosto; poi, il priore con cura d'anime; infine, l'arcidiacono e l'arciprete.
- ^ quattro, presbiterali; due diaconali e due suddiaconati.
- ^ Vescovo di Acqui, con la cui diocesi la sede alessandrina venne unita.
- ^ Lazcano, op. cit., vol. I, p. 436
- ^ Girolamo Ghilini, Annali di Alessandria, Milano, Gioseffo Marelli, 1666, p. 161.
- ^ Lazcano, op. cit., vol. I, p. 437-440
Bibliografia
- Giuseppe Antonio Chenna, Del vescovato, de' vescovi e delle chiese della città e diocesi d'Alessandria, Alessandria, 1785. URL consultato il 6 marzo 2015.
- (LA) Bolla "Beati Petri", in Bullarii Romani continuatio, Tomo VII parte 2º, Prato, 1852, pp. 1490–1503. URL consultato il 6 marzo 2015.
- Giuseppe Cappelletti, Le Chiese d'Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, Venezia, 1858, pp. 531-562. URL consultato il 6 marzo 2015.
- Fedele Savio, Gli antichi vescovi d'Italia. Il Piemonte, Torino, 1898, pp. 66-68. URL consultato il 6 marzo 2015.
- (EN) Alessandria della Paglia, in Catholic Encyclopedia, New York, Encyclopedia Press, 1913.
- (LA) Pius Bonifacius Gams, Series episcoporum Ecclesiae Catholicae, Leipzig, 1931, p. 811. URL consultato il 6 marzo 2015.
- (LA) Konrad Eubel, Hierarchia Catholica Medii Aevi, vol. 1, p. 83. URL consultato il 6 marzo 2015 (archiviato dall'url originale il 9 luglio 2019).
- (LA) Konrad Eubel, Hierarchia Catholica Medii Aevi, vol. 2, p. 85. URL consultato il 6 marzo 2015 (archiviato dall'url originale il 4 ottobre 2018).
- (LA) Konrad Eubel, Hierarchia Catholica Medii Aevi, vol. 3, pp. 102-103. URL consultato il 6 marzo 2015 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
- (LA) Konrad Eubel, Hierarchia Catholica Medii Aevi, vol. 4, p. 77. URL consultato il 6 marzo 2015 (archiviato dall'url originale il 4 ottobre 2018).
- (LA) Konrad Eubel, Hierarchia Catholica Medii Aevi, vol. 5, p. 77. URL consultato il 6 marzo 2015.
- (LA) Konrad Eubel, Hierarchia Catholica Medii Aevi, vol. 6, p. 75. URL consultato il 6 marzo 2015.
- (EN) Diocese of Alessandria (della Paglia), su catholic-hierarchy.org. URL consultato il 28 ottobre 2016.
- (EN) Diocesi di Alessandria, su GCatholic.org.
Diocesi di Alessandria TV Channel, Diocesi di Alessandria. URL consultato il 6 marzo 2015.
- Approfondimenti
- (LA) Codex statutorum magnifice communitatis atque dioecaesis Alexandrinae, Alessandria, Francesco Moscheni & fratelli, 1547.
Voci correlate
Altri progetti
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Collegamenti esterni
- Sito della Diocesi di Alessandria
- Sito della Web-TV diocesana
- Diocesi di Alessandria su BeWeB - Beni ecclesiastici in web